RealAction1 - Wing Tsun Sardegna

Transcript

RealAction1 - Wing Tsun Sardegna
Anno I numero 1 - 2010 www.awta.it
R
Donne e Violenza
Escrima
Le scuole
AWTA
in Europa
Difesa personale realistica
Quaderno Tecnico: PAK SAO
R
AuthenticWI!GTSU!Academy
Scegliere di praticare WI!GTSU! AWTA significa
imparare un Sistema di Autodifesa reale e istintivo in
un clima sereno e cordiale lontano da fanatismi ed
esaltazioni.
Socializzazione, educazione e rispetto sono alla base
dell’insegnamento del WT in tutte
le Scuole AWTA riconosciute.
La competenza e la professionalità degli Istruttori e
Insegnanti sono garantite da una preparazione
teorico-pratica Accademica, basata su uno sviluppo
tecnico e pedagogico eccellente, che deriva da
un’esperienza di decenni di pratica.
Il Caposcuola Prof. Michele Stellato, Fondatore
dell’AWTA, che pratica WT dal 1982, è disponibile
con i suoi collaboratori ad organizzare presentazioni
e seminari per illustrare i principi che sono alla base
del WT, la cui particolare interpretazione
caratterizza l’Accademia.
Info: www.awta.it - [email protected] 3334848451
S ommario
Editoriale
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Dai Si-Fu Prof. Michele Stellato
La difesa personale realistica
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The realistic Self Defence
Sifu Joseph Ronald De Bono
(Si ringrazia per le traduzioni Ruth De Bono -Malta
e Luca Cartellino - Germania)
Medicina Tradizionale Cinese
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Educazione familiare e autorità socciale
Dott. Prof. Gaudenzio Garozzo
La pratica delle arti marziali:
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un confronto con gli altri o con noi stessi?
Sifu Luca Damante
Grazie Wing Tsun
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Il WT ha avuto su di me un effetto eroico
Ivan Zulli
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Quaderno Tecnico: il PAK SAO
Simulazione di una situazione reale
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Autodifesa per sole donne
Al CeIS di Roma
Sara Fusi
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WT e Filosofia
La logica di un’Arte Marziale
Aldo Autuori
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Donne e Violenza
la miglior difesa è la prevenzione
Carmela D’Amico
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Medicina Tradizionale Cinese
Dott. Prof. Gaudenzio Garozzo
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N. 1 Anno I - 2010
Direttore Responsabile
Eliana Riva
Editore
Prof. Michele Stellato
Redazione
Macerata Campania (Caserta) Italia
Stampa
Tipografia DEA GRAFICHE
via Maddalena 5, 81021 Arienzo (Caserta)
Riflessioni critiche
su alcune metodologie di pratica del
Wing tsun
Registrazione al Tribunale di Santa Maria
Capua Vetere n. 737 del 29/10/09
Antonio Zonta
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Escrima
e difesa personale
La riproduzione parziale o
totale degli articoli è
consentita solo citando la fonte
Sifu Carlo Bernardi
www.awta.it
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EDITORIALE
E D ITORIAL
REDAKTION
A CURA DEL
D ai S if u Michel e S tel l ato
Finalmente realizzata! La prima rivista
italiana che si occupa esclusivamente di
WING TSUN. La nascita di una nuova
rivista certamente non è una novità e , almeno all’apparenza, non lo è neanche
l’argomento che tratta, infatti il WT è sicuramente una delle Arti Marziali più conosciute, di cui è stato scritto tanto e
detto tantissimo, ma, il più delle volte, è
stato interpretato in modo superficiale,
praticato male e applicato peggio. La novità sta nell’obiettivo dell’AWTA che è
quello di innalzare il WT al livello che
merita, attraverso un’interpretazione logica, una pratica coerente e un’applicazione valida. Tutto questo è possibile
solo attraverso uno studio attento e costante dei Principi che sono alla base del
sistema WT. Su Internet ci sono centinaia
di siti che trattano l’argomento, dietro ai
quali ci sono decine e decine di organizzazioni, ognuna delle quali pubblicizza
la propria verità, per lo più basata sulle
differenze tecniche e di esecuzione di una
forma o di una “sezione”. Tutte però, più
o meno, dicono le stesse cose, anche se
le praticano in modo diverso. L’intento di
questa rivista è quello di trattare il WT in
modo completamente nuovo, cercando di
far conoscere a tutti, praticanti e non, le
potenzialità di questa disciplina. “ RealAction” si occuperà esclusivamente di
come il WINGTSUN viene interpretato,
studiato ed insegnato nell’AWTA, rispettando tutte le altre scuole WT-WC-Wx
ecc., senza mai comparare la propria metodologia con quella degli altri, compito
questo lasciato ai lettori e praticanti dopo
un’attenta, anche se personale, ricerca e
riflessione.
4
Finally realized! The first ever Italian
magazine that exclusively that talks
about WINGTSUN. The publication of
a new magazine is definitely not a novelty, at least in appearance, not even the
subject it talks about, in fact WingTsun
is definitely one of the Martial Arts most
known, of which was written a lot and
talked about a lot. Although most of the
times, it was superficially interpreted
and badly practiced and worse applied!
The novelty stays in the objective that
AWTA is trying to achieve, that is to enhance WT to the level it merits, through
a logic interpretation and a coherent
practice and a valid application. All this
is possible solely through an attentive
and constant study of the principles
which are at the base of the WT system.
On internet there are hundreds of sites
treating this argument, behind which
are tens and tens of organizations, each
one publishing its proper truth, at least
that based on the difference in techniques and the execution of the forms or
sections, all of which, more or less talk
about the same things, even if they practice it in a different way. The idea of this
publication is to treat WT in a complete
new way, trying to make known to everyone practioners or not, the potentiality of this discipline. “Real Action”
occupies exclusively of how WINGTSUN is interpreted, studied and
taught in AWTA, respecting all other
schools of WT-WC-WX etc., without
ever comparing the proper methodology
with that of others. It’s the readers’ and
practioners’ discrepancy after an attentive and even personal study and reflection to do so.
Die erste italienische Zeitschrift, die sich
ausschließlich mit WING TSUN beschäf­
tigt. Die Gründung einer neuen Zeit­
schrift ist natürlich keine Neuigkeit, und
zumindest scheint auch das Thema um
das es sich dabei handelt, eine zu sein.
WT ist in der Tat sicherlich einer der be­
kanntesten Kampfsportarten von dem
viel geschrieben und erzählt wurde,
aber meistens wurde es auf oberflächli­
che Art interpretiert, schlecht praktiziert
und schlechter angewendet. Die Neuig­
keit liegt im Ziel der AWTA. Dieser Ziel
ist den WT auf das Niveau, dass er ver­
dient hat empor zu heben, durch eine
logische Interpretation, eine zusam­
menhängende Praxis und einer wirksa­
men Anwendung. Das alles ist nur durch
ein sorgfältiges und konstantes Studium
der grundliegenden Prinzipien des WT
Systems, möglich. Im Internet gibt es
hunderte von Seiten, die sich mit die­
sem Argument beschäftigen, dahinter
gibt es dutzende und dutzende von Or­
ganisationen. Jeder dieser Organisatio­
nen veröffentlicht seine eigene
Wahrheit, meist basierende auf die Un­
terschiede in der Technik und in der Au­
sführung einer Form oder eines
“Abschnittes”. Aber alle sagen mehr
oder weniger das Gleiche, auch wenn sie
es auf diverse Art praktizieren. Die Ab­
sicht dieser Zeitschrift liegt darin, den
WT in einer vollkommenen neuen Art zu
behandeln, versuchen jeden der es prak­
tiziert oder nicht, mit der Potenzialität
dieser Disziplin bekannt zu machen.
“RealAction“ wird sich ausschließlich
damit beschäftigen, wie der WING
TSUN interpretiert , studiert und in der
AWTA beigebracht wird.
www.awta.it
EDITORIALE
La rivista sarà divisa in diverse rubriche: Principi, autodifesa, metodologia
di allenamento, educazione, salute
ecc., per far sì che tutti possano venire a conoscenza delle potenzialità
del WT non solo dal punto di vista
marziale, ma anche educativo, sociale
e di crescita interiore. In genere si
pensa che essere un artista marziale
significa imparare a mettere a tappeto
l’avversario di turno in un torneo o
una sfida, ma, a mio avviso, se parliamo di WINGTSUN, questo è estremamente riduttivo, perché non stiamo
parlando di uno stile di combattimento, ma di un Sistema che mira, attraverso il controllo delle proprie
azioni e alla percezione del proprio
corpo, non solo ad appropriarsi di
un’efficace metodo di autodifesa, ma
ad acquisire quell’ autoconoscenza
che aiuta a capire, aiutare e, a volte,
combattere l’avversario più indomabile: se stessi, il proprio io, il proprio
ego. Per capire la differenza tra
“combattimento” e “autodifesa” dobbiamo comprendere la differenza tra
“avversario” e “aggressore”. Chi pratica sport da combattimento conosce
il proprio avversario, conosce le regole e sa che il suo avversario non
può fare cose che non sono previste
dal regolamento; chi pratica WT, dal
punto di vista marziale, dell’ autodifesa, non conosce il suo aggressore,
non può rispettare nessuna regola perché il suo aggressore non ha regole,
non sa quando né dove si deve difendere. Questo, a mio avviso, cambia
tutto. Con questa breve introduzione
credo di aver dato una piccola panoramica sugli intenti di “REALACTIO!”, le tematiche sono tante e in
ogni numero cercherò, con la collaborazione di tutti i praticanti, istruttori
e insegnanti AWTA, di affrontarle e
spiegarle nel migliore dei modi.
Buona lettura e buon apprendimento
a tutti.
E D ITORIAL
The magazine will be divided in sections, Principles, Self Defence, Methodology of training, Education, Health
etc., to make sure that all may encounter
the potentiality of WT not only in the
martial arts point of view but also to
educate, socialize and grow internally.
Usually it is thought that being a martial
artist, only means that you have to fight
against another in a tournament or in a
challenge. Obviously in my opinion,
talking about WINGTSUN like this is
extremely reductive as we are not talking about a style of combat, but of a system which aims through the control of
proper actions and the perceptions of
the proper body not only to appropriate
oneself of an efficient self defence, but
also to acquire that self knowledge
which helps to comprehend, help and at
times fight against the aggressor; ourselves, the real me, the proper ego. To
understand the difference between
“combat” and “self defence” we have to
comprehend the difference between
“adversary” and “aggressor”. Those who
practice combat sport know their adversary, know the rules and know also that
their opponent cannot do things against
the rules; those who practice WT, in the
martial art point of view, that of self defence, do not know their aggressor, and
cannot respect any kind of rules because
their aggressor doesn’t have rules, they
don’t know when or where they have to
defend himself. This in my opinion,
changes everything. In this short introduction I hope, I have given a small panoramic
view
of
the
intent
of
“REALACTION”. The subjects are
many and in each number, and with the
collaboration of other practioners, instructors and teachers of AWTA, we
hope to deal with them and explain
them with our best methods. Hope you
all enjoy reading and may you all understand.
www.awta.it
REDAKTION
Dabei werden all die anderen WT­WC­
WX etc. Schulen respektiert, ohne die
eigene Methodolögie mit den von ande­
ren zu vergleichen. Diese Aufgabe wird
den Lesern und den Praktizierenden
nach einer sorgfältigen, wenn auch per­
sönlichen Ermittlung und Überlegung
selbst überlassen. Die Zeitschrift wird in
diversen Rubriken aufgeteilt: Prinzipien,
Selbsthilfe, Trainingsmethoden, Aufklä­
rung, Gesundheit etc. sodass alle über
die Potenzialität des WT bekannt ge­
macht werden, nicht nur aus der Sicht
des Kampfsportes sondern auch aus er­
zieherisch, sozial und innerlichem Wa­
chstum. Im Allgemeinen denkt man,
dass Kampfsportkünstler zu sein, be­
deutet zu lernen den Gegner in einem
Turnier oder einem Kampf auf die Matte
zu legen. Meiner Ansicht nach wenn wir
von WING TSUN reden ist das extrem
oberflächlich, weil wir nicht von einem
Kampfstil reden sondern von einem Sy­
stem das gezielt, durch die Kontrolle der
eigenen Aktionen und durch das Fühlen
des eigenen Körpers nicht nur einer er­
folgreichen Methode der Selbsthilfe sich
anzupassen, sondern jener Selbsterken­
nung zu sammeln, die dann hilft zu ver­
stehen, zu helfen, auch mal den
unbezähmbaren Gegner zu bekämpfen,
sich selbst, das eigene Ich, das eigene
Ego. Um den Unterschied zwischen
„Kampf“ und „Selbsthilfe“ zu verstehen,
müssen wir den Unterschied zwischen
„Gegner“ und „Angreifer“ verstehen.
Wer Kampfsport praktiziert kennt den
eigentlichen Gegner, kennt die Regeln
und weiß, dass sein Gegner keine Sa­
chen machen kann, die nicht in den Vor­
schriften vorgesehen sind. Wer WT
praktiziert aus der martialischen Sicht
der Selbsthilfe, kennt seinen Angreifer
nicht. Er kann keine Regeln respektie­
ren, weil sein Angreifer keine Regeln
hat. Er weiß nicht wann, noch wo er sich
verteidigen muss. Das ändert alles, mei­
ner Ansicht nach. Mit diesem kurzen
Vorwort glaube ich über die Absichten
von REALACTION eine kleinen Über­
blick gegeben zu haben. Die Themenbe­
reichen sind viele und in jeder Ausgabe
werde ich, in Zusammenarbeit aller
AWTA praktizierende, Ausbilder und Le­
hrer versuchen es anzupacken und so
gut wie möglich zu erklären Angenehme
Lektüre und gutes Gelingen beim Ler­
nen.
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La difesa personale
di
Sifu Joe De Bono
– MOSTA (Repubblica di Malta)
La Difesa Personale Realistica
La frase “Difesa Personale” è molto
importante, anche se molti la usano
con tanta irresponsabilità. Scrivo questo articolo non per offendere qualcuno, ma con molto rispetto per tutti
quelli che praticano arti marziali. Il
termine “Difesa Personale” è diventato il più usato da tutte le scuole, dojo
o clubs. Proprio perché si tratta di un
concetto molto vasto e delicato, ho
preferito scrivere su questo tema, di
cui già si parla in molti giornali e riviste. Certamente non tutti gli articoli
consistono di materiale che si può definire “responsabile”. Prima di tutto
non sto definendo me stesso come un
“esperto”, ma di certo sono stato
istruito da esperti, da persone che
hanno dedicato la loro vita al campo
della difesa personale. Sto parlando
del sistema WingTsun e, in particolare, dell’Authentic Wingtsun Academy (AWTA). Il sistema Wingtsun è
considerato da esperti l'effettiva difesa
personale. Ecco perché molte o quasi
tutte le Squadre delle forze Speciali
del mondo praticano WingTsun su una
base regolare. Mi chiedo perché tutti
noi vogliamo giocare a diventare dei
“tuttofare”, ossia cosa può portare una
persona che normalmente insegna arti
marziali per competizioni ad improvvisarsi insegnante della realistica difesa
personale?
Ma
esiste
effettivamente una differenza tra arti
marziali e arti marziali sportive?
La differenza sta nel partecipare ad
una competizione con punti e regole,
6
su soffici tappeti, tutto con
equipaggio di protezione, portandoci ben lontani da una situazione di difesa reale, dalla
strada, lì dove non esistono
punti né regole. Non posso dire
molto sulle competizioni marziali, perché non è la mia linea
d’insegnamento, e neanche di
altri tipi di sport, perché quello
che mi hanno insegnato è solo
la pura difesa personale. Insegno da
10 anni ed ho incontrato tanti diversi
tipi di studenti: alcuni che avevano già
avuto esperienza in altre discipline da
combattimento, ed altri che non avevano mai praticato arti marziali. Sono
sinceramente preoccupato quando
vengono ad imparare il nostro sistema
persone che hanno praticato qualche
altra arte marziale. Molto spesso sono
scioccato nel vedere quello che gli è
stato insegnato nel nome della “difesa
personale”. Sono estremamente favorevole all'apprendimento della difesa
personale, perché è molto importante
che una persona abbia la possibilità di
difendersi, ma quando la difesa personale è insegnata in un modo scorretto,
può dare un falso senso di protezione
e mettere la stessa persona in pericolo,
perché le tecniche usate possano risultare inefficienti o sbagliate. Proprio
perché, come ho già spiegato prima,
c'è una grande differenza tra arte marziale e arte marziale sportiva. A volta
vengono ad imparare WingTsun degli
studenti di altre scuole, per riuscire ad
ottenere la cintura nera nel sistema che
praticano. E dopo solo qualche settimana di allenamento, cominciano ad
insegnare quello che hanno visto,
spacciandolo per vera difesa personale. Sorprendente, non credete?! Là
fuori in strada noi non dobbiamo soltanto imparare un qualsiasi sistema di
combattimento, ma molto di più. Dobbiamo imparare non soltanto tecniche,
ma acquisire confidenza personale
con le nostre conoscenze, ed imparare
come poter controllare la nostra paura.
In poche parole uno studente deve imparare a controllare le sue paure per
non andare in panico. Deve valutare i
seguenti punti:
-Uno studente deve imparare la distanza tra lui e l’aggressore
-La più corta distanza per ottenere la
sua protezione,
-la stabilità, perché l'aggressore può
essere molto più alto e grosso di lui,
contrariamente alle competizioni,s
dove i competitori combattono con
quelli del loro stesso peso. recitare
Quando uno studente è stato addestrato a scuola ad attaccare certi punti
del corpo, per non incorrere in sanzioni arbitrali, poi è difficile cambiare
tutto quando capita di doversi difendere in strada. Così la risposta istintiva
di difesa personale ritarda.
Grazie ai miei 10 anni di esperienza
lavorativa all'interno della sicurezza
privata di locali e discoteche e di
V.I.P., posso assicurare che là fuori è
molto diverso da un allenamento controllato con un tuo partner che sai che
non ti farà male!
E’ soltanto con un appropriato insegnamento di difesa personale, che io
ho potuto proteggere me stesso
e i miei clienti in varie situazioni, alcune delle quali non è possibile esercitarle all'interno della scuola.
Ed è per questo che durante le lezioni
dobbiamo simulare delle situazioni,
difendendoci da diversi tipi di attacco,
allenando, oltre alle tecniche di base,
un sistema strutturato di pensiero (almeno questo è quello che noi facciamo nel sistema WingTsun).
Lo studente, prima di arruolarsi nella
scuola, dovrebbe decidere se è interessato alle competizioni oppure vuole
realmente imparare la difesa personale.
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e gli sport da combattimento
Per l'insegnamento di arti marziali
agonistiche ci sono bravi insegnanti e
istruttori. Ma se lo studente vuole imparare difesa personale, allora la cosa
più importante è trovare un sistema efficace e l’allenamento giusto per ottenere e percepire tecniche di difesa
personale in modo di proteggersi realisticamente. Normalmente, quando si
va in una scuola di difesa personale,
non si trova uno scaffale pieno di tro-
fei, perché questo non è uno stile di
sport. I media pubblicano alcuni articoli che qualche volta rendono affascinante questa sistema di difesa
personale, ma che spesso finiscono per
disinformare la gente. I film sono fatti
per dare uno svago, e le tecniche usate
sono strutturate e coreografate per migliorare la visione. Per concludere,
vorrei insistere che la più giusta difesa
personale è fare il possibile per evitare
certe situazioni di pericolo. Fate tutto
il necessario, e sottraetevi ai litigi, con
la speranza che non vi sia la necessità
di rivolgervi alla difesa personale. Ma
esiste pur sempre la possibilità che non
sia possibile evitare lo scontro, anche
solo una volta nella vita, ed in quel
caso sarà meglio sapersi proteggere.
Non si può sapere quando, dove e a
che ora l’ aggressore viene. E’ meglio
tenersi pronti.
The realistic Self Defence
This is a very important phrase and
many use it with so much irresponsibility. I am writing this article with no offence to anyone, and with great respect
to all martial arts and martial sports individuals. Realistic Self Defence has become a phrase that everyone is using to
promote his school or dojo or Club.
Well, though it is a very vast and delicate subject, I am eager to write about
it as lately I have been reading articles
written by some irresponsible so called
martial Instructors. (Obviously not all)
First of all, I am not claiming myself
as an expert, but for sure I am taught
by experts and by people who have dedicated their lives in this field of Realistic Self Defence.
I am talking about The WingTsun System and the Authentic WingTsun Academy AWTA). The WingTsun system is
regarded by experts as one of the most
effective self defence systems. That is
why Special Forces around the world
rely on WingTsun on a daily base. Why
do we all have to play the Jack of all trades? What makes one think that he can
teach and train for competitions (martial sports) to teaching REALISTIC
SELF DEFENCE? In reality, there is a
difference between Martial arts and
Martial sports. The difference of competing for points, with rules, on soft
carpets, with full gear protection and
in fighting rings is totally different than
defending or protecting ourselves in
the street or where ever. I can not say
much regarding competitions as it is
not my line of teaching, neither sports
as I’m instructed and taught to teach
Self Defence.
www.awta.it
I have
been
teaching
for the
last 10
years
and I
have
met all
kind
of students.
From
students
w h o
have
had experience in other styles and
others who never practiced any martial
arts before.
My biggest worry are those students
who come to my school that already
have a martial arts background. I am
shocked when they demonstrate to me
what they have been taught in the name
of ‘self defence’. I am all in favour of
people being taught self defence as it is
important to be able to protect oneself.
BUT, when self defence has not been
taught correctly, it can instill a false
sense of security that the techniques can
actually hinder the victim’s safety. As I
already explained there’s a difference
between sports and realistic defence. Sometimes we will even have students
from other styles to train for some time
with us so that they can achieve their
black belt in that style. (And after few
weeks they start teaching self defence?
wow that’s great!!!)
Out in the streets we do not just want a
style of fighting system but much more.
We need to teach a student not only techniques, but more importantly how to
acquire self confidence, and how to be
able to control the fear. In short the student needs to have control of all his
fears in order not to panic and enable
him to assess the following: A student
must learn the distances between
him/her and that of the aggressor; the
shorter way to achieve his protection;
their stability as he/she might be having a much stronger aggressor or heavier in weight unlike like competitions
where competitors are matched in terms
of weight. When students are taught to
hit certain points in class then told that
out in the street they are expected to
change and hit on a different target,
they are delaying the instinctive responses of self defence.
Continua alla pagina seguente
7
Continua dalla pagina precedente but whole way of thinking,(at least
Students would in reality not have time
to think about such differences.
From my past 10years of experience in
working as a security in local nightclubs
and giving the service of V.I.P. protection, I can assure you that out there is
different from controlled training with
a partner who you know will never hurt
you!! It is only with the proper teaching
of self defence that I have been able to
protect myself and my clients in various
situations that cannot always be practiced in the school. And that is why during class training we must adopt
different situations of how an attack or
an aggressor might come at us, it is
not just techniques and movements
that’s the way we do lessons in the
WingTsun system)
For a student who wants to join a
school, first, he/she has to decide whether they want to compete or to learn
self defence. As a martial sport there are
really good and dedicated instructors.
But, if a student wants to do self defence then it is of much more importance to find which school can offer the
most effective and the right training to
achieve and apprehend self defence techniques and realistic way of protection. Normally when you go to a school
that teaches realistic self defence you do
not see trophies on display as it is not a
sport style.
The media is often seen to glamorize
and often misinform people as to the art
of self defence and what can be achieved. Films are made to give us some
FUN and thus they use choreographed
techniques and kicks to enhance the enjoyment of the film, that’s all!!
To end, I would like to stress, the BEST
defence is to never allow yourself to get
into such situations if they can be avoided. Always try to find a way not to get
into fights, and hope no one will have
to use any kind of defence but there is
always a chance that it could happen
once in a life time so always be prepared, you will never know when, where
or at what time you are going to meet
your aggressor!!
Bullismo:
e du c azio ne f amiliare e aut orit à sociale
di
Sandro De Vitis
- GALLIPOLI (Le)
Perché i giovani d’oggi appaiono cosi
degenerati? Chi sono i bulli?
Molte sono le persone che disapprovano l’incapacità di molte famiglie a
dare delle regole ai propri figli.
Certo non è solo questa la causa di
comportamenti deviati, ma l’educazione che ricevono i nostri figli nei
primi anni di vita è sicuramente fondamentale per dare loro modo di affrontare delusioni, frustrazioni e
difficoltà che la vita pone quotidianamente. La fase educativa nei primi
anni di vita è complessa, perché al
processo di formazione contribuiscono, oltre ai genitori, altre figure,
come quella della maestra, senza tralasciare anche le ore passate spesso da
soli davanti alla TV o Internet. Secondo me dialogo, sostegno e regole
dovrebbero essere i 3 “ PILASTRI “
di una buona educazione.
8
I genitori, pur consapevoli che le regole sono necessarie, rinunciano ad
applicarle per tanti motivi, anche per
la difficoltà a resistere ai “capricci “.
Ma il bambino ha bisogno di mettere
alla prova se stesso e le proprie capacità esattamente attraverso lo scontro
con la realtà. Quindi sarebbe normale
che il bambino o ragazzo che dir si voglia, reagisca alle limitazioni negativamente, con rabbia e ansia che
comunque sono fondamentali per lo
sviluppo per costruire la propria sicurezza e relazioni sociali positive. Sta
di fatto che molti genitori vivono i rifiuti dei figli come un segno della propria incapacità, del proprio fallimento
come genitore, scegliendo quindi la
strada del pessimismo. Si può dire che
la mancanza di valori forti, che a volte
i genitori non riescono a trasmettere,
genera insicurezza nei giovani, spingendoli a cercare dei punti di riferimento in perversi gruppi di ribellione
e violenza contro gli altri e se stessi.
Se la famiglia tiene gli occhi chiusi e
la scuola non basta come educatore
sociale, bisognerebbe forse tentare altrove? Sarebbe possibile fare in questo
senso delle riunioni cittadine mirate,
anche da parte di insegnanti e istruttori
di palestre o discipline marziali o che
comunque abbiano a che fare con il
mondo dei giovani?
Tutto questo secondo me sarebbe dare
una specie di nuovo input alla società.
Purtroppo non in tutte le associazioni
sportive mi è capitato di intravedere
molto rispetto da parte dei ragazzi
verso questi “educatori”. Certo non
sono genitori ma possiamo dire che
comunque anche loro contribuiscono
alla formazione educativa dei giovani,
per quanto gli è concesso.
Per esempio dei corsi di autodifesa tenuti da Istruttori altamente qualificati
potrebbero essere utili sia a quei ragazzi che subiscono violenze, sia fisiche che psicologiche, per farli sentire
più sicuri di sé, sia ai cosiddetti “bulli”
per educarli al rispetto degli altri.
Certo non cercando violenza nella
violenza ma dando a quei ragazzi, succubi di tale sottomissione, una capacità reattiva verso coloro che danno
alla loro vita un'espressione negativa.
L’unica via per assicurare un futuro
migliore è quella di affrontare con decisione il compito non facile di genitori, insegnanti, maestri, riconoscere il
proprio ruolo educativo e accettare i
momenti di conflitto necessari nel percorso di crescita di un ragazzo, perché
le frustrazioni e la sofferenza che si
provano nel superare gli ostacoli sono
ciò che aiuta a crescere in modo sano.
www.awta.it
La pratica delle
arti marziali:
u n co nf r o nto co n gl i
al tr i o co n no i stessi?
di
Sifu Luca Damante
- GELA (CL)
Le arti marziali sono sempre state
nell'immaginario di moltissima gente
ed hanno sempre incuriosito per le
capacità che un praticante riusciva ad
acquisire.
Noi conosciamo le arti marziali per
come il mondo ce le ha presentate, attraverso la televisione e i film, vedendo i protagonisti che vincono
combattimenti di ogni tipo, armati e
non e che, cosa più importante, sono
sempre nel giusto, perché da qualche
parte abbiamo visto o letto che le arti
marziali sono legate a importanti filosofie (o religioni) orientali e questo
misticismo autorizza e impone un
certo comportamento e determinate
reazioni, che giustificano tale operare.
Ogni giorno, infatti, moltissima gente
si avvicina alle arti marziali per cercare di emulare ciò che questi messaggi mediatici hanno trasmesso; lo
prova il fatto che ci sono moltissimi
stili marziali, tantissimi praticanti e
tanti maestri o capi di sempre nuove
organizzazioni e, guarda caso, lo sviluppo maggiore avviene nelle zone
più ricche del pianeta, diventando un
fattore di costume. Nel praticare queste discipline alcune volte si percepisce un vuoto come se si fosse perso
qualcosa tra il mondo di ieri e quello
di oggi, come se si fosse perso il
senso di ciò che si fa...ma cosa significa letteralmente arte marziale?
Per “arte” s'intende una qualsiasi
forma di attività dell'uomo, in quanto
riprova o esaltazione del suo talento
www.awta.it
inventivo e della sua capacità espressiva nel proprio campo.
“Marziale” è un aggettivo che trova
applicazione in un ambito determinato da circostanze estreme o di
guerra, perciò con questi due termini
mettiamo a confronto l'esaltazione
positiva dell'uomo, con la distruzione
dello stesso. Allora le arti marziali
sono un bene o un male per l'uomo?
Producono un bene corporeo e psicologico o un danno?
Qui entriamo nello studio dell'animo
umano vero e proprio, con tutte le sue
contraddizioni: è chiaro che la vita è
una continua lotta tra il bene e il male
e questa lotta nasce innanzitutto dentro l'uomo stesso e si riflette all'esterno, nella vita di ogni giorno,
con tutte le sue potenzialità e paure,
sicurezze e insicurezze che condizionano la vita, le scelte e il nostro rapporto con gli altri. E come è possibile
confrontarsi con un'altra persona in
maniera neutra e senza preconcetti,
se dentro di noi vi può essere tutto
questo squilibrio? E allora, le arti
marziali da cosa nascono? Sicuramente non dalla televisione o dalle
leggende che ci hanno raccontato
negli ultimi decenni, o da ciò che,
con troppa superficialità, abbiamo
voluto intendere, ma da sofferenze di
alcuni che in passato hanno avuto la
necessità e l'esigenza di trovare un
modo per proteggere la propria vita e
quella degli altri, mantenendo sempre
un fine positivo che tendeva al bene
ed al rispetto della vita. E’ importante
allora capire quale deve essere lo spirito con cui praticare o insegnare tali
discipline. La motivazione giusta non
sarà sicuramente quella della
“guerra”, fosse solo perché noi non
viviamo certe realtà e, nonostante alcuni si attribuiscano l'appellativo di
guerriero senza aver mai partecipato
ad una battaglia, spesso non si considera che chi vive un conflitto tenta di
sfuggirne, per tutto ciò che esso produce, e, prima ancora, per quello che
toglie. Durante la nostra esperienza
di vita si tende a diventare degli
esperti, dei maestri di noi stessi, per
riuscire a gestire queste contraddizioni o pressioni emotive interne che
potrebbero alterare i nostri comportamenti.
Questa maestria è il frutto dei nostri
giorni, della nostra gioia, delle “vittorie”, delle sofferenze e delle “cadute”. Tra tutte sono queste ultime le
più importanti, perché rappresentano
la sconfitta del nostro orgoglio, e il
tutto produce saggezza e umiltà: ciò
che contraddistingue un maestro, che
insegna agli altri con il suo esempio
più che con le sue parole.
Le discipline marziali sono una creazione dell'uomo, che nel tempo è diventata un'arte. Ora anoi la scelta:
possiamo utilizzarle a fin di bene, improntandole sul rispetto di noi stessi
e del prossimo, oppure applicarle
per imporci sulle persone e soggiogare il più debole, correggendo gli
altri senza, in verità, correggere noi
stessi. A voi la scelta.
9
Grazie Wing Tsun
di
Sarebbe troppo facile, per me che
scrivo e per voi che leggete, raccontare la mia storia, l’ennesima
storia di un aspirante “super
eroe” o meglio, di un “super
handicappato” che, nonostante
la sorte avversa e le difficoltà
donategli dall’handicap, riesce
a vincere tutto, ad andare
avanti, a non considerarsi diverso e a vivere una vita praticamente normale fino a
praticare arti marziali e addirittura il Wing Tsun. Si, sarebbe
veramente troppo facile eppure
sono un portatore di handicap,
ma il motivo di queste righe
non è raccontarvi la mia carriera da “super eroe”, anche
perché non sopporto i portatori
di handicap che fanno le vittime e poi si trasformano in
“super eroi”. Vorrei piuttosto condividere il particolare e affascinante incontro che ho avuto con il Wing Tsun
e testimoniare che ciò che forse è veramente “eroico” è proprio l’effetto
che questa stupenda disciplina ha
avuto su di me, sul mio corpo limitato e limitante, su tutta la mia persona.Ho trent’anni e quando avevo
appena sedici mesi mi amputarono la
gamba destra per un tumore. Se devo
essere sincero non è stata assolutamente una vita facile e forse non lo
sarà mai, ma devo ammettere, tutto
sommato, di essere stato fortunato.
Grazie a Dio ho avuto una famiglia
stupenda che ha saputo alleggerire il
peso della croce che l’imprevedibilità
della vita, non troppo delicatamente,
mi aveva lasciato cadere sulle spalle.
Ci sono stati e ci sono poi, amici che
con attenzione e impagabile spontaneità, hanno saputo trasformare il
mio limite in ciò che poi è divenuto
il mio punto di forza. Non sono mancati certamente momenti di difficoltà,
soprattutto negli ultimi anni, quando
la malattia è tornata a farsi sentire più
forte è aggressiva di prima, questa
volta però non con l’intenzione di ucciderti ma semplicemente di rovinarti
la vita. Fu proprio in questo momento
difficile che qualche anno fa avvenne
10
Ivan Zulli
- LANCIANO (CH)
l’incontro provvidenziale con il Wing
Tsun. Dopo circa cinque anni trascorsi alternando giorni a casa e notti
in ospedale, decisi di iscrivermi in
una palestra per tonificare un po' la
muscolatura, fu lì che una sera vidi
un gruppo di “pazzi” che tiravano
pugni e calci. Dentro di me pensai
che “Karate Kid” avesse veramente
rovinato intere generazioni ma poi mi
incuriosii e decisi di chiedere informazioni. Dalla settimana successiva
iniziai a frequentare il corso di Wing
Tsun e per due anni riuscii ad allenarmi con costanza, poi la malattia
tornò a prendere il sopravvento e dovetti fermarmi. In seguito con molta
nostalgia ripensavo spesso a quanto
gli allenamenti mi facessero sentire
bene e a quanto coraggio mi donasse
il Wing Tsun. Tante volte avrei voluto
ricominciare ma poi dovevo rinunciare. Sono stato fermo quasi tre anni
ma qualche tempo fa ho incontrato un
vecchio amico che parlando mi ha
detto: “sai Ivan, c’è l'insegnante Vitale Stanisci che insegna Wing
Tsun....sai, ha cambiato scuola, ed
ora è tutta un’altra storia”. All’inizio
ho pensato di lasciar perdere ma poi
è scattato qualcosa in me che mi ha
portato, dopo poche sere, a presentarmi in palestra e a chiedere all’Istruttore se fosse disposto ad
allenarmi. Ad essere sincero avevo
un po' paura ma poi mi sono fatto coraggio. In effetti il Wing Tsun
non è certo una disciplina facilmente praticabile da uno a
cui manca una gamba e poi
non tutti gli istruttori sarebbero
disposti ad insegnare ad un
portatore di handicap ma,
anche questa volta sono stato
fortunato. La fortuna più
grande è stata rincontrare l'insegnante Vitale Stanisci che,
contento della mia richiesta,
con sensibilità, rispetto e attenzione mi ha accolto nel gruppo,
ridonandomi coraggio ed entusiasmo per riprendere il cammino
nel
Wing
Tsun.
Sicuramente è una grande sfida
sia per me che per lui. Io dovrò
impegnarmi molto per affrontare e compensare al meglio tutti i limiti dovuti al mio problema, ma chi
dovrà faticare maggiormente sarà sicuramente l’Istruttore, il quale dovrà
imparare a conoscere perfettamente i
miei limiti in modo da potermi donare i mezzi tecnici per poterli superare ed ottenere dei risultati.
Certamente non potrò mai diventare
un istruttore, ma arrivare ad avere
una buona padronanza del Wing Tsun
sarebbe per me, e credo anche per
l’insegnante, un ottimo traguardo.
Nella vita ho avuto tanti incontri e
vissuto diverse situazioni che, a distanza di tempo, si sono rivelati fondamentali per la formazione della
mia persona. Devo al Wing Tsun sicuramente tanto, soprattutto il merito
di donarmi ogni volta non tanto la
forza fisica quanto quella psicologica
per affrontare la vita di tutti i giorni
nonostante la malattia e le limitazioni
fisiche. Il Wing Tsun, però, senza una
persona al tuo fianco che sappia insegnartelo con professionalità e passione, servirebbe a ben poco, almeno
nel mio caso. Insieme abbiamo iniziato quest’avventura e accettato questa grande sfida…io, umilmente, ci
metterò la mia parte, il resto lo lascio
fare a Vitale e al Wing Tsun.
Ciao a tutti.
www.awta.it
QUADERNO TECNICO N°1
TECHNIQUES NOTEBOOK N°1
TECHNISCHES FACHHEFT N°1
Il materiale riportato nella sezione
“Quaderno Tecnico” di “RealAction”
vuole solo dare delle indicazioni sull’argomento trattato, non può in nessun caso
sostituire l’apprendimento sotto la guida
di un Istruttore qualificato AWTA
A cura dell’ AWTA HQ
By AWTA HQ
Herausgegeben von AWTA HQ
The material reported on in this section
“Techniques Notebook” of “RealAction”
would only like to give indications on the
argument treated; it will not in any case
replace any teachings under the guidance
of a qualified Instructor of AWTA.
Das im Teil “Technisches Heft” von
“RealAction”aufgeführtes Material
dient nur um Hinweise über das behan­
delte Thema zu liefern, und kann auf
keinem Fall das Erlernen unter der Fü­
hrung eines AWTA qualifiziertem Au­
sbilder ersetzen!
PAK SAO
Il Pak Sao (o Pak Sau) è un attacco con il palmo della mano che
può essere fatto in tutte le direzioni, dall’alto verso il basso, diagonale verso il basso o verso l’alto, in avanti diagonale. Generalmente viene usato per liberare l’altro braccio da un controllo
o contatto dell’avversario nella corta distanza, mentre viene applicato sul braccio avanzato della guardia avversaria quando non
c’è contatto. Quando il Pak Sao viene portato sul braccio avversario, è quasi sempre seguito dal Gam Sao (controllo con il
palmo verso il basso) o Gam Lap Sao, nel caso in cui si fa anche
una presa per maggiore controllo. Di solito viene eseguito con il
braccio avanzato della guardia WT (Man Sao) in quanto il braccio arretrato (Wu Sao) è usato abitualmente per attaccare con
pugno o mano aperta. Spesso,però, erroneamente, vengono chiamati Pak Sao i controlli con il Man Sao e i controlli e le palmate
con il Wu Sao.
The Pak Sao (or Pak Sau) is an attack with the palm of the
hand which can be done in all directions, from high to low,
diagonally downwards or upwards or diagonally forward.
Usually it is used to liberate the arm from a control or contact
of the adversary in a short distance, while it is applied on the
forearm of the opponent’s guard when there is contact.
When the Pak Sao comes in contact with the opponent’s arm,
there is nearly always a Gum Sao (control of the palm downwards) or Gam Lap Sao, in case there is a grip for a better
control. Usually, it is executed with the advanced arm of the
WT guard (Man Sao), and as for the retreated arm (Wu Sao)
it is used to attack with an open fist. Frequently, though, the
controls with the Man Sao and the controls and the palm attacks with the Wu Sao are wrongly called Pak Sao.
Der PakSao (oder PakSau) ist ein Angriff mit der Handfläche,
der in jeder Richtung ausgeführt werden kann, von oben nach
unten, schräg nach unten oder nach oben, nach vorne diago­
nal. Üblicherweise wird es genutzt um den anderen Arm zu be­
freien, entweder aus einem Kontakt oder aus einer Kontrolle
vom Gegner aus der kurzen Distanz, stattdessen wird es, wenn
kein Kontakt besteht auf dem vorgerücktem Arm aus der Dec­
kung des Gegners angewendet. Wenn der PakSao auf dem ge­
gnerischen Arm angebracht wird, wird es fast immer von
GamSao(Kontrolle mit der Handfläche nach unten) oder von
GamLapSao, (Falls auch einen Griff getätigt wird um eine grö­
ßer Kontrolle zu erzielen) gefolgt. In der Regel wird mit dem
vorgerücktem Arm aus der Deckung WT (Man Sao) ausgeführt,
weil der zurückgezogene Arm (Wu Sao) gewöhnlich dazu ge­
nutzt wird, um mit der Faust oder mit offener Hand anzugrei­
fen. Häufig werden, die Kontrollen mit Man Sao, die
Kontrollen der Handflächen mit dem Wu Sao irrtümlicher­
weise, Pak Sao genannt.
Di seguito sono illustrate varie applicazioni di Pak Sao e “tecniche” simili.
Following are illustrations with different applications of Pak Sao and similar “techniques”.
Nachfolgend werden verschiedene Anwendungen von Pak Sao und ähnliche Techniken erläutert.
1. PAK SAO PUGNO INTERNO:
È POSSIBILE DAL CONTATTO
(CHI SAO) O DALLA DISTANZA
(LAT SAO)
1. PAK SAO PUNCH INTERNAL: IS
POSSIBLE WITH CONTACT
(CHI SAO) OR FROM DISTANCE
(LAT SAO)
1
1
1. PAK SAO INTERNE FAUST: IST MÖGLICH AUS DEM KONTAKT #CHI SAO$ ODER AUS DER DISTANZ
#LAT SAO$
2. PAK-GAM SAO ESTERNO, INTERNO, E
CON TRAPPING
TUTTI ESEGUITI CON IL MAN SAO
2
2
2. PAK GAM SAO EXTERNAL, INTERNAL,
AND WITH TRAPPING ALL APPLIED
WITH MAN SAO
2. PAK!GAM SAO EXTERN, INTERN UND
MIT TRAPPING, ALLE AUSGEFÜHRT MIT
MAN SAO.
2
2
3
3
3. PAK SAO –LATERAL PALM ATTACK WITH THE MAN SAO AND
LOWER PUNCH WITH THE WU
SAO, IN CASE WE ARE ATTACKING. IF IT IS THE OPPONENT
WHO IS ATTACKING FIRST, WE
CAN NOW SAY THAT WE ARE
CONTROLLING WITH THE PAK
SAO AND DO A LOWER PUNCH
WITH THE MAN SAO OR ELSE
CONTROLLING WITH THE MAN
SAO WHICH BECOMES WU SAO
WHILE THE WU SAO ATTACKS
WITH A LOWER PUNCH.
3. PAK SAO - PALMATA LATERALE
CON IL MAN SAO E PUGNO BASSO
CON IL WU SAO NEL CASO IN CUI
ATTACCHIAMO; SE INVECE È L’AVVERSARIO AD ATTACCARE PER
PRIMO, POSSIAMO PARLARE DI
CONTROLLO CON IL WU SAO E
PUGNO BASSO CON IL MAN SAO,
OPPURE DI CONTROLLO CON IL
MAN SAO CHE DIVENTA WU SAO
MENTRE WU SAO ATTACCA CON
PUGNO BASSO
3
3. PAK SAO SEITLICHE HAN!
DFLÄCHE MIT MAN SAO UND
TIEFER FAUST MIT WU SAO, IM
FALL EINEM VON UNS GEFÜ!
HRTEM ANGRIFF, WENN DER GE!
GNER HINGEGEN ALS ERSTES
ANGREIFT, KÖNNEN WIR VON
KONTROLLE MIT WU SAO UND
TIEFER FAUST MIT MAN SAO,
ODER VON KONTROLLE MIT
MAN SAO DER WU SAO WIRD
REDEN, HINGEGEN GREIFT WU
SAO MIT TIEFER FAUST AN.
4. CONTROLLO CON IL MAN SAO
CHE DIVENTA WU SAO E ATTACCO CON IL
WU SAO CHE DIVENTA PUGNO, QUESTO
QUANDO È L’AVVERSARIO CHE ATTACCA
PER PRIMO, INTERNO ED ESTERNO.
4
4. CONTROL WITH THE MAN SAO WHICH
BECOMES WU SAO AND ATTACK WITH
THE WU SAO WHICH BECOMES PUNCH,
THIS IS WHILE THE OPPONENT ATTACKS
FIRST, INTERNAL AND EXTERNAL.
4
4. KONTROLLE MIT MAN SAO DAS WU SAO
WIRD, UND ANGRIFF MIT WU SAO, DER ZUR
FAUST WIRD, DIES WENN DER GEGNER ALS
ERSTES ANGREIFT INTERN UND EXTERN.
5. CONTROLLO CON IL WU SAO E
ATTACCO DI PUGNO CON IL MAN SAO,
SEMPRE INTERNO QUESTO, IN GENERE, QUANDO
SIAMO NOI AD ATTACCARE PER PRIMI
5. CONTROL WITH THE WU SAO AND PUNCH ATTACK WITH THE MAN SAO, ALWAYS INTERNALLY,
THIS HAPPENS USUALLY WHEN WE ARE ATTACKING
FIRST.
5. KONTROLLE MIT DEM WU SAO UND FAUSTANGRIFF
MIT DEM MAN SAO, IMMER INTERN, DIES IM REGEL!
FALL WENN WIR ES SIND, DIE ALS ERSTES ANGREI!
FEN.
5
6 - IL PAK SAO VERSO L’ALTO
PUÒ ESSERE DI ATTACCO O DI
CONTRATTACCO E PUÒ ESSERE ESEGUITO SIA
CON IL MAN SAO CHE CON IL WU SAO. DATO CHE
IL PIÙ DELLE VOLTE LA MANO SI TROVA IN POSIZIONE DI TAN SAO (PALMO VERSO L’ALTO) QUESTO TIPO DI PAK SAO VIENE CHIAMATO TOK
SAO.
6
6
6. THE PAK SAO UPWARDS MIGHT BE AN ATTACK
OR COUNTER ATTACK AND CAN ALSO BE EXECUTED BOTH WITH THE MAN SAO AND WITH THE WU
SAO. CONSIDERING THAT THE HAND IS IN TAN SAO
POSITION (PALM UP) THIS TYPE OF PAK SAO IS CALLED TOK SAO.
6. DER PAK SAO IN RICHTUNG NACH OBEN KANN ALS
ANGRIFF ODER ALS GEGENANGRIFF SEIN, UND KANN
ENTWEDER MIT EINEM MAN SAO ODER AUCH MIT
DEM WU SAO AUSGEFÜHRT WERDEN. DA MEISTENS
DIE HAND IN POSITION TAN SAO "HANDFLÄCHE RI!
CHTUNG OBEN# SICH BEFINDET, WIRD DIESE ART VON
PAK SAO AUCH TOK SAO GENANNT.
7
7
7
7. SPESSO IL PAK SAO È ACCOMPAGNATO DA ATTACCHI LATERALI DI
FAT SAO ORIZZONTALE O VERSO
L’ALTO, CHIARAMENTE ANCHE IL
PAK SAO SEGUE LA DIREZIONE
DELL’ATTACCO, VERSO L’ALTO OPPURE ORIZZONTALE.
7. FREQUENTLY, THE PAK SAO IS
ACCOMPANIED BY LATERAL ATTACKS CALLED FAT SAO EITHER
HORIZONTAL OR UPWARDS, CLEARLY EVEN THE PAK SAO FOLLOWS
THE DIRECTION OF THE ATTACK,
UPWARDS OR HORIZONTALLY.
7. OFT IST DER PAK SAO VON SEITLI!
CHEN, HORIZONTALEN ODER NACH
OBEN FAT SAO!ANGRIFFEN BEGLEI!
TET, SELBSTVERSTÄNDLICH FOLGT
AUCH DER PAK SAO DEN RICHTUN!
GSANGRIFF NACH OBEN ODER
HORIZONTAL
8. IN THIS CASE, CONSIDERING
THAT THE
THRUSTING-FINGERS
ATTACK IS FORWARD, WE CANNOT SAY IT IS A PAK SAO BUT A
WU SAO, WHICH DOES NOT ATTACK THE OPPONENT’S PUNCH
BUT CONTROLS IT.
8. IN QUESTO CASO, DATO CHE
L’ATTACCO CON
IL TAGLIO DELLA MANO È’ IN
AVANTI, NON PARLIAMO DI
PAK SAO MA DI WU SAO, IL
QUALE NON COLPISCE IL
PUGNO AVVERSARIO MA LO
CONTROLLA.
8
8. IN THIS CASE, CONSIDERING THAT THE THRUSTING-FINGERS ATTACK IS FORWARD,
WE CANNOT SAY IT IS A PAK SAO BUT A WU SAO, WHICH DOES NOT ATTACK THE OPPONENT’S
PUNCH BUT CONTROLS IT.
Esempio di applicazione del PAK
SAO in una simulazione
di aggressione reale.
Examples of applications of
Pak Sao in simulations of real
aggression.
Anwendungsbeispiel des Pak Sao
in einer Simulation eines realen
Angriffes.
3
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5
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8
9
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13
Si ringrazia il
Sig. Mincione
Giovanni per la
gentile concessione dei locali
del “Bar Barbarossa”
di Macerata
Campania (CE)
-Italy
Wir bedanken
We thank Mr.
uns bei Herrn
Mincione GiuGio­
Mincione
seppe for his
hö­
die
für
vanni
kindness in allofliche
wing the use of
Bereitstellung
his premises
der Räumli­
“Bar Barbarossa” chkeiten “Bar
of Macerata
Barbarossa” in
Campania (CE) Macerata Cam­
Italy
pania (CE) Italy.
Autodifesa per sole donne al CeIS di Roma
di
Premessa:
Sulla scia della recente cronaca, che
vede il crescente tasso di aggressioni
nei confronti di donne e minori negli
ultimi mesi, il Responsabile delle attività sportive del Centro Italiano di Solidarietà (CeIS), Antonio Salvadori, ha
pensato di dar vita ad un corso di due
mesi di autodifesa, per sole donne, a
porte chiuse. Noto artista marziale, Salvadori ha ritenuto opportuno affidare
questo compito al Maestro Carlo Bernardi, conosciuto nell’ambito della security, il quale ha accolto la proposta
con grande entusiasmo. Il vicepresidente del Centro, Juan Pares Corelli,
personalità di grande rilievo ed esperienza nel CeIS, comprendendone la
portata ha accolto con profondo interesse il progetto, promuovendo il corso
di autodifesa e sicurezza per sole donne
che ha avuto luogo all'interno della
stessa struttura nei mesi di Giugno e
Luglio 2009 in zona Montagnola a
Roma. Il CeIS è un'associazione di sostegno materiale e psicologico sociale,
senza scopo di lucro e si occupa di aiutare individui con precedenti problematiche di diversa natura e gravità,
consentendo loro di riorganizzare la
propria vita, reinserendoli all'interno
della società, con un ventaglio di intervento su individui di tutte le età. E’
stata data la possibilità di partecipare
sia al personale femminile in servizio
presso il CeIS che alle frequentatrici
dello stesso, con una soglia massima di
25 donne, per correggere e seguire in
modo professionale ed efficiente ogni
singola partecipante. A tal fine il Maestro Bernardi ha ritenuto opportuno
portare al suo seguito il suo primo assistente, l'insegnante di Wing Tsun
Massimo Iorio e altre tre allieve che
praticano Wing Tsun da diversi anni,
Veronica, Claudia e Sara. L'approccio
iniziale è stato difficoltoso, data la delicatezza delle tematiche trattate, le differenti età delle partecipanti e il
contesto stesso in cui ci si è trovati ad
operare; si è dunque visto necessario
www.awta.it
Sara Fusi
- ROMA
creare un ambiente di cordialità e apertura, sia comunicativa che psicologica.
Il programma didattico verteva in primis sul corretto atteggiamento mentale
e alle strategie tecnico-operative atte al
fine di prevenire le aggressioni e lavorava sulla condizione psicologica di
reazione, su concetti e principi di sicurezza e tutela personale. É evidente che
questo corso visto il poco tempo a disposizione non aveva la pretesa di fornire una completa preparazione alle
partecipanti, ma piuttosto dare le basi
di una visione d'insieme per ciò che riguarda l'autodifesa femminile. Il corso
è stato strutturato in tre fasi diverse:
1) Teorico-concettuale sui sistemi di
prevenzione alle aggressioni; sono stati
affrontati argomenti come: concetto di
sfera dinamica di sicurezza – distanza
di sicurezza – postura del corpo da tenere nelle fasi di dialogo con un estraneo e nelle possibili fasi di un
approccio o meglio di un presunto pericolo, analizzando così tutte le fasi più
comuni di pre-aggressione – atteggiamento mentale e strategie atte ad elevare la sicurezza personale – concetti
comportamentali in strada ai fini preventivi. In questa prima fase l'interesse
e l'entusiasmo delle allieve nei confronti degli argomenti è salito in modo
impressionate, portando le stesse a formulare numerose domande inerenti a
dubbi e curiosità che hanno ulteriormente, per così dire, sciolto il ghiaccio,
instaurando maggior confidenza e fiducia nei rapporti con l'insegnante e il
suo staff.
E’ indubbio che tutte le domande fatte
,spesso basate su esperienze personali
di vita dirette o indirette, unitamente
alle risposte date, hanno arricchito il
bagaglio di conoscenza di tutti i presenti.
2) Introduzione ai principi tecnici che
sono alla base del Wing Tsun: questa
fase del corso ha concorso a suscitare
nelle partecipanti la curiosità sul come
fosse possibile attuare i principi e le
tecniche del sistema senza uso della
forza o di particolari capacità atletiche.
Infatti, al riguardo, sono stati introdotti
i concetti sul principio della linea centrale e suo utilizzo – regola strategica
dei 45° - principio della frusta – concetti inerenti a come generare potenza
nei colpi col proprio corpo – safe-defence.
3) Applicazione pratica delle strategie
e dei principi del Wing Tsun: in quest'ultima fase ci si è concentrati su
come applicare i principi delle prime
due fasi del corso e su come portare i
colpi, calci, pugni, gomitate, ginocchiate, lavorando con scudi e colpitori
vari ed inoltre sono state introdotte alcune nozioni di base di autodifesa a
terra, per contrastare tentativi di stupro.
In quest’ultima fase tutte le partecipanti hanno dimostrato una determinazione ed un impegno notevoli,
determinati dall'entusiasmo per l'applicazione operativa delle prime due fasi
del corso, essendo tale tema chiaramente anche molto sentito emotivamente.
Conclusioni:
Espressioni di apprezzamento in merito alla struttura e alla grande utilità di
ciò che è stato fatto, sono state più
volte rivolti nei confronti di tutto lo
staff didattico diretto dal Maestro Bernardi. Dopo l'ultima lezione, ognuna
delle partecipanti ha voluto esprimere
una propria opinione in merito al programma svolto, riportando per iscritto
le personali impressioni. Tutte le parole
e i giudizi espressi hanno commosso lo
staff del Maestro Bernardi, l’esperienza
ha portato a comprendere quanto sia
importante svolgere queste attività di
solidarietà sociale, spingendo a proporre questa tipologia di corsi anche ad
altri enti affini, e, visto il forte consenso
ricevuto, a ripresentarsi nuovamente
presso i locali del CeIS per qualche
altra lezione di approfondimento.
15
W I NG TS UN: L a logica di u n’
Ho cominciato a praticare il Wing Tsun nel
1998 e vorrei parlarne,
dopo questi anni di
pratica, analizzandolo
da un punto di vista
inusuale; il punto di
vista della “Logica”
con la L maiuscola.
Occorre però che faccia subito una premessa per sgombrare il
campo da equivoci: le
riflessioni qui sviluppate non sono rivolte ad esperti di gabbie da extreme fight, né a quelli che
frequentano i blog tematici in cui ci si
esercita nel gossip marziale, per cui
consiglierei a coloro che si riconosco
in una di queste due categorie di non
proseguire nella lettura, perché rimarrebbero delusi. Detto questo che cosa
centra la “Logica” col WT? Innanzitutto diamo una definizione di “Logica” prendendo in prestito quella di
Piergiorgio Odifreddi - docente di Logica all’università di Torino ed alla
Cornell University –: “la Logica è lo
studio del pensiero (espressione) attraverso il linguaggio al fine di stabilire i
valori di verità di una proposizione”.
Affinché esista la Logica è necessario
che ci sia un linguaggio. Per il linguaggio Aristotele individuò i termini del
discorso, che hanno senso isolatamente
e con i quali si costruiscono le proposizioni e le chiamò categorie. Aristotele
considera le categorie grammaticali
quali: sostantivi, aggettivi (quantitativi
e qualitativi), relazioni, avverbi (di
luogo e di tempo), verbi ausiliari (essere e avere) e forme verbali (attive e
passive) con le quali costruire le proposizioni del linguaggio naturale. Analogamente possiamo considerare le
posizioni ed i movimenti nelle forme
Siu Nim Tau, Cham Kiu e Biu Tze
come i termini semplici del discorso
nel linguaggio del WT e le azioni di difesa / attacco come le proposizioni che
si costruiscono con esso. Le forme insegnano al praticante le basi del WT: la
corretta postura dei movimenti riflessi
quali il Tan Sao, il Bong Sao, il modo
di portare correttamente attacchi come
16
di
Aldo Autuori
- SALERNO
il Tut Sao o il Fat Sao nella Iª forma; la
coordinazione e la dinamicità nella II ª
con gli spostamenti, la forza esplosiva
nella III ª. Sono dunque queste le basi
del WT, necessarie, ma non sufficienti,
per costruire una proposizione (cioè
una azione di difesa e/o attacco).
Il passo successivo dell’applicazione
della Logica al linguaggio naturale è
stato quello di costruire proposizioni
sensate. Crisippo (III sec.p.e.V), esponente della scuola della Stoà, arricchì
la Logica delle nozioni di Sintassi Semantica e Semiotica che stabilirono e
definirono le regole e le modalità di interpretazione da applicare alle proposizioni del linguaggio naturale. Nel WT
l’equivalente delle aree individuate da
Crisippo sono i “4 principi della tecnica” e i “4 principi della forza” che i
praticanti di WT ben conoscono. I principi della forza e della tecnica costituiscono le modalità (Sintassi) con cui si
costruiscono le proposizioni nel WT;
esse debbono essere fluide e naturali
(CHI SAO – contatto, braccia incollate) così come è fluido e naturale parlare. La Sintassi del WT viene
insegnata con la pratica del LAT SAO
(distanza senza contatto) e del CHI
SAO che rendono concreti i principi
della forza e della tecnica. Risulta evidente l’importanza della conoscenza e
della padronanza delle categorie semplici individuate per il WT acquisite attraverso lo studio e la pratica delle
forme. Con il CHI SAO il praticante
impara a rendere fluido e naturale il suo
modo di esprimersi nel WT
coniugando
opportunamente i principi della forza
e della tecnica. Il LAT SAO
cala il praticante in un contesto interpretativo ancora
più concreto, obbligandolo
a riconoscere e a dare un
senso alle proprie azioni e a
quelle dell’avversario. Rimane da affrontare l’ultimo
punto che ha rappresentato
e rappresenta il problema
chiave dei “Logici” di ogni
epoca, da Parmenide agli Stoici, dagli
Scolastici a Kant, fino ad arrivare ai
“Logici” del XX secolo quali Tarski e
Gòdel: stabilire la validità di una proposizione per poter decidere della sua
verità. Per mantenere l’analogia con il
linguaggio naturale e studiare il WT attraverso la “Logica” dobbiamo considerare che una proposizione, anche se
corretta dal punto di vista Sintattico Semiotico e Semantico, potrebbe esprimere un paradosso. Il più famoso, nel
linguaggio à di decidere l’assoluto di
una proposizione, per cui essa può essere vera in un universo ma per altri
risultare falsa.
Infatti il criterio di verità, enunciato da
Platone e adottato da Aristotele, richiede una corrispondenza tra linguaggio e mondo.
Per definire la verità di un linguaggio
si deve quindi specificare, esattamente,
la struttura di un mondo possibile a cui
esso si riferisce. La soluzione dei paradossi può quindi venire solo da una teoria che colleghi le affermazioni del
linguaggio ai fatti del mondo scomponendole da affermazioni astratte ad affermazioni via via più concrete, fino
a ridurle ad affermazioni su stati di
fatto (Kripke).
Stabilire un criterio di verità per un’applicazione WT, e quindi per il WT, significa verificare la sua efficacia in un
dato contesto scomponendola nei suoi
elementi semplici.
Affermare che un MAN SAO che intercetta un pugno si trasforma in un
BOM SAO o in un TAN SAO è una
proposizione vera in funzione dell’evento pugno.
www.awta.it
arte mar ziale
Ed è proprio quello che fa il logico
matematico\filosofo Kripke quando
con il suo teorema di indefinibilità stabilisce che le proposizioni debbono
essere correlate al mondo reale. La
correlazione che il WT ha con il
mondo reale è molto forte perché è
una conseguenza naturale delle sue
definizioni e delle sue componenti.
Non esistono tecniche o applicazioni
segrete nel WT che risultino vere in
assoluto, ma solo applicazioni che
sono vere in funzione del collegamento con il mondo reale. La pratica
del CHI SAO, ad esempio, viene utilizzata per acquisire la capacità di
adeguarsi all’avversario, per assorbire
la sua forza, aggiungere alla sua la
propria e restituirgliela. Il CHI SAO,
però, non funzionerebbe se lo si praticasse, per arrivare ad un paradosso,
con un extraterrestre che avesse più di
due braccia. Il principio elementare di
assorbire la forza dell’avversario è
vero in assoluto, la sua applicazione
è vera in funzione della sua correlazione con i fatti del mondo. Potremmo
quindi dire che il WT è vero in quanto
un continuo divenire (Eraclito). Per
essere vero il WT dovrebbe esserlo in
tutti i possibili mondi (le ultime ricerche nella Fisica submolecolare ci dicono che ne esistono di infiniti) e
questo è improbabile. Per spiegare
agli scettici le sue teorie sulla relatività e mettere in chiaro nell’articolo
“Fisica e realtà” del 1936 il ruolo
della Logica nella fisica moderna,
Einstein scrisse: “La Fisica è un sistema logico in evoluzione e l’evoluzione procede nella direzione di una
crescente semplicità nei fondamenti
logici…”
Se sostituiamo la parola “Fisica” con
“WING TSUN”, dopo queste considerazioni, il periodo, anche se potrebbe
sembrare irriverente, rimane coerente.
Irriverente potrebbero aver trovato
questo articolo quelli che, pur appartenendo alle categorie menzionate all’inizio e nonostante il consiglio di
non proseguire nella lettura, l’abbiano
comunque fatto.
A coloro che abbiano trovato irriverente accostare un’arte marziale alla
Logica ed alla Filosofia ricordo che il
WT ha radici profonde nelle tre principali correnti filosofiche orientali:
Buddismo, Confucianesimo e Taoismo, come gli appassionati e i praticanti di WT certamente sanno. E per
rafforzare questo legame voglio citare
un aneddoto che riguarda la vita di
Platone: Platone, il cui vero nome era
Aristocle, era così appassionato di
lotta e culturismo che sviluppò delle
spalle così larghe da meritarsi, dal suo
allenatore, il soprannome di Platone
(Piattone).
Donne e Violenza:
la migliore difesa è la prevenzione
di
Carmela D’Amico
- CASERTA
Le notizie sugli abusi e le violenze
verso il sesso femminile negli ultimi
periodi sono diventate allarmanti. La
violenza contro le donne è diffusa, non
appare in diminuzione, è una piaga
globale ed un fenomeno molto esteso.
Esiste in tutti i Paesi, attraversa tutte le
classi sociali, i livelli di istruzione e
tutte le fasce d’età. Essa comprende: la
violenza domestica, gli stupri, il traffico di donne e bambine, l’induzione
alla prostituzione e la violenza perpetrata in occasione dei conflitti armati,
stupri sistematici, schiavitù sessuale e
maternità forzate. E’ uno dei meccanismi tramite i quali vengono costrette
ad una posizione subordinata all’uomo. L’argomento è delicato e difficile da trattare, poiché le donne che
subiscono violenza si sentono confuse,
si vergognano, hanno paura e mettono
in atto delle strategie per difendersi dal
dolore, delle barriere che aiutano a
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sentire un po’ meno la sofferenza, per
riuscire a riprendere il controllo. La
personalità violenta si manifesta
quando incontra una personalità debole; il violento non criminale e il criminale si manifesta in un ambiente in
cui può essere forte: l’ambiente familiare o luoghi appartati e poco frequentati. Troppo spesso le donne sono
indifese, fragili, in balia della cattiveria
degli uomini che, approfittando della
superiorità fisica, scaricano la loro violenza contro le donne. Sono loro che
stuprano, picchiano, umiliano, in alcuni casi fino ad uccidere. Gli uomini
che usano violenza lo fanno per mantenere o rafforzare il loro potere nei riguardi delle donne ed è un “crimine”,
ma continua ad essere da loro considerata una questione privata. Secondo
il codice internazionale dei diritti
umani, tutti i governi hanno la responsabilità di prevenire, indagare e punire
gli atti di violenza sulle donne in qualsiasi luogo si verifichino impegnandosi a rendere più forti le donne, per
garantire loro indipendenza economica
e protezione dei diritti fondamentali.
Ma, se vogliamo che ogni donna sia libera di vivere la propria vita, che si
senta al sicuro dalla violenza, è indispensabile darle gli strumenti necessari
per difendersi e, quando è necessario,
contrattaccare: per ottenere questo è
necessario che la donna possieda un
bagaglio di nozioni e strumenti che la
mettano in condizione di avere una
maggiore consapevolezza di sé, per
imparare a riconoscere segnali di pericolo e situazioni a rischio, per evitarli
o almeno per riuscire a fronteggiarli
con alcune tecniche difensive di base.
Per sviluppare una mentalità difensiva
la “difesa personale” non deve limitasi
all'insegnamento di tecniche fisiche,
ma affrontare ogni aspetto della sicurezza e puntare principalmente sui fattori psicologici che possono
condizionare le donne che si trovano a
dover affrontare una situazione di pericolo reale: autostima, consapevolezza di sé, determinazione, controllo
dell'emotività. E, soprattutto, bisogna
insegnare alla donna ad utilizzare
l'arma numero uno che tutti quanti abbiamo a disposizione per evitare l’aggressione e per difenderci, la
prevenzione: è necessario imparare a
sviluppare una mentalità difensiva
utile in ogni circostanza della vita.
17
M e d i c i na Tr a d i zi o na l e C ine se
A cura del
Dott. Prof. Gaudenzio Garozzo
Oggi è frequente
nella vita quotidiana sentire parlare di Te Verde,
Agopuntura,
Massaggio Cinese (Tuina) , Qi
Gong, Tai Ji
Chuan ma molto
spesso non esiste
una reale conoscenza del significato di queste
parole che sottendono concetti
di una cultura
antica e tanto
lontana dalla nostra.
Chi ha avuto la
fortuna di intraprendere
un
viaggio in Asia,
per lavoro o per
divertimento, ha
potuto constatare
quanto questo continente viaggi parallelamente al nostro ponendosi
però di fronte alla realtà quotidiana
in maniera nettamente all’opposto.
La scrittura con gli ideogrammi, ad
esempio , frutto di un concetto visivo che si esprime attraverso un disegno, la lingua cinese che
racchiude un pensiero sintetico rispetto alla lingua occidentale che
predilige un concetto analitico, l’utilizzo dei bastoncini per mangiare al
posto delle nostre amate posate, il
modo di salutare che non prevede in
nessun modo il contatto personale
ma che cerca con eleganza di mostrare rispetto attraverso movimenti
del corpo e degli arti, e tanto altro
ancora. Un mondo che vive l’altro
lato della medaglia che pure esiste
ma che molto spesso noi del popolo
occidentale vogliamo dimenticare o
ignorare.
La mia esperienza di oltre cinque
anni vissuti nel continente asiatico
mi ha permesso, attraverso la guida
18
dei miei Maestri ( primo fra tutti il
Prof. Nguyen Van Nghi), un collegamento tra Occidente ed Oriente, tra
Materia ed Energia, tra l’osservazione della faccia anteriore e posteriore della “Medaglia”. Molto
spesso siamo abituati a credere in
concetti assoluti solo perché non ci
è stata data l’opportunità di conoscerne degli
altri. Facciamo un
esempio
molto calzante. Nel
mondo Occidentale si
ritiene che
il Latte sia
un alimento
indispensabile
per
l’accrescimento ed il
nutrimento
del
bam-
bino e che poi sia
fondamentale
per l’adulto per
le qualità intrinseche dell’alimento, prima fra
tutte l’alto contenuto di Calcio
necessario per
mantenere le nostre ossa in
buono stato di
salute ed evitare
l’osteoporosi.
Ebbene tutto ciò
può essere considerato falso o
non totalmente
vero alla luce
dell’osservazione delle abitudini alimentari
del mondo asiatico, in particolare
quello
cinese. Premesso
che in linea generale essendo noi dei
mammiferi la produzione del latte è
un momento legato alla fase di allattamento che la mamma riserva per il
suo “cucciolo”. I primi mesi del nascituro saranno legati ad una alimentazione quasi esclusivamente a base
di latte per la difficoltà digestiva che
ogni “cucciolo” si porta con se.
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e d Al i me nta zi o ne
Non dobbiamo però commettere
l’errore di considerare il latte materno, perché alimento indispensabile del “cucciolo” come alimento
per l’essere adulto. Nessuno di noi
vedrà mai un elefante adulto, un
bue, un cavallo, o qualsiasi altro
mammifero cibarsi di latte dopo lo
svezzamento dal latte materno.
L’unico essere al mondo che lo fa,
senza una vera ragione e necessità,
è l’uomo. Ma ciò non vuol dire che
sia giusto o necessario. Il popolo cinese ad esempio non ha mai assunto
latte o prodotti derivati dal latte e
non si può affermare che questo
abbia potuto comportare ritardi dello
sviluppo, maggiore fragilità ossea o
altre malattie correlate, anzi!!!!! Famosi sono gli atleti cultori delle arti
marziali che con le loro capacità
combattive hanno sempre affascinato il mondo occidentale. Famosa è
la loro capacità prolifica che ha portato il governo ad emettere un editto
che impedisse ai genitori di avere
più di un figlio a famiglia.
Cosa ha quindi permesso ai cinesi di
poter rifiutare una alimentazione a
base di prodotti derivati dal latte migliorando le loro condizioni di salute
e non creando patologie accessorie?
La cultura
della Medicina Tradizioane
Cinese.
Questa
sembra
nasca ben
oltre 5000
anni fa e
per oltre 5
millenni
ha accompagnato il
suo
popolo per il
controllo
dello stato di salute e per la risoluzione di tutte quelle problematiche
che potessero investire l’essere
umano (infezioni batteriche, virali,
da funghi o parassiti, anomali genetiche, disordini endocrini, immunitari,
alimentari,
sessuali,
neuropsichiatrici e tanto altro ancora). Il risultato? Quasi due miliardi di persone sopravvissute al
tempo ed allo spazio.
Da quest’altra parte possiamo noi
pensare una vita fatta senza pillole,
siringhe, analisi del sangue, infusioni venose etc..? sembra quasi che
senza questi presidi la nostra vita
non potrebbe più esistere. Nel
mondo Occidetale si pensa ormai
che senza integratori, vitamine ed
altro la nostra vita subirebbe un arresto. Sarà poi vero? La scelta di una
alimentazione sana, basata su cibi
non artefatti, l’eleminazione dei prodotti surgelati in cambio di quelli
freschi e più ricchi di sostanze indispensabili all’Uomo (gli Ormoni che
purtroppo con la surgelazione o la
congelazione subiscono una distruzione pressocchè totale nella maggior
parte
degli
alimenti),
l’astinenza da dolciumi, cibi iinscatolati e conservati, l’abbandono del
caffè e di tutte quelle terribili bevande gassate (coca-cola, aranciate
etc. ) tanto amate dai bambini, porterà a soffrire meno di patologie che
oggi sono così tanto frequenti nella
popolazione.
L’uovo di Colombo per la salute: seguire un criterio alimentare basato
sulle tradizione alimentare del neonato( mangiare sempre prima le proteine, poi le verdure ed infine i
carboidrati e bere almeno il 15% del
proprio peso corporeo (come fanno
tutti i neonati quando cibandosi solo
del latte materno introducono a volte
oltre il 20% del loro peso).
Il Drago e la Fenice Caserta www.ildragoelafenice.it
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19
Es crim a
e difesa personale
R
di
Sifu Carlo Bernardi
- ROMA
E’ sempre più facile in una società
come quella attuale, rimanere coinvolti in aggressioni o violenze di varia
natura. Per questo l’escrima filippino,
arte marziale che fa uso anche di oggetti occasionali o comuni di ogni
tipo, ma la s’impara usando bastoni
ed armi da taglio di vario genere, può
sicuramente essere quella disciplina
che fa la differenza al fine di elevare
la propria sicurezza personale in queste incresciose situazioni. L’escrima,
sistema nato esclusivamente per il
combattimento, si è evoluto pian
piano anche in occidente non tanto
per i suoi aspetti filosofici o storici,
ma proprio per la sua reale validità ed
efficacia nell’autodifesa. “Colpire più
che bloccare”, questo è uno dei motti
più importanti dell’escrima, da cui si
evince che se vuoi
difenderti efficacemente devi attaccare
colpendo ripetutamente l’avversario.
Le strategie utilizzate in questa splendida arte marziale,
ci portano ad imparare che per autodifenderci
non
bisogna mai fronteggiare il proprio avversario faccia a
faccia ma ponendosi
20
a 45° rispetto a lui, cercando di
sorprenderlo colpendolo lateralmente o ancora meglio passandogli alle spalle al fine di
non fornirgli mai un bersaglio statico
e prevedibile.
Per questa ragione nell’escrima il Footwork o lavoro dei passi e spostamenti è fondamentale. Solo se si ha
un ottimo lavoro di spostamenti del
corpo e quindi un buon gioco di passi
si può riuscire per esempio ad evitare
un fendente o una coltellata sferrata
all’improvviso. Non dobbiamo però
mai dimenticare che in questi casi non
c’è nulla di più intelligente di evitare
uno scontro armato di questo tipo,
rendendosi conto però che se non se
ne può fare a meno, la conoscenza di
cosa si rischia in queste situazioni,
può far si che si riesca veramente ad
evitare di correre rischi inutili ripor-
tando la pelle a casa… Di sicuro comunque l’escrima è un’ottima integrazione dell’autodifesa a mani nude.
Essere aggrediti e saper usare correttamente ad esempio: un ombrello, una
penna, un mazzo di chiavi o una rivista arrotolata, può fare realmente la
differenza tra il vivere e morire in
certe circostanze. Quest’arte marziale
filippina è di sicuro un ottimo strumento di autodifesa anche per le
donne, le quali approcciandosi subito
dalle prime lezioni all’uso del bastone
e delle armi bianche in genere, possono ottenere più velocemente una
realistica capacità di autodifendersi
rispetto al dover imparare un qualsiasi
altro metodo di difesa personale a
mani nude. Ci terrei a sottolineare,infine, l’eccezionale ed aggiungerei veramente particolare preparazione
atletica che quest’arte marziale richiede. Infatti c’è
tutto un lavoro di
sviluppo atletico che
noi facciamo nell’Escrima AWTA,
relativo alla potenza
esplosiva della muscolatura da reclutare, che va fatto
mediante apposite
routine tradizionali
filippine in aggiunta
all’altro grosso lavoro di braccia che
insieme fanno si da
tenere sempre in ottima forma fisica il
praticante stesso.
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Riflessioni critiche su
alcune metodologie di
pratica del W ing Tsun
di
I PARTE
Antonio Zonta
- TRIESTE
Premessa. In genere le pubblicazioni
sulla “nostra” arte marziale - qualsiasi essa sia - hanno carattere elogiativo e “partigiano”. Credo però che
per migliorarci abbiamo bisogno di
una visione più distaccata, imparziale
ed obiettiva delle cose.
Stili interni e stili esterni. Il wing
tsun o WT è tradizionalmente considerato uno “stile interno o morbido”
di kung fu (ad es. tai-chi-chuan).
Come è noto tali stili sono – ancorché
semplicisticamente - contrapposti ai
cosiddetti “stili esterni o duri”, nei
quali è enfatizzato l'uso della forza fisica (ad es.hung-gar, shaolin). I metodi interni cinesi – così come quelli
giapponesi (ad es. aikido, jiu-jitsu) –
sono fondati sulla morbidezza e cedevolezza del praticante, il quale si
addestra ad “assorbire” la forza dell'avversario mediante tecniche appropriate. I metodi esterni usano invece
la “durezza” per contrastare la durezza. Tale contrapposizione viene a
delineare – con le necessarie approssimazioni insite in ogni generalizzazione – due distinte concezioni delle
arti marziali. Tali “anime” si riflettono sui loro praticanti, creando convinzioni assai radicate e spesso veri e
propri pregiudizi fondati su un approccio percepito indubitabilmente
come il migliore da chi lo segue.
Tutti noi abbiamo partecipato a qualche interminabile discussione fra praticanti di arti marziali, all'esito della
quale ognuno rimaneva invariabil-
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mente “fedele” alla propria idea: magari relativa
ad una più attuale “contrapposizione”, quella fra
metodi di striking e di
grappling. Sotto questo
punto di vista le arti marziali non sono troppo diverse dalla politica o
dalla religione – anche
nei loro aspetti più deleteri: ognuna
di esse ha i propri “seguaci” e sono
rare le “conversioni” e l'uso della razionalità. Si accennava ai pregiudizi
od idee profondamente inculcate.
Così ad esempio un maestro di uno
stile interno con un fisico troppo sviluppato è tradizionalmente visto “con
sospetto” da parte dei “seguaci” di
tale stile, i quali sono portati a pensare che egli sia costretto a sopperire
con tali qualità a presunte deficienze
tecniche. Analogamente, sino ad oggi
la maggior parte dei praticanti di
WT/wing chun “ortodossi” ha ritenuto che fosse inutile o addirittura
controproducente un allenamento fisico intenso ai fini della pratica di
tale stile. Uno dei principi del WT è
infatti: “liberati della tua forza !”. Il
motto significa che bisogna disfarsi
della propria rigidità muscolare e del
naturale istinto ad usare la propria
forza fisica per contrastare le azioni
dell'avversario. Lo sviluppo della
forza del praticante di WT sarebbe altresì in contraddizione con l'altro
principio “liberati della forza dell'avversario” - strettamente connesso al
precedente – e di cui sono applicazioni gli altri due principi “se l'avversario spinge, cedi !” e “se l'avversario
tira, seguilo !”. Certamente un uso
sconsiderato dei pesi accorcia, “lega”
e quindi rallenta la muscolatura; parimenti una massa muscolare eccessivamente sviluppata costituisce un
ostacolo ad una pratica armoniosa e
fluida delle tecniche di WT. Tuttavia,
evitando di allenare il fisico, si trascura di considerare l'ultimo principio del WT che recita: “aggiungi la
tua forza”. Una corretta interpretazione delle idee-cardine di questo
stile – che alcuni preferiscono addirittura definire “sistema” per sottolinearne la completezza ed organicità
– non può naturalmente prescindere
da un'applicazione di tutti i principi.
Il vero WT-man in un primo momento deve assecondare le intenzioni
dell'aggressore, evitando di opporvisi
e di deviare gli attacchi con parate e
blocchi. In questa fase tornerà senz'altro utile la fluidità del praticante,
che si limiterà ad intercettare le braccia o gambe dell'aggressore per farle
“scivolare” oltre sé mediante il cosiddetto “cuneo”, o a controllarle accompagnandole a destinazione e
spostando solo sé stesso e mai gli arti
dell'avversario. In ciò però non può
esaurirsi l'azione difensiva, giacché
l'aggressore non è stato ancora “neutralizzato”: il praticante di WT è
quindi altresì costretto a contrattaccare con efficacia, perché in mancanza si vedrebbe obbligato
nuovamente a difendersi (cosiddetta
difesa passiva) fino a quando l'aggressore, inevitabilmente, riuscirebbe
a colpirlo.In un secondo momento
quindi la propria “forza” non è di
ostacolo, bensì utile. A ben vedere allora, la contrapposizione fra stili interni
ed
esterni
concerne
eminentemente il momento difensivo
“puro”. All'atto del contrattacco infatti – che nel caso del WT dovrebbe
peraltro essere contestuale alla “difesa”– non si può dubitare, ai fini
dell'efficacia della (re)azione, della
necessità di colpire l'avversario con
la massima potenza, e quindi con
un'azione “ying”, per porre fine al
combattimento.
21
Questa (re)azione presuppone la capacità di sferrare colpi potenti e di
possedere quella resistenza muscolare e cardiovascolare che consente di
protrarre nel tempo tale (re)azione
fino a quando necessario. Al riguardo, non si può trascurare di considerare la (probabile) reazione
dell'offensore, che potrebbe costringere il difensore, suo malgrado, ad
una situazione di lotta (anche a terra)
o di scambio di colpi più o meno prolungati.
Il praticante “ortodosso” di WT ritiene di superare la precedente obiezione sostenendo che, essendo il WT
un metodo di combattimento “senza
regole” nato per combattere “senza
guantoni”, egli potrebbe fare a meno
di colpi potenti, sferrando i contrattacchi ai punti deboli dell'aggressore
(occhi, gola, genitali etc). Ciò consentirebbe altresì di porre fine al confronto in pochi secondi – non essendo
per definizione i punti deboli “allenabili” a sopportare i colpi, a differenza
di muscoli ed ossa - divenendo così
superfluo l'allenamento delle doti “fisiche” del praticante di WT.
Personalmente dissento da questa
sorta di “dogma” così diffuso fra i
praticanti di arti marziali “tradizionali” (non solo di WT), ritenendo che
ciò possa corrispondere al vero solo
in presenza di un'assoluta precisione
e padronanza tecnica, che però ben
pochi posseggono nonostante i molti
anni di pratica.
Inoltre verosimilmente anche questa
“minoranza” vedrebbe fortemente
scemare tale precisione in condizioni
di forte stress emotivo ed in caso di
attacco a sorpresa quale è il contesto
dell'autodifesa. I film di arti
marziali sono naturalmente tutt'altra cosa rispetto alla realtà.
Parimenti è tutt'altra cosa rispetto al combattimento reale
la pratica del chi-sao, che è
certo assai utile, ma che resta
pur sempre solo un esercizio.
Molti praticanti avanzati di
WT, pur essendo almeno a parole consci della differenza, finiscono
in
realtà
per
“ingannare” sé stessi e gli altri,
ritenendo in sostanza di poter
trasferire “automaticamente”,
ossia senza un ulteriore addestramento specifico, le qualità
allenate con il chi-sao in un
ipotetico combattimento. Qualità come la sensibilità tattile,
la scioltezza, l'istintività nelle
reazioni possono in effetti essere assai sviluppate e raffinate, ma
in un contesto differente di cui non si
ha esperienza può risultarne problematica la loro applicabilità.
Si sottovaluta spesso, al riguardo, un
aspetto fondamentale che differenzia
i due contesti: la diversa distanza e la
preesistenza di un “prezioso” contatto con le braccia dell'avversario,
che difetta nel combattimento libero,
e che contraddistingue invece il chisao. Tale contatto rende assai più
semplice ottenere “informazioni”
sulle prossime mosse dell'avversario
(traiettoria, potenza etc.) e quindi reagire appropriatamente e tempestivamente.
Senza previo contatto la difesa è assai
più complicata, entrando in gioco
altri elementi come i riflessi visivi, le
finte, la velocità di contrazione mu-
scolare etc.
Che la “trasposizione” chi-sao/combattimento libero non sia niente affatto agevole – ma nemmeno
impossibile, a mio parere – è circostanza dimostrata dai pochi praticanti
di un certo livello di WT che hanno
coraggiosamente provato a cimentarsi nei circuiti di MMA.
Altro aspetto che condiziona (negativamente) l'applicabilità in contesti
differenti delle preziose qualità acquisibili tramite il chi-sao è la circostanza che esso, per definizione, può
esercitarsi solo con praticanti di WT
e quindi “prepara” a neutralizzare
(anche) tipi di attacchi “specializzati”, che verosimilmente una persona comune o un praticante di una
diversa arte marziale non effettua (ad
es. doppi pugni).
CONTINUA SUL PROSSIMO NUMERO
22
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R
R
ELE!CO SCUOLE
AWTA
ABRUZZO
Vasto - Lanciano
Stanisci Vitale - 2° Grado Superiore
3382451129
CALABRIA
Fagnano Castello (CS) - S.Marco Argentano (CS)
Francesco Formoso - 1° Grado Superiore
3297267271
CAMPA!IA
Benevento
Rino Tirelli
3481577744
Cancello Scalo (CE) - Maddaloni (CE)
Sifu Rosario Crisci - 4° Grado Superiore
339.4873453
San Prisco (CE)
Giovanni Fumante - 2° Grado Superiore
3381357747
Ercolano (!A)
Dott. Giuseppe Auciello - 4° Grado Superiore
3355323123
San Gennaro Vesuviano (!A)
Nunziata Giuseppe - 2° Grado Superiore
3385912124
Salerno
Aldo Autuori - 3° Grado Superiore
3498356574
San Gregorio Magno (SA)
Moricci Marco - 2° Grado Superiore
3313709673
FRIULI VE!EZIA GIULIA
Trieste
Ciuffreda Massimiliano- 1° Grado Superiore
3465254834
Trieste
Antonio D'Addona - 1° Grado Superiore
3334833554
Grado (GO)
Tessarin A. - 3° Grado Superiore
3381495042
LAZIO
Roma-Magliana
Sifu Carlo Bernardi - Master 6° Grado Superiore
[email protected] - 3475265445
Roma - San Giovanni, Re di Roma
Sifu Roberto Capponi - 4° Grado Superiore
www.wt-roma.it [email protected] 3395817017
Roma - Ciampino
Castiglia George - 1° Grado Superiore
3478229531
Roma - Marconi
Fabio Pastorini
3460867688
Roma - San Pietro, Cipro
Nicola Colao - 2° Grado Superiore
www.oriente-occidente.it - [email protected] 3480403508
MARCHE
Pesaro
Alessandro Dini - 3° Grado Superiore
www.asdfiordiloto.it - [email protected] - 3477437630
Lucrezia di Fano
Alessandro Berardi - 1° Grado Superiore
www.asdfiordiloto.it - [email protected] - 3347676825
PUGLIA
Acquaviva Delle Fonti (BA)
Giuseppe Quatraro - 3° Grado Superiore
www.wingtsunart.it - [email protected] 3385060269
Gallipoli (LE)
Sandro De Vitis - 3° Grado Superiore
[email protected] - 3398772591
Casamassima (BA)
Massimiliano Loseto - 3804143771
SARDEG!A
Sassari - Alghero
Sifu Andrea Ruiu - 2° Grado Superiore
3482532360
Sassari
Bruno Grimaldi
3282716887
Sassari
Giovanni Lupinu
3405399257
SICILIA
Catania - Gela
Sifu Luca Damante - 4° Grado Superiore
www.wingtsuncatania.it [email protected] 3470659304
Siracusa
Sifu Aldo S. Curcio - 4° Grado Superiore
3388663137
Mascalucia (CT)
Filippo Sapienza - 1° Grado Superiore
3401034832
Ragusa
Valerio Scata - 2° Grado Superiore
3471162993
Agrigento
Benito Vetro
3934068275
Campo Felice di R. (PA)
Sifu Damante - 4° Grado Superiore
F. Micarelli - 1° Grado Superiore
3288356290
TOSCA!A
Firenze
Sifu Sergio Maffii - Master 5° Grado Superiore
[email protected] - 3290809012
Firenze Centro
Marco Guidi - 4° Grado Superiore
3355366765
Buggiano Pescia (Pistoia)
Romeo Michelotti - 3° Grado Superiore
330959642
Montopoli Val D'Arno (PI)
Loris Montevidoni - 2° Grado Superiore
[email protected] - 3381502705
Prato
Antonio Liguori- 1° Grado Superiore
3402984900
Empoli
Marco Monti 3355391704
Montecatini Terme (Pistoia)
Tiziano Parente - 1° Grado Superiore
3838069763
UMBRIA
Perugia
Cristian Natalini
3476878281
Terni
Pietro Caddeo - 1° Grado Superiore
3334487247
REPUBBLICA DI MALTA
Mosta
Sifu Joseph Ronald De Bono - 3° Grado
Superiore
Ruth De Bono - 2° Grado Superiore
0035699490986 - www.wtmalta.com
GERMA!IA
Achern
Si Hing Giorgio Zito - 1° Grado Superiore
004915151709617
I!FO:
CO!TATTARE LA SEDE I!TER!AZIO!ALE
SITA I! MACERATA CAMPA!IA
- CASERTA:
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OPPURE
R
R
WING TSUN Kung Fu AWTA Sy.Ste.M.
è la nuova ed esclusiva didattica del
WI!GTSU! AWTA.
E’ basata sull’applicazione semplice ed
efficace dei principi WT in modo
istintivo e concreto
rispettando le capacità del praticante.
ESPLOSIVITA’
E DETERMINAZIONE
sono elementi da sviluppare
attraverso questo particolare metodo
di insegnamento che, senza dubbio,
comporta un rafforzamento del
carattere e un miglioramento
dell’autostima.
Questa particolare applicazione dei
princìpi del WT è determinante anche
nei combattimenti sportivi
per coloro che praticano altre
discipline marziali.