5° CONVEGNO NAZIONALE ANISC

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5° CONVEGNO NAZIONALE ANISC
 Abstract Book
A.N.I.S.C.
(Associazione Nazionale Italiana Senologi Chirurghi)
5° Congresso Nazionale
Catania 3-4 ottobre 2014
AESTHETIC SURGERY OF THE BREAST: IMPLICATIONS IN EARLY DIAGNOSIS OF
BREAST CANCER
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E. Bernardin , C. Casiraghi , M. Lamera , G. Baffa , C. Lunghi , L. del Re , A. Iamele , R. Raimondi , G.
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d’Ambrosi , G. Farina , N. La Verde , and A. Cordovana
1: S.C. Chirurgia Generale – Breast Unit – A.O. Fatebenefratelli – Milano
2: S.C. Oncologia – Breast Unit – A. O. Fatebenefratelli - Milano
Breast cancer is the most common tumor in women and is the only cancer for
which, in recent years, there has been a significant improvement of survival and
recovery.
The main cause of these results is related to the opportunity to perform an early diagnosis.
Today the majority of breast cancers in western countries is diagnosed at stage T1.
In the last decades aesthetic surgery and cosmetic treatments of the breast is dramatically
increased.
For some years are also been offered medical or para surgical treatments that, in
certain selected cases, may replace surgical treatments.
Cosmetic treatments and surgery however, can create conditions that make it more
difficult early diagnosis of possible future breast cancers. This situation should always be
considered whenever a patient asks to be put on the breast aesthetic treatments.
Cosmetic and reconstructive surgery developed new settings in early detection of
breast cancer.
Ultrasounds, digital mammography, MRI show complexes and unusual images which
need a specific and dedicated experience to be interpreted and sometimes many
procedures (repeated exams, FNAC, FNAB, VABB, surgical biopsies) are needed to
investigate these apparently suspected images.
The authors present their experience in the radiologic examinations of breast
patients operated showing the difficulties to identify cancer from benign lesions or
artificial images after aesthetic surgery or cosmetic treatments. Shall also be noted the
need to provide common rules and protocols that ensure current standards of treatment
without performing procedures that may in any way reduce the chances of future
diagnosis and treatment.
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NISC 2 IBERNOMA PURO DELLA MAMMELLA: CASE REPORT
Blundo C1, Despini L 1, Runza L 1, Giroda M 1, Sfondrini MS 1, Rognoni E 1, Sosnovskikh I 1, Vergani C 2,
Dellabianca CA1
1Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico – Milano 2Facoltà di Medicina – Università
degli Studi di Milano
Introduzione L’ibernoma è un raro tumore benigno a lenta crescita degli adipociti
multivacuolati prove- nienti dal grasso bruno, con una leggera prevalenza
femminile. Rappresenta l’1,6% dei tumori benigni lipomatosi e circa l’1,1% di tutti i tumori
degli adipoci- ti. E’ più frequente nella terza e quarta decade di vita. La posizione più
comune è la coscia, se- guita dalla spalla, dalla schiena e dal collo collo; è estremamente
rara la localizzazione mam- maria. Sono stati segnalati quattro tipi istologici; è
caratteristica un’abbondante vascolarizza- zione, mentre le atipie sono rare. Il trattamento
di scelta per l’ibernoma è la completa escis- sione chirurgica. Non sono stati registrati casi
di metastasi. Riportiamo il sesto caso di ibernoma mammario, precedentemente sono stati
descritti in let- teratura solo altri 5 casi.
Materiali e metodi Paziente di 55 anni, in menopausa da due anni durante i quali si è
sottoposta a TOS solo per pochi mesi, non familiarità per carcinoma mammario, in
anamnesi nulla di rilevante, riferisce solo tonsillectomia in età giovanile. I precedenti
controlli strumentali mammografici sono sempre stati negativi. Giunge alla nostra
osservazione in seguito ad autopalpazione di nodulo al quadrante superiore esterno della
mammella sinistra. Reca in visione una ecografia mam- maria bilaterale eseguita un mese
prima che descriveva la presenza di una lesione fibrolipo- matosa del diametro massimo di
4 cm nella sede del rilievo clinico. All’esame clinico: mam- melle simmetriche, non
alterazioni dei profili cutanei, palpatoriamente quadro di mastopatia fibroso cistica a piccoli
nodi; ben apprezzabile formazione nodulare di consistenza molle di circa 40 mm a
contorni sufficientemente definiti; non altre modularità in entrambe le mam- melle, non
secrezioni alla spremitura dei capezzoli; non linfoadenopatie alle stazioni ascellari e
sovra/sottoclaveari. Si invia pertanto la paziente a rivalutazione strumentale mirata per eventuale ago biopsia percutanea. Alla mammografia si apprezza una formazione
radiotrasparente di cui si riconosce il profilo, sottile e tenuemente radiopaco, di forma
ovalare e del diametro di 43mm circa. Ecograficamente la lesione si conferma ovalare a
margini netti, con diametro longitudinale di 43mm, disomogeneamente iperecogena con
debole segnale vascolare intralesionale al color- doppler. I caratteri ecografici e
mammografici appaiono compatibili con formazione a conte- nuto adiposo,
morfologicamente benigna. In considerazione delle dimensioni di questo nodulo di primo
riscontro, si decide di eseguire agobiopsia percutanea mediante core-biopsy con ago da
16G, sotto guida ecografica. All’analisi microscopica la neoplasia è composta da lobuli di
cellule separate da sottili setti fi- brosi intervallati da piccoli vasi. I lobuli sono composti da
una doppia popolazione cellulare che è frammista e costituita da grandi cellule poligonali
con abbondante citoplasma pallido e multivacuolato, membrana citoplasmatica ben
definita, nuclei centrali con fine cromatina e prominenti nucleoli e cellule con citoplasma
denso, eosinofilo, con citoplasma granulare e presenza di rare cellule riferibili ad adipociti
maturi. Non evidenza di necrosi né di mitosi. Il profilo immunofenotipico è: S100 positiva,
calretinina positiva. Gli altri anticorpi testati che sono risultati negativi sono: p53, CD68,
5° Congresso Nazionale ANISC 3 CD34.
Discussione e conclusione Gli ibernomi sono tumori benigni ad insorgenza dal tessuto
adiposo bruno che è normalmente
presente e attivo negli esseri umani fin dalla vita fetale intrauterina per tutta la vita adulta
re- siduando a livello del collo, delle ascelle dei glutei e del mediastino. Il fatto che la
maggior par- te degli ibernomi riportati in letteratura insorga nella coscia, che non è certo
sede usuale di grasso bruno residuo, ci mette in allarme riguardo la sua istogenesi.
Tuttavia, sembra possibi- le che le cellule mesenchimali precursori possano differenziarsi
in cellule del tessuto adiposo bruno a seconda delle condizioni locali di calore. Questo
potrebbe spiegare lo sviluppo di i- bernomi in sedi insolite come nel nostro caso. Non sono
stati finora descritti casi di metastasi o di recidive locali dopo escissione chirurgica
radicale.
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NISC 4 LA NOSTRA ESPERIENZA DI RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA IN PAZIENTI
TRATTATI CON CHIRURGIA CONSERVATIVA (PRS)
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Caponi C. , Littori F. , Fontanarosa V.M. , Giannessi P.G. , Zipoli G. , Milandri C.
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Senologia Chirurgica. Ospedale San Giuseppe, Azienda USL11 Empoli.
UOC Oncologia. Ospedale San Giuseppe, Azienda USL11 Empoli
FINALITA’
Verificare l’ipotesi che la somministrazione di una dose singola di radioterapia (iort) in
pazienti selezionate per una terapia conservativa (donne con tumore stadio iniziale) sia
equivalente alla somministrazione di una radioterapia convenzionale esterna
postoperatoria (ebrt) dopo chirurgia conservativa
L’obbiettivo principale è l’incidenza della recidiva locale e loco regionale nei tessuti a più
alto rischio di recidiva
Obiettivi secondari Mettere a confronto i gruppi di trattamento rispetto al sito della recidiva
nella mammella sopravvivenza senza recidive e sopravvivenza totale tossicità e morbilità
locale Protocolli separati tratteranno altri termini di confronto:
risultato cosmetico, soddisfazione della paziente e qualità della vita, economicità della
salute e rapporto costi/benefici
MATERIALI E METODI
Uso del sistema fotonico di radiochirurgia (PRS) come fonte di raggi-x con un raggio a
elettroni in miniatura a bassa energia (50 KV max) che scaturisce dalla punta di un tubo di
diametro di 3,2 mm
La fonte di radiazione viene inserita dopo l’escissione del tumore e accesa per 20-35
minuti per somministrare la radioterapia intaoperatoria mirata sui tessuti che sono a più
alto rischio di recidiva locale, la parete toracica viene protetta con dischi di tungsteno, il
tessuto cedevole del seno viene avvolto intorno alla fonte e conformato alla sorgente, il
trattamento viene effettuato in sala operatoria.
Le pazienti che per caratteristiche sfavorevoli riscontrate all’esame patologico del tumore
avranno la
radioterapia esterna in aggiunta (tranne che per il boost che è stato
somministrato intraoperatorio con il PRS)
5° Congresso Nazionale ANISC 5 RISULTATI
punto la metodica abbiamo randomizzato dal 01-06-2005 al 31-12-2010 92 pazienti nello
studio TARGIT, 50 pazienti hanno eseguito IORT con PRS e 42 pazienti sono stati
randomizzati EBRT.
Dal 01-01-2011 abbiamo iniziato ad usare la radioterapia intraoperatoria con PRS come
programma di trattamento unico radioterapico intra operatorio in casi selezionati,
seguendo rigorosamente i criteri di inclusione previsti nel targit, i pazienti trattati sono altri
123, prevediamo di trattare 3-4 pazienti al mese.
Al 30-08-2014 non abbiamo riscontrato eventi avversi nelle prime 6 settimane 1 recidiva
locale dopo 7 anni di follow up in una paziente operata nel 2007 per ca duttale infiltrante
8 mm QCI (microfocolaio di ca in situ 4 mm) Una paziente che ha effettuato la IORT ha
avuto un tumore della mammella contro laterale dopo un anno, una paziente controllata
dopo 12 mesi con mammografia e biopsia su un’area sospetta ha rivelato trattarsi di
liponecrosi.
CONCLUSIONI
La IORT è una metodica che ha vantaggi notevoli per le pazienti, un unico trattamento
intraoperatorio versus 30 EBRT, migliorando la qualità di vita delle pazienti con minori
danni attinici sui tessuti circostanti e riducendo anche i costi dei trattamenti.
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NISC 6 REPORT SULL’USO COMBINATO DEL RADIOTRACCIANTE E DEL VERDE DI
INDOCIANINA PER L’IDENTIFICAZIONE DEL LINFONODO SENTINELLA NEL
CARCINOMA MAMMARIO
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Caponi C. , Littori F. , Fontanarosa V.M. , Giannessi P.G. , Zipoli G. , Milandri C.
Senologia Chirurgica. Ospedale San Giuseppe, Azienda USL11 Empoli.
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UOC Oncologia. Ospedale San Giuseppe, Azienda USL11 Empoli.
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Stato dell’arte:
La metodica attualmente utilizzata come gold standard per l’identificazione del Linfonodo
Sentinella (LS) nel carcinoma mammario, prevede l’uso di un tracciante radioattivo (99mTc).
L’inoculo del radiotracciante deve essere eseguito da due a 24 ore prima dell’intervento
chirurgico in un centro di Medicina Nucleare. Si usano particelle colloidali di albumina
umana di dimensioni comprese tra 20 e 80 nanometri (Nanocoll), marcate con 99mTc.
L’iniezione viene eseguita di solito sotto il derma in corrispondenza della lesione
mammaria. La linfoscintigrafia può essere eseguita il giorno precedente l’intervento
chirurgico oppure il giorno stesso, almeno una o due ore prima dell’intervento ed è utile
per il chirurgo poiché consente di rilevare la sede e la presenza di uno o più linfonodi.
Durante l’atto chirurgico la metodica del radiotracciante prevede l’utilizzo di una sonda per
chirurgia radioguidata (RGS). La sonda converte la radioattività rivelata sia in un segnale
analogico che in un segnale acustico di intensità e frequenza proporzionale all’attività
presente nella regione in esame. Una volta individuato il sito di incisione più opportuno si
procede alla ricerca del LS basandosi unicamente sull’intensità del segnale rilevato.
Recentemente è stata sviluppata una nuova metodologia per l’individuazione del LS che si
basa sulla osservazione intraoperatoria e transcutanea della fluorescenza di un colorante
vitale, il verde indocianina (ICG), attraverso un camera medicale appositamente sviluppata
per eseguire delle angio-linfografie a fluorescenza: il Photo Dynamics Eye (PDE®). Tale
metodica prevede, una iniezione intraoperatoria del colorante vitale ICG. Tale colorante,
una volta drenato dal sistema linfatico, rimane intravasale permettendo di seguire in
dettaglio il decorso linfatico locale. Una volta illuminato transcutaneamente da una
sorgente di luce Light Emitting Diode (LED) che emette nell’infrarosso vicino o Near
InfraRed (NIR), il ICG emette fluorescenza e permette la visualizzazione del drenaggio
linfatico.
Nell’arco di pochi minuti il drenaggio linfatico raggiunge lo scavo ascellare e la
fluorescenza permette, di individuare il sito più idoneo di incisione cutanea. Una volta
eseguita l’incisione, la fluorescenza stessa farà da riferimento per l’individuazione
dell’esatta posizione del LS. Un controllo della fluorescenza nello scavo ascellare dopo
l’escissione del LS darà la conferma dell’avvenuta asportazione.
Obiettivo:
Validazione della nuova metodica, la linfografia a fluorescenza con ICG mediante il
5° Congresso Nazionale ANISC 7 confronto diretto con il metodo gold standard, il tracciante radioattivo (99mTc).
Metodi:
34 pazienti affette da carcinoma mammario e candidate a BLS con metodica standard.
32 pazienti erano affette da neoplasia monolaterale e 2 da neoplasia bilaterale, per un
totale di 36 procedure di BLS.
Alla normale metodica con radiotracciante in seduta operatoria si è affiancata la metodica
dell’imaging fluorescente tramite l’utilizzo del PDE® e l’iniezione del ICG. Tutte le pazienti
sono state sottoposte a BLS utilizzando contemporaneamente le due metodiche.
Eseguita l’iniezione di ICG (1ml) nel punto della proiezione cutanea del tumore, si procede
alla ricerca dei LS.
Si individuano e asporteranno dapprima i linfonodi fluorescenti (ICG+); ogni LS
fluorescente asportato sarà indagato mediante la sonda RGS al fine di determinare quali e
quanti risultano radio-positivi (99mTc+).
Completata l’escissione dei LN ICG+, si procederà al controllo dell’area per identificare
eventuali altri LN radio-positivi presenti e non asportati perché non fluorescenti (ICG-). In
caso di concordanza tra la localizzazione del radio-isotopo e dell’ ICG il linfonodo sarà
identificato/etichettato come linfonodo sentinella (LS).
In caso di discordanza, il linfonodo marcato dal radioisotopo sarà inviato come linfonodo
sentinella (LS) e quelli marcati con ICG come altro tessuto linfatico.
Abbiamo valutato la percentuale di concordanza tra i linfonodi individuati con l’utilizzo della
fluorescenza (ICG+) ed i linfonodi individuati tramite il tracciante radioattivo (99mTc+)
Non è stata registrata alcuna differenza di identificazione del LS tra le due metodiche.
Table 1. Tasso di identificazione
LINFONODI
ANALIZZATI
LINFONODI IDENTIFICATI CON
ENTRAMBE LE METODICHE (ICG+
/ 99mTc+)
LINFONODI IDENTIFICATI CON
ICG+
LINFONODI IDENTIFICATI CON
(ICG-/ 99mTc+)
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N + linfonodi positivi per presenza di metastasi;
2
N - linfonodi negativi per presenza di metastasi.
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N+
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N-
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NISC 8 Risultati:
La sensibilità della metodica in termini di identificazione del linfonodo sentinella è stata del
100% ( 60 su 60) per ICG e del 98.3% (59 su 60) per il 99mTc.
Per quanto riguarda i LS positivi per metastasi: 100% erano riscontrati con ICG, il 94.4%
con 99mTc . Il linfonodo “discordante”, risultato positivo al solo ICG era positivo per
metastasi.
Non sono state registrate reazioni avverse al colorante.
L’organizzazione della sala operatoria, la durata dell’intervento e l’anestesia non hanno
subito modificazioni.
Conclusioni:
La tecnica che prevede l’impiego del tracciante radioattivo (99mTc) rappresenta il gold
standard per la BLS. Questa metodica presenta numerose criticità e porta costi notevoli
sia per l'Azienda che per il paziente in termini di tempo e di risorse:
• Esposizione alla radioattività del paziente, del personale e trattamento del materiale
come radioattivo;
• Necessità di invio della paziente ad un reparto di medicina nucleare nei territori
limitrofi;
• Notevole impegno organizzativo per eseguire l'esame;
• Ulteriore accesso ai servizi sanitari del paziente prima dell'intervento.
L’uso di ICG si è dimostrato estremamente efficace e sicuramente equivalente al 99mTc.
Rappresenta dunque una metodica molto promettente nella BLS nel carcinoma
mammario.
5° Congresso Nazionale ANISC 9 VALIDITÀ DEL METODO OSNA: CASE REPORT.
G. Casamassima, M. Minafra, C. Punzo, A. Borzacchini.
U.O. Chirurgia Generale “Vincenzo Bonomo”. Direttore Prof. N.Palasciano.
INTRODUZIONE
Il metodo OSNA è una procedura molecolare che consente di identificare localizzazioni
metastatiche da carcinoma mammario nel linfonodo sentinella con una specificità del 96,5
%.
METODO
Nella fase iniziale di applicazione di tale procedura tutti i linfonodi ipercaptanti, oltre al
linfonodo sentinella, sono stati asportati e esaminati con metodo tradizionale. Nella nostra
esperienza abbiamo riscontrato 11 pazienti in cui più linfonodi si sono rivelati ipercaptanti:
quello più captante al tracciante radioattivo, è stato analizzato con metodo molecolare
OSNA, gli altri, invece,sono stati esaminati con istologia tradizionale.
RISULTATI
Nelle 11 pazienti il linfonodo sentinella è stato analizzato con metodica molecolare
risultando in tutti i casi negativo alla ricerca del mRNA CK 19. I linfonodi successivi al
primo, captanti con percentuale inferiore, sono stati esaminati con tecnica convenzionale
con ematossilina ed eosina.
In 3 casi però abbiamo verificato delle discordanze: una pz con LS OSNA negativo e nella
quale erano stati asportati 4 linfonodi macroscopicamente palpabili e captanti, ha
presentato all’istologia tradizionale positività per metastasi massive in tutti e 4 i linfonodi
e pertanto è stata sottoposta a linfadenectomia ascellare ; in un secondo caso la pz
presentava 2 LNF ipercaptanti , di questi il primo esaminato con metodo OSNA è risultato
negativo, l’ altro esaminato con metodica tradizionale è risultato positivo e ci ha indotti ad
effettuare la linfadenectomia. All’ esame istologico definitivo tuttavia tutti i linfonodi
ascellari asportati erano però esenti da neoplasia. Nel terzo caso, il LS è risultato
negativo con OSNA ma un secondo linfonodo asportato si è rivelato con metastasi
massiva all’ esame tradizionale pertanto la paziente è stata sottoposta a linfadenectomia
ascellare in un secondo tempo.
CONCLUSIONI
Pur confermando la alta sensibilità e specificità e rapidità di diagnostica intraoperatoria
della procedura molecolare di ricerca di metastasi linfonodali da tumore mammario, in 2
casi tale metodica non aveva consentito l’individuazione di localizzazioni metastatiche
sottostadiando la malattia e ritardando la linfadenectomia ascellare . Sicuramente l’
esiguità del campione non consente considerazioni conclusive ma ci induce comunque a
delle riflessioni : innanzi tutto probabilmente la selezione delle pazienti da sottoporre a
biopsia del linfonodo sentinella deve essere sempre accurata e mai applicata in maniera
routinaria e indistintamente su tutte le pazienti. Nel primo caso probabilmente c’era stata
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NISC 10 da parte nostra, una sottovalutazione clinica.
Inoltre siamo convinti che se
intraoperatoriamente si individuano linfonodi ipercaptanti questi debbano essere asportati
e rimaniamo convinti , al momento, che vadano esaminati con l’ istologia tradizionale sia
per non dilazionare ulteriormente i tempi operatori ma anche per discutere sulle
caratteristiche della neoplasia dopo l’ esame istologico definitivo e valutare le eventuali
opzioni terapeutiche.
5° Congresso Nazionale ANISC 11 PERITUMORAL LYMPHOVASCULAR INVASION IS THE MAIN PROGNOSTIC
FACTOR OF SENTINEL LYMPH NODE (SLN) METASTASIS IN EARLY BREAST
CANCER PATIENTS (PTS) WITH FAVORABLE PROGNOSTIC FEATURES: A
RETROSPECTIVE STUDY ON 345 CASES.
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C. Casiraghi , E. Bernardin , M. Lamera , G. Baffa , C. Lunghi , L. del Re , A. Iamele , R. Raimondi , G.
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D’Ambrosi , G. Farina , N. La Verde , and A. Cordovana
1: S.C. Chirurgia Generale – Breast Unit – A.O. Fatebenefratelli – Milano
2: S.C. Oncologia – Breast Unit – A. O. Fatebenefratelli - Milano
Background: SLN biopsy (SLNB) has been recognized as a standard procedure for
women with early breast cancer. Recently some studies reported the futility of axillary
lymph node dissection in pts who are SLN positive but bear favorable clinical and primary
tumor biological characteristics. Since we believe that SLNB could be avoided in specific
subgroup of pts, we designed this study in order to identify key primary tumor
characteristics and pts' clinical features that could influence the indication to perform SLN
biopsy.
Methods: Retrospective analysis was carried out in women who had undergone surgery
and SLNB for early breast cancer (pT1-2) from 2005 to 2013 at the Fatebenefratelli e
Oftalmico Hospital in Milan. The association between SLN positivity and age, menopausal
status, tumor size, histological grading, presence of extensive “in situ” components and
lymphovascular invasion, quantitative evaluation of Ki-67, oestrogen and, progesterone
receptors, HER2 expression was assessed by means of univariate and multivariate logistic
models.
Results: The records of 345 pts with early breast cancer who underwent surgery were
retrieved. Mean age was 61 years and 79% pts were postmenopausal. 85% were treated
with quadrantectomy and 66% had only one SLN removed. SLN metastasis was detected
in 24% of cases. Tumor size was <2 cm in 76% of pts, and 86% were of luminal subtypes.
Peritumoral lymphovascular invasion was detected in 32% of cases. At univariate analysis
a statistically significant association was found between tumor size [odds ratio (OR) 1.05,
confidence interval at 95% (95%CI) 1.01-1.08; p=0.005], histological grade (OR 1.50,
95%CI 1.04-2.16; p=0.029), presence of lymphovascular invasion (OR 3.81, 95%CI 2.276.37; p < .0001). At multivariate analysis, only lymphovascular invasion confirmed an
association with SNL positivity (OR 3.26, 95%CI 1.89-5.64; p < .0001).
Conclusions: Our data suggest that in a population with favourable early breast cancer
(luminal subtype, postmenopausal status and small tumour size) lymphovascular invasion
is associated with a higher risk of SLN metastasis.
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NISC 12 TRATTAMENTO CHIRURGICO DEL CARCINOMA MAMMARIO EREDO-FAMILIARE
C. Chiappa, V. Marchionini, M. Lavazza, A. Fachinetti, M. Marelli, M.G. Tibiletti*, F. Sessa*, G. Dionigi,
F. Rovera
Centro di Ricerche in Senologia – Università degli Studi dell’Insubria
Struttura Complessa di Chirurgia Generale 1 – Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese
*Unità Operativa Complessa di Anatomia Patologica, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese
INTRODUZIONE
Il carcinoma mammario eredo-familiare comprende i casi di aggregazione di carcinoma
mammario e/o ovarico con due o più parenti di primo grado affetti in una stessa famiglia
con dimostrazione di mutazione genetica; ha alta probabilità d’insorgenza in età precoce e
di presentarsi come forma bilaterale o multifocale/multicentrica. I geni maggiormente
implicati sono due: BRCA1 e BRCA2 presenti rispettivamente sui cromosomi 17 e 13. Il
rischio di sviluppare un carcinoma mammario controlaterale è superiore al 30% [1].
Le opzioni per la riduzione del rischio rientrano in tre categorie: sorveglianza diagnostica,
farmaco-prevenzione e chirurgia profilattica. Quest’ultima comprende la mastectomia
profilattica, in grado di ridurre il rischio di circa il 90% [2] e l’annessiectomia bilaterale, che
riduce del 98% il rischio di carcinoma ovarico e del 50% il rischio di carcinoma mammario
[3].
MATERIALI E METODI
Presso il Centro Multidisciplinare di Senologia dell’Ospedale di Circolo di Varese, dal 2008
ad oggi sono stati trattati 56 pazienti con carcinoma mammario eredo-familiare. Di questi
33 (59%) con test genetico positivo (17 presentano la mutazione del gene BRCA1 e 16
quella del gene BRCA2); nei restanti 23 (41%) il test genetico è tuttora in corso. Dei 56
pazienti trattati 53 (95%) sono di sesso femminile e 3 (5%) di sesso maschile; l’età media
è risultata essere di 46,2 anni (range 23-77 anni).
RISULTATI
Complessivamente nei 56 pazienti trattati sono stati effettuati 80 interventi chirurgici,
poichè 20 pazienti sono stati sottoposti a più di un intervento per la comparsa di recidiva,
di secondo tumore o di tumore controlaterale. Di questi ultimi, 8 hanno sviluppato una
recidiva a livello locale, con un tempo di latenza medio di 105 mesi (range 42-192 mesi),
mentre 9 hanno sviluppato un secondo tumore controlaterale. Per quanto riguarda le
neoplasie controlaterali, 4 sono state sincrone mentre 5 metacrone. Di questi 80 interventi
effettuati, 23 sono state mastectomie, 44 quadrantectomie e 5 nodulectomie. I restanti 8
interventi sono stati eseguiti a scopo profilattico. Sono state eseguite 7 mastectomie skin
nipple-sparing profilattiche controlaterali e 1 mastectomia skin-sparing. In un solo caso,
dopo intervento di mastectomia profilattica, si è verificata la necrosi del lembo di gran
dorsale utilizzato per la ricostruzione.
Per quanto riguarda il trattamento dei linfonodi del cavo ascellare, 22 pazienti hanno
subito la linfoadenectomia ascellare d’embleè. Trentotto pazienti sono stati invece
5° Congresso Nazionale ANISC 13 sottoposti, in prima battuta, alla biopsia del linfonodo sentinella. In 14 casi l’esame
estemporaneo ha avuto esito positivo e quindi si è proceduto alla linfoadenectomia
ascellare.
Dei 72 carcinomi mammari che sono stati asportati 53 (73,6%) sono risultati essere di
istotipo duttale infiltrante; in 14 casi (19,4%) l’esame istologico ha dato esito a carcinoma
intraduttale; in 2 casi (2,7%) a carcinoma lobulare in situ; in altri 2 casi (2,7%) a carcinoma
lobulare infiltrante e solo in 1 (1,6%) caso è stato asportato un carcinoma di istotipo
neuroendocrino. Sessantaquattro carcinomi (88,8%) sono risultati essere unifocali, 6
bifocali (8,3%) e solo 2 multifocali (2,9%). Il grading espresso è stato: 3 casi Grading 1
(4,2%), 38 Grading 2 (52,8%) e 31 Grading 3 (43%).
CONCLUSIONI
La gestione della donna ad alto rischio è spesso complessa, per questo dovrebbe essere
effettuata presso un Centro Multidisciplinare con la presa in carico della paziente da parte
di differenti Specialisti che, ognuno con le proprie competenze, offra alla donna un
percorso che possa conciliare la sua volontà alla sicurezza dal punto di vista oncologico.
BIBLIOGRAFIA
1) Rebbeck TR, Friebel T, Lynch HAT. Bilateral prophylactic mastectomy reduces breast
cancer risk in BRCA1 and BRCA2 mutation carriers: The PROSE Study Group. J Clin
Oncol. 2004;22:1055.
2) Kauff ND, Satagopan JM, Robson ME, Scheuer L, Hensley M, Hudis ,CA, Ellis NA,
Boyd J, Borgen PI, Barakat RR, Norton L, Castiel M, Nafa K, Offit K. Risk-reducing
salpingo-oophorectomy in women with a BRCA1 or BRCA2 mutation. N Engl J Med
2002;346:1609-15.
3) Peto J, Collins N, Barfoot R, Seal S, Warren W, Rahman N, Easton DF, Evans C,
Deacon J, Stratton MR. Prevalence of BRCA1 and BRCA2 gene mutations in patients
with early-onset breast cancer. J. Natl. Cancer Inst. 1999;91,943-949.
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azionale A
NISC 14 L’ATTIVITÀ DI FORMAZIONE IN CHIRURGIA SENOLOGICA NELL’AMBITO DELLA
SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN CHIRURGIA GENERALE.
Di Simone D., Sibilio A., Rocchi M., Pellegrini A., Serra M., Zanotti S., Taffurelli M.
Introduzione
Il percorso formativo nell'ambito della chirurgia senologica prevede che i medici in
formazione specialistica (MFS), coadiuvati da un tutor, effettuino un numero adeguato di
procedure chirurgiche al fine di ottenere, al termine della specializzazione, un training tale
da eseguire le sudette procedure in autonomia, così come consigliato dalle linee guida
EUSOMA1.
Materiali e metodi
Da Gennaio a Dicembre 2011 presso l’U.O. Chirurgia Generale Prof. M. Taffurelli
dell’Ospedale Sant’Orsola–Malpighi di Bologna, sono state effettuate 404 procedure
chirurgiche per patologia neoplastica della mammella. Nel periodo Gennaio-Luglio 2011 é
stato eseguito uno studio osservazionale sulla formazione in chirurgia senologica. Sono
stati presi in considerazione 170 casi consecutivi di patologia neoplastica maligna della
mammella sottoposti ad intervento chirurgico. In 66 casi, i MFS hanno partecipato in
qualità di primo operatore all’intervento - gruppo A, coadiuvati da un tutor strutturato.
Quest’ultimo gruppo è stato comparato con gli interventi effettuati nello stesso periodo
esclusivamente da medici strutturati in qualità di primo operatore - Gruppo B (104 casi). I
due gruppi sono risultati paragonabili sulla base del calcolo del P-POSSUM; differenza
non significativa statisticamente (morbilità A vs. B p=0.78; mortalità A vs. B p=0.25),
analisi eseguita mediante test di Fisher. I parametri valutati sono stati i seguenti: durata
della procedura chirurgica, radicalità della resezione, numero dei linfonodi asportati in
caso di dissezione ascellare (> 10) e durata della degenza. L’obiettivo principale è
dimostrare la presenza di eventuali significative differenze negli outcome tra i due gruppi.
Risultati
Nel complesso la durata media delle procedure chirurgiche non risulta essere influenzata
significativamente dalla partecipazione del MFS in qualità di primo operatore (valore medio
62.1 min per il gruppo A vs 39.1 min per il gruppo B (p= 0.7), ugualmente nel caso della
degenza media delle pazienti, risultata essere nel gruppo A 1.7 gg e nel gruppo B 1.5 gg
(A vs. B p = 0.48).
Nei 46 casi complessivi di intervento chirurgico in cui si è resa necessaria la dissezione
ascellare radicale, il numero totale di linfonodi asportati è risultato essere sempre > 10,
senza significative differenze tra i due gruppi ( A vs B p= 0.73). Nel caso di intervento
5° Congresso Nazionale ANISC 15 conservativo i margini di resezione sono risultati liberi in 24/24 casi nel gruppo A e 60/61
nel gruppo B (p>0,05).
Conclusioni
Dalla nostra esperienza, emerge che la partecipazione attiva dei MFS agli interventi
chirurgici di patologia mammaria non incide significativamente sugli outcome indagati. La
differenza dei tempi operatori tra i due gruppi non è risultata significativa. La radicalità
dell'exeresi e delle dissezioni ascellari risulta sovrapponibile, così come la durata della
degenza post-operatoria. In conclusione l'esecuzione degli interventi chirurgici da parte dei
MFS, tutorati da uno strutturato, risulta perfettamente compatibile con l’attività di una
Breast Unit, sia in termini di outcome perioperatori che dal punto di vista dell’impiego delle
risorse. Il dato fondamentale è comunque che il MFS deve essere adeguatamente formato
da un equipe specializzata prima di affrontare in autonomia tale chirurgia.
Bibliografia.
1. Guidelines on the standards for the training of specialised health professionals dealing
with breast cancer Cataliotti L et al. Eur J Cancer. 2007 Mar;43(4):660-­‐75. Epub 2007 Feb 5 5° C
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azionale A
NISC 16 CEREBELLITE PARANEOPLASTICA IN PAZIENTE AFFETTA DA CARCINOMA
MAMMARIO E CARCINOMA OVARIO SINCRONO – CASE-REPORT
Fachinetti A, Lavazza M, Marchionini V, Chiappa C, Marelli M, Dionigi G, Rovera F
Centro di Ricerche in Senologia – Università degli Studi dell’Insubria; Struttura Complessa di Chirurgia
Generale 1 – Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese
INTRODUZIONE: Le sindromi paraneoplastiche con sintomi neurologici sono
estremamente rare.
I disordini neurologici paraneoplastici sono definiti come tutte quelle complicazioni
neurologiche non associate a metastasi cerebrali.
La cerebellite paraneoplastica è una rara sindrome paraneoplastica caratterizzata da
degenerazione cerebellare con sintomi neurologici tipici. In alcuni casi si associa alla
positività per una specifica classe di autoanticorpi definiti anti-yo. Gli anticorpi anti-yo sono
autoanticorpi diretti contro le cellule del Purkinje che si riscontrano in una piccola
percentuale di tumori mammari e dell’ovaio.
MATERIALI E METODI: Descriviamo il caso di una paziente di 72 anni con sintomi tipici
di atassia cerebellare a cui sono stati riscontrati elevati livelli nel liquor di autoanticorpi anti
–yo.
La ricerca del tumore primitivo è stata eseguita sottoponendo la paziente ad ecomammografia bilaterale e TC total –body con riscontro di carcinoma mammario sinistro e
di neoformazione ovarica sinistra. La paziente è stata quindi sottoposta a mastectomia
sinistra con biopsia del linfonodo sentinella (esame istologico definitivo di carcinoma
duttale infiltrante, G3, triplo negativo); ad annessiectomia bilaterale, washing peritoneale e
biopsie peritoneali multiple (esame istologico definitivo di adenocarcinoma sieroso ovario,
G3).
RISULTATI: La sintomatologia neurologica, in accordo con la letteratura disponibile, si è
mantenuta stabile dopo l’intervento senza un significativo miglioramento del quadro
clinico.
La paziente è stata sottoposta inoltre a chemioterapia adiuvante con Paclitaxel
settimanale senza tuttavia miglioramento del quadro neurologico.
CONCLUSIONI: E’ stata quindi condotta una revisione della letteratura con dimostrazione
dell’esistenza di pochi casi che descrivono l’associazione tra cerebellite paraneoplastica e
tumore della mammella e dell’ovaio, con conferma della scarsa responsività della
sintomatologia neurologica al trattamento del tumore primario ed alla severa prognosi di
questa paziente.
5° Congresso Nazionale ANISC 17 BIBLIOGRAFIA
1. Sanders DB. Lambert–Eaton Myasthenic Syndrome: diagnosis and treatment.
Ann N Y Acad Sci 2003; 998:500–508
2. Graus F, Delattre JY, Antoine JC, et al. Recommended diagnostic criteria for
paraneoplastic neurological syndromes. J Neurol Neurosurg Psychiatry
2004;75(8):1135–1140
3. Rojas-Marcos I, Rosseau A, Keime-Guibert F, et al. Spectrum of paraneoplastic
neurologic disorders in women with breast and gynaecologic cancer.
Medicine 2003; 82(3):216-223.
5° C
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azionale A
NISC 18 TRATTAMENTO CHIRURGICO DEL CARCINOMA MAMMARIO NELLA DONNA
ULTRAOTTANTENNE: ESPERIENZA DI UN SINGOLO CENTRO
Fachinetti A, Marchionini V, Chiappa C, Lavazza M, Marelli M, Dionigi G, Rovera F
Centro di Ricerche in Senologia – Università degli Studi dell’Insubria; Struttura Complessa di Chirurgia
Generale 1 – Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese
INTRODUZIONE: Il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente nel sesso
femminile con incidenza variabile a seconda della fascia d'età.
Si stima che circa il 25 % delle pazienti affette da tumore della mammella abbia un'età
superiore ai 65 anni. Le pazienti anziane tuttavia sono le meno rappresentate negli studi
clinici riguardanti il trattamento della neoplasia mammaria in relazione principalmente
all'età e alle comorbilità.
MATERIALI E METODI: Lo scopo del nostro studio è stato di valutare le caratteristiche
biologiche del tumore mammario, la terapia e la sopravvivenza di un gruppo di pazienti
ultraottantenni sottoposte a chirurgia mammaria in un singolo Centro.
Abbiamo raccolto ed analizzato i dati di 68 pazienti ultraottantenni sottoposte a chirurgia
mammaria per carcinoma presso l'Unità Operativa di Chirurgia I – Ospedale di Circolo Università degli Studi dell'Isubria dal gennaio 2010 al dicembre 2013.
Sono state analizzate le caratteristiche anatomo - patologiche del tumore primitivo, il tipo
di intervento chirurgico eseguito, le terapie adiuvanti, le comorbilità della paziente, la
degenza media pre e post-operatoria e il follow-up.
RISULTATI: Trentaquattro pazienti sono state sottoposte a quadrantectomia (50%), 34
sono state invece sottoposte a mastectomia semplice; 49 pazienti (72%) sono state
sottoposte a biopsia radioguidata del linfonodo sentinella. Quattro pazienti sono state
sottoposte ad intervento chirurgico per neoplasia bilaterale sincrona. Una paziente è stata
sottoposta nella stessa degenza a chirurgia mammaria ed a gastroresezione con
linfoadenectomia per adenocarcinoma gastrico G2.
Delle 68 pazienti sottoposte a quadrantectomia il 62% (21 pazienti) ha eseguito
radioterapia adiuvante standard (60 Gray), le restanti non sono state sottoposte a
trattamento radioterapico per le comorbilità associate. La quasi totalità delle pazienti ha
intrapreso trattamento ormonale (59 pazienti) mentre solo nove pazienti sono state trattate
con chemioterapia adiuvante (13%).
L'istotipo più frequente riscontrato è stato il carcinoma duttale infiltrante, G2, tipo Luminal
A nella maggior parte dei casi; interessante segnalare il riscontro di carcinoma
indifferenziato G3 nel 20% delle pazienti trattate.
Le comorbilià più frequentemente riscontrate nel gruppo di pazienti trattate sono state
quelle cardio-vascolari, seguite dal diabete mellito di tipo II. Quattro pazienti sono
decedute per progressione di malattia, tre pazienti invece sono decedute per altra causa,
dopo un follow-up mediano di 24,4 mesi.
CONCLUSIONI: Durante la degenza ospedaliera, risultata complessivamente in media di
4,4 giorni, non vi sono stati eventi avversi (morte, infarto post-operatorio, insufficienza
respiratoria post-operatoria); questo, in accordo con la letteratura, documenta la fattibilità e
la sicurezza del trattamento chirurgico per carcinoma mammario nelle pazienti
ultraottantenni.
5° Congresso Nazionale ANISC 19 BIBLIOGRAFIA:
•
Kiderlen M, Bastiaannet E, Walsh PM, et al. Surgical treatment of early stage
breast cancer in elderly: an international comparison. Breast Cancer Res Treat 2012
Apr; 132(2):675-82
•
Schonberg MA, Marcantonio ER, Li D, et al. Breast cancer among the oldest old:
tumor characteristics, treatment choises, and survival. J Clin Oncol 2010 Apr;
28(12):2038-45.
•
O'Connor T, Shinde A, Doan C, et al. Managing Breast Cancer in the Older
Patient. Clin Adv Hematol Oncol 2013 June; 11(6): 341-347
5° C
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azionale A
NISC 20 RUOLO ATTUALE E PROSPETTIVE
SENTINELLA; NOSTRA ESPERIENZA
DELLA
BIOPSIA
DEL
LINFONODO
D.S. Fichera, G. Privitera, A. Marziani, L. De Meo, E. Petrolito, F. Caruso
U.O.C. di Chirurgia Oncologica HUMANITAS CCO Dir. Dr F. Caruso
Il "management" del cavo ascellare, nei pazienti con carcinoma mammario, si è evoluto
nel corso degli ultimi decenni modificando in maniera tangibile diagnosi, prognosi e
terapia, migliorando nettamente la qualità di vita del paziente. Abbiamo, infatti, assistito ad
un periodo di transizione dall'era in cui la dissezione ascellare era una pratica routinaria,
eseguita sempre e comunque, anche quando non necessaria, al momento in cui la
dissezione selettiva del linfonodo sentinella si fa strada in maniera concreta nella pratica
clinica, divenendo rapidamente una tecnica accreditata fino ad essere considerata uno
standard terapeutico per le pazienti con carcinoma mammario in stadio clinico I-II e
linfonodi clinicamente negativi o con linfonodi clinicamente sospetti ma con successivo
agoaspirato/agobiopsia negativo/a. La routinaria dissezione ascellare ha lasciato il posto
alla selettiva exeresi del linfonodo sentinella riservando la linfoadenectomia ai casi con
presenza di metastasi dello stesso, fino alla mancata dissezione ascellare in casi
selezionati, che presentano determinate caratteristiche e fattori prognostici, nonostante la
presenza di macrometastasi al linfonodo sentinella, purchè intra-operatoriamente non ci
sia evidenza di malattia metastatica al cavo ascellare.
Nella nostra Unità Operativa Complessa di “Chirurgia Oncologica” presso Humanitas CCO
dal 13/07/2011 al 31/12/2013 sono state sottoposte a biopsia del linfonodo sentinella 908
pazienti. I dati ci indicano che sul totale di pazienti, 681 (75%) non presentavano lesioni
metastastiche nel linfonodo sentinella (comprendendo anche 42 pazienti con presenza di
ITC), 29 pazienti (3%), all’esame istologico estemporaneo e definitivo sono risultate
essere positive per micrometastasi (N1mic), 198 pazienti (22%) sono state sottoposte a
dissezione ascellare perché presentavano macrometastasi al linfonodo sentinella.
Se consideriamo come fattore di analisi la positività (ovvero la presenza di
macrometastasi) unicamente al linfonodo sentinella, su un totale di 198 pazienti, in 90
casi, il linfonodo sentinella è risultato essere l’unico linfonodo metastatico, che in
percentuale si traduce nel 46% dei casi.
5° Congresso Nazionale ANISC 21 Considerando i casi operati nel 2013, su un totale di 412 pazienti sottoposte a biopsia del
linfonodo sentinella, in 320 pazienti il linfonodo all’esame istologico estemporaneo e
definitivo non presentava metastasi (includendo anche 15 pazienti con ITC); 12 pazienti
presentavano delle micrometastasi e 80 pazienti sono state sottoposte a dissezione
ascellare per presenza di metastasi, ma in 33 pazienti (41,25%), il linfonodo sentinella è
risultato essere l’unico linfonodo metastatico.
CASISTICA OPERATORIA DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A BIOPSIA DEL LINFONODO
SENTINELLA dal 13/07/2011 al 31/12/2013 (908 pazienti)
Anno
2011
Anno
2012
Anno
2013
Totali
Negativo
110
251
320
681
Negativo ma
con ITC
12
15
15
42
N1 mic
5
12
12
29
3
LS metastatico
(non metastasi ad altri
LS metastatico
(presenza di
linfonodi)
metastasi anche ad altri
linfonodi nLS)
22
35
33
90
10
46%
24
37
47
108
12
54%
Linfonodo
Sentinella
%
75
VALUTAZIONE DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A BIOPSIA DEL LINFONODO
SENTINELLA NEL 2013 (dal 1/01/2013 al 31/12/2013) (412 pazienti)
Pazienti non sottoposte a
linfoadenectomia ascellare
N0
320
N0
(con presenza di
ITC)
*15
N1mic
12
TOTALI
332
Pazienti sottoposte a
linfoadenectomia ascellare
N1a
(LS unico linfonodo metastatico)
N1a
(presenza di metastasi anche ad
altri linfonodi)
%
33
41.25%
23
28.75
N2a
18
22.5
N3a
6
7.5
80
*sono incluse nel
tot 320
Lo scenario che si va delineando per il prossimo futuro, considerato anche il notevole
sviluppo delle tecniche di biologia molecolare, nella predittività dell'evoluzione della
malattia, potrebbe aprire le porte ad un approccio chirurgico ulteriormente meno invasivo,
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 22 limitato esclusivamente, nei casi a prognosi favorevole, alla sola stadiazione del cavo
ascellare, non rendendosi necessario, probabilmente, un radicale trattamento chirurgico
ascellare, anche nei casi con linfonodo sentinella metastatico.
Note bibliografiche
1. Cancer Control Evolution of Axillary Nodal Staging in Breast Cancer: Clinical
Implications of the ACOSOG Z0011 Trial October 2012, Vol. 19, No. 4.
2. Medicina (Kaunas) 2013;49(3):111-7 Quality of life after sentinel lymph node Biopsy
Versus Complete axillary lymph node Dissection in early Breast Cancer: a 3-Year
Follow-up study
3. Grube BJ, Giuliano AE. Observation of the breast cancer patient with a tumor-positive
sentinel node: implications of the ACOSOG Z0011 trial. Semin Surg Oncol.
2001;20(3):230-237.
5° Congresso Nazionale ANISC 23 CARCINOMA LOBULARE ECTOPICO: CASE REPORT
Lavazza M, Marelli M, Fachinetti A, Marchionini V, Chiappa C, Dionigi G, Rovera F.
Centro di Ricerche in Senologia – Università degli Studi dell’Insubria; Struttura Complessa di Chirurgia
Generale 1 – Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese
Introduzione: La presenza di tessuto mammario ectopico (TME) è espressione di
un’incompleta involuzione embriologica dei gruppi cellulari mammari primordiali localizzati
lungo le linee del latte (ascelle - regioni inguinali). Le mammelle accessorie hanno più
spesso sede ascellare e possono essere sede di patologie sia benigne che maligne;
pertanto, richiedono le stesse strategie diagnostiche utilizzate per le mammelle
normosede. In circa un terzo dei casi è presente una localizzazione multipla di tessuto
mammario ectopico1.L’incidenza nella popolazione europea corrisponde allo 0,22%,nella
maggior parte dei casi è sporadica, anche se è descritta familiarità nel 10% della
popolazione colpita2.
In considerazione della sua origine embriologica, il TME è soggetto aglistimoli
ormonali e può quindi diventare clinicamente evidente durante la pubertà, la gravidanza o
l’allattamento. Allo stesso modo, può anche essere sede di alterazioni patologiche del
normale parenchima: sono segnalate infatti lesioni derivanti dal TME comei fibroadenomi e
i carcinomi mammari3,4. Di questi ultimi l’istotipo più frequente risulta essere, al pari del
tessuto mammario normosede, il carcinoma duttale invasivo (79%), seguito dalcarcinoma
midollare e dal lobulare (descritti in meno del 10% dei casi)4,6.
Qui riportiamo un caso di carcinoma lobulare ectopico (CLE) insorto in regione
epigastrica-paramediana destra.
Caso clinico: Nel luglio 2014 giungeva alla nostra attenzione una donna di 76 anni,
con gentilizio negativo per patologie neoplastiche mammarie e ginecologiche, una
gravidanza a termine, non allattamento.In anamnesi erano presenti ipertensione arteriosa,
tachicardia atriale, gastrite cronica, diverticolosi colica e artrosi. La paziente inoltre
assumeva una terapia ormonale sostitutiva da 23 anni, iniziata alla menopausa insorta
all’età di 53 anni.
L’esame obiettivo locale evidenziava un'area iperemica e in parte eczematosa, di
consistenza duro-fibrosa di 5x4cm, a livello della parete addominale destra in regione
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 24 epigastrica, posta 3cm caudalmente rispetto al solco sottomammario omolaterale. La
neoformazione era mobile sui piani profondi e la cute sovrastante presentava iniziali segni
di linfangite e linfedema (Figura 1).
È stata quindi eseguita una biopsia incisionale della neoformazione, il cui esame
istologico è risultato compatibile con localizzazione dermo-ipodermica di carcinoma
mammario lobulare discretamente differenziato.
Per approfondimento diagnostico la paziente è stata quindi sottoposta a ecomammografia bilaterale, risultata negativa per lesioni a carico del parenchima e per
linfoadenopatie locoregionali, come confermato anche dalla successiva RMN mammaria
con mdc.
Kajave classificòle differenti presentazioni cliniche del TME in otto categorie che
vanno dalla ghiandola soprannumeraria vera e propria alla sola presenza di tessuto
ghiandolare ectopico.Tale condizione, presente nella paziente qui descritta, corrisponde
alla IV classe.
In letteratura sono riportati casi in cui la presenza di TME si associa ad anomalie
dell’apparato urinario (quali cisti o policistosi renale, ipoplasia o agenesia renale,
duplicazioni ureterali, etc)5. Tuttavia la paziente all’ecografia addominale eseguita
preoperatoriamente non presentava nefro-uropatie. La paziente ha completato gli esami di
stadiazione con radiografia del torace e scintigrafia ossea total body risultate negative per
secondarismi. La paziente è stata quindi sottoposta ad ampia exeresi della neoformazione
tramite una addominoplastica superiore(Figura2 - 3).
Il decorso postoperatorio è stato regolare. L’esame istologico evidenziava
macroscopicamente un’area a margini mal circoscritti, di 5x3 cm, dura al taglio e di colorito
bianco-giallastro con margini di resezione liberi da malattia.
L’esame istologico definitivo ha confermato la diagnosi di carcinoma lobulare
discretamente differenziato infiltrante il derma e il sottocute (Figurain background). Le
colorazioni immunoistochimiche degli elementi neoplastici hanno evidenziato positività per
le citocheratine AE1 e AE3, negatività per E-caderina, lisozima, mieloperossidasi, CD 3,
CD 20, CD 68, CD 117, CD 34, una scarsa attività di proliferazione con Ki67 del 6% e
negatività di p53 e HER2. Era presente positività per i recettori estrogenici al 98% e
progestinici all’80%. In considerazione di ciò, in sede collegiale è stata proposta una
ormonoterapia con inibitore dell’aromatasi da proseguire per cinque anni.
5° Congresso Nazionale ANISC 25 Discussione: Il tessuto mammario accessorio si sviluppa prevalentemente a livello
della superficie ventrale della porzione toraco-addominale della linea del latte (definita“milk
line” o “Hughes line”); la sede ascellare è la più frequente, essendo interessata nel 6070% dei casi4, mentre risulta di ben più raro riscontro la localizzazione toraco-addominale.
Le mammelle sovrannumerarie possono essere sede di patologie benigne o maligne,
richiedendo le medesime strategie diagnostico-terapeutiche utilizzate per la patologie che
si sviluppano da tessuto mammario normotrofico. Nella maggior parte delle casistiche
chirurgiche, il reperto anatomopatologico più frequente è rappresentato da TME normale,
associato o meno a tessuto adiposo, mentre lesioni benigne e lesioni infiammatorie
croniche hanno incidenza variabile. Il carcinoma mammario rappresenta solo lo 0,3% dei
casi e l’istotipo di più frequente riscontro è il carcinoma duttale infiltrante6.
Per quanto descritto in letteratura, il carcinoma lobulare da noi descritto insorto in
regione epigastrica costituisce una lesione rara, che tuttavia riveste notevole importanza
nella diagnosi differenziale con le neoplasie della cute e con le metastasi cutanee di
carcinomi mammari. E’ importante un’accurata valutazione clinico-strumentale al fine di
porre diagnosi precoce di eventuali recidive locoregionali. E’ inoltre da tenere in
considerazione la possibilità dell’insorgenza7di un secondo tumore mammario ectopico
lungo la cresta lattea.
Bibliografia
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Italiana2007, 59,4:499-506.
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3. Gutermuth J et al: Primary carcinoma of ectopic axillary breast tissue. J Eur Acad
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5. Urbani CE et al: Accessory mammary tissue associated with congenital and
hereditary nephrourinary malformations. Int J Dermatol 1996; 35: 349-52.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 26 6. Visconti G et al: Approach and management of primary ectopic breast carcinoma
in the axilla: Where are we? A comprehensive historical literature review. J Plast Reconstr
Aesthet Surg 64:e1-e11, 2011.
7. Wysokinska EM et al: Breast cancer occurring in the chest wall: rare presentation
of ectopic milk line breast cancer.J Clin Oncol. 2014 Apr 1;32(10):e35-6
5° Congresso Nazionale ANISC 27 MACROMASTIA, TUMORI MULTICENTRICI/MULTIFOCALI,
EVITARE LA MASTECTOMIA?
1
1
2
N+:
2
E'
POSSIBILE
3
Lazzaretti Maria Grazia , Mauro Addolorata , Cagossi Katia , Ferrari Alessia , Leporati Meri , Silvestri
3
3
3
4
5
6
Rosangela , Ferraresi Sonia , Iadanza Manlio , Meduri Bruno , Mazzi Francesca , Canossi Barbara
1 – Unità Operativa Chirurgia Ospedale Ramazzini Carpi
2 – Unità Operativa di Medicina Oncologica Ospedale Ramazzini Carpi
3 – Unità Operativa di radiologia Ospedale Ramazzini Carpi
4 – U.O.C. Radioterapia – Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena
5 – Centro di Screening Mammografico Provinciale di Modena
6 – Istituto di Radiologia - Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena
INTRODUZIONE
Tradizionalmente
la
presenza
di
focolai
multipli
di
tumore
mammario
multifocale/multicentrico (MF/MC), soprattutto se in quadranti diversi della mammella,
costituisce indicazione ad una mastectomia totale (4), con o senza conservazione del
mantello cutaneo, associata a dissezione del cavo ascellare in presenza di metastasi
ascellari accertate clinicamente nel preoperatorio. In tali condizioni, la probabile necessità
di procedere a radioterapia sulla parete toracica oltre che sulle stazioni linfonodali
sovraclaveari e, talvolta, sulla catena mammaria interna (CMI), rende problematica e,
molto spesso, differita, la ricostruzione con materiale protesico (3,7). Certamente la
disponibilità di metodiche di salvataggio con lembi miocutanei o con autotrapianto di
tessuto adiposo può ridurre i problemi alle pazienti, ma al prezzo di interventi più onerosi,
ripetuti nel tempo e gravati da complicanze non sempre trascurabili.
MATERIALI E METODI
L'osservazione recente di una paziente con multipli noduli, il maggiore palpabile, due non
palpabili, associati a diffuse microcalcificazioni estese per 8 cm, da ore 9 a ore 12 della
mammella sinistra, con citologia positiva per cellule tumorali maligne di un linfonodo del
cavo ascellare ed un'immagine alla RMN di impregnazione fortemente sospetta al II
spazio intercostale della CMI, ci ha fornito lo spunto per riesaminare il nostro
atteggiamento nei confronti delle lesioni MF/MC. Nel caso della paziente VE, di anni 50, i
colleghi radiologi avevano localizzato con precisione le diverse lesioni, segnalando
l'estensione della malattia; gli oncologi non ponevano indicazione certa a terapia sistemica
primaria in considerazione delle dimensioni dei singoli noduli, (inferiori a 2 cm
radiologicamente) dell'assetto biologico (elevata espressione recettoriale che faceva
pensare ad una limitata risposta ad una chemioterapia) e dell'estensione delle micro
calcificazioni; i colleghi radioterapisti avevano dichiarato elevata la possibilità di
un’indicazione alla radioterapia anche dopo mastectomia, in considerazione dell'elevata
probabilità di un interessamento di più di 3 linfonodi per il riscontro di un'ecografia
preoperatoria fortemente sospetta, con citologia positiva per cellule neoplastiche in un
linfonodo, oltre che per la verosimile presenza di metastasi alla CMI. La paziente, che mal
sopportava il peso e le dimensioni delle proprie mammelle, considerava di fatto
vantaggiosa la possibilità di procedere ad una mammoplastica riduttiva bilaterale,
terapeutica a sinistra. Il chirurgo senologo affermava la fattibilità tecnica di una resezione
oncologicamente radicale, risolvendo, al contempo, il problema della macromastia. Il team
multidisciplinare decideva, pertanto, per intervento conservativo che il chirurgo realizzava
eseguendo mastoplastica riduttiva bilaterale a peduncolo inferiore a destra, di
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 28 simmetrizzazione, a doppio peduncolo, inferiore e laterale a sinistra, con asportazione di
184 grammi di tessuto a sinistra e 240 grammi a destra, dissezione di III livello dell'ascella
e asportazione di un linfonodo macroscopicamente sospetto del II spazio intercostale.
Intraoperatoriamente si procedeva a controllo radiologico per valutare la completa e
corretta asportazione delle microcalcificazioni e la distanza dai margini delle due lesioni
non palpabili agli estremi del quadrante. Il referto anatomo-patologico evidenziava 3 noduli
di 3.2, 1.5 e 0.7 cm di asse maggiore, di carcinoma duttale infiltrante, con aspetti mucinosi,
G2, ER 95%, PgR 10%, MIB1 30%, c-erbB2 negativo, N+ 6/18, CMI positiva per
metastasi. Tutti i margini erano indenni. Il decorso post-operatorio risultava regolare.
DISCUSSIONE:
Il nostro gruppo da diverso tempo prende in considerazione la possibilità di conservazione
spinta di fronte a casi di macromastia con tumori anche multicentrici che molto
probabilmente necessiteranno di radioterapia post-mastectomia, o di tumori localmente
avanzati quando una terapia sistemica primaria abbia ottenuto una riduzione volumetrica
del T, ma sia necessaria una dissezione ascellare completa per il rischio di persistenza di
malattia a tale livello. La nostra casistica comprende 12 pazienti operate negli ultimi 5
anni, in prima istanza con tecnica conservativa, tutte sono vive in assenza di ripresa di
malattia, anche se il follow-up è troppo breve per conclusioni definitive. Due su 12 (16.6%)
presentavano margini coinvolti all’ istologico definitivo e si è optato per una
radicalizzazione con mastectomia, totale senza ricostruzione in un caso, nipple-sparing
con ricostruzione con espansore nell'altro. Una revisione della letteratura più recente
sembra a sostegno di scelte di questo tipo: i tumori multicentrici non sono, sempre e
comunque, un'indicazione alla mastectomia, mentre spesso, per la diffusione linfonodale e
la maggiore aggressività biologica, possono beneficiare di un trattamento radiante
postoperatorio sulla parete toracica e sulle regioni sovraclaveare e della CMI (1,6). Le
tecniche di chirurgia oncoplastica anche più complesse (tipo II di Clough), che fanno parte
dell'armamentario quotidiano del chirurgo senologo, sono ovviamente indispensabili per
affrontare questi casi. La possibilità, con tali tecniche, di ottenere più frequentemente
margini liberi è discussa (2,5).
CONCLUSIONI
La nostra esperienza è limitata per poter dire se l'approccio conservativo sia ottimale dal
punto di vista della DFS e della OS, ma tale approccio potrebbe essere proposto e preso
in considerazione in molte pazienti con tumori multifocali-multicentrici, che, sulla scorta di
paure e di un mal riposto senso di maggior tranquillità, ci chiedono di primo acchito una
demolizione completa.
BIBLIOGRAFIA
1 - PATANI N, CARPENTER R - Oncological and aesthetic considerations of
conservational surgery for multifocal/multicentric breast cancer. - The Breast J 2010;
16(3): 222-232.
2 - McINTOSH J, O'DONOGHUE JM - Therapeutic mammaplasty - A systematic review of
the evidence. - EJSO 2012; 38: 196-202.
3 - CAO JQ, OLSON RA, TYLDESLEY SK- Comparison of recurrence and survival rates
after breast conserving therapy and mastectomy in young women with breast cancer. Curr Oncol 2013; 20(6): e593-e601.
4 - V NIJENHUIS M, RUTGERS EJTh - Who should not undergo breast conservation? The Breast 2013; 22: s110-s114.
5 - SCHAVERIEN MV, RAINE C, MAJDAK-PAREDES E, DIXON JM - Therapeutic
5° Congresso Nazionale ANISC 29 mammaplasty. Extending indications and achieving low incomplete excision rates.- EJSO
2013; 39: 329-333.
6 - WOLTERS R, WOCKEL A, JANIN W et Al for the BRENDA Study Group - Comparing
the outcome between multicentric and multifocal breast cancer: what is the impact on
survival, and is there a role for guide-line-adherent adjuvant therapy? A retrospective
multicenter cohort study of 8935 patients. - Breast Cancer Res & Treat 2013; 142: 579590.
7 - WARREN PELED A, SBITANY H, FOSTER RD, ESSERMAN LJ - Oncoplastic
mammoplasty as a strategy for reducing reconstructive complications associated with
post-mastectomy radiation therapy.- The Breast J 2014; 20(3): 302-307.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 30 VALORE PROGNOSTICO DEI SOTTOTIPI MOLECOLARI DEL TUMORE MAMMARIO
PRECOCE.
Augusto Lombardi, Stefano Maggi, Gianluca Stanzani, Valeria Vitale, Ivan Gentili, Laura Bersigotti, Emiliano
Nuccetelli e Claudio Amanti
INTRODUZIONE
Nonostante il carcinoma mammario in fase precoce è una malattia a buona prognosi, circa
un terzo delle pazienti sperimenta nell’arco della vita una ripresa di malattia. La previsione
di guarigione è formulata sulla base della “stadiazione”, cioè sull’avanzamento della
malattia al momento della diagnosi e l’eterogeneità prognostica del tumore mammario non
trovava grosso riscontro in criteri morfologici classici, in quanto i tipi istologici fondamentali
(duttale e lobulare) hanno diverso comportamento clinico ma, a parità di stadio, uguale
prognosi. L’immunoistochimica (IHC) ha realmente evidenziato questa eterogeneità, prima
con lo studio recettoriale e poi con l’aggiunta dei fattori prognostici oggi di corrente uso
clinico: MIB-1, p53 e HER2. Nell’attesa che entrino nella pratica clinica comune metodiche
di gene profiling in grado di rendere più omogenea la classificazione e verosimilmente più
attendibili i risultati scientifici, è fondamentale verificare sul campo, su casistiche ampie,
l’applicazione dei sottotipi molecolari secondo i surrogati IHC e la sua ricaduta in termini
prognosti
MATERIALI E METODI
1050 pazienti consecutive sottoposte a chirurgia mammaria per carcinoma infiltrante e
Biopsia del Linfonodo Sentinella (BLS). L’attribuzione al sottotipo molecolare è stata fatta
seguendo i criteri della Consensus di St. Gallen 2013 usando surrogati IHC, secondo la
tabella.
Luminal A like
ER pos
PgRpos
Luminal B like
ER pos
PgRpos
neg
Triple negative
ER neg
HER2 classico
HER2
pos.
recettori
Ki-67<14%
HER2 neg
Ki-67≥14%
HER2 neg
ER neg
indifferente
HER2 neg
ER neg
ER neg
indifferente
HER2 pos
ER pos
PgRpos
neg
indifferente
HER2 pos
or
or
Le paz. sottoposte a chirurgia conservativa (88%) hanno effettuato Radioterapia e tutte
hanno effettuato le terapie adiuvanti (OT, CHT, target therapy) sec. gli attuali protocolli. E’
stato eseguito il follow up (FU) clinico strumentale semestrale. L’analisi statistica è stata
effettuata con il pacchetto SPSS©.
RISULTATI
Con due anni minimi di FU sono state prese in considerazione 722 paz.; 687 hanno
risposto (95%). La mediana di FU è risultata lievemente inferiore ai 5 anni e la
sopravvivenza globale (OS) a 5 anni è stata del 96%, 89% a 9 anni. La distribuzione per
sottotipo molecolare è illustrata nella Fig. 1 e le curve di sopravvivenza in Fig. 2. Le lesioni
5° Congresso Nazionale ANISC 31 che esprimono HER2 si sono rilevate significativamente peggiori degli altri gruppi (KaplanMeier p<0,000). Tale comportamento si riflette ovviamente anche sulla ripresa di malattia
con un netto aumento del rischio soprattutto per il sottogruppo HER2 classico che si
dimostra collegato a riprese precoci. Da non sottovalutare le riprese tardive del
sottogruppo Luminal B rispetto all’ottima prognosi delle paz. con Luminal A.
Fig 1
Fig. 2
CONCLUSIONI
La prognosi del tumore mammario varia secondo il sottotipo molecolare. La sfida è
ottenere una sempre più attenta personalizzazione delle cure, migliorando sì i risultati, ma
evitando anche terapie potenzialmente dannose con scarso impatto sulla malattia.
Ancora oggi l’atteggiamento chirurgico dipende principalmente da fattori stadiativi, ma è
possibile che in futuro anche la chirurgia terrà conto della biologia tumorale, sempre con
l’obiettivo di passare dal “massimo tollerabile al minimo efficace”.
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NISC 32 L'UTILIZZO DELLA MINI GAMMA CAMERA “SENTINELLA102” PER GUIDARE IL
TRATTAMENTO CHIRURGICO NEI PAZIENTI CON NEOPLASIA MAMMARIA
LOCALMENTE AVANZATA PRECEDENTEMENTE SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO
NEOADIUVANTE
1
1
2
2
1
Silvia Michieletto , Tania Saibene , Laura Evangelista , Anna Rita Cervino , Fernando Bozza , Cristina
3
Ghiotto
1
Unità di Chirurgia Senologica, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova
2
Unità di Radioterapia e Medicina Nucleare, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova
3
Divisione di Oncologia Medica 2 Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS, Padova
,
Introduzione: Il presente studio pilota è stato concepito in una visione multidisciplinare
con il coinvolgimento dei radiologi, tecnici di radiologia, oncologi e chirurghi. Lo scopo di
questo studio è di stabilire l'utilità di una gamma camera dedicata per la guida nel
trattamento chirurgico nelle pazienti con neoplasia mammaria localmente avanzata dopo
trattamento chemioterapico neoadiuvante (NAC).
Materiali e metodi: per l'approvazione di questo studio, è stato consultato il comitato
etico. Da gennaio 2012, presso l'Istituto Oncologico Veneto, è stata messa a disposizione
una mini gamma-camera (Sentinela 102, ONCOVION). Per la valutazione
dell'appropriatezza, è stato iniettato del 99mTc-Sestamibi (740Mbq endovena-ev) prima di
iniziare il trattamento neoadiuvante, per effettuare una mammoscintigrafia (MMS). L'analisi
delle immagini è stata calcolata secondo le seguenti formule: rapporto tra tumore e
background (T/B)= [cntsI-cntsB]/ [cntsB] e il rapporto la maggiore intensità di accumulo del
tumore e il background (I/B)= [cntsI-cntsB]/ [cntsB]. Perciò, la percentuale dell'indice di
washout (WO%) per il T e I è stata ottenuta, secondo la seguente formula: WO%T,I=
[cntsT,I]immagine precoce- [cntsT,I] immagine tardiva/ ]cntsT,I]immagine precoce. Al
termine dei 6 mesi, alla fine del trattamento chemioterapico neoadiuvante, una nuova
iniezione di 99mTc-Sestamibi (100-150 Mbq) è stata eseguita per la valutazione
intraoperatoria.
Risultati: 54 pazienti sono state sottoposte a MMS e solo 17 (31.5%) di loro anche al
Sentinela102. Tutte le scansioni scintigrafiche sono state eseguite usando immagini
planari nella posizione supina e prona in differenti proiezioni. Un accumulo focale nel seno
con o senza uptake nei linfonodi, è stato riscontrato in tutte le pazienti. All'analisi
quantitativa, la media dei valori precoce/tardivo T/B e precoce/tardivo I/B è stata
11.21±8.56 vs. 8.92±5.95 (p=0.004) e 1.10±0.15 vs. 0.87±0.11 (p=0.001), rispettivamente
per l'intero tumore e per la zona a maggiore intensità di accumulo. Inoltre, 33 (61.1%)
pazienti, hanno dimostrato sia un WO%T che un WO%I inferiori al 45%.
Dopo il termine della NAC, in 17 pazienti, è stato iniettato il 99mTc-Sestamibi prima
dell'intervento chirurgico ed è stata eseguita una singola immagine nella proiezione
anteriore con una gamma camera standard. In sala operatoria, invece, sono state ottenute
quattro immagini planari statiche usando il Sentinela102. In particolare, 10 (58.8%)
pazienti, hanno mostrato un accumulo focale di tracciante nella mammella o nei linfonodi
prima o dopo l'asportazione chirurgica (sul pezzo operatorio), mentre in 7 casi nessun
accumulo è stato visualizzato. L'esame istologico sul pezzo operatorio ha dimostrato una
5° Congresso Nazionale ANISC 33 risposta patologica completa al NAC in 4 (23.5%) pazienti e una risposta parziale o
nessuna risposta nelle restanti 13. L'accuratezza diagnostica del Sentinela102 è stata:
70.58% (95% intervallo di confidenza: 48.92- 92.24%).
Discussioni e conclusioni: Da questo studio pilota emerge che un nuovo strumento della
medicina nucleare può essere utilizzato in sala operatoria per indicare un approccio
chirurgico radicale nelle pazienti con neoplasia mammaria localmente avanzata,
precedentemente sottoposte a NAC.
Bibliografia:
1. Travaini et al. Neoadjuvant therapy in locally advanced breast cancer: 99mTc-MIBI
mammoscintigraphy is not a reliable technique to predict therapy response. Breast.
2007;16:262-270.
2. Vermeeren L, et al. A portable y-camera for intraoperative detection of sentinel nodes in
the head and neck region. J Nucl Med. 2010;51:700-703.
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NISC 34 LA NOSTRA ESPERIENZA SULL’UTILIZZO DEL MESH DI POLIPROPILENE
TITANIZZATO (TILOOP BRA) NELLA RICOSTRUZIONE PROTESICA MAMMARIA
R. Murgo, L. Ciuffreda, L. Petito, F. Natale, A. Marzovillo
U.O.C. Chirurgia Senologica
I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza
San Giovanni Rotondo
INTRODUZIONE
Il mesh di polipropilene titanizzato (TiLOOP BRA), in considerazione della sua leggerezza,
eccellente biocompatibilità e basso costo, è una valida alternativa alla matrice dermica
acellulare (A.D.M.) nella ricostruzione mammaria protesica immediata in uno o due tempi.
Il mesh aiuta a stabilizzare la tasca protesica infero-lateralmente, facendo in modo che il
seno ricostruito appaia, oltre che morbido, naturalmente ptosico.
La incidenza di fibrosi capsulare, dopo utilizzo del TiLOOP BRA, appare ridotta rispetto
allo standard.
MATERIALE E METODI
Le Nostre indicazioni per la ricostruzione mammaria protesica con utilizzo del TiLOOP
BRA hanno, inizialmente, riguardato l’immediata in un tempo su mastectomia N.A.C. o
SKIN sparing in mammelle di piccolo/medio volume senza previsioni di radioterapia, o, in
caso contrario, in due tempi.
Recentemente abbiamo esteso le indicazioni alle mammelle di medio-grande volume, ma
con distanza areola-solco inframammario inferiore a 10 cm., al di sopra della quale è
poniamo indicazione alla mastectomia SKIN reducing, ove utilizziamo comunque il mesh a
supporto del lembo dermo-adiposo, soprattutto allorchè si utilizzano protesi di grande
volume.
Le controindicazioni sono state le stesse delle mastectomie conservative, ossia pregressa
radioterapia, fumo e diabete.
Il Ti-LOOP BRA è stato fissato al margine infero-laterale del gran pettorale, sezionato a
livello delle sue inserzioni costali, con una sutura continua in materale riassorbibile ed
avvolto al di sotto dell’impianto collocato in sede sottomuscolare.
Da gennaio 2012 a luglio 2014 abbiamo eseguito 107 ricostruzioni con Ti-LOOP BRA, così
ripartite:
• 72 immediate in un tempo per mastectomia N.A.C. - SKIN sparing
• 32 immediate in due tempi per mastectomia N.A.C. - SKIN sparing
• 3 immediate in un tempo per mastectomia SKIN reducing
L’età media delle Pazienti è stata di 49 anni (range 25-64).
RISULTATI
Abbiamo registrato 6 complicanze maggiori, che hanno richiesto la rimozione
dell’impianto:
2 necrosi cutanee dopo RT in ricostruzioni con espansore su mastectomia SKIN sparing;
4 infezioni su liponecrosi in ricostruzioni eseguite su mastectomia N.A.C. sparing, di cui 1
in un tempo (dopo RT) e 3 con espansore.
Il follow-up medio è stato di 12 mesi, nel corso del quale abbiamo registrato 1 recidiva
locale, trattata con exeresi dell’involucro cutaneo e rimozione dell’impianto.
5° Congresso Nazionale ANISC 35 CONCLUSIONI
Il TiLOOP BRA è un mesh che assicura eccellente biocompatibilità, riduce tempi chirurgici
e costi, estende le indicazioni per una ricostruzione immediata anche su mastectomia
eseguite in mammelle di medio-grande volume ed, infine, migliora l’esito estetico,
conferendo una naturale ptosi al seno ricostruito.
5° C
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NISC 36 LA NOSTRA ESPERIENZA SUL TRATTAMENTO CHIRURGICO DELLE METASTASI
LINFONODALI LATERO-CERVICALI NEL CARCINOMA MAMMARIO.
R. Murgo, L. Ciuffreda, L. Petito, F. Natale, A. Marzovillo
U.O.C. Chirurgia Senologica
I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza
San Giovanni Rotondo
INTRODUZIONE
La regione del collo ove, nella gran parte dei casi, si localizzano le metastasi linfonodali da
carcinoma mammario è la fossa sovraclaveare.
Tali metastasi, che nella 5th edizione (1988) del AJCC Cancer Staging Manual erano
classificate M1, attualmente, nella 7th edizione (2010) del AJCC Staging System for breast
cancer, sono classificate N3c, ossia metastasi loco-regionali e, dunque, suscettibili di
trattamento chirurgico.
MATERIALE E METODI
La Nostra breve esperienza sul trattamento chirurgico delle metastasi linfonodali laterocervicali da carcinoma mammario comprende 2 casi.
Le indicazioni riguardano le recidive linfonodali delle stazioni IV, Va e Vb, in assenza di
metastasi a distanza.
Descrizione dei casi
Caso 1: donna di 46 anni che 7 anni prima era stata sottoposta a mastectomia radicale
destra per carcinoma mammario T2-N2-M0, successivamente trattato con chemioterapia e
radioterapia su parete e drenaggi.
A distanza di 7 anni le indagini di follow-up avevano documentato, omolateralmente, la
presenza di metastasi ai linfonodi sovraclaveari (con conferma istologica tramite F.N.A.B.),
in assenza di metastasi a distanza.
La Paziente, dunque, è stata sottoposta a linfoadenectomia radicale delle stazioni IV e V
a/b e successiva chemioterapia.
Caso 2: donna di 68 anni che 1 anno prima era stata sottoposta a mastectomia radicale
destra
per carcinoma mammario T2-N1b-M0 con pattern “triple negative”, conseguentemente
trattato con chemioterapia, nel corso della quale veniva documentata la presenza di
carcinoma mammario controlaterale con metastasi linfonodali ascellari e laterocarvicali,
senza metastasi a distanza.
La Paziente è stata sottoposta a mastectomia e linfoadenectomia ascellare e laterocervicale (stazioni IV e V a/b); successivamente ha ripreso la chemioterapia ed, infine, è
stata sottoposta a radioterapia su parete e drenaggi.
RISULTATI
La Paziente del primo caso, a distanza di 28 mesi dall’intervento chirurgico, ha avuto una
ripresa di malattia con carcinosi pleurica e, successivamente, metastasi polmonari ed
ossee; è deceduta 8 mesi dopo.
La Paziente del secondo caso, dopo 13 mesi dall’intervento, è vivente e senza segni di
ripresa di malattia.
CONCLUSIONI
Il razionale della dissezione linfonodale per metastasi della fossa sovraclaveare da
carcinoma mammario è rappresentato dal fatto che la sopravvivenza libera da malattia
5° Congresso Nazionale ANISC 37 può essere migliorata da un aumento del controllo locale e che, viceversa, in assenza di
trattamento chirurgico, esse possono rappresentare una sorgente di nuove metastasi a
distanza, impattando, sfavorevolmente, anche sulla sopravvivenza complessiva.
5° C
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NISC 38 LA NOSTRA ESPERIENZA SULLA MASTECTOMIA N.A.C. SPARING
R. Murgo, L. Ciuffreda, L. Petito, F. Natale, A. Marzovillo
U.O.C. Chirurgia Senologica
I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza
San Giovanni Rotondo
INTRODUZIONE
La mastectomia N.A.C. sparing garantisce un trattamento oncologico sicuro alla pari della
mastectomia tradizionale, associato ad un buon risultato estetico.
L’incidenza di recidiva a livello del complesso areola capezzolo (C.A.C.) dopo
mastectomia N.A.C. sparing è bassa laddove le indicazioni e la tecnica chirurgica sono
rigorose.
Recentemente, l'uso del mesh in polipropilene titanizzato (TiLOOP BRA) ha esteso le
indicazioni alle mammelle di maggior volume e/o ptosiche.
MATERIALI E METODI
Le Nostre indicazioni per la mastectomia N.A.C. sparing, in accordo con la Consensus
Conference di Firenze del 2009, hanno riguardato il carcinoma in situ ed invasivo senza il
coinvolgimento del C.A.C., con la sola esclusione di seni di maggior volume in cui la
distanza tra l'areola ed il solco sottomammario sia superiore a 10 cm, nel qual caso è stata
eseguita la mastectomia SKIN reducing.
La ricostruzione è stata immediata, in un unico tempo, con protesi e TiLOOP BRA, o in
due tempi, con espansore e TiLOOP BRA in caso di previsione di radioterapia.
Le controindicazioni hanno incluso una precedente radioterapia, fumo e diabete.
L'incisione cutanea è stata eseguita ad S italica, nel quadrante supero-esterno, extra
areolare.
In tutti i casi, come da linee guida, è stato eseguito un esame istologico intraoperatorio del
tessuto retroareolare.
Il mesh è stato suturato al margine inferioro-laterale del muscolo gran pettorale con punti
di sutura riassorbibili.
L'impianto è stato collocato in sede sottomuscolare ed il mesh disteso sopra l'impianto ed
avvolto al di sotto dello stesso.
Da giugno 2007 a luglio 2014 abbiamo eseguito 149 mastectomie N.A.C. sparing, delle
quali 94 con ricostruzione immediata in un tempo (60 con TiLOOP BRA) e 55 in due tempi
(12 con TiLOOP BRA).
L'età media dei pazienti è stata di 48 anni (range 26-73).
RISULTATI
In 12 casi il coinvolgimento microscopico ha richiesto l’asportazione del C.A.C., di cui in 2
casi dopo l’acquisizione dell’esame istologico per inclusione.
Le complicanze maggiori si sono verificate in 6 casi e richiesto la rimozione dell'impianto: 2
casi di necrosi ischemica con esposizione dell’espansore (1 del polo inferiore ed 1 del
C.A.C.) e 4 casi di infezione su liponecrosi (in 1 ricostruzione immediata con protesi
definitiva dopo RT e in 3 con espansore).
Il follow-up medio è stato di 32 mesi, nel corso del quale abbiamo registrato 5 recidive
locali, di cui 2 trattate conservativamente (exeresi del C.A.C. e radioterapia) e 3 con
exeresi dell’involucro cutaneo e rimozione dell’impianto.
5° Congresso Nazionale ANISC 39 CONCLUSIONI
Crediamo che, nel rispetto delle indicazioni corrette e utilizzando una tecnica chirurgica
rigorosa, la mastectomia N.A.C. sparing garantisce un trattamento oncologico sicuro con
un buon esito estetico.
L’utilizzo recente di Mesh in Polipropilene Titanizzato (TiLOOP BRA) permette di conferire
al seno ricostruito una naturale morbidezza e ptosi, anche dopo la radioterapia, in
considerazione di una minore incidenza di contrattura capsulare.
5° C
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azionale A
NISC 40 UN CASO DI CARCINOSARCOMA DELLA MAMMELLA
R. Murgo, L. Ciuffreda, L. Petito, F. Natale, A. Marzovillo
U.O.C. Chirurgia Senologica
I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza
San Giovanni Rotondo
INTRODUZIONE
Il carcinosarcoma della mammella, spesso denominato anche carcinoma mammario
metaplastico, è un tumore raro ed aggressivo, istologicamente caratterizzato da due o più
tipi cellulari, generalmente una miscela di elementi epiteliali e mesenchimali.
A causa della sua rarità, il carcinosarcoma mammario è stato trattato come una variante di
carcinoma duttale invasivo dotata di maggiore aggressività e prognosi peggiore, in ragione
del suo più frequente fenotipo "triple negative".
Le strategie di trattamento ottimale per questa patologia non sono precisamente
codificate.
MATERIALE E METODI
Una donna di 29 anni è giunta alla nostra osservazione con un voluminoso espanso della
mammella destra ed interessamento dei linfonodi ascellari. L'ecografia e mammografia
mostravano una massa solida ipoecogena di 6 cm, con contorni irregolari, nel quadrante
supero-esterno e, nel cavo ascellare omolaterale, un linfonodo ipoecogeno di circa 2.6
centimetri, verosimilmente metastatico. La Paziente veniva sottoposta agli esami di
stadiazione ed agobiopsia, con esito istologico, del tutto inaspettato, di fibroadenoma. In
considerazione dell’incongruenza della diagnosi rispetto alla presentazione clinicostrumentale, veniva sottoposta ad ampia resezione, con diagnosi intraoperatoria di
neoplasia connettivale maligna e margini di exeresi indenni.
All’inclusione si otteneva diagnosi di carcinosarcoma interessante i margini di exeresi.
La paziente, dunque, è stata sottoposta a mastectomia N.A.C. sparing radicale e
ricostruzione immediata con espansore. L’esame istologico definitivo ha confermato la
diagnosi di carcinosarcoma con pattern “triple negative” ed immunofenotipo vimentina
negativo (componente carcinomatosa) e positivo (componente sarcomatosa). Dal tessuto
adiposo ascellare sono stati isolati 15 linfonodi, di cui 9 metastatici.
Stadio IIIA: pT3 pN2a PM0.
Dopo l'intervento chirurgico La paziente è stata trattata con 8 cicli di chemioterapia: 4 di
epirubicina + ciclofosfamide e di 4 taxotere.
RISULTATI
Nel mese di novembre 2013, al termine dei trattamenti adiuvanti previsti (chemioterapia e
radioterapia), è stata sottoposta ad un primo follow-up, senza evidenza di malattia residua.
Nel mese di maggio 2014 la T.C. total body documentava la presenza di metastasi
cerebrali ed ossee, trattate con chemio e radioterapia.
Ad oggi, in corso dei trattamenti suddetti, la malattia è stabile.
CONCLUSIONI
L'aggressività di questa neoplasia è attribuibile anche alla sua chemioresistenza, che è un
prodotto dei complessi meccanismi genetici e non genetici, che si traducono in subcloni
fenotipicamente diversi ed alla eterogeneità intratumorale.
5° Congresso Nazionale ANISC 41 Riguardo alle opzioni terapeutiche, nella maggior parte dei casi riportati, è stata eseguita
una mastectomia, con o senza dissezione dei linfonodi ascellari, seguita da chemio e
radioterapia.
La precisa diagnosi di carcinosarcoma è essenziale al fine di predisporre una terapia
adiuvante ottimale in considerazione dell’aggressività di questa neoplasia.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 42 LA
CHIRURGIA
ONCOPLASTICA
NEL
TRATTAMENTO
DEL
CARCINOMA
MAMMARIO
Palma E., Basurto F., Andreotti A., Gambini A., Papi S., Di Blasio P., Tazzioli G.
Chirurgia Oncologica Senologica, Policlinico di Modena
INTRODUZIONE
Il carcinoma mammario rappresenta la neoplasia più frequentemente diagnosticata nel
sesso femminile.
La gestione chirurgica del tumore mammario si è evoluta considerevolmente nelle ultime
due decadi.
L’integrazione dell’asportazione oncologica con le tecniche di chirurgia plastica ha
consentito la nascita della cosidetta “chirurgia oncoplastica”, in cui l’ exeresi della
neoplasia viene eseguita sia rispettando le necessità oncologiche, sia quelle ricostruttive,
in modo da ottenere non solo un’asportazione radicale del tumore, ma anche un buon
risultato estetico, garantendo così un miglioramento della qualità di vita delle pazienti
affette da carcinoma mammario.
Il rispetto dell’immagine femminile è infatti un obiettivo da perseguire nella pianificazione
del trattamento del carcinoma mammario.
Lo scopo di questo studio è di fornire una valutazione dell’utilizzo delle tecniche di
chirurgia oncoplastica, in termini di risultati oncologici ed estetici, valutando la casistica
della Struttura di Chirurgia Oncologica Senologica del Policlinico di Modena.
MATERIALI E METODI
Nel nostro studio abbiamo analizzato 165 pazienti affette da carcinoma mammario e
sottoposte a quadrantectomia e ricostruzione immediata dal gennaio 2012 ad Aprile 2014.
L’età media delle pazienti era di 57 anni (range 30 - 80 anni). Delle 165 pazienti, 15
(24.7%) sono state sottoposte a terapia neoadiuvante.
Le dimensioni medie del tumore erano di 21,05 mm (range 0,5 – 60 mm).
Gli istotipi osservati erano i seguenti: il 64% delle pazienti presentavano un carcinoma
duttale infiltrante con un 7% associato a carcinoma duttale in situ, l’ 11% lobulare
infiltrante associato nel 10% dei casi ad una componente in situ, il 3% carcinoma a
componente mista duttale e lobulare infiltrante, il 22% duttale in situ associato in 2 pz ad
5° Congresso Nazionale ANISC 43 un Paget del capezzolo.
Il 40% delle pazienti mostrava la neoplasia in prossimità dei quadranti centrali, il 23% nei
quadranti inferiori, il 37% aveva un interessamento dei quadranti superiori.
I difetti residui dopo chirurgia conservativa sono stati corretti utilizzando le più diffuse
tecniche di chirurgia oncoplastica: ricostruzione dei quadranti centrali secondo Grisotti,
mastoplastiche a peduncolo superiore ed inferiore rispettivamente utilizzate per la
ricostruzione dei quadranti inferiori e superiori, lembo dermo-ghiandolare di scorrimento
nel solco, mastoplastica a virgola, mastoplastica secondo Benelli. (Grafico 1)
Per ottenere un miglior risultato estetico, è stata effettuata una mastoplastica riduttiva di
simmetrizzazione della mammella controlaterale in 11 pazienti (7%).
L’esame istologico della mammella controlaterale, in seguito a mastoplastica riduttiva di
simmetrizzazione, ha permesso di individuare lesioni occulte che non erano state
diagnosticate in fase preoperatoria: in 8 pazienti (73%) si trattava di lesioni benigne come
fibroadenoma, papilloma, ectasie duttali, iperplasia duttale atipica e adenosi sclerosante,
in 3 pazienti (27%) è stato diagnosticato un carcinoma lobulare in situ (LIN1-LIN2).
Mastoplas6che 6% 17% 2% 23% 38% 14% peduncolo inferiore peduncolo superiore Round block GrisoE a virgola lembo nel solco Risultati
I margini di resezione chirurgica sono risultati indenni in 154 pazienti (94.4%).
In 11 casi i margini di resezione chirurgica non risultavano adeguati: in 9 pazienti la
neoplasia in situ era in prossimità del margine chirurgico di resezione (“margine closed”)
ed in 2 pazienti il margine chirurgico era interessato da carcinoma infiltrante.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 44 Le due pazienti con interessamento dei margini erano portatrici di lesioni occulte non
diagnosticate agli esami strumentali.
La percentuale di reintervento è stata dell’6.6% (11 pazienti), tale percentuale di
reintervento è risultata paragonabile alla percentuale di reintervento osservata nelle
quadrantectomie tradizionali effettuate presso la nostra struttura.
Abbiamo registrato 4 complicanze che hanno richiesto un re-intervento: 2 complicanze
precoci (emorragia post-operatoria, deiscenza ferita chirurgica) e 2 complicanze tardive
(necrosi dell’areola, sieroma).
CONCLUSIONI
Questo studio dimostra che la chirurgia oncoplastica mammaria è attuabile nella pratica
clinica quotidiana come integrazione della chirurgia conservativa tradizionale.
La chirurgia oncoplastica garantisce risultati estetici adeguati, con un impatto positivo su
tutti gli aspetti della qualità della vita, senza compromettere la radicalità oncologica,
attraverso una più ampia escissione garantisce, infatti, dei margini chirurgici adeguati,
comparabili a quelli della chirurgia conservativa.
BIBLIOGRAFIA
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resection for breast-conserving therapy of breast carcinomas. Ann Surg ;237:26–34, 2003.
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outcomes after oncoplastic breast-conserving surgery. Plast Reconstr Surg.;125:811-817,
2010.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 46 NEW MODELS AND NEXT GENERATION PREDICTIVE TOOLS.
COMPARATIVE ANALYSIS OF NOMOGRAMS FOR THE PREDICTION OF NONSENTINEL LYMPH NODE METASTASES IN BREAST CANCER WITH POSITIVE
SENTINEL LYMPH NODE.
1
1
1
1
1
1
PELLEGRI A.M ., PALUDETTI A. MAURI E.M.P. , FERRO M. , BURGOA L. , VALERI C. , GIOVANELLI
1
2
1
M. , GIANATTI A. and FENAROLI P.
1General Surgery and Breast Unit - 2Pathological Anatomy Unit
Azienda Ospedaliera
Bergamo, Italy
Papa Giovanni XXIII° - HPG23, World Health Organization Square, 1
24127
Introduction
Nowadays it’s necessary to design and validate Next Generation Predictive Tools to
identify individual prognostic global risk not only individual risk of non-sentinel lymph node
metastases residual (NSLNM) in order to avoid unnecessary axillary dissections in
patients with breast cancer (BC), with positive sentinel lymph node biopsy (PSLNB). In
fact, only in 35-50 % of the completion axillary dissection (CALND) are identified more
metastases. First Generation Models or Tools Calculator, must be tested in light of the
spread of new technologies used in the operating theater to the analysis of the sentinel
lymph node (One Step Nucleic Acid Amplification OSNA, Ultrastaging Technique UT). The
problem is the discrepancy, with up to 6% upstaging between the cryostat intraoperative
analysis, and the post-operative sentinel node analysis allowing you to identify
micrometastases that both single metastatic tumor cells. The first, performed by histology
on hematoxylin-eosin sections and the second analyzed by immunohistochemistry using
antibodies anticitocheratine. It’s imperative to understand the limits of applicability of
existing Tools, in order to structure the Next Generation Nomograms with high
identification power of the global risk, applicable in clinical practice.
Objective
To critically and comparatively analyze the real predictivity of five Nomograms, selected
among the fifteen of the First Generation, in the light of OSNA and Ultrastaging
technologies. To identify the individual risk of non-sentinel axillary lymph node metastases
residual (NSLNM) in Patients with positive sentinel lymph node biopsy (PSLNB), from
Breast Unit of Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII° - HPG23 in Bergamo.
Methods
We retrospectively revalued 1724 sentinel lymph node biopsy (SLNB) of patients in the
decade 2001-2011 from HPG23 in Bergamo. Four hundred and eight (23.66%) of them,
were identified with positive sentinel lymph node biopsy (PSLNB), submitted to completion
axillary lymph node dissection (CALND). Three hundred and fifty (87.50%) of these,
performed for ductal carcinomas and fifty-one (12.50%) for lobular neoplasia. The
Nomograms to calculate the estimated risk of NSLNM’s are the Memorial Sloan Kettering
5° Congresso Nazionale ANISC 47 Cancer Center MSKCC Nomogram Online, the Hopital Tenon Score, Stanford University
Online Calculator, MD Anderson Score and the Model Lombardi/Sapienza University Tool.
Statistics. The Area Under the Curve (AUC) of the Receiver Operating Characteristics
Curve (ROC) was calculated individually using estimated values, considering only
significant values greater than 0.70. The evaluation was made with confidence intervals
(CI) 95% percentile and the error rate (ER) that identifies a subject as healthy when the
probability of the prediction is less than 0.5 and as sick when it is greater than 0.5. High
AUC values and lower ER imply a good model's ability to correctly differentiate between
healthy and diseased patients.
Results
All SNLB were radioguided, 222 (54.41%) made cryostat, while 186 (45.58%) by
ultrastaging technique. Characteristics of the sample: 186 (45.59%) T1c, 171 (41.91%) T2,
259 (63.48%) N1a, 46 (11.27%) N2, 290 (71.08%) G2, 101 (24.75%) G3. Sentinel node
metastases analysis: 69 (16.92%) micrometastases, 339 (83.08%) macrometastases.
Mean relating the removed lymph nodes are: 1.32 total sentinel nodes, 1.09 only positive
SLNs, 16,16 total lymph nodes removed during completion and 1.64 only metastatic lymph
nodes removed. We under wise: 5 (1.23%) ITC, 153 (37.50%) LVI, 129 (31.60%)
multifocality, 124 (30.39%) Her2, 361 (88.48%) ER +, 355 (87,01%) PgR +, 400 (98.04%)
Ki67. It’s clear that the prediction of the first-generation Nomograms tested in this
population it’s not statistically significant AUC/ROC < 0.70. The mathematical Formula
proposed by Lombardi of Sapienza University in Rome, is the first designed for the Italian
patients and data from the Breast Unit HPG23 in Bergamo analyzed using the formula
confirm validated. Whereas, this Tool is not applicable in all samples for differences in
populations, in the parameters and in the method definition of SLNB.
Conclusions
The First Generation of Nomograms we tested to identify the estimated risk of metastatic
disease in non-sentinel nodes, after positive sentinel lymph node biopsy are: MSKCC
Online, Tenon Score, Stanford Calculator, MD Anderson Score and Lombardi/Sapienza
Tool, currently on the fifteen in the literature. While all of them showed a high level of
discrimination of NSLNM, they are still tied to the Institution of origin and should be
interpreted and used with extreme caution, if applied in other Centers. We can see, after
recent critical analysis, the introduction of Second Generation Tools by Italian OSNA User
Group Nomogram submitted by Di Filippo of IFO in Rome, implemented by molecular
methods internationally systematized, based on global parameters derived from
multivariate analysis (Tumor Size and OSNA mRna CK19 Copies Number). This method
analyzes the entire sentinel node, without loss of information, is able to quantify the total
neoplastic charge (Total Tumor Load TTL) and effective and efficient, really usable as
Predictive Tools in intraoperative practice.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 48 References.
1 ) A. E. Giuliano, K. K. Hunt and M. Morrow. Axillary Dissection vs No Axillary Dissection
in Women With Invasive Breast Cancer and Sentinel Node Metastasis. A Randomized
Clinical Trial JAMA. 2011;305(6):569-575
2 ) A. Lombardi, S. Maggi, M. Lo Russo and C. Amanti Non-sentinel lymph node
metastases in breast cancer patients with a positive sentinel lymph node: validation of five
nomograms and development of a new predictive model Tumori, 97: 767-773, 2011
3 ) B. Koca, B. Kuru, N. Ozen, S. Yoruker, Y. Bek . A breast cancer nomograms for
prediction of non-sentinel node metastases – validation of fourteen existing model Asian
Pac J Cancer Prev. 2014;15(3):1481-8.
4) V. Galimberti, B. F. Cole, and U. Veronesi IBCSG 23-01 randomised controlled trial
comparing axillary dissection versus no axillary dissection in patients with sentinel node
micrometastases Lancet Oncol. Author manuscript PMC 2014 February 26 Lancet Oncol.
2013 April; 14(4): 297–305.
5° Congresso Nazionale ANISC 49 LA MASTECTOMIA NIPPLE-SPARING NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA
DELLA MAMMELLA IN STADIO II.
(a)
(b)
(b)
(b)
(b)
(b)
Polino C , Castglione G , Cannata I , Aversa S , Trombetta G , Caruso F .
(a)
(b)
M.C.A.U. Ospedale Maggiore Modica, RG
Dipartimento di Chirurgia Oncologica Humanitas CCO, Catania
Introduzione: Impiego della mastectomia nipple-sparing nel trattamento del carcinoma
della mammella in stadio avanzato come procedura sicura dal punto di vista oncologico.
Materiali e Metodi: Lo studio si basa sull’analisi dei risultati relativi ad 94 mastectomie. I
dati relativi ad un gruppo di pazienti affette da carcinoma della mammella in stadio ≥ II
sono stati confrontati con i dati relativi ad un gruppo di confronto formato da pazienti
affette da carcinoma della mammella in stadio I in termini di sopravvivenza recidiva al
complesso areola-capezzolo e metastasi a distanza. Tutte le pazienti sono state
sottoposte, con la stessa tecnica chirurgica, a mastectomia nipple-sparing e ricostruzione
protesica in due tempi chirurgici. Sono state arruolate allo studio le pazienti con biopsia
estemporanea dei dotti retro-areolari negativa. Il gruppo delle pazienti in stadio ≥ II è
formato da 53 pazienti, con età media 44.16 anni, per un totale di 53 procedure, seguite
con follow-up medio di 30.1 mesi, fra di esse vi sono: 45 casi di luminal A/B, 5 casi di triple
negative e 3 pazienti Her2+. Il gruppo di controllo è formato da 40 pazienti in stadio I con
età media di 46.24, per un totale di 41 procedure, seguite con un follow-up medio di 27.8
mesi, fra di esse vi sono: 34 casi di Luminal A/B, 1 paziente triple negative e 6 pazienti
Her2+.
Risultati: Dopo un periodo di follow-up di circa 30 mesi, sono stati valutati e confrontati i
risultati ottenuti nei due gruppi in termini di sopravvivenza, recidiva locale, recidiva al
complesso areola-capezzolo e metastasi a distanza. Nel gruppo di pazienti in stadio ≥ II si
è osservata una sopravvivenza generale del 98% con 1 caso di decesso per la comparsa
di metastasi a distanza, si è registrato 1 caso di recidiva loco-regionale ma nessun caso di
recidiva a carico del complesso areola-capezzolo e 6 casi di metastasi a distanza. Nel
gruppo di controllo formato da pazienti in stadio I si è registrata una sopravvivenza
generale del 100%, si e verificato 1 caso di recidiva loco-regionale a carico del complesso
areola-capezzolo su 41 procedure effettuate e non vi è stato nessun caso di metastasi a
distanza. L’analisi statistica dei risultati con il test di Fisher ha valutato il valore p ai fini
della significatività statistica (p<0.05) riguardo il controllo locale della malattia e
l’evoluzione clinica nelle pazienti con metastasi. Dall’analisi statistica dei dati relativi alla
comparsa di metastasi a distanza nei due gruppi si è ottenuto un valore di p=0.03
statisticamente significativo, esso sottolinea il decorso clinico della malattia in stadio
avanzato verso lo sviluppo di metastasi a distanza secondo l’evoluzione della storia
naturale della malattia in stadio avanzato. Lo studio statistico dei dati relativi alla comparsa
o meno di recidiva loco-regionale è risultato in un valore di
p=0.7, cioè non
statisticamente significativo; dal punto di vista clinico non si è registrata nessuna
differenza nel controllo locale della malattia nei due gruppi.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 50 Conclusioni: Questi dati permettono di osservare che nel gruppo di pazienti con tumore
della mammella in stadio ≥ II la malattia procede verso la metastatizzazione a distanza,
mentre nel gruppo di controllo formato da pazienti in stadio I non si sono verificati casi di
metastasi, nonostante in entrambi i gruppi si sia verificato un caso di recidiva locoregionale. I risultati ottenuti sul piccolo campione esaminato mettono in evidenza il fatto
che il risparmio del complesso areola-capezzolo anche nelle pazienti affette da tumore in
stadio ≥ II non influenza il decorso clinico della malattia, infatti la malattia in stadio
avanzato evolve producendo metastasi a distanza in presenza di un complesso areolacapezzolo indenne. Il controllo locale della malattia è raggiunto senza nessuna differenza
in entrambi i gruppi, essendosi registrato un unico caso di recidiva loco-regionale ma non
a carico del complesso areola-capezzolo nel gruppo di pazienti affette da carcinoma della
mammella in stadio ≥ II e un’unica recidiva a carico del complesso areola-capezzolo nel
gruppo di pazienti affette da tumore in stadio I. La sopravvivenza ed il controllo locale della
malattia dipendono dall’accuratezza nell’esecuzione dell’intervento chirurgico e dal
supporto fornito delle terapie adiuvanti. Infatti, le pazienti sono state sottoposte a
chemioterapia, terapia ormonale, terapia biologica e radioterapia, singolarmente o in
associazione, secondo le caratteristiche biologiche del tumore ed in funzione del quadro
clinico generale. In conclusione, nella nostra esperienza, la mastectomia nipple-sparing è
diventata una procedura chirurgica idonea al trattamento del carcinoma della mammella in
stadio avanzato. La recidiva loco-regionale di malattia, suscettibile di ulteriore trattamento
terapeutico, non è determinante per la sopravvivenza delle pz con malattia in stadio
avanzato, poiché la naturale evoluzione è la progressione verso lo sviluppo di metastasi a
distanza. Inoltre, la preservazione del complesso areola-capezzolo non determina un
aumento del tasso di recidiva loco-regionale che, nel caso in cui si verifichi, é suscettibile
ad ulteriore trattamento e non influisce sulla sopravvivenza delle pazienti che dipende
invece dalla metastatizzazione a distanza.
Bibliografia:
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4. Benediktsson KP, Perbek L. Survival in breast cancer after nipple-sparing
subcutaneous mastectomy and immediate reconstruction with implants: A
prospective trial with 13 years median follow-up in 216 patients. EJSO 2008;34:1438.
5° Congresso Nazionale ANISC 51 UTILIZZO DELLE MATRICI DERMICHE (ADM) NELLA CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA
MAMMARIA IMMEDIATA POST MASTECTOMIA: NOSTRA ESPERIENZA
Porro Francesca, Limonta Maria, Magni Carla, Valenti Francesco, Guzzetti Tommaso*
*Unità di chirurgia plastica e ricostruttiva - Unità Breast Unit.
Azienda Ospedaliera della provincia di Lecco, Ospedale ”A. Manzoni” Lecco
Introduzione:
La ricostruzione mammaria immediata in seguito a mastectomia per un tumore della
mammella, attraverso l’impiego di un supporto protesico, è ormai universalmente
riconosciuta come una delle tecniche più utilizzate per ridonare subito alla donna una
normale proiezione e forma alla mammella dopo un intervento demolitivo. Nella
maggioranza dei casi si utilizza una tecnica ricostruttiva in due tempi. Durante il tempo
chirurgico della mastectomia, viene posizionata una protesi ad espansione in una tasca
muscolare costituita da m. gran pettorale e m. serrato anteriore. Segue un intervallo
ambulatoriale, durante il quale l’espansore attraverso vari rifornimenti di soluzione
fisiologica raggiunge il volume della mammella da ricostruire. Con l’ultimo atto chirurgico,
la protesi temporanea ad espansione viene sostituita con una protesi definitiva in gel di
silicone. Questa tecnica ormai consolidata offre buoni e duraturi risultati.
D’altro canto il sempre più crescente impiego di mastectomie conservative utilizzate sia
per motivi profilattici che terapeutici in casi selezionati, ha agevolato l’introduzione,
attraverso l’impiego delle matrici dermiche (ADM), di tecniche ricostruttive con l’impiego di
protesi definitive in un unico tempo operatorio. Il supporto offerto da queste “matrice
dermiche acellulari” consente non solo la costituzione della tasca periprotesica senza
utilizzare il m. serrato, ma fa da guida e da supporto biologico per la veloce riabitazione
vascolare in un primo tempo e sostituzione cellulare in seguito, della neo tasca. Pertanto
laddove essa sia indicata, garantisce la ricostituzione “one step” della mammella demolita
apportando notevoli benefici in quanto a costi biologici e tempistica, ad una donna che si
vede ricostituito da subito ed in unico tempo chirurgico il suo seno.
Materiali e Metodi:
da giugno 2013 ad oggi, presso l’Azienda Ospedaliera “A. Manzoni” nei presidi di Lecco e
Merate sono stati ricostruite12 mammelle in 11 pazienti di età compresa tra i 40 ai 65 anni,
2 per motivi profilattici e10 per ragioni terapeutiche. Sono stati valutati i risultati cosmetici
immediati e a breve distanza, la complicanze immediate e a breve distanza e la
compliance da parte delle pazienti.
Risultati e Discussione:
In tutti questi casi sono state impiegate matrici dermiche ed impalcature biologiche di
diversa provenienza, 2 bovine, 2 sintetiche e 8 di derivazione porcina. I volumi delle
protesi utilizzate vanno dai 195 ai 400cc.Le complicanze immediate comprendono, un
caso di sofferenza cutanea superficiale ai bordi dell’incisione, una sofferenza superficiale a
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 52 carico del capezzolo, entrambe risoltesi spontaneamente nel giro di 10-15 gg. Una
maggior permanenza dei drenaggi in 2 casi a causa di una maggior sierogemenza e la
conseguente rimozione dei drenaggi dopo 2-3 settimane, senza problemi particolari. Il
follow up medio di 9 mesi, non ha evidenziato altre complicanze.
I risultati cosmetici riscontrati sono stati soddisfacenti, le complicanze a breve termine e a
distanza sono risultate sovrapponibili alla metodica in due tempi e la compliance da parte
delle pazienti è risultata essere maggiore rispetto all’intervento ricostruttivo in due tempi.
Conclusioni:
secondo quanto emerge dalla nostra esperienza la ricostruzione in tempo unico dopo
mastectomia con l’utilizzo di matrici dermiche acellulari (ADM) in casi selezionati può
garantire gli stessi risultati estetici della metodica in due tempi con gli evidenti vantaggi del
punto di vista biologico e psicologico legati all’unico intervento. Per raggiungere risultati
conclusivi occorre però valutare i risultati cosmetici e le complicanze con un follow up
maggiore e con una casista più numerosa
5° Congresso Nazionale ANISC 53 RADIOTERAPIA
INTRAOPERATORIA
NELLA
CHIRURGIA
ONCOLOGICA
MAMMARIA: VALUTAZIONE DEL RISCHIO CARDIOLOGICO UTILIZZANDO UNA
TROPONINA ULTRA-SENSIBILE
1
1
2
3
Saibene Tania MD, Michieletto Silvia MD, Evangelista Laura MD PhD, Bianchi Alessandra MD, Sotti
2
1
1
1
3
Guido MD, Raffaello Grigoletto MD, Franco Barbazza MD, Bozza Fernando MD, Banzato Alberto MD
1
Unità di Chirurgia Senologica, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova
2
Unità di Radioterapia e Medicina Nucleare, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova
3
Unità di Cardiologia, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS, Padova
Introduzione: in questo studio, è stato valutato se un danno acuto cardiaco nelle pazienti
con neoplasia mammaria allo stadio iniziale trattate con chirurgia conservativa (BCS) e
radioterapia intraoperatoria (IORT), può essere valutato dai livelli di troponina I cardiaca
ultrasensibile (TnI).
Materiali e metodi: sono state arruolate 45 pazienti sottoposte a IORT per neoplasia
mammaria, tutte appartenenti allo studio (trial) TARGIT-A e pertanto incluse sulla base di
criteri definiti. Ventidue pazienti avevano una neoplasia mammaria sinistra e 23 una
neoplasia mammaria destra. I livelli di TnI sono stati misurati immediatamente prima
dell'intervento chirurgico e 6 ore dopo il termine della procedura IORT. Nelle pazienti con
neoplasia mammaria sinistra, un piccolo foglio di tungsteno è stato posizionato sotto il
muscolo gran pettorale, a protezione del torace dalla sorgente radiogena, per proteggere il
cuore. I valori di TnI prima e dopo la procedura radioterapica, sono stati confrontati.
Risultati: nessuna paziente ha mostrato alterazioni della TnI prima dell'intervento
chirurgico e dopo la procedura IORT (valore= 0.017 ng/mL). Non è stata rilevata alcuna
differenza nei livelli di TnI tra le pazienti con neoplasia mammaria localizzata a destra,
rispetto a quelle con localizzazione sinistra sottoposte a chirurgia mammaria conservativa
e IORT.
Discussione e conclusioni: L'utilizzo della IORT nelle neoplasie mammarie allo stadio
iniziale non aumenta i livelli di TnI, confortando la teoria che questa procedura
radioterapica non provoca un danno cardiaco acuto. Sono necessari ulteriori studi per
valutare la possibilità di non posizionare preventivamente il foglio di tungsteno sotto il
muscolo gran pettorale nel caso di tumore mammario localizzato a sinistra e per valutare il
ruolo di altre molecole, come il peptide natriuretico atriale, quali marker di un danno
cardiaco acuto o cronico legato alla IORT.
Bibiliografia: 1.D'Errico MP, Grimaldi L, Petruzzelli MF, Gianicolo EA,et al.: N -terminal
pro-B-type natriuretic peptide plasma levels as a potential biomarker for cardiac damage
after radiotherapy in patients with left-sided breast cancer. Int J Radiat Oncol Biol Phys.
2012; 82:e239-46. 2. Erven K, Florian A, Slagmolen P, Sweldens C, et al.: Subclinical
Cardiotoxicity Detected by Strain Rate Imaging up to 14 months After Breast Radiation
Therapy. Int J Radiat Oncol Biol Phys. 2012; in press.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 54 TUMORE MAMMARIO AD ALTO RISCHIO: DATI PROSPETTICI INERENTI AL RUOLO
DELLA TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONE NELLA VALUTAZIONE PRE E
POST-OPERATORIA
Autori: Tania Saibene1, Laura Evangelista2, Anna Rita Cervino2, Silvia Michieletto1,
Cristina Falci3, Elisabetta Bezzon4, Fabio Pomerri4, Fernando Bozza1, Cristina Ghiotto3
1
Unità di Chirurgia Senologica, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova
2
Unità di Radioterapia e Medicina Nucleare, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova
3
Divisione di Oncologia Medica 2,Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS, Padova
4
Radiologia Medica, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS, Padova
Introduzione: chi dovrebbe essere valutato inizialmente sottoposto ad esema di
tomografia ad emissione di positroni/tomografia computerizzata (PETCT) con 18Ffluorodesossiglucosio (FDG) tra le pazienti con neoplasia mammaria? Per provare a
rispondere a questo quesito, in questo studio abbiamo valutato il potenziale impatto
diagnostico e terapeutico del FDG PET/CT pre e post-operatorio in pazienti con neoplasia
mammaria ad alto rischio di recidiva.
Materiali e metodi: prospetticamente sono stati raccolti i dati di 165 donne (età: 53±12;
range: 23- 82 aa) con neoplasia mammaria in stadio localmente avanzato alla diagnosi e
dopo trattamento chirurgico (rispettivamente, stadio II – III clinico o patologico), che sono
state sottoposte all'indagine FDG PET/CT prima (n = 85) e dopo la chirurgia (n = 80). Il
tempo medio tra la chirurgia e la FDG PET/CT è stato di 45±22 giorni. Le immagini sono
state visualizzate, semi-quantitativamente analizzate e confrontate con altre modalità di
imaging, biopsia o istologia, come di routine. Il trattamento è stato pianificato dagli
oncologi, secondo le linee guida correnti. La performance diagnostica è stata calcolata con
i metodi standard. La differenza tra i dati statistici è stata valutata usando il test chiquadrato di Yates.
Risultati: la FDG PET/CT è risultata negativa in 43 degli 80 (53.75 %) soggetti nel postoperatorio, mentre è risultata positiva nella valutazione preoperatoria di tutti i pazienti. In
particolare, nel gruppo pre-operatorio, la PET/CT ha dimostrato un anormale accumulo di
FDG nella mammella (n=84; 99%), nei linfonodi ascellari (n=58; 68.2%), nei linfonodi
distali (n=20; 23.5 %) e negli organi distali (n=12; 14.1 %). Invece, quattro (5%) dei
pazienti del gruppo post-operatorio hanno mostrato una PET/CT positiva a livello
mammario, cinque (6.3%) nei linfonodi ascellari, 11 (13.8%) nei linfonodi distali e otto
(10.5%) negli organi distali. In accordo con AJCC 7th edizione, lo stadio dei pazienti è stato
modificato in 26/76 (34.2 %) e 18/79 (22.8 %) pazienti, rispettivamente per il gruppo pre e
post-operatorio (p=0.114). Inoltre, l'accuratezza diagnostica nella valutazione postoperatoria per la identificazione delle metastasi residue o distali è stata: sensitività: 100 %;
specificità: 71 %; valore predittivo positivo: 54 %; valore predittivo negativo: 100 % e
accuratezza: 78.5 %. Un cambiamento del trattamento è avvenuto in 17 (10.3%) dei
pazienti, 4 nella valutazione pre-operatoria e 13 nel post-operatorio (5 vs. 16 %,
rispettivamente; p= 0.013).
5° Congresso Nazionale ANISC 55 Conclusioni: la decisione di sottoporre a FDG PET/CT un paziente con neoplasia
mammaria localmente avanzata, dovrebbe essere presa in considerazione. Il
cambiamento di stadio è simile in entrambi nella valutazione pre e post-operatoria, mentre
il cambiamento di trattamento è maggiore nei soggetti nel post-operatorio. Un analisi dei
costi- benefici sembra necessaria.
Bibliografia: 1. Groheux, et al. Effect Of 18F-FDG PET/CT Imaging In Patients With
Clinical Stage II And III Breast Cancer. Int. J. Radiation Oncology Biol. Phys. 2008; 71:
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2. Koolen, et al. 18F-FDG PET/CT as a staging procedure in primary stage II and III breast
cancer: comparison with conventional imaging techniques. Breast Cancer Res Treat
2012;131:117-26.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 56 OUTCOME A LUNGO TERMINE NEL TRATTAMENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO
DEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA DOPO CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE.
Sibilio A., Rocchi M., Di Simone D., Pellegrini A., Serra M., Fiacchi M., Santini D., Taffurelli M.
U.O. Chirurgia Generale Prof. Mario Taffurelli Policlinico S.Orsola-Malpighi
Introduzione
Per chemioterapia neoadiuvante (NCT) si intende il trattamento sistemico del cancro della
mammella precedente alla terapia chirurgica. Uno dei principali vantaggi dell’applicazione
del trattamento neoadiuvante è che consente di migliorare gli outcome chirurgici, ad
esempio consentendo di eseguire un trattamento chirurgico conservativo (BCT) laddove le
dimensioni iniziali della neoplasia non lo consentano. Inoltre la NCT permette di valutare
precocemente l’efficacia del trattamento sistemico.
Tecnicamente l’aspetto cruciale nell’applicazione della BCT in queste pazienti, resta
l’asportazione di un’adeguata quantità di tessuto mammario, in particolare nelle pazienti
che inizialmente presentano tumori di grosse dimensioni e che rispondono adeguatamente
alla NCT, garantendo contemporaneamente la radicalità oncologica ed un adeguato
risultato estetico. Presso la Breast Unit dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, è stata
sviluppata negli anni la tecnica del “retino”, la cui efficacia è stata validata in una
precedente pubblicazione1. Col presente lavoro intendiamo presentare i risultati a lungo
termine, per i casi di neoplasia della mammella in stadio T2 (diam. >3 cm) e localmente
avanzata (LABC), sottoposte a BCT e dissezione del cavo ascellare dopo NCT, in termini
di overall survival (OS), disease-free survival (DFS) e sviluppo di recidiva loco-regionale
(LRR) e recidiva locale omolaterale (IBTR).
Materiali e metodi
I casi di neoplasia della mammella in stadio T2 (diam. >3 cm) e LABC analizzati sono stati
101, consecutivamente sottoposti ad intervento chirurgico dal Gennaio 1993 al marzo
2014. Sono state escluse 2 pazienti dall’analisi, in quanto sottoposte nei primi mesi dopo
l’intervento a mastectomia (in un caso per radicalizzazione, nell’altro per mastiti ricorrenti),
altre 5 pazienti risultano perse al follow-up. L’analisi statistica è stata pertanto eseguita su
94 casi, utilizzando il software IBM SPSS Statistics Base.
Risultati
I risultati relativi ad OS e DFS sono riportati nelle Tabelle 1, 2 rispettivamente. Per quanto
riguarda le LRR, in letteratura vengono riportati tassi variabili tra il 5% ed il 22.5%, nella
nostra casistica tale evenienza è stata registrata in 11/94 pazienti (11.7%) (mediana 59
mesi ± 9.9 (95% C.I. 39.6 – 78.3), mentre i casi i casi di IBTR sono stati 10/94, pari al
10.6% e la mediana per lo sviluppo di tali recidive è risultata essere 54 mesi ± 5.1 (95%
5° Congresso Nazionale ANISC 57 C.I. 44.1 – 64.3). I risultati ottenuti, in particolare in riferimento al rischio di sviluppo di LRR
sono in linea con quanto riportato in letteratura2,3,4.
Tabella 1 – Overall Survival
OS (mesi)
60
120
180
%
88.0
84.2
71.6
s.e.
± 3.8
± 4.5
± 9.0
C.I. 95%
Lower bound Upper bound
190.2
247.6
Follow up medio (mesi)
218
C.I. 95%
Lower bound Upper bound
132.6
191.2
Follow up medio (mesi)
161
Tabella 2 – Disease-Free Survival
DFS (mesi)
60
%
70
s.e.
± 5.3
120
49.4
± 7.2
Conclusioni
Questi risultati forniscono un’ulteriore validazione dell’efficacia della nostra tecnica
chirurgica nell’ambito della BCT post-NCT, basata sull’utilizzo del “retino”.
Bibliografia.
1. Taffurelli, M et al. The Neoadjuvant Net: a patient- and surgeon-friendly device to
facilitate safe breast-conserving surgery in patients who underwent neoadjuvant treatment.
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nine-year results from NSABP B-18. J Natl Cancer Inst Monogr 2001; 30:96
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 58 NUOVA STRATEGIA CHIRURGICA PER OTTIMIZZARE MARGINI E VOLUMI DI
RESEZIONE NELLA LUMPECTOMY DELLE LESIONI NON PALPABILI DELLA
MAMMELLA
Sorrentino L., Bossi D., Sartani A., Amadori R., Gambaro A., Antonacci CM., Riggio E., Nebuloni M., Corsi
F.*
Breast Unit U.S.D. – A.O. Luigi Sacco - Polo Vialba – Dipartimento di Scienze Cliniche, Università degli
Studi di Milano
Introduzione: Uno degli obiettivi principali nella chirurgia conservativa del carcinoma
mammario è ottenere margini indenni da neoplasia insieme a volumi di resezione
adeguati. Questa sfida diventa particolarmente complessa nel caso delle lesioni non
palpabili, dove si rende indispensabile un’accurata localizzazione preoperatoria. Tra le
varie tecniche descritte, attualmente è disponibile la localizzazione preoperatoria con clip
metallica posizionata al termine di procedura bioptica vacuum-assited (VABB) sotto guida
ecografica o stereotassica. Comunemente sono utilizzati due tipi di clip: metallica
radiopaca o ecovisibile in titanio ricoperta di materiale bioriassorbibile. Scopo del nostro
studio è confrontare in termini di adeguatezza dei margini e dei volumi di resezione la clip
ecovisibile e quella radiopaca.
Pazienti e Metodi: Abbiamo retrospettivamente rivisto la nostra casistica di 209 pazienti
consecutive tra il 2008 e il 2014 con carcinoma mammario non palpabile sottoposte a
lumpectomy e biopsia del linfonodo sentinella presso la Breast Unit dell’ A.O. Luigi Sacco,
Milano. Tutte le pazienti erano state precedentemente sottoposte a VABB presso il nostro
centro: in 59 casi era stata posizionata una clip radiopaca in stainless steel, mentre in 150
casi è stata utilizzata una clip ecovisibile di titanio ricoperta di collagene. Nel primo caso,
la localizzazione preoperatoria è stata effettuata attraverso mammografia, mentre nel
secondo caso la localizzazione è stata effettuata con ecografia mammaria. In entrambi i
5° Congresso Nazionale ANISC 59 casi al termine della procedura è stato posto un repere cutaneo in corrispondenza della
lesione, e basandosi su questo repere si è proceduto alla lumpectomy.
Risultati: L’esame istopatologico definitivo ha evidenziato complessivamente margini
indenni da neoplasia nell’80.4% delle pazienti: nel 57.6% dei casi con clip radiopaca, e
nell’89.3% dei casi con clip ecovisibile (p<0.0001). Nel gruppo delle pazienti con clip
ecovisibile il tasso di reinterventi per margini infiltranti si è significativamente ridotto dal
42.4% al 10.7% (p<0.0001). L’analisi multivariata considerando tutte le potenziali variabili
confondenti (età, BI-RADS, tipo di VABB, istologia finale, tempo intercorso tra VABB e
chirurgia) ha rafforzato il risultato, con un OR pari a 7.6 (95% CI 3.4-17.2). Inoltre, con la
localizzazione preoperatoria della clip ecovisibile si è ottenuta una riduzione dei volumi di
resezione, con un rapporto di resezione (CRR, volume resecato/volume ottimale) di 3.54
nel gruppo della clip ecovisibile e di 5.08 nel gruppo della clip radiopaca, p=0.03).
Conclusioni: La localizzazione preoperatoria con clip ecovisibile è una strategia chirurgica
precisa, accurata e ripetibile, e permette una chirurgia conservativa delle lesioni
mammarie non palpabili meglio calibrata, in quanto la migliore accuratezza di reperimento
di queste lesioni si traduce in un incremento di lumpectomie con margini indenni,
riduzione dei reinterventi e volumi di resezione ridotti.
Bibliografia
1. Thomassin-Naggara I, Lalonde L, David J, et al. A plea for the biopsy marker: how,
why and why not clipping after breast biopsy? Breast Cancer Res Treat
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5° C
ongresso N
azionale A
NISC 60 2. Moran MS, Schnitt SJ, Giuliano AE, et al. Society of Surgical Oncology – American
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5° Congresso Nazionale ANISC 61 AXILLARY FIBROADENOMA MIMICKING MALIGNANT LYMPHADENOPATHY.
CASE REPORT AND REVIEW OF LITERATURE.
1
1
2
3
3
Troilo VL , Conversano A , Pastena MI , Vestito A , Lorusso M , Rinaldi S
1
1
Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
2
Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
3
Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
INTRODUCTION
Breast anomalies are not uncommon. Ectopic breast tissue (EBT) is a congenital
anomaly of the breast usually confined to the area of the embryonic milk line, which extend
from the axilla to the groin, and may occur unilaterally or bilaterally. In the EBT any
disease that affects the normal breast can develop, including benign and malignant
lesions. In most cases, accessory breasts are asymptomatic and cause nothing more than
a visible distension which may resemble a tumour. We report the case of a fibroadenoma
in axillary ectopic breast tissue that looked like a malignant lymphadenopathy. In literature
few cases of fibroadenoma in EBT are described.
CASE REPORT
A 49 years old woman presented to our hospital in February 2014 for a suspicious
malignant right axillary lymphadenopathy or CUP Syndrome. There wasn’t history of
familiar breast disease, and the patient had no other important diseases. She noticed a
palpable nodule in the right axilla and underwent breast examination. Mammography was
normal, the breast had nodular structure without pathological lesions. Ultrasonography
showed a lymphnode in the right axilla increased in volume, diffusely hypoechoic with
lobulated borders, diameter of 1.5 cm.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 62 Cytological examination had no diagnostic value (C1). In suspected of occult breast
cancer, she underwent Contrast Enhanced Spectral Mammography (CESM) that revealed
a right axillary lymphnode with high uptake but without morphological charges. Magnetic
resonance (MRI) showed normal breasts. Tumour markers were in normal blood range.
Then, she underwent nodal biopsy.
Grossly, the nodule had 1.8 cm of diameter, it was whitish translucent and
increased in consistency. Surprisingly, the pathological intra-operatory examination
revealed the absence of lymphatic cells and made diagnosis of fibroadenomathoid-like
lesion with myxoid aspects. Definitive pathological diagnosis was of intra and pericanalicular fibroadenoma with mixoid aspect of stroma, in ectopic breast glandular tissue.
No lymphatic cells were found.
DISCUSSION
Anomalies associated with breast development are not uncommon. Between 1%
and 5% of women and men show supernumerary nipples (polythelia) and less often
supernumerary breasts (polymastia) [1,2]. Ectopic breast tissue (EBT) is a congenital
anomaly of the breast usually confined to the area of the embryonic milk line, which extend
from the axilla to the groin, and may occur unilaterally or bilaterally. The milk line
developmentally arises in an ectodermic thickening between the upper limb and the lower
limb buds during the 6th week of gestation [3]. It gives rise to normal breast in the pectoral
region and the rest of it will regress. Two hypothesis have been claimed on the
embryogenesis of the EBT. One attributes the anomaly to the failure of regression and
displacement of the milk line [4], while the second believes it develops from the modified
apocrine sweat glands [5]. In the EBT any disease that affects the normal breast can grow,
including fibroadenoma or carcinoma. Few case of fibroadenoma in the axilla has been
5° Congresso Nazionale ANISC 63 reported in literature.
Axillary breast tissue can be represented by ectopic tissue not
connected to the breast. It may also be connected to the external part of thoracic breast, in
this case it is called the axillary tail of Spence. EBT, especially when found in the axilla is
located in the subcutaneous tissue and deep dermis of the skin, were it often mingles with
normal skin appendage glands [6]. Another importance significance of the EBT is their
association with congenital anomalies in the urogenital system, such as supernumerary
kidneys, failure of renal formation and renal cell carcinomas which can be explained in part
by the parallel embryologic development of mammary structure and the genitourinary
system [4].
When tumours or nodules are found along the mammary line, the presence of
breast tissue should be considered during the investigation [7-10]. The patients should be
evaluated for any associated urogenital anomaly. In 1915, Kajava published a
classification system for supernumerary breast tissue that remains in use today. Class I
consists of a complete breast with nipple, areola, and glandular tissue. Class II consists of
nipple and glandular tissue but no areola. Class III consists of areola and glandular tissue
but no nipple. Class IV consists of glandular tissue only. Class V consists of nipple and
areola but no glandular tissue (pseudomamma). Class VI consists of a nipple only
(polythelia). Class VII consists of an areola only (polythelia areolaris). Class VIII consists of
a patch of hair only (polythelia pilosa) [11].
In most cases, accessory breasts are asymptomatic and cause nothing more than a
visible distension which may resemble a tumour. Sometimes it could cause psychological
disturbances in adolescence and it may give pain and discomfort especially during
menstruation, pregnancy, and lactation. The clinical significance of the polythelia and
polymastia lies in the fact that apart from the psychological and cosmetic impact, it
develops the same pathological changes as the normally located breast tissue such as
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 64 inflammation, fibrosis, fibroadenoma, cystosarcoma phyllodes, and carcinoma [3, 5]. The
next important point is that these ectopic breast tissue patients, especially polythelia
cases, have been associated with urinary abnormalities such as supernumerary kidneys,
failure of renal formation, renal adenocarcinoma, hydronephrosis, polycystic kidney
disease, duplicate renal arteries, and ureteric stenosis [4]. To conclude, fibroadenoma
should be kept in mind in the differential diagnosis of axillary swellings.
REFERENCES
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11. Kajava Y. The proportions of supernumerary nipples in the Finnish population,
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5° Congresso Nazionale ANISC 65 SURGICAL MANAGEMENT OF BREAST CANCER IN ELDERLY WOMAN.15-YEARS
EXPERIENCE AT ASL BA BREAST UNIT.
1
1
2
2
3
1
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Troilo VL , Conversano A , Lozupone A , Pastena MI , Vestito A , Custodero O , Parlati C , Rinaldi S
1
Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
2
Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
3
Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
1
INTRODUCTION
Early detection and improved multimodality therapy have led to an increase in
breast cancer survival (1). When first diagnosed, decisions about the type of surgery and
adjuvant therapy, each with its own risks and benefits, have to be taken for patients with
breast cancer. The decision-making process is complex, and is influenced by multiple
factors including patient age, co-morbidities, ethnicity, education, and availability of visual
and written hand-outs. Patient age is so important that it has been proposed as a
determinant of educational and counseling strategies (2,3).Age at diagnosis may also
influence patient behaviour and outcome. Younger women may desire treatments that they
perceive increase life expectancy, while older women may prefer treatments that maximize
quality of life (4,5). The increase in the incidence rate of breast cancer in older women is
related to two factors: the aging of general population and the increased use of screening
programs. The over-sixties, which in 1980 were 11.3%, in 2030 will represent 20%of the
general population (6,7).Numerous studies show that the incidence rate of breast cancer
increases with age. About 50% of breast carcinomas, in fact, are diagnosed in women >
65years, while the percentage of cancer diagnosed in women > 70 years ranges from
between 30 and 47%(8,9) and it is expected that in 2035 this percentage could reach 70%
(10).The survival rate of women with breast cancer over sixty rose from 76.9% in 1975
to91.7% in 2002 (SEER9) (11) and, to date, it is similar to that of the general population.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 66 The aim of this retrospective report is to evaluate the surgical approach to breast
cancer in elderly patients in our Breast Unit.
PATIENTS AND METHODS
In the period from January 1999 and March 2014, 175 patients over or equal 80
years old were treated for breast cancer at the Breast Unit of San Paolo Hospital in Bari.
All women underwent clinical breast examination, mammography and ultrasonography
performed by a breast “dedicated” radiologist and each case was discussed with a breast
“dedicated” surgeon of the same hospital. In our series, patients were divided into three
groups by age: 80-84 years (Group I), 85-89 years (Group II), ≥ 90 years old (Group III).
Each group was classified into five sub-groups according to surgical operation: excision of
local recurrence (EXC), Quadrantectomy (Quad), Quadrantectomy plus axillary dissection
(QuAD), Modified Radical Mastectomy (MRM), Simple Mastectomy (SM).
RESULTS
Out of a total of 175 elderly women treated for breast cancer, Group I was of 108
patients (61.71%), Group II of 53 patients (30.29%), Group III of 14 patients (8%). The
classification of sub-groups by type of surgery was as follow. Group I: 6 patients EXC
(5.56%), 12 Quad (11.11%), 27 QuAD (25%), 58 MRM (53.70%), 5 SM (4.63%). Group II:
2 EXC (3.77%), 8 Quad (15.09%), 6 QuAD (11.32%), 23 MRM (43.40%), 14 SM (26.42%).
Group III: 1 EXC (7.14%), 4 Quad (28.57%), 1 QuAD (7.14%), 2 MRM (14.29%), 6 SM
(42.86%)(Table 1).
5° Congresso Nazionale ANISC 67 DISCUSSION
Breast cancer therapy consists of multimodality treatment ranging from breast
conservation to mastectomy, whole or partial radiotherapy of varying duration, selective
use of anti-hormone medication, and chemotherapic regimens that differ in duration and
morbidity. As reported by Sio et al., when stratified by age and disease extent, young
women were undergone aggressive therapy more likely than old patients. In general, old
women reported poorer general health and functioning than middle-aged and young
women. These results support the original hypothesis that age is related to the choice of a
specific treatment; demolitive surgery is performed easier to young women, even if
diagnosis is a localized disease. Actually, in order to maximize their survival, more
aggressive treatments could be selected for young women (12). Many studies reported
young age as an independent adverse prognostic factor in breast cancer with more
aggressive presentation, high mortality and high recurrence rates (13-15). However, van
de Vijver et al. (16)revealed that age was not an independent prognostic factor, while
gene-expression profile was a significant predictor of disease outcome in younger women
with breast cancer. Several studies supported the conclusion that age itself had no
influence on the prognosis but association of poor prognosis with young age at diagnosis
is explained by higher proportion of aggressive tumors in younger women in terms of
higher T stage, positive lymph nodes, endocrine non-responsiveness, high grade and high
proliferating fraction.
The Department of Radiology of San Paolo Hospital Breast Unit in Bari reported
results about a retrospective analysis between patients < 70 years old versus elderly
patients (17). The analysis of T parameter showed a higher percentage of T2, T3 and T4
in women older than 70 as compared with women < 70 with statistically significant
differences (p 0.0001). The analysis of grading allowed to identify statistically significant
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 68 differences between the two groups (p 0.0001). In fact, a lower biological aggressiveness
of breast cancer in older women (G1) in women aged <70 years) and a prevalence of G2
and G3 cancers in women under 70 were found. The positivity of receptors for estrogens
and progesterone is higher in women aged ≥ 70 years. Any co-morbidity of patients, in
particular the presence of hypertension, cardiovascular disease and diabetes, was finally
analyzed. These diseases were more frequent in women aged ≥ 70 years than in women
aged <70 years (p 0.001). According to Singh (p 0.86) (18), results do not show a
significant difference of tumor size between women under 70 and elderly women (p0.728);
besides, regardless of the lesion size, the biological characteristics of the tumor are most
favorable in older women, as compared with those of cancer in postmenopausal under 70
women. The grading of breast cancer in women over seventies is lower as compared with
women aged <70 years (p0.0001) and the positivity rate of estrogen and progesterone
receptors is clearly higher (p <0.0001).A prevalence of well-differentiated cancers in older
women (p <0.001) was already reported in literature (19).
Results of our retrospective analysis show different surgical approaches in each
group. In Group I, there is a more aggressive treatment both for conservative surgery than
for radical one. Axillary dissection is still performed in most patients who receive
quadrantectomy (QuAD 25% vs Quad 11.11%) and in patients who underwent
mastectomy (MRM 53.70%
vs SM 4.63%). In Quad sub-group 7 SLN biopsy were
performed, with all SLN negative. In Group II there is not only a reduction of QuAD
procedures, but there is also a major number of Quad than QuAD (15.09% vs 11.32%).
Moreover, there is a reduction of the gap between MRM vs SM (43.40% vs 26.42%). In the
Group III, there is a further reduction of axillary procedures, with more Quad vsQuAD
(28.57% vs 7.14%) and more SM vs MRM (42.86% vs 14.29%)(Fig. 1). In our experience,
this different surgical approach may have some explanations. At first, most of these
5° Congresso Nazionale ANISC 69 patients are out of screening programs; so, clinical presentations are different than
younger women. In most of cases, according to Vestito et al. (17) the pT stage is bigger
and so a more aggressive treatment in required. MRM is the most frequent approach. In
this way, most of patients will undergo surgery with curative intent, will avoid further
radiotherapy and will accept a good quality of life careless of their body image. In this
group patients also still have a good performance status to undergo a more aggressive
surgery. In the group II, the reduction of axillary surgery both for conservative and for
radical treatment is due to the worsening of the performance status and the increasing of
co-morbidities. However, axillary treatment is often a I-II level dissection. In the Group III,
surgery has only a palliative intent often performed with a lower deep anesthesia without
regard to axillary treatment, so that Quad and SM are more frequent than aggressive
treatments. As reported in literature, despite the favourable biological characteristics of
breast cancer in women aged ≥ 70 years, the mortality rate is high. The possible
underlying causes of this data can be related to the presence of co-morbidity, to patient
under-treatment, or to the poor sensitivity to the prevention in women over seventies. The
effectiveness of the treatment varies with age and therapy can increase the disease-free
interval and reduce the symptoms of the disease in advanced stage. However, in many
cases, elderly women with breast cancer do not receive adequate treatment, probably
because of the coexistence of other pathologies that could affect the result (10).Screening
programs for the age group from between 50 and 69 years have shown a reduction in
mortality in women up to 69 years (20), but no reported data demonstrate the usefulness
of further controls in women ≥ 70 years, except for the experience of Tabar (21) which
includes women up to 74 years. However, the increased life expectancy and the increased
incidence of breast cancer in the general population require careful evaluation of breast
cancer in older women, not only for the proper treatment planning, but also for the
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 70 reassessment of the age group to be included in screening programs. In conclusion,
surgical approach in elderly women is conditioned by a series of factors, such as clinical
presentation of the tumor, performance status of the patients, the presence of comorbidities, and the expectation that the patient have regard the surgical curative intent.
REFERENCES
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NISC 72 THE ROLE OF PERI SENTINEL LYMPHNODES IN THE NEW ERA OF BREAST
CANCER AXILLARY STAGING.
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Troilo VL , Conversano A , Zito FA ,Vestito A , Lorusso M , , Parlati C , Custodero O , Rinaldi S
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Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
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Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
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Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
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INTRODUCTION
Determining whether cancer has spread to locoregional lymph nodes is a critical
step in the initial staging of breast cancer patients. Axillary dissection (AD) has been for a
long time the standard therapy for patients with breast cancer. The state of the axillary
lymph nodes is the most important prognostic factor and the axillary status permits a good
regional control of disease. Although axillary dissection identifies nodal metastases and
prevents the recurrence of cancer in the axilla, there is a significant incidence of long-term
side effects, notably lymphedema, and the procedure is of
no therapeutic benefit in
women without axillary metastases. While axillary nodal status is still one of the most
important prognostic factors in breast cancer, sentinel lymph node biopsy (SLNB) has
evolved as a main procedure that strongly reduce postsurgical morbidity and improve early
and long-term quality of life. However, sentinel node biopsy positive identifies patients with
higher risk of metastases to the axillary nodes but the rate of patients negative for
metastases after axillary dissection is high. So, these patients are exposed to surgical risk
without therapeutic advantages.
In this retrospective analysis we evaluated the role of peri-SLN for staging the
axillary nodal status, avoiding useless delayed axillary dissection.
5° Congresso Nazionale ANISC 73 PATIENTS AND METHODS
From January 2001 to March 2014, at the Department of Breast Surgery of San
Paolo Hospital in Bari, 1363 patients with breast cancer underwent Sentinel Lymph Node
Biopsy (SLNB). Inclusion criteria were: diagnosis of ductal or lobular infiltrating cancer at
core biopsy (B5), cytologic examination positive (C5) or suspected (C4) with instrumental
picture suggestive for invasive carcinoma (R5,U5), ductal carcinoma in situ with high
possibility of micro-invasion, multicentric mammary lesions. All patients underwent axillary
ultrasound evaluation and had no positive FNAC of axillary nodes. The day before surgery,
all patients underwent lymphoscintigraphy with colloidal albumin marked with 99mTc. The
sentinel lymph node (SLN) was analyzed with extemporaneous histological examination.
In case of metastatic node, immediate axillary dissection was performed. In case of
definitive histological examination revealed positivity of SLN or surrounding tissue, a
delayed axillary dissection was made.
RESULTS
On 1363 SLNBs, at extemporaneous histological examination 230 were positive
with immediate axillary dissection, and 1133 were negative. Of these 1133 negative SLNs,
in 61 patients definitive histological examination revealed lymphnode positivity (false
negative at extemporaneous or skip metastasis) and delayed axillary dissection was
made. In 50 patients there were peri-sentinel lymphnodes (mean 2,84 LNs, range 1-8).
These 50 patients were collected to retrospective analysis (Table 1). Among these 50
patients(45 Invasive Ductal Carcinoma, IDC and 5 Invasive Lobular Carcinoma, ILC), at
definitive histological examination, 19 were confirmed negative but with metastatic periSLN, whilst 31 were metastatic (false negative, FN). So, we identified two sub-groups: the
skip metastasis (SKIP Mets) group (19 patients) and the FN group (31 patients). In the
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NISC 74 SKIP Mets group, pathological involvement of peri-SLN revealed 10 patients with
micrometastasis (mMets) and 9 patients with macrometastasis (MMets). In the FN group
20 patients had micrometastasis, and 11 patients macrometastasis. The mean number of
peri-SLNs was 3,26 (range 1-8) for the SKIPMets group, and 2,58 (range 1-7) for the FN
group. The mean number of metastatic peri-SLNs was 1,05 (range 1-2) for the SKIP Mets
group, and 0,16 (range 0-1) for the FN group. In particular, in the FN group, 5/31 patients
had metastatic peri-SLNs (1 ITC, 1 mMets, 3 MMets)(Table 2). As regard delayed axillary
dissection (50 patients), the mean number of axillary lymphnodes was 18,64 (range 7-38),
with further axillary LN metastasis found in 5/50 patients (10%) with a mean number of 3,5
(range 1-10) metastatic LNs. About the SKIP Mets group, further metastasis were found in
2/19 patients (10,5%), and in the FN group in 3/31 (9,68%)(Table 3).In Table 4 are
summarized the probabilities of further nodal metastasis according to the metastatic
disease of the SLN or peri-SLNs.
DISCUSSION
While axillary nodal status is still one of the most important prognostic factors in
breast cancer, sentinel lymph node biopsy (SLNB) has evolved as a main procedure to
strongly reduce postsurgical morbidity improving early and long-term quality of life.
Moreover, the decision-making process for adjuvant treatment based on axillary status is
still important but so far this choice is becoming increasingly dependent on cancer
biological features. This vision imposes the necessity to reduce the indication of complete
axillary dissection as much as possible, especially whenever the axilla is clinically negative
(1).This less invasive procedure is possible for several reasons: i) Removal of lymph
nodes is performed for staging purposes and not with curative intent (2–4);ii) even if the
false-negative risk can be generally quantified in about 6%, the occurrence of overt axillary
5° Congresso Nazionale ANISC 75 lymph node metastases after a negative SLNB has been shown to be lower than
expected, being 0.9% after a median follow-up of 48 months in a cohort of 3,548 patients
(5);iii) to date, the impact of the prognostic information of axillary lymph node status in the
decision-making process is less important than in the past as the adjuvant treatment is
becoming increasingly tailored towards the biological features of the disease rather than
the risk of recurrence (6).As previously mentioned, we also have to bear in mind that
lymph node surgery is not curative in itself and has the aim of improving regional control of
the disease and of achieving prognostic information. From this standpoint, the future
evolution of lymph node surgery will probably be in the direction of further reduction since
medical treatment will be more tailored in accordance with tumour biology rather than
recurrence risk, especially when better diagnostic tools become available. A recent
publication with data taken from the first 566 patients with positive SLN of the AMAROS
trial (7) did not find any significant differences in terms of administration of adjuvant
systemic therapy. The authors concluded that the absence of knowledge regarding the
extent of nodal involvement in the axillary radiation therapy (ART) arm appeared to have
no major impact on the administration of adjuvant treatment. The findings of the American
College of Surgeons Oncology Group Z0011 trial push ahead the field of controversy. In
fact, in this trial, which compared axillary clearance with observation in patients with SLN
involvement, outcome appeared identical in the 2 groups in terms of overall survival,
disease-free survival, and axillary recurrence. Those arguments are in favour of minimizing
axillary surgery.
In the aim to reduce delayed useless axillary dissection at our Department, we
analyzed the role of the perisentinel lymph nodes and the further axillary nodes in
dissections occurred in case of histological surprises at definitive examination. Our results
shows that in case of Skip lesions, 10.5% of patients had further metastasis, with a low
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NISC 76 rate of nodal involvement. In the false negative group, the incidence of further metastasis
is 9.68%. As regard the size of the metastasis, micro metastatic disease in the SLN or
peri-SLN lead to a rate of 6.66% of further nodal involvement, with a negative predictive
value of the peri-SLN of 93.34%. In case of macro metastatic disease, the rate of further
metastasis is 15%, with o negative predictive value of 85%. In case of association of
metastatic SLN plus metastatic peri-SLN, the rate is 20%, with a negative predictive value
of 80%. In our report, a global number of 5/50 patients had further metastasis in axillary
nodes at delayed AD, and only 1/50 patients had association of metastatic SLN plus
metastatic peri-SLN. Reviewing data, there was only 1 patient with more than 4 further
metastatic lymph nodes (10/33) and we think that maybe there has been a pre operatory
underestimation of the axilla. Sianesi et al. (8) proved that the method of SLNB is safe
without discrepancy at definitive histology, with exclusion of skip lesions. In his 134 cases,
only in 8 cases the extemporaneous examination was negative and the definitive
examination was positive for metastases, highlighted with the use of anticitocheratine
antibodies. All those patients were retreated with axillary dissection and in 3/8 cases were
found other metastatic lymph nodes. This real problem could be solved by the dissection
of only perisentinel lymph nodes; in his study, 29 cases all negative, perisentinel nodes
were a correct indicator of the axilla state. In addition to being of limited prognostic
significance, the presence of micrometastases does not appear to be an indication for
ALND. The initial report of a prospective randomized trial of ALND compared to no further
axillary surgery in patients with micrometastases observed no differences in disease-free
or overall survival between groups with a median follow-up of 57 months (9).
In conclusion, our data demonstrate that the presence of peri-SLNs has a reliability
ranging from 80% to 93.34% as predictive value for negative further lymph nodes at
delayed axillary dissection. The double metastatic association is associated to higher risk
5° Congresso Nazionale ANISC 77 (20%), but this rate decreases if we have more than 2 peri-SLNs. According to the
literature about the decreasing value of micro metastatic SLN, the lower importance of the
axillary clearance to control breast cancer, we think that perisentinel lymph nodes may
have, in selected patients, a good predictive value to stage the axilla in case of histological
surprises after SLNB.
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NISC 78 PERIDUCTAL STROMAL SARCOMA (PSS) OF THE BREAST: A RARE NEOPLASM
OF LOW GRADE MALIGNANCY.
Case report and review of literature.
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Troilo VL , Conversano A , Lozupone A , Vestito A , Rinaldi S
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Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
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Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
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Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
INTRODUCTION
Periductal stromal sarcoma is an uncommon biphasic tumour with benign ductal
elements and a sarcomatous stroma lacking a phyllodes architecture. This tumour is
characterized by a hypercellular proliferation of spindle cells forming cuffs around wellpreserved ductal units with infiltration of the fat and surrounding tissue. Like phyllodes
tumors, PSS has a tendency for local recurrence when incompletely excised but also has
potential to develop specific soft tissue sarcomas. Because the number of reported cases
in the literature is small, the optimal means of managing PSS has yet to be established.
Currently, given the presence of infiltrative margins, resection with adequate margins is
generally considered sufficient, and axillary lymphadenectomy is not needed. With regard
to adjuvant therapy, the scant literature does not show any benefit of radiotherapy or
chemotherapy.
CASE REPORT
A 17 years old female presented to our hospital in July 2012 with a palpable mass
discovered few months ago in her left breast. She had no previous history of breast
diseases or breast surgery and did not referred family history of breast cancer. Clinical
examination demonstrated the presence of a palpable, quite firm and tense-elastic mass in
5° Congresso Nazionale ANISC 79 the lower-median quadrant of the left breast. The mass was painless and without skin
retraction. No palpable axillary lymphnodes were found. Ultrasonography of the breast
revealed the presence of a 3,5 x 3cm lesion with defined margins, hypoechoic and
homogeneous, in the lower-median quadrant suggestive for a juvenile fibroadenoma.
A surgical excision was performed. Grossly, the lesion measured 4cm and was of
lobulated aspect, gray-yeollowish colour, tense-elastic texture. Microscopically, it was a
biphasic pattern with multinodular architecture made of epithelial elements with sometimes
double ducts and focal hyperplasia without atypia; there was also a dense periductal
proliferation of spindle cells extended to the adipose tissue. Mitotic index was 3-4 x 10
HPF (fig. 2-3). Immunoistochemistry revealed positivity for CD34 and CD117, negativity for
estrogens and progesterone. According to the histological criteria of the Armed Force
Institute of Pathology (AFIP), the tumor was classified as Periductal Stromal Sarcoma
(PSS) with low grade malignancy. Afterwards, a re-excision was performed to obtain wide
microscopically negative margins, resulting in an inverse T scar in the lower-median
quadrant of the left breast. No adjuvant treatment was given.
Histological examination of the re-excised specimen demonstrated no evidence of
residual disease. Therefore, the lesion was completely removed with a wide margin of
apparently healthy tissue. After a follow-up of 2 years the patient is disease free.
DISCUSSION
Periductal stromal sarcoma is an useful descriptive designation for generally lowgrade biphasic tumors with sarcomatous stroma that do not have features of a phyllodes
tumor. Biphasic breast tumors with benign ductal elements and a sarcomatous stroma
lacking a phyllodes architecture are a source of diagnostic problems, particularly because
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NISC 80 of the lack of an appropriate designation. In contrast to fibroadenomas and phyllodes
tumors that appear to originate from the intralobular stroma, the distribution of the
proliferation in periductal stromal sarcoma (PSS) suggests its origin from the periductal
stroma. This tumor is characterized by a hypercellular proliferation of spindle cells forming
cuffs around well-preserved ductal units with infiltration of the fat and surrounding tissue
[1]. Adjacent cuffs may coalesce to form large nodules and extend into lobules surrounding
open tubules and ducts.
The histological features of PSS were defined by the Armed Forces Institute of
Pathology (AFIP) as follows: (1) a predominantly spindle-cell stromal proliferation of
variable cellularity and atypia around open tubules and ducts devoid of a phyllodes
pattern; (2) one or, more often, multiple nodules separated by adipose tissue; (3) stromal
mitotic activity of ≥3/10 high-power fields; and (4) infiltration into surrounding mammary
fibroadipose tissue. Immunohistochemistry reveals the tumor cells to be positive for a
smooth muscle actin CD34. They are often CD117 and do not express S-100 protein,
estrogens, or progesterone receptors. The histological grading depends on atypia and
mitotic activity, so it ranges from being low-grade to high-grade PSS [2,3].
Periductal stromal sarcoma usually occurs in perimenopausal and postmenopausal
women (median 55.3 years), a decade older than those presenting with phyllodes tumors
(median 45 years), even if in literature case reports of younger patients are described [4].
Similar to phyllodes tumors, PSS has a tendency for local recurrence when
incompletely excised, potential to develop specific soft tissue sarcomas, and even
metastatic spread at least in cases of harboring and more aggressive sarcomatous
patterns. As also observed among phyllodes tumors, PDSS may occasionally exhibit
intraepithelial neoplasia ranging from ordinary epithelial hyperplasia to intraductal
carcinoma [2-7].
5° Congresso Nazionale ANISC 81 Because the number of reported cases in the literature is too little, the optimal means of
managing PSS has yet to be established. Currently, given the presence of infiltrative
margins, resection with adequate margins is generally considered sufficient, and axillary
lymphadenectomy is not needed. With regard to adjuvant therapy, the scant literature does
not show any benefit of radiotherapy or chemotherapy.
PSS is a tumor of intermediate behavior; it may evolve into a phyllode tumor as well
as a specific soft-tissue sarcoma. Therefore, close follow-up is needed.
REFERENCES
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8. Tomas D et al. - Low-grade periductal stromal sarcoma of the breast with myxoid
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NISC 82 MAMMARY FIBROMATOSIS: A BENIGN
DISEASE.
Case report and review of literature.
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POTENTIALLY
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Troilo VL , Conversano A , Traversi C , Zito FA , Lorusso M , Rinaldi S
AGGRESSIVE
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Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
2
Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
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Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy
INTRODUCTION
Fibromatosis arising from the breast, also referred to as desmoid tumor, aggressive
fibromatosis, or low grade fibrosarcoma, is a rare benign entity, accounting for only 0.2%
of all breast tumors (1). Associations with familial multicentric fibromatosis and trauma,
including that resulting from surgical intervention, have been reported. Awareness of this
lesion is important, because the diagnosis has often been confused with that of breast
carcinoma. Fibromatosis is an infiltrative proliferation of fibroblastic and myofibroblastic
cells with significant risk for local recurrence, but no metastatic potential (2). Although
benign, this tumor is locally aggressive and may recur in up to 29% of cases (3).
CASE REPORT
A 20 years old female presented to our hospital in May 2014 with a palpable mass
discovered two months ago in her right breast. She had no previous history of breast
diseases or breast surgery and did not referred family history of breast cancer.
Mammography showed a nodule of irregular shape in the right upper outer quadrant,
diameter 0.9 cm (BIRADS category 4). Ultrasonography revealed, in the same quadrant, a
0.9 cm hypoechoic and irregular nodule. Cytological examination was not useful for
diagnosis (C1), because of a little amount of spindle cells
with dyskaryosis. Clinical
examination demonstrated the presence of a palpable, quite firm mass, with no regular
5° Congresso Nazionale ANISC 83 margins, in the upper outer quadrant of the right breast. The mass was painless and
without skin retraction. No palpable axillary lymphnodes were found.
A wide surgical excision was performed. Grossly, the lesion was grayish and
measured 0.9 cm. Microscopically, the intra-operatory examination performed revealed a
spindle cell mesenchymal lesion without atypia; therefore, a quadrantectomy was carried
out. Definitive histological examination confirmed a spindle cell lesion without atypia but
revealed foci of infiltration of the surrounding parenchyma.
Immunoistochemistry revealed positivity for Vimentin, sporadic positivity for Smooth
Muscle Actin, negativity for p63, Desmin, CD68 and CD34, Ki67 1%. This lesion was
compatible with mammary fibromatosis.
DISCUSSION
Fibromatosis is a fibroblastic lesion composed of uniform fibroblasts and collagen
with an infiltrative growth pattern but lacking malignant cytological features. It is a rare
entity and is even more unusual when found in the breast. Multicentricity in fibromatosis
has been reported in 10% cases. Despite its lack of metastatic potential, fibromatosis can
grow aggressively in a locally infiltrating pattern (4-10).
The first case of extra-abdominal desmoid was reported by Nichols in 1923(11).
Desmoid tumors of the breast (extra-abdominal fibromatosis) are rare and represent less
than 0,2% of all breast tumors and 0,03% of all neoplasms, with approximately 100 cases
described in the literature. They arise more frequently from the fibroaponeurotic fascia of
the pectoralis major muscle, rarely from the breast tissue itself. They are benign tumours
but they can be locally aggressive with the tendency to recur(12). They have unknown
origin and their etiology is discussed; they may appear such sporadic cases or in
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NISC 84 association with Gardner’s syndrome. The hormonal influence is supposed because they
are more frequent in young female, with an higher incidence between the ages of 25 and
35 years and may grow during pregnancy. Curiously, fibromatosis in the breast differs from
fibromatosis arising in other parts of the body due to its hormone receptor profile. Although
30% of extramammary fibromatosis are positive for estrogen receptors, only one of the
previously reported cases of mammary fibromatosis expressed hormonal receptors (13).
An antecedent trauma can be described, which for breast localization may be a prior
breast surgery (i.e. augmentation mammoplasty) or the placement of implants.
As reported by many authors, breast desmoid clinically appears as a palpable and
mobile mass, sometimes fixed to the pectoralis muscle and rarely with skin retraction.
Imaging appearance is of a spiculated and high density mass, hypoechoic and irregularly
shaped, with thick echogenic rim and posterior attenuation. Sometimes it may have a
benign appearance characterized by well circumscribed borders. In most cases it is
suspicious for carcinoma and this represent a diagnostic challenge that influences surgical
management(14). Grossly the desmoid appears as a dense, hard grayish-white mass.
Histologically, the lesion is characterized by fibroblastic proliferation with bundles of
intersecting spindle cell fascicles with varying amounts of collagen deposition, which have
a finger-like extensions at the periphery into the adjacent breast parenchyma and adipose
tissue. The overall cellularity ranges from low to moderate, and there is no significant
mitotic activity. The histopathologic differential diagnosis includes benign reactive lesions
such as a scar or fibrosarcoma; the fibromatosis-like metaplastic spindle cell tumor was
recently described. The role of FNA or core needle biopsy is not clear, because
histological findings con be interpreted as benign nodule or occasionally support the
diagnosis of malignancy if there are atypical cells(15).
5° Congresso Nazionale ANISC 85 Surgery represents the main therapy for breast desmoid tumors, and a wide local
excision is the treatment of choice. The recurrence rate ranges from 18-27% in all the
series reported, especially within 3 years after primary resection, and the margin status is
considered the most important predictive factor for recurrence; indeed in the largest series
of breast desmoids an higher incidence is demonstrated in patients with positive margins.
However, some series show contradictory results, with no importance for the positive
status of margins particularly in the other extra-abdominal localizations. In these cases,
other factors associated with recurrence are considered such as the tumor size and the
age of the patient. Gronchi et al examined 203 patients treated for extra-abdominal
desmoids, with a recurrence rate ranging from 24% to 77% and the most important
positive prognostic factor was considered the diameter of the tumor (less than 5cm)(16).
Nuyttens et al compared the efficacy of radiation therapy alone or associated to surgery to
obtain a better local control of the disease (respectively 78% and 75%) and to prevent the
recurrence even in case of positive margins (75%), but not all the studies confirm these
results(17). The pharmacological therapy ranges from non-steroidal anti-inflammatory
drugs (NSAIDs) to hormonal or cytotoxic agents, but the molecular mechanism of these
drugs in not clear. Lim et al demonstrated the expression of estrogens receptors in the
36% of the desmoids, and this suggested the use of tamoxifen as adjuvant therapy with
good results (stabilization and regression)(18). Although it’s benign tumour with the
tendency to recur, the desmoids may be locally aggressive with an infiltrative growth
pattern, involving the chest wall, musculature and ribs. Povoski et al report an exemplary
case of a three times recurrent breast desmoid treated each time with excision alone with
a pathologic report of infiltrated surgical margins. The fourth recurrence was characterized
by involvement of the chest wall, and an aggressive surgical approach was required. Then,
the patient underwent a total mastectomy with en bloc resection of the underlying
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NISC 86 musculature and chest wall structures (ribs, intercostals muscles and parietal pleura)(19).
This aggressive surgical approach is advocated for fibromatosis involving the chest wall;
the risk of recurrence, the low efficacy of radiation therapy and chemotherapy justify this
aggressive surgical approach only in selected patients. However, many authors hesitate to
proceed with such demolitive treatment because they stress the bad cosmetic result and
the loss of function, considering that it’s a tumour without metastatic potential. However, all
the authors agree that a complete wide excision is the treatment of choice and it results
more achievable in cases of single mammary localization, without an initial aggressive
approach that must be considered in locally advanced desmoid tumors. The cosmetic
breast reconstruction should be considered only after some years of accurate follow-up,
because the risk of recurrence is higher in the first 3 years after primary excision. Godwin
et al suggest that before performing surgical excision of a breast desmoid, the surgeon
must be aware of the risk of recurrence and that the gold standard is to achieve a clear
margin. If it is necessary a mutilating surgery, both for a primary tumour and for
recurrence, a “watch and wait” approach could be adopted. Recurrence should be treated
with a more radical excision, even if in case of radiation therapy or adoption of a “watch
and wait” policy(4). In a retrospective analysis, Gronchi et al evaluated the prognostic
factors for a worse outcome after surgery. The site, the size, the margin status and the
adjuvant radiation therapy (RT) were considered the most important factors analyzed. In
this series, 128 patients with primary disease and 75 with recurrence were considered.
The disease-free survival (DFS) rate was 73% at 5 years and 70% at 10 years. The
patients treated for primary disease having a diameter less than 5 cm had a better
outcome, with a DFS rate of 94% at 5 and 10 years. On the contrary, patients with a larger
tumour (> 5cm in diameter) had a DFS rate of 72% at 5 years and 66% at 10 years. In this
review the margin status seems to be not statistically significant; patients with positive
5° Congresso Nazionale ANISC 87 margins have a DFS rate of 79% at 5 years and 74% at 10 years, compared to those with
negative margins that have a DFS rate of 82% at 5 years and 77% at 10 years. Patient
who received adjuvant RT had a DFS rate of 785 at 5 years and 75% at 10 years, respect
to those who did not received RT who had a DFS rate of 725 at 5 years and 69% at 10
years. After statistical analysis, a primary localization at girdles or extremities and a size >
5cm are unfavourable prognostic factors, but not margin status(16). On the contrary, in the
multivariate analysis of Posner et al(12), including 138 patients, the status of margins
seems to be the most important factor predictive for local recurrence. It is difficult to
establish the efficacy of adjuvant radiation therapy. In the series of Gronchi et al there is
not a significant difference between patients who received RT about local recurrence.
However, adjuvant RT might be used in those patients with recurrence rather than in those
with primary disease.
In conclusion, fibromatosis is a benign disease that sometimes, because of it’s
uncertain biologic and locally infiltrating behaviour, causes serious problems in clinical
management. The aim of surgery, that represent the only curative therapy, is to achieve a
radical excision with clear resection margins. However, we have to consider the
unpredictable recurrence risk. When it’s possible, we must perform a wide excision trying
to obtain a good cosmetic result, avoiding unnecessary mutilating surgery. Unfortunately,
an aggressive approach is necessary when we have to face a multiple recurrent disease
or a locally advanced tumour. Then, these aspects must be discussed with the patient
before embarking on radical surgery and breast reconstruction, especially in young
women.
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ongresso N
azionale A
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5° C
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NISC 90 L’IRRADIAZIONE DELLA MAMMELLA CON CAMPI TANGENTI STANDARD NON
MOSTRA UN’ADEGUATA COPERTURA E DISTRIBUZIONE DI DOSE AL I-II LIVELLO
DEI LINFONODI ASCELLARI E ALL’AREA DEL LINFONODO SENTINELLA.
V. Umina*1, L.Marino*2, G.R. Borzi’*2, L. Bordonaro*1, A.M. Di Grazia*1-2
1. Fondazione IOM, Viagrande (CT)
2. Rem radioterapia, Catania - Istituto Oncologico del Mediterraneo (IOM), Viagrande (CT)
SCOPO: I risultati dei trials ACOSOG Z0011 e NSABP B32 non hanno dimostrato alcun
vantaggio della dissezione ascellare (ALND) nelle pazienti con micrometastasi del
linfonodo sentinella, quando i pazienti sono sottoposti a terapia sistemica e irradiazione
mammaria. In questo studio retrospettivo è stata valutata la distribuzione di dose e la
copertura del I-II livello ascellare e l’area del linfonodo sentinella (SLN).
MATERIALI E METODI: Retrospettivamente sono state analizzate 216 pazienti con
tumore della mammella. Per tutte le pazienti sono stati effettuati 2 piani: 1 con campi
tangenti standard (STgF) ed 1 con alti campi tangenti (HTgF). Nei STgF il limite craniale
era 2 cm al di sotto della testa dell’omero, mentre negli HTgF il limite superiore coincideva
con il margine inferiore della testa omerale.
RISULTATI: Le pazienti sono state trattate dal 01/01/2013 al 31/12/2013. La dose media
erogata al I livello con gli STgF e HTgF era rispettivamente 26 e 33Gy. La dose media
erogata al II livello con gli STgF e HTgF era rispettivamente 10 e 16 Gy. L’area del SLN
era coperta da una dose media di 30 e 35 con STgF e HTgF rispettivamente.
CONCLUSIONI: L’irradiazione della mammella con STgF fornisce una limitata copertura
dell’ascella e dell’area del SLN. Queste informazioni dovrebbero essere considerate
quando è prevista soltanto la radioterapia con campi tangenti nelle pazienti con SLN+
senza linfoadenectomia. Occorre standardizzare le tecniche radioterapiche e i limiti dei
linfonodi ascellari, cercando di personalizzare il trattamento radiante e selezionare le
pazienti, per le quali è accettabile una chirurgia ascellare di minima.
5° Congresso Nazionale ANISC 91 SEDE N
STgF
HTgF
I Livello
26 Gy
33 Gy
II Livello
10 Gy
16 Gy
Area SLN
30 Gy
35 Gy
5° C
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NISC 92 LA MASTECTOMIA DI SALVATAGGIO AL TEMPO DELLA DIAGNOSI PRECOCE
Francesco Valenti, Antonio Corapi e Massimo Grassi
U.O. Chirurgia Senologica e Breast Unit, Istituto Clinico Humanitas Gavazzeni, Bergamo
Case report:
donna di 49 anni con ampia lesione ulcerata e vegetante di circa 20 cm della mammella
destra.
Stadiazione preoperatoria (TAC/PET): la neoplasia interessa le fibre superficiali del bordo
infero-esterno del muscolo grande pettorale per circa 2 x 3 cm; sono presenti metastasi ai
linfonodi ascellari omolaterali e localizzazioni secondarie asintomatiche prevalentemente
osteolitiche a carico di D4, ala iliaca destra e in sede ischioacetabolare destra.
Intervento: mastectomia totale destra di salvataggio con asportazione in blocco della
porzione infero-esterna del muscolo grande pettorale, linfoadenectomia ascellare
omolaterale dei 3 livelli di Berg e copertura del difetto di parente mediante un lembo
dermico di scorrimento toraco-epigastrico
Esame istologico: carcinoma duttale infiltrante pT4b pN3 M1 (OSS) G3 ER/PgR negativi,
Ki67 80%, HER2 positivo (score 3+)
Il decorso postoperatorio è stato regolare con buona cicatrizzazione cutanea.
Chemioterapia adiuvante: Taxolo settimanale ed Herceptin.
Follow-up a sei mesi dall’intervento: buone condizioni generali (indice di Karnofsky 90%),
non segni di ripresa di malattia locale, metastasi ossee stabili, assenza di altre
localizzazioni metastatiche.
Conclusioni
Nonostante l’ampia diffusione della cultura della prevenzione del tumore della mammella,
capita ancora di doversi confrontare con tumori in stadio localmente avanzato (T4b) che
necessitano di un intervento chirurgico di salvataggio. La nostra esperienza ribadisce
l’indicazione all’esecuzione dell’intervento chirurgico (mastectomia totale di salvataggio e
linfoadenectomia ascellare di 3 livelli) perchè permette di migliorare la qualità di vita delle
pazienti. Quando le condizioni locali lo rendano necessario, è possibile coprire il difetto di
parete mediante plastica con lembi di scorrimento cutaneo. Inoltre l’intervento,
determinando un debulking il più radicale possibile, fornisce un indubbio vantaggio per
l’efficacia del successivo trattamento chemioterapico.
5° Congresso Nazionale ANISC 93 UN’INCHIESTA SCIENTIFICA ONLINE IN SENOLOGIA. ANALISI DEI RISULTATI DI
UN PROGETTO PILOTA
Francesco Valenti, Chiara Gobbi, Natalia Scaramellini e Giorgio M. Baratelli
Accademia di Senologia di Gravedona (Como)
Introduzione
In un’epoca caratterizzata da una medicina basata non più sui modelli paternalistici o
autoritari ma sulla necessità di condividere le scelte terapeutiche mediante un’adeguata
informazione (consenso informato) è importante conoscere il parere dei soggetti che
possono diventare futuri pazienti e che potrebbero indirizzare i lavori scientifici.
Abbiamo progettato e condotto un’indagine conoscitiva su un problema scientifico
senologico, utilizzando esclusivamente internet come mezzo di comunicazione.
L’indagine si prefiggeva di sapere da un gruppo campione di donne sane quale opzione
terapeutica fosse preferita.
Si è trattato di una specie d’indagine di mercato, ma con un tema di salute come oggetto
da considerare.
Riportiamo i risultati di questa esperienza pilota, che permette alcune considerazioni utili
per migliorare in futuro.
Materiali e metodi
Abbiamo progettato e condotto un’indagine conoscitiva su un problema scientifico
senologico.
In particolare :
•
•
•
•
•
•
è stato scelto un campione di donne sane
il quesito centrale dell’indagine verteva sulla scelta tra un metodo terapeutico
innovativo e un metodo terapeutico classico
i quesiti secondari erano formulati per capire le motivazioni della scelta espressa al
quesito principale
tutte le domande erano condensate in una pagina
le risposte erano a scelte multiple con una o più possibilità di risposte; non sono
state utilizzate domande aperte
si è cercato di non influenzare le donne nella loro scelta, mediante un’informazione
neutra
Per quanto riguarda la modalità operativa, si è deciso di utilizzare esclusivamente internet,
spedendo una mail così strutturata:
5° C
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NISC 94 il testo della mail, redatto in modo semplice e chiaro e controllato da una psicologa
per evitare che potesse generare paure, focalizza l’importanza di partecipare
all’indagine e spiega come fare per scaricare e per compilare il questionario
allegato
• due allegati:
o un riassunto del quesito con in evidenzia i rischi e i benefici delle due
opzioni, condensato in un documento di una pagina (allegato pdf); in
particolare il documento è stata redatto in forma semplice ed è stato
controllato e corretto da una psicologa, in modo da eliminare frasi ambigue o
che potessero indirizzare la scelta della donna
o il questionario con le domande in una sola pagina e con la ripetizione delle
modalità di compilazione (allegato di word)
In particolare gli indirizzi sono stati ottenuti da una mailing list delle donne che afferiscono
al Centro di Senologia.
•
Risultati
Sono state inviate 1481 mail; le risposte ricevute entro 10 giorni dall’invio sono state 111
(7.5%).
All’undicesimo giorno sono state inviate 1370 mail di sollecito a chi non aveva risposto;
abbiamo ottenuto altre 267 (19.5%) risposte.
Complessivamente le risposte totali alla prima mail e alla mail di sollecito sono state 378
con una compliance di risposte del 25.5%.
Successivamente sono stati analizzati i 378 questionari ricevuti:
94 (25%) questionari erano completati correttamente,
242 (64%) questionari erano incompleti
42 (11%) questionari contenevano errori nella comprensione delle domande.
La compliance complessiva, valutata come numero di questionari completi ricevuti (94) sul
numero di soggetti invitati (1481), è risultata essere del 6%.
La compliance di questionari completi è stata del 25% (94 su 378).
Discussione
L’utilizzo di una mail per condurre un’indagine su un quesito scientifico presenta vantaggi
e svantaggi.
I vantaggi sono:
5° Congresso Nazionale ANISC 95 le informazioni sono controllate, neutrali ed uguali per tutte; viene eliminato il bias
della spiegazione personale del quesito in questione da pare di un medico,
infermiera, segretaria
la donna può valutare le informazioni ricevute con calma e con i propri tempi
è relativamente economico, in quanto evita le spese di stampa del questionario e
degli allegati informativi o il costo e tempo di un’indagine telefonica.
Gli svantaggi sono:
mancata risposta, che determina una bassa compliance; essa è dovuta a:
indirizzo di posta elettronica errato o non più attivo
non utilizzo della posta elettronica
non interesse per il problema
dimenticanza nel rispondere
incapacità informatica di scaricare il questionario, compilarlo e rinviarlo come
allegato
impossibilità di scaricare il questionario, compilarlo e rinviarlo come allegato,
in quanto molte utilizzano lo smartphone e non il computer
errori nella comprensione del testo della mail:
alcune donne, poche in verità, al ricevimento della mail hanno telefonato
perché pensavano di essere ammalate o perché pensavano che la loro
risposta fosse vincolante in caso di futura malattia
incompletezza nella compilazione del questionario
Conclusioni
Un lavoro scientifico, oltre ad avere un razionale scientificamente valido, dovrebbe, prima
di essere attivato, avere il consenso (o essere condiviso) dei soggetti ai quali sarà
proposto.
Si tratta di un modo di operare già ampiamente utilizzato da molte ditte che eseguono
inchieste di marketing presso i loro potenziali clienti.
L’utilizzo della posta elettronica o del questionario on-line è un metodo indubbiamente
innovativo, semplice ed economico (non ci sono spese di stampa o di telefonate dei
metodi tradizionali) anche per un’inchiesta scientifica.
5° C
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NISC 96 Inoltre permette di avere un gran numero di risposte in tempi brevi, che si traduce in un
raggiungimento rapido di una buona significatività statistica.
Un obiettivo da perseguire è quello di avere una compliance alta; in fase di progettazione
è consigliato quindi essere chiari, brevi e motivare adeguatamente la partecipazione
all’inchiesta.
Il questionario elettronico ha inoltre una maggiore "validità esterna" in quanto è più
“asettico”, neutrale ed uguale per tutti ; esso garantisce una maggiore validità delle
risposte, perché non c'è alcun intermediario, che può influenzare anche inconsciamente le
risposte, ad esempio con il tono di voce, e perché può essere compilato nel momento più
opportuno per l'intervistato, adeguatamente informato e motivato.
Inoltre ottenere risposte direttamente in formato elettronico agevola la raccolta e
l’elaborazione dei dati.
Un bias di questo modo di operare è che sono selezionati i soggetti che utilizzano la posta
elettronica e internet, anche se questo bias è trascurabile in considerazione della grande
diffusione di internet.
La scarsa compliance ottenuta nel nostro lavoro è imputabile a 3 problemi:
1 non utilizzo o non familiarità con internet
2 mancanza di motivazioni a partecipare all’inchiesta
3 difficoltà intrinseche di comprensione delle domande del questionario
Per superare il primo problema ci sembra opportuno consigliare di non proporre un
questionario come allegato, come è avvenuto nel nostro studio, ma di progettare un
questionario elettronico a risposta immediata, usufruibile anche con uno smartphone.
Inoltre, esso comporterebbe il vantaggio di impedire questionari incompleti, per un
meccanismo di controllo informatico delle risposte.
Per arginare il secondo problema, ci sembra che la promessa di un beneficio concreto (ad
esempio uno sconto economico sul costo della tessera di iscrizione alla associazione)
possa motivare meglio di una motivazione astratta (come essere consultati per un
importante quesito scientifico).
Per ovviare al terzo problema, che essenzialmente è un problema di comunicazione,
occorre porre molta attenzione nella redazione del testo della mail, delle domande e delle
risposte; è auspicabile che essi siano supervisionati da una psicologa, esperta in
comunicazione, e che siano testati su un piccolo campione prima di essere proposti a un
campione numeroso.
5° Congresso Nazionale ANISC 97 Le inchieste on line dovrebbero aver maggior diffusione anche in ambito scientifico,
proprio per i numerosi vantaggi che comportano.
La scarsa compliance ottenuta nel nostro lavoro non deve essere interpretata come
fallimento dell’esperimento ma è stata motivo di riflessione per proporre miglioramenti per
altre inchieste simili da svolgere in futuro.
5° C
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NISC 98 L’IMPORTANZA DEL LIPOFILLING
CARCINOMA
NELLA MAMMELLA RADIOTRATTATA PER
Visintini Cividin V.; Virzì D.; Castiglione G.; Privitera G.; Cannata I.
Unità Operativa di Chirurgia Oncologica
Humanitas Centro Catanese di Oncologia Catania
INTROUZIONE: A seguito del trattamento radiante, la ricostruzione mammaria con
impianti protesici è gravata da una maggior incidenza di effetti collaterali, con conseguente
impatto negativo sui risultati estetici.
Il tasso di complicanze e il fallimento della ricostruzione immediata, infatti, a causa dello
stato di ischemia cronica dei tessuti irradiati, è tre volte superiore a quello delle pazienti
non irradiate.
L’impiego del lipofilling trova il proprio razionale al fine di favorire la rigenerazione dei
tessuti molli danneggiati, stimolando i processi riparativi, migliorando l’angiogenesi e la
vascolarizzazione dei tessuti ischemici
MATERIALI E METODI: In 18 mesi sono stati effettuati 48 trattamenti di lipofilling: su
torace, su expander, su protesi e post QUART.
Il tessuto adiposo è stato prelevato da: ginocchia, addome, fianchi, cosce e trocanteri.
CONCLUSIONI: Il lipofilling è diventato quindi, parte integrante dell’iter ricostruttivo, allo
scopo di ridurre il più possibile il tasso di complicanze legate alla radioterapia e
consentendo di attuare una ricostruzione con impianti, là dove era di rigore fino a poco
tempo fa l’utilizzo esclusivo dei lembi.
Bibliografia
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5° C
ongresso N
azionale A
NISC 100 L’UTILIZZO DEL LEMBO FASCIO CUTANEO DI HOLMSTRÖM PER LA
RICOSTRUZIONE MAMMARIA DOPO CHIRURGIA CONSERVATIVA: RADICALITA’
ONCOLOGICA E BUON RISULTATO COSMETICO
A. Voltan, F. Di Bartolo, I. Zambrano, M. Pasqualini , V. Parise, G. Meneghini
U.O.C. Senologia - Breast Unit ULSS 5 Ovest Vicentino
Introduzione
Il lembo fasciocutaneo di Holmstrom fu inizialmente introdotto da Holmstrom e Lossing
come tecnica per la ricostruzione mammaria differita con utilizzo di protesi. Solo
successivamente fu consigliato il suo utilizzo anche dopo chirurgia conservativa.
Tale lembo ha il vantaggio di essere molto simile in colore e texture al seno naturale.
Inoltre, la morbidità a livello del sito donatore è minima in quanto non vi è sacrificio di
muscoli o nervi, la metodica chirurgica è poco invasiva, la degenza in ospedale è
solitamente breve e il risultato morfo-funzionale complessivo risulta essere molto buono.
Materiali e metodi
Presenteremo i casi di due pazienti di sesso femminile, di 73 anni e 63 anni
rispettivamente, affette da carcinoma infiltrante a livello del solco sottomammario nelle
quali si optò per una chirurgia oncologica conservativa con ricostruzione immediata della
regione sottomammaria mediante lembo fascio-cutaneo di Holmstrom. Nel primo caso si
trattò di un carcinoma infiltrante con diffuso interessamento della cute a livello del solco.
Nel secondo caso si trattò di una recidiva di carcinoma mammario in quanto la paziente
era già stata sottoposta 15 anni prima a quadrantectomia inferiore, biopsia del linfonodo
sentinella, sampling ascellare e successiva radioterapia adiuvante.
Entrambe le pazienti furono sottoposte a trattamento chemioterapico neoadiuvante.
Risultati
La degenza media fu di 5,5 giorni. Nel primo caso fu eseguita anche la biopsia del
linfonodo sentinella che risultò indenne da localizzazione metastatica. L'esame istologico
definitivo eseguito sui due quadranti asportati evidenziò una radicale exeresi della
neoplasia senza infiltrazione dei margini chirurgici. Il risultato morfologico a 6 mesi e a 10
mesi dopo l’intervento chirurgico risulta essere soddisfacente e non vi sono segni di
ripresa di malattia.
Discussione
Il lembo fascio-cutaneo di Holmstrom rappresenta una valida scelta ricostruttiva nelle
pazienti affette da tumori localizzati a livello della regione inframammaria e candidate a
chirurgia oncologica conservativa. La ricostruzione mammaria parziale mediante questo
lembo si combina bene al colore della cute e alla texture della mammella, consentendo,
nella maggior parte dei casi, un'ampia asportazione di tessuto mammario senza necessità
di adeguamento volumetrico o morfologico controlaterale. Per questo motivo, riteniamo
che tale lembo possa ritenersi una tecnica chirurgica ricostruttiva utile ed affidabile in
quanto
consente di garantire una radicalità oncologica assicurando un risultato
morfologico esteticamente soddisfacente.
5° Congresso Nazionale ANISC 101 SCREENING MAMMOGRAFICO:
DELL’ANSIA PRE-MAMMOGRAFIA
PROFILI
PSICOLOGICI
E
PREDITTORI
Zuliani Chiara (1), Saita Emanuela (1), Grassi Massimo (2), Molgora Sara (1), Matricardi Luigi (3)
(1) Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
(2) Humanitas Gavazzeni, Bergamo
(3) Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda, Brescia
Introduzione
Il cancro alla mammella costituisce la neoplasia femminile più diffusa e rappresenta la
prima causa di morte per tumore. La sua incidenza, nonché i risvolti simbolici che essa
implica rendono tale patologia un oggetto di studio privilegiato sia per le scienze mediche
che per quelle psicologiche. Nello specifico, la ricerca medica ha ampiamente dimostrato
l’importanza delle strategie di diagnosi precoce nel contrastare il tumore al seno, che
individuato in fasi iniziali -consente una sopravvivenza a cinque anni nel 97% dei casi.
Per questa ragione il Servizio Sanitario Nazionale finanzia un programma di prevenzione
che propone a tutte le donne residenti in Italia, di età compresa tra i 48 e i 69 anni, una
mammografia ogni due anni. La ricerca psicologica, da parte sua, si è focalizzata quasi
esclusivamente sulla malattia e sul suo legame con la morte, dedicando scarsa
attenzione al tema della prevenzione.
Alla luce di tali considerazioni, il presente studio si propone un duplice obiettivo:
l’identificazione di profili/tipologie di soggetti che accettano l’invito a partecipare allo
screening mammografico e l’individuazione di predittori di ansia pre-screening.
Soggetti
Il campione è costituito da 2075 donne italiane, residenti nel nord del Paese, di età
compresa tra i 49 ed i 69 anni (M= 55.61 anni, d.s.= 6.76). Tutti i soggetti che hanno preso
parte allo studio sono residenti nel nord Italia.
Strumenti
A ciascun soggetto è stato somministrato un questionario contenente diverse scale selfreport che misurano tratti della personalità, elementi della condizione psico-fisica attuale e
aspetti delle relazioni interpersonali dei soggetti. In particolare, i test somministrati sono:
European Organization for Research and Treatment Quality of Life Questionnaire Core 30
(Aaronson et al., 1992; Apolone et al., 1998); Big Five Short Version (McCrae & Costa,
1985; Perugini et al., 2000); Hospital Anxiety and Depression Scale (Zigmond & Snaith,
1983; Costantini et al., 1999); Life Orientation Test-Revised (Scheier et al., 1994; Anolli,
1995), Perceived Ability to Cope with Trauma, (Bonanno et al., 2011), Multidimensional
Scale of Perceived Social Support (Zimet et al., 2010; Prezza & Principato, 2002).
Il questionario è stato compilato dai soggetti, nel reparto di radiologia, durante i tempi di
attesa dell’esame mammografico.
Risultati
La regressione multipla ha permesso di verificare i predittori di ansia pre-screening
mammografico. Le analisi condotte stabiliscono che bassi livelli di stabilità emotiva, di
globale qualità di vita e di ottimismo influenzano l’incremento del livello di ansia prescreening mammografico.
La K-means cluster analysis ha permesso di identificare tre tipologie di soggetti, differenti
per le motivazioni per cui prendono parte allo screening mammografico e per i profili
psicologici. Sulla base dei tratti caratterizzanti il primo cluster è stato denominato
“Autoriferimento”, il secondo "Resilienza", il terzo "Ansia-preoccupazione", tipologia
caratterizzata proprio da ansia pre-screening.
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 102 Quest’ultima, pur assumendo dimensioni diverse, gioca un ruolo rilevante per numerose
donne ed incide sulla decisione di non partecipare al programma nazionale di screening.
Questo studio ed i suoi sviluppi futuri, permetteranno di approfondire un tema cruciale per
la lotta contro la neoplasia più frequente per il genere femminile e di conseguenza di
affinare le modalità per incoraggiare e motivare la partecipazione delle donne al
programma di screening mammografico.
5° Congresso Nazionale ANISC 103 INDICE
A
Amadori
Amanti
Andreotti
Antonacci
Aversa
58
31
43
59
50
B
Baffa
Banzato
Baratelli
Barbazza
Basurto
Bernardin
Bezzan
Bianchi
Blundo
Bordonaro
Borzì
Bossi
Bozza
Burgoa
2, 11
54
94
54
43
2, 11
56
54
3
91
91
58
33, 54, 56
47
C
Cagossi
Cannata
Canossi
Caponi
Caruso
Casamassima
Casiraghi
Castiglione
Cervino
Chiappa
Ciuffredo
Conversano
Corapi
Cordovana
Corsi
Custodero
28
50, 99
28
5, 7
21, 50
10
2, 12
50, 99
33, 56
13, 17, 19, 21
35, 37, 39, 41
62, 66, 73, 79, 83
93
2, 12
59
66, 73
D
D’Ambrosi
Dellabianca
Del Re
De Meo
Despini
Di Blasio
Di Bortolo
Di Grazia
2, 12
3
2, 12
21
3
43
101
91
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 104 Dionigi
Di Simone
13, 17, 19, 24
15, 57
E
Evangelista
33, 54, 56
F
Fachinetti
Falci
Farina
Fenaroli
Ferraresi
Ferrari
Ferro
Fiacchi
Fichera
Fontanarossa
13, 17, 19, 21
56
2, 12
47
28
28
47
57
21
5, 7
G
Gambaro
Gambini
Gentili
Ghiotto
Gianatti
Giannessi
Giovanelli
Gobbi
Grassi
Grigoletto
Guzzetti
59
43
31
33, 55
47
5,7
47
94
93, 102
54
52
I
Iadanza
Iamele
28
2, 12
L
Lamera
Lavazza
La Verde
Lazzaretti
Leporati
Limonta
Littori
Lombardi
Lorusso
Lozupone
Lunghi
2, 12
13, 17, 19, 24
2, 12
28
28
52
5, 7
31
62, 73, 83
66, 79
2, 12
5° Congresso Nazionale ANISC 105 M
Maggi
Magni
Marchionini
Marelli
Marino
Marziani
Marzorillo
Matricardi
Mauri
Mauro
Mazzi
Meduri
Meneghini
Michieletto
Milandri
Minafra
Molgora
Murgo
31
52
13, 17, 19, 24
13, 17, 19, 24
91
21
35, 37, 39, 41
102
47
28
28
28
101
33, 54, 56
5,7
10
102
35, 37, 39, 41
N
Nuccetelli
Natale
Nebuloni
28
35, 37, 39, 41
59
P
Palma
Paludetti
Papi
Parise
Parlati
Pasqualini
Pasterna
Pellegri
Pellegrini
Petito
Petrolito
Polino
Pomerri
Porro
Privitera
Punzo
43
47
43
101
66, 73
101
62, 66
47
15, 57
35, 37, 39, 41
21
50
55
52
21, 99
10
R
Raimondi
Riggio
Rinaldi
Rocchi
Rognoni
Rovera
Runza
2
59
62, 66, 73, 79, 83
15, 57
3
13, 17, 19, 24
3
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 106 S
Saibene
Saita
Santini
Sartani
Scaramellini
Serra
Sessa
Sfondrini
Sibilio
Silvestri
Sorrentino
Sotti
Sovsnovskikh
Stanzani
33, 54, 56
102
59
59
94
15, 57
13
3
15, 57
28
59
54
3
31
T
Taffurelli
Tazzioli
Tibiletti
Traversi
Troilo
Trombetta
15, 57
43
13
83
62, 66, 73, 79, 83
50
U
Umina
91
V
Valenti
Valeri
Vergari
Vestito
Virzì
Visintini Cividin
Vitale
Voltan
52, 93, 94
47
3
62, 66, 73, 79
99
99
31
101
Z
Zambrano
Zanotti
Ziliani
Zipoli
Zito
101
15
102
5,7
73, 83
5° Congresso Nazionale ANISC 107 Milano, 30.12.2014
5° C
ongresso N
azionale A
NISC 108