comunicato stampa Antinoo - Soprintendenza Speciale per i Beni
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comunicato stampa Antinoo - Soprintendenza Speciale per i Beni
Roma, Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps a cura di Alessandra Capodiferro 15 settembre 2016 – 15 gennaio 2017 COMUNICATO STAMPA Roma, 14 settembre 2016 Un appuntamento per ripercorrere l’affascinante e intricata storia del ritratto marmoreo di Antinoo diviso in due frammenti: il volto e il busto. L’uno è conservato presso l’Art Institute di Chicago, l’altro al Museo Nazionale Romano e da oggi entrambi in mostra a Palazzo Altemps. Dopo Chicago, l’esposizione riunisce a Roma dal 15 settembre 2016 al 15 gennaio 2017 i due pezzi, assieme a una ricostruzione che ricompone l’originale, e ripercorre anche le ricerche che hanno consentito di identificare i due frammenti come parti di un’unica scultura. Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma e dal Museo Nazionale Romano con Electa, l’iniziativa è curata da Alessandra Capodiferro. L’identificazione e il ricongiungimento dei due pezzi sono stati possibili grazie alla collaborazione di specialisti e studiosi del J. Paul Getty Museum, dell’Art Institute e dell’Università di Chicago. Il risultato di questa ricerca avviata un paio d’anni or sono è adesso visibile a Palazzo Altemps, grazie al modello 1:1 in gesso del volto di Antinoo accostato al busto: è così restituito l’aspetto originario che l’opera aveva in età romana. Il viaggio da Roma a Chicago di questo frammento è un’ulteriore prova della forza straordinaria del mito del giovane Antinoo, del quale si contano già in antico numerosi ritratti e repliche. Anche la contemporaneità ha mostrato grande interesse per il favorito di Adriano, come rivela la fotografia di Olivier Roller che completa questo focus espositivo sul celeberrimo ritratto di Antinoo e la sua storia. SCHEDA INFORMATIVA titolo Antinoo. Un ritratto in due parti sede Roma, Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps Piazza di S. Apollinare 46 www.archeoroma.beniculturali.it date al pubblico 15 settembre 2016 – 15 gennaio 2017 mostra a cura di Alessandra Capodiferro promossa da Soprintendenza Speciale per il Colosseo, e l’area archeologica centrale di Roma Museo Nazionale Romano organizzazioneElecta orari dalle 9.00 alle 19.30 - chiuso il lunedì la biglietteria chiude alle 19 biglietti intero 7 € - ridotto 3,50 € il biglietto è valido 3 giorni e consente l’accesso anche alle altre sedi del Museo Nazionale Romano (Palazzo MassimoTerme di Diocleziano - Crypta Balbi) informazioni tel. +39 06 39967700 e visite guidatewww.coopculture.it ufficio stampa Luca Del Fra Electa Gabriella Gatto tel. +39 0647497 462 [email protected] ANTINOO. UN RITRATTO IN DUE PARTI ROMA Il volto assorto, malinconico, i folti riccioli separati da una notevole linea di frattura che percorre la testa e contorna il ritratto – aggiunto in età moderna a integrare la parte mancante del busto antico – l’Antinoo del Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps incanta per la sua dissonante bellezza. L’opera doveva far parte del primo nucleo di sculture antiche raccolte per la propria collezione dal cardinale Ludovico Ludovisi tra il 1621 e il 1623, esposta nella splendida villa edificata sul Quirinale. Nel 1641 l’inventario della collezione registra un busto di “Antonio” di dimensioni maggiori del vero che potrebbe in realtà essere il nostro Antinoo. Nel 1693 P. Rossini nel volume Mercurio errante delle grandezze di Roma menziona “il Busto di Antino” tra i marmi collezionati dal cardinale nel Palazzo Grande della Villa Ludovisi. È verosimile che l’Antinoo documentato da queste fonti antiquarie avesse perso gran parte del volto antico in un’epoca difficile da stabilire con certezza, forse anche prima che entrasse a far parte della collezione Boncompagni Ludovisi. È certo che il busto fosse completato da un ritratto di restauro quando J. J. Winckelmann nel 1756 visitò la Villa Ludovisi annotando nel suo taccuino che l’Antinoo aveva un volto “nuovo”. Nella villa il busto rimase esposto fino alla fine dell’Ottocento quando ormai avevano avuto inizio le vicende della vendita della proprietà e dello smembramento delle raccolte. Nel 1901 lo Stato Italiano acquista il nucleo più importante della collezione Boncompagni Ludovisi – e con questa l’Antinoo – definitivamente allestita dal 1997 nel Museo di Palazzo Altemps. CHICAGO Il frammento di ritratto di Antinoo – canonici i bei tratti, sensuali e torbidi – entra a far parte delle collezioni dell’Art Institute di Chicago nel 1922 per essere donato al museo due anni più tardi. La vicenda moderna della scultura ha inizio alla fine dell’Ottocento quando la compravendita di pezzi antichi animava, tra Roma, Atene e l’Egitto, un febbrile mercato antiquario: direttori e agenti di musei di nuova fondazione, europei e americani, esploravano i luoghi dell’archeologia alla ricerca di opere d’arte per le proprie collezioni. A Roma nell’aprile del 1898, C. L. Hutchinson, primo presidente dell’Art Institute di Chicago, acquista per la sua collezione privata il frammento di ritratto correttamente identificato come Antinoo e montato come fosse un altorilievo dal venditore, l’artistaantiquario A. Simonetti. Così compare in una fotografia del 1913 in un articolo pubblicato su Art in America. Nel 2005 W. Raymond Johnson, egittologo all’Università di Chicago, suggerisce l’ipotesi che i due pezzi – di Chicago e Roma – appartenessero originariamente a una medesima scultura come sembra potersi confermare in base alle ricerche fin qui condotte, completate dall’analisi del marmo, lunense in entrambi i pezzi. DF ANTINOO Il canone di bellezza ideale attribuito nell’età moderna alle raffigurazioni di Antinoo, la perfezione delle fattezze del volto, i morbidi riccioli, la nudità del corpo armonioso e possente, indurrebbe ad avvicinare – con una forzatura cronologica e culturale – il ritratto e il tipo statuario a un’ultima creazione dell’arte greca piuttosto che all’arte romana. Nella storia dell’arte classica personalità e immagine del giovane di origine greco-orientale si fondono in un tutt’uno, integrando nella sua figura quei valori estetici, autoriali e di originalità rari nell’arte romana. Se ne innamorò Adriano, l’imperatore innamorato della grecità, e se la relazione non diede scandalo, scandalizzò la commozione suscitata nell’imperatore dalla morte dell’amato, avvenuta per disgrazia durante una navigazione sul Nilo. Antinoo è così consegnato a una fama senza tempo in un’immagine cristallizzata del tutto lontana dalla complessità della costruzione iconografica del personaggio che, quasi al pari di Adriano, potrebbe definirsi varius, multiplex et multiformis, esibendo un’iconografia composita di matrice romana, greca, egiziana, ispirata da modelli diversi per ambito culturale, ideale e religioso che riflette lo spirito del tempo. Nel notevole repertorio delle raffigurazioni che ne deriva, Antinoo è visto, in ragione del culto tributatogli subito dopo la morte da Adriano, soprattutto in Oriente, nella sua natura divina come Osiride, Dioniso, Apollo, Asclepio o assimilato a divinità agresti. Tra le iconografie che lo ritraggono nella sua natura terrena, un posto a parte è occupato dalle scene di caccia, una passione condivisa in vita dal giovanetto e dall’imperatore. Incarnazione della bellezza fuggevole della gioventù, l’immagine di Antinoo si accende di interesse antiquario nel Rinascimento e in età barocca, dopo l’oblìo succeduto alla morte di Adriano e durato per secoli. Nel Settecento è J.J. Winckelmann a consacrarne la fama, egli stesso sedotto dal fascino del giovane, bello e sfortunato amasio di Adriano, il cui destino è segnato dalla grazia precaria di un amore elettivo e da una morte tragica e misteriosa. Da un fuorviante vagheggiamento sensuale nasce nella letteratura di età moderna l’immagine erotica di Antinoo resa in versi densi di malinconico desiderio da W. Irwing, O. Wilde, F. Pessoa. È questo medesimo sentimento che pervade la narrazione di Adriano nella visione ormai pietrificata dell’amato, rappresentato come altrove mai, nella villa tiburtina scenario delle Memorie di M. Yourcenar. Non estranea alla contemporaneità, l’immagine di Antinoo si pone come “immagine di culto” che in un continuum temporale ha connotato storia e leggenda, iconografia e letteratura, studio e invenzione. MC