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2 ridendo Libera stampa in libero bordello Intervento del Prof. Riccardo Campa, libero docente nella libera università di Villa Certosa il fondo del barile di Teo Guadalupi l’insostenibile leggerezza della gnocca Una ricerca dell’università olandese Radbouds pubblicata dalla prestigiosa rivista inglese Journal of Experimental and Social Psychology, afferma che il cervello di un uomo al cospetto di una bella donna dopo sette minuti va in tilt. Ora, prendiamo in considerazione il caso di Pino Pinotti (nome di fantasia per evitare querele che, ok, io non sono nessuno, ma non si sa mai). Pino Pinotti è un imprenditore, ma anche un politico di spicco, con grandi responsabilità nei confronti del paese. Pino Pinotti adora circondarsi di belle donne, non una, tante. In che condizioni può essere il cervello di Pino Pinotti in questo momento? Ma dimentichiamoci per un attimo il caso del solo Pino Pinotti e prendiamo in considerazione il consiglio dei ministri del paese immaginario di Fridonia. Beh, non ci crederete, ma uno dei ministri è una gran bella donna. Il che significa, in un eventuale gabinetto di governo, che dopo sette minuti il cervello di tutti gli altri ministri maschi va in pappa: ci sono quindi solo sei minuti “sani” per prendere decisioni per il bene del povero paese di Fridonia. Se per caso quei sei minuti vengono sprecati in convenevoli o in “si può avere un caffè” o cose simili, per Fridonia è la fine! Tra l’altro sottoporrei il caso agli scienziati, per evidenziare come la debacle cerebrale sia contagiosa, magari più lentamente, anche nelle donne, considerato l’operato delle altre donne ministro all’interno del suddetto governo (sempre a livello immaginario, penso a cosa potrebbe fare un eventuale ministro donna dell’istruzione, anche se qui per considerarla donna ci vuole parecchia immaginazione). Insomma, pare che se il governo di Fridonia non opera al cento per cento delle sue possibilità, sia colpa della famosa gnocca. Ma per crederci dobbiamo rimanere almeno sette minuti al cospetto di una bella donna. La redazione [email protected] Antonio Galuzzi Antonio Voceri Enrico Alberini HANNO COLLABORATO Corrado Andreani - Fabrizio Bolivar - Riccardo Campa Francesco Galuzzi - Corrado Giamboni - Teo Guadalupi - Mago Galonio - Alberto Grandi - Lorenzo Mari - Nicola Martinelli - I Papu (Andrea Appi e Ramiro Besa) Alberto Patrucco - Francesco Stefani Stampato in 3.000 copie da Fda Eurostampa di Borgosatollo (BS). Distribuito in omaggio «Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; Noi abbiano sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861». Con queste parole, i fondatori della Patria sancirono la nascita dell’Italia 148 anni orsono. Ma il processo di unificazione fu solo formalizzato nel 1861, essendosi compiuto in due anni, a partire dal 1859, con la battaglia di Magenta, che consentì all’esercito franco-piemontese di entrare a Milano, con la battaglia di Solferino e San Martino, che vide ben 230mila soldati darsele di santa ragione in un fazzoletto di terra nel Mantovano, per giungere all’impresa dei Mille del 1860, che portò all’annessione del Regno delle Due Sicilie (anche se ora di Sicilia ne abbiamo una sola e questo è un mistero che mi turba sin dall’infanzia, quando appresi per la prima volta la storia del Risorgimento, ma d’altronde anche i tre moschettieri erano quattro…). Perciò, le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia sono iniziate nell’anno di grazia 2009, in pompa magna, tanto che né l’uno né l’altro dei due ultimi elementi (pompa e magna) risultano carenti nell’odierno universo politico italico. Ma perché l’abbiamo presa così alla lontana, visto che in fondo vogliamo parlare di Berlusconi e mignotte? Ora ci arriviamo. Se ultimo Presidente del Consiglio è S.B., il primo premier d’Italia fu tale C.B.c.d.C. (Camillo Benso conte di Cavour, in arte Cavour). Costui, per convincere una recalcitrante e sospettosa Chiesa cattolica ad accettare la nascita dell’Italia nazione, coniò il famoso detto: «libera Chiesa in libero Stato». All’epoca, questi erano i due soggetti principali della storia italiana: la Chiesa, erede del bimillenario dominio teocratico, e il nascente Stato unitario che si dirama dalle Alpi alla Sicilia. Cavour, da buon liberale, se la cavò a buon mercato: libertà per tutti e non se ne parli più. E con le sue parole si entrò nell’era della cosiddetta “democrazia laica”. Ma, oggi, quali sono i soggetti importanti della storia italica? Oggi – lo dicono e lo ripetono tutti i luminari di sociologia – siamo ormai entrati nell’era della “mignottocrazia mediatica”, dunque i due soggetti da armonizzare sono la Stampa e il nuovo Bordello unitario che si dirama da Palazzo Grazioli a Villa Certosa. Perciò, parafrasando il Cavour, mi sono permesso di lanciare questo slogan, che è anche un grido di dolore: “libera Stampa in libero Bordello”. Sì, perché come i tempi del Risorgimento si voleva chiudere la bocca alla Chiesa, oggi si vorrebbe chiudere la bocca alla Stampa. Si vorrebbe impedire ai cittadini di venire a conoscenza di tutti i dettagli dei festini orgiastici di cui sono protagonisti i nuovi eroi della Patria, da S.B. a Rocco Siffredi. Questo non è accettabile, cribbio! E la ragione è presto detta: le mignotte costano. Non sono una cosa per tutti, soprattutto in tempi di crisi economica. L’esistenza di una crisi economica che colpisce alcuni soggetti risparmiandone altri è un fatto documentabile e non costituisce una novità nella storia. Celebre è la lotta di Tiberio Sempronio Gracco e Gaio Sempronio Gracco (in arte “fratelli Gracchi”) a favore dei plebei di Roma, con Gaio che fieramente affermò: «Itaque, Quirites, cum Romam profectus sum, zonas, quas plenas argenti extuli, eas ex provincia inanes retuli; alii vini amphoras quas plenas tulerunt, eas argento re- pletas domum reportaverunt» («E così, o Quiriti, quelle borse che all’andata erano piene d’argento, al mio ritorno a Roma le ho riconsegnate vuote, mentre altri hanno riportato a casa piene di soldi quelle anfore che si erano portati dietro piene di vino»). Concetto espresso più concisamente, ma non meno enfaticamente, da altri due celebri fratelli italiani: Michael Stefano Rota e Johnson Stefano Righi (in arte “Righeira”). Cito testualmente: «No tengo dinero, oh oh, no tengo dinero, oh oh oh oh!». Del resto, come ha evidenziato Carlo Marx, la storia è storia di lotta di classe, lotta tra ricchi e poveri. Tale lotta assume storicamente forme diverse e si articola in lotta tra schiavi e padroni, patrizi e plebei, aristocratici e borghesi, borghesi e proletari, e via lottando. Oggi, la frattura sociale si articola su un fronte inedito: “utilizzatori finali” e “guardoni”. Eccoci arrivati al punto: non si può sottrarre ai guardoni, la nuova classe proletaria, il diritto di guardare dal buco della serratura le gesta eroiche degli utilizzatori finali. Il buco della serratura, ovvero la libera stampa, va tenuto ben aperto. Difendiamo il buco, difendiamo la stampa. È tutto quello che ci resta. E noi? Non ci querela nessuno? La prova che la libertà di stampa e i diritti ad un’informazione equa e sobria sono in pericolo sta nel fatto che il nostro periodico di satira e malcostume, in più di dieci anni di disonorata attività non è mai stato querelato, a nessuno dei nostri redattori sono state richieste somme milionarie di risarcimento danni, nessuna causa di diffamazione è stata intentata ai nostri collaboratori e, quel che è peggio, al nostro direttore non è mai stata fatta alcuna proposta per cambiare testata, né gli è mai stato chiesto di dimettersi. Eppure le occasioni offerte dal Notturno ai governi locali, nazionali e internazionali come l’ONU, per far chiudere la testata non sono mancate: 1997: attacco alle istituzioni locali con l’articolo “I COMUNI DELLA CINTURA BOCCIANO LA BRETELLA”. E ancora, nel 1998: “GOMBETTO: CI VOLEVA PIU’ POLSO”. Giugno 2002: sferzante inchiesta sulla malaamministrazione locale con “SULLA QUESTIONE RONDO’ LA GIUNTA FA QUADRATO”. Settembre 2005: scoop sul ritorno dei Savoia in Italia, con l’articolo “I SAVOIA TORNANO A LEGGERE IN ITALIANO. Settembre 2006: gli organizzatori del Festivaletteratura richiamati all’ordine del loro ruolo di garanti della pace internazionale con l’articolo “MAGLIETTE BLU AL COLLASSO. L’ONU INVIA 50.000 CASCHI BLU” Settembre 2008: attacco ai sindacati confederali sull’aumento del numero dei barboni, con l’articolo “UN LAVORO A TEMPO INDETERMINATO” Per finire, nelle edizioni del 2006, 2007 e 2008 con i ripetuti attacchi a Babbo Natale, simbolo internazionale di una laicità religiosa, che pervade tutte le culture. Cosa significa tutto ciò? Che abbiamo sbagliato bersaglio? Che il bersaglio continuamente si sposta e noi spariamo nel vuoto? Che i nostri messaggi in codice sono così in codice che diventano troppo semplici e banali? Che siamo talmente paraculati, che nessuno osa contraddirci? Che abbiamo qualcuno che ci protegge dall’alto? Che siamo così contro, da essere sempre filo-governativi? No. Il problema è che chi ci legge, non ha mai capito niente di ciò che scriviamo. Legge solo l’oroscopo e le previsioni del tempo. O peggio non ci legge affatto! Usa il Notturno per pulire i vetri, per fare i pacchi, per trasportare oggetti in vetro, per non sporcarsi le mani quando la catena è scesa dal carter della bici. Per non parlare di altri frequenti ma ignobili usi del Notturno nella solitudine di tutti i giorni, seduti sulla tazza del sanitario più popolare del bagno o, nella notte fonda, compiaciuti davanti al monitor del computer, non certo per consultare Wikipedia. La carta con cui si stampa il Notturno è troppo “simpatica”, cosicché le parole scritte scompaiono. Rimane il bianco candore del nulla, il vuoto assente dell’oblio. Allora l’appello al popolo degli alfabeti italiani è ancor più accorato: leggeteci, prima che sia troppo tardi, prima che il tempo inesorabile meni il suo fendente definitivo sulla mano degli autori del Notturno, mentre utilizzando abbondantemente il correttore ortografico di Word, scrivono articoli di risibile comicità, privandoli così anche dell’unico organo protosessuale funzionante, rimasto loro a disposizione. La Redazione, spavalda Q uesto è un appello rivolto alla mia mamma e a Giulio (che mia madre non vuole più che chiami papi, perché poi in chiesa si girano tutti, e quello del banchetto di Famiglia Cristiana ci sviene). Quando vado alle superiori io mi voglio iscrivere, se c’è, al liceo musicale dialettale. Non al liceo coreu-qualcosa-e-poimusicale (che non so perché lo chiamano così, che i bambini alla nostra età sono ancora suscettibili, e si spaventano). Che sia chiaro questo, io danza non la voglio fare: i miei amici mi hanno anche detto di smetterla di guardare “Billy Elliot”, perché in Italia non è come durante lo sciopero dei minatori, sotto la Thatcher, è tutto un pelino più cupo, e pericoloso. Sì, magari ti chiamano ad “Amici” e a “Saranno famosi”, o a fare il parlamentare di Rifondazione Comunista, ma lì diventa tutto un tirarsi coltellate nella schiena, e non è bello. E poi adesso che Rifondazione Comunista è stata eliminata dall’Accademia, non verrà mai più ripescata. Quelli del Partito Democratico ballano in un modo pau- per l’ambiente qualcosa si può fare pero che questo caldo bestia se ne vada via al più presto, che io ho sudato troppo quest’estate, un caldo così non si era mai visto, anzi sentito. E sarà sempre peggio. Questa frase del sempre peggio funziona sempre. Il lavoro? Andrà sempre peggio. Il traffico? Sempre peggio. Gl’immigrati? Sempre peggio. Ormai il berlusconismo si è radicato, quindi andrà sempre peggio. Comunque è stato un caldo bestia veramente ed è assurdo passare l’estate davanti al condizionatore sparato a 14° boccheggiando. Che tra l’altro per chi abita dove c’è l’acqua va ancora bene, che poi al limite di pomeriggio finito di lavorare ci si tuffa un attimo e si sta subito meglio. Poi l’acqua aiuta anche psicologicamente, rilassa. Ma per chi abita dove è tutto cementificato? Oppure, colmo dei colmi, tipo mio cugino, che abita in un posto dove c’è l’acqua però è inquinata e non può mai fare il bagno, lui sì che è sfigato. Guardare e non toccare. D’accordo, si rilassa, ma non può mai fare il bagno. Ochei, esiste la piscina, ma è un palliativo. Dipende sempre da come uno è abituato, d’accordo, che ci si abitua a tutto, soprattutto stiamo sperimantando una capacità di sopportazione tendente a infinito. Però adesso c’è veramente bisogno di un salto di qualità per l’ambiente. Per esempio ho saputo da “Piscia la Notizia” su Youtube, che la ong brasiliana “Sos Mata” ha rivelato che ognuno di noi può risparmiare acqua nella misura di 4.380 litri all’anno se piscia sotto la doccia, quindi salva l’ambiente. Non ho capito esattamente perché, però mi devo iscrivere al più presto anch’io, per l’ambiente questo ed altro. Volevo estendere questo sistema anche alla diarrea, però mia moglie ha ottenuto il porto d’armi e credo che le due cose siano in qualche modo collegate. L’ambiente dovrà aspettare ancora un po’. Jambo S Voglio fare il Liceo Musicale Dialettale Il 95% dei suonatori d’ocarina usciti dal Liceo Musicale trova lavoro entro il primo anno dalla maturità. Come aiuto-spurgatore di fogne roso, c’è troppa concorrenza… Comunque, il fatto è che io voglio andare al liceo musicale dialettale, se lo faranno. Perché lo hanno detto questa estate, che c’è bisogno di insegnare il dialetto a scuola. Quindi lo metteranno in tutte le scuole, no? E devono fare la sperimentazione, prima o poi, anche al liceo musicale, quiiindi… E io non è che mi sveglio la mattina e m’invento una scuola: al liceo musicale volevo andarci già da prima. Poi mi son detto: studiare la musica in dialetto aprirà molte più strade, no? Io non voglio scalare le posizioni, ma se dopo il liceo, metti caso, rimane vacante la presidenza del Fogoler, bisognerà pure farci un pensierino, a un posto fisso… Lo so, d’altra parte l’offerta formativa (scusatemi: l’uferta furmatía) è un po’ ridotta: quasi sicuramente al biennio si farà soltanto La Tor dal Sücar finché uno non l’ha imparata bene, con l’ocarina, mentre bisognerà aspettare il triennio per essere sicuri di avere la maturità psico-affettiva necessaria a comprendere i passaggi un po’ più delicati, e più oscuri, de La Pepa dal Magnan (“Andai, andai ala fëra dal Palidan / e là incontrai la Pepa, la Fiöla dal Magnan. // Andai, andai par törla su a balà, / omenti argati l’anima, / con tüt quel c’ho magnà (…) Sarà forse la milsa, / al ventron ca’l va da mal, / cat vegna an lach da cancar / ta spüsi me n’orinal!”). Ma al triennio bisogna mettere in conto il fatto che si impareranno anche le lingue straniere, fondamentali nel mondo del lavoro: per lo meno, le lingue del Veneto, con I do gobeti una sedia a rotelle su cui avrete avuto il buon gusto di farlo accomodare. ARIETE Un ammiratore affascinante vi farà perdere la testa: forse non vi eravate accorti che fosse armato di mannaia. Poco male, se la salute è ottima. Fastidiose cefalee verso sera. Inequivocabili segni di tossicodipendenza nei vostri figli che vanno alle elementari. SCORPIONE In amore potreste essere molto fortunati, se solo foste meno esigenti: un vero peccato dover sopravvivere dell’elemosina affettiva di qualche zitella/o attempata/o dalla digestione lenta e rumorosa che vi sbava addosso senza dentiera. De gustibus. TORO Non mettete troppa carne al fuoco, soprattutto se cenate soli: potreste sentirvi appesantiti. Nel caso, provate “Karkakakka” una purga al karkadè di mia modesta fabbricazione dal sicuro effetto tonico-lassativo. GEMELLI Trascurate gli impegni di poco conto, come, ad esempio, il parto di vostra moglie. Dovete invece concentrare tutta l’attenzione sul modo in cui scusarvi con lei per giustificare l’assenza. Per esempio: “Non sapevo cosa mettermi addosso per l’occasione”, “Mi sembrava di dover fare qualcosa”, “Pensavo fossi grassa e basta”, “Lo sai che al martedì vado a lezione di bon ton”, “Ma pensa, un bambino! Ed è mio?” CANCRO Procedete con calma, nel lavoro: tanto non siete pagati a cottimo. E se vi sentite un po’ scontenti in quanto la professione che svolgete non vi offre le gratificazioni che vorreste, cambiate lavoro. Che ne so, magari fate il direttore di banca, o il generale dell’esercito, o l’architetto a Parigi... Ce ne sono di lavori gratificanti! Animo! LEONE Un eccesso di entusiasmo finirebbe per essere molto controproducente, soprattutto se lavorate di bisturi in sala operatoria. (“Una sera, do boti de note / do gobeti se dava le bote / do gobeti se dava le bote, / se ste siti vi digo el parchè”…, so l’inizio perché quest’estate sono stato in vacanza-studio quindici giorni a Sommacampagna, perché a Oxford c’era l’influenza suina) e dell’Emilia Romagna, con Sciur Padrun (“Sciur padrun da li béli braghi bianchi / fora li palanchi fora li palanchi / sciur padrun da li béli braghi bianchi / fora li palanchi ch’anduma a cà…”, anche se forse questa sarà esclusa dal sussidiario, perché un po’ troppo sovversiva…) Insomma, io parto anche avvantaggiato, ho delle pre-conoscenze, come si dice in gergo scolastico, dli precunuscensi. Però non è sicuro, alla fine, che lo fanno, il liceo musicale dialettale. Mia mamma mi ha detto che bisogna aspettare che il federalismo fiscale porti allo sfascio i conti dello Stato e che le leggi sull’immigrazione producano ancor più clandestinità di quella che c’è, che il razzismo esploda nelle periferie come in Francia e che quelli della Marina sparino ai barconi di Lampedusa, e poi quelli della Lega, a corto d’argomenti, insisteranno davvero su queste cose che di solito dicono soltanto d’estate, le cose tipo il Va’ pensiero e la bandiera regionale. Io ci spero, e d’altronde sono stato alle elementari con il figlio di uno importante, lui è rimasto un po’ indietro, adesso, ma io ho appena finito la seconda media e posso dire che ho delle conoscenze in alto. Magari posso fargli un fischio, prima che diventi l’ideologo del partito. Io ci conto. Lorenzo Mari SAGITTARIO Date un particolare sguardo alla vostra situazione economica: di certo non vi mancano le emozioni forti. L’alcool, in questi casi, è un ottimo rifugio. Tenete a freno le mani, anche con le infermiere. Nel caso operiate qualche Scorpione, vi autorizzo a fare un po’ di disordine, magari cambiando di posto alcuni organi interni. Dopo di voi, qualcuno si divertirà a ricomporre il puzzle. VERGINE Tutto bene, a parte salute, soldi, affari di cuore e lavoro. Novità in arrivo. Probabilmente tasse previste dalla nuova Finanziaria. BILANCIA Siete risentiti per il comportamento presuntuoso e saccente di un collega. Se questi ha una famiglia, fategliela fuori lentamente: un parente al mese può essere, alla fine, snervante per il “professorino” che, addirittura, sarà un po’ meno dispotico con voi, soprattutto se vi guarderà da CAPRICORNO I vostri affetti sono molto solidi: vi conviene aspettare che si scongelino prima di una qualsiasi effusione. Particolare attenzione ai vicini di casa: tramano contro di voi da quando avete dato fuoco ai loro cani cospargendoli di cera per farli durare più tempo accesi. ACQUARIO Agite senza incertezze e puntate diritti alla meta! E’ finalmente arrivato il vostro momento. Non dovete perdere tempo! Nella persona amata troverete comprensione per l’ennesima occasione persa per un soffio. PESCI Brancolare nel buio è il vostro passatempo preferito? Perfetto: io amo i perdenti e proprio per questo mi accanisco brutalmente su chi è già provato dalla vita. Marte e Mercurio vi bastoneranno senza preavviso. Susciterete così molta più compassione di quanta ne potreste destare se foste lasciati allo sbando. Ho un cuore d’oro. 3 scherzando di Antonio Galuzzi «Mi han detto che con questo caldo bisognerebbe avere in casa l’aria condizionata». «No, che poi ti ammali. Non farti condizionare…» *** L’imbianchino non finì il lavoro poiché si infortunò e gli amputarono un arto. Si può dire che aveva dato la prima mano. *** Il ciccione minaccioso al bombolone: «Vediamo di che pasta sei fatto!» *** Durante l’estrazione, il dentista morì. Il paziente aveva il dente avvelenato. *** L’elettricista sbadato usò lo stagno per saldare il conto al ristorante. *** Il rasoio, spossato: «Uffa, che barba!» *** La vita di S. Benedetto cambiò quando il padre gli disse: «Eh, ma benedetto ragazzo, datti una regola!» *** Il nuovo contabile voyeur alla segretaria mormona accusata di ammanchi: qui serve più trasparenza! Vero o Falso? Lo sapevate che a Mantova... 1) Pur essendoci 4mila appartamenti sfitti si andranno a costruire altre 350 abitazioni (e non solo) sull’ultima area verde della città denominata “lago Paiolo”? 2) I Cinesi hanno acquistato 3 prestigiosi locali dell’enogastronomia mantovana “taroccandone” il nome? I ristoranti “Ai Garibaldini” e “L’Aquila Nigra” diventeranno “Ai Samurai” e “Il Dragone Nero” oltre al caffé letterario “Venezia” che cambierà in sakè letterario “Shanghai”. 3) Quest’anno la città del Festivaletteratura è diventata patrimonio mondiale dell’Unesco? 4) Le “Ronde Civiche” non servono perché da noi non esiste la criminalità e quindi “due occhi sono meglio di uno” è un proverbio mai esistito? 5) La città dei Gonzaga è a misura d’uomo, ma alle donne ne interessa una sola? 6) L’amministrazione comunale è parsimoniosa e non dà “finanziamenti a pioggia” per gli eventi organizzati da associazioni a lei vicine politicamente anche nei mesi piovosi? 7) Che i laghi non sono balenabili, nonostante si aggirino sulle sponde indomiti cittadini in costume semi-adamitico? 8) Che non c’è assolutamente bisogno del completamento dell’anello della tangenziale perché non è nemmeno fidanzata? 9) Che c’è la più alta concentrazione mondiale di decessi per tumori, nonostante sia descritta come “città vivibile”? 10) Che chiunque può agevolmente parcheggiare in centro senza incorrere in sanzioni, sempre che arrivi in centro con un pieno solo? 11) Che la maggior parte degli abitanti si sposta in bicicletta anche quando i pedoni non si spostano? 12) Che la nostra città denominata “la bella addormentata” preferisce lo “status quo” e non ha il coraggio di esprimere un voto indipendente al di fuori delle solite lobby, perchè ormai è diventato un hobby? Corrado Andreani 1) VERO - 2) FALSO - 3) VERO 4) FALSO - 5) VERO - 6) FALSO - 7) VERO - 8) FALSO - 9) VERO 10) FALSO - 11) VERO - 12) MAH Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Piergiulio, anni 13, amante dell’ocarina e delle feste popolari. 4 speciale sposi 5 a tempo perso Da giovedì 10 a domenica 13 settembre 2009 Mantova - Piazza Marconi (davanti al numero civico 25) In continuità con le precedenti manifestazioni de Il bidone della letteratura (2005), Il libro illustrato (2006), Il bilocale della letteratura (2007), L’edicola della letteratura (2008), realizzate collateralmente a Festivaletteratura, anche nel 2009 il circolo culturale “Il Notturno” non abbandona fan, amici e simpatizzanti, allestendo, in collaborazione straordinaria con “Il Galiardo Universitario”, un nuovo e più funzionale BIDONEDELLALETTERATURA. bidonedellaletteratura l’innovativo servizio di ecologia culturale In uno speciale e ben segnalato contenitore, sistemato all’interno di un tempietto d’impianto architettonico giuliogreco in piazza G. Marconi, all’angolo con via P.F. Calvi, i passanti possono deporre i libri che hanno segnato negativamente la loro infanzia, libri inutili, doppi (in tutti i sensi), regalati che non hanno mai letto, né vorranno mai farlo, infine libri che oggettivamente fanno schifo. Prima di compiere il gesto iconoclasta del lancio del libro nel bidonedellaetteratura, ancora una volta rigorosamente trasparente, affinché tutti vedano la fine miserevole cui è destinata la cattiva letteratura, possono anche fare outing, rispondendo pubblicamente ai seguenti quesiti, posti dagli operatori eco-culturali in servizio nei pressi, senza vincere alcun premio, bensì contribuendo a rendere il proprio cervello più pulito: ♣ quale libro ti penti di aver letto nella vita? ♣ quale ha negativamente influenzato formazione e carattere? ♣ quale, ricevuto in regalo, ti rifiuti di leggere? ♣ quale temi ti venga regalato e non vorresti mai e poi mai leggere? ♣ quale non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico? ♣ quale non porteresti mai su un’isola deserta? ♣ quale non tieni sul comodino? ♣ quale tieni in vista nella libreria di casa, per fare bella figura con chiunque che, vedendone la copertina, possa credere tu lo abbia capito e apprezzato, senza peraltro averlo letto? Ogni giorno indicativamente alle 11 e alle 18, la cerimonia di tumulazione dei libri è commentata rumorosamente, additando al pubblico ludibrio, i titoli dei libri reietti. Domenica 13 settembre 2009 alle 18 i libri scartati, se non vorranno far la fine di quelli arsi in Fahrenheit 451, offerti in un’asta a prezzi infimi alla pietà dei lettori, potranno tornare in vita, per sottolineare che non c’è letteratura che non possa essere riciclata. progettazione “Il Galiardo Universitario” organizzazione “Il Notturno” patrocinio e contributo Comune di Mantova 6 reportage C ome forse qualche lettore ricorderà, negli anni scorsi sono stato spesso all’estero per parlare di cose assurde, come le vacche etiopi, il ghiaccio norvegese o i violini cremonesi. E da queste trasferte ho sempre ricavato resoconti di viaggio altrettanto strampalati. Quest’anno, ahimè, sono andato in Olanda a parlare di un argomento tutto sommato serio; dovevo, infatti, presentare una ricerca che avevo condotto con altri due colleghi. E’ del tutto ovvio che se la ricerca fosse stata solo mia, la stessa non avrebbe avuto alcuna attinenza con la realtà, come è nel mio stile. Ebbene, uno dopo l’altro, i due colleghi hanno dato forfait e quindi mi sono trovato da solo a dover parlare di una cosa seria. Capite bene il mio imbarazzo, perché, oltre a dover dire cose intelligenti (cosa che non mi viene per nulla naturale), dovevo anche dirle in inglese, che, come ormai dovreste sapere, è una lingua per me quasi del tutto sconosciuta. Tutto questo per dire che, a causa di queste oggettive difficoltà, ho avuto poco tempo per andarmene a zonzo e attaccare bottone con il primo indigeno che mi capitava sotto tiro. Ma non temete, il vostro inviato ha trovato comunque il tempo per fare le sue solite considerazioni banali e per perdere tempo in attività del tutto inutili e cretine. IL VIAGGIO AEREO Iniziamo con ordine. Il viaggio in aereo, con una sgangheratissima compagnia low cost, mi ha permesso subito di sviluppare alcune considerazioni sul Paese che sarei andato a visitare, l’Olanda. Il volo, infatti, partiva da Verona ed era pieno di simpatiche famigliuole olandesi che tornavano dalle loro vacanze sul Lago di Garda. Di solito parlo male degli italiani (anche perché, facendone parte, riesco prepotentemente ad abbassarne la media nel settore qualità), ma stavolta non posso non ricordare come un incubo quell’ora e mezza passata in mezzo agli strilli e alle urla dei bambini più rompicoglioni dell’Unione Europea. Ma la cosa che mi ha sorpreso di più, è stata la totale assenza di polso da parte dei genitori. La leggenda della disciplina nordica è, appunto, una leggenda. C’erano queste madri che si facevano letteralmente calpestare dai piccoli mostri, mentre i padri si limitavano a qualche timido e bonario “nein”, mentre lo stronzo biondo in miniatura, sempre urlando a perdifiato, strappava il rivestimento del sedile o rifilava potentissimi calci negli stinchi alla (anzianissima) hostess. Con un forte mal di testa, sono comunque arrivato a Schipol che, secondo una statistica pubblicata da Newsweek è l’aeroporto più “friendly” del mondo. In effetti le indicazioni sono molto chiare, addirittura ti viene detto quanto ci metterai a raggiungere a piedi quel determinato gate. Come al solito, gli italiani non capiscono mai niente: “Aho! Corete! Ce sta scritto che mancano cinque minuti a la partenza der nostro volo!” “Mortacci! Maccheccazzo… sur biglietto ce sta scritto che se parte fra du’ ore…” “E che tte devo dì? Qui ce sta scritto cinque minuti… coreteee!… Dai Debbora, cori anche te…” Questo siparietto, ovviamente, si è svolto a volumi da inquinamento acustico, dato che i membri di questo simpatico gruppetto di compatrioti erano sparpagliati per l’enorme hall dell’aeroporto a decine di metri l’uno dall’altro. UTRECHT Arrivato a Utrecht, sede del mio congresso, scopro che la ridente città è piena di vita come una necropoli etrusca non ancora scoperta. Il tassista mi spiega che, essendo domenica, gli indigeni se ne sono andati tutti a fare una gita fuori porta ed Dal nostro inviato nei Paesi Bassi Il prof. Alberto “Homer” Grandi cerca di coinvolgere i nostri lettori sommando trite impressioni di viaggio e tediosa narrazione al patetismo delle sue considerazioni mentre affonda nella palude olandese accettare. Ma qui ormai ci prendono per il culo anche quelli del terzo mondo… AMSTERDAM Aeroporto di Schipol: la comitiva di romani sta correndo in direzione del gate al grido di “Li mortacci vostri, coreteee!” essendo agosto, gli studenti che di solito popolano le piazze della città, sono tutti fuori dalle palle anche loro. Il tassista non si è espresso così, ma mi ha fatto capire che i baldi studenti olandesi sono mediamente grandi consumatori di birra e quindi tendono a fare molta cagnara. Non mi dilungherò molto sull’hotel, tutto votato al rispetto dell’ambiente e al risparmio energetico. Vi dirò però che, com’è mia prassi, da vecchio colitico quale sono, appena giunto in stanza ho dovuto battezzare il water. Beh, mi sembrava di essere Brunetta nell’imitazione di Crozza: non toccavo con i piedi. I Un water posto a metri 1 sul livello del terreno. Troppo per me, che soffro anche di vertigini water in Olanda sono posti a un’altezza assolutamente superiore alla media europea, senz’altro fuori dai parametri di Maastricht. E lo stesso dicasi per i pisciatoi, dovevo sempre stare in punta di piedi e indirizzare il getto con un angolo di 45°, altrimenti facevo un lago. Per non parlare delle biciclette: anche quelle per i bambini erano troppo alte per me, dovevo pedalare sulla canna, come quando avevo otto anni. petenza, indica la strada per raggiungere l’università o il ristorante, e il sottoscritto, dopo aver finto di capire, che se ne va nella direzione opposta di quella indicata, lasciando l’olandese esterrefatto, forse col dubbio di aver subito uno scherzo. LA CUCINA Un capitolo a parte merita la cucina olandese. Non voglio addolcire la pillola: in Olanda si mangia da bestia. L’unica speranza è quella di andare in qualche ristorante italiano o nei tanti ristoranti etnici. Lo sapete, l’Olanda è stata la prima potenza coloniale del mondo e quindi ha intrattenuto rapporti un po’ con tutti: India, Sud e Nord America, Africa e Indonesia. Ecco, sui ristoranti indonesiani, devo dire qualcosina. Ci sono andato con alcuni colleghi olandesi, dopo molte rassicurazioni che in ogni caso non sarebbe stata una cena “too spices”. Io non so cosa intendano gli olandesi per cucina troppo speziata, ma vi garantisco che quella indonesiana è speziata al di là della capacità di assorbimento dei succhi gastrici in dotazione a un essere umano medio. Ho passato una notte d’inferno, abbracciato a quel totem che era il water della mia stanza d’albergo. Per fortuna, nei giorni successivi mi sono aggregato a un gruppo di brasiliani casinisti e sbevazzoni, con i quali mi sono nutrito in maniera normale. I brasiliani, ovviamente, mi hanno tempestato di domande su Berlusconi. Le domande spaziavano da: “Si può avere un po’ di quelle pilloline che senz’altro prende il vostro presidente?” a “Se vuoi ti racconto cosa combina il vostro presidente, visto che da voi non se ne può parlare”. Come al solito, queste cose finiscono per rattristare il vostro umile inviato, il quale, per superare la crisi si dà all’alcool. Essere preso per il culo da un inglese passi, al limite anche da un greco lo posso Nell’unico giorno libero ho preso il treno e sono andato ad Amsterdam. Bella città, davvero. Perché venga chiamata la Venezia del nord è un mistero: si, è vero, ci sono i canali, ma Amsterdam sta a Venezia, come il mio estratto conto sta a quello di Colaninno. In entrambi ci sono dei numeri, dei più e dei meno, c’è un saldo finale in grassetto, ma non ci vuole un commercialista per capire che sono due documenti sostanzialmente diversi. Dicevo, se non si ha l’assurda pretesa di paragonarla a Venezia, Amsterdam è splendida. Bei palazzi, bei musei e il giro per i canali è proprio da fare. A proposito di musei, avendo poco tempo, ho dovuto fare delle scelte crudeli: mi sono fiondato al museo Van Gogh, rinunciando al celeberrimo Kunst Museum (con tutti i suoi Rembrandt e i suoi Rubens), visto che il museo dell’Heineken era l’appuntamento irrinunciabile. E ho fatto bene. Il museo dell’Heineken è molto bello e siccome nel corso della visita, ti vengono offerti numerosi assaggi, quando hai finito il giro sei sufficientemente carburato per andare nella birreria annessa al museo per socializzare con gli altri visitatori. UN GIRO A PIEDI Tornato a Utrecht, ho deciso di raggiungere il mio hotel a piedi e così ho attraversato tutta la città. Cosa credete? Utrecht è una cittadina che in venti minuti la si attraversa senza fatica. Così ho potuto notare particolari che nei giorni precedenti mi erano sfuggiti. Innanzitutto l’enorme deposito di biciclette vicino alla stazione; non credo di esagerare se dico che è grande come Piazza Sordello. Una roba mai vista, centinaia, ma che dico centinaia, migliaia di biciclette, di tutte le forme e colori. Passeggiando per il centro non ho Ragazze in vetrina nel Red Light Districht di Amsterdam. La ragazza sulla destra pratica sconti ai professori italiani in trasferta per conto delle università. E’ chiaro che me lo ha detto un collega. Notevoli sconti, tra l’altro Già a metà del giro si è tutti amici e anche le giovani guide, che hanno una certa dimestichezza con la merce, sono simpatiche e ciarliere. Quindi, quando si arriva alla fine, si rischia di assistere a scene strazianti di gente che, conosciuta da appena mezz’ora, già non si vuole lasciare e si giura amicizia eterna. Oppure c’è il solito americano che fa il simpaticone e dà poderose pacche sulle spalle di tutti. C’è anche il tipico caso di “bala piansìna”. Insomma, ognuno la prende come vuole, ma di certo ognuno la prende. Tornando verso la stazione di Amsterdam, ovviamente, non ho potuto non fare un giro nel “red light district”. Beh, è esattamente come me lo avevano descritto quelli che ci erano già stati, ma, LA POPOLAZIONE Una volta affrontati questi problemi di altitudine, ho potuto svolgere le mie solite ricerche sul carattere delle popolazioni visitate. Gli olandesi, come tutti i popoli del mondo a parte gli italiani, sono socievoli, felici di parlare inglese con lo straniero di turno, gentili e prodighi di consigli e indicazioni. Ovviamente quest’ultimo aspetto ha più volte messo in imbarazzo il vostro povero inviato, perché questi consigli e queste indicazioni gli venivano somministrati in un inglese perfetto, che lui non capiva. La scenetta, che si è ripetuta più volte, è quella dell’olandese che, con pazienza e com- appunto per questo, è incredibilmente sorprendente. Inutile che stia qui a spiegarvi la situazione, vi dirò solo che, accanto ai soliti puttanoni da battaglia, ci sono delle ragazze di una bellezza cristallina, che ti chiedi cosa ci facciano lì e perché non siano a Hollywood o sulle passerelle di Parigi e Milano. Camminando per quei vicoli stretti, ho anche pensato a cosa accadrebbe se un quartiere simile venisse realizzato in una qualsiasi città italiana. Diventerebbe senz’altro il ricettacolo di tutta la malavita possibile e immaginabile, invece ad Amsterdam ho potuto passeggiare in tutta tranquillità e non ho mai nemmeno visto un poliziotto. Veduta di Amsterdam dal Canal Grande, con le classiche gondole e, sullo sfondo, il ponte di Rialto. O almeno così pare dopo la visita in un coffeeshop potuto non notare le grandi finestre delle case. E’ evidente che la luce per gli olandesi è un bene prezioso e vogliono goderne più che possono. Il risvolto negativo di questa attitudine è la totale rinuncia alla privacy. Le famiglie che vivono al pianterreno, in pratica stanno in vetrina (come le ragazze di Amsterdam, che ci sia un nesso?). Per cui vedi questi panzoni in mutande con il telecomando in una mano e la birra nell’altra, spaparanzati sul divano. E pensi: “Cazzo! Anch’io sono così quando sto in casa!” Poi pensi che nessuno ti vedrà mai, ma con raccapriccio ti metti nei panni di tua moglie che invece ti vede tutti i giorni. Epilogo Prometto che nei prossimi mesi mi metto a dieta. Anzi, invece che a dieta, prometto di non stare sul divano in mutande. Anzi, rimango in mutande, sotto, ma prometto di mettermi addosso dei camicioni alla Demis Roussos. Anzi, che dopo sudo come una bestia, prometto di non farmi vedere in déshabillé da mia moglie. Però, come faccio? Potrei cambiare casa e rimanere da solo in mutande sul divano. Possibile che l’unica soluzione per non mettersi a dieta sia la separazione? Oppure potrei sfruttare la mia predisposizione al “basso profilo”: dai Paesi Bassi importo l’idea e me ne sto in vetrina a guardare la tv in mutande, illuminato da un’inquietante e ambigua luce rossa che si accende quando qualcuno mette una monetina nella fessura... Intanto si arrotonda. 7 Avventura in Farmacia cabaret Sarà capitato anche a voi di consegnare una ricetta al banco e rimanere in balia di un tipo originale - (un cliente mostra la ricetta al farmacista) Buongiorno, vorrei questo farmaco per favore. - (legge, si sposta verso lo scaffale e…) Vuole il farmaco originale o il generico? - Il generico cosa sarebbe? - E’ un farmaco equivalente all’originale, solo che costa meno. - Sono uguali comunque, no? - Assolutamente. Generico e equivalente hanno la stessa azione dell’originale. - Beh, allora mi dia il generico. - (prende un farmaco a caso sugli espositori dietro a lui) Ecco a lei. - Ma… non è quello della ricetta! - No, è un farmaco generico, come ha chiesto lei. - Un attimo… generico non vuol dire uguale all’originale? - No. Generico vuol dire generale, vago, impreciso, non specialistico, quindi uno qualsiasi… - Ma… prima le ho chiesto se era uguale all’originale e lei mi ha risposto che il farmaco generico è un farmaco che ha la stessa azione dell’originale. Non è un farmaco qualsiasi. - Era una risposta generica; essendo il farmaco generico anche la risposta che dobbiamo dare è generica. - (basito) Un attimo… Lei prima ha detto che il farmaco generico è equivalente all’originale. - Esatto. - Il generico si chiama anche equivalente, no? - Generico o equivalente, sì. - E se volessi il farmaco equivalente? - La risposta sarebbe equivalente a quella sopra. Cioè? - Cioè: era una risposta generica; essendo il farmaco generico anche la risposta che dobbiamo dare è generica. Mhmmm… (sta al gioco e rilancia) ma io ho detto che volevo un farmaco equivalente. Il farmaco equivalente equivale al generico come equivale all’originale, giusto? - … - … ma se io le chiedo un farmaco equivalente lei non mi può dare un farmaco qualsiasi; perché qualsiasi è il generico, come da definizione da lei data poco fa, ma non l’equivalente, altrimenti si contraddirebbe il postulato (l’ha colto in fallo!) - (pausa) Mi scusi un attimo… (esce e rientra) Sono il Responsabile. Prego? - Come sarebbe a dire il Responsabile? E’ lo stesso di prima. - No, no, è un equivoco piuttosto comune; sembriamo uguali ma in realtà siamo equivalenti. Io sono il proprietario, anche se il termine è piuttosto generico. - (dopo un tempo) Poco fa un farmacista mi ha dato un farmaco qualsiasi al posto di quello scritto nella ricetta. - Quale farmacista, scusi? - Quello uguale a lei. - (corregge subito) Uguale è un termine generico; è solo un mio equivalente, ma sono io l’originale. - Vabbè vabbè, uno molto simile a lei insomma. - Ah… capisco… Deve scusarmi, è con noi da poco… è un tipo un po’ originale, gliene chiamo subito un altro! (ad alta voce) Mi scusi, può venire un attimo? (di nuovo al cliente) Vedrà che sistemiamo tutto. Grazie e arrivederci. - (esce e rientra) Sì? - Beh? Cos’è? Nascondino? - Non capisco… - Lei è sempre lo stesso! - Lo stesso chi? - Quello di prima. - Quello di prima è una frase un po’ generica. - Sarà anche generica ma è sempre lei che va e viene, non mi prenda per il culo! - Non posso essere uguale a qualcun altro; al massimo potrei esserne equivalente. - Ma la smetta; sono sicuro che è lei. - Senz’altro è un mio equivalente. - Senz’altro una mazza. Non gio- chiamo ai bussolotti, per favore… - Guardi, vado a chiamare un mio equivalente originale, così si rende conto di aver sbagliato. Aspetti un secondo solo. (va e torna) E’ ancora qui? - Lei è quello di prima! - Sì, e se non le dispiace preferirei non servirla. - Aspetti, aspetti, la prego… lei non è quello che c’era qui poco fa? - No, sono quello di prima, non quello di poco fa; gliel’ho già detto chiaramente che non siamo uguali TG spettinato di Alberto Patrucco ESTERI • Elezioni in Afghanistan. I primi risultati hanno evidenziato un serrato testa a testa Karzai-Abdullah. Ancora una cinquantina di decapitazioni e raggiungono il quorum. • Caos Frecce Tricolori in Libia. Gheddafi voleva il fumo verde. Berlusconi ha puntato i tacchi con rialzo e ha sbottato: «O fumo tricolore o non si fa nulla». Alla fine, è andato il fumo tricolore e il giorno dopo Gheddafi ha dichiarato di voler abolire la Svizzera. Né fumo verde né fumo tricolore; a quanto pare, si deve essere accontentato di un po’ di pakistano. • Il ministro degli esteri romeno attacca: “In Italia vere e proprie leggi razziali”. Franco Frattini non si scompone: «Non è assolutamente vero. E a parte questo, non gli darei molto peso: è soltanto un romeno». • La situazione politica in Israele è omogenea. Kadima, il partito di centrodestra, è avanti di un seggio sul partito di destra, il Likud. A seguire, la formazione nazionalista di estrema destra. Centro-destra, destra ed estrema destra; vassalli, vassallini e vassalletti; falange, falangina e falangetta. E la sinistra dov’è? È proprio vero: paese che vai, Diliberto che trovi! POLITICA INTERNA • Sul testamento biologico, Franceschini assicura che l’opposizione è viva e… vegetale. • L’ultima versione di Berlusconi è sempre più sofisticata. Nel 2010 si presenterà con installato e perfettamente funzionante il sistema Blocca Processi Beghelli. CRONACA GIUDIZIARIA • È ormai scontro tra civiltà. Sul Corano si legge di 40 vergini in attesa, sui verbali di Tarantini di 30 Escort che aspettano un cazzo. • Falso in bilancio, Berlusconi assolto perché «il fatto non costituisce più reato». È come se un tizio fosse scagionato per violenza su una minore, soltanto perché la tizia, nel frattempo, ha compiuto 18 anni. • «Voglio Esserci!» Totò Cuffaro litiga con Santoro per il mancato invito ad AnnoZero. Piccata la risposta di Santoro: «Cosa gliene importa di AnnoZero, si accontenti di AnniCinque». • Scandalo in Abruzzo. Staffetta del malaffare in regione. I processi hanno stabilito che il centrodestra ha avviato un sistema di tangenti legato alla sanità e che il centrosinistra lo ha mandato avanti in grande stile. Purtroppo per loro, non hanno valutato che in ogni staffetta che si rispetti c’è sempre il testimone. ECONOMIA • Il “Sole 24 Ore” annuncia che l’Italia è in piena Stagflazione. La Stagflazione è la Stagnazione unita all’Inflazione, il tutto associato a un forte tasso di umidità. • Crisi dei mutui. Sarà, ma il mio tutti i mesi mi pialla i soliti mille euro! SPORT • La Ferrari arranca. Perde colpi a tal punto che per sostituire Massa, in prima battuta, hanno scelto Badoer. Andava così piano che in molti hanno ipotizzato che a Maranello non facesse il collaudatore ma l’autista. ma equivalenti. - Ma fisicamente siete… molto simili, diciamo, apparentemente gli stessi, no? - Cosa vuole dire? - Dico che lei e quello di prima, e di poco fa, siete… uguali. - Per l’ultima volta: mi ascolti bene: se fossimo uguali saremmo la stessa cosa, giusto? Ma se siamo, come ha appena detto lei, fisicamente molto simili, apparentemente gli stessi, quello di prima e quello di poco fa, talmente simili da poter essere considerati scambiabili tra di noi al punto che lei stesso, come ha appena ripetuto anche poco fa, ci confonde uno per l’altro, significa che qui dentro siamo tutti… - Siete tutti? - Siamo tutti… e-qui-va-len… - Ti! - Equivalentiiii! Bravo, ha visto che con un po’ di pazienza abbiamo risolto l’arcano? - … - Sono 20 euro e 40. (incarta la scatola) - Ha la tessera per scaricare? - Ho una fotocopia. - Mi dispiace, ci serve l’originale. - Mi avevano detto che la fotocopia è equivalente all’originale. - No, a me serve il documento fiscalmente valido, cioè l’originale.. - Vabbè, faccia senza tessera allora…(dà i soldi) - Vede: due banconote da dieci e due monete da venti; equivalentiiii! E’ un esempio generico, ma fa proprio al caso nostro. Ma, badi bene, lo posso dire solo perché lei mi ha dato delle banconote originali! E’ più chiaro adesso? - Vabbè, basta, dài… - (il farmacista consegna il farmaco) - Mi ridà la mia ricetta per favore? Vado da un’altra parte… - Non possiamo; è già inventariata. - E’ già cosa? - L’originale viene inventariato nel momento dell’emissione della ricevuta; Potrei darle una fotocopia; però sarebbe un documento generico; per utilizzarla ancora le serve l’equivalente ma in originale, cioè un’altra ricetta. Deve tornare dal suo medico e farsene fare un’altra. - Vabbè vabbè… posso sapere che farmaco mi ha dato? - Uno generico, come ha chiesto lei! - E il mio chi se lo prenderà? - Un suo equivalente. - Un mio cosa? - Un cliente equivalente a lei. - E chi sarebbe equivalente a me? - Uno come lei a cui serve lo stesso farmaco che serviva a lei, ma in originale. Cioè un cliente uguale a lei, quindi equivalente, solo che sarà in originale; per questo a lui daremo il farmaco originale. Lei, essendo il suo equivalente, ha dovuto prendere il farmaco equivalente, cioè il generico per la vostra categoria. Generico ovvero equivalente all’originale. Capito? - Ok… arrivederci (esce; rientra subito guardando incuriosito verso l’uscita) Era uguale a me! - Buongiorno; no, era solo il suo equivalente. In cosa possiamo esserle utile? - Questo farmaco, grazie. - Vuole l’originale di marca o il generico o equivalente? - No, no, l’originale. - Non avevo dubbi. Glielo prendo subito… - (guarda ancora verso l’uscita con sguardo incuriosito) L’italiano medio L’italiano medio ha fatto qui e ha fatto là. Insomma, a sentir lui, ha risolto le cose. L’italiano medio prende sempre il pesce più grande e da giovane si è fatto Miss Svezia. L’italiano medio è molto furbo e quando può frega gli altri. L’italiano medio non pensa ai perché, non è compito suo. Ma se le cose si mettono male, tipo che il Milan rischia di non andare in Champions, accende un cero a Padre Pio. L’italiano medio veste firmato, ha un nano in giardino e uno al governo. Ortensie Entrò dal fiorista. Buongiorno, disse la signora dietro il bancone. Buongiorno, vorrei delle ortensie da piantare, le disse. Certo, rispose lei. Avevo un bellissimo vaso in giardino, con delle ortensie grandi così, le spiegò. Ma poi è venuta ad abitare su nell’attico quella bellissima ragazza e... E gliele ha regalate tutte, vero? lo interruppe la fiorista. Non proprio, fece lui. Quelle brutta puttana si è gettata dal balcone proprio sopra il mio vaso. Ma non poteva spararsi? Confessioni Entrò in casa e disse: Ho una relazione con Moira Orfei. Cosa? fece la moglie. Mi spiace, era tanto tempo che volevo dirtelo, ma solo ora ho trovato il coraggio. Con Moira Orfei? Sì, scusa. Lei si sedette e si mise le mani tra i capelli. Ora si spiega perché puzzavi sempre di sterco, mormorò. Poi fece un lungo respiro e lo guardò. Anch’io ho qualcosa da confessarti. Dimmi. Da un anno mi vedo con Raul Bova. Calò il gelo. Cosa ci troverai in quel tipo, proprio non so, fece lui. Biffi a Boffo: «Tu t t o m o l t o buffo. Facciamocene un baffo di questa beffa». Sbuffa Feltri: «Non è una bufala, troppi buffoni bofonchiano a sbafo». Buffon: «Troppe baruffe fatte da sbruffoni!». Jovanotti: «Ora bafta!». Questa edizione è dedicata alla memoria di GIOVANNI GALUZZI CAFFE’ NOIR Mantova • Tel. 0376.369972 Corso Vittorio Emanuele II, 57 MANTOVA - Tel. 338 798 50 25 Piazza Mantegna Mantova 0376.324286 CAFFE’ - OSTERIA CON PIZZA Corte dei Sogliari, 4 Mantova Tel/Fax 0376.222817 www.giallozucca.it Piazza Concordia 18 Mantova Tel. 0376.324064 chiuso lunedì e martedì Corso Libertà, 6 Mantova 0376 326016 Arrivederci al prossimo Festivaletteratura. Sempre che mi rimanga ancora buona cultura da spacciare. Altrimenti trovatevi un altro pusher! Cesco Piazza Broletto, 8 Mantova 0376.365303 www.ilnotturno.net – [email protected]