Risorse_files/Duomo di Santa Maria del Fiore

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Scuola Secondaria di I grado Pio X Artigianelli – Firenze Arte e Immagine – Prof. Fortunato Rao Cattedrale di Santa Maria del Fiore – Duomo di Firenze Storia. In questo luogo, fino al 1296, si trovava la Chiesa di Santa Reparata, il più importante centro religioso cittadino (all’interno della città si trovavano gli edifici romanici di Santa Reparata e dei SS. Apostoli; fuori dalla città si trovava San Miniato). Qui si svolgevano le più importanti cerimonie religiose. Alla fine del Duecento tutta la città fu oggetto della trasformazione più importante e più estesa della sua storia: intorno alla città romana ed alla centuriazione la città ha iniziato ad espandersi per l’incremento demografico, per la comparsa di ceti medi attivi (artigiani, mercanti) e l’incremento del commercio e -­‐ quindi -­‐ dell’economia cittadina. Nello sviluppo urbano che si registra tra il 1100 ed il 1250, si assiste al fenomeno, comune a molte importanti città, per il quale ognuna inizia la costruzione della propria cattedrale. A Firenze, quindi, il Governo dei Priori chiamò Arnolfo di Cambio per la costruzione della Cattedrale in luogo di Santa Reparata, ormai insufficiente ad accogliere il popolo fiorentino (Arnolfo era già impegnato, negli stessi anni, nel cantiere della Basilica di Santa Croce e, di lì a poco, nel 1299, fu chiamato alla realizzazione del nuovo Palazzo dei Priori (il palazzo del governo della città) che diventò, nel 1434 con l’avvento di Cosimo il Vecchio, Palazzo della Signoria e che oggi conosciamo come Palazzo Vecchio (“vecchio” perché, nel 1565, il governo della città fu portato a Palazzo Pitti). L’iniziativa della costruzione di una cattedrale, che normalmente partiva dal vescovo, a Firenze parte dal governo della città a testimoniare che non c’era distinzione tra la vita civile e la fede; il controllo della costruzione (fabbrica) e delle fasi di lavoro era gestito dall’ “Opera”, mentre con il termine “fabbrica” si intendeva tutto ciò che concerneva la costruzione ma anche la successiva manutenzione della cattedrale, non solo per l’esecuzione materiale ma anche per l’amministrazione dei beni che ad essa erano destinati. La crescita della cattedrale, come tutte le cattedrali gotiche, avviene in tempi molto lunghi, impegnando anche diverse generazioni di uomini; ciò ne ha fatto non solo il simbolo di uno periodo artistico ma il simbolo dell’intera cultura del tempo. Per costruire la cattedrale furono demoliti diversi edifici che si trovavano nei dintorni di Santa Reparata e, per continuare ad avere un luogo di preghiera per tutto il popolo, Arnolfo decise che la nuova cattedrale dovesse sorgere “intorno” all’esistente che, perciò, fu inglobata nella costruzione. I lavori iniziarono l’8 Settembre 1296 (la data è importante perché l’8 settembre è, per la Chiesa, il giorno della Nascita di Maria) e la Cattedrale fu dedicata a Santa Maria del Fiore, a voler legare indissolubilmente la Vergine alla città di Firenze, mediante il suo simbolo, il fiore. Il termine “fiore” ha -­‐ perciò -­‐ un doppio riferimento: a Fiorenza (la città che costruisce la sua cattedrale) ed a Gesù, il fiore che scaturisce dal ventre di Maria. Arnolfo, nei primi anni del ‘300, morì e la fabbrica della cattedrale si fermò. Alla morte di Arnolfo erano stati costruiti solo il muro di facciata e quelli laterali ed era stata costruita solo una prima fascia di rivestimento (fino all’altezza degli attuali portali) sulla facciata. Questo rivestimento, non più visibile perché demolito nel corso del XVI secolo, riprendeva il disegno del Battistero e di San Miniato, con marmo Bianco di Carrara e verde Serpentino di Prato, ed aggiungendo il Rosso di Siena. Il cantiere ed i lavori restarono a lungo fermi, fino al 1330 circa quando il ritrovamento sotto Santa Reparata delle reliquie del venerato vescovo di Firenze -­‐ San Zanobi -­‐ diede nuovo impeto alla costruzione. L'Arte della Lana, che aveva ricevuto l'incarico di sovrintendere alla costruzione, nel 1334 affidò la direzione dei lavori a Giotto, assistito da Andrea Pisano. Giotto si concentrò sul Campanile di cui fornì un progetto e riuscì solo ad iniziare la costruzione perché morì dopo soli 3 anni nel 1337. Andrea Pisano continuò i lavori, anch'egli soprattutto sul campanile, fino alla sua morte per l'arrivo della peste (nel 1348); i lavori furono di nuovo interrotti per ripartire sotto la guida di Francesco Talenti, nel 1349. Questi portò a termine il campanile, secondo il disegno originario di Giotto, e portò avanti la costruzione della cattedrale modificando quello iniziale di Arnolfo. Dopo il 1359 i lavori furono diretti da Giovanni di Lapo Ghini che ultimò le prime tre campate (la cui principale caratteristica era la pianta quasi quadrata al posto delle tradizionali campate a pianta 1 Scuola Secondaria di I grado Pio X Artigianelli – Firenze Arte e Immagine – Prof. Fortunato Rao rettangolare, allora il modello dominante. Le immense campate (appena tre metri più basse delle volte della Cattedrale di Beauvais, le più alte del gotico francese) racchiudevano un immenso spazio con pochissimi sostegni. Nel 1375 l'antica chiesa di Santa Reparata fu definitivamente abbattuta. Le navate furono completate con la copertura tra il 1378 ed il 1380. Era la più grande Chiesa del cristianità e lo fu ancora per altri tre secoli quando fu superata per grandezza dalla Basilica di San Pietro in Roma e, successivamente, dalla Cattedrale di St. Paul a Londra; rimane comunque tra le tre Chiese piu grandi del mondo. Le pareti furono ricoperte all'esterno dalla decorazione a marmi policromi. Furono realizzate quattro porte laterali, fra le quali spiccavano per bellezza la Porta dei Canonici verso sud, in stile gotico fiorito, e la Porta della Mandorla verso nord, detta così per l'elemento contenuto nella cuspide gotica col bassorilievo dell'Assunta (opera di Nanni di Banco 1414-­‐1421). Sul lato nord si trova anche la Porta di Balla (o dei Cornacchini), con un protiro poco aggettante sostenuto da colonnine tortili che poggiano su leoni. Una leggenda popolare narra che ai primi del Quattrocento, un certo Anselmo, abitante in via del Cocomero (oggi, via Ricasoli), sognò di essere sbranato dal leone che era proprio quello della porta. Così, quasi a voler sfidare la belva decorativa, andò a mettere una mano nella bocca del leone; uno scorpione lì annidato lo punse a un dito ed il giorno dopo Anselmo morì. Sulle facciate laterali sono presenti sei bifore, dal disegno tipicamente gotico, al centro di specchiature scandite da lesene. Le ultime quattro verso il transetto danno luce all'interno mentre le prime due, forse per problemi statici, furono chiuse da Talenti anche perché la realizzazione dell'esterno dell'edificio non rispecchia il ritmo delle campate all'interno; questo fu uno dei motivi che portò alla rimozione di Talenti, dal dirigere i lavori, ed alla semplificazione della decorazione degli esterni che venne decisa oltre che per motivi estetici quanto per contenere le spese (tenete presente che il rivestimento marmoreo del Campanile di Giotto costerà, alla fine, quasi due milioni di fiorini, una cifra senza precedenti per l'epoca). Infine, venne innalzato il tamburo ottagonale con le stesse grandi finestre circolari. Nel 1421 la cattedrale era terminata, restava solo da coprire lo spazio del tamburo, un vuoto di circa 45 metri di diametro a 55 metri di altezza (perciò una impresa di difficile soluzione). Riuscire a coprire con un’unica struttura uno spazio così grande ed a tale altezza si rivelò infatti difficilissimo e per ben 125 anni (la base del tamburo ottagonale era finita già intorno al 1315) la cattedrale rimase con questo “problema” irrisolto. Una cupola, per essere costruita, aveva bisogno – come gli archi – di una struttura che la reggesse mentre la si costruiva: le cèntine; ma costruire delle cèntine di tali dimensioni impediva la realizzazione di qualsiasi tipo di cupola. Come costruire e dove appoggiare le enormi centine di legno che avrebbero dovuto sostenerla fino alla sua chiusura definitiva con la chiave di volta? Si pensò perfino, per ovviare alle cèntine, di innalzare dentro il duomo una “collina” di terra e monete per costruirvi sopra la cupola; il popolo, chiamato successivamente a recuperare le monete (tante) disperse nella terra, avrebbe provveduto a “smontare” la collina. Si arriva così al 1418 e per trovare una soluzione che permettesse di ultimare la cattedrale fu indetto un concorso (sulla base delle esperienze già effettuate per la porta nord del Battistero). In seguito al concorso, che ufficialmente non ebbe vincitori, Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti furono nominati “capomastri”. Il cantiere aprì i battenti nel 1420. Ma del progetto non vi era traccia; Brunelleschi aveva elaborato solo un programma dei lavori in dodici punti nei quali, in poche righe, aveva sintetizzato la struttura, la forma, le dimensioni dell’opera ma nessuna indicazione su come procedere alla sua costruzione. Da questo punto di vista, Brunelleschi, che fu il primo grande architetto del rinascimento, ma fu anche l’ultimo capomastro gotico (colui che costruiva la cattedrale per e con il suo popolo). La cupola della cattedrale, in realtà, non è una cupola (la cupola è il risultato di un arco "ruotato" attorno al proprio semidiametro e si chiama, infatti, cupola di rotazione, costituita da infiniti archi, ciascuno dei quali una volta completato si reggerà da solo), ma una volta ottagonale e, a differenza di una cupola di rotazione, una volta non può essere auto-­‐portante. L'impiego di cèntine, cioè di impalcature lignee cui affidare il sostegno delle murature in costruzione fino alla presa delle malte, era in questo caso indispensabile. 2 Scuola Secondaria di I grado Pio X Artigianelli – Firenze Arte e Immagine – Prof. Fortunato Rao Brunelleschi, nella sua assoluta genialità, aveva ideato come costruire la cupola senza l’uso di impalcature e cèntine, in modo che si reggesse da sola, una cupola “auto-­‐portante”. Brunelleschi non aveva alcun riferimento tecnologico per risolvere il problema di costruire la sua cupola che, in realtà è una volta a sesto acuto a pianta ottagonale; dovette letteralmente inventare il procedimento costruttivo in tutta la sua meccanica. Tutte le altre cupole che si è cercato di proporre come modelli del Brunelleschi o erano cupole di rotazione (autoportanti) o centinabili ed armabili, mentre quella di Santa Maria del Fiore non permetteva questi espedienti e quindi la sua costruzione fu un assoluto unicum nella storia dell'architettura. Brunelleschi trovò anche il modo di prendersi la sua rivincita nei confronti di Lorenzo Ghiberti (tra i due non correva buon sangue anche per l’assegnazione a quest’ultimo dell’incarico della porta nord del Battistero, dopo il concorso del 1401); entrambi erano stati nominati “capomastri” del cantiere e questa cosa non era piaciuta a Brunelleschi che passava tutte le intere giornate in cantiere (non essendoci un progetto disegnato per l’esecuzione della cupola, lui stesso, come i capomastri delle cattedrali gotiche stava in cima agli impalcati per indicare agli operai come procedere); per un periodo si finse ammalato ed il cantiere restò fermo per diverse giornate. L’Opera allora intimò a Ghiberti di far riprendere i lavori e di pensare lui a dirigerli. Ma Ghiberti non sapeva da che parte iniziare, non aveva alcuna idea di come far lavorare gli operai né di quali indicazioni dare, dovette così rinunciare al suo incarico con enorme soddisfazione del Brunelleschi che dimostrò la sua assoluta genialità. La cupola fu ultimata nel 1436 ed il 25 Marzo, giorno che la Chiesa ricorda per l’Annunciazione dell’Angelo a Maria, il messaggio del Verbo Incarnato. Restava da realizzare la lanterna (costruzione in marmo che si trova sulla cima della cupola). I lavori della lanterna iniziarono però solo nel 1446, pochi mesi prima della morte di Brunelleschi; essi proseguirono allora sotto la direzione dell'amico e seguace Michelozzo e furono terminati da Antonio Manetti il 23 aprile 1461. Nel 1472, il Verrocchio costruì la palla di bronzo che fu posta sulla sua cima. Anche per questo intervento furono necessarie le macchine inventate e costruite dal Brunelleschi. Fra i ragazzi di bottega che aiutarono il Verrocchio in questa difficile operazione c’era il giovane Leonardo da Vinci. L’interno. L’interno è a croce latina ed ha un aspetto sobrio, molto spoglio. Arnolfo stesso l’aveva concepita come “l’utero della Madonna” ed il bugnato della pietra forte sottolinea questo, come l’interno di uno scrigno dov’è custodito un bene preziosissimo. All’inizio della navata si può accedere agli scavi che mostrano i resti dell’antica Santa Reparata. Al centro della controfacciata, il grandioso orologio dipinto da Paolo Uccello (1443). Il Duomo adempì nel corso dei secoli alle sue peculiari funzioni liturgiche, ma fu anche teatro di iniziative popolari e civili, ne sono testimonianza i due monumenti equestri affiancati dei condottieri Giovanni Acuto e Niccolò da Tolentino, rispettivamente dipinti da Paolo Uccello nel 1436, e da Andrea del Castagno nel 1455. Nello stesso contesto si colloca il ritratto di Dante che fu eseguito nel 1465, in occasione del secondo centenario della nascita del sommo poeta. L’interno della cupola, avrebbe dovuto essere, secondo Brunelleschi, decorato a mosaici come l’intradosso della cupola del Battistero. Evidenti problemi di peso di una tale realizzazione, fecero propendere per l’affresco: il Giudizio Universale fu iniziato da Giorgio Vasari, che fece la parte più alta, e fu proseguito da Federico Zuccari, fu ultimato nel 1579. Sono 3600 mq di affresco, uno dei cicli pittorici più grandi al mondo. Si deve a Baccio Bandinelli e Giovanni Bandini la realizzazione del coro marmoreo nel 1574, in sostituzione del precedente di legno. Nel Duomo si venera anche San Zanobi, vescovo di Firenze nel IV-­‐V secolo noto anche per il miracolo di San Zanobi ricordato dalla colonna posta accanto al Battistero; sotto l’altare della tribuna centrale è collocata la famosa Arca di San Zanobi, contenente le preziose reliquie, eseguita in bronzo da Lorenzo Ghiberti. Nella zona delle tribune, disposte a trifoglio, si trovano le Sagrestie: la Vecchia, detta ‘dei Canonici’, ha sopra la porta una lunetta raffigurante l’Ascensione -­‐ terracotta invetriata eseguita 3 Scuola Secondaria di I grado Pio X Artigianelli – Firenze Arte e Immagine – Prof. Fortunato Rao da Luca della Robbia intorno al 1450 -­‐ e la Nuova, detta ‘delle Messe’, che ha sopra la porta bronzea un’altra lunetta, sempre di Luca della Robbia, raffigurante la Resurrezione. « Structura si grande, erta sopra e' cieli, ampla da coprire chon sua ombra tutti e popoli toscani. » (Leon Battista Alberti) 4