5° CONVEGNO NAZIONALE ANISC
Transcript
5° CONVEGNO NAZIONALE ANISC
Abstract Book A.N.I.S.C. (Associazione Nazionale Italiana Senologi Chirurghi) 5° Congresso Nazionale Catania 3-4 ottobre 2014 AESTHETIC SURGERY OF THE BREAST: IMPLICATIONS IN EARLY DIAGNOSIS OF BREAST CANCER 1 1 1 1 1 1 1 1 E. Bernardin , C. Casiraghi , M. Lamera , G. Baffa , C. Lunghi , L. del Re , A. Iamele , R. Raimondi , G. 1 2 2 1 d’Ambrosi , G. Farina , N. La Verde , and A. Cordovana 1: S.C. Chirurgia Generale – Breast Unit – A.O. Fatebenefratelli – Milano 2: S.C. Oncologia – Breast Unit – A. O. Fatebenefratelli - Milano Breast cancer is the most common tumor in women and is the only cancer for which, in recent years, there has been a significant improvement of survival and recovery. The main cause of these results is related to the opportunity to perform an early diagnosis. Today the majority of breast cancers in western countries is diagnosed at stage T1. In the last decades aesthetic surgery and cosmetic treatments of the breast is dramatically increased. For some years are also been offered medical or para surgical treatments that, in certain selected cases, may replace surgical treatments. Cosmetic treatments and surgery however, can create conditions that make it more difficult early diagnosis of possible future breast cancers. This situation should always be considered whenever a patient asks to be put on the breast aesthetic treatments. Cosmetic and reconstructive surgery developed new settings in early detection of breast cancer. Ultrasounds, digital mammography, MRI show complexes and unusual images which need a specific and dedicated experience to be interpreted and sometimes many procedures (repeated exams, FNAC, FNAB, VABB, surgical biopsies) are needed to investigate these apparently suspected images. The authors present their experience in the radiologic examinations of breast patients operated showing the difficulties to identify cancer from benign lesions or artificial images after aesthetic surgery or cosmetic treatments. Shall also be noted the need to provide common rules and protocols that ensure current standards of treatment without performing procedures that may in any way reduce the chances of future diagnosis and treatment. 5° C ongresso N azionale A NISC 2 IBERNOMA PURO DELLA MAMMELLA: CASE REPORT Blundo C1, Despini L 1, Runza L 1, Giroda M 1, Sfondrini MS 1, Rognoni E 1, Sosnovskikh I 1, Vergani C 2, Dellabianca CA1 1Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico – Milano 2Facoltà di Medicina – Università degli Studi di Milano Introduzione L’ibernoma è un raro tumore benigno a lenta crescita degli adipociti multivacuolati prove- nienti dal grasso bruno, con una leggera prevalenza femminile. Rappresenta l’1,6% dei tumori benigni lipomatosi e circa l’1,1% di tutti i tumori degli adipoci- ti. E’ più frequente nella terza e quarta decade di vita. La posizione più comune è la coscia, se- guita dalla spalla, dalla schiena e dal collo collo; è estremamente rara la localizzazione mam- maria. Sono stati segnalati quattro tipi istologici; è caratteristica un’abbondante vascolarizza- zione, mentre le atipie sono rare. Il trattamento di scelta per l’ibernoma è la completa escis- sione chirurgica. Non sono stati registrati casi di metastasi. Riportiamo il sesto caso di ibernoma mammario, precedentemente sono stati descritti in let- teratura solo altri 5 casi. Materiali e metodi Paziente di 55 anni, in menopausa da due anni durante i quali si è sottoposta a TOS solo per pochi mesi, non familiarità per carcinoma mammario, in anamnesi nulla di rilevante, riferisce solo tonsillectomia in età giovanile. I precedenti controlli strumentali mammografici sono sempre stati negativi. Giunge alla nostra osservazione in seguito ad autopalpazione di nodulo al quadrante superiore esterno della mammella sinistra. Reca in visione una ecografia mam- maria bilaterale eseguita un mese prima che descriveva la presenza di una lesione fibrolipo- matosa del diametro massimo di 4 cm nella sede del rilievo clinico. All’esame clinico: mam- melle simmetriche, non alterazioni dei profili cutanei, palpatoriamente quadro di mastopatia fibroso cistica a piccoli nodi; ben apprezzabile formazione nodulare di consistenza molle di circa 40 mm a contorni sufficientemente definiti; non altre modularità in entrambe le mam- melle, non secrezioni alla spremitura dei capezzoli; non linfoadenopatie alle stazioni ascellari e sovra/sottoclaveari. Si invia pertanto la paziente a rivalutazione strumentale mirata per eventuale ago biopsia percutanea. Alla mammografia si apprezza una formazione radiotrasparente di cui si riconosce il profilo, sottile e tenuemente radiopaco, di forma ovalare e del diametro di 43mm circa. Ecograficamente la lesione si conferma ovalare a margini netti, con diametro longitudinale di 43mm, disomogeneamente iperecogena con debole segnale vascolare intralesionale al color- doppler. I caratteri ecografici e mammografici appaiono compatibili con formazione a conte- nuto adiposo, morfologicamente benigna. In considerazione delle dimensioni di questo nodulo di primo riscontro, si decide di eseguire agobiopsia percutanea mediante core-biopsy con ago da 16G, sotto guida ecografica. All’analisi microscopica la neoplasia è composta da lobuli di cellule separate da sottili setti fi- brosi intervallati da piccoli vasi. I lobuli sono composti da una doppia popolazione cellulare che è frammista e costituita da grandi cellule poligonali con abbondante citoplasma pallido e multivacuolato, membrana citoplasmatica ben definita, nuclei centrali con fine cromatina e prominenti nucleoli e cellule con citoplasma denso, eosinofilo, con citoplasma granulare e presenza di rare cellule riferibili ad adipociti maturi. Non evidenza di necrosi né di mitosi. Il profilo immunofenotipico è: S100 positiva, calretinina positiva. Gli altri anticorpi testati che sono risultati negativi sono: p53, CD68, 5° Congresso Nazionale ANISC 3 CD34. Discussione e conclusione Gli ibernomi sono tumori benigni ad insorgenza dal tessuto adiposo bruno che è normalmente presente e attivo negli esseri umani fin dalla vita fetale intrauterina per tutta la vita adulta re- siduando a livello del collo, delle ascelle dei glutei e del mediastino. Il fatto che la maggior par- te degli ibernomi riportati in letteratura insorga nella coscia, che non è certo sede usuale di grasso bruno residuo, ci mette in allarme riguardo la sua istogenesi. Tuttavia, sembra possibi- le che le cellule mesenchimali precursori possano differenziarsi in cellule del tessuto adiposo bruno a seconda delle condizioni locali di calore. Questo potrebbe spiegare lo sviluppo di i- bernomi in sedi insolite come nel nostro caso. Non sono stati finora descritti casi di metastasi o di recidive locali dopo escissione chirurgica radicale. 5° C ongresso N azionale A NISC 4 LA NOSTRA ESPERIENZA DI RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA IN PAZIENTI TRATTATI CON CHIRURGIA CONSERVATIVA (PRS) 1 1 1 2 2 Caponi C. , Littori F. , Fontanarosa V.M. , Giannessi P.G. , Zipoli G. , Milandri C. 1 2 2 Senologia Chirurgica. Ospedale San Giuseppe, Azienda USL11 Empoli. UOC Oncologia. Ospedale San Giuseppe, Azienda USL11 Empoli FINALITA’ Verificare l’ipotesi che la somministrazione di una dose singola di radioterapia (iort) in pazienti selezionate per una terapia conservativa (donne con tumore stadio iniziale) sia equivalente alla somministrazione di una radioterapia convenzionale esterna postoperatoria (ebrt) dopo chirurgia conservativa L’obbiettivo principale è l’incidenza della recidiva locale e loco regionale nei tessuti a più alto rischio di recidiva Obiettivi secondari Mettere a confronto i gruppi di trattamento rispetto al sito della recidiva nella mammella sopravvivenza senza recidive e sopravvivenza totale tossicità e morbilità locale Protocolli separati tratteranno altri termini di confronto: risultato cosmetico, soddisfazione della paziente e qualità della vita, economicità della salute e rapporto costi/benefici MATERIALI E METODI Uso del sistema fotonico di radiochirurgia (PRS) come fonte di raggi-x con un raggio a elettroni in miniatura a bassa energia (50 KV max) che scaturisce dalla punta di un tubo di diametro di 3,2 mm La fonte di radiazione viene inserita dopo l’escissione del tumore e accesa per 20-35 minuti per somministrare la radioterapia intaoperatoria mirata sui tessuti che sono a più alto rischio di recidiva locale, la parete toracica viene protetta con dischi di tungsteno, il tessuto cedevole del seno viene avvolto intorno alla fonte e conformato alla sorgente, il trattamento viene effettuato in sala operatoria. Le pazienti che per caratteristiche sfavorevoli riscontrate all’esame patologico del tumore avranno la radioterapia esterna in aggiunta (tranne che per il boost che è stato somministrato intraoperatorio con il PRS) 5° Congresso Nazionale ANISC 5 RISULTATI punto la metodica abbiamo randomizzato dal 01-06-2005 al 31-12-2010 92 pazienti nello studio TARGIT, 50 pazienti hanno eseguito IORT con PRS e 42 pazienti sono stati randomizzati EBRT. Dal 01-01-2011 abbiamo iniziato ad usare la radioterapia intraoperatoria con PRS come programma di trattamento unico radioterapico intra operatorio in casi selezionati, seguendo rigorosamente i criteri di inclusione previsti nel targit, i pazienti trattati sono altri 123, prevediamo di trattare 3-4 pazienti al mese. Al 30-08-2014 non abbiamo riscontrato eventi avversi nelle prime 6 settimane 1 recidiva locale dopo 7 anni di follow up in una paziente operata nel 2007 per ca duttale infiltrante 8 mm QCI (microfocolaio di ca in situ 4 mm) Una paziente che ha effettuato la IORT ha avuto un tumore della mammella contro laterale dopo un anno, una paziente controllata dopo 12 mesi con mammografia e biopsia su un’area sospetta ha rivelato trattarsi di liponecrosi. CONCLUSIONI La IORT è una metodica che ha vantaggi notevoli per le pazienti, un unico trattamento intraoperatorio versus 30 EBRT, migliorando la qualità di vita delle pazienti con minori danni attinici sui tessuti circostanti e riducendo anche i costi dei trattamenti. 5° C ongresso N azionale A NISC 6 REPORT SULL’USO COMBINATO DEL RADIOTRACCIANTE E DEL VERDE DI INDOCIANINA PER L’IDENTIFICAZIONE DEL LINFONODO SENTINELLA NEL CARCINOMA MAMMARIO 1 1 1 2 2 Caponi C. , Littori F. , Fontanarosa V.M. , Giannessi P.G. , Zipoli G. , Milandri C. Senologia Chirurgica. Ospedale San Giuseppe, Azienda USL11 Empoli. 2 UOC Oncologia. Ospedale San Giuseppe, Azienda USL11 Empoli. 2 1 Stato dell’arte: La metodica attualmente utilizzata come gold standard per l’identificazione del Linfonodo Sentinella (LS) nel carcinoma mammario, prevede l’uso di un tracciante radioattivo (99mTc). L’inoculo del radiotracciante deve essere eseguito da due a 24 ore prima dell’intervento chirurgico in un centro di Medicina Nucleare. Si usano particelle colloidali di albumina umana di dimensioni comprese tra 20 e 80 nanometri (Nanocoll), marcate con 99mTc. L’iniezione viene eseguita di solito sotto il derma in corrispondenza della lesione mammaria. La linfoscintigrafia può essere eseguita il giorno precedente l’intervento chirurgico oppure il giorno stesso, almeno una o due ore prima dell’intervento ed è utile per il chirurgo poiché consente di rilevare la sede e la presenza di uno o più linfonodi. Durante l’atto chirurgico la metodica del radiotracciante prevede l’utilizzo di una sonda per chirurgia radioguidata (RGS). La sonda converte la radioattività rivelata sia in un segnale analogico che in un segnale acustico di intensità e frequenza proporzionale all’attività presente nella regione in esame. Una volta individuato il sito di incisione più opportuno si procede alla ricerca del LS basandosi unicamente sull’intensità del segnale rilevato. Recentemente è stata sviluppata una nuova metodologia per l’individuazione del LS che si basa sulla osservazione intraoperatoria e transcutanea della fluorescenza di un colorante vitale, il verde indocianina (ICG), attraverso un camera medicale appositamente sviluppata per eseguire delle angio-linfografie a fluorescenza: il Photo Dynamics Eye (PDE®). Tale metodica prevede, una iniezione intraoperatoria del colorante vitale ICG. Tale colorante, una volta drenato dal sistema linfatico, rimane intravasale permettendo di seguire in dettaglio il decorso linfatico locale. Una volta illuminato transcutaneamente da una sorgente di luce Light Emitting Diode (LED) che emette nell’infrarosso vicino o Near InfraRed (NIR), il ICG emette fluorescenza e permette la visualizzazione del drenaggio linfatico. Nell’arco di pochi minuti il drenaggio linfatico raggiunge lo scavo ascellare e la fluorescenza permette, di individuare il sito più idoneo di incisione cutanea. Una volta eseguita l’incisione, la fluorescenza stessa farà da riferimento per l’individuazione dell’esatta posizione del LS. Un controllo della fluorescenza nello scavo ascellare dopo l’escissione del LS darà la conferma dell’avvenuta asportazione. Obiettivo: Validazione della nuova metodica, la linfografia a fluorescenza con ICG mediante il 5° Congresso Nazionale ANISC 7 confronto diretto con il metodo gold standard, il tracciante radioattivo (99mTc). Metodi: 34 pazienti affette da carcinoma mammario e candidate a BLS con metodica standard. 32 pazienti erano affette da neoplasia monolaterale e 2 da neoplasia bilaterale, per un totale di 36 procedure di BLS. Alla normale metodica con radiotracciante in seduta operatoria si è affiancata la metodica dell’imaging fluorescente tramite l’utilizzo del PDE® e l’iniezione del ICG. Tutte le pazienti sono state sottoposte a BLS utilizzando contemporaneamente le due metodiche. Eseguita l’iniezione di ICG (1ml) nel punto della proiezione cutanea del tumore, si procede alla ricerca dei LS. Si individuano e asporteranno dapprima i linfonodi fluorescenti (ICG+); ogni LS fluorescente asportato sarà indagato mediante la sonda RGS al fine di determinare quali e quanti risultano radio-positivi (99mTc+). Completata l’escissione dei LN ICG+, si procederà al controllo dell’area per identificare eventuali altri LN radio-positivi presenti e non asportati perché non fluorescenti (ICG-). In caso di concordanza tra la localizzazione del radio-isotopo e dell’ ICG il linfonodo sarà identificato/etichettato come linfonodo sentinella (LS). In caso di discordanza, il linfonodo marcato dal radioisotopo sarà inviato come linfonodo sentinella (LS) e quelli marcati con ICG come altro tessuto linfatico. Abbiamo valutato la percentuale di concordanza tra i linfonodi individuati con l’utilizzo della fluorescenza (ICG+) ed i linfonodi individuati tramite il tracciante radioattivo (99mTc+) Non è stata registrata alcuna differenza di identificazione del LS tra le due metodiche. Table 1. Tasso di identificazione LINFONODI ANALIZZATI LINFONODI IDENTIFICATI CON ENTRAMBE LE METODICHE (ICG+ / 99mTc+) LINFONODI IDENTIFICATI CON ICG+ LINFONODI IDENTIFICATI CON (ICG-/ 99mTc+) 1 N + linfonodi positivi per presenza di metastasi; 2 N - linfonodi negativi per presenza di metastasi. 1 N+ 2 59 17 42 1 1 0 0 0 0 60 18 42 N- 5° C ongresso N azionale A NISC 8 Risultati: La sensibilità della metodica in termini di identificazione del linfonodo sentinella è stata del 100% ( 60 su 60) per ICG e del 98.3% (59 su 60) per il 99mTc. Per quanto riguarda i LS positivi per metastasi: 100% erano riscontrati con ICG, il 94.4% con 99mTc . Il linfonodo “discordante”, risultato positivo al solo ICG era positivo per metastasi. Non sono state registrate reazioni avverse al colorante. L’organizzazione della sala operatoria, la durata dell’intervento e l’anestesia non hanno subito modificazioni. Conclusioni: La tecnica che prevede l’impiego del tracciante radioattivo (99mTc) rappresenta il gold standard per la BLS. Questa metodica presenta numerose criticità e porta costi notevoli sia per l'Azienda che per il paziente in termini di tempo e di risorse: • Esposizione alla radioattività del paziente, del personale e trattamento del materiale come radioattivo; • Necessità di invio della paziente ad un reparto di medicina nucleare nei territori limitrofi; • Notevole impegno organizzativo per eseguire l'esame; • Ulteriore accesso ai servizi sanitari del paziente prima dell'intervento. L’uso di ICG si è dimostrato estremamente efficace e sicuramente equivalente al 99mTc. Rappresenta dunque una metodica molto promettente nella BLS nel carcinoma mammario. 5° Congresso Nazionale ANISC 9 VALIDITÀ DEL METODO OSNA: CASE REPORT. G. Casamassima, M. Minafra, C. Punzo, A. Borzacchini. U.O. Chirurgia Generale “Vincenzo Bonomo”. Direttore Prof. N.Palasciano. INTRODUZIONE Il metodo OSNA è una procedura molecolare che consente di identificare localizzazioni metastatiche da carcinoma mammario nel linfonodo sentinella con una specificità del 96,5 %. METODO Nella fase iniziale di applicazione di tale procedura tutti i linfonodi ipercaptanti, oltre al linfonodo sentinella, sono stati asportati e esaminati con metodo tradizionale. Nella nostra esperienza abbiamo riscontrato 11 pazienti in cui più linfonodi si sono rivelati ipercaptanti: quello più captante al tracciante radioattivo, è stato analizzato con metodo molecolare OSNA, gli altri, invece,sono stati esaminati con istologia tradizionale. RISULTATI Nelle 11 pazienti il linfonodo sentinella è stato analizzato con metodica molecolare risultando in tutti i casi negativo alla ricerca del mRNA CK 19. I linfonodi successivi al primo, captanti con percentuale inferiore, sono stati esaminati con tecnica convenzionale con ematossilina ed eosina. In 3 casi però abbiamo verificato delle discordanze: una pz con LS OSNA negativo e nella quale erano stati asportati 4 linfonodi macroscopicamente palpabili e captanti, ha presentato all’istologia tradizionale positività per metastasi massive in tutti e 4 i linfonodi e pertanto è stata sottoposta a linfadenectomia ascellare ; in un secondo caso la pz presentava 2 LNF ipercaptanti , di questi il primo esaminato con metodo OSNA è risultato negativo, l’ altro esaminato con metodica tradizionale è risultato positivo e ci ha indotti ad effettuare la linfadenectomia. All’ esame istologico definitivo tuttavia tutti i linfonodi ascellari asportati erano però esenti da neoplasia. Nel terzo caso, il LS è risultato negativo con OSNA ma un secondo linfonodo asportato si è rivelato con metastasi massiva all’ esame tradizionale pertanto la paziente è stata sottoposta a linfadenectomia ascellare in un secondo tempo. CONCLUSIONI Pur confermando la alta sensibilità e specificità e rapidità di diagnostica intraoperatoria della procedura molecolare di ricerca di metastasi linfonodali da tumore mammario, in 2 casi tale metodica non aveva consentito l’individuazione di localizzazioni metastatiche sottostadiando la malattia e ritardando la linfadenectomia ascellare . Sicuramente l’ esiguità del campione non consente considerazioni conclusive ma ci induce comunque a delle riflessioni : innanzi tutto probabilmente la selezione delle pazienti da sottoporre a biopsia del linfonodo sentinella deve essere sempre accurata e mai applicata in maniera routinaria e indistintamente su tutte le pazienti. Nel primo caso probabilmente c’era stata 5° C ongresso N azionale A NISC 10 da parte nostra, una sottovalutazione clinica. Inoltre siamo convinti che se intraoperatoriamente si individuano linfonodi ipercaptanti questi debbano essere asportati e rimaniamo convinti , al momento, che vadano esaminati con l’ istologia tradizionale sia per non dilazionare ulteriormente i tempi operatori ma anche per discutere sulle caratteristiche della neoplasia dopo l’ esame istologico definitivo e valutare le eventuali opzioni terapeutiche. 5° Congresso Nazionale ANISC 11 PERITUMORAL LYMPHOVASCULAR INVASION IS THE MAIN PROGNOSTIC FACTOR OF SENTINEL LYMPH NODE (SLN) METASTASIS IN EARLY BREAST CANCER PATIENTS (PTS) WITH FAVORABLE PROGNOSTIC FEATURES: A RETROSPECTIVE STUDY ON 345 CASES. 1 1 1 1 1 1 1 1 C. Casiraghi , E. Bernardin , M. Lamera , G. Baffa , C. Lunghi , L. del Re , A. Iamele , R. Raimondi , G. 1 2 2 1 D’Ambrosi , G. Farina , N. La Verde , and A. Cordovana 1: S.C. Chirurgia Generale – Breast Unit – A.O. Fatebenefratelli – Milano 2: S.C. Oncologia – Breast Unit – A. O. Fatebenefratelli - Milano Background: SLN biopsy (SLNB) has been recognized as a standard procedure for women with early breast cancer. Recently some studies reported the futility of axillary lymph node dissection in pts who are SLN positive but bear favorable clinical and primary tumor biological characteristics. Since we believe that SLNB could be avoided in specific subgroup of pts, we designed this study in order to identify key primary tumor characteristics and pts' clinical features that could influence the indication to perform SLN biopsy. Methods: Retrospective analysis was carried out in women who had undergone surgery and SLNB for early breast cancer (pT1-2) from 2005 to 2013 at the Fatebenefratelli e Oftalmico Hospital in Milan. The association between SLN positivity and age, menopausal status, tumor size, histological grading, presence of extensive “in situ” components and lymphovascular invasion, quantitative evaluation of Ki-67, oestrogen and, progesterone receptors, HER2 expression was assessed by means of univariate and multivariate logistic models. Results: The records of 345 pts with early breast cancer who underwent surgery were retrieved. Mean age was 61 years and 79% pts were postmenopausal. 85% were treated with quadrantectomy and 66% had only one SLN removed. SLN metastasis was detected in 24% of cases. Tumor size was <2 cm in 76% of pts, and 86% were of luminal subtypes. Peritumoral lymphovascular invasion was detected in 32% of cases. At univariate analysis a statistically significant association was found between tumor size [odds ratio (OR) 1.05, confidence interval at 95% (95%CI) 1.01-1.08; p=0.005], histological grade (OR 1.50, 95%CI 1.04-2.16; p=0.029), presence of lymphovascular invasion (OR 3.81, 95%CI 2.276.37; p < .0001). At multivariate analysis, only lymphovascular invasion confirmed an association with SNL positivity (OR 3.26, 95%CI 1.89-5.64; p < .0001). Conclusions: Our data suggest that in a population with favourable early breast cancer (luminal subtype, postmenopausal status and small tumour size) lymphovascular invasion is associated with a higher risk of SLN metastasis. 5° C ongresso N azionale A NISC 12 TRATTAMENTO CHIRURGICO DEL CARCINOMA MAMMARIO EREDO-FAMILIARE C. Chiappa, V. Marchionini, M. Lavazza, A. Fachinetti, M. Marelli, M.G. Tibiletti*, F. Sessa*, G. Dionigi, F. Rovera Centro di Ricerche in Senologia – Università degli Studi dell’Insubria Struttura Complessa di Chirurgia Generale 1 – Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese *Unità Operativa Complessa di Anatomia Patologica, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese INTRODUZIONE Il carcinoma mammario eredo-familiare comprende i casi di aggregazione di carcinoma mammario e/o ovarico con due o più parenti di primo grado affetti in una stessa famiglia con dimostrazione di mutazione genetica; ha alta probabilità d’insorgenza in età precoce e di presentarsi come forma bilaterale o multifocale/multicentrica. I geni maggiormente implicati sono due: BRCA1 e BRCA2 presenti rispettivamente sui cromosomi 17 e 13. Il rischio di sviluppare un carcinoma mammario controlaterale è superiore al 30% [1]. Le opzioni per la riduzione del rischio rientrano in tre categorie: sorveglianza diagnostica, farmaco-prevenzione e chirurgia profilattica. Quest’ultima comprende la mastectomia profilattica, in grado di ridurre il rischio di circa il 90% [2] e l’annessiectomia bilaterale, che riduce del 98% il rischio di carcinoma ovarico e del 50% il rischio di carcinoma mammario [3]. MATERIALI E METODI Presso il Centro Multidisciplinare di Senologia dell’Ospedale di Circolo di Varese, dal 2008 ad oggi sono stati trattati 56 pazienti con carcinoma mammario eredo-familiare. Di questi 33 (59%) con test genetico positivo (17 presentano la mutazione del gene BRCA1 e 16 quella del gene BRCA2); nei restanti 23 (41%) il test genetico è tuttora in corso. Dei 56 pazienti trattati 53 (95%) sono di sesso femminile e 3 (5%) di sesso maschile; l’età media è risultata essere di 46,2 anni (range 23-77 anni). RISULTATI Complessivamente nei 56 pazienti trattati sono stati effettuati 80 interventi chirurgici, poichè 20 pazienti sono stati sottoposti a più di un intervento per la comparsa di recidiva, di secondo tumore o di tumore controlaterale. Di questi ultimi, 8 hanno sviluppato una recidiva a livello locale, con un tempo di latenza medio di 105 mesi (range 42-192 mesi), mentre 9 hanno sviluppato un secondo tumore controlaterale. Per quanto riguarda le neoplasie controlaterali, 4 sono state sincrone mentre 5 metacrone. Di questi 80 interventi effettuati, 23 sono state mastectomie, 44 quadrantectomie e 5 nodulectomie. I restanti 8 interventi sono stati eseguiti a scopo profilattico. Sono state eseguite 7 mastectomie skin nipple-sparing profilattiche controlaterali e 1 mastectomia skin-sparing. In un solo caso, dopo intervento di mastectomia profilattica, si è verificata la necrosi del lembo di gran dorsale utilizzato per la ricostruzione. Per quanto riguarda il trattamento dei linfonodi del cavo ascellare, 22 pazienti hanno subito la linfoadenectomia ascellare d’embleè. Trentotto pazienti sono stati invece 5° Congresso Nazionale ANISC 13 sottoposti, in prima battuta, alla biopsia del linfonodo sentinella. In 14 casi l’esame estemporaneo ha avuto esito positivo e quindi si è proceduto alla linfoadenectomia ascellare. Dei 72 carcinomi mammari che sono stati asportati 53 (73,6%) sono risultati essere di istotipo duttale infiltrante; in 14 casi (19,4%) l’esame istologico ha dato esito a carcinoma intraduttale; in 2 casi (2,7%) a carcinoma lobulare in situ; in altri 2 casi (2,7%) a carcinoma lobulare infiltrante e solo in 1 (1,6%) caso è stato asportato un carcinoma di istotipo neuroendocrino. Sessantaquattro carcinomi (88,8%) sono risultati essere unifocali, 6 bifocali (8,3%) e solo 2 multifocali (2,9%). Il grading espresso è stato: 3 casi Grading 1 (4,2%), 38 Grading 2 (52,8%) e 31 Grading 3 (43%). CONCLUSIONI La gestione della donna ad alto rischio è spesso complessa, per questo dovrebbe essere effettuata presso un Centro Multidisciplinare con la presa in carico della paziente da parte di differenti Specialisti che, ognuno con le proprie competenze, offra alla donna un percorso che possa conciliare la sua volontà alla sicurezza dal punto di vista oncologico. BIBLIOGRAFIA 1) Rebbeck TR, Friebel T, Lynch HAT. Bilateral prophylactic mastectomy reduces breast cancer risk in BRCA1 and BRCA2 mutation carriers: The PROSE Study Group. J Clin Oncol. 2004;22:1055. 2) Kauff ND, Satagopan JM, Robson ME, Scheuer L, Hensley M, Hudis ,CA, Ellis NA, Boyd J, Borgen PI, Barakat RR, Norton L, Castiel M, Nafa K, Offit K. Risk-reducing salpingo-oophorectomy in women with a BRCA1 or BRCA2 mutation. N Engl J Med 2002;346:1609-15. 3) Peto J, Collins N, Barfoot R, Seal S, Warren W, Rahman N, Easton DF, Evans C, Deacon J, Stratton MR. Prevalence of BRCA1 and BRCA2 gene mutations in patients with early-onset breast cancer. J. Natl. Cancer Inst. 1999;91,943-949. 5° C ongresso N azionale A NISC 14 L’ATTIVITÀ DI FORMAZIONE IN CHIRURGIA SENOLOGICA NELL’AMBITO DELLA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN CHIRURGIA GENERALE. Di Simone D., Sibilio A., Rocchi M., Pellegrini A., Serra M., Zanotti S., Taffurelli M. Introduzione Il percorso formativo nell'ambito della chirurgia senologica prevede che i medici in formazione specialistica (MFS), coadiuvati da un tutor, effettuino un numero adeguato di procedure chirurgiche al fine di ottenere, al termine della specializzazione, un training tale da eseguire le sudette procedure in autonomia, così come consigliato dalle linee guida EUSOMA1. Materiali e metodi Da Gennaio a Dicembre 2011 presso l’U.O. Chirurgia Generale Prof. M. Taffurelli dell’Ospedale Sant’Orsola–Malpighi di Bologna, sono state effettuate 404 procedure chirurgiche per patologia neoplastica della mammella. Nel periodo Gennaio-Luglio 2011 é stato eseguito uno studio osservazionale sulla formazione in chirurgia senologica. Sono stati presi in considerazione 170 casi consecutivi di patologia neoplastica maligna della mammella sottoposti ad intervento chirurgico. In 66 casi, i MFS hanno partecipato in qualità di primo operatore all’intervento - gruppo A, coadiuvati da un tutor strutturato. Quest’ultimo gruppo è stato comparato con gli interventi effettuati nello stesso periodo esclusivamente da medici strutturati in qualità di primo operatore - Gruppo B (104 casi). I due gruppi sono risultati paragonabili sulla base del calcolo del P-POSSUM; differenza non significativa statisticamente (morbilità A vs. B p=0.78; mortalità A vs. B p=0.25), analisi eseguita mediante test di Fisher. I parametri valutati sono stati i seguenti: durata della procedura chirurgica, radicalità della resezione, numero dei linfonodi asportati in caso di dissezione ascellare (> 10) e durata della degenza. L’obiettivo principale è dimostrare la presenza di eventuali significative differenze negli outcome tra i due gruppi. Risultati Nel complesso la durata media delle procedure chirurgiche non risulta essere influenzata significativamente dalla partecipazione del MFS in qualità di primo operatore (valore medio 62.1 min per il gruppo A vs 39.1 min per il gruppo B (p= 0.7), ugualmente nel caso della degenza media delle pazienti, risultata essere nel gruppo A 1.7 gg e nel gruppo B 1.5 gg (A vs. B p = 0.48). Nei 46 casi complessivi di intervento chirurgico in cui si è resa necessaria la dissezione ascellare radicale, il numero totale di linfonodi asportati è risultato essere sempre > 10, senza significative differenze tra i due gruppi ( A vs B p= 0.73). Nel caso di intervento 5° Congresso Nazionale ANISC 15 conservativo i margini di resezione sono risultati liberi in 24/24 casi nel gruppo A e 60/61 nel gruppo B (p>0,05). Conclusioni Dalla nostra esperienza, emerge che la partecipazione attiva dei MFS agli interventi chirurgici di patologia mammaria non incide significativamente sugli outcome indagati. La differenza dei tempi operatori tra i due gruppi non è risultata significativa. La radicalità dell'exeresi e delle dissezioni ascellari risulta sovrapponibile, così come la durata della degenza post-operatoria. In conclusione l'esecuzione degli interventi chirurgici da parte dei MFS, tutorati da uno strutturato, risulta perfettamente compatibile con l’attività di una Breast Unit, sia in termini di outcome perioperatori che dal punto di vista dell’impiego delle risorse. Il dato fondamentale è comunque che il MFS deve essere adeguatamente formato da un equipe specializzata prima di affrontare in autonomia tale chirurgia. Bibliografia. 1. Guidelines on the standards for the training of specialised health professionals dealing with breast cancer Cataliotti L et al. Eur J Cancer. 2007 Mar;43(4):660-‐75. Epub 2007 Feb 5 5° C ongresso N azionale A NISC 16 CEREBELLITE PARANEOPLASTICA IN PAZIENTE AFFETTA DA CARCINOMA MAMMARIO E CARCINOMA OVARIO SINCRONO – CASE-REPORT Fachinetti A, Lavazza M, Marchionini V, Chiappa C, Marelli M, Dionigi G, Rovera F Centro di Ricerche in Senologia – Università degli Studi dell’Insubria; Struttura Complessa di Chirurgia Generale 1 – Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese INTRODUZIONE: Le sindromi paraneoplastiche con sintomi neurologici sono estremamente rare. I disordini neurologici paraneoplastici sono definiti come tutte quelle complicazioni neurologiche non associate a metastasi cerebrali. La cerebellite paraneoplastica è una rara sindrome paraneoplastica caratterizzata da degenerazione cerebellare con sintomi neurologici tipici. In alcuni casi si associa alla positività per una specifica classe di autoanticorpi definiti anti-yo. Gli anticorpi anti-yo sono autoanticorpi diretti contro le cellule del Purkinje che si riscontrano in una piccola percentuale di tumori mammari e dell’ovaio. MATERIALI E METODI: Descriviamo il caso di una paziente di 72 anni con sintomi tipici di atassia cerebellare a cui sono stati riscontrati elevati livelli nel liquor di autoanticorpi anti –yo. La ricerca del tumore primitivo è stata eseguita sottoponendo la paziente ad ecomammografia bilaterale e TC total –body con riscontro di carcinoma mammario sinistro e di neoformazione ovarica sinistra. La paziente è stata quindi sottoposta a mastectomia sinistra con biopsia del linfonodo sentinella (esame istologico definitivo di carcinoma duttale infiltrante, G3, triplo negativo); ad annessiectomia bilaterale, washing peritoneale e biopsie peritoneali multiple (esame istologico definitivo di adenocarcinoma sieroso ovario, G3). RISULTATI: La sintomatologia neurologica, in accordo con la letteratura disponibile, si è mantenuta stabile dopo l’intervento senza un significativo miglioramento del quadro clinico. La paziente è stata sottoposta inoltre a chemioterapia adiuvante con Paclitaxel settimanale senza tuttavia miglioramento del quadro neurologico. CONCLUSIONI: E’ stata quindi condotta una revisione della letteratura con dimostrazione dell’esistenza di pochi casi che descrivono l’associazione tra cerebellite paraneoplastica e tumore della mammella e dell’ovaio, con conferma della scarsa responsività della sintomatologia neurologica al trattamento del tumore primario ed alla severa prognosi di questa paziente. 5° Congresso Nazionale ANISC 17 BIBLIOGRAFIA 1. Sanders DB. Lambert–Eaton Myasthenic Syndrome: diagnosis and treatment. Ann N Y Acad Sci 2003; 998:500–508 2. Graus F, Delattre JY, Antoine JC, et al. Recommended diagnostic criteria for paraneoplastic neurological syndromes. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2004;75(8):1135–1140 3. Rojas-Marcos I, Rosseau A, Keime-Guibert F, et al. Spectrum of paraneoplastic neurologic disorders in women with breast and gynaecologic cancer. Medicine 2003; 82(3):216-223. 5° C ongresso N azionale A NISC 18 TRATTAMENTO CHIRURGICO DEL CARCINOMA MAMMARIO NELLA DONNA ULTRAOTTANTENNE: ESPERIENZA DI UN SINGOLO CENTRO Fachinetti A, Marchionini V, Chiappa C, Lavazza M, Marelli M, Dionigi G, Rovera F Centro di Ricerche in Senologia – Università degli Studi dell’Insubria; Struttura Complessa di Chirurgia Generale 1 – Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese INTRODUZIONE: Il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente nel sesso femminile con incidenza variabile a seconda della fascia d'età. Si stima che circa il 25 % delle pazienti affette da tumore della mammella abbia un'età superiore ai 65 anni. Le pazienti anziane tuttavia sono le meno rappresentate negli studi clinici riguardanti il trattamento della neoplasia mammaria in relazione principalmente all'età e alle comorbilità. MATERIALI E METODI: Lo scopo del nostro studio è stato di valutare le caratteristiche biologiche del tumore mammario, la terapia e la sopravvivenza di un gruppo di pazienti ultraottantenni sottoposte a chirurgia mammaria in un singolo Centro. Abbiamo raccolto ed analizzato i dati di 68 pazienti ultraottantenni sottoposte a chirurgia mammaria per carcinoma presso l'Unità Operativa di Chirurgia I – Ospedale di Circolo Università degli Studi dell'Isubria dal gennaio 2010 al dicembre 2013. Sono state analizzate le caratteristiche anatomo - patologiche del tumore primitivo, il tipo di intervento chirurgico eseguito, le terapie adiuvanti, le comorbilità della paziente, la degenza media pre e post-operatoria e il follow-up. RISULTATI: Trentaquattro pazienti sono state sottoposte a quadrantectomia (50%), 34 sono state invece sottoposte a mastectomia semplice; 49 pazienti (72%) sono state sottoposte a biopsia radioguidata del linfonodo sentinella. Quattro pazienti sono state sottoposte ad intervento chirurgico per neoplasia bilaterale sincrona. Una paziente è stata sottoposta nella stessa degenza a chirurgia mammaria ed a gastroresezione con linfoadenectomia per adenocarcinoma gastrico G2. Delle 68 pazienti sottoposte a quadrantectomia il 62% (21 pazienti) ha eseguito radioterapia adiuvante standard (60 Gray), le restanti non sono state sottoposte a trattamento radioterapico per le comorbilità associate. La quasi totalità delle pazienti ha intrapreso trattamento ormonale (59 pazienti) mentre solo nove pazienti sono state trattate con chemioterapia adiuvante (13%). L'istotipo più frequente riscontrato è stato il carcinoma duttale infiltrante, G2, tipo Luminal A nella maggior parte dei casi; interessante segnalare il riscontro di carcinoma indifferenziato G3 nel 20% delle pazienti trattate. Le comorbilià più frequentemente riscontrate nel gruppo di pazienti trattate sono state quelle cardio-vascolari, seguite dal diabete mellito di tipo II. Quattro pazienti sono decedute per progressione di malattia, tre pazienti invece sono decedute per altra causa, dopo un follow-up mediano di 24,4 mesi. CONCLUSIONI: Durante la degenza ospedaliera, risultata complessivamente in media di 4,4 giorni, non vi sono stati eventi avversi (morte, infarto post-operatorio, insufficienza respiratoria post-operatoria); questo, in accordo con la letteratura, documenta la fattibilità e la sicurezza del trattamento chirurgico per carcinoma mammario nelle pazienti ultraottantenni. 5° Congresso Nazionale ANISC 19 BIBLIOGRAFIA: • Kiderlen M, Bastiaannet E, Walsh PM, et al. Surgical treatment of early stage breast cancer in elderly: an international comparison. Breast Cancer Res Treat 2012 Apr; 132(2):675-82 • Schonberg MA, Marcantonio ER, Li D, et al. Breast cancer among the oldest old: tumor characteristics, treatment choises, and survival. J Clin Oncol 2010 Apr; 28(12):2038-45. • O'Connor T, Shinde A, Doan C, et al. Managing Breast Cancer in the Older Patient. Clin Adv Hematol Oncol 2013 June; 11(6): 341-347 5° C ongresso N azionale A NISC 20 RUOLO ATTUALE E PROSPETTIVE SENTINELLA; NOSTRA ESPERIENZA DELLA BIOPSIA DEL LINFONODO D.S. Fichera, G. Privitera, A. Marziani, L. De Meo, E. Petrolito, F. Caruso U.O.C. di Chirurgia Oncologica HUMANITAS CCO Dir. Dr F. Caruso Il "management" del cavo ascellare, nei pazienti con carcinoma mammario, si è evoluto nel corso degli ultimi decenni modificando in maniera tangibile diagnosi, prognosi e terapia, migliorando nettamente la qualità di vita del paziente. Abbiamo, infatti, assistito ad un periodo di transizione dall'era in cui la dissezione ascellare era una pratica routinaria, eseguita sempre e comunque, anche quando non necessaria, al momento in cui la dissezione selettiva del linfonodo sentinella si fa strada in maniera concreta nella pratica clinica, divenendo rapidamente una tecnica accreditata fino ad essere considerata uno standard terapeutico per le pazienti con carcinoma mammario in stadio clinico I-II e linfonodi clinicamente negativi o con linfonodi clinicamente sospetti ma con successivo agoaspirato/agobiopsia negativo/a. La routinaria dissezione ascellare ha lasciato il posto alla selettiva exeresi del linfonodo sentinella riservando la linfoadenectomia ai casi con presenza di metastasi dello stesso, fino alla mancata dissezione ascellare in casi selezionati, che presentano determinate caratteristiche e fattori prognostici, nonostante la presenza di macrometastasi al linfonodo sentinella, purchè intra-operatoriamente non ci sia evidenza di malattia metastatica al cavo ascellare. Nella nostra Unità Operativa Complessa di “Chirurgia Oncologica” presso Humanitas CCO dal 13/07/2011 al 31/12/2013 sono state sottoposte a biopsia del linfonodo sentinella 908 pazienti. I dati ci indicano che sul totale di pazienti, 681 (75%) non presentavano lesioni metastastiche nel linfonodo sentinella (comprendendo anche 42 pazienti con presenza di ITC), 29 pazienti (3%), all’esame istologico estemporaneo e definitivo sono risultate essere positive per micrometastasi (N1mic), 198 pazienti (22%) sono state sottoposte a dissezione ascellare perché presentavano macrometastasi al linfonodo sentinella. Se consideriamo come fattore di analisi la positività (ovvero la presenza di macrometastasi) unicamente al linfonodo sentinella, su un totale di 198 pazienti, in 90 casi, il linfonodo sentinella è risultato essere l’unico linfonodo metastatico, che in percentuale si traduce nel 46% dei casi. 5° Congresso Nazionale ANISC 21 Considerando i casi operati nel 2013, su un totale di 412 pazienti sottoposte a biopsia del linfonodo sentinella, in 320 pazienti il linfonodo all’esame istologico estemporaneo e definitivo non presentava metastasi (includendo anche 15 pazienti con ITC); 12 pazienti presentavano delle micrometastasi e 80 pazienti sono state sottoposte a dissezione ascellare per presenza di metastasi, ma in 33 pazienti (41,25%), il linfonodo sentinella è risultato essere l’unico linfonodo metastatico. CASISTICA OPERATORIA DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA dal 13/07/2011 al 31/12/2013 (908 pazienti) Anno 2011 Anno 2012 Anno 2013 Totali Negativo 110 251 320 681 Negativo ma con ITC 12 15 15 42 N1 mic 5 12 12 29 3 LS metastatico (non metastasi ad altri LS metastatico (presenza di linfonodi) metastasi anche ad altri linfonodi nLS) 22 35 33 90 10 46% 24 37 47 108 12 54% Linfonodo Sentinella % 75 VALUTAZIONE DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA NEL 2013 (dal 1/01/2013 al 31/12/2013) (412 pazienti) Pazienti non sottoposte a linfoadenectomia ascellare N0 320 N0 (con presenza di ITC) *15 N1mic 12 TOTALI 332 Pazienti sottoposte a linfoadenectomia ascellare N1a (LS unico linfonodo metastatico) N1a (presenza di metastasi anche ad altri linfonodi) % 33 41.25% 23 28.75 N2a 18 22.5 N3a 6 7.5 80 *sono incluse nel tot 320 Lo scenario che si va delineando per il prossimo futuro, considerato anche il notevole sviluppo delle tecniche di biologia molecolare, nella predittività dell'evoluzione della malattia, potrebbe aprire le porte ad un approccio chirurgico ulteriormente meno invasivo, 5° C ongresso N azionale A NISC 22 limitato esclusivamente, nei casi a prognosi favorevole, alla sola stadiazione del cavo ascellare, non rendendosi necessario, probabilmente, un radicale trattamento chirurgico ascellare, anche nei casi con linfonodo sentinella metastatico. Note bibliografiche 1. Cancer Control Evolution of Axillary Nodal Staging in Breast Cancer: Clinical Implications of the ACOSOG Z0011 Trial October 2012, Vol. 19, No. 4. 2. Medicina (Kaunas) 2013;49(3):111-7 Quality of life after sentinel lymph node Biopsy Versus Complete axillary lymph node Dissection in early Breast Cancer: a 3-Year Follow-up study 3. Grube BJ, Giuliano AE. Observation of the breast cancer patient with a tumor-positive sentinel node: implications of the ACOSOG Z0011 trial. Semin Surg Oncol. 2001;20(3):230-237. 5° Congresso Nazionale ANISC 23 CARCINOMA LOBULARE ECTOPICO: CASE REPORT Lavazza M, Marelli M, Fachinetti A, Marchionini V, Chiappa C, Dionigi G, Rovera F. Centro di Ricerche in Senologia – Università degli Studi dell’Insubria; Struttura Complessa di Chirurgia Generale 1 – Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese Introduzione: La presenza di tessuto mammario ectopico (TME) è espressione di un’incompleta involuzione embriologica dei gruppi cellulari mammari primordiali localizzati lungo le linee del latte (ascelle - regioni inguinali). Le mammelle accessorie hanno più spesso sede ascellare e possono essere sede di patologie sia benigne che maligne; pertanto, richiedono le stesse strategie diagnostiche utilizzate per le mammelle normosede. In circa un terzo dei casi è presente una localizzazione multipla di tessuto mammario ectopico1.L’incidenza nella popolazione europea corrisponde allo 0,22%,nella maggior parte dei casi è sporadica, anche se è descritta familiarità nel 10% della popolazione colpita2. In considerazione della sua origine embriologica, il TME è soggetto aglistimoli ormonali e può quindi diventare clinicamente evidente durante la pubertà, la gravidanza o l’allattamento. Allo stesso modo, può anche essere sede di alterazioni patologiche del normale parenchima: sono segnalate infatti lesioni derivanti dal TME comei fibroadenomi e i carcinomi mammari3,4. Di questi ultimi l’istotipo più frequente risulta essere, al pari del tessuto mammario normosede, il carcinoma duttale invasivo (79%), seguito dalcarcinoma midollare e dal lobulare (descritti in meno del 10% dei casi)4,6. Qui riportiamo un caso di carcinoma lobulare ectopico (CLE) insorto in regione epigastrica-paramediana destra. Caso clinico: Nel luglio 2014 giungeva alla nostra attenzione una donna di 76 anni, con gentilizio negativo per patologie neoplastiche mammarie e ginecologiche, una gravidanza a termine, non allattamento.In anamnesi erano presenti ipertensione arteriosa, tachicardia atriale, gastrite cronica, diverticolosi colica e artrosi. La paziente inoltre assumeva una terapia ormonale sostitutiva da 23 anni, iniziata alla menopausa insorta all’età di 53 anni. L’esame obiettivo locale evidenziava un'area iperemica e in parte eczematosa, di consistenza duro-fibrosa di 5x4cm, a livello della parete addominale destra in regione 5° C ongresso N azionale A NISC 24 epigastrica, posta 3cm caudalmente rispetto al solco sottomammario omolaterale. La neoformazione era mobile sui piani profondi e la cute sovrastante presentava iniziali segni di linfangite e linfedema (Figura 1). È stata quindi eseguita una biopsia incisionale della neoformazione, il cui esame istologico è risultato compatibile con localizzazione dermo-ipodermica di carcinoma mammario lobulare discretamente differenziato. Per approfondimento diagnostico la paziente è stata quindi sottoposta a ecomammografia bilaterale, risultata negativa per lesioni a carico del parenchima e per linfoadenopatie locoregionali, come confermato anche dalla successiva RMN mammaria con mdc. Kajave classificòle differenti presentazioni cliniche del TME in otto categorie che vanno dalla ghiandola soprannumeraria vera e propria alla sola presenza di tessuto ghiandolare ectopico.Tale condizione, presente nella paziente qui descritta, corrisponde alla IV classe. In letteratura sono riportati casi in cui la presenza di TME si associa ad anomalie dell’apparato urinario (quali cisti o policistosi renale, ipoplasia o agenesia renale, duplicazioni ureterali, etc)5. Tuttavia la paziente all’ecografia addominale eseguita preoperatoriamente non presentava nefro-uropatie. La paziente ha completato gli esami di stadiazione con radiografia del torace e scintigrafia ossea total body risultate negative per secondarismi. La paziente è stata quindi sottoposta ad ampia exeresi della neoformazione tramite una addominoplastica superiore(Figura2 - 3). Il decorso postoperatorio è stato regolare. L’esame istologico evidenziava macroscopicamente un’area a margini mal circoscritti, di 5x3 cm, dura al taglio e di colorito bianco-giallastro con margini di resezione liberi da malattia. L’esame istologico definitivo ha confermato la diagnosi di carcinoma lobulare discretamente differenziato infiltrante il derma e il sottocute (Figurain background). Le colorazioni immunoistochimiche degli elementi neoplastici hanno evidenziato positività per le citocheratine AE1 e AE3, negatività per E-caderina, lisozima, mieloperossidasi, CD 3, CD 20, CD 68, CD 117, CD 34, una scarsa attività di proliferazione con Ki67 del 6% e negatività di p53 e HER2. Era presente positività per i recettori estrogenici al 98% e progestinici all’80%. In considerazione di ciò, in sede collegiale è stata proposta una ormonoterapia con inibitore dell’aromatasi da proseguire per cinque anni. 5° Congresso Nazionale ANISC 25 Discussione: Il tessuto mammario accessorio si sviluppa prevalentemente a livello della superficie ventrale della porzione toraco-addominale della linea del latte (definita“milk line” o “Hughes line”); la sede ascellare è la più frequente, essendo interessata nel 6070% dei casi4, mentre risulta di ben più raro riscontro la localizzazione toraco-addominale. Le mammelle sovrannumerarie possono essere sede di patologie benigne o maligne, richiedendo le medesime strategie diagnostico-terapeutiche utilizzate per la patologie che si sviluppano da tessuto mammario normotrofico. Nella maggior parte delle casistiche chirurgiche, il reperto anatomopatologico più frequente è rappresentato da TME normale, associato o meno a tessuto adiposo, mentre lesioni benigne e lesioni infiammatorie croniche hanno incidenza variabile. Il carcinoma mammario rappresenta solo lo 0,3% dei casi e l’istotipo di più frequente riscontro è il carcinoma duttale infiltrante6. Per quanto descritto in letteratura, il carcinoma lobulare da noi descritto insorto in regione epigastrica costituisce una lesione rara, che tuttavia riveste notevole importanza nella diagnosi differenziale con le neoplasie della cute e con le metastasi cutanee di carcinomi mammari. E’ importante un’accurata valutazione clinico-strumentale al fine di porre diagnosi precoce di eventuali recidive locoregionali. E’ inoltre da tenere in considerazione la possibilità dell’insorgenza7di un secondo tumore mammario ectopico lungo la cresta lattea. Bibliografia 1. Famà F et al: Anomalie mammarie: studio retrospettivo su 208 casi. Chirurgia Italiana2007, 59,4:499-506. 2.Catriona D et al: Invasive lobular carcinoma arising in accessory breast tissue. World Journal of Surgical Oncology 2013, 11:47. 3. Gutermuth J et al: Primary carcinoma of ectopic axillary breast tissue. J Eur Acad Dermatol: JEADV 2006, 20:217–221. 4. Marshall M et al: Ectopic breast cancer: case report and literature review. Surg Oncol 1994, 3:295–304. 5. Urbani CE et al: Accessory mammary tissue associated with congenital and hereditary nephrourinary malformations. Int J Dermatol 1996; 35: 349-52. 5° C ongresso N azionale A NISC 26 6. Visconti G et al: Approach and management of primary ectopic breast carcinoma in the axilla: Where are we? A comprehensive historical literature review. J Plast Reconstr Aesthet Surg 64:e1-e11, 2011. 7. Wysokinska EM et al: Breast cancer occurring in the chest wall: rare presentation of ectopic milk line breast cancer.J Clin Oncol. 2014 Apr 1;32(10):e35-6 5° Congresso Nazionale ANISC 27 MACROMASTIA, TUMORI MULTICENTRICI/MULTIFOCALI, EVITARE LA MASTECTOMIA? 1 1 2 N+: 2 E' POSSIBILE 3 Lazzaretti Maria Grazia , Mauro Addolorata , Cagossi Katia , Ferrari Alessia , Leporati Meri , Silvestri 3 3 3 4 5 6 Rosangela , Ferraresi Sonia , Iadanza Manlio , Meduri Bruno , Mazzi Francesca , Canossi Barbara 1 – Unità Operativa Chirurgia Ospedale Ramazzini Carpi 2 – Unità Operativa di Medicina Oncologica Ospedale Ramazzini Carpi 3 – Unità Operativa di radiologia Ospedale Ramazzini Carpi 4 – U.O.C. Radioterapia – Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena 5 – Centro di Screening Mammografico Provinciale di Modena 6 – Istituto di Radiologia - Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena INTRODUZIONE Tradizionalmente la presenza di focolai multipli di tumore mammario multifocale/multicentrico (MF/MC), soprattutto se in quadranti diversi della mammella, costituisce indicazione ad una mastectomia totale (4), con o senza conservazione del mantello cutaneo, associata a dissezione del cavo ascellare in presenza di metastasi ascellari accertate clinicamente nel preoperatorio. In tali condizioni, la probabile necessità di procedere a radioterapia sulla parete toracica oltre che sulle stazioni linfonodali sovraclaveari e, talvolta, sulla catena mammaria interna (CMI), rende problematica e, molto spesso, differita, la ricostruzione con materiale protesico (3,7). Certamente la disponibilità di metodiche di salvataggio con lembi miocutanei o con autotrapianto di tessuto adiposo può ridurre i problemi alle pazienti, ma al prezzo di interventi più onerosi, ripetuti nel tempo e gravati da complicanze non sempre trascurabili. MATERIALI E METODI L'osservazione recente di una paziente con multipli noduli, il maggiore palpabile, due non palpabili, associati a diffuse microcalcificazioni estese per 8 cm, da ore 9 a ore 12 della mammella sinistra, con citologia positiva per cellule tumorali maligne di un linfonodo del cavo ascellare ed un'immagine alla RMN di impregnazione fortemente sospetta al II spazio intercostale della CMI, ci ha fornito lo spunto per riesaminare il nostro atteggiamento nei confronti delle lesioni MF/MC. Nel caso della paziente VE, di anni 50, i colleghi radiologi avevano localizzato con precisione le diverse lesioni, segnalando l'estensione della malattia; gli oncologi non ponevano indicazione certa a terapia sistemica primaria in considerazione delle dimensioni dei singoli noduli, (inferiori a 2 cm radiologicamente) dell'assetto biologico (elevata espressione recettoriale che faceva pensare ad una limitata risposta ad una chemioterapia) e dell'estensione delle micro calcificazioni; i colleghi radioterapisti avevano dichiarato elevata la possibilità di un’indicazione alla radioterapia anche dopo mastectomia, in considerazione dell'elevata probabilità di un interessamento di più di 3 linfonodi per il riscontro di un'ecografia preoperatoria fortemente sospetta, con citologia positiva per cellule neoplastiche in un linfonodo, oltre che per la verosimile presenza di metastasi alla CMI. La paziente, che mal sopportava il peso e le dimensioni delle proprie mammelle, considerava di fatto vantaggiosa la possibilità di procedere ad una mammoplastica riduttiva bilaterale, terapeutica a sinistra. Il chirurgo senologo affermava la fattibilità tecnica di una resezione oncologicamente radicale, risolvendo, al contempo, il problema della macromastia. Il team multidisciplinare decideva, pertanto, per intervento conservativo che il chirurgo realizzava eseguendo mastoplastica riduttiva bilaterale a peduncolo inferiore a destra, di 5° C ongresso N azionale A NISC 28 simmetrizzazione, a doppio peduncolo, inferiore e laterale a sinistra, con asportazione di 184 grammi di tessuto a sinistra e 240 grammi a destra, dissezione di III livello dell'ascella e asportazione di un linfonodo macroscopicamente sospetto del II spazio intercostale. Intraoperatoriamente si procedeva a controllo radiologico per valutare la completa e corretta asportazione delle microcalcificazioni e la distanza dai margini delle due lesioni non palpabili agli estremi del quadrante. Il referto anatomo-patologico evidenziava 3 noduli di 3.2, 1.5 e 0.7 cm di asse maggiore, di carcinoma duttale infiltrante, con aspetti mucinosi, G2, ER 95%, PgR 10%, MIB1 30%, c-erbB2 negativo, N+ 6/18, CMI positiva per metastasi. Tutti i margini erano indenni. Il decorso post-operatorio risultava regolare. DISCUSSIONE: Il nostro gruppo da diverso tempo prende in considerazione la possibilità di conservazione spinta di fronte a casi di macromastia con tumori anche multicentrici che molto probabilmente necessiteranno di radioterapia post-mastectomia, o di tumori localmente avanzati quando una terapia sistemica primaria abbia ottenuto una riduzione volumetrica del T, ma sia necessaria una dissezione ascellare completa per il rischio di persistenza di malattia a tale livello. La nostra casistica comprende 12 pazienti operate negli ultimi 5 anni, in prima istanza con tecnica conservativa, tutte sono vive in assenza di ripresa di malattia, anche se il follow-up è troppo breve per conclusioni definitive. Due su 12 (16.6%) presentavano margini coinvolti all’ istologico definitivo e si è optato per una radicalizzazione con mastectomia, totale senza ricostruzione in un caso, nipple-sparing con ricostruzione con espansore nell'altro. Una revisione della letteratura più recente sembra a sostegno di scelte di questo tipo: i tumori multicentrici non sono, sempre e comunque, un'indicazione alla mastectomia, mentre spesso, per la diffusione linfonodale e la maggiore aggressività biologica, possono beneficiare di un trattamento radiante postoperatorio sulla parete toracica e sulle regioni sovraclaveare e della CMI (1,6). Le tecniche di chirurgia oncoplastica anche più complesse (tipo II di Clough), che fanno parte dell'armamentario quotidiano del chirurgo senologo, sono ovviamente indispensabili per affrontare questi casi. La possibilità, con tali tecniche, di ottenere più frequentemente margini liberi è discussa (2,5). CONCLUSIONI La nostra esperienza è limitata per poter dire se l'approccio conservativo sia ottimale dal punto di vista della DFS e della OS, ma tale approccio potrebbe essere proposto e preso in considerazione in molte pazienti con tumori multifocali-multicentrici, che, sulla scorta di paure e di un mal riposto senso di maggior tranquillità, ci chiedono di primo acchito una demolizione completa. BIBLIOGRAFIA 1 - PATANI N, CARPENTER R - Oncological and aesthetic considerations of conservational surgery for multifocal/multicentric breast cancer. - The Breast J 2010; 16(3): 222-232. 2 - McINTOSH J, O'DONOGHUE JM - Therapeutic mammaplasty - A systematic review of the evidence. - EJSO 2012; 38: 196-202. 3 - CAO JQ, OLSON RA, TYLDESLEY SK- Comparison of recurrence and survival rates after breast conserving therapy and mastectomy in young women with breast cancer. Curr Oncol 2013; 20(6): e593-e601. 4 - V NIJENHUIS M, RUTGERS EJTh - Who should not undergo breast conservation? The Breast 2013; 22: s110-s114. 5 - SCHAVERIEN MV, RAINE C, MAJDAK-PAREDES E, DIXON JM - Therapeutic 5° Congresso Nazionale ANISC 29 mammaplasty. Extending indications and achieving low incomplete excision rates.- EJSO 2013; 39: 329-333. 6 - WOLTERS R, WOCKEL A, JANIN W et Al for the BRENDA Study Group - Comparing the outcome between multicentric and multifocal breast cancer: what is the impact on survival, and is there a role for guide-line-adherent adjuvant therapy? A retrospective multicenter cohort study of 8935 patients. - Breast Cancer Res & Treat 2013; 142: 579590. 7 - WARREN PELED A, SBITANY H, FOSTER RD, ESSERMAN LJ - Oncoplastic mammoplasty as a strategy for reducing reconstructive complications associated with post-mastectomy radiation therapy.- The Breast J 2014; 20(3): 302-307. 5° C ongresso N azionale A NISC 30 VALORE PROGNOSTICO DEI SOTTOTIPI MOLECOLARI DEL TUMORE MAMMARIO PRECOCE. Augusto Lombardi, Stefano Maggi, Gianluca Stanzani, Valeria Vitale, Ivan Gentili, Laura Bersigotti, Emiliano Nuccetelli e Claudio Amanti INTRODUZIONE Nonostante il carcinoma mammario in fase precoce è una malattia a buona prognosi, circa un terzo delle pazienti sperimenta nell’arco della vita una ripresa di malattia. La previsione di guarigione è formulata sulla base della “stadiazione”, cioè sull’avanzamento della malattia al momento della diagnosi e l’eterogeneità prognostica del tumore mammario non trovava grosso riscontro in criteri morfologici classici, in quanto i tipi istologici fondamentali (duttale e lobulare) hanno diverso comportamento clinico ma, a parità di stadio, uguale prognosi. L’immunoistochimica (IHC) ha realmente evidenziato questa eterogeneità, prima con lo studio recettoriale e poi con l’aggiunta dei fattori prognostici oggi di corrente uso clinico: MIB-1, p53 e HER2. Nell’attesa che entrino nella pratica clinica comune metodiche di gene profiling in grado di rendere più omogenea la classificazione e verosimilmente più attendibili i risultati scientifici, è fondamentale verificare sul campo, su casistiche ampie, l’applicazione dei sottotipi molecolari secondo i surrogati IHC e la sua ricaduta in termini prognosti MATERIALI E METODI 1050 pazienti consecutive sottoposte a chirurgia mammaria per carcinoma infiltrante e Biopsia del Linfonodo Sentinella (BLS). L’attribuzione al sottotipo molecolare è stata fatta seguendo i criteri della Consensus di St. Gallen 2013 usando surrogati IHC, secondo la tabella. Luminal A like ER pos PgRpos Luminal B like ER pos PgRpos neg Triple negative ER neg HER2 classico HER2 pos. recettori Ki-67<14% HER2 neg Ki-67≥14% HER2 neg ER neg indifferente HER2 neg ER neg ER neg indifferente HER2 pos ER pos PgRpos neg indifferente HER2 pos or or Le paz. sottoposte a chirurgia conservativa (88%) hanno effettuato Radioterapia e tutte hanno effettuato le terapie adiuvanti (OT, CHT, target therapy) sec. gli attuali protocolli. E’ stato eseguito il follow up (FU) clinico strumentale semestrale. L’analisi statistica è stata effettuata con il pacchetto SPSS©. RISULTATI Con due anni minimi di FU sono state prese in considerazione 722 paz.; 687 hanno risposto (95%). La mediana di FU è risultata lievemente inferiore ai 5 anni e la sopravvivenza globale (OS) a 5 anni è stata del 96%, 89% a 9 anni. La distribuzione per sottotipo molecolare è illustrata nella Fig. 1 e le curve di sopravvivenza in Fig. 2. Le lesioni 5° Congresso Nazionale ANISC 31 che esprimono HER2 si sono rilevate significativamente peggiori degli altri gruppi (KaplanMeier p<0,000). Tale comportamento si riflette ovviamente anche sulla ripresa di malattia con un netto aumento del rischio soprattutto per il sottogruppo HER2 classico che si dimostra collegato a riprese precoci. Da non sottovalutare le riprese tardive del sottogruppo Luminal B rispetto all’ottima prognosi delle paz. con Luminal A. Fig 1 Fig. 2 CONCLUSIONI La prognosi del tumore mammario varia secondo il sottotipo molecolare. La sfida è ottenere una sempre più attenta personalizzazione delle cure, migliorando sì i risultati, ma evitando anche terapie potenzialmente dannose con scarso impatto sulla malattia. Ancora oggi l’atteggiamento chirurgico dipende principalmente da fattori stadiativi, ma è possibile che in futuro anche la chirurgia terrà conto della biologia tumorale, sempre con l’obiettivo di passare dal “massimo tollerabile al minimo efficace”. 5° C ongresso N azionale A NISC 32 L'UTILIZZO DELLA MINI GAMMA CAMERA “SENTINELLA102” PER GUIDARE IL TRATTAMENTO CHIRURGICO NEI PAZIENTI CON NEOPLASIA MAMMARIA LOCALMENTE AVANZATA PRECEDENTEMENTE SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO NEOADIUVANTE 1 1 2 2 1 Silvia Michieletto , Tania Saibene , Laura Evangelista , Anna Rita Cervino , Fernando Bozza , Cristina 3 Ghiotto 1 Unità di Chirurgia Senologica, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova 2 Unità di Radioterapia e Medicina Nucleare, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova 3 Divisione di Oncologia Medica 2 Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS, Padova , Introduzione: Il presente studio pilota è stato concepito in una visione multidisciplinare con il coinvolgimento dei radiologi, tecnici di radiologia, oncologi e chirurghi. Lo scopo di questo studio è di stabilire l'utilità di una gamma camera dedicata per la guida nel trattamento chirurgico nelle pazienti con neoplasia mammaria localmente avanzata dopo trattamento chemioterapico neoadiuvante (NAC). Materiali e metodi: per l'approvazione di questo studio, è stato consultato il comitato etico. Da gennaio 2012, presso l'Istituto Oncologico Veneto, è stata messa a disposizione una mini gamma-camera (Sentinela 102, ONCOVION). Per la valutazione dell'appropriatezza, è stato iniettato del 99mTc-Sestamibi (740Mbq endovena-ev) prima di iniziare il trattamento neoadiuvante, per effettuare una mammoscintigrafia (MMS). L'analisi delle immagini è stata calcolata secondo le seguenti formule: rapporto tra tumore e background (T/B)= [cntsI-cntsB]/ [cntsB] e il rapporto la maggiore intensità di accumulo del tumore e il background (I/B)= [cntsI-cntsB]/ [cntsB]. Perciò, la percentuale dell'indice di washout (WO%) per il T e I è stata ottenuta, secondo la seguente formula: WO%T,I= [cntsT,I]immagine precoce- [cntsT,I] immagine tardiva/ ]cntsT,I]immagine precoce. Al termine dei 6 mesi, alla fine del trattamento chemioterapico neoadiuvante, una nuova iniezione di 99mTc-Sestamibi (100-150 Mbq) è stata eseguita per la valutazione intraoperatoria. Risultati: 54 pazienti sono state sottoposte a MMS e solo 17 (31.5%) di loro anche al Sentinela102. Tutte le scansioni scintigrafiche sono state eseguite usando immagini planari nella posizione supina e prona in differenti proiezioni. Un accumulo focale nel seno con o senza uptake nei linfonodi, è stato riscontrato in tutte le pazienti. All'analisi quantitativa, la media dei valori precoce/tardivo T/B e precoce/tardivo I/B è stata 11.21±8.56 vs. 8.92±5.95 (p=0.004) e 1.10±0.15 vs. 0.87±0.11 (p=0.001), rispettivamente per l'intero tumore e per la zona a maggiore intensità di accumulo. Inoltre, 33 (61.1%) pazienti, hanno dimostrato sia un WO%T che un WO%I inferiori al 45%. Dopo il termine della NAC, in 17 pazienti, è stato iniettato il 99mTc-Sestamibi prima dell'intervento chirurgico ed è stata eseguita una singola immagine nella proiezione anteriore con una gamma camera standard. In sala operatoria, invece, sono state ottenute quattro immagini planari statiche usando il Sentinela102. In particolare, 10 (58.8%) pazienti, hanno mostrato un accumulo focale di tracciante nella mammella o nei linfonodi prima o dopo l'asportazione chirurgica (sul pezzo operatorio), mentre in 7 casi nessun accumulo è stato visualizzato. L'esame istologico sul pezzo operatorio ha dimostrato una 5° Congresso Nazionale ANISC 33 risposta patologica completa al NAC in 4 (23.5%) pazienti e una risposta parziale o nessuna risposta nelle restanti 13. L'accuratezza diagnostica del Sentinela102 è stata: 70.58% (95% intervallo di confidenza: 48.92- 92.24%). Discussioni e conclusioni: Da questo studio pilota emerge che un nuovo strumento della medicina nucleare può essere utilizzato in sala operatoria per indicare un approccio chirurgico radicale nelle pazienti con neoplasia mammaria localmente avanzata, precedentemente sottoposte a NAC. Bibliografia: 1. Travaini et al. Neoadjuvant therapy in locally advanced breast cancer: 99mTc-MIBI mammoscintigraphy is not a reliable technique to predict therapy response. Breast. 2007;16:262-270. 2. Vermeeren L, et al. A portable y-camera for intraoperative detection of sentinel nodes in the head and neck region. J Nucl Med. 2010;51:700-703. 5° C ongresso N azionale A NISC 34 LA NOSTRA ESPERIENZA SULL’UTILIZZO DEL MESH DI POLIPROPILENE TITANIZZATO (TILOOP BRA) NELLA RICOSTRUZIONE PROTESICA MAMMARIA R. Murgo, L. Ciuffreda, L. Petito, F. Natale, A. Marzovillo U.O.C. Chirurgia Senologica I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo INTRODUZIONE Il mesh di polipropilene titanizzato (TiLOOP BRA), in considerazione della sua leggerezza, eccellente biocompatibilità e basso costo, è una valida alternativa alla matrice dermica acellulare (A.D.M.) nella ricostruzione mammaria protesica immediata in uno o due tempi. Il mesh aiuta a stabilizzare la tasca protesica infero-lateralmente, facendo in modo che il seno ricostruito appaia, oltre che morbido, naturalmente ptosico. La incidenza di fibrosi capsulare, dopo utilizzo del TiLOOP BRA, appare ridotta rispetto allo standard. MATERIALE E METODI Le Nostre indicazioni per la ricostruzione mammaria protesica con utilizzo del TiLOOP BRA hanno, inizialmente, riguardato l’immediata in un tempo su mastectomia N.A.C. o SKIN sparing in mammelle di piccolo/medio volume senza previsioni di radioterapia, o, in caso contrario, in due tempi. Recentemente abbiamo esteso le indicazioni alle mammelle di medio-grande volume, ma con distanza areola-solco inframammario inferiore a 10 cm., al di sopra della quale è poniamo indicazione alla mastectomia SKIN reducing, ove utilizziamo comunque il mesh a supporto del lembo dermo-adiposo, soprattutto allorchè si utilizzano protesi di grande volume. Le controindicazioni sono state le stesse delle mastectomie conservative, ossia pregressa radioterapia, fumo e diabete. Il Ti-LOOP BRA è stato fissato al margine infero-laterale del gran pettorale, sezionato a livello delle sue inserzioni costali, con una sutura continua in materale riassorbibile ed avvolto al di sotto dell’impianto collocato in sede sottomuscolare. Da gennaio 2012 a luglio 2014 abbiamo eseguito 107 ricostruzioni con Ti-LOOP BRA, così ripartite: • 72 immediate in un tempo per mastectomia N.A.C. - SKIN sparing • 32 immediate in due tempi per mastectomia N.A.C. - SKIN sparing • 3 immediate in un tempo per mastectomia SKIN reducing L’età media delle Pazienti è stata di 49 anni (range 25-64). RISULTATI Abbiamo registrato 6 complicanze maggiori, che hanno richiesto la rimozione dell’impianto: 2 necrosi cutanee dopo RT in ricostruzioni con espansore su mastectomia SKIN sparing; 4 infezioni su liponecrosi in ricostruzioni eseguite su mastectomia N.A.C. sparing, di cui 1 in un tempo (dopo RT) e 3 con espansore. Il follow-up medio è stato di 12 mesi, nel corso del quale abbiamo registrato 1 recidiva locale, trattata con exeresi dell’involucro cutaneo e rimozione dell’impianto. 5° Congresso Nazionale ANISC 35 CONCLUSIONI Il TiLOOP BRA è un mesh che assicura eccellente biocompatibilità, riduce tempi chirurgici e costi, estende le indicazioni per una ricostruzione immediata anche su mastectomia eseguite in mammelle di medio-grande volume ed, infine, migliora l’esito estetico, conferendo una naturale ptosi al seno ricostruito. 5° C ongresso N azionale A NISC 36 LA NOSTRA ESPERIENZA SUL TRATTAMENTO CHIRURGICO DELLE METASTASI LINFONODALI LATERO-CERVICALI NEL CARCINOMA MAMMARIO. R. Murgo, L. Ciuffreda, L. Petito, F. Natale, A. Marzovillo U.O.C. Chirurgia Senologica I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo INTRODUZIONE La regione del collo ove, nella gran parte dei casi, si localizzano le metastasi linfonodali da carcinoma mammario è la fossa sovraclaveare. Tali metastasi, che nella 5th edizione (1988) del AJCC Cancer Staging Manual erano classificate M1, attualmente, nella 7th edizione (2010) del AJCC Staging System for breast cancer, sono classificate N3c, ossia metastasi loco-regionali e, dunque, suscettibili di trattamento chirurgico. MATERIALE E METODI La Nostra breve esperienza sul trattamento chirurgico delle metastasi linfonodali laterocervicali da carcinoma mammario comprende 2 casi. Le indicazioni riguardano le recidive linfonodali delle stazioni IV, Va e Vb, in assenza di metastasi a distanza. Descrizione dei casi Caso 1: donna di 46 anni che 7 anni prima era stata sottoposta a mastectomia radicale destra per carcinoma mammario T2-N2-M0, successivamente trattato con chemioterapia e radioterapia su parete e drenaggi. A distanza di 7 anni le indagini di follow-up avevano documentato, omolateralmente, la presenza di metastasi ai linfonodi sovraclaveari (con conferma istologica tramite F.N.A.B.), in assenza di metastasi a distanza. La Paziente, dunque, è stata sottoposta a linfoadenectomia radicale delle stazioni IV e V a/b e successiva chemioterapia. Caso 2: donna di 68 anni che 1 anno prima era stata sottoposta a mastectomia radicale destra per carcinoma mammario T2-N1b-M0 con pattern “triple negative”, conseguentemente trattato con chemioterapia, nel corso della quale veniva documentata la presenza di carcinoma mammario controlaterale con metastasi linfonodali ascellari e laterocarvicali, senza metastasi a distanza. La Paziente è stata sottoposta a mastectomia e linfoadenectomia ascellare e laterocervicale (stazioni IV e V a/b); successivamente ha ripreso la chemioterapia ed, infine, è stata sottoposta a radioterapia su parete e drenaggi. RISULTATI La Paziente del primo caso, a distanza di 28 mesi dall’intervento chirurgico, ha avuto una ripresa di malattia con carcinosi pleurica e, successivamente, metastasi polmonari ed ossee; è deceduta 8 mesi dopo. La Paziente del secondo caso, dopo 13 mesi dall’intervento, è vivente e senza segni di ripresa di malattia. CONCLUSIONI Il razionale della dissezione linfonodale per metastasi della fossa sovraclaveare da carcinoma mammario è rappresentato dal fatto che la sopravvivenza libera da malattia 5° Congresso Nazionale ANISC 37 può essere migliorata da un aumento del controllo locale e che, viceversa, in assenza di trattamento chirurgico, esse possono rappresentare una sorgente di nuove metastasi a distanza, impattando, sfavorevolmente, anche sulla sopravvivenza complessiva. 5° C ongresso N azionale A NISC 38 LA NOSTRA ESPERIENZA SULLA MASTECTOMIA N.A.C. SPARING R. Murgo, L. Ciuffreda, L. Petito, F. Natale, A. Marzovillo U.O.C. Chirurgia Senologica I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo INTRODUZIONE La mastectomia N.A.C. sparing garantisce un trattamento oncologico sicuro alla pari della mastectomia tradizionale, associato ad un buon risultato estetico. L’incidenza di recidiva a livello del complesso areola capezzolo (C.A.C.) dopo mastectomia N.A.C. sparing è bassa laddove le indicazioni e la tecnica chirurgica sono rigorose. Recentemente, l'uso del mesh in polipropilene titanizzato (TiLOOP BRA) ha esteso le indicazioni alle mammelle di maggior volume e/o ptosiche. MATERIALI E METODI Le Nostre indicazioni per la mastectomia N.A.C. sparing, in accordo con la Consensus Conference di Firenze del 2009, hanno riguardato il carcinoma in situ ed invasivo senza il coinvolgimento del C.A.C., con la sola esclusione di seni di maggior volume in cui la distanza tra l'areola ed il solco sottomammario sia superiore a 10 cm, nel qual caso è stata eseguita la mastectomia SKIN reducing. La ricostruzione è stata immediata, in un unico tempo, con protesi e TiLOOP BRA, o in due tempi, con espansore e TiLOOP BRA in caso di previsione di radioterapia. Le controindicazioni hanno incluso una precedente radioterapia, fumo e diabete. L'incisione cutanea è stata eseguita ad S italica, nel quadrante supero-esterno, extra areolare. In tutti i casi, come da linee guida, è stato eseguito un esame istologico intraoperatorio del tessuto retroareolare. Il mesh è stato suturato al margine inferioro-laterale del muscolo gran pettorale con punti di sutura riassorbibili. L'impianto è stato collocato in sede sottomuscolare ed il mesh disteso sopra l'impianto ed avvolto al di sotto dello stesso. Da giugno 2007 a luglio 2014 abbiamo eseguito 149 mastectomie N.A.C. sparing, delle quali 94 con ricostruzione immediata in un tempo (60 con TiLOOP BRA) e 55 in due tempi (12 con TiLOOP BRA). L'età media dei pazienti è stata di 48 anni (range 26-73). RISULTATI In 12 casi il coinvolgimento microscopico ha richiesto l’asportazione del C.A.C., di cui in 2 casi dopo l’acquisizione dell’esame istologico per inclusione. Le complicanze maggiori si sono verificate in 6 casi e richiesto la rimozione dell'impianto: 2 casi di necrosi ischemica con esposizione dell’espansore (1 del polo inferiore ed 1 del C.A.C.) e 4 casi di infezione su liponecrosi (in 1 ricostruzione immediata con protesi definitiva dopo RT e in 3 con espansore). Il follow-up medio è stato di 32 mesi, nel corso del quale abbiamo registrato 5 recidive locali, di cui 2 trattate conservativamente (exeresi del C.A.C. e radioterapia) e 3 con exeresi dell’involucro cutaneo e rimozione dell’impianto. 5° Congresso Nazionale ANISC 39 CONCLUSIONI Crediamo che, nel rispetto delle indicazioni corrette e utilizzando una tecnica chirurgica rigorosa, la mastectomia N.A.C. sparing garantisce un trattamento oncologico sicuro con un buon esito estetico. L’utilizzo recente di Mesh in Polipropilene Titanizzato (TiLOOP BRA) permette di conferire al seno ricostruito una naturale morbidezza e ptosi, anche dopo la radioterapia, in considerazione di una minore incidenza di contrattura capsulare. 5° C ongresso N azionale A NISC 40 UN CASO DI CARCINOSARCOMA DELLA MAMMELLA R. Murgo, L. Ciuffreda, L. Petito, F. Natale, A. Marzovillo U.O.C. Chirurgia Senologica I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo INTRODUZIONE Il carcinosarcoma della mammella, spesso denominato anche carcinoma mammario metaplastico, è un tumore raro ed aggressivo, istologicamente caratterizzato da due o più tipi cellulari, generalmente una miscela di elementi epiteliali e mesenchimali. A causa della sua rarità, il carcinosarcoma mammario è stato trattato come una variante di carcinoma duttale invasivo dotata di maggiore aggressività e prognosi peggiore, in ragione del suo più frequente fenotipo "triple negative". Le strategie di trattamento ottimale per questa patologia non sono precisamente codificate. MATERIALE E METODI Una donna di 29 anni è giunta alla nostra osservazione con un voluminoso espanso della mammella destra ed interessamento dei linfonodi ascellari. L'ecografia e mammografia mostravano una massa solida ipoecogena di 6 cm, con contorni irregolari, nel quadrante supero-esterno e, nel cavo ascellare omolaterale, un linfonodo ipoecogeno di circa 2.6 centimetri, verosimilmente metastatico. La Paziente veniva sottoposta agli esami di stadiazione ed agobiopsia, con esito istologico, del tutto inaspettato, di fibroadenoma. In considerazione dell’incongruenza della diagnosi rispetto alla presentazione clinicostrumentale, veniva sottoposta ad ampia resezione, con diagnosi intraoperatoria di neoplasia connettivale maligna e margini di exeresi indenni. All’inclusione si otteneva diagnosi di carcinosarcoma interessante i margini di exeresi. La paziente, dunque, è stata sottoposta a mastectomia N.A.C. sparing radicale e ricostruzione immediata con espansore. L’esame istologico definitivo ha confermato la diagnosi di carcinosarcoma con pattern “triple negative” ed immunofenotipo vimentina negativo (componente carcinomatosa) e positivo (componente sarcomatosa). Dal tessuto adiposo ascellare sono stati isolati 15 linfonodi, di cui 9 metastatici. Stadio IIIA: pT3 pN2a PM0. Dopo l'intervento chirurgico La paziente è stata trattata con 8 cicli di chemioterapia: 4 di epirubicina + ciclofosfamide e di 4 taxotere. RISULTATI Nel mese di novembre 2013, al termine dei trattamenti adiuvanti previsti (chemioterapia e radioterapia), è stata sottoposta ad un primo follow-up, senza evidenza di malattia residua. Nel mese di maggio 2014 la T.C. total body documentava la presenza di metastasi cerebrali ed ossee, trattate con chemio e radioterapia. Ad oggi, in corso dei trattamenti suddetti, la malattia è stabile. CONCLUSIONI L'aggressività di questa neoplasia è attribuibile anche alla sua chemioresistenza, che è un prodotto dei complessi meccanismi genetici e non genetici, che si traducono in subcloni fenotipicamente diversi ed alla eterogeneità intratumorale. 5° Congresso Nazionale ANISC 41 Riguardo alle opzioni terapeutiche, nella maggior parte dei casi riportati, è stata eseguita una mastectomia, con o senza dissezione dei linfonodi ascellari, seguita da chemio e radioterapia. La precisa diagnosi di carcinosarcoma è essenziale al fine di predisporre una terapia adiuvante ottimale in considerazione dell’aggressività di questa neoplasia. 5° C ongresso N azionale A NISC 42 LA CHIRURGIA ONCOPLASTICA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA MAMMARIO Palma E., Basurto F., Andreotti A., Gambini A., Papi S., Di Blasio P., Tazzioli G. Chirurgia Oncologica Senologica, Policlinico di Modena INTRODUZIONE Il carcinoma mammario rappresenta la neoplasia più frequentemente diagnosticata nel sesso femminile. La gestione chirurgica del tumore mammario si è evoluta considerevolmente nelle ultime due decadi. L’integrazione dell’asportazione oncologica con le tecniche di chirurgia plastica ha consentito la nascita della cosidetta “chirurgia oncoplastica”, in cui l’ exeresi della neoplasia viene eseguita sia rispettando le necessità oncologiche, sia quelle ricostruttive, in modo da ottenere non solo un’asportazione radicale del tumore, ma anche un buon risultato estetico, garantendo così un miglioramento della qualità di vita delle pazienti affette da carcinoma mammario. Il rispetto dell’immagine femminile è infatti un obiettivo da perseguire nella pianificazione del trattamento del carcinoma mammario. Lo scopo di questo studio è di fornire una valutazione dell’utilizzo delle tecniche di chirurgia oncoplastica, in termini di risultati oncologici ed estetici, valutando la casistica della Struttura di Chirurgia Oncologica Senologica del Policlinico di Modena. MATERIALI E METODI Nel nostro studio abbiamo analizzato 165 pazienti affette da carcinoma mammario e sottoposte a quadrantectomia e ricostruzione immediata dal gennaio 2012 ad Aprile 2014. L’età media delle pazienti era di 57 anni (range 30 - 80 anni). Delle 165 pazienti, 15 (24.7%) sono state sottoposte a terapia neoadiuvante. Le dimensioni medie del tumore erano di 21,05 mm (range 0,5 – 60 mm). Gli istotipi osservati erano i seguenti: il 64% delle pazienti presentavano un carcinoma duttale infiltrante con un 7% associato a carcinoma duttale in situ, l’ 11% lobulare infiltrante associato nel 10% dei casi ad una componente in situ, il 3% carcinoma a componente mista duttale e lobulare infiltrante, il 22% duttale in situ associato in 2 pz ad 5° Congresso Nazionale ANISC 43 un Paget del capezzolo. Il 40% delle pazienti mostrava la neoplasia in prossimità dei quadranti centrali, il 23% nei quadranti inferiori, il 37% aveva un interessamento dei quadranti superiori. I difetti residui dopo chirurgia conservativa sono stati corretti utilizzando le più diffuse tecniche di chirurgia oncoplastica: ricostruzione dei quadranti centrali secondo Grisotti, mastoplastiche a peduncolo superiore ed inferiore rispettivamente utilizzate per la ricostruzione dei quadranti inferiori e superiori, lembo dermo-ghiandolare di scorrimento nel solco, mastoplastica a virgola, mastoplastica secondo Benelli. (Grafico 1) Per ottenere un miglior risultato estetico, è stata effettuata una mastoplastica riduttiva di simmetrizzazione della mammella controlaterale in 11 pazienti (7%). L’esame istologico della mammella controlaterale, in seguito a mastoplastica riduttiva di simmetrizzazione, ha permesso di individuare lesioni occulte che non erano state diagnosticate in fase preoperatoria: in 8 pazienti (73%) si trattava di lesioni benigne come fibroadenoma, papilloma, ectasie duttali, iperplasia duttale atipica e adenosi sclerosante, in 3 pazienti (27%) è stato diagnosticato un carcinoma lobulare in situ (LIN1-LIN2). Mastoplas6che 6% 17% 2% 23% 38% 14% peduncolo inferiore peduncolo superiore Round block GrisoE a virgola lembo nel solco Risultati I margini di resezione chirurgica sono risultati indenni in 154 pazienti (94.4%). In 11 casi i margini di resezione chirurgica non risultavano adeguati: in 9 pazienti la neoplasia in situ era in prossimità del margine chirurgico di resezione (“margine closed”) ed in 2 pazienti il margine chirurgico era interessato da carcinoma infiltrante. 5° C ongresso N azionale A NISC 44 Le due pazienti con interessamento dei margini erano portatrici di lesioni occulte non diagnosticate agli esami strumentali. La percentuale di reintervento è stata dell’6.6% (11 pazienti), tale percentuale di reintervento è risultata paragonabile alla percentuale di reintervento osservata nelle quadrantectomie tradizionali effettuate presso la nostra struttura. Abbiamo registrato 4 complicanze che hanno richiesto un re-intervento: 2 complicanze precoci (emorragia post-operatoria, deiscenza ferita chirurgica) e 2 complicanze tardive (necrosi dell’areola, sieroma). CONCLUSIONI Questo studio dimostra che la chirurgia oncoplastica mammaria è attuabile nella pratica clinica quotidiana come integrazione della chirurgia conservativa tradizionale. La chirurgia oncoplastica garantisce risultati estetici adeguati, con un impatto positivo su tutti gli aspetti della qualità della vita, senza compromettere la radicalità oncologica, attraverso una più ampia escissione garantisce, infatti, dei margini chirurgici adeguati, comparabili a quelli della chirurgia conservativa. BIBLIOGRAFIA 1) Clough K.B., Lewis J.S., Couturaud B., et al: Oncoplastic techniques allow extensive resection for breast-conserving therapy of breast carcinomas. Ann Surg ;237:26–34, 2003. 2) Holmes D. R., Schooler W., Smith R., Oncoplastic approaches to breast conservation. Int J Breast Cancer; 2011:303879, 2011. 3) Ranieri E., Rengo M., Oncoplastic surgery:new paradigms in the breast cancer. Prevention and research, ISSN: 2240-2594, 2012. 4) Urban C., Lima R., Schunemann E., Oncoplastic principles in breast conserving surgery. Breast; Suppl 3:S92-5, 2011. 5) Franceschini G., Terribile D., Magno S., Fabbri C., Update on oncoplastic breast surgery. Eur. Rev. Med. Pharmacol. Sci; 16: 1530-1540, 2012. 6) Kaur N., Petit J.Y., Rietjens M., et al: Comparative study of surgical margins in oncoplastic surgery and quadrantectomy in breast cancer. Ann Surg Oncol ;12:539–45, 2005. 7) Masetti R., Pirulli P.G., Magno S., Franceschini G., Chiesa F., Antinori A., Oncoplastic techniques in the conservative surgical treatment of breast cancer. Breast Cancer; 7(4):276-80. 26, 2007. 8) Rainsbury R. Surgery insight: oncoplastic breast-conserving reconstruction-indications, benefits, choices and outcomes. Nat Clin Pract Oncol. 4(11):657–64. 2007. 5° Congresso Nazionale ANISC 45 9) Gainer S.M., et al: Oncoplastics: Techniques for Reconstruction of Partial Breast Defects Based on Tumor Location. J Surg. Onc. ; 103:341-347, 2011. 10) Von Smitten, et al: Margin Status After Breast-Conserving Treatment of Breast Cancer: How Much Free Margin Is Enough?. J. Sur. Oncol. 98:585-587,2008. 11) Ananthakrishnan P. et al: Optimizing surgical margins in breast conservation. Int J Surg Oncol; 2012:585670, 2012. 12) Rietjens M., Urban C.A., Rey P.C., et al: Long-term oncological results of breast conservative treatment with oncoplastic surgery. Breast ; 16:387, 2007. 13) Rose M., Manjer J., et al. : Surgical strategy, methods of reconstruction, surgical margins and postoperative complications in oncoplastic breast surgery. Eur. J Plast Surg; 37:205-214, 2014. 14) Nahabedian M.N., Managing the opposite breast: controlateral symmetry procedures. Cancer J;14:258, 2008. 15) Semprini G., Caattin F., et al: Oncoplastic surgery and cancer relapses: Cosmetic and oncological results in 489 patients. Breast; 946-951,2013. 16) Veiga D.F., Veiga-Filho J., Ribeiro L.M., et al.: Quality-of-life and self-esteem outcomes after oncoplastic breast-conserving surgery. Plast Reconstr Surg.;125:811-817, 2010. 5° C ongresso N azionale A NISC 46 NEW MODELS AND NEXT GENERATION PREDICTIVE TOOLS. COMPARATIVE ANALYSIS OF NOMOGRAMS FOR THE PREDICTION OF NONSENTINEL LYMPH NODE METASTASES IN BREAST CANCER WITH POSITIVE SENTINEL LYMPH NODE. 1 1 1 1 1 1 PELLEGRI A.M ., PALUDETTI A. MAURI E.M.P. , FERRO M. , BURGOA L. , VALERI C. , GIOVANELLI 1 2 1 M. , GIANATTI A. and FENAROLI P. 1General Surgery and Breast Unit - 2Pathological Anatomy Unit Azienda Ospedaliera Bergamo, Italy Papa Giovanni XXIII° - HPG23, World Health Organization Square, 1 24127 Introduction Nowadays it’s necessary to design and validate Next Generation Predictive Tools to identify individual prognostic global risk not only individual risk of non-sentinel lymph node metastases residual (NSLNM) in order to avoid unnecessary axillary dissections in patients with breast cancer (BC), with positive sentinel lymph node biopsy (PSLNB). In fact, only in 35-50 % of the completion axillary dissection (CALND) are identified more metastases. First Generation Models or Tools Calculator, must be tested in light of the spread of new technologies used in the operating theater to the analysis of the sentinel lymph node (One Step Nucleic Acid Amplification OSNA, Ultrastaging Technique UT). The problem is the discrepancy, with up to 6% upstaging between the cryostat intraoperative analysis, and the post-operative sentinel node analysis allowing you to identify micrometastases that both single metastatic tumor cells. The first, performed by histology on hematoxylin-eosin sections and the second analyzed by immunohistochemistry using antibodies anticitocheratine. It’s imperative to understand the limits of applicability of existing Tools, in order to structure the Next Generation Nomograms with high identification power of the global risk, applicable in clinical practice. Objective To critically and comparatively analyze the real predictivity of five Nomograms, selected among the fifteen of the First Generation, in the light of OSNA and Ultrastaging technologies. To identify the individual risk of non-sentinel axillary lymph node metastases residual (NSLNM) in Patients with positive sentinel lymph node biopsy (PSLNB), from Breast Unit of Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII° - HPG23 in Bergamo. Methods We retrospectively revalued 1724 sentinel lymph node biopsy (SLNB) of patients in the decade 2001-2011 from HPG23 in Bergamo. Four hundred and eight (23.66%) of them, were identified with positive sentinel lymph node biopsy (PSLNB), submitted to completion axillary lymph node dissection (CALND). Three hundred and fifty (87.50%) of these, performed for ductal carcinomas and fifty-one (12.50%) for lobular neoplasia. The Nomograms to calculate the estimated risk of NSLNM’s are the Memorial Sloan Kettering 5° Congresso Nazionale ANISC 47 Cancer Center MSKCC Nomogram Online, the Hopital Tenon Score, Stanford University Online Calculator, MD Anderson Score and the Model Lombardi/Sapienza University Tool. Statistics. The Area Under the Curve (AUC) of the Receiver Operating Characteristics Curve (ROC) was calculated individually using estimated values, considering only significant values greater than 0.70. The evaluation was made with confidence intervals (CI) 95% percentile and the error rate (ER) that identifies a subject as healthy when the probability of the prediction is less than 0.5 and as sick when it is greater than 0.5. High AUC values and lower ER imply a good model's ability to correctly differentiate between healthy and diseased patients. Results All SNLB were radioguided, 222 (54.41%) made cryostat, while 186 (45.58%) by ultrastaging technique. Characteristics of the sample: 186 (45.59%) T1c, 171 (41.91%) T2, 259 (63.48%) N1a, 46 (11.27%) N2, 290 (71.08%) G2, 101 (24.75%) G3. Sentinel node metastases analysis: 69 (16.92%) micrometastases, 339 (83.08%) macrometastases. Mean relating the removed lymph nodes are: 1.32 total sentinel nodes, 1.09 only positive SLNs, 16,16 total lymph nodes removed during completion and 1.64 only metastatic lymph nodes removed. We under wise: 5 (1.23%) ITC, 153 (37.50%) LVI, 129 (31.60%) multifocality, 124 (30.39%) Her2, 361 (88.48%) ER +, 355 (87,01%) PgR +, 400 (98.04%) Ki67. It’s clear that the prediction of the first-generation Nomograms tested in this population it’s not statistically significant AUC/ROC < 0.70. The mathematical Formula proposed by Lombardi of Sapienza University in Rome, is the first designed for the Italian patients and data from the Breast Unit HPG23 in Bergamo analyzed using the formula confirm validated. Whereas, this Tool is not applicable in all samples for differences in populations, in the parameters and in the method definition of SLNB. Conclusions The First Generation of Nomograms we tested to identify the estimated risk of metastatic disease in non-sentinel nodes, after positive sentinel lymph node biopsy are: MSKCC Online, Tenon Score, Stanford Calculator, MD Anderson Score and Lombardi/Sapienza Tool, currently on the fifteen in the literature. While all of them showed a high level of discrimination of NSLNM, they are still tied to the Institution of origin and should be interpreted and used with extreme caution, if applied in other Centers. We can see, after recent critical analysis, the introduction of Second Generation Tools by Italian OSNA User Group Nomogram submitted by Di Filippo of IFO in Rome, implemented by molecular methods internationally systematized, based on global parameters derived from multivariate analysis (Tumor Size and OSNA mRna CK19 Copies Number). This method analyzes the entire sentinel node, without loss of information, is able to quantify the total neoplastic charge (Total Tumor Load TTL) and effective and efficient, really usable as Predictive Tools in intraoperative practice. 5° C ongresso N azionale A NISC 48 References. 1 ) A. E. Giuliano, K. K. Hunt and M. Morrow. Axillary Dissection vs No Axillary Dissection in Women With Invasive Breast Cancer and Sentinel Node Metastasis. A Randomized Clinical Trial JAMA. 2011;305(6):569-575 2 ) A. Lombardi, S. Maggi, M. Lo Russo and C. Amanti Non-sentinel lymph node metastases in breast cancer patients with a positive sentinel lymph node: validation of five nomograms and development of a new predictive model Tumori, 97: 767-773, 2011 3 ) B. Koca, B. Kuru, N. Ozen, S. Yoruker, Y. Bek . A breast cancer nomograms for prediction of non-sentinel node metastases – validation of fourteen existing model Asian Pac J Cancer Prev. 2014;15(3):1481-8. 4) V. Galimberti, B. F. Cole, and U. Veronesi IBCSG 23-01 randomised controlled trial comparing axillary dissection versus no axillary dissection in patients with sentinel node micrometastases Lancet Oncol. Author manuscript PMC 2014 February 26 Lancet Oncol. 2013 April; 14(4): 297–305. 5° Congresso Nazionale ANISC 49 LA MASTECTOMIA NIPPLE-SPARING NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA IN STADIO II. (a) (b) (b) (b) (b) (b) Polino C , Castglione G , Cannata I , Aversa S , Trombetta G , Caruso F . (a) (b) M.C.A.U. Ospedale Maggiore Modica, RG Dipartimento di Chirurgia Oncologica Humanitas CCO, Catania Introduzione: Impiego della mastectomia nipple-sparing nel trattamento del carcinoma della mammella in stadio avanzato come procedura sicura dal punto di vista oncologico. Materiali e Metodi: Lo studio si basa sull’analisi dei risultati relativi ad 94 mastectomie. I dati relativi ad un gruppo di pazienti affette da carcinoma della mammella in stadio ≥ II sono stati confrontati con i dati relativi ad un gruppo di confronto formato da pazienti affette da carcinoma della mammella in stadio I in termini di sopravvivenza recidiva al complesso areola-capezzolo e metastasi a distanza. Tutte le pazienti sono state sottoposte, con la stessa tecnica chirurgica, a mastectomia nipple-sparing e ricostruzione protesica in due tempi chirurgici. Sono state arruolate allo studio le pazienti con biopsia estemporanea dei dotti retro-areolari negativa. Il gruppo delle pazienti in stadio ≥ II è formato da 53 pazienti, con età media 44.16 anni, per un totale di 53 procedure, seguite con follow-up medio di 30.1 mesi, fra di esse vi sono: 45 casi di luminal A/B, 5 casi di triple negative e 3 pazienti Her2+. Il gruppo di controllo è formato da 40 pazienti in stadio I con età media di 46.24, per un totale di 41 procedure, seguite con un follow-up medio di 27.8 mesi, fra di esse vi sono: 34 casi di Luminal A/B, 1 paziente triple negative e 6 pazienti Her2+. Risultati: Dopo un periodo di follow-up di circa 30 mesi, sono stati valutati e confrontati i risultati ottenuti nei due gruppi in termini di sopravvivenza, recidiva locale, recidiva al complesso areola-capezzolo e metastasi a distanza. Nel gruppo di pazienti in stadio ≥ II si è osservata una sopravvivenza generale del 98% con 1 caso di decesso per la comparsa di metastasi a distanza, si è registrato 1 caso di recidiva loco-regionale ma nessun caso di recidiva a carico del complesso areola-capezzolo e 6 casi di metastasi a distanza. Nel gruppo di controllo formato da pazienti in stadio I si è registrata una sopravvivenza generale del 100%, si e verificato 1 caso di recidiva loco-regionale a carico del complesso areola-capezzolo su 41 procedure effettuate e non vi è stato nessun caso di metastasi a distanza. L’analisi statistica dei risultati con il test di Fisher ha valutato il valore p ai fini della significatività statistica (p<0.05) riguardo il controllo locale della malattia e l’evoluzione clinica nelle pazienti con metastasi. Dall’analisi statistica dei dati relativi alla comparsa di metastasi a distanza nei due gruppi si è ottenuto un valore di p=0.03 statisticamente significativo, esso sottolinea il decorso clinico della malattia in stadio avanzato verso lo sviluppo di metastasi a distanza secondo l’evoluzione della storia naturale della malattia in stadio avanzato. Lo studio statistico dei dati relativi alla comparsa o meno di recidiva loco-regionale è risultato in un valore di p=0.7, cioè non statisticamente significativo; dal punto di vista clinico non si è registrata nessuna differenza nel controllo locale della malattia nei due gruppi. 5° C ongresso N azionale A NISC 50 Conclusioni: Questi dati permettono di osservare che nel gruppo di pazienti con tumore della mammella in stadio ≥ II la malattia procede verso la metastatizzazione a distanza, mentre nel gruppo di controllo formato da pazienti in stadio I non si sono verificati casi di metastasi, nonostante in entrambi i gruppi si sia verificato un caso di recidiva locoregionale. I risultati ottenuti sul piccolo campione esaminato mettono in evidenza il fatto che il risparmio del complesso areola-capezzolo anche nelle pazienti affette da tumore in stadio ≥ II non influenza il decorso clinico della malattia, infatti la malattia in stadio avanzato evolve producendo metastasi a distanza in presenza di un complesso areolacapezzolo indenne. Il controllo locale della malattia è raggiunto senza nessuna differenza in entrambi i gruppi, essendosi registrato un unico caso di recidiva loco-regionale ma non a carico del complesso areola-capezzolo nel gruppo di pazienti affette da carcinoma della mammella in stadio ≥ II e un’unica recidiva a carico del complesso areola-capezzolo nel gruppo di pazienti affette da tumore in stadio I. La sopravvivenza ed il controllo locale della malattia dipendono dall’accuratezza nell’esecuzione dell’intervento chirurgico e dal supporto fornito delle terapie adiuvanti. Infatti, le pazienti sono state sottoposte a chemioterapia, terapia ormonale, terapia biologica e radioterapia, singolarmente o in associazione, secondo le caratteristiche biologiche del tumore ed in funzione del quadro clinico generale. In conclusione, nella nostra esperienza, la mastectomia nipple-sparing è diventata una procedura chirurgica idonea al trattamento del carcinoma della mammella in stadio avanzato. La recidiva loco-regionale di malattia, suscettibile di ulteriore trattamento terapeutico, non è determinante per la sopravvivenza delle pz con malattia in stadio avanzato, poiché la naturale evoluzione è la progressione verso lo sviluppo di metastasi a distanza. Inoltre, la preservazione del complesso areola-capezzolo non determina un aumento del tasso di recidiva loco-regionale che, nel caso in cui si verifichi, é suscettibile ad ulteriore trattamento e non influisce sulla sopravvivenza delle pazienti che dipende invece dalla metastatizzazione a distanza. Bibliografia: 1. Rusby JE, Smith BL, Guy GP. Nipple-sparing mastectomy. Br J Surg 2010;97:30516. 2. Garcia-Etienne CA, Cody III HS, Disa JJ, Cordeiro P, Sacchini V. Nipple-sparing mastectomy: initial experience at the Memorial Sloan-Kettering Cancer Center and a comprehensive review of literature. Breast J 2009;15:440-9. 3. Caruso F, Catanuto G, De Meo M, Ferrara M, Gallodoro A, Petrolito E, Trombetta G, Castiglione G. Outcomes of bilateral mammoplasty for early stage breast cancer. EJSO 2008;34:1143-47. 4. Benediktsson KP, Perbek L. Survival in breast cancer after nipple-sparing subcutaneous mastectomy and immediate reconstruction with implants: A prospective trial with 13 years median follow-up in 216 patients. EJSO 2008;34:1438. 5° Congresso Nazionale ANISC 51 UTILIZZO DELLE MATRICI DERMICHE (ADM) NELLA CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA MAMMARIA IMMEDIATA POST MASTECTOMIA: NOSTRA ESPERIENZA Porro Francesca, Limonta Maria, Magni Carla, Valenti Francesco, Guzzetti Tommaso* *Unità di chirurgia plastica e ricostruttiva - Unità Breast Unit. Azienda Ospedaliera della provincia di Lecco, Ospedale ”A. Manzoni” Lecco Introduzione: La ricostruzione mammaria immediata in seguito a mastectomia per un tumore della mammella, attraverso l’impiego di un supporto protesico, è ormai universalmente riconosciuta come una delle tecniche più utilizzate per ridonare subito alla donna una normale proiezione e forma alla mammella dopo un intervento demolitivo. Nella maggioranza dei casi si utilizza una tecnica ricostruttiva in due tempi. Durante il tempo chirurgico della mastectomia, viene posizionata una protesi ad espansione in una tasca muscolare costituita da m. gran pettorale e m. serrato anteriore. Segue un intervallo ambulatoriale, durante il quale l’espansore attraverso vari rifornimenti di soluzione fisiologica raggiunge il volume della mammella da ricostruire. Con l’ultimo atto chirurgico, la protesi temporanea ad espansione viene sostituita con una protesi definitiva in gel di silicone. Questa tecnica ormai consolidata offre buoni e duraturi risultati. D’altro canto il sempre più crescente impiego di mastectomie conservative utilizzate sia per motivi profilattici che terapeutici in casi selezionati, ha agevolato l’introduzione, attraverso l’impiego delle matrici dermiche (ADM), di tecniche ricostruttive con l’impiego di protesi definitive in un unico tempo operatorio. Il supporto offerto da queste “matrice dermiche acellulari” consente non solo la costituzione della tasca periprotesica senza utilizzare il m. serrato, ma fa da guida e da supporto biologico per la veloce riabitazione vascolare in un primo tempo e sostituzione cellulare in seguito, della neo tasca. Pertanto laddove essa sia indicata, garantisce la ricostituzione “one step” della mammella demolita apportando notevoli benefici in quanto a costi biologici e tempistica, ad una donna che si vede ricostituito da subito ed in unico tempo chirurgico il suo seno. Materiali e Metodi: da giugno 2013 ad oggi, presso l’Azienda Ospedaliera “A. Manzoni” nei presidi di Lecco e Merate sono stati ricostruite12 mammelle in 11 pazienti di età compresa tra i 40 ai 65 anni, 2 per motivi profilattici e10 per ragioni terapeutiche. Sono stati valutati i risultati cosmetici immediati e a breve distanza, la complicanze immediate e a breve distanza e la compliance da parte delle pazienti. Risultati e Discussione: In tutti questi casi sono state impiegate matrici dermiche ed impalcature biologiche di diversa provenienza, 2 bovine, 2 sintetiche e 8 di derivazione porcina. I volumi delle protesi utilizzate vanno dai 195 ai 400cc.Le complicanze immediate comprendono, un caso di sofferenza cutanea superficiale ai bordi dell’incisione, una sofferenza superficiale a 5° C ongresso N azionale A NISC 52 carico del capezzolo, entrambe risoltesi spontaneamente nel giro di 10-15 gg. Una maggior permanenza dei drenaggi in 2 casi a causa di una maggior sierogemenza e la conseguente rimozione dei drenaggi dopo 2-3 settimane, senza problemi particolari. Il follow up medio di 9 mesi, non ha evidenziato altre complicanze. I risultati cosmetici riscontrati sono stati soddisfacenti, le complicanze a breve termine e a distanza sono risultate sovrapponibili alla metodica in due tempi e la compliance da parte delle pazienti è risultata essere maggiore rispetto all’intervento ricostruttivo in due tempi. Conclusioni: secondo quanto emerge dalla nostra esperienza la ricostruzione in tempo unico dopo mastectomia con l’utilizzo di matrici dermiche acellulari (ADM) in casi selezionati può garantire gli stessi risultati estetici della metodica in due tempi con gli evidenti vantaggi del punto di vista biologico e psicologico legati all’unico intervento. Per raggiungere risultati conclusivi occorre però valutare i risultati cosmetici e le complicanze con un follow up maggiore e con una casista più numerosa 5° Congresso Nazionale ANISC 53 RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA NELLA CHIRURGIA ONCOLOGICA MAMMARIA: VALUTAZIONE DEL RISCHIO CARDIOLOGICO UTILIZZANDO UNA TROPONINA ULTRA-SENSIBILE 1 1 2 3 Saibene Tania MD, Michieletto Silvia MD, Evangelista Laura MD PhD, Bianchi Alessandra MD, Sotti 2 1 1 1 3 Guido MD, Raffaello Grigoletto MD, Franco Barbazza MD, Bozza Fernando MD, Banzato Alberto MD 1 Unità di Chirurgia Senologica, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova 2 Unità di Radioterapia e Medicina Nucleare, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova 3 Unità di Cardiologia, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS, Padova Introduzione: in questo studio, è stato valutato se un danno acuto cardiaco nelle pazienti con neoplasia mammaria allo stadio iniziale trattate con chirurgia conservativa (BCS) e radioterapia intraoperatoria (IORT), può essere valutato dai livelli di troponina I cardiaca ultrasensibile (TnI). Materiali e metodi: sono state arruolate 45 pazienti sottoposte a IORT per neoplasia mammaria, tutte appartenenti allo studio (trial) TARGIT-A e pertanto incluse sulla base di criteri definiti. Ventidue pazienti avevano una neoplasia mammaria sinistra e 23 una neoplasia mammaria destra. I livelli di TnI sono stati misurati immediatamente prima dell'intervento chirurgico e 6 ore dopo il termine della procedura IORT. Nelle pazienti con neoplasia mammaria sinistra, un piccolo foglio di tungsteno è stato posizionato sotto il muscolo gran pettorale, a protezione del torace dalla sorgente radiogena, per proteggere il cuore. I valori di TnI prima e dopo la procedura radioterapica, sono stati confrontati. Risultati: nessuna paziente ha mostrato alterazioni della TnI prima dell'intervento chirurgico e dopo la procedura IORT (valore= 0.017 ng/mL). Non è stata rilevata alcuna differenza nei livelli di TnI tra le pazienti con neoplasia mammaria localizzata a destra, rispetto a quelle con localizzazione sinistra sottoposte a chirurgia mammaria conservativa e IORT. Discussione e conclusioni: L'utilizzo della IORT nelle neoplasie mammarie allo stadio iniziale non aumenta i livelli di TnI, confortando la teoria che questa procedura radioterapica non provoca un danno cardiaco acuto. Sono necessari ulteriori studi per valutare la possibilità di non posizionare preventivamente il foglio di tungsteno sotto il muscolo gran pettorale nel caso di tumore mammario localizzato a sinistra e per valutare il ruolo di altre molecole, come il peptide natriuretico atriale, quali marker di un danno cardiaco acuto o cronico legato alla IORT. Bibiliografia: 1.D'Errico MP, Grimaldi L, Petruzzelli MF, Gianicolo EA,et al.: N -terminal pro-B-type natriuretic peptide plasma levels as a potential biomarker for cardiac damage after radiotherapy in patients with left-sided breast cancer. Int J Radiat Oncol Biol Phys. 2012; 82:e239-46. 2. Erven K, Florian A, Slagmolen P, Sweldens C, et al.: Subclinical Cardiotoxicity Detected by Strain Rate Imaging up to 14 months After Breast Radiation Therapy. Int J Radiat Oncol Biol Phys. 2012; in press. 5° C ongresso N azionale A NISC 54 TUMORE MAMMARIO AD ALTO RISCHIO: DATI PROSPETTICI INERENTI AL RUOLO DELLA TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONE NELLA VALUTAZIONE PRE E POST-OPERATORIA Autori: Tania Saibene1, Laura Evangelista2, Anna Rita Cervino2, Silvia Michieletto1, Cristina Falci3, Elisabetta Bezzon4, Fabio Pomerri4, Fernando Bozza1, Cristina Ghiotto3 1 Unità di Chirurgia Senologica, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova 2 Unità di Radioterapia e Medicina Nucleare, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS Padova 3 Divisione di Oncologia Medica 2,Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS, Padova 4 Radiologia Medica, Istituto Oncologico Veneto IOV, IRCCS, Padova Introduzione: chi dovrebbe essere valutato inizialmente sottoposto ad esema di tomografia ad emissione di positroni/tomografia computerizzata (PETCT) con 18Ffluorodesossiglucosio (FDG) tra le pazienti con neoplasia mammaria? Per provare a rispondere a questo quesito, in questo studio abbiamo valutato il potenziale impatto diagnostico e terapeutico del FDG PET/CT pre e post-operatorio in pazienti con neoplasia mammaria ad alto rischio di recidiva. Materiali e metodi: prospetticamente sono stati raccolti i dati di 165 donne (età: 53±12; range: 23- 82 aa) con neoplasia mammaria in stadio localmente avanzato alla diagnosi e dopo trattamento chirurgico (rispettivamente, stadio II – III clinico o patologico), che sono state sottoposte all'indagine FDG PET/CT prima (n = 85) e dopo la chirurgia (n = 80). Il tempo medio tra la chirurgia e la FDG PET/CT è stato di 45±22 giorni. Le immagini sono state visualizzate, semi-quantitativamente analizzate e confrontate con altre modalità di imaging, biopsia o istologia, come di routine. Il trattamento è stato pianificato dagli oncologi, secondo le linee guida correnti. La performance diagnostica è stata calcolata con i metodi standard. La differenza tra i dati statistici è stata valutata usando il test chiquadrato di Yates. Risultati: la FDG PET/CT è risultata negativa in 43 degli 80 (53.75 %) soggetti nel postoperatorio, mentre è risultata positiva nella valutazione preoperatoria di tutti i pazienti. In particolare, nel gruppo pre-operatorio, la PET/CT ha dimostrato un anormale accumulo di FDG nella mammella (n=84; 99%), nei linfonodi ascellari (n=58; 68.2%), nei linfonodi distali (n=20; 23.5 %) e negli organi distali (n=12; 14.1 %). Invece, quattro (5%) dei pazienti del gruppo post-operatorio hanno mostrato una PET/CT positiva a livello mammario, cinque (6.3%) nei linfonodi ascellari, 11 (13.8%) nei linfonodi distali e otto (10.5%) negli organi distali. In accordo con AJCC 7th edizione, lo stadio dei pazienti è stato modificato in 26/76 (34.2 %) e 18/79 (22.8 %) pazienti, rispettivamente per il gruppo pre e post-operatorio (p=0.114). Inoltre, l'accuratezza diagnostica nella valutazione postoperatoria per la identificazione delle metastasi residue o distali è stata: sensitività: 100 %; specificità: 71 %; valore predittivo positivo: 54 %; valore predittivo negativo: 100 % e accuratezza: 78.5 %. Un cambiamento del trattamento è avvenuto in 17 (10.3%) dei pazienti, 4 nella valutazione pre-operatoria e 13 nel post-operatorio (5 vs. 16 %, rispettivamente; p= 0.013). 5° Congresso Nazionale ANISC 55 Conclusioni: la decisione di sottoporre a FDG PET/CT un paziente con neoplasia mammaria localmente avanzata, dovrebbe essere presa in considerazione. Il cambiamento di stadio è simile in entrambi nella valutazione pre e post-operatoria, mentre il cambiamento di trattamento è maggiore nei soggetti nel post-operatorio. Un analisi dei costi- benefici sembra necessaria. Bibliografia: 1. Groheux, et al. Effect Of 18F-FDG PET/CT Imaging In Patients With Clinical Stage II And III Breast Cancer. Int. J. Radiation Oncology Biol. Phys. 2008; 71: 695–704 2. Koolen, et al. 18F-FDG PET/CT as a staging procedure in primary stage II and III breast cancer: comparison with conventional imaging techniques. Breast Cancer Res Treat 2012;131:117-26. 5° C ongresso N azionale A NISC 56 OUTCOME A LUNGO TERMINE NEL TRATTAMENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA DOPO CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE. Sibilio A., Rocchi M., Di Simone D., Pellegrini A., Serra M., Fiacchi M., Santini D., Taffurelli M. U.O. Chirurgia Generale Prof. Mario Taffurelli Policlinico S.Orsola-Malpighi Introduzione Per chemioterapia neoadiuvante (NCT) si intende il trattamento sistemico del cancro della mammella precedente alla terapia chirurgica. Uno dei principali vantaggi dell’applicazione del trattamento neoadiuvante è che consente di migliorare gli outcome chirurgici, ad esempio consentendo di eseguire un trattamento chirurgico conservativo (BCT) laddove le dimensioni iniziali della neoplasia non lo consentano. Inoltre la NCT permette di valutare precocemente l’efficacia del trattamento sistemico. Tecnicamente l’aspetto cruciale nell’applicazione della BCT in queste pazienti, resta l’asportazione di un’adeguata quantità di tessuto mammario, in particolare nelle pazienti che inizialmente presentano tumori di grosse dimensioni e che rispondono adeguatamente alla NCT, garantendo contemporaneamente la radicalità oncologica ed un adeguato risultato estetico. Presso la Breast Unit dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, è stata sviluppata negli anni la tecnica del “retino”, la cui efficacia è stata validata in una precedente pubblicazione1. Col presente lavoro intendiamo presentare i risultati a lungo termine, per i casi di neoplasia della mammella in stadio T2 (diam. >3 cm) e localmente avanzata (LABC), sottoposte a BCT e dissezione del cavo ascellare dopo NCT, in termini di overall survival (OS), disease-free survival (DFS) e sviluppo di recidiva loco-regionale (LRR) e recidiva locale omolaterale (IBTR). Materiali e metodi I casi di neoplasia della mammella in stadio T2 (diam. >3 cm) e LABC analizzati sono stati 101, consecutivamente sottoposti ad intervento chirurgico dal Gennaio 1993 al marzo 2014. Sono state escluse 2 pazienti dall’analisi, in quanto sottoposte nei primi mesi dopo l’intervento a mastectomia (in un caso per radicalizzazione, nell’altro per mastiti ricorrenti), altre 5 pazienti risultano perse al follow-up. L’analisi statistica è stata pertanto eseguita su 94 casi, utilizzando il software IBM SPSS Statistics Base. Risultati I risultati relativi ad OS e DFS sono riportati nelle Tabelle 1, 2 rispettivamente. Per quanto riguarda le LRR, in letteratura vengono riportati tassi variabili tra il 5% ed il 22.5%, nella nostra casistica tale evenienza è stata registrata in 11/94 pazienti (11.7%) (mediana 59 mesi ± 9.9 (95% C.I. 39.6 – 78.3), mentre i casi i casi di IBTR sono stati 10/94, pari al 10.6% e la mediana per lo sviluppo di tali recidive è risultata essere 54 mesi ± 5.1 (95% 5° Congresso Nazionale ANISC 57 C.I. 44.1 – 64.3). I risultati ottenuti, in particolare in riferimento al rischio di sviluppo di LRR sono in linea con quanto riportato in letteratura2,3,4. Tabella 1 – Overall Survival OS (mesi) 60 120 180 % 88.0 84.2 71.6 s.e. ± 3.8 ± 4.5 ± 9.0 C.I. 95% Lower bound Upper bound 190.2 247.6 Follow up medio (mesi) 218 C.I. 95% Lower bound Upper bound 132.6 191.2 Follow up medio (mesi) 161 Tabella 2 – Disease-Free Survival DFS (mesi) 60 % 70 s.e. ± 5.3 120 49.4 ± 7.2 Conclusioni Questi risultati forniscono un’ulteriore validazione dell’efficacia della nostra tecnica chirurgica nell’ambito della BCT post-NCT, basata sull’utilizzo del “retino”. Bibliografia. 1. Taffurelli, M et al. The Neoadjuvant Net: a patient- and surgeon-friendly device to facilitate safe breast-conserving surgery in patients who underwent neoadjuvant treatment. Breast. 2012 Aug;21(4):499-502. 2. Chen, AM et al. Breast conservation after neoadjuvant chemotherapy: the MD Anderson cancer center experience. J Clin Oncol 2004; 22:2303 3. Mauriac, L et al. Neoadjuvant chemotherapy for operable breast carcinoma larfer than 3 cm: a unicentre randomized trial with a 124-month median follow-up. IBBGS. Ann Oncol 1999; 10:47 4. Wolmark, N et al. Preoperative chemotherapy in patients with operable breast cancer: nine-year results from NSABP B-18. J Natl Cancer Inst Monogr 2001; 30:96 5° C ongresso N azionale A NISC 58 NUOVA STRATEGIA CHIRURGICA PER OTTIMIZZARE MARGINI E VOLUMI DI RESEZIONE NELLA LUMPECTOMY DELLE LESIONI NON PALPABILI DELLA MAMMELLA Sorrentino L., Bossi D., Sartani A., Amadori R., Gambaro A., Antonacci CM., Riggio E., Nebuloni M., Corsi F.* Breast Unit U.S.D. – A.O. Luigi Sacco - Polo Vialba – Dipartimento di Scienze Cliniche, Università degli Studi di Milano Introduzione: Uno degli obiettivi principali nella chirurgia conservativa del carcinoma mammario è ottenere margini indenni da neoplasia insieme a volumi di resezione adeguati. Questa sfida diventa particolarmente complessa nel caso delle lesioni non palpabili, dove si rende indispensabile un’accurata localizzazione preoperatoria. Tra le varie tecniche descritte, attualmente è disponibile la localizzazione preoperatoria con clip metallica posizionata al termine di procedura bioptica vacuum-assited (VABB) sotto guida ecografica o stereotassica. Comunemente sono utilizzati due tipi di clip: metallica radiopaca o ecovisibile in titanio ricoperta di materiale bioriassorbibile. Scopo del nostro studio è confrontare in termini di adeguatezza dei margini e dei volumi di resezione la clip ecovisibile e quella radiopaca. Pazienti e Metodi: Abbiamo retrospettivamente rivisto la nostra casistica di 209 pazienti consecutive tra il 2008 e il 2014 con carcinoma mammario non palpabile sottoposte a lumpectomy e biopsia del linfonodo sentinella presso la Breast Unit dell’ A.O. Luigi Sacco, Milano. Tutte le pazienti erano state precedentemente sottoposte a VABB presso il nostro centro: in 59 casi era stata posizionata una clip radiopaca in stainless steel, mentre in 150 casi è stata utilizzata una clip ecovisibile di titanio ricoperta di collagene. Nel primo caso, la localizzazione preoperatoria è stata effettuata attraverso mammografia, mentre nel secondo caso la localizzazione è stata effettuata con ecografia mammaria. In entrambi i 5° Congresso Nazionale ANISC 59 casi al termine della procedura è stato posto un repere cutaneo in corrispondenza della lesione, e basandosi su questo repere si è proceduto alla lumpectomy. Risultati: L’esame istopatologico definitivo ha evidenziato complessivamente margini indenni da neoplasia nell’80.4% delle pazienti: nel 57.6% dei casi con clip radiopaca, e nell’89.3% dei casi con clip ecovisibile (p<0.0001). Nel gruppo delle pazienti con clip ecovisibile il tasso di reinterventi per margini infiltranti si è significativamente ridotto dal 42.4% al 10.7% (p<0.0001). L’analisi multivariata considerando tutte le potenziali variabili confondenti (età, BI-RADS, tipo di VABB, istologia finale, tempo intercorso tra VABB e chirurgia) ha rafforzato il risultato, con un OR pari a 7.6 (95% CI 3.4-17.2). Inoltre, con la localizzazione preoperatoria della clip ecovisibile si è ottenuta una riduzione dei volumi di resezione, con un rapporto di resezione (CRR, volume resecato/volume ottimale) di 3.54 nel gruppo della clip ecovisibile e di 5.08 nel gruppo della clip radiopaca, p=0.03). Conclusioni: La localizzazione preoperatoria con clip ecovisibile è una strategia chirurgica precisa, accurata e ripetibile, e permette una chirurgia conservativa delle lesioni mammarie non palpabili meglio calibrata, in quanto la migliore accuratezza di reperimento di queste lesioni si traduce in un incremento di lumpectomie con margini indenni, riduzione dei reinterventi e volumi di resezione ridotti. Bibliografia 1. Thomassin-Naggara I, Lalonde L, David J, et al. A plea for the biopsy marker: how, why and why not clipping after breast biopsy? Breast Cancer Res Treat 2011;132:881-93. 5° C ongresso N azionale A NISC 60 2. Moran MS, Schnitt SJ, Giuliano AE, et al. Society of Surgical Oncology – American Society for Radiation Oncology Consensus Guideline on Margins for BreastConserving Surgery With Whole-Breast Irradiation in Stages I and II Invasive Breast Cancer. Int J Radiat Oncol Biol Phys 2014;88:553-64. 3. Krekel NM, Zonderhuis BM, Stockmann HB, et al. A comparison of three methods for nonpalpable breast cancer excision. Eur J Surg Oncol 2011;37:109-15. 4. Krekel NM, Lopes Cardozo AM, Muller S, et al. Optimising surgical accuracy in palpable breast cancer with intra-operative breast ultrasound – feasibility and surgeons’ learning curve. Eur J Surg Oncol 2011;37:1044-50. 5. Morrow M, Harris JR, Schnitt SJ. Surgical margins in lumpectomy for breast cancer – bigger is not better. N Engl J Med 2012;367:79-82. 6. Nurko J, Mancino AT, Whitacre E, Edwards MJ. Surgical benefits conveyed by biopsy site marking system using ultrasound localization. Am J Surg 2005;190:61822. 5° Congresso Nazionale ANISC 61 AXILLARY FIBROADENOMA MIMICKING MALIGNANT LYMPHADENOPATHY. CASE REPORT AND REVIEW OF LITERATURE. 1 1 2 3 3 Troilo VL , Conversano A , Pastena MI , Vestito A , Lorusso M , Rinaldi S 1 1 Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 2 Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 3 Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy INTRODUCTION Breast anomalies are not uncommon. Ectopic breast tissue (EBT) is a congenital anomaly of the breast usually confined to the area of the embryonic milk line, which extend from the axilla to the groin, and may occur unilaterally or bilaterally. In the EBT any disease that affects the normal breast can develop, including benign and malignant lesions. In most cases, accessory breasts are asymptomatic and cause nothing more than a visible distension which may resemble a tumour. We report the case of a fibroadenoma in axillary ectopic breast tissue that looked like a malignant lymphadenopathy. In literature few cases of fibroadenoma in EBT are described. CASE REPORT A 49 years old woman presented to our hospital in February 2014 for a suspicious malignant right axillary lymphadenopathy or CUP Syndrome. There wasn’t history of familiar breast disease, and the patient had no other important diseases. She noticed a palpable nodule in the right axilla and underwent breast examination. Mammography was normal, the breast had nodular structure without pathological lesions. Ultrasonography showed a lymphnode in the right axilla increased in volume, diffusely hypoechoic with lobulated borders, diameter of 1.5 cm. 5° C ongresso N azionale A NISC 62 Cytological examination had no diagnostic value (C1). In suspected of occult breast cancer, she underwent Contrast Enhanced Spectral Mammography (CESM) that revealed a right axillary lymphnode with high uptake but without morphological charges. Magnetic resonance (MRI) showed normal breasts. Tumour markers were in normal blood range. Then, she underwent nodal biopsy. Grossly, the nodule had 1.8 cm of diameter, it was whitish translucent and increased in consistency. Surprisingly, the pathological intra-operatory examination revealed the absence of lymphatic cells and made diagnosis of fibroadenomathoid-like lesion with myxoid aspects. Definitive pathological diagnosis was of intra and pericanalicular fibroadenoma with mixoid aspect of stroma, in ectopic breast glandular tissue. No lymphatic cells were found. DISCUSSION Anomalies associated with breast development are not uncommon. Between 1% and 5% of women and men show supernumerary nipples (polythelia) and less often supernumerary breasts (polymastia) [1,2]. Ectopic breast tissue (EBT) is a congenital anomaly of the breast usually confined to the area of the embryonic milk line, which extend from the axilla to the groin, and may occur unilaterally or bilaterally. The milk line developmentally arises in an ectodermic thickening between the upper limb and the lower limb buds during the 6th week of gestation [3]. It gives rise to normal breast in the pectoral region and the rest of it will regress. Two hypothesis have been claimed on the embryogenesis of the EBT. One attributes the anomaly to the failure of regression and displacement of the milk line [4], while the second believes it develops from the modified apocrine sweat glands [5]. In the EBT any disease that affects the normal breast can grow, including fibroadenoma or carcinoma. Few case of fibroadenoma in the axilla has been 5° Congresso Nazionale ANISC 63 reported in literature. Axillary breast tissue can be represented by ectopic tissue not connected to the breast. It may also be connected to the external part of thoracic breast, in this case it is called the axillary tail of Spence. EBT, especially when found in the axilla is located in the subcutaneous tissue and deep dermis of the skin, were it often mingles with normal skin appendage glands [6]. Another importance significance of the EBT is their association with congenital anomalies in the urogenital system, such as supernumerary kidneys, failure of renal formation and renal cell carcinomas which can be explained in part by the parallel embryologic development of mammary structure and the genitourinary system [4]. When tumours or nodules are found along the mammary line, the presence of breast tissue should be considered during the investigation [7-10]. The patients should be evaluated for any associated urogenital anomaly. In 1915, Kajava published a classification system for supernumerary breast tissue that remains in use today. Class I consists of a complete breast with nipple, areola, and glandular tissue. Class II consists of nipple and glandular tissue but no areola. Class III consists of areola and glandular tissue but no nipple. Class IV consists of glandular tissue only. Class V consists of nipple and areola but no glandular tissue (pseudomamma). Class VI consists of a nipple only (polythelia). Class VII consists of an areola only (polythelia areolaris). Class VIII consists of a patch of hair only (polythelia pilosa) [11]. In most cases, accessory breasts are asymptomatic and cause nothing more than a visible distension which may resemble a tumour. Sometimes it could cause psychological disturbances in adolescence and it may give pain and discomfort especially during menstruation, pregnancy, and lactation. The clinical significance of the polythelia and polymastia lies in the fact that apart from the psychological and cosmetic impact, it develops the same pathological changes as the normally located breast tissue such as 5° C ongresso N azionale A NISC 64 inflammation, fibrosis, fibroadenoma, cystosarcoma phyllodes, and carcinoma [3, 5]. The next important point is that these ectopic breast tissue patients, especially polythelia cases, have been associated with urinary abnormalities such as supernumerary kidneys, failure of renal formation, renal adenocarcinoma, hydronephrosis, polycystic kidney disease, duplicate renal arteries, and ureteric stenosis [4]. To conclude, fibroadenoma should be kept in mind in the differential diagnosis of axillary swellings. REFERENCES 1. Coras B et al. Fibroadenoma of the axilla. Dermatol Surg (2005)31:1152–1154 2. Dixon JM, Mansel RE (1994) ABC of breast diseases. Congenital problems and aberrations of normal breast development and involution. BMJ 309(6957):797–800 3. Moore KL, Persaud TVN (1993) The developing human. Clinically oriented embryology. 5th edition, Philadelphia (USA): WB Saunders pp 448–450 4. Grossl NA (2000) Supernumerary breast tissue: Historical perspectives and clinical features. South Med J 93:29–32 5. Craigmyle MB. The apocrine glands and the breast. New York (USA): Willy pp 49–55 6. Rosen PP (2001) Carcinoma of ectopic breast tissue. In: Rosen’s Breast Pathology. 2nd edition, Philadelphia, Pa: Lippincott–Raven 7. Senatore G et al. Fibroadenoma in mammella ectopica. Case report. G Chir Vol. 31 - n. 3 - pp. 96-99 Marzo 2010 8. Amaranathan A et al. An Ectopic Breast Tissue Presenting with Fibroadenoma in Axilla Case Reports in Surgery Volume 2013 9. Rizvi G et al. Fibroadenoma of ectopic breast tissue in axilla. Journal of Case Reports, vol. 2, 13–15, 2012. 1 10. Aughsteen AA et al. Fibroadenoma of the supernumerary breast of the axilla. Saudi Med J. 2000 Jun;21(6):587-9. 11. Kajava Y. The proportions of supernumerary nipples in the Finnish population, Duodecim, vol. 1, pp. 143–170, 1915. 5° Congresso Nazionale ANISC 65 SURGICAL MANAGEMENT OF BREAST CANCER IN ELDERLY WOMAN.15-YEARS EXPERIENCE AT ASL BA BREAST UNIT. 1 1 2 2 3 1 1 Troilo VL , Conversano A , Lozupone A , Pastena MI , Vestito A , Custodero O , Parlati C , Rinaldi S 1 Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 2 Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 3 Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 1 INTRODUCTION Early detection and improved multimodality therapy have led to an increase in breast cancer survival (1). When first diagnosed, decisions about the type of surgery and adjuvant therapy, each with its own risks and benefits, have to be taken for patients with breast cancer. The decision-making process is complex, and is influenced by multiple factors including patient age, co-morbidities, ethnicity, education, and availability of visual and written hand-outs. Patient age is so important that it has been proposed as a determinant of educational and counseling strategies (2,3).Age at diagnosis may also influence patient behaviour and outcome. Younger women may desire treatments that they perceive increase life expectancy, while older women may prefer treatments that maximize quality of life (4,5). The increase in the incidence rate of breast cancer in older women is related to two factors: the aging of general population and the increased use of screening programs. The over-sixties, which in 1980 were 11.3%, in 2030 will represent 20%of the general population (6,7).Numerous studies show that the incidence rate of breast cancer increases with age. About 50% of breast carcinomas, in fact, are diagnosed in women > 65years, while the percentage of cancer diagnosed in women > 70 years ranges from between 30 and 47%(8,9) and it is expected that in 2035 this percentage could reach 70% (10).The survival rate of women with breast cancer over sixty rose from 76.9% in 1975 to91.7% in 2002 (SEER9) (11) and, to date, it is similar to that of the general population. 5° C ongresso N azionale A NISC 66 The aim of this retrospective report is to evaluate the surgical approach to breast cancer in elderly patients in our Breast Unit. PATIENTS AND METHODS In the period from January 1999 and March 2014, 175 patients over or equal 80 years old were treated for breast cancer at the Breast Unit of San Paolo Hospital in Bari. All women underwent clinical breast examination, mammography and ultrasonography performed by a breast “dedicated” radiologist and each case was discussed with a breast “dedicated” surgeon of the same hospital. In our series, patients were divided into three groups by age: 80-84 years (Group I), 85-89 years (Group II), ≥ 90 years old (Group III). Each group was classified into five sub-groups according to surgical operation: excision of local recurrence (EXC), Quadrantectomy (Quad), Quadrantectomy plus axillary dissection (QuAD), Modified Radical Mastectomy (MRM), Simple Mastectomy (SM). RESULTS Out of a total of 175 elderly women treated for breast cancer, Group I was of 108 patients (61.71%), Group II of 53 patients (30.29%), Group III of 14 patients (8%). The classification of sub-groups by type of surgery was as follow. Group I: 6 patients EXC (5.56%), 12 Quad (11.11%), 27 QuAD (25%), 58 MRM (53.70%), 5 SM (4.63%). Group II: 2 EXC (3.77%), 8 Quad (15.09%), 6 QuAD (11.32%), 23 MRM (43.40%), 14 SM (26.42%). Group III: 1 EXC (7.14%), 4 Quad (28.57%), 1 QuAD (7.14%), 2 MRM (14.29%), 6 SM (42.86%)(Table 1). 5° Congresso Nazionale ANISC 67 DISCUSSION Breast cancer therapy consists of multimodality treatment ranging from breast conservation to mastectomy, whole or partial radiotherapy of varying duration, selective use of anti-hormone medication, and chemotherapic regimens that differ in duration and morbidity. As reported by Sio et al., when stratified by age and disease extent, young women were undergone aggressive therapy more likely than old patients. In general, old women reported poorer general health and functioning than middle-aged and young women. These results support the original hypothesis that age is related to the choice of a specific treatment; demolitive surgery is performed easier to young women, even if diagnosis is a localized disease. Actually, in order to maximize their survival, more aggressive treatments could be selected for young women (12). Many studies reported young age as an independent adverse prognostic factor in breast cancer with more aggressive presentation, high mortality and high recurrence rates (13-15). However, van de Vijver et al. (16)revealed that age was not an independent prognostic factor, while gene-expression profile was a significant predictor of disease outcome in younger women with breast cancer. Several studies supported the conclusion that age itself had no influence on the prognosis but association of poor prognosis with young age at diagnosis is explained by higher proportion of aggressive tumors in younger women in terms of higher T stage, positive lymph nodes, endocrine non-responsiveness, high grade and high proliferating fraction. The Department of Radiology of San Paolo Hospital Breast Unit in Bari reported results about a retrospective analysis between patients < 70 years old versus elderly patients (17). The analysis of T parameter showed a higher percentage of T2, T3 and T4 in women older than 70 as compared with women < 70 with statistically significant differences (p 0.0001). The analysis of grading allowed to identify statistically significant 5° C ongresso N azionale A NISC 68 differences between the two groups (p 0.0001). In fact, a lower biological aggressiveness of breast cancer in older women (G1) in women aged <70 years) and a prevalence of G2 and G3 cancers in women under 70 were found. The positivity of receptors for estrogens and progesterone is higher in women aged ≥ 70 years. Any co-morbidity of patients, in particular the presence of hypertension, cardiovascular disease and diabetes, was finally analyzed. These diseases were more frequent in women aged ≥ 70 years than in women aged <70 years (p 0.001). According to Singh (p 0.86) (18), results do not show a significant difference of tumor size between women under 70 and elderly women (p0.728); besides, regardless of the lesion size, the biological characteristics of the tumor are most favorable in older women, as compared with those of cancer in postmenopausal under 70 women. The grading of breast cancer in women over seventies is lower as compared with women aged <70 years (p0.0001) and the positivity rate of estrogen and progesterone receptors is clearly higher (p <0.0001).A prevalence of well-differentiated cancers in older women (p <0.001) was already reported in literature (19). Results of our retrospective analysis show different surgical approaches in each group. In Group I, there is a more aggressive treatment both for conservative surgery than for radical one. Axillary dissection is still performed in most patients who receive quadrantectomy (QuAD 25% vs Quad 11.11%) and in patients who underwent mastectomy (MRM 53.70% vs SM 4.63%). In Quad sub-group 7 SLN biopsy were performed, with all SLN negative. In Group II there is not only a reduction of QuAD procedures, but there is also a major number of Quad than QuAD (15.09% vs 11.32%). Moreover, there is a reduction of the gap between MRM vs SM (43.40% vs 26.42%). In the Group III, there is a further reduction of axillary procedures, with more Quad vsQuAD (28.57% vs 7.14%) and more SM vs MRM (42.86% vs 14.29%)(Fig. 1). In our experience, this different surgical approach may have some explanations. At first, most of these 5° Congresso Nazionale ANISC 69 patients are out of screening programs; so, clinical presentations are different than younger women. In most of cases, according to Vestito et al. (17) the pT stage is bigger and so a more aggressive treatment in required. MRM is the most frequent approach. In this way, most of patients will undergo surgery with curative intent, will avoid further radiotherapy and will accept a good quality of life careless of their body image. In this group patients also still have a good performance status to undergo a more aggressive surgery. In the group II, the reduction of axillary surgery both for conservative and for radical treatment is due to the worsening of the performance status and the increasing of co-morbidities. However, axillary treatment is often a I-II level dissection. In the Group III, surgery has only a palliative intent often performed with a lower deep anesthesia without regard to axillary treatment, so that Quad and SM are more frequent than aggressive treatments. As reported in literature, despite the favourable biological characteristics of breast cancer in women aged ≥ 70 years, the mortality rate is high. The possible underlying causes of this data can be related to the presence of co-morbidity, to patient under-treatment, or to the poor sensitivity to the prevention in women over seventies. The effectiveness of the treatment varies with age and therapy can increase the disease-free interval and reduce the symptoms of the disease in advanced stage. However, in many cases, elderly women with breast cancer do not receive adequate treatment, probably because of the coexistence of other pathologies that could affect the result (10).Screening programs for the age group from between 50 and 69 years have shown a reduction in mortality in women up to 69 years (20), but no reported data demonstrate the usefulness of further controls in women ≥ 70 years, except for the experience of Tabar (21) which includes women up to 74 years. However, the increased life expectancy and the increased incidence of breast cancer in the general population require careful evaluation of breast cancer in older women, not only for the proper treatment planning, but also for the 5° C ongresso N azionale A NISC 70 reassessment of the age group to be included in screening programs. In conclusion, surgical approach in elderly women is conditioned by a series of factors, such as clinical presentation of the tumor, performance status of the patients, the presence of comorbidities, and the expectation that the patient have regard the surgical curative intent. REFERENCES 1. Siegel R et al: Cancer statistics, 2011: the impact of eliminating socioeconomic and racial disparities on premature cancer deaths. CA Cancer J Clin 2011, 61:212–236. 2. Petrisek AC et al: The treatment decision-making process: age differences in a sample of women recently diagnosed with nonrecurrent, early-stage breast cancer. Gerontologist 1997, 37:598–608. 3. Bleicher RJ et al: The influence of age on the breast surgery decision-making process. Ann SurgOncol 2008, 15:854–862. 4. Montazeri A: Health-related quality of life in breast cancer patients: a bibliographic review of the literature from 1974 to 2007. J ExpClin Cancer Res 2008, 27:32. 5. Wedding U et al: Quality-of-life in elderly patients with cancer: a short review. Eur J Cancer 2007, 43:2203–2210. 6. Yancik R et al. Effect of age and comorbidity in postmenopausal breast cancer patients aged 55 years and older. JAMA 2001;285:885-92. 7. Holmes CE et al. Diagnosis and treatment of breast cancer in the elderly. A Cancer J Clin 2003;53:227-44. 8. Kimmick GG et al. Breast cancer and aging. Clinical interactions. HematolOncolClin North Am 2000;14:213-34. 9. Crivellari D et al. Breast cancer in the elderly. J ClinOncol 2007;25:1882-90. 10. Hamaker ME et al. Breast cancer in the elderly: retrospective study on diagnosis and treatment according to national guidelines. Breast J 2009;15:26-33. 11. http://seer.cancer.gov/statfacts/html/breast.html 12. Sio et al. World Journal of Surgical Oncology 2014, 12:230 13. Zabicki K et al. Breast cancer diagnosis in women 40 versus 50 to 60 years: increasing size and stage disparity compared with older women over time. Ann SurgOncol 2006;13(8):1072–7. 5° Congresso Nazionale ANISC 71 14. Chung M et al. Younger women with breast carcinoma have a poorer prognosis than older women. Cancer 1996;77:97–103. 15. Nixon AJ et al. Relationship of patient age to pathologic features of the tumor and prognosis for patients with stage I and stage II breast cancer. J ClinOncol 1994;12:888– 94. 16. van de Vijver MJ et al. A gene-expression signature as a predictor of survival in breast cancer. N Engl J Med 2002;347:1999–2009. 17. Vestito A et al.G Chir. 2011 Oct;32(10):411-6. 18. Singh R et al. The natural history of breast carcinoma in the elderly – Implications for screening and treatment. Cancer 2004;100:1807-13. 19. Gajdos C et al. The consequence of undertreating breast cancer in the elderly. J Am CollSurg 2001;192:698-707. 20. Nelson HD et al. Screening for breast cancer : an update for the US preventive services task force. Ann Int Med 2009;151:727-37. 21. Tabar L et al. The Swedish Two-County Trial twenty years later. Updated mortality results and new insights from long-term follow-up. RadiolClin North Am 2000;38:625-51. 5° C ongresso N azionale A NISC 72 THE ROLE OF PERI SENTINEL LYMPHNODES IN THE NEW ERA OF BREAST CANCER AXILLARY STAGING. 1 1 2 3 3 1 1 Troilo VL , Conversano A , Zito FA ,Vestito A , Lorusso M , , Parlati C , Custodero O , Rinaldi S 1 Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 2 Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 3 Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 1 INTRODUCTION Determining whether cancer has spread to locoregional lymph nodes is a critical step in the initial staging of breast cancer patients. Axillary dissection (AD) has been for a long time the standard therapy for patients with breast cancer. The state of the axillary lymph nodes is the most important prognostic factor and the axillary status permits a good regional control of disease. Although axillary dissection identifies nodal metastases and prevents the recurrence of cancer in the axilla, there is a significant incidence of long-term side effects, notably lymphedema, and the procedure is of no therapeutic benefit in women without axillary metastases. While axillary nodal status is still one of the most important prognostic factors in breast cancer, sentinel lymph node biopsy (SLNB) has evolved as a main procedure that strongly reduce postsurgical morbidity and improve early and long-term quality of life. However, sentinel node biopsy positive identifies patients with higher risk of metastases to the axillary nodes but the rate of patients negative for metastases after axillary dissection is high. So, these patients are exposed to surgical risk without therapeutic advantages. In this retrospective analysis we evaluated the role of peri-SLN for staging the axillary nodal status, avoiding useless delayed axillary dissection. 5° Congresso Nazionale ANISC 73 PATIENTS AND METHODS From January 2001 to March 2014, at the Department of Breast Surgery of San Paolo Hospital in Bari, 1363 patients with breast cancer underwent Sentinel Lymph Node Biopsy (SLNB). Inclusion criteria were: diagnosis of ductal or lobular infiltrating cancer at core biopsy (B5), cytologic examination positive (C5) or suspected (C4) with instrumental picture suggestive for invasive carcinoma (R5,U5), ductal carcinoma in situ with high possibility of micro-invasion, multicentric mammary lesions. All patients underwent axillary ultrasound evaluation and had no positive FNAC of axillary nodes. The day before surgery, all patients underwent lymphoscintigraphy with colloidal albumin marked with 99mTc. The sentinel lymph node (SLN) was analyzed with extemporaneous histological examination. In case of metastatic node, immediate axillary dissection was performed. In case of definitive histological examination revealed positivity of SLN or surrounding tissue, a delayed axillary dissection was made. RESULTS On 1363 SLNBs, at extemporaneous histological examination 230 were positive with immediate axillary dissection, and 1133 were negative. Of these 1133 negative SLNs, in 61 patients definitive histological examination revealed lymphnode positivity (false negative at extemporaneous or skip metastasis) and delayed axillary dissection was made. In 50 patients there were peri-sentinel lymphnodes (mean 2,84 LNs, range 1-8). These 50 patients were collected to retrospective analysis (Table 1). Among these 50 patients(45 Invasive Ductal Carcinoma, IDC and 5 Invasive Lobular Carcinoma, ILC), at definitive histological examination, 19 were confirmed negative but with metastatic periSLN, whilst 31 were metastatic (false negative, FN). So, we identified two sub-groups: the skip metastasis (SKIP Mets) group (19 patients) and the FN group (31 patients). In the 5° C ongresso N azionale A NISC 74 SKIP Mets group, pathological involvement of peri-SLN revealed 10 patients with micrometastasis (mMets) and 9 patients with macrometastasis (MMets). In the FN group 20 patients had micrometastasis, and 11 patients macrometastasis. The mean number of peri-SLNs was 3,26 (range 1-8) for the SKIPMets group, and 2,58 (range 1-7) for the FN group. The mean number of metastatic peri-SLNs was 1,05 (range 1-2) for the SKIP Mets group, and 0,16 (range 0-1) for the FN group. In particular, in the FN group, 5/31 patients had metastatic peri-SLNs (1 ITC, 1 mMets, 3 MMets)(Table 2). As regard delayed axillary dissection (50 patients), the mean number of axillary lymphnodes was 18,64 (range 7-38), with further axillary LN metastasis found in 5/50 patients (10%) with a mean number of 3,5 (range 1-10) metastatic LNs. About the SKIP Mets group, further metastasis were found in 2/19 patients (10,5%), and in the FN group in 3/31 (9,68%)(Table 3).In Table 4 are summarized the probabilities of further nodal metastasis according to the metastatic disease of the SLN or peri-SLNs. DISCUSSION While axillary nodal status is still one of the most important prognostic factors in breast cancer, sentinel lymph node biopsy (SLNB) has evolved as a main procedure to strongly reduce postsurgical morbidity improving early and long-term quality of life. Moreover, the decision-making process for adjuvant treatment based on axillary status is still important but so far this choice is becoming increasingly dependent on cancer biological features. This vision imposes the necessity to reduce the indication of complete axillary dissection as much as possible, especially whenever the axilla is clinically negative (1).This less invasive procedure is possible for several reasons: i) Removal of lymph nodes is performed for staging purposes and not with curative intent (2–4);ii) even if the false-negative risk can be generally quantified in about 6%, the occurrence of overt axillary 5° Congresso Nazionale ANISC 75 lymph node metastases after a negative SLNB has been shown to be lower than expected, being 0.9% after a median follow-up of 48 months in a cohort of 3,548 patients (5);iii) to date, the impact of the prognostic information of axillary lymph node status in the decision-making process is less important than in the past as the adjuvant treatment is becoming increasingly tailored towards the biological features of the disease rather than the risk of recurrence (6).As previously mentioned, we also have to bear in mind that lymph node surgery is not curative in itself and has the aim of improving regional control of the disease and of achieving prognostic information. From this standpoint, the future evolution of lymph node surgery will probably be in the direction of further reduction since medical treatment will be more tailored in accordance with tumour biology rather than recurrence risk, especially when better diagnostic tools become available. A recent publication with data taken from the first 566 patients with positive SLN of the AMAROS trial (7) did not find any significant differences in terms of administration of adjuvant systemic therapy. The authors concluded that the absence of knowledge regarding the extent of nodal involvement in the axillary radiation therapy (ART) arm appeared to have no major impact on the administration of adjuvant treatment. The findings of the American College of Surgeons Oncology Group Z0011 trial push ahead the field of controversy. In fact, in this trial, which compared axillary clearance with observation in patients with SLN involvement, outcome appeared identical in the 2 groups in terms of overall survival, disease-free survival, and axillary recurrence. Those arguments are in favour of minimizing axillary surgery. In the aim to reduce delayed useless axillary dissection at our Department, we analyzed the role of the perisentinel lymph nodes and the further axillary nodes in dissections occurred in case of histological surprises at definitive examination. Our results shows that in case of Skip lesions, 10.5% of patients had further metastasis, with a low 5° C ongresso N azionale A NISC 76 rate of nodal involvement. In the false negative group, the incidence of further metastasis is 9.68%. As regard the size of the metastasis, micro metastatic disease in the SLN or peri-SLN lead to a rate of 6.66% of further nodal involvement, with a negative predictive value of the peri-SLN of 93.34%. In case of macro metastatic disease, the rate of further metastasis is 15%, with o negative predictive value of 85%. In case of association of metastatic SLN plus metastatic peri-SLN, the rate is 20%, with a negative predictive value of 80%. In our report, a global number of 5/50 patients had further metastasis in axillary nodes at delayed AD, and only 1/50 patients had association of metastatic SLN plus metastatic peri-SLN. Reviewing data, there was only 1 patient with more than 4 further metastatic lymph nodes (10/33) and we think that maybe there has been a pre operatory underestimation of the axilla. Sianesi et al. (8) proved that the method of SLNB is safe without discrepancy at definitive histology, with exclusion of skip lesions. In his 134 cases, only in 8 cases the extemporaneous examination was negative and the definitive examination was positive for metastases, highlighted with the use of anticitocheratine antibodies. All those patients were retreated with axillary dissection and in 3/8 cases were found other metastatic lymph nodes. This real problem could be solved by the dissection of only perisentinel lymph nodes; in his study, 29 cases all negative, perisentinel nodes were a correct indicator of the axilla state. In addition to being of limited prognostic significance, the presence of micrometastases does not appear to be an indication for ALND. The initial report of a prospective randomized trial of ALND compared to no further axillary surgery in patients with micrometastases observed no differences in disease-free or overall survival between groups with a median follow-up of 57 months (9). In conclusion, our data demonstrate that the presence of peri-SLNs has a reliability ranging from 80% to 93.34% as predictive value for negative further lymph nodes at delayed axillary dissection. The double metastatic association is associated to higher risk 5° Congresso Nazionale ANISC 77 (20%), but this rate decreases if we have more than 2 peri-SLNs. According to the literature about the decreasing value of micro metastatic SLN, the lower importance of the axillary clearance to control breast cancer, we think that perisentinel lymph nodes may have, in selected patients, a good predictive value to stage the axilla in case of histological surprises after SLNB. 5° C ongresso N azionale A NISC 78 PERIDUCTAL STROMAL SARCOMA (PSS) OF THE BREAST: A RARE NEOPLASM OF LOW GRADE MALIGNANCY. Case report and review of literature. 1 1 2 3 Troilo VL , Conversano A , Lozupone A , Vestito A , Rinaldi S 1 1 Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 2 Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 3 Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy INTRODUCTION Periductal stromal sarcoma is an uncommon biphasic tumour with benign ductal elements and a sarcomatous stroma lacking a phyllodes architecture. This tumour is characterized by a hypercellular proliferation of spindle cells forming cuffs around wellpreserved ductal units with infiltration of the fat and surrounding tissue. Like phyllodes tumors, PSS has a tendency for local recurrence when incompletely excised but also has potential to develop specific soft tissue sarcomas. Because the number of reported cases in the literature is small, the optimal means of managing PSS has yet to be established. Currently, given the presence of infiltrative margins, resection with adequate margins is generally considered sufficient, and axillary lymphadenectomy is not needed. With regard to adjuvant therapy, the scant literature does not show any benefit of radiotherapy or chemotherapy. CASE REPORT A 17 years old female presented to our hospital in July 2012 with a palpable mass discovered few months ago in her left breast. She had no previous history of breast diseases or breast surgery and did not referred family history of breast cancer. Clinical examination demonstrated the presence of a palpable, quite firm and tense-elastic mass in 5° Congresso Nazionale ANISC 79 the lower-median quadrant of the left breast. The mass was painless and without skin retraction. No palpable axillary lymphnodes were found. Ultrasonography of the breast revealed the presence of a 3,5 x 3cm lesion with defined margins, hypoechoic and homogeneous, in the lower-median quadrant suggestive for a juvenile fibroadenoma. A surgical excision was performed. Grossly, the lesion measured 4cm and was of lobulated aspect, gray-yeollowish colour, tense-elastic texture. Microscopically, it was a biphasic pattern with multinodular architecture made of epithelial elements with sometimes double ducts and focal hyperplasia without atypia; there was also a dense periductal proliferation of spindle cells extended to the adipose tissue. Mitotic index was 3-4 x 10 HPF (fig. 2-3). Immunoistochemistry revealed positivity for CD34 and CD117, negativity for estrogens and progesterone. According to the histological criteria of the Armed Force Institute of Pathology (AFIP), the tumor was classified as Periductal Stromal Sarcoma (PSS) with low grade malignancy. Afterwards, a re-excision was performed to obtain wide microscopically negative margins, resulting in an inverse T scar in the lower-median quadrant of the left breast. No adjuvant treatment was given. Histological examination of the re-excised specimen demonstrated no evidence of residual disease. Therefore, the lesion was completely removed with a wide margin of apparently healthy tissue. After a follow-up of 2 years the patient is disease free. DISCUSSION Periductal stromal sarcoma is an useful descriptive designation for generally lowgrade biphasic tumors with sarcomatous stroma that do not have features of a phyllodes tumor. Biphasic breast tumors with benign ductal elements and a sarcomatous stroma lacking a phyllodes architecture are a source of diagnostic problems, particularly because 5° C ongresso N azionale A NISC 80 of the lack of an appropriate designation. In contrast to fibroadenomas and phyllodes tumors that appear to originate from the intralobular stroma, the distribution of the proliferation in periductal stromal sarcoma (PSS) suggests its origin from the periductal stroma. This tumor is characterized by a hypercellular proliferation of spindle cells forming cuffs around well-preserved ductal units with infiltration of the fat and surrounding tissue [1]. Adjacent cuffs may coalesce to form large nodules and extend into lobules surrounding open tubules and ducts. The histological features of PSS were defined by the Armed Forces Institute of Pathology (AFIP) as follows: (1) a predominantly spindle-cell stromal proliferation of variable cellularity and atypia around open tubules and ducts devoid of a phyllodes pattern; (2) one or, more often, multiple nodules separated by adipose tissue; (3) stromal mitotic activity of ≥3/10 high-power fields; and (4) infiltration into surrounding mammary fibroadipose tissue. Immunohistochemistry reveals the tumor cells to be positive for a smooth muscle actin CD34. They are often CD117 and do not express S-100 protein, estrogens, or progesterone receptors. The histological grading depends on atypia and mitotic activity, so it ranges from being low-grade to high-grade PSS [2,3]. Periductal stromal sarcoma usually occurs in perimenopausal and postmenopausal women (median 55.3 years), a decade older than those presenting with phyllodes tumors (median 45 years), even if in literature case reports of younger patients are described [4]. Similar to phyllodes tumors, PSS has a tendency for local recurrence when incompletely excised, potential to develop specific soft tissue sarcomas, and even metastatic spread at least in cases of harboring and more aggressive sarcomatous patterns. As also observed among phyllodes tumors, PDSS may occasionally exhibit intraepithelial neoplasia ranging from ordinary epithelial hyperplasia to intraductal carcinoma [2-7]. 5° Congresso Nazionale ANISC 81 Because the number of reported cases in the literature is too little, the optimal means of managing PSS has yet to be established. Currently, given the presence of infiltrative margins, resection with adequate margins is generally considered sufficient, and axillary lymphadenectomy is not needed. With regard to adjuvant therapy, the scant literature does not show any benefit of radiotherapy or chemotherapy. PSS is a tumor of intermediate behavior; it may evolve into a phyllode tumor as well as a specific soft-tissue sarcoma. Therefore, close follow-up is needed. REFERENCES 1. World Health Organization: In World Health Organisation Classification of Tumours 2003, Pathology and Genetics Tumours of the Breast and Female Genital Organs. Edited by: Tavassoli FA, Devilee P. Lyon: IARC Press; 2003:101-102. 2. Burga AM, Tavassoli FA - Periductal Stromal Tumor: A Rare Lesion With Low-Grade Sarcomatous Behavior. Am J Surg Pathol 27(3): 343–348, 2003. 3. Rao ACet al. - Periductal stromal sarcoma of breast with lipoblast-like cells: a case report with review of literature. Indian J Pathol Microbiol 2008, 51:252-254. 4. Masbah et al. - Periductal stromal sarcoma in a child: a case report. Journal of Medical Case Reports 2011, 5:249 5. Callery CD et al. - Sarcoma of the Breast:A Study of 32 Patients with Reappraisal of Classification and Therapy. Ann. Surg. April 1985 6. Tan PH et al. - Myoepithelial and epithelial–myoepithelial, mesenchymal and fibroepithelial breast lesions: updates from the WHO Classification of Tumours of the Breast 2012. J Clin Pathol 2013;66:465–470. 7. Leibl S et al. - Mammary NOS-Type Sarcoma With CD10 Expression: A Rare Entity With Features of Myoepithelial Differentiation. Am J Surg Pathol 2006;30:450–456 8. Tomas D et al. - Low-grade periductal stromal sarcoma of the breast with myxoid features: Immunohistochemistry..Pathology International 2009; 59: 588–591 5° C ongresso N azionale A NISC 82 MAMMARY FIBROMATOSIS: A BENIGN DISEASE. Case report and review of literature. 1 1 2 2 BUT POTENTIALLY 3 Troilo VL , Conversano A , Traversi C , Zito FA , Lorusso M , Rinaldi S AGGRESSIVE 1 1 Department of Breast Surgery, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 2 Department of Pathology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy 3 Department of Breast Radiology, San Paolo Hospital Breast Unit, Bari, Italy INTRODUCTION Fibromatosis arising from the breast, also referred to as desmoid tumor, aggressive fibromatosis, or low grade fibrosarcoma, is a rare benign entity, accounting for only 0.2% of all breast tumors (1). Associations with familial multicentric fibromatosis and trauma, including that resulting from surgical intervention, have been reported. Awareness of this lesion is important, because the diagnosis has often been confused with that of breast carcinoma. Fibromatosis is an infiltrative proliferation of fibroblastic and myofibroblastic cells with significant risk for local recurrence, but no metastatic potential (2). Although benign, this tumor is locally aggressive and may recur in up to 29% of cases (3). CASE REPORT A 20 years old female presented to our hospital in May 2014 with a palpable mass discovered two months ago in her right breast. She had no previous history of breast diseases or breast surgery and did not referred family history of breast cancer. Mammography showed a nodule of irregular shape in the right upper outer quadrant, diameter 0.9 cm (BIRADS category 4). Ultrasonography revealed, in the same quadrant, a 0.9 cm hypoechoic and irregular nodule. Cytological examination was not useful for diagnosis (C1), because of a little amount of spindle cells with dyskaryosis. Clinical examination demonstrated the presence of a palpable, quite firm mass, with no regular 5° Congresso Nazionale ANISC 83 margins, in the upper outer quadrant of the right breast. The mass was painless and without skin retraction. No palpable axillary lymphnodes were found. A wide surgical excision was performed. Grossly, the lesion was grayish and measured 0.9 cm. Microscopically, the intra-operatory examination performed revealed a spindle cell mesenchymal lesion without atypia; therefore, a quadrantectomy was carried out. Definitive histological examination confirmed a spindle cell lesion without atypia but revealed foci of infiltration of the surrounding parenchyma. Immunoistochemistry revealed positivity for Vimentin, sporadic positivity for Smooth Muscle Actin, negativity for p63, Desmin, CD68 and CD34, Ki67 1%. This lesion was compatible with mammary fibromatosis. DISCUSSION Fibromatosis is a fibroblastic lesion composed of uniform fibroblasts and collagen with an infiltrative growth pattern but lacking malignant cytological features. It is a rare entity and is even more unusual when found in the breast. Multicentricity in fibromatosis has been reported in 10% cases. Despite its lack of metastatic potential, fibromatosis can grow aggressively in a locally infiltrating pattern (4-10). The first case of extra-abdominal desmoid was reported by Nichols in 1923(11). Desmoid tumors of the breast (extra-abdominal fibromatosis) are rare and represent less than 0,2% of all breast tumors and 0,03% of all neoplasms, with approximately 100 cases described in the literature. They arise more frequently from the fibroaponeurotic fascia of the pectoralis major muscle, rarely from the breast tissue itself. They are benign tumours but they can be locally aggressive with the tendency to recur(12). They have unknown origin and their etiology is discussed; they may appear such sporadic cases or in 5° C ongresso N azionale A NISC 84 association with Gardner’s syndrome. The hormonal influence is supposed because they are more frequent in young female, with an higher incidence between the ages of 25 and 35 years and may grow during pregnancy. Curiously, fibromatosis in the breast differs from fibromatosis arising in other parts of the body due to its hormone receptor profile. Although 30% of extramammary fibromatosis are positive for estrogen receptors, only one of the previously reported cases of mammary fibromatosis expressed hormonal receptors (13). An antecedent trauma can be described, which for breast localization may be a prior breast surgery (i.e. augmentation mammoplasty) or the placement of implants. As reported by many authors, breast desmoid clinically appears as a palpable and mobile mass, sometimes fixed to the pectoralis muscle and rarely with skin retraction. Imaging appearance is of a spiculated and high density mass, hypoechoic and irregularly shaped, with thick echogenic rim and posterior attenuation. Sometimes it may have a benign appearance characterized by well circumscribed borders. In most cases it is suspicious for carcinoma and this represent a diagnostic challenge that influences surgical management(14). Grossly the desmoid appears as a dense, hard grayish-white mass. Histologically, the lesion is characterized by fibroblastic proliferation with bundles of intersecting spindle cell fascicles with varying amounts of collagen deposition, which have a finger-like extensions at the periphery into the adjacent breast parenchyma and adipose tissue. The overall cellularity ranges from low to moderate, and there is no significant mitotic activity. The histopathologic differential diagnosis includes benign reactive lesions such as a scar or fibrosarcoma; the fibromatosis-like metaplastic spindle cell tumor was recently described. The role of FNA or core needle biopsy is not clear, because histological findings con be interpreted as benign nodule or occasionally support the diagnosis of malignancy if there are atypical cells(15). 5° Congresso Nazionale ANISC 85 Surgery represents the main therapy for breast desmoid tumors, and a wide local excision is the treatment of choice. The recurrence rate ranges from 18-27% in all the series reported, especially within 3 years after primary resection, and the margin status is considered the most important predictive factor for recurrence; indeed in the largest series of breast desmoids an higher incidence is demonstrated in patients with positive margins. However, some series show contradictory results, with no importance for the positive status of margins particularly in the other extra-abdominal localizations. In these cases, other factors associated with recurrence are considered such as the tumor size and the age of the patient. Gronchi et al examined 203 patients treated for extra-abdominal desmoids, with a recurrence rate ranging from 24% to 77% and the most important positive prognostic factor was considered the diameter of the tumor (less than 5cm)(16). Nuyttens et al compared the efficacy of radiation therapy alone or associated to surgery to obtain a better local control of the disease (respectively 78% and 75%) and to prevent the recurrence even in case of positive margins (75%), but not all the studies confirm these results(17). The pharmacological therapy ranges from non-steroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDs) to hormonal or cytotoxic agents, but the molecular mechanism of these drugs in not clear. Lim et al demonstrated the expression of estrogens receptors in the 36% of the desmoids, and this suggested the use of tamoxifen as adjuvant therapy with good results (stabilization and regression)(18). Although it’s benign tumour with the tendency to recur, the desmoids may be locally aggressive with an infiltrative growth pattern, involving the chest wall, musculature and ribs. Povoski et al report an exemplary case of a three times recurrent breast desmoid treated each time with excision alone with a pathologic report of infiltrated surgical margins. The fourth recurrence was characterized by involvement of the chest wall, and an aggressive surgical approach was required. Then, the patient underwent a total mastectomy with en bloc resection of the underlying 5° C ongresso N azionale A NISC 86 musculature and chest wall structures (ribs, intercostals muscles and parietal pleura)(19). This aggressive surgical approach is advocated for fibromatosis involving the chest wall; the risk of recurrence, the low efficacy of radiation therapy and chemotherapy justify this aggressive surgical approach only in selected patients. However, many authors hesitate to proceed with such demolitive treatment because they stress the bad cosmetic result and the loss of function, considering that it’s a tumour without metastatic potential. However, all the authors agree that a complete wide excision is the treatment of choice and it results more achievable in cases of single mammary localization, without an initial aggressive approach that must be considered in locally advanced desmoid tumors. The cosmetic breast reconstruction should be considered only after some years of accurate follow-up, because the risk of recurrence is higher in the first 3 years after primary excision. Godwin et al suggest that before performing surgical excision of a breast desmoid, the surgeon must be aware of the risk of recurrence and that the gold standard is to achieve a clear margin. If it is necessary a mutilating surgery, both for a primary tumour and for recurrence, a “watch and wait” approach could be adopted. Recurrence should be treated with a more radical excision, even if in case of radiation therapy or adoption of a “watch and wait” policy(4). In a retrospective analysis, Gronchi et al evaluated the prognostic factors for a worse outcome after surgery. The site, the size, the margin status and the adjuvant radiation therapy (RT) were considered the most important factors analyzed. In this series, 128 patients with primary disease and 75 with recurrence were considered. The disease-free survival (DFS) rate was 73% at 5 years and 70% at 10 years. The patients treated for primary disease having a diameter less than 5 cm had a better outcome, with a DFS rate of 94% at 5 and 10 years. On the contrary, patients with a larger tumour (> 5cm in diameter) had a DFS rate of 72% at 5 years and 66% at 10 years. In this review the margin status seems to be not statistically significant; patients with positive 5° Congresso Nazionale ANISC 87 margins have a DFS rate of 79% at 5 years and 74% at 10 years, compared to those with negative margins that have a DFS rate of 82% at 5 years and 77% at 10 years. Patient who received adjuvant RT had a DFS rate of 785 at 5 years and 75% at 10 years, respect to those who did not received RT who had a DFS rate of 725 at 5 years and 69% at 10 years. After statistical analysis, a primary localization at girdles or extremities and a size > 5cm are unfavourable prognostic factors, but not margin status(16). On the contrary, in the multivariate analysis of Posner et al(12), including 138 patients, the status of margins seems to be the most important factor predictive for local recurrence. It is difficult to establish the efficacy of adjuvant radiation therapy. In the series of Gronchi et al there is not a significant difference between patients who received RT about local recurrence. However, adjuvant RT might be used in those patients with recurrence rather than in those with primary disease. In conclusion, fibromatosis is a benign disease that sometimes, because of it’s uncertain biologic and locally infiltrating behaviour, causes serious problems in clinical management. The aim of surgery, that represent the only curative therapy, is to achieve a radical excision with clear resection margins. However, we have to consider the unpredictable recurrence risk. When it’s possible, we must perform a wide excision trying to obtain a good cosmetic result, avoiding unnecessary mutilating surgery. Unfortunately, an aggressive approach is necessary when we have to face a multiple recurrent disease or a locally advanced tumour. Then, these aspects must be discussed with the patient before embarking on radical surgery and breast reconstruction, especially in young women. 5° C ongresso N azionale A NISC 88 REFERENCES 1. Schwarz GS et al. Fibromatosis of the breast: case report and current concepts in the management of an uncommon lesion. Breast J 2006; 12:66–71 2. Brennan MF et al. Sarcomas of the soft tissue. In: DeVita VT, Hellman S, Rosenberg SA, editors. Cancer: Principles and Practice of Oncology. Philadelphia: Lippincott Williams & Wilkins, 2001:1841–935. 3. Rosen PP et al. Mammary fibromatosis: a benign spindle-cell tumor with significant risk for local recurrence. Cancer 1989; 63:1363–1369 4. Godwin Y et al.: Extra-abdominal desmoids tumour of the breast: review of the primary management and implications for breast reconstruction. Br J Plast Surg 2001, 54:268-271. 5. Gump FE et al.: Fibromatosis of the breast. Surg Gynecol Obstet 1981, 153:57-60. 6. Bogomoletz WV et al.: Infiltrating fibromatosisof the breast. J Clin Pathol 1981, 34:3034. 7. Cederlund CG et al.: Fibromatosis of the breast mimicking carcinoma at mammography. Br J Radiol 1984, 57:98-101. 8. Allen PW: The fibromatoses: a clinicopathologic classification based on 140 cases. Part I. Am J Surg Pathol 1977, 1:255-270. 9. Enzinger FM et al.: Fibromatosis. In Soft Tissue Tumors 4th edition. Edited by: Enzinger FM, Weiss SW. St. Louis, MO, Mosby; 2001:320-329 10. Wargotz ES et al.: Fibromatosis of the breast. A clinical and pathological study of 28 cases. Am J Surg Pathol 1987, 11:38-45. 11. Nichols RO. Desmoid tumors: report of thirty-one cases. Arch Surg 1923; 7: 227-236 12. Posner MC et al. The desmoid tumor. Not a benign disease. Arch Surg 1989; 124: 191–6. 13. Rasbridge SA et al. Oestrogen and progesterone receptor expression in mammary fibromatosis. J Clin Pathol. 1993;46:349-51. 14. Feder JM et al. Unusual breast lesions: radiologic-pathologic correlation. Radiographics 1999; 19: 11-26. 15. Lopez-Ferrer P et al. Fine-needle aspiration cytology of mammary fibromatosis: report of two cases. Diagn Cytopathol 1997; 17: 363–8. 16. Gronchi A et al. Quality of surgery and outcome in extra-abdominal aggressive fibromatosis: a series of patients surgically treated at a single institution. J Clin Oncol 2003; 21: 1390–7. 17. Nuyttens JJ et al. Surgery versus radiation therapy for patients with aggressive fibromatosis or desmoid tumors. Cancer 2000; 88: 1517-23. 5° Congresso Nazionale ANISC 89 18. Lim CL et al. Estrogen and anti-estrogen binding sites in desmoid tumors. Eur J Cancer Clin Oncol 1986; 22: 583-87. 19. Povoski SP et al. Fibromatosis (desmoid tumor) of the breast mimicking a case of ipsilateral metachronous breast cancer. World Journal of Surgical Oncology 2006, 4: 57 5° C ongresso N azionale A NISC 90 L’IRRADIAZIONE DELLA MAMMELLA CON CAMPI TANGENTI STANDARD NON MOSTRA UN’ADEGUATA COPERTURA E DISTRIBUZIONE DI DOSE AL I-II LIVELLO DEI LINFONODI ASCELLARI E ALL’AREA DEL LINFONODO SENTINELLA. V. Umina*1, L.Marino*2, G.R. Borzi’*2, L. Bordonaro*1, A.M. Di Grazia*1-2 1. Fondazione IOM, Viagrande (CT) 2. Rem radioterapia, Catania - Istituto Oncologico del Mediterraneo (IOM), Viagrande (CT) SCOPO: I risultati dei trials ACOSOG Z0011 e NSABP B32 non hanno dimostrato alcun vantaggio della dissezione ascellare (ALND) nelle pazienti con micrometastasi del linfonodo sentinella, quando i pazienti sono sottoposti a terapia sistemica e irradiazione mammaria. In questo studio retrospettivo è stata valutata la distribuzione di dose e la copertura del I-II livello ascellare e l’area del linfonodo sentinella (SLN). MATERIALI E METODI: Retrospettivamente sono state analizzate 216 pazienti con tumore della mammella. Per tutte le pazienti sono stati effettuati 2 piani: 1 con campi tangenti standard (STgF) ed 1 con alti campi tangenti (HTgF). Nei STgF il limite craniale era 2 cm al di sotto della testa dell’omero, mentre negli HTgF il limite superiore coincideva con il margine inferiore della testa omerale. RISULTATI: Le pazienti sono state trattate dal 01/01/2013 al 31/12/2013. La dose media erogata al I livello con gli STgF e HTgF era rispettivamente 26 e 33Gy. La dose media erogata al II livello con gli STgF e HTgF era rispettivamente 10 e 16 Gy. L’area del SLN era coperta da una dose media di 30 e 35 con STgF e HTgF rispettivamente. CONCLUSIONI: L’irradiazione della mammella con STgF fornisce una limitata copertura dell’ascella e dell’area del SLN. Queste informazioni dovrebbero essere considerate quando è prevista soltanto la radioterapia con campi tangenti nelle pazienti con SLN+ senza linfoadenectomia. Occorre standardizzare le tecniche radioterapiche e i limiti dei linfonodi ascellari, cercando di personalizzare il trattamento radiante e selezionare le pazienti, per le quali è accettabile una chirurgia ascellare di minima. 5° Congresso Nazionale ANISC 91 SEDE N STgF HTgF I Livello 26 Gy 33 Gy II Livello 10 Gy 16 Gy Area SLN 30 Gy 35 Gy 5° C ongresso N azionale A NISC 92 LA MASTECTOMIA DI SALVATAGGIO AL TEMPO DELLA DIAGNOSI PRECOCE Francesco Valenti, Antonio Corapi e Massimo Grassi U.O. Chirurgia Senologica e Breast Unit, Istituto Clinico Humanitas Gavazzeni, Bergamo Case report: donna di 49 anni con ampia lesione ulcerata e vegetante di circa 20 cm della mammella destra. Stadiazione preoperatoria (TAC/PET): la neoplasia interessa le fibre superficiali del bordo infero-esterno del muscolo grande pettorale per circa 2 x 3 cm; sono presenti metastasi ai linfonodi ascellari omolaterali e localizzazioni secondarie asintomatiche prevalentemente osteolitiche a carico di D4, ala iliaca destra e in sede ischioacetabolare destra. Intervento: mastectomia totale destra di salvataggio con asportazione in blocco della porzione infero-esterna del muscolo grande pettorale, linfoadenectomia ascellare omolaterale dei 3 livelli di Berg e copertura del difetto di parente mediante un lembo dermico di scorrimento toraco-epigastrico Esame istologico: carcinoma duttale infiltrante pT4b pN3 M1 (OSS) G3 ER/PgR negativi, Ki67 80%, HER2 positivo (score 3+) Il decorso postoperatorio è stato regolare con buona cicatrizzazione cutanea. Chemioterapia adiuvante: Taxolo settimanale ed Herceptin. Follow-up a sei mesi dall’intervento: buone condizioni generali (indice di Karnofsky 90%), non segni di ripresa di malattia locale, metastasi ossee stabili, assenza di altre localizzazioni metastatiche. Conclusioni Nonostante l’ampia diffusione della cultura della prevenzione del tumore della mammella, capita ancora di doversi confrontare con tumori in stadio localmente avanzato (T4b) che necessitano di un intervento chirurgico di salvataggio. La nostra esperienza ribadisce l’indicazione all’esecuzione dell’intervento chirurgico (mastectomia totale di salvataggio e linfoadenectomia ascellare di 3 livelli) perchè permette di migliorare la qualità di vita delle pazienti. Quando le condizioni locali lo rendano necessario, è possibile coprire il difetto di parete mediante plastica con lembi di scorrimento cutaneo. Inoltre l’intervento, determinando un debulking il più radicale possibile, fornisce un indubbio vantaggio per l’efficacia del successivo trattamento chemioterapico. 5° Congresso Nazionale ANISC 93 UN’INCHIESTA SCIENTIFICA ONLINE IN SENOLOGIA. ANALISI DEI RISULTATI DI UN PROGETTO PILOTA Francesco Valenti, Chiara Gobbi, Natalia Scaramellini e Giorgio M. Baratelli Accademia di Senologia di Gravedona (Como) Introduzione In un’epoca caratterizzata da una medicina basata non più sui modelli paternalistici o autoritari ma sulla necessità di condividere le scelte terapeutiche mediante un’adeguata informazione (consenso informato) è importante conoscere il parere dei soggetti che possono diventare futuri pazienti e che potrebbero indirizzare i lavori scientifici. Abbiamo progettato e condotto un’indagine conoscitiva su un problema scientifico senologico, utilizzando esclusivamente internet come mezzo di comunicazione. L’indagine si prefiggeva di sapere da un gruppo campione di donne sane quale opzione terapeutica fosse preferita. Si è trattato di una specie d’indagine di mercato, ma con un tema di salute come oggetto da considerare. Riportiamo i risultati di questa esperienza pilota, che permette alcune considerazioni utili per migliorare in futuro. Materiali e metodi Abbiamo progettato e condotto un’indagine conoscitiva su un problema scientifico senologico. In particolare : • • • • • • è stato scelto un campione di donne sane il quesito centrale dell’indagine verteva sulla scelta tra un metodo terapeutico innovativo e un metodo terapeutico classico i quesiti secondari erano formulati per capire le motivazioni della scelta espressa al quesito principale tutte le domande erano condensate in una pagina le risposte erano a scelte multiple con una o più possibilità di risposte; non sono state utilizzate domande aperte si è cercato di non influenzare le donne nella loro scelta, mediante un’informazione neutra Per quanto riguarda la modalità operativa, si è deciso di utilizzare esclusivamente internet, spedendo una mail così strutturata: 5° C ongresso N azionale A NISC 94 il testo della mail, redatto in modo semplice e chiaro e controllato da una psicologa per evitare che potesse generare paure, focalizza l’importanza di partecipare all’indagine e spiega come fare per scaricare e per compilare il questionario allegato • due allegati: o un riassunto del quesito con in evidenzia i rischi e i benefici delle due opzioni, condensato in un documento di una pagina (allegato pdf); in particolare il documento è stata redatto in forma semplice ed è stato controllato e corretto da una psicologa, in modo da eliminare frasi ambigue o che potessero indirizzare la scelta della donna o il questionario con le domande in una sola pagina e con la ripetizione delle modalità di compilazione (allegato di word) In particolare gli indirizzi sono stati ottenuti da una mailing list delle donne che afferiscono al Centro di Senologia. • Risultati Sono state inviate 1481 mail; le risposte ricevute entro 10 giorni dall’invio sono state 111 (7.5%). All’undicesimo giorno sono state inviate 1370 mail di sollecito a chi non aveva risposto; abbiamo ottenuto altre 267 (19.5%) risposte. Complessivamente le risposte totali alla prima mail e alla mail di sollecito sono state 378 con una compliance di risposte del 25.5%. Successivamente sono stati analizzati i 378 questionari ricevuti: 94 (25%) questionari erano completati correttamente, 242 (64%) questionari erano incompleti 42 (11%) questionari contenevano errori nella comprensione delle domande. La compliance complessiva, valutata come numero di questionari completi ricevuti (94) sul numero di soggetti invitati (1481), è risultata essere del 6%. La compliance di questionari completi è stata del 25% (94 su 378). Discussione L’utilizzo di una mail per condurre un’indagine su un quesito scientifico presenta vantaggi e svantaggi. I vantaggi sono: 5° Congresso Nazionale ANISC 95 le informazioni sono controllate, neutrali ed uguali per tutte; viene eliminato il bias della spiegazione personale del quesito in questione da pare di un medico, infermiera, segretaria la donna può valutare le informazioni ricevute con calma e con i propri tempi è relativamente economico, in quanto evita le spese di stampa del questionario e degli allegati informativi o il costo e tempo di un’indagine telefonica. Gli svantaggi sono: mancata risposta, che determina una bassa compliance; essa è dovuta a: indirizzo di posta elettronica errato o non più attivo non utilizzo della posta elettronica non interesse per il problema dimenticanza nel rispondere incapacità informatica di scaricare il questionario, compilarlo e rinviarlo come allegato impossibilità di scaricare il questionario, compilarlo e rinviarlo come allegato, in quanto molte utilizzano lo smartphone e non il computer errori nella comprensione del testo della mail: alcune donne, poche in verità, al ricevimento della mail hanno telefonato perché pensavano di essere ammalate o perché pensavano che la loro risposta fosse vincolante in caso di futura malattia incompletezza nella compilazione del questionario Conclusioni Un lavoro scientifico, oltre ad avere un razionale scientificamente valido, dovrebbe, prima di essere attivato, avere il consenso (o essere condiviso) dei soggetti ai quali sarà proposto. Si tratta di un modo di operare già ampiamente utilizzato da molte ditte che eseguono inchieste di marketing presso i loro potenziali clienti. L’utilizzo della posta elettronica o del questionario on-line è un metodo indubbiamente innovativo, semplice ed economico (non ci sono spese di stampa o di telefonate dei metodi tradizionali) anche per un’inchiesta scientifica. 5° C ongresso N azionale A NISC 96 Inoltre permette di avere un gran numero di risposte in tempi brevi, che si traduce in un raggiungimento rapido di una buona significatività statistica. Un obiettivo da perseguire è quello di avere una compliance alta; in fase di progettazione è consigliato quindi essere chiari, brevi e motivare adeguatamente la partecipazione all’inchiesta. Il questionario elettronico ha inoltre una maggiore "validità esterna" in quanto è più “asettico”, neutrale ed uguale per tutti ; esso garantisce una maggiore validità delle risposte, perché non c'è alcun intermediario, che può influenzare anche inconsciamente le risposte, ad esempio con il tono di voce, e perché può essere compilato nel momento più opportuno per l'intervistato, adeguatamente informato e motivato. Inoltre ottenere risposte direttamente in formato elettronico agevola la raccolta e l’elaborazione dei dati. Un bias di questo modo di operare è che sono selezionati i soggetti che utilizzano la posta elettronica e internet, anche se questo bias è trascurabile in considerazione della grande diffusione di internet. La scarsa compliance ottenuta nel nostro lavoro è imputabile a 3 problemi: 1 non utilizzo o non familiarità con internet 2 mancanza di motivazioni a partecipare all’inchiesta 3 difficoltà intrinseche di comprensione delle domande del questionario Per superare il primo problema ci sembra opportuno consigliare di non proporre un questionario come allegato, come è avvenuto nel nostro studio, ma di progettare un questionario elettronico a risposta immediata, usufruibile anche con uno smartphone. Inoltre, esso comporterebbe il vantaggio di impedire questionari incompleti, per un meccanismo di controllo informatico delle risposte. Per arginare il secondo problema, ci sembra che la promessa di un beneficio concreto (ad esempio uno sconto economico sul costo della tessera di iscrizione alla associazione) possa motivare meglio di una motivazione astratta (come essere consultati per un importante quesito scientifico). Per ovviare al terzo problema, che essenzialmente è un problema di comunicazione, occorre porre molta attenzione nella redazione del testo della mail, delle domande e delle risposte; è auspicabile che essi siano supervisionati da una psicologa, esperta in comunicazione, e che siano testati su un piccolo campione prima di essere proposti a un campione numeroso. 5° Congresso Nazionale ANISC 97 Le inchieste on line dovrebbero aver maggior diffusione anche in ambito scientifico, proprio per i numerosi vantaggi che comportano. La scarsa compliance ottenuta nel nostro lavoro non deve essere interpretata come fallimento dell’esperimento ma è stata motivo di riflessione per proporre miglioramenti per altre inchieste simili da svolgere in futuro. 5° C ongresso N azionale A NISC 98 L’IMPORTANZA DEL LIPOFILLING CARCINOMA NELLA MAMMELLA RADIOTRATTATA PER Visintini Cividin V.; Virzì D.; Castiglione G.; Privitera G.; Cannata I. Unità Operativa di Chirurgia Oncologica Humanitas Centro Catanese di Oncologia Catania INTROUZIONE: A seguito del trattamento radiante, la ricostruzione mammaria con impianti protesici è gravata da una maggior incidenza di effetti collaterali, con conseguente impatto negativo sui risultati estetici. Il tasso di complicanze e il fallimento della ricostruzione immediata, infatti, a causa dello stato di ischemia cronica dei tessuti irradiati, è tre volte superiore a quello delle pazienti non irradiate. L’impiego del lipofilling trova il proprio razionale al fine di favorire la rigenerazione dei tessuti molli danneggiati, stimolando i processi riparativi, migliorando l’angiogenesi e la vascolarizzazione dei tessuti ischemici MATERIALI E METODI: In 18 mesi sono stati effettuati 48 trattamenti di lipofilling: su torace, su expander, su protesi e post QUART. Il tessuto adiposo è stato prelevato da: ginocchia, addome, fianchi, cosce e trocanteri. CONCLUSIONI: Il lipofilling è diventato quindi, parte integrante dell’iter ricostruttivo, allo scopo di ridurre il più possibile il tasso di complicanze legate alla radioterapia e consentendo di attuare una ricostruzione con impianti, là dove era di rigore fino a poco tempo fa l’utilizzo esclusivo dei lembi. Bibliografia 1. Tallet AV, Salem N, Moutardier V, Ananian P, Braud AC, Zalta R, Cowen D, Houvenaeghel G. Radiotherapy and immediate two-stage breast reconstruction with a tissue expander and implant: complications and aesthetic results. Int J Radiat Oncol Biol Phys 57: 136-142, 2003 2. Cordeiro PG, Pusic AL, Disa JJ, McCormick B, VanZee K. Irradiation after immediate tissue expander/implant breast reconstruction: outcomes,complications,aesthetic results,and satisfaction among 156 patients. Plast Reconstr Surg 113: 877 – 881, 2004 3. Pusic AL, Cordeiro PG. An accelerate approach to tissue expansion for breast reconstruction: experience with intraoperative and rapid postoperative expansion in 370 reconstruction. Plast Reconstr Surg. 111(6):1871-5, 2003 4. Nava MB, Pennati AE, Lozza L, Spano A, Zambetti M, Catanuto G, Outcome of different timings of radiotherapy in implant-based breast reconstruction. Plast Reconstr Surg. 2011 Aug;128(2):353-9. 5. Rigotti G., Marchi A., Galiè M., et al. Clinical treatment of radiotherapy tissue damages by lipoaspirates transplant: A healing process mediated by adipose derived stem cells (ascs). Plast. Reconstr. Surg. 6. Secondary lipofilling after breast reconstruction with implants.Cigna E, Ribuffo D, Sorvillo V, Atzeni M, Piperno A, Calò PG, Scuderi N. Eur Rev Med 5° Congresso Nazionale ANISC 99 Pharmacol Sci. 2012 Nov;16(12):1729-34.PMID: 23161048 [PubMed indexed for MEDLINE] Free Article Related citations Select item 23158103 5. 7. Adipose-tissue grafting to the post-mastectomy irradiated chest wall: preparing the ground for implant reconstruction. Sarfati I, Ihrai T, Kaufman G, Nos C, Clough KB. J Plast Reconstr Aesthet Surg. 2011 Sep;64(9):1161-6. doi: 10.1016/j.bjps.2011.03.031. Epub 2011 Apr 22.PMID: 21514910 [PubMed - indexed for MEDLINE] Related citations Select item 20680347 10. 8. The serial free fat transfer in irradiated prosthetic breast reconstructions.Panettiere P, Marchetti L, Accorsi D. Aesthetic Plast Surg. 2009 Sep;33(5):695-700. doi: 10.1007/s00266-009-9366-4. Epub 2009 May 30.PMID:19484176 [PubMed - indexed for MEDLINE] 5° C ongresso N azionale A NISC 100 L’UTILIZZO DEL LEMBO FASCIO CUTANEO DI HOLMSTRÖM PER LA RICOSTRUZIONE MAMMARIA DOPO CHIRURGIA CONSERVATIVA: RADICALITA’ ONCOLOGICA E BUON RISULTATO COSMETICO A. Voltan, F. Di Bartolo, I. Zambrano, M. Pasqualini , V. Parise, G. Meneghini U.O.C. Senologia - Breast Unit ULSS 5 Ovest Vicentino Introduzione Il lembo fasciocutaneo di Holmstrom fu inizialmente introdotto da Holmstrom e Lossing come tecnica per la ricostruzione mammaria differita con utilizzo di protesi. Solo successivamente fu consigliato il suo utilizzo anche dopo chirurgia conservativa. Tale lembo ha il vantaggio di essere molto simile in colore e texture al seno naturale. Inoltre, la morbidità a livello del sito donatore è minima in quanto non vi è sacrificio di muscoli o nervi, la metodica chirurgica è poco invasiva, la degenza in ospedale è solitamente breve e il risultato morfo-funzionale complessivo risulta essere molto buono. Materiali e metodi Presenteremo i casi di due pazienti di sesso femminile, di 73 anni e 63 anni rispettivamente, affette da carcinoma infiltrante a livello del solco sottomammario nelle quali si optò per una chirurgia oncologica conservativa con ricostruzione immediata della regione sottomammaria mediante lembo fascio-cutaneo di Holmstrom. Nel primo caso si trattò di un carcinoma infiltrante con diffuso interessamento della cute a livello del solco. Nel secondo caso si trattò di una recidiva di carcinoma mammario in quanto la paziente era già stata sottoposta 15 anni prima a quadrantectomia inferiore, biopsia del linfonodo sentinella, sampling ascellare e successiva radioterapia adiuvante. Entrambe le pazienti furono sottoposte a trattamento chemioterapico neoadiuvante. Risultati La degenza media fu di 5,5 giorni. Nel primo caso fu eseguita anche la biopsia del linfonodo sentinella che risultò indenne da localizzazione metastatica. L'esame istologico definitivo eseguito sui due quadranti asportati evidenziò una radicale exeresi della neoplasia senza infiltrazione dei margini chirurgici. Il risultato morfologico a 6 mesi e a 10 mesi dopo l’intervento chirurgico risulta essere soddisfacente e non vi sono segni di ripresa di malattia. Discussione Il lembo fascio-cutaneo di Holmstrom rappresenta una valida scelta ricostruttiva nelle pazienti affette da tumori localizzati a livello della regione inframammaria e candidate a chirurgia oncologica conservativa. La ricostruzione mammaria parziale mediante questo lembo si combina bene al colore della cute e alla texture della mammella, consentendo, nella maggior parte dei casi, un'ampia asportazione di tessuto mammario senza necessità di adeguamento volumetrico o morfologico controlaterale. Per questo motivo, riteniamo che tale lembo possa ritenersi una tecnica chirurgica ricostruttiva utile ed affidabile in quanto consente di garantire una radicalità oncologica assicurando un risultato morfologico esteticamente soddisfacente. 5° Congresso Nazionale ANISC 101 SCREENING MAMMOGRAFICO: DELL’ANSIA PRE-MAMMOGRAFIA PROFILI PSICOLOGICI E PREDITTORI Zuliani Chiara (1), Saita Emanuela (1), Grassi Massimo (2), Molgora Sara (1), Matricardi Luigi (3) (1) Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano (2) Humanitas Gavazzeni, Bergamo (3) Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda, Brescia Introduzione Il cancro alla mammella costituisce la neoplasia femminile più diffusa e rappresenta la prima causa di morte per tumore. La sua incidenza, nonché i risvolti simbolici che essa implica rendono tale patologia un oggetto di studio privilegiato sia per le scienze mediche che per quelle psicologiche. Nello specifico, la ricerca medica ha ampiamente dimostrato l’importanza delle strategie di diagnosi precoce nel contrastare il tumore al seno, che individuato in fasi iniziali -consente una sopravvivenza a cinque anni nel 97% dei casi. Per questa ragione il Servizio Sanitario Nazionale finanzia un programma di prevenzione che propone a tutte le donne residenti in Italia, di età compresa tra i 48 e i 69 anni, una mammografia ogni due anni. La ricerca psicologica, da parte sua, si è focalizzata quasi esclusivamente sulla malattia e sul suo legame con la morte, dedicando scarsa attenzione al tema della prevenzione. Alla luce di tali considerazioni, il presente studio si propone un duplice obiettivo: l’identificazione di profili/tipologie di soggetti che accettano l’invito a partecipare allo screening mammografico e l’individuazione di predittori di ansia pre-screening. Soggetti Il campione è costituito da 2075 donne italiane, residenti nel nord del Paese, di età compresa tra i 49 ed i 69 anni (M= 55.61 anni, d.s.= 6.76). Tutti i soggetti che hanno preso parte allo studio sono residenti nel nord Italia. Strumenti A ciascun soggetto è stato somministrato un questionario contenente diverse scale selfreport che misurano tratti della personalità, elementi della condizione psico-fisica attuale e aspetti delle relazioni interpersonali dei soggetti. In particolare, i test somministrati sono: European Organization for Research and Treatment Quality of Life Questionnaire Core 30 (Aaronson et al., 1992; Apolone et al., 1998); Big Five Short Version (McCrae & Costa, 1985; Perugini et al., 2000); Hospital Anxiety and Depression Scale (Zigmond & Snaith, 1983; Costantini et al., 1999); Life Orientation Test-Revised (Scheier et al., 1994; Anolli, 1995), Perceived Ability to Cope with Trauma, (Bonanno et al., 2011), Multidimensional Scale of Perceived Social Support (Zimet et al., 2010; Prezza & Principato, 2002). Il questionario è stato compilato dai soggetti, nel reparto di radiologia, durante i tempi di attesa dell’esame mammografico. Risultati La regressione multipla ha permesso di verificare i predittori di ansia pre-screening mammografico. Le analisi condotte stabiliscono che bassi livelli di stabilità emotiva, di globale qualità di vita e di ottimismo influenzano l’incremento del livello di ansia prescreening mammografico. La K-means cluster analysis ha permesso di identificare tre tipologie di soggetti, differenti per le motivazioni per cui prendono parte allo screening mammografico e per i profili psicologici. Sulla base dei tratti caratterizzanti il primo cluster è stato denominato “Autoriferimento”, il secondo "Resilienza", il terzo "Ansia-preoccupazione", tipologia caratterizzata proprio da ansia pre-screening. 5° C ongresso N azionale A NISC 102 Quest’ultima, pur assumendo dimensioni diverse, gioca un ruolo rilevante per numerose donne ed incide sulla decisione di non partecipare al programma nazionale di screening. Questo studio ed i suoi sviluppi futuri, permetteranno di approfondire un tema cruciale per la lotta contro la neoplasia più frequente per il genere femminile e di conseguenza di affinare le modalità per incoraggiare e motivare la partecipazione delle donne al programma di screening mammografico. 5° Congresso Nazionale ANISC 103 INDICE A Amadori Amanti Andreotti Antonacci Aversa 58 31 43 59 50 B Baffa Banzato Baratelli Barbazza Basurto Bernardin Bezzan Bianchi Blundo Bordonaro Borzì Bossi Bozza Burgoa 2, 11 54 94 54 43 2, 11 56 54 3 91 91 58 33, 54, 56 47 C Cagossi Cannata Canossi Caponi Caruso Casamassima Casiraghi Castiglione Cervino Chiappa Ciuffredo Conversano Corapi Cordovana Corsi Custodero 28 50, 99 28 5, 7 21, 50 10 2, 12 50, 99 33, 56 13, 17, 19, 21 35, 37, 39, 41 62, 66, 73, 79, 83 93 2, 12 59 66, 73 D D’Ambrosi Dellabianca Del Re De Meo Despini Di Blasio Di Bortolo Di Grazia 2, 12 3 2, 12 21 3 43 101 91 5° C ongresso N azionale A NISC 104 Dionigi Di Simone 13, 17, 19, 24 15, 57 E Evangelista 33, 54, 56 F Fachinetti Falci Farina Fenaroli Ferraresi Ferrari Ferro Fiacchi Fichera Fontanarossa 13, 17, 19, 21 56 2, 12 47 28 28 47 57 21 5, 7 G Gambaro Gambini Gentili Ghiotto Gianatti Giannessi Giovanelli Gobbi Grassi Grigoletto Guzzetti 59 43 31 33, 55 47 5,7 47 94 93, 102 54 52 I Iadanza Iamele 28 2, 12 L Lamera Lavazza La Verde Lazzaretti Leporati Limonta Littori Lombardi Lorusso Lozupone Lunghi 2, 12 13, 17, 19, 24 2, 12 28 28 52 5, 7 31 62, 73, 83 66, 79 2, 12 5° Congresso Nazionale ANISC 105 M Maggi Magni Marchionini Marelli Marino Marziani Marzorillo Matricardi Mauri Mauro Mazzi Meduri Meneghini Michieletto Milandri Minafra Molgora Murgo 31 52 13, 17, 19, 24 13, 17, 19, 24 91 21 35, 37, 39, 41 102 47 28 28 28 101 33, 54, 56 5,7 10 102 35, 37, 39, 41 N Nuccetelli Natale Nebuloni 28 35, 37, 39, 41 59 P Palma Paludetti Papi Parise Parlati Pasqualini Pasterna Pellegri Pellegrini Petito Petrolito Polino Pomerri Porro Privitera Punzo 43 47 43 101 66, 73 101 62, 66 47 15, 57 35, 37, 39, 41 21 50 55 52 21, 99 10 R Raimondi Riggio Rinaldi Rocchi Rognoni Rovera Runza 2 59 62, 66, 73, 79, 83 15, 57 3 13, 17, 19, 24 3 5° C ongresso N azionale A NISC 106 S Saibene Saita Santini Sartani Scaramellini Serra Sessa Sfondrini Sibilio Silvestri Sorrentino Sotti Sovsnovskikh Stanzani 33, 54, 56 102 59 59 94 15, 57 13 3 15, 57 28 59 54 3 31 T Taffurelli Tazzioli Tibiletti Traversi Troilo Trombetta 15, 57 43 13 83 62, 66, 73, 79, 83 50 U Umina 91 V Valenti Valeri Vergari Vestito Virzì Visintini Cividin Vitale Voltan 52, 93, 94 47 3 62, 66, 73, 79 99 99 31 101 Z Zambrano Zanotti Ziliani Zipoli Zito 101 15 102 5,7 73, 83 5° Congresso Nazionale ANISC 107 Milano, 30.12.2014 5° C ongresso N azionale A NISC 108