Le esposizioni canine hanno ancora un significato?
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Le esposizioni canine hanno ancora un significato?
Le esposizioni canine hanno ancora un significato? di Valeria Rossi Fonte: wwwtipresensoilcane.com C’era una volta la cinofilia: ma c’era anche, in un tempo ancor più lontano, la cinotecnia, o cinotecnica che dir si voglia…ovvero quella sorta di “filosofia cinofila” secondo la quale un cane dovrebbe essere costruito nel modo più corretto per svolgere il tipo di lavoro per il quale è stato selezionato. Molto, ma molto tempo fa, quando nacquero le prime esposizioni canine, il loro senso era proprio quello: un esperto nella razza X dava un giudizio cinotecnico sul soggetto Y, e i migliori soggetti identificati venivano guardati con occhio di riguardo come riproduttori. Se i cani appartenevano a razze da lavoro, al giudizio tecnico sulla morfologia si abbinava anche quello sulle qualità caratteriali, esibite appunto durante le cosiddette “prove di lavoro”. Quando un cane risultava contemporaneamente “bello e bravo”, ovvero riusciva ad ottenere il giudizio di “eccellente” sia in esposizione che in prova di lavoro, l’allevatore godeva come un riccio, cominciava ad utilizzare quel cane in riproduzione e (se maschio) lo proponeva anche per monte esterne, con la consapevolezza che avrebbe potuto migliorare la razza. I Giudici, in quei tempi remoti, erano quasi sempre Grandi Allevatori maiuscoli, rispettati da tutti perché avevano già dimostrato di sapere ottenere il massimo in allevamento e perché avevano superato brillantemente un severo esame tecnico. Erano persone che avevano in testa, chiare come una bella fotografia, le proporzioni, le misure, i pesi ideali rappresentati dallo Standard di razza (sempre e solo redatto in funzione dell’utilizzo pratico del cane): quando un soggetto arrivava sul ring lo paragonavano a quella foto che avevano in mente e premiavano le caratteristiche nelle quali il soggetto che avevano di fronte si sovrapponeva a quella immagine, mentre penalizzavano come difetti i punti in cui se ne scostava. Poi il cane veniva invitato a camminare e a trottare: e il Giudice, nella sua mente, sostituiva la foto con un video in cui immaginava di vedere il movimento ideale, ripetendo lo stesso processo di identificazione di pregi e difetti. Se a fine gara non eri del tutto convinto, andavi a parlare col Giudice che cominciava a sciorinarti con scioltezza pesi, misure, proporzioni e spiegazioni del perché, per esempio, il tuo cane aveva una bella testa, ma un collo imperfetto. Ti spiegava, per esempio, che un collo un po’ corto come quello avrebbe potuto limitare la plasticità del galoppo in un levriero come il tuo. Ti suggeriva, qualora volessi accoppiare il tuo cane, di badare a trovargli un partner con un collo particolarmente corretto, per cercare di sistemare quel problemino. Alla fine tu te ne uscivi sempre non del tutto convinto (perché gli allevatori non accettano MAI che il loro cane possano avere un difetto), ma impressionato dalla competenza, dalla professionalità e dalla gentilezza del Giudice. Stringevi la mano agli avversari, accettavi giudizio e qualifica e ti mettevi subito in cerca di un cane (con un bellissimo collo) da accoppiare col tuo. Ci sono, ancora oggi, le esposizioni canine: nelle quali i Giudici continuano ad essere allevatori (o ex tali) che hanno superato un severo esame tecnico. Solo che oggi, in Italia, quando i cani fanno il loro ingresso sul ring, può succedere (non dico che succeda sempre: ma spesso sì) che non li guardino neanche in faccia. Quelle che guardano realmente sono le facce dei conduttori (anzi, degli handler, in inglese che fa più figo), che immediatamente scremano dall’alto della loro esperienza: questo è un allevatore, quei due sono handler professionisti, questo è un pirla qualsiasi che ogni tanto appare con il suo cane… quello là boh, mai visto, dev’essere un novellino che porta il suo cane a questa expo solo perché abita a due chilometri da qui, quindi sarà la prima e l’ultima volta che lo vedo. A questo punto le qualifiche sono belle che attribuite, con il seguente criterio: Eccellente agli allevatori e agli handler professionisti, indipendentemente dalla qualità di ciò che portano al guinzaglio (gli handler, in un tempo non troppo remoto, accettavano di presentare solo cani di alto livello, per evitare figuracce: ormai presentano anche le peggiori ciofeche, tanto hanno capito che vincono lo stesso); Molto Buono al novellino, che intanto sarà felicissimo perché crede che “Molto Buono” sia un complimento, mentre in realtà per prendere meno di così bisogna presentare un carciofo con la coda. Il pirla qualsiasi…vedremo, magari do’ un’occhiata al cane e poi decido. Intanto, però, bisogna fare la classifica, perché gli Eccellente (ovvero gli handler e gli allevatori) sono cinque o sei e non possono vincere tutti. Allora: l’Eccellente primo lo diamo a quell’allevatore lì, perché è il Presidente del Gruppo cinofilo della città Y che mi piacerebbe tanto visitare, non ci sono ancora stato. E se gli faccio vincere il cane, ovviamente mi chiama a giudicare lì. Oppure potrei darlo a quell’altro, che in effetti ha il cane un po’ fuori pelo… però mi ha promesso che mi ritira tutta la cucciolata che mi è rimasta sul gobbone. Un posto sul podio lo devo dare di sicuro a quell”handler lì, perché, poveraccio, lui con questo lavoro ci campa: certo che se lo piazzo più indietro del secondo posto rischia di perdere il cliente (e poi le sei bottiglie di vino che mi ha mandato a casa erano proprio buone). Ah, lì c’è un altro handler, che anche lui poveraccio, deve campare: però non mi ha mandato neanche una cocacola. Eccellente quarto. Agli altri troviamo la scusa che i cani erano bellissimi, ma fuori forma (mettendoli comunque in rigoroso ordine di toelettatura); però segnamoceli, che la prossima volta li mettiamo più avanti. Altrimenti si incazzano e piantano grane col loro Club perché non mi vogliono più a giudicare la loro razza. E adesso vediamo chi mandare sul ring d’onore… uhm, il maschio in classe Campioni mi piace di più, ma quello che presenta la femmina in Libera non è forse il consigliere del Club che mi è venuto a prendere all’aeroporto quando hanno organizzato il loro raduno? Fa’ un po’ vedere bene la faccia! Cavoli, la smettesse di stare piegato sul cane…che non possiamo star qui tutto il giorno. Oh, ecco…ecco che alza la testa: ma sì, è proprio lui! E’ proprio quello che, qualche anno fa, in albergo mi ha fatto trovare quella simpatica sorpresina: quella che mi chiamava “scodinzolino mio”, perché sapeva che ero un giudice di cani. CAC, CACIB, BOB! Va sempre così? No, grazie al cielo no. Ho detto “spesso”, non “sempre”. I giudici seri (che adesso si chiamano Esperti Giudici, come se quelli di prima fossero degli imbecilli) esistono, esattamente come esistono gli allevatori seri. Però, proprio come gli allevatori seri, bisogna individuarli e imparare a riconoscerli: perché purtroppo, anche ho ovviamente esagerato un filino, tutte le cose urende che ho descritto sopra succedono veramente. Magari non tutte contemporaneamente (a volte sì), ma succedono. E ve lo posso garantire essendo stata allevatrice, avendo utilizzato diversi handler e avendo fatto parte del consiglio direttivo di un Club… al cui interno, sia chiaro, succede pure di peggio. Per esempio, ci sono le riunioni del Consiglio in cui, all’ordine del giorno, potrebbero trovarsi (faccio esempi a caso) i seguenti punti: a) grave allarme sul fatto che all’interno della nostra razza ci sia un incremento mostruoso della tal malattia genetica; b) esame della denuncia fatta dal cliente dell’allevatore che ha venduto un cane figlio del cane X facendolo risultare come figlio di Y; c) scelta dell’Esperto Giudice per la Speciale di Vattelapesca. Bene, la riunione si svolgerà in questo modo: punto a): cinque minuti di discussione, al termine dei quali si decide che alla prossima riunione valuteremo la possibilità di rendere obbligatorio un esame per la diagnosi precoce della tal malattia genetica. punto b): un minuto e quaranta, giusto il tempo di dire all’allevatore incriminato (se presente, in quanto membro del Consiglio stesso): “Ma porca puttana, se devi fare ‘ste porcate almeno falle bene, senza farti beccare!”. Se invece l’allevatore non è presente gli si manda una letterina (che verrà scritta con calma più tardi, dal segretario) in cui lo si informa che il deprecabile caso che lo riguarda è stato segnalato al Collegio dei Probi Viri che lo convocherà per il mese successivo, quando gli dirà “Ma porca puttana, se devi fare ‘ste porcate almeno falle bene, senza non farti beccare!” (magari gli darà anche una multa, ma non è detto). punto c): quattro ore di rissa selvaggia: tre per stabilire quale Giudice dev’essere chiamato per la Speciale (ovviamente ognuno vuole assolutissimamente quello che ha fatto vincere più spesso il suo cane), più un’ora per decidere chi dovrà andare a prenderlo all’aeroporto. Va proprio-proprio sempre così? Ehm…sì. O almeno, ci si picchia molto vicino. Tutto ciò può spiegare, in parte, per quale motivo alcuni Esperti giudichino chiacchierando col commissario di ring (viste da fuori sembrano discussioni molto tecniche, ma in realtà la domanda più frequente è “chi è quello lì? Tu lo conosci?”) , mandando sms sul cellulare mentre il cane fa il suo giro al trotto, non toccando neppure il bobtail o il collie con quattro metri di pelo contonato e laccato, sotto il quale potrebbe esserci veramente di tutto, e così via. L’altra parte della spiegazione sta nella tragica esistenza dei cosiddetti “all round”, ovvero dei famigerati Giudici abilitati a giudicare tutte le razze del mondo. E figuriamoci. Le razze canine riconosciute sono uno sproposito, più di trecentocinquanta: non basterebbe una vita per studiare davvero, imparare a memoria e magari anche capire ed interpretare, gli Standard di ognuna di esse. Quindi il Giudice all round conosce bene la sua razza (o almeno si spera); ne capisce di altre tre-quattro che magari gli piacciono particolarmente; si è fatto un’idea decente di un’altra decina di razze molto diffuse, che quindi gli capitano sotto gli occhi in quantitativi industriali ad ogni expo, e bene o male ormai ci ha fatto l’cchio per forza. Per tutto il resto, questo signore è Esperto quanto il cugino del mio verduriere, che ha una passionaccia per i cani e ogni tanto si legge qualche monografia cinofila. Aggiungiamo che la qualifica di “all round” viene sempre e solo attribuita al culmine di una lunghissima carriera: col risultato che questi signori, oltre ad essere “Esperti relativi”, spesso sono anche ultraottantenni che possono manifestare qualche vago calo delle capacità visive (infatti, quando confabulano col commissario di ring, non gli chiedono più “Lo conosci quello?”, perché ormai conoscono TUTTI da due generazioni. Adesso chiedono: “Tu che ci vedi bene…quello lì con maglione rosso è proprio il famoso handler americano, o è uno che gli somiglia?”). A volte, oltre alle capacità visive, gli calano pure quelle cognitive (vedi: “Questo cane non è abbastanza quadrato!” “Eh, meno male, visto che è un pastore tedesco!” “Ma cosa dice? Il pastore tedesco deve stare nel quadrato!”. Episodio, ahinoi, realmente accaduto). L’unico lato buono degli ultraottantenni è che ormai non gliene frega più nulla di chi va a prenderli all’aeroporto. Assodato tutto questo: ha ancora senso portare un cane a un’esposizione canina? In teoria no. In pratica sì, perché gli allevatori – a differenza dei Giudici – NON devono dare alcun esame per ottenere l’affisso: ergo, non sono tenuti a capire qualcosa di cani. Sembra folle (no, lasciatemelo proprio dire: E’ folle!), ma funziona così: per diventare allevatori basta fare due cucciolate e – ovviamente – pagare una bella cifretta all’ENCI. Il resto è tutto un optional. Optional che, grazie al cielo, moltissimi allevatori prendono seriamente, studiandosi a fondo la propria razza, con tutti i pregi e difetti possibili, con tutte le linee di sangue, con le possibili malattie genetiche e compagnia bella. Altri, però (specie quelli che allevatori si improvvisano, guarda caso, proprio quando una razza diventa di gran moda), non hanno alcuna intenzione di studiare alcunché, e la scelta dei riproduttori la delegano proprio alle expo. Più il cane vince, più gli faranno fare cuccioli. A queste persone, tocca ammetterlo, le expo servono ancora: perché il Giudice, alla fin fine, l’esame cinotecnico l’ha superato. Qualcosa di cani SA. A volte ne sa parecchio. E se è vero che qualifiche e classifiche potranno essere assegnate con i criteri visti sopra, è anche vero che il giudizio sul ring, anche solo per salvare la faccia, lo devono dare. Pregi e difetti li devono ancora individuare e citare. E mettere pure per iscritto. Se si ignora la classifica, se si prende con beneficio di inventario la qualifica (visto soprattutto che ormai un Eccellente non si nega a nessuno) e se si leggono SOLO i giudizi, qualcosa di buono può ancora venirne fuori. Qualche indicazione utile per l’allevamento può arrivare (ma di questo parleremo più a fondo nella seconda parte). E poi si può sempre avere l’immane culo (o la saggezza, se si pre-selezionano le expo a cui partecipare) di beccare il Giudice serio, veramente appassionato, magari giovane e ancora pieno di Sacro Fuoco, che essendo appunto giovane e non conoscendo ancora tutte le facce può perfino prendersi la briga di guardare i cani e di metterli in ordine di merito e non “di guinzaglio”. Magari ne capisce anche e dà giudizi corretti. Attenzione: se li dà TROPPO corretti, e magari sega il cane del Famoso Allevatore o dell’Handler VIP, la sua carriera potrebbe concludersi qui. Ma non disperiamo: c’è sempre il raro caso del Giudice corretto E ammanicato politicamente (in cinofilia o fuori di essa), che viene sempre chiamato perché, anche se ci tocca subire un giudizio davvero competente, poi con le sue conoscenze ci può tornare utile in qualche altro campo. Il Giudice ammanicato MA competente e al di sopra dei giochetti corrotti lo si riconosce facilmente dal fatto che gli organizzatori non gli presentano MAI i propri cani (intesi come “figli dei loro cani” o come “loro cani intestati ad altri” – magari il giorno prima - perchè quelli di loro proprietà non possono presentarli per regolamento), a meno che non siano davvero dei cani della madonna. Insomma, come dovrebbe comportarsi, oggi, un allevatore? Apparentemente è molto semplice: se ne capisce di cani, se è in grado di valutare e giudicare da solo i propri soggetti, potrebbe tranquillamente starsene a casa, risparmiando tempo, soldi e incazzature, e girare alla larga dalle expo. Problema collaterale: in questo caso non avrebbe mai coppe e coccarde da mostrare orgogliosamente ai clienti (che ci tengono: e se non gliene fai vedere almeno uno scaffale pieno, cominciano a chiederti “scusi, ma perché i suoi cuccioli costano così cari, se i genitori non hanno vinto un accidenti?”. E non hanno neppure tutti i torti. La soluzione più facile (che infatti è abbastanza utilizzata…) è quella di aggirare il problema frequentando a spron battuto esposizioni locali, strapaesane, di parrocchia. Non solo un discreto allevatore vincerà sempre e comunque, scontrandosi con cani di negozio, “fatti in casa” e magari senza pedigree, ma si porterà a casa copponi giganteschi anche solo per aver vinto la classe (e siccome è probabile che arrivi fino al Best in Show, se ha un cane appena appena decente, tornerà a casa con sette-otto chili di coppe: con cinque o sei “locali”, uno scaffale si riempie). Purtroppo alle locali mancano i CAC e i CACIB, e quindi i campionati: ma per questi si può rimediare andando all’estero (se si hanno soldi da spendere), possibilmente in staterelli piccoli, dove ci sono pochi cani e spesso bruttini. E soprattutto, dove bastano due CAC per finire il campionato (e se poi becchi pure il CACIB, finisci anche quello internazionale). Se l’allevatore NON capisce un accidenti di cani, ma non vuole neppure accoppiare a casaccio e spera in un giudizio esterno valido per selezionare gli accoppiamenti, allora in expo gli tocca andarci. Ma dovrà imparare a distinguere, a scegliere, a selezionare: non i cani, ma gli Esperti Giudici. Perché , ripeto, quelli corretti ci sono, quelli bravi anche: l’abbinata è drammaticamente rara, ma qua e là troviamo anche quella. In generale: è mediamente più facile avere un giudizio onesto da un Giudice straniero (specie se a prenderlo all’aereoporto ci va la donna delle pulizie del Club, oppure un allevatore che non spiccica una parola nella lingua del suddetto Giudice). E’ quasi sempre più facile avere un giudizio onesto da un Giudice giovane, che ancora non è caduto nelle spire del Sistema: forse non avrà una grande esperienza, ma sopperirà con la pulizia morale. E poi, essendo fresco di studi, è più facile che si ricordi qualcosa sugli Standard. E’ mediamente più facile avere un giudizio onesto da una donna, perché non ho mai sentito, in trent’anni, che a una Giudice femmina qualcuno abbia fatto trovare sorpresine in albergo: e non datemi della maniaca, se insisto su questo punto, perché purtroppo conosco nomi e cognomi – anche se per ovvi motivi non posso farli – di molte, troppe persone che fanno “girare” più ragazze nel mondo cinofilo che all’ Olgettina (il che è tutto dire). Ultima considerazione: sono di più i Giudici corretti o quelli corrotti? Impossibile stabilirlo, anche perché ovviamente non conosco tutti gli Esperti mondiali: l’importante, però, è che l’allevatore o il proprietario di un cane non infilino direttamente nella seconda categoria il Giudice che non l’ha fatto vincere. La tentazione è fortissima, specie quando si sa come funzionano le cose: però la cosa non è così automatica. Anche l’allevatore più competente, quello che davanti a un cane estraneo saprebbe redarre un giudizio impeccabile, di fronte a suoi cade un po’ vittima della “sindrome dello scarrafone” (quella per cui “ogni scarrafone è bello a mamma sua”): ne sono stata vittima io stessa, quindi SO benissimo che non è questione di malafede, ma soltanto di amore. Nei nostri cani ci innamoriamo dei pregi e a volte non riusciamo proprio a vedere i difetti: e sapendolo, sarebbe molto bello poter pensare “vado in expo e mi fido di quello che dice il giudice, perché lui non ha la fette di prosciutto sugli occhi”. Un tempo si faceva davvero. Ora non più. Perché a forza di scoprire marciume, corruzione, porcate di ogni genere, è assolutamente UMANO che un allevatore (o un proprietario) pensi: “Ecco! Se non gli piace il mio meraviglioso cane, costui dev’essere PER FORZA corrotto!” Purtroppo, a volte, la triste realtà è che il nostro cane non è poi così meraviglioso. Ma in questo ambiente e di questi tempi, diventa sempre più difficile ammetterlo: trovare capri espiatori è moooolto più comodo e gratificante. Informazioni sull'autore Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani da utilità per 16. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di 81 libri cinofili e della serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" , nonché conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Attualmente non lavora più con i cani ma mette a disposizione la propria esperienza, nel corso di stage e seminari.