Alberto Trevisan

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Alberto Trevisan
pagina 14
il manifesto
SABATO 15 DICEMBRE 2012
Sbilanciamoci.INFO
Albert O. Hirschman,
una vita spesa
ad attraversare confini
Pier Giorgio Ardeni
A
lbert O. Hirschman è stato l’autore di
alcune delle più importanti e longeve
ipotesi teoriche che si trovano nei manuali di economia, come quella della crescita sbilanciata, i concetti di legami anteriori
e posteriori, la metafora della defezione e
della protesta. Hirschman fu al centro della
produzione teorica economica senza diventare mai mainstream (…). Come affermava:
«Ho sempre disprezzato le diagnosi troppo
unilaterali e uniformi, ho sempre preferito
immaginare l’inatteso. Ho sempre aborrito i
principi generali e le prescrizioni astratte.
Penso sia necessario avere una "lanterna empirica" o "visitare il paziente" prima di poter
dire di aver capito cosa c’è che non va. È cruciale capire la peculiarità, la specificità e anche gli aspetti inusuali di ciascun caso. Io so
bene che il mondo sociale è variabilissimo,
in continuo cambiamento, che non vi sono
leggi permanenti. Eventi inattesi accadono
in continuazione, nuove relazioni di causalità prendono corpo.. col tempo persino le nuove idee contraddicono quelle vecchie. L’autosovversione è sempre stata una mia caratteristica... […]L’idea di trasgredire, di oltrepassare un limite è per me fondamentale... non
sopporto di essere confinato in uno spazio,
in un’area di pensiero, mi rende infelice.
Quando vedo che un’idea può essere sperimentata in un altro campo, allora mi appassiono all’idea di avventurarmi... Sono sempre stato contro il metodo di certi scienziati
sociali... che studiano cosa è successo in un
certo numero di paesi, che so, cinquanta, e
da lì partono per tirare conclusioni su cosa è
probabile che accadrà nel futuro. Nel trattare i molteplici e complessi problemi dello sviluppo abbiamo imparato che dobbiamo evitare generalizzazioni di ogni tipo ed essere
sordi, come Ulisse, al canto seducente del paradigma unico».
In molti hanno sottolineato come la nozione di confini sia centrale in tutto il lavoro
di Hirschman, con al centro il concetto di
violazione (trespassing) come topos focale
del suo itinerario «anticonformista». Questo
violare non fu una mera posa estetica, che
nel suo caso anzi esso ebbe una fortissima
densità esistenziale: fu a causa del nazismo
che dovette attraversare confini, ma egli, a
sua volta, si diede da fare per salvare le vite
di molti aiutandoli ad attraversare confini. E
questo continuò a farlo anche quando aiutò
amici e colleghi a fuggire dalle dittature latino-americane (…).
Eppure, nonostante sia stato definito un
«anticonformista» – perché non voleva davvero conformarsi – Hirschman non è mai
stato neppure un eterodosso dichiarato, perché schierarsi era contro la sua natura. Seppe essere estremamente critico dell’ortodossia ma riuscì ad essere sempre rispettato, riconosciuto dall’attribuzione di un premio
del Social Science Research Council a lui intitolato, forse perché sempre ragionevole,
umile, dedicato a dare un senso all’imponderabilità dell’azione umana.
Se è vero che ogni azione umana è tesa al
raggiungimento di una qualche soddisfazione, il pensiero economico ortodosso limita
tale soddisfazione all’utilità individuale. Hischman era convinto che le passioni e gli interessi contano più delle preferenze utilitaristiche. Se contestualizziamo i comportamenti umani all’interno di un sistema di valori, allora vedremo quanto la relazione fra
comportamenti individuali e dinamiche collettive possa portare a risultati diversi e lontani da quelli previsti dall’approccio della
massimizzazione dell’utilità individuale
(…).
La versione completa dell’articolo è su
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CAMPANIA
Sabato 15 dicembre
MERCATO EQUO SOLIDALE Saranno i
portoni settecenteschi e ottocenteschi del
quartiere di Visciano a Calvi Risorta a fare da
scenario per la III edizione del Mercatino di
Natale Equo e Solidale organizzato dalla
Piccola Libreria 80mq. Uno spazio fatto di
musica, teatro, culturale, artigianato, cibi
tradizionali delle nostre terre, arte del riuso
ma soprattutto banchetti e espositori che
vendono proprie produzioni per finanziare
progetti solidali e proporre un modello di
economia in cui non c'è profitto ma guadagno socializzato.
■ Piccola Libreria 80mq, via Garibaldi
Calvi Risorta (Ce)
LAZIO
Sabato 15 dicembre, ore 17
ORA BASTA CEMENTO Assemblea pubblica dal titolo Ora basta cemento. Difendiamo
il nostro territorio Intervengono: Mario Galli Introduce e coordina - Comitato dei Cittadini,
Enrico Del Vescovo - presidente di Italia Nostra Castelli Romani, Roberto Andreani - Comitato dei Cittadini. Giovanni Caso - magistrato.
Partecipano: Gabriele Mori - sindaco di Grottaferrata, Maria Giuseppa Elmo - Assessore
alle politiche sociali, Luciano Andreotti, assessore all’urbanistica.
■ Parrocchia San Giuseppe a Squarciarelli, via Vittorio Veneto, 2, Grottaferrata (Rm)
Domenica 16 dicembre, ore 16.30
RICONVERSION ECOLOGICA Si svolgerà
l'Assemblea Programmatica degli Ecologisti
dei Verdi, delle realtà civiche e di quelle
animaliste. Il titolo dell'Assemblea di domenica è RipariAMO l'Italia! «Riconversione Ecologica», Beni Comuni e Ecologia della Politica,
le nuove chiavi per cambiare il Paese.
■ Centro Congressi Frentani, via dei
Frentani 5, Roma
SICILIA
Sabato 15 dicembre, ore 21
TERRE FORTI Secondo appuntamento per
la stagione teatrale 2012/13 di “Terre forti”,
l'ensemble artistico diretto dall'attore, regista
ed autore librinese Alfio Guzzetta. Ed ecco un
episodio onirico di teatro-danza, portato in
scena dalla compagnia «Adif – la bottega
dell'arte»: è «Catania, la terra dell'ara», scritto e diretto da Francesca Romana Di Giorgio.
Fino a domenica 16 uno spettacolo di ampio
respiro collettivo che gioca con forme, colori
e musiche. Ecco «Catania, la terra dell'ara»,
per la regia di Francesca Romana Di Giorgio.
■ Teatro Tezzano, via Tezzano 40,
Catania
VENETO
Sabato 15 dicembre, ore 18
IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA Incontro dibattito con Loris Campetti
(scrittore e giornalista de il manifesto): «La
democrazia ai tempi di Marchionne - Tra
liberismo e populismo qualunquista: le nuove
resistenze». Interverranno: Luciano Padovani,
segretario Anpi sez. Sinistra Piave «La Spasema»; Luca Zuccolotto, segretario Fiom-Cgil
Belluno; Ludovico Bellini, segretario Cgil Belluno. Seguirà (ore 20.30 circa) cena sociale di
sostegno a il manifesto presso il Ristorante
«Al Giardinetto» di Trichiana (euro 18,00 +
quota volontaria a favore de il manifesto).
Prenotazione obbligatoria. Possibilità di scelta vegetariana/non vegetariana; segnalare
eventuali intolleranze alimentari. Per info e
prenotazioni cena: Benedetto Calderone [email protected] - cell. 334 7001586
■ Sala S. Felice, piazza Merlin, Trichiana (Bl)
Tutti gli appuntamenti a: [email protected]
–
Una psichiatra francese, Danièle Canarelli, è stata incriminata di omicidio involontario a causa di un assassinio commesso
da uno dei suoi pazienti affetto da schizofrenia. A Marsiglia lo scorso 13 Novembre all’apertura del processo il presidente del tribunale ha detto: «Non si giudica
qui la psichiatria né gli psichiatri. Si tratta di sapere, in una situazione concreta,
se un errore vero e proprio è stato commesso. Non può esistere l’impunità, la
società non lo accetta». Il discorso sembra sensato ma, nella sostanza, è incongruo. Cosa significa, in effetti, che la società non accetta l’impunità? Se il paziente di Canarelli ha commesso l’omicidio nel pieno delle sue facoltà mentali è
punibile, se così non è stato non lo è.
Punire al suo posto lo psichiatra, per
difetto di sorveglianza, non è giustizia. La
connessione di un omicidio commesso
le lettere
COMMUNITY
INVIATE I VOSTRI COMMENTI SU:
www.ilmanifesto.it
[email protected]
A proposito dell’appello
«Il miglior modo per spegnere Radio
Popolare Roma è chiedere che non
venga spenta».
L‘appello agli ascoltatori ed agli
interlocutori politico-sociali-sindacali-culturali «per salvare Radio Popolare Roma significa
1. affermare che tutta l’esperienza
di questi sei anni sta per chiudersi
definitivamente;
2. lanciare un grido di allarme che
potrebbe sconcertare e disorientare
chi ancora con interesse e passione
assicura il suo contributo economico per l’esistenza di Radio Popolare
Roma (gli ascoltatori, gli abbonati e
gli inserzionisti pubblicitari).
Così non è.
Radio popolare Roma non sarà
spenta e la sua esperienza continuerà.
Certamente la crisi economica ha
colpito duramente la società editrice e l’emittente nel suo complesso,
costringendole alla riduzione delle
Piazza Fontana, cosa capire?
Nel dicembre del 1969 ero militare
a Milano, ho ritrovato una agendina
dove avevo annotato che la mattina
del 12 dicembre dalle 8,30 alle
12,30 ero di servizio al centro trasmissioni del III Corpo d’Armata,
allora collocato in via Verdi dalle
parti della Scala, ed il giorno dopo
sabato, montavo dalle 18,30 alle
24,00. La caserma nella quale alloggiavo era in Corso Italia, a fianco della quale allora era collocato
il Circolo sottufficiali di Presidio. Di
quei due giorni ricordo vividamente
solo il suono delle sirene che impaz-
zavano per la città, ma da quarantatre anni, ogni volta che il pensiero
corre alla strage di Piazza Fontana,
mi assale identico un senso di scoramento, un senso di ingiustizia
tristemente rinnovato negli anni, e
sempre confermati entrambi dall’atteggiamento che lo Stato Italiano,
nel suo insieme, quello Stato che
assomma in sé per forza di cose i
buoni e i cattivi «servitori», ha sempre tenuto nei confronti di noi cittadini, considerati di fatto, quando va
bene, non all’altezza di conoscere
la verità e quando va male, solo
Lungi da me qualsiasi intenzione di sfottimento.
Forse solo pochissimi erano a conoscenza di questa
ultima coda giudiziaria originata da alcuni recentissimi spunti investigativi. Ne ho scritto solo per informare, senza voler alimentare illusioni. In questa
vicenda, pur nella sua scandalosa conclusione giudiziaria, le inchieste che si sono succedute hanno comunque permesso di sedimentare una mole imponente di testimonianze, proveniente soprattutto da
spese, all’intervento su tutti indistintamente i rapporti di lavoro, e a
scelte molto dolorose ma che ci
auguriamo transitorie e di breve
durata.
Noi, in qualità di Direttore Responsabile e di Direttore dei Programmi,
ribadiamo di voler · rilanciare il rapporto strategico-editoriale, iniziato
ormai nove anni fa, con Radio Popolare di Milano / Popolare Network
· continuare ad essere una radio di
informazione locale-nazionale pluralista, indipendente;
· parlare ancora di diritti civili, lavoro, crisi, ambiente, convivenza, precariato, antimafia,
cultura, antifascismo, beni comuni,
partendo dai territori e dalla società
civile;
· tenere «aperti» i microfoni per tutti
e soprattutto per quelli che non hanno voce.
Ma dobbiamo anche, realisticamente, ammettere che la proposta radiofonica praticata in questi anni a
Roma, in un situazione economica
drammatica, va ripensata. Non nei
contenuti fondanti della nostra proposta editoriale (concretizzata dal
lavoro di tutti in una rete di contatti
e di interlocutori amplissima con
cui vogliamo continuare a collaborare), ma nelle forme, nei tempi e,
purtroppo, nel numero delle persone che possono contribuire a realizzarla.
A spingere in questa direzione oltre
alle già ricordate difficoltà economiche hanno contribuito anche i tagli
all’editoria ed ai rimborsi operati
dal governo. A ciò si sono sommati
numerosi fattori negativi legati ai
risultati conseguiti in questi 7 anni
di programmazione:
· i risultati insoddisfacenti di numerose e faticose campagne abbonamenti che ci hanno portato solo circa
400 abbonati,
· Il mancato decollo del contatto diretto e immediato con gli ascoltatori
· gli ascolti sempre inferiori alle attese, particolarmente in alcune fasce
locali.
· la raccolta pubblicitaria, già filtrata
secondo parametri di compatibilità
etica, deficitaria.
Di fronte a prese di posizione ufficiali e ad articoli di stampa basati, a
nostro avviso, su notizie parziali e
fuorvianti, abbiamo sentito l’esigenza di chiarire in modo netto l’attuale
situazione di Rpr che seppur in mezzo a mille difficoltà, vuole rivolgere
un occhio al futuro. La Radio non
parteciperà alla discussione pubblica di giovedì, considerandola una
iniziativa promossa senza nessun
Un obiettore «straordinario»
Ernesto Milanesi
iusto alla vigilia del "compleanno" della legge 772, all’unanimità il consiglio
comunale ha proclamato Alberto Trevisan cittadino onorario di Padova. Una delibera
che ha avuto bisogno di un paio d’anni di "metabolismo" all’interno della maggioranza di
centrosinistra. Ma alla fine conta soltanto il risultato: «Sono davvero felice: Alberto se lo meritava perché è una figura straordinaria. E sono orgogliosa che possa rappresentare Padova
nel mondo come testimone della cittadinanza
attiva, capace di non mettersi in riga ma di
non tradire mai i diritti fondamentali» commenta Daniela Ruffini, presidente del consiglio comunale subito dopo l’approvazione.
La proposta di mettere fino in fondo in Comune l’esperienza di Trevisan era scaturita da
monsignor Giovanni Nervo ("inventore" della
Caritas) e dall’avvocato Paolo Berti che ha difeso il pioniere dell’obiezione di coscienza fin
dal primo arresto. Così, a 40 anni di distanza,
Padova ritorna ad essere «capitale» di una sorta dicivitas più che alternativa al terzo settore
della sussidiarietà che oggi va tanto di moda.
Schizofrenia della giustizia
Sarantis Thanopulos
violenza di uno schizofrenico è la repressione pura e semplice. La domanda di
sicurezza contro la violenza si sta sovrapponendo alla domanda di cura del dolore in modo del tutto ideologico. La pericolosità sociale degli schizofrenici non è
supportata da dati statisticamente significativi. Inoltre, è molto più frequente che
siano vittime piuttosto che autori di violenza. I delitti degli schizofrenici sono
sopravalutati sul piano della loro reale
pericolosità, perché si sposta verso il
disordine della psicosi conclamata e
diagnosticata l’inquietudine, ben più de-
tipo di condivisione con tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori della radio,
nè con l’ editore dell’emittente.
Pasquale Melchiorre, Direttore
Responsabile
Massimiliano Guerrieri, Direttore
dei Programmi
Precisazione
Per i quattro gatti a cui può interessare (un paio dei quali mi hanno
telefonato ieri per dirmi: «ma come,
appena due di settimane fa hai
scritto che sospendi la firma e poi
firmi un pezzo?»), voglio precisare
che il Maurizio Matteuzzi che nel
manifesto di ieri (pag.10) ha firmato l’articolo «Il reality show dell’università» non sono io ma è un mio
omonimo che si occupa di tutt’altro
rispetto a quello di cui mi sono occupato io nei decenni in cui ho lavorato al giornale. Io, insieme agli altri
che hanno sottoscritto la lettera
apparsa sul manifesto del 30 novembre scorso, naturalmente mantengo la decisione di sospendere la
firma. Magari sarebbe stato «carino» se in un asterisco in fondo all’articolo di ieri l’omonimia fosse
stata esplicitata. Ma capisco che
non è più tempo di «carinerie» (leggi fair play).
Maurizio Matteuzzi
Ma soprattutto offre il pretesto di rileggere la
storia di Alberto: non ha esitato a disubbidire
alla cartolina precetto, pagando con il carcere
militare la scelta di non vestire la divisa, non
imbracciare le armi, non «servire» la guerra.
Con la sua coerente testimonianza, Trevisan
ha poi «contaminato» fabbriche e sindacato,
scuole e università, municipi e operatori sociali. Un’intera vita senza piegare la testa ai compromessi né alle facili scorciatoie.
Il nonviolento fedele a Capitini, don Milani,
Langer ha rappresentato un punto di riferimento per gli obiettori alla leva epoi per i volontari del servizio civile attuale. Ho spezzato il
mio fucile riassume la storia di una persona
straordinaria, speciale, inimitabile. Così, insieme a Trevisan, si soffia più volentieri sulle candeline della legge 772, datata 15 dicembre
1972 e "archiviata" nel 2004 insieme alla leva
obbligatoria.
VERITÀ NASCOSTE
da schizofrenico alla mancanza di attenzione adeguata da parte dello psichiatra
che l’aveva in cura è arbitraria. La responsabilità degli psichiatri è quella di curare
i loro pazienti (rendere la loro esistenza
vivibile), non quella di prevedere e di
prevenire le eventuali loro azioni dannose
per proteggere la società. Ogni previsione in questo campo è, peraltro, altamente fallibile perché la stessa impasse emotiva può avere in persone diverse, ma
anche nella stessa persona, esiti diversissimi nel comportamento per cui l’unica
prevenzione sicura contro la potenziale
degni di conoscerne una manipolata e deviante la nostra capacità di
giudizio. Leggo, in occasione del
43˚ anniversario, che ci sarebbero
nuove «confessioni da approfondire», ne parla dalla prima pagina del
manifesto del 12 dicembre Saverio
Ferrari, che a pagina 15 conclude
così il suo pezzo: «Perché non provare a capirci di più?».
Senza nessun intento polemico nei
confronti di Ferrari chiedo: magari
(sicuramente) senza volerlo, che
fa?, sfotte?
Vittorio Melandri
chi operava nei gruppi stragisti, oltre a una ricca documentazione di tipo istituzionale (in particolare
dagli archivi dei servizi segreti e del ministero degli
Interni). Materiale fondamentale per chiunque voglia sapere cosa sia stata la strategia della tensione
in Italia. L’eventuale riapertura di una nuova indagine sulla strage di piazza Fontana, almeno da questo punto di vista, non sarebbe del tutto inutile.
Saverio Ferrari
RICONOSCIMENTI
G
❚
Posta e risposta
stabilizzante, provocata dai delitti molto
più frequenti commessi da persone da
tutti considerati «normali» che improvvisamente esplodono catastroficamente in
senso psicotico. In realtà il delirio e la
deformazione manifesta del rapporto con
la realtà proteggono dalla violenza: se la
trama delirante regge riesce a mantenere
vivo il legame personale e il coinvolgimento con l’altro, seppure in forma dolorosa e frammentaria. Nei normopsicotici,
invece, la struttura psichica si compatta
in modo estremo per non cedere (su
assunti deliranti ma senza lo sviluppo di
–
un delirio vero e proprio) e il legame con
l’altro è nella sua essenza spersonalizzato, tutto centrato sull’iperadattamento
all’ambiente circostante. Il soggetto sofferente di questa forma di psicosi «fredda»
appare allo sguardo degli altri (perfino
dei familiari) come persona affidabile,
perché la sua presenza nel mondo (tutta
conformata alle norme sociali) non desta
impressione né fastidio. Finché catturato
in un coinvolgimento emotivo improvviso,
che rompe la corazza in cui vive, non si
sente minacciato a morte e uccide. Il 18
Dicembre, giorno previsto per la sentenza, Canarelli sarà condannata o assolta.
Ma giustizia non sarà comunque fatta in
una società che incoraggia il mimetismo
e reprime il dolore (con tutte le forme di
anestesia disponibili), scaricando sui
suoi membri più infelici e marginali le
sue responsabilità.