Web Economy, la nostra opportunità più forte

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Web Economy, la nostra opportunità più forte
Web Economy, la nostra opportunità più forte
Giuseppe Giaccardi
Che cosa è
La Web Economy è l’attività delle imprese che accrescono l’uso del web e della cultura digitale per
rimodulare i modelli di business e sviluppare nuove opportunità.
E’ la via migliore e più efficiente per modificare gli approcci tradizionali che registrano una
perdurante perdita di valore, clienti e visione.
La lunga crisi strutturale che stiamo attraversando è solo in parte la causa di queste difficoltà. La loro
origine è da ricercare in più fattori che la crisi ha solo reso più evidenti: ritardi culturali e resistenze al
cambiamento da troppo tempo sottovalutati; nuovi comportamenti della domanda ed esigenze
sociali non raccolti e decifrati; cambio di paradigma dei rapporti di scambio che ci ha trovati
impreparati; modi di pensare obsoleti delle classi dirigenti pubbliche e private con risposte non
all’altezza dei cambiamenti e delle nuove sfide globali.
Web e cultura digitale ci offrono invece un contributo di analisi, interoperabilità e relazione ampio e
profondo, decisivo per reinterpretare quelle sfide in termini di progetto. Conseguentemente, diventa
più naturale ed efficiente sviluppare innovazione di prodotto, processo e servizio allo scopo di
strutturare nuovi modelli di scambio e collaborazione economico-sociale, perché le persone, le
organizzazioni, i clienti e gli stakeholder ai quali ci rivolgiamo entrano in relazione simbiotica tra loro,
diventando reciprocamente meno estranei e più coinvolti.
In sintesi, mentre la Digital Economy è l’offerta di competenze e strumenti delle imprese ICT, la Web
Economy è il nuovo luogo dello scambio delle aziende di ogni settore e dimensione che, aumentando
l’uso del web e della cultura digitale, affrontano i cambiamenti e stanno sul mercato perché creano
nuove opportunità di crescita sostenibile.
L’interesse delle imprese
Dal punto di vista delle imprese, tutto ciò comporta infiniti e inediti vantaggi, non solo per i soggetti
nativi digitali e per le start up innovative ma soprattutto per i soggetti e le attività più caratteristiche
del tessuto produttivo italiano. Con il web e la cultura digitale, moda, design, automotive, cibo,
turismo, abitare e le relative filiere produttive e distributive, con lo straordinario indotto di PMI e
competenze specialistiche e distrettuali, hanno la possibilità di reinventarsi e di riaprire un ciclo
espansivo di mercato. Persone, comunità, interessi socio-culturali, narrazioni di esperienze, nuovi
bisogni e aspettative sono al centro dell’evoluzione dei modelli di business. Il nuovo tracciato di
contatto e relazione è reso esplicito dal confronto e dal coinvolgimento sui valori, quali creatività,
sostenibilità, eticità, utilità sociale, trasparenza, partecipazione, etc., mentre non ci sono più target
“da colpire” e segmenti socio-demografici “da conquistare” ma indicatori da controllare e nuovi
progetti da strutturare.
Nell’insieme è una prospettiva strategica che non ci possiamo permettere di trascurare e la cui
perdita di opportunità nessuno ci perdonerebbe, a cominciare dai giovani e dai nostri stessi figli.
La Web Economy si sviluppa dal basso, nelle interazioni tra persone, competenze, web e mercati, e si
alimenta con organizzazioni, imprese e territori che si strutturano per modelli e tecniche di ascolto,
collaborazione, ricerca, innovazione, misurazione, narrazione, comunicazione, emulazione,
apprendimento e infine radicamento di cultura digitale, dall’IT all’ICT, dal web 2.0 al mobile.
La Web Economy è nei fatti una sinapsi culturale e di comportamento che nelle imprese produce
disruptive innovation cioè un’innovazione che provoca interruzione e modificazione dell’esistente
contribuendo a generare nuovo valore online e offline. E’ l’opposto di sustaining innovation, ovvero
dell’insistere su approcci tradizionali che, come accennato, rivelano un deficit di risultati a livello di
competitività, fatturati, margini d’impresa e infine sviluppo e coesione sociale. Le emotività negative
che ne derivano in quasi tutti i settori produttivi quali paura, perdita di fiducia e autostima, reazioni
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centrifughe e minore propensione al rischio fino al sorprendente aumento di imprese sane che
vengono chiuse per sfiducia di futuro1, determinano conseguenze economiche e sociali sempre più
gravi. Ampie parti della società pagano duramente il prezzo di queste conseguenze che pesano in
misura maggiore su giovani e donne.
Benefici sociali e d’impresa
Prima ci decideremo all’esplorazione e alla pratica della Web Economy e prima trarremo beneficio
dai suoi fondamentali: dalle sue risorse pressoché inesauribili come ascolto e collaborazione,
dall’oggettiva sostenibilità e dalla dimensione world wide. La Web Economy infatti porta con sé
visione, cultura, interessi sociali e modi di interpretarli, modelli sostenibili e strumenti di efficienza,
generando energia creativa, industriale e sociale, per ribaltare quelle difficoltà e quei ritardi
strutturali in nuove opportunità che possiamo leggere e decifrare entrando nel merito delle sue
stesse risorse. Per questo la contezza della Web Economy è il fattore-leva per implementare cultura
digitale; interpretare i cambi di paradigma nei rapporti domanda/offerta; valorizzare l’intelligenza, le
attitudini e il lavoro delle persone e delle organizzazioni; definire l’exit strategy dal buio della crisi e
dal rischio di declino sociale, economico e produttivo del paese. Capiamoci: le imprese online attive,
di qualunque settore e dimensione, crescono di più in fatturati, margini, produttività,
internazionalizzazione e occupazione2.
La Web Economy, per la complessità di contenuti e coinvolgimento, può aprire infine una pagina che
porti ciascuno a realizzare i propri sogni, senza però vivere solo di sogni; a dare priorità e centralità al
futuro e alle attitudini dei giovani, senza timore di negare qualcosa ad altri; a sviluppare
soddisfazione, senza rinunciare ad essere, quando serve, insoddisfatti; a generare felicità per sé e per
la comunità, senza accusare il senso di mancanza che ti fa sentire l’eccesso di concentrazione della
ricchezza frutto di quelle stesse policy top down che hanno causato l’attuale crisi strutturale. La Web
Economy è per questo una risposta di gaiezza e compiutezza che porta con sè profondità e bellezza.
Per l’insieme di tutte queste considerazioni, la Web Economy non è l’ennesima moda del momento
ma è la nostra opportunità più forte.
Storia e significato del progetto Web Economy Forum
Il progetto Web Economy Forum è un sistema articolato di azioni di promozione, ricerca e
coinvolgimento finalizzato a sviluppare nuovi scambi commerciali e innovazione, coniugando
competenze e relazioni delle imprese con le nuove opportunità del web.
Ideato e coordinato dallo Studio Giaccardi & Associati – Consulenti di Direzione, il progetto ha il
patrocinio ufficiale di Unioncamere Emilia-Romagna e delle tre Camere di Commercio di Forlì-Cesena,
Ravenna e Rimini, l’adesione delle maggiori associazioni economiche delle tre province e si avvale
della qualificata collaborazione del Gruppo de Il Sole 24 Ore. Il progetto sarà finanziato per il 90% da
primarie imprese nazionali e internazionali.
La forza del progetto sta nell’essere un modello riproducibile di ascolto, collaborazione e di sviluppo
economico dal basso.
Ci domandavano da tempo se un’economia che da trent’anni procedeva per formidabili innovazioni e
ampliamenti, insieme con altrettanto grandi esclusioni e concentrazioni, potesse durare e avere
ancora senso a fronte di ripetute bolle e crisi congiunturali o settoriali che in modo sempre più
frequente mandavano in fumo miliardi di dollari o euro di risparmi e capitalizzazioni. Nel 2008,
appena divenuta evidente la crisi strutturale di origine finanziaria che tuttora ci coinvolge, ci siamo
detti che era diversa da ogni precedente e che, per dirla con P. Krugman, “tutto sarebbe stato diverso
da prima”. Nel frattempo, in pochi anni, la realtà del web si evolveva in un vero e proprio ecosistema
con un’inesorabile crescita esponenziale di luoghi, linguaggi, casi, organizzazioni e persone prosumer
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+16% tra il 2012 e il 2011 secondo gli ultimi dati Cerved, Il Sole 24 Ore 19 marzo 2013.
Cfr. “Fattore internet”, 2011.
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impegnate a utilizzarlo come grande infrastruttura di collaborazione aperta al mondo e che cresce
con il mondo. Pensare che tutto ciò potesse avere a che fare con l’economia produttiva per esempio
delle PMI italiane è stata un’intuizione relativamente rapida mentre la coniugazione di quelle
esperienze di mercato con le nuove opportunità offerte dal web ci è sembrato una visione credibile e
un potenziale di risposta strategica rispetto a cui studiare, insistere, investire, coinvolgere e
concretamente operare.
Decine di casi e approcci vissuti a livello professionale di economia dal basso o bottom-up economy si
sono evoluti, anche grazie ai risultati di qualificate ricerche e studi nazionali e internazionali, in un
inedito modello economico che abbiamo chiamato progetto Web Economy Forum (WEF), nel suo
pieno significato di senso: “2008-2012, cinque anni di crisi globale, è crisi strutturale della vecchia
economia top down. La novità è che decine di milioni di imprese e oltre 2,3 miliardi di persone nel
mondo (30 milioni in Italia) sono stabilmente connessi a internet. E che le imprese online attive
crescono dell’1,2% contro un calo del -4,5% di quelle offline. Il web è la leva-opportunità per reagire,
ripartendo dal basso e dalla crescita di partecipazione di imprese e cittadini alle decisioni di futuro che
li riguardano”.
Il progetto per il grande evento Web Economy Forum
L’obiettivo quantitativo del grande evento WEF è richiamare e far partecipare circa 7-8 mila persone
in tre-quattro giorni, con una presenza prevalente di responsabili d’impresa e operatori aziendali
dell’area vasta e una buona affluenza di giovani in età di lavoro e startupper, anche provenienti da
aree esterne a quella nella quale operiamo.
L’obiettivo qualitativo del grande evento Web Economy Forum è il successo della prima edizione e la
costruzione della basi di reputazione e autorevolezza funzionali alla sua riproducibilità negli anni
nella stessa area vasta e alla diffusione del modello WEF in altre aree e realtà del paese.
Guardiamo a un evento profondo e festoso insieme, perché pensare a una nuova crescita sostenibile
lavorando concretamente ai suoi presupposti è una motivazione che apre i cuori e le menti e che può
rigenerare energia e speranza in questo bistrattato paese.
La proxi sognata è il Festival dell’Economia di Trento, la visione sociale, la ricchezza culturale,
l’adesione e l’interesse che riscuote ogni anno da un pubblico vasto ed eterogeneo fatto di giovani,
esperti, studiosi e persone d’azienda. Non abbiamo la stessa capacità di investimento, forse non
abbiamo (ancora) le stesse abilità e siamo al primo esperimento. Tuttavia possiamo immaginare un
contesto similare basato su un impianto a matrice:
− da un lato, contenuti e articolazioni di incontri con testimonianze nazionali ed internazionali
di richiamo esplicito e diretto per i principali settori economici del territorio (manifattura,
artigianato, servizi, turismo) focalizzati sulla connessione “imprese, opportunità del web,
innovazione e business” per offrire ogni pretesto di coinvolgimento diretto di responsabili
d’impresa e operatori aziendali dell’area vasta
− dall’altro lato, contenuti e articolazioni di incontri con testimonianze nazionali ed
internazionali su fattori evoluti di ricerca scientifica, su casi ed esperienze eccezionali di
innovazione e crescita nella web economy, su start up e pratiche di innovazione, su
testimonianze e proposte dei partner accademici, scientifici, istituzionali e aziendali, su
aspetti sensoriali e valori di riferimento, su modelli di contaminazione e comunicazione, etc.,
allo scopo di offrire una rappresentazione simbolica e a formidabile dell’impatto aziendale e
sociale dei criteri e delle potenzialità della web economy per imprese, giovani e territorio.
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