RealAction1 - Wing Tsun Sardegna
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RealAction1 - Wing Tsun Sardegna
Anno I numero 1 - 2010 www.awta.it R Donne e Violenza Escrima Le scuole AWTA in Europa Difesa personale realistica Quaderno Tecnico: PAK SAO R AuthenticWI!GTSU!Academy Scegliere di praticare WI!GTSU! AWTA significa imparare un Sistema di Autodifesa reale e istintivo in un clima sereno e cordiale lontano da fanatismi ed esaltazioni. Socializzazione, educazione e rispetto sono alla base dell’insegnamento del WT in tutte le Scuole AWTA riconosciute. La competenza e la professionalità degli Istruttori e Insegnanti sono garantite da una preparazione teorico-pratica Accademica, basata su uno sviluppo tecnico e pedagogico eccellente, che deriva da un’esperienza di decenni di pratica. Il Caposcuola Prof. Michele Stellato, Fondatore dell’AWTA, che pratica WT dal 1982, è disponibile con i suoi collaboratori ad organizzare presentazioni e seminari per illustrare i principi che sono alla base del WT, la cui particolare interpretazione caratterizza l’Accademia. Info: www.awta.it - [email protected] 3334848451 S ommario Editoriale 4 Dai Si-Fu Prof. Michele Stellato La difesa personale realistica 6 The realistic Self Defence Sifu Joseph Ronald De Bono (Si ringrazia per le traduzioni Ruth De Bono -Malta e Luca Cartellino - Germania) Medicina Tradizionale Cinese 8 Educazione familiare e autorità socciale Dott. Prof. Gaudenzio Garozzo La pratica delle arti marziali: 9 un confronto con gli altri o con noi stessi? Sifu Luca Damante Grazie Wing Tsun 10 Il WT ha avuto su di me un effetto eroico Ivan Zulli 11 Quaderno Tecnico: il PAK SAO Simulazione di una situazione reale 15 Autodifesa per sole donne Al CeIS di Roma Sara Fusi 16 WT e Filosofia La logica di un’Arte Marziale Aldo Autuori 17 Donne e Violenza la miglior difesa è la prevenzione Carmela D’Amico 18 Medicina Tradizionale Cinese Dott. Prof. Gaudenzio Garozzo 21 N. 1 Anno I - 2010 Direttore Responsabile Eliana Riva Editore Prof. Michele Stellato Redazione Macerata Campania (Caserta) Italia Stampa Tipografia DEA GRAFICHE via Maddalena 5, 81021 Arienzo (Caserta) Riflessioni critiche su alcune metodologie di pratica del Wing tsun Registrazione al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere n. 737 del 29/10/09 Antonio Zonta 20 Escrima e difesa personale La riproduzione parziale o totale degli articoli è consentita solo citando la fonte Sifu Carlo Bernardi www.awta.it 3 EDITORIALE E D ITORIAL REDAKTION A CURA DEL D ai S if u Michel e S tel l ato Finalmente realizzata! La prima rivista italiana che si occupa esclusivamente di WING TSUN. La nascita di una nuova rivista certamente non è una novità e , almeno all’apparenza, non lo è neanche l’argomento che tratta, infatti il WT è sicuramente una delle Arti Marziali più conosciute, di cui è stato scritto tanto e detto tantissimo, ma, il più delle volte, è stato interpretato in modo superficiale, praticato male e applicato peggio. La novità sta nell’obiettivo dell’AWTA che è quello di innalzare il WT al livello che merita, attraverso un’interpretazione logica, una pratica coerente e un’applicazione valida. Tutto questo è possibile solo attraverso uno studio attento e costante dei Principi che sono alla base del sistema WT. Su Internet ci sono centinaia di siti che trattano l’argomento, dietro ai quali ci sono decine e decine di organizzazioni, ognuna delle quali pubblicizza la propria verità, per lo più basata sulle differenze tecniche e di esecuzione di una forma o di una “sezione”. Tutte però, più o meno, dicono le stesse cose, anche se le praticano in modo diverso. L’intento di questa rivista è quello di trattare il WT in modo completamente nuovo, cercando di far conoscere a tutti, praticanti e non, le potenzialità di questa disciplina. “ RealAction” si occuperà esclusivamente di come il WINGTSUN viene interpretato, studiato ed insegnato nell’AWTA, rispettando tutte le altre scuole WT-WC-Wx ecc., senza mai comparare la propria metodologia con quella degli altri, compito questo lasciato ai lettori e praticanti dopo un’attenta, anche se personale, ricerca e riflessione. 4 Finally realized! The first ever Italian magazine that exclusively that talks about WINGTSUN. The publication of a new magazine is definitely not a novelty, at least in appearance, not even the subject it talks about, in fact WingTsun is definitely one of the Martial Arts most known, of which was written a lot and talked about a lot. Although most of the times, it was superficially interpreted and badly practiced and worse applied! The novelty stays in the objective that AWTA is trying to achieve, that is to enhance WT to the level it merits, through a logic interpretation and a coherent practice and a valid application. All this is possible solely through an attentive and constant study of the principles which are at the base of the WT system. On internet there are hundreds of sites treating this argument, behind which are tens and tens of organizations, each one publishing its proper truth, at least that based on the difference in techniques and the execution of the forms or sections, all of which, more or less talk about the same things, even if they practice it in a different way. The idea of this publication is to treat WT in a complete new way, trying to make known to everyone practioners or not, the potentiality of this discipline. “Real Action” occupies exclusively of how WINGTSUN is interpreted, studied and taught in AWTA, respecting all other schools of WT-WC-WX etc., without ever comparing the proper methodology with that of others. It’s the readers’ and practioners’ discrepancy after an attentive and even personal study and reflection to do so. Die erste italienische Zeitschrift, die sich ausschließlich mit WING TSUN beschäf tigt. Die Gründung einer neuen Zeit schrift ist natürlich keine Neuigkeit, und zumindest scheint auch das Thema um das es sich dabei handelt, eine zu sein. WT ist in der Tat sicherlich einer der be kanntesten Kampfsportarten von dem viel geschrieben und erzählt wurde, aber meistens wurde es auf oberflächli che Art interpretiert, schlecht praktiziert und schlechter angewendet. Die Neuig keit liegt im Ziel der AWTA. Dieser Ziel ist den WT auf das Niveau, dass er ver dient hat empor zu heben, durch eine logische Interpretation, eine zusam menhängende Praxis und einer wirksa men Anwendung. Das alles ist nur durch ein sorgfältiges und konstantes Studium der grundliegenden Prinzipien des WT Systems, möglich. Im Internet gibt es hunderte von Seiten, die sich mit die sem Argument beschäftigen, dahinter gibt es dutzende und dutzende von Or ganisationen. Jeder dieser Organisatio nen veröffentlicht seine eigene Wahrheit, meist basierende auf die Un terschiede in der Technik und in der Au sführung einer Form oder eines “Abschnittes”. Aber alle sagen mehr oder weniger das Gleiche, auch wenn sie es auf diverse Art praktizieren. Die Ab sicht dieser Zeitschrift liegt darin, den WT in einer vollkommenen neuen Art zu behandeln, versuchen jeden der es prak tiziert oder nicht, mit der Potenzialität dieser Disziplin bekannt zu machen. “RealAction“ wird sich ausschließlich damit beschäftigen, wie der WING TSUN interpretiert , studiert und in der AWTA beigebracht wird. www.awta.it EDITORIALE La rivista sarà divisa in diverse rubriche: Principi, autodifesa, metodologia di allenamento, educazione, salute ecc., per far sì che tutti possano venire a conoscenza delle potenzialità del WT non solo dal punto di vista marziale, ma anche educativo, sociale e di crescita interiore. In genere si pensa che essere un artista marziale significa imparare a mettere a tappeto l’avversario di turno in un torneo o una sfida, ma, a mio avviso, se parliamo di WINGTSUN, questo è estremamente riduttivo, perché non stiamo parlando di uno stile di combattimento, ma di un Sistema che mira, attraverso il controllo delle proprie azioni e alla percezione del proprio corpo, non solo ad appropriarsi di un’efficace metodo di autodifesa, ma ad acquisire quell’ autoconoscenza che aiuta a capire, aiutare e, a volte, combattere l’avversario più indomabile: se stessi, il proprio io, il proprio ego. Per capire la differenza tra “combattimento” e “autodifesa” dobbiamo comprendere la differenza tra “avversario” e “aggressore”. Chi pratica sport da combattimento conosce il proprio avversario, conosce le regole e sa che il suo avversario non può fare cose che non sono previste dal regolamento; chi pratica WT, dal punto di vista marziale, dell’ autodifesa, non conosce il suo aggressore, non può rispettare nessuna regola perché il suo aggressore non ha regole, non sa quando né dove si deve difendere. Questo, a mio avviso, cambia tutto. Con questa breve introduzione credo di aver dato una piccola panoramica sugli intenti di “REALACTIO!”, le tematiche sono tante e in ogni numero cercherò, con la collaborazione di tutti i praticanti, istruttori e insegnanti AWTA, di affrontarle e spiegarle nel migliore dei modi. Buona lettura e buon apprendimento a tutti. E D ITORIAL The magazine will be divided in sections, Principles, Self Defence, Methodology of training, Education, Health etc., to make sure that all may encounter the potentiality of WT not only in the martial arts point of view but also to educate, socialize and grow internally. Usually it is thought that being a martial artist, only means that you have to fight against another in a tournament or in a challenge. Obviously in my opinion, talking about WINGTSUN like this is extremely reductive as we are not talking about a style of combat, but of a system which aims through the control of proper actions and the perceptions of the proper body not only to appropriate oneself of an efficient self defence, but also to acquire that self knowledge which helps to comprehend, help and at times fight against the aggressor; ourselves, the real me, the proper ego. To understand the difference between “combat” and “self defence” we have to comprehend the difference between “adversary” and “aggressor”. Those who practice combat sport know their adversary, know the rules and know also that their opponent cannot do things against the rules; those who practice WT, in the martial art point of view, that of self defence, do not know their aggressor, and cannot respect any kind of rules because their aggressor doesn’t have rules, they don’t know when or where they have to defend himself. This in my opinion, changes everything. In this short introduction I hope, I have given a small panoramic view of the intent of “REALACTION”. The subjects are many and in each number, and with the collaboration of other practioners, instructors and teachers of AWTA, we hope to deal with them and explain them with our best methods. Hope you all enjoy reading and may you all understand. www.awta.it REDAKTION Dabei werden all die anderen WTWC WX etc. Schulen respektiert, ohne die eigene Methodolögie mit den von ande ren zu vergleichen. Diese Aufgabe wird den Lesern und den Praktizierenden nach einer sorgfältigen, wenn auch per sönlichen Ermittlung und Überlegung selbst überlassen. Die Zeitschrift wird in diversen Rubriken aufgeteilt: Prinzipien, Selbsthilfe, Trainingsmethoden, Aufklä rung, Gesundheit etc. sodass alle über die Potenzialität des WT bekannt ge macht werden, nicht nur aus der Sicht des Kampfsportes sondern auch aus er zieherisch, sozial und innerlichem Wa chstum. Im Allgemeinen denkt man, dass Kampfsportkünstler zu sein, be deutet zu lernen den Gegner in einem Turnier oder einem Kampf auf die Matte zu legen. Meiner Ansicht nach wenn wir von WING TSUN reden ist das extrem oberflächlich, weil wir nicht von einem Kampfstil reden sondern von einem Sy stem das gezielt, durch die Kontrolle der eigenen Aktionen und durch das Fühlen des eigenen Körpers nicht nur einer er folgreichen Methode der Selbsthilfe sich anzupassen, sondern jener Selbsterken nung zu sammeln, die dann hilft zu ver stehen, zu helfen, auch mal den unbezähmbaren Gegner zu bekämpfen, sich selbst, das eigene Ich, das eigene Ego. Um den Unterschied zwischen „Kampf“ und „Selbsthilfe“ zu verstehen, müssen wir den Unterschied zwischen „Gegner“ und „Angreifer“ verstehen. Wer Kampfsport praktiziert kennt den eigentlichen Gegner, kennt die Regeln und weiß, dass sein Gegner keine Sa chen machen kann, die nicht in den Vor schriften vorgesehen sind. Wer WT praktiziert aus der martialischen Sicht der Selbsthilfe, kennt seinen Angreifer nicht. Er kann keine Regeln respektie ren, weil sein Angreifer keine Regeln hat. Er weiß nicht wann, noch wo er sich verteidigen muss. Das ändert alles, mei ner Ansicht nach. Mit diesem kurzen Vorwort glaube ich über die Absichten von REALACTION eine kleinen Über blick gegeben zu haben. Die Themenbe reichen sind viele und in jeder Ausgabe werde ich, in Zusammenarbeit aller AWTA praktizierende, Ausbilder und Le hrer versuchen es anzupacken und so gut wie möglich zu erklären Angenehme Lektüre und gutes Gelingen beim Ler nen. 5 La difesa personale di Sifu Joe De Bono – MOSTA (Repubblica di Malta) La Difesa Personale Realistica La frase “Difesa Personale” è molto importante, anche se molti la usano con tanta irresponsabilità. Scrivo questo articolo non per offendere qualcuno, ma con molto rispetto per tutti quelli che praticano arti marziali. Il termine “Difesa Personale” è diventato il più usato da tutte le scuole, dojo o clubs. Proprio perché si tratta di un concetto molto vasto e delicato, ho preferito scrivere su questo tema, di cui già si parla in molti giornali e riviste. Certamente non tutti gli articoli consistono di materiale che si può definire “responsabile”. Prima di tutto non sto definendo me stesso come un “esperto”, ma di certo sono stato istruito da esperti, da persone che hanno dedicato la loro vita al campo della difesa personale. Sto parlando del sistema WingTsun e, in particolare, dell’Authentic Wingtsun Academy (AWTA). Il sistema Wingtsun è considerato da esperti l'effettiva difesa personale. Ecco perché molte o quasi tutte le Squadre delle forze Speciali del mondo praticano WingTsun su una base regolare. Mi chiedo perché tutti noi vogliamo giocare a diventare dei “tuttofare”, ossia cosa può portare una persona che normalmente insegna arti marziali per competizioni ad improvvisarsi insegnante della realistica difesa personale? Ma esiste effettivamente una differenza tra arti marziali e arti marziali sportive? La differenza sta nel partecipare ad una competizione con punti e regole, 6 su soffici tappeti, tutto con equipaggio di protezione, portandoci ben lontani da una situazione di difesa reale, dalla strada, lì dove non esistono punti né regole. Non posso dire molto sulle competizioni marziali, perché non è la mia linea d’insegnamento, e neanche di altri tipi di sport, perché quello che mi hanno insegnato è solo la pura difesa personale. Insegno da 10 anni ed ho incontrato tanti diversi tipi di studenti: alcuni che avevano già avuto esperienza in altre discipline da combattimento, ed altri che non avevano mai praticato arti marziali. Sono sinceramente preoccupato quando vengono ad imparare il nostro sistema persone che hanno praticato qualche altra arte marziale. Molto spesso sono scioccato nel vedere quello che gli è stato insegnato nel nome della “difesa personale”. Sono estremamente favorevole all'apprendimento della difesa personale, perché è molto importante che una persona abbia la possibilità di difendersi, ma quando la difesa personale è insegnata in un modo scorretto, può dare un falso senso di protezione e mettere la stessa persona in pericolo, perché le tecniche usate possano risultare inefficienti o sbagliate. Proprio perché, come ho già spiegato prima, c'è una grande differenza tra arte marziale e arte marziale sportiva. A volta vengono ad imparare WingTsun degli studenti di altre scuole, per riuscire ad ottenere la cintura nera nel sistema che praticano. E dopo solo qualche settimana di allenamento, cominciano ad insegnare quello che hanno visto, spacciandolo per vera difesa personale. Sorprendente, non credete?! Là fuori in strada noi non dobbiamo soltanto imparare un qualsiasi sistema di combattimento, ma molto di più. Dobbiamo imparare non soltanto tecniche, ma acquisire confidenza personale con le nostre conoscenze, ed imparare come poter controllare la nostra paura. In poche parole uno studente deve imparare a controllare le sue paure per non andare in panico. Deve valutare i seguenti punti: -Uno studente deve imparare la distanza tra lui e l’aggressore -La più corta distanza per ottenere la sua protezione, -la stabilità, perché l'aggressore può essere molto più alto e grosso di lui, contrariamente alle competizioni,s dove i competitori combattono con quelli del loro stesso peso. recitare Quando uno studente è stato addestrato a scuola ad attaccare certi punti del corpo, per non incorrere in sanzioni arbitrali, poi è difficile cambiare tutto quando capita di doversi difendere in strada. Così la risposta istintiva di difesa personale ritarda. Grazie ai miei 10 anni di esperienza lavorativa all'interno della sicurezza privata di locali e discoteche e di V.I.P., posso assicurare che là fuori è molto diverso da un allenamento controllato con un tuo partner che sai che non ti farà male! E’ soltanto con un appropriato insegnamento di difesa personale, che io ho potuto proteggere me stesso e i miei clienti in varie situazioni, alcune delle quali non è possibile esercitarle all'interno della scuola. Ed è per questo che durante le lezioni dobbiamo simulare delle situazioni, difendendoci da diversi tipi di attacco, allenando, oltre alle tecniche di base, un sistema strutturato di pensiero (almeno questo è quello che noi facciamo nel sistema WingTsun). Lo studente, prima di arruolarsi nella scuola, dovrebbe decidere se è interessato alle competizioni oppure vuole realmente imparare la difesa personale. www.awta.it e gli sport da combattimento Per l'insegnamento di arti marziali agonistiche ci sono bravi insegnanti e istruttori. Ma se lo studente vuole imparare difesa personale, allora la cosa più importante è trovare un sistema efficace e l’allenamento giusto per ottenere e percepire tecniche di difesa personale in modo di proteggersi realisticamente. Normalmente, quando si va in una scuola di difesa personale, non si trova uno scaffale pieno di tro- fei, perché questo non è uno stile di sport. I media pubblicano alcuni articoli che qualche volta rendono affascinante questa sistema di difesa personale, ma che spesso finiscono per disinformare la gente. I film sono fatti per dare uno svago, e le tecniche usate sono strutturate e coreografate per migliorare la visione. Per concludere, vorrei insistere che la più giusta difesa personale è fare il possibile per evitare certe situazioni di pericolo. Fate tutto il necessario, e sottraetevi ai litigi, con la speranza che non vi sia la necessità di rivolgervi alla difesa personale. Ma esiste pur sempre la possibilità che non sia possibile evitare lo scontro, anche solo una volta nella vita, ed in quel caso sarà meglio sapersi proteggere. Non si può sapere quando, dove e a che ora l’ aggressore viene. E’ meglio tenersi pronti. The realistic Self Defence This is a very important phrase and many use it with so much irresponsibility. I am writing this article with no offence to anyone, and with great respect to all martial arts and martial sports individuals. Realistic Self Defence has become a phrase that everyone is using to promote his school or dojo or Club. Well, though it is a very vast and delicate subject, I am eager to write about it as lately I have been reading articles written by some irresponsible so called martial Instructors. (Obviously not all) First of all, I am not claiming myself as an expert, but for sure I am taught by experts and by people who have dedicated their lives in this field of Realistic Self Defence. I am talking about The WingTsun System and the Authentic WingTsun Academy AWTA). The WingTsun system is regarded by experts as one of the most effective self defence systems. That is why Special Forces around the world rely on WingTsun on a daily base. Why do we all have to play the Jack of all trades? What makes one think that he can teach and train for competitions (martial sports) to teaching REALISTIC SELF DEFENCE? In reality, there is a difference between Martial arts and Martial sports. The difference of competing for points, with rules, on soft carpets, with full gear protection and in fighting rings is totally different than defending or protecting ourselves in the street or where ever. I can not say much regarding competitions as it is not my line of teaching, neither sports as I’m instructed and taught to teach Self Defence. www.awta.it I have been teaching for the last 10 years and I have met all kind of students. From students w h o have had experience in other styles and others who never practiced any martial arts before. My biggest worry are those students who come to my school that already have a martial arts background. I am shocked when they demonstrate to me what they have been taught in the name of ‘self defence’. I am all in favour of people being taught self defence as it is important to be able to protect oneself. BUT, when self defence has not been taught correctly, it can instill a false sense of security that the techniques can actually hinder the victim’s safety. As I already explained there’s a difference between sports and realistic defence. Sometimes we will even have students from other styles to train for some time with us so that they can achieve their black belt in that style. (And after few weeks they start teaching self defence? wow that’s great!!!) Out in the streets we do not just want a style of fighting system but much more. We need to teach a student not only techniques, but more importantly how to acquire self confidence, and how to be able to control the fear. In short the student needs to have control of all his fears in order not to panic and enable him to assess the following: A student must learn the distances between him/her and that of the aggressor; the shorter way to achieve his protection; their stability as he/she might be having a much stronger aggressor or heavier in weight unlike like competitions where competitors are matched in terms of weight. When students are taught to hit certain points in class then told that out in the street they are expected to change and hit on a different target, they are delaying the instinctive responses of self defence. Continua alla pagina seguente 7 Continua dalla pagina precedente but whole way of thinking,(at least Students would in reality not have time to think about such differences. From my past 10years of experience in working as a security in local nightclubs and giving the service of V.I.P. protection, I can assure you that out there is different from controlled training with a partner who you know will never hurt you!! It is only with the proper teaching of self defence that I have been able to protect myself and my clients in various situations that cannot always be practiced in the school. And that is why during class training we must adopt different situations of how an attack or an aggressor might come at us, it is not just techniques and movements that’s the way we do lessons in the WingTsun system) For a student who wants to join a school, first, he/she has to decide whether they want to compete or to learn self defence. As a martial sport there are really good and dedicated instructors. But, if a student wants to do self defence then it is of much more importance to find which school can offer the most effective and the right training to achieve and apprehend self defence techniques and realistic way of protection. Normally when you go to a school that teaches realistic self defence you do not see trophies on display as it is not a sport style. The media is often seen to glamorize and often misinform people as to the art of self defence and what can be achieved. Films are made to give us some FUN and thus they use choreographed techniques and kicks to enhance the enjoyment of the film, that’s all!! To end, I would like to stress, the BEST defence is to never allow yourself to get into such situations if they can be avoided. Always try to find a way not to get into fights, and hope no one will have to use any kind of defence but there is always a chance that it could happen once in a life time so always be prepared, you will never know when, where or at what time you are going to meet your aggressor!! Bullismo: e du c azio ne f amiliare e aut orit à sociale di Sandro De Vitis - GALLIPOLI (Le) Perché i giovani d’oggi appaiono cosi degenerati? Chi sono i bulli? Molte sono le persone che disapprovano l’incapacità di molte famiglie a dare delle regole ai propri figli. Certo non è solo questa la causa di comportamenti deviati, ma l’educazione che ricevono i nostri figli nei primi anni di vita è sicuramente fondamentale per dare loro modo di affrontare delusioni, frustrazioni e difficoltà che la vita pone quotidianamente. La fase educativa nei primi anni di vita è complessa, perché al processo di formazione contribuiscono, oltre ai genitori, altre figure, come quella della maestra, senza tralasciare anche le ore passate spesso da soli davanti alla TV o Internet. Secondo me dialogo, sostegno e regole dovrebbero essere i 3 “ PILASTRI “ di una buona educazione. 8 I genitori, pur consapevoli che le regole sono necessarie, rinunciano ad applicarle per tanti motivi, anche per la difficoltà a resistere ai “capricci “. Ma il bambino ha bisogno di mettere alla prova se stesso e le proprie capacità esattamente attraverso lo scontro con la realtà. Quindi sarebbe normale che il bambino o ragazzo che dir si voglia, reagisca alle limitazioni negativamente, con rabbia e ansia che comunque sono fondamentali per lo sviluppo per costruire la propria sicurezza e relazioni sociali positive. Sta di fatto che molti genitori vivono i rifiuti dei figli come un segno della propria incapacità, del proprio fallimento come genitore, scegliendo quindi la strada del pessimismo. Si può dire che la mancanza di valori forti, che a volte i genitori non riescono a trasmettere, genera insicurezza nei giovani, spingendoli a cercare dei punti di riferimento in perversi gruppi di ribellione e violenza contro gli altri e se stessi. Se la famiglia tiene gli occhi chiusi e la scuola non basta come educatore sociale, bisognerebbe forse tentare altrove? Sarebbe possibile fare in questo senso delle riunioni cittadine mirate, anche da parte di insegnanti e istruttori di palestre o discipline marziali o che comunque abbiano a che fare con il mondo dei giovani? Tutto questo secondo me sarebbe dare una specie di nuovo input alla società. Purtroppo non in tutte le associazioni sportive mi è capitato di intravedere molto rispetto da parte dei ragazzi verso questi “educatori”. Certo non sono genitori ma possiamo dire che comunque anche loro contribuiscono alla formazione educativa dei giovani, per quanto gli è concesso. Per esempio dei corsi di autodifesa tenuti da Istruttori altamente qualificati potrebbero essere utili sia a quei ragazzi che subiscono violenze, sia fisiche che psicologiche, per farli sentire più sicuri di sé, sia ai cosiddetti “bulli” per educarli al rispetto degli altri. Certo non cercando violenza nella violenza ma dando a quei ragazzi, succubi di tale sottomissione, una capacità reattiva verso coloro che danno alla loro vita un'espressione negativa. L’unica via per assicurare un futuro migliore è quella di affrontare con decisione il compito non facile di genitori, insegnanti, maestri, riconoscere il proprio ruolo educativo e accettare i momenti di conflitto necessari nel percorso di crescita di un ragazzo, perché le frustrazioni e la sofferenza che si provano nel superare gli ostacoli sono ciò che aiuta a crescere in modo sano. www.awta.it La pratica delle arti marziali: u n co nf r o nto co n gl i al tr i o co n no i stessi? di Sifu Luca Damante - GELA (CL) Le arti marziali sono sempre state nell'immaginario di moltissima gente ed hanno sempre incuriosito per le capacità che un praticante riusciva ad acquisire. Noi conosciamo le arti marziali per come il mondo ce le ha presentate, attraverso la televisione e i film, vedendo i protagonisti che vincono combattimenti di ogni tipo, armati e non e che, cosa più importante, sono sempre nel giusto, perché da qualche parte abbiamo visto o letto che le arti marziali sono legate a importanti filosofie (o religioni) orientali e questo misticismo autorizza e impone un certo comportamento e determinate reazioni, che giustificano tale operare. Ogni giorno, infatti, moltissima gente si avvicina alle arti marziali per cercare di emulare ciò che questi messaggi mediatici hanno trasmesso; lo prova il fatto che ci sono moltissimi stili marziali, tantissimi praticanti e tanti maestri o capi di sempre nuove organizzazioni e, guarda caso, lo sviluppo maggiore avviene nelle zone più ricche del pianeta, diventando un fattore di costume. Nel praticare queste discipline alcune volte si percepisce un vuoto come se si fosse perso qualcosa tra il mondo di ieri e quello di oggi, come se si fosse perso il senso di ciò che si fa...ma cosa significa letteralmente arte marziale? Per “arte” s'intende una qualsiasi forma di attività dell'uomo, in quanto riprova o esaltazione del suo talento www.awta.it inventivo e della sua capacità espressiva nel proprio campo. “Marziale” è un aggettivo che trova applicazione in un ambito determinato da circostanze estreme o di guerra, perciò con questi due termini mettiamo a confronto l'esaltazione positiva dell'uomo, con la distruzione dello stesso. Allora le arti marziali sono un bene o un male per l'uomo? Producono un bene corporeo e psicologico o un danno? Qui entriamo nello studio dell'animo umano vero e proprio, con tutte le sue contraddizioni: è chiaro che la vita è una continua lotta tra il bene e il male e questa lotta nasce innanzitutto dentro l'uomo stesso e si riflette all'esterno, nella vita di ogni giorno, con tutte le sue potenzialità e paure, sicurezze e insicurezze che condizionano la vita, le scelte e il nostro rapporto con gli altri. E come è possibile confrontarsi con un'altra persona in maniera neutra e senza preconcetti, se dentro di noi vi può essere tutto questo squilibrio? E allora, le arti marziali da cosa nascono? Sicuramente non dalla televisione o dalle leggende che ci hanno raccontato negli ultimi decenni, o da ciò che, con troppa superficialità, abbiamo voluto intendere, ma da sofferenze di alcuni che in passato hanno avuto la necessità e l'esigenza di trovare un modo per proteggere la propria vita e quella degli altri, mantenendo sempre un fine positivo che tendeva al bene ed al rispetto della vita. E’ importante allora capire quale deve essere lo spirito con cui praticare o insegnare tali discipline. La motivazione giusta non sarà sicuramente quella della “guerra”, fosse solo perché noi non viviamo certe realtà e, nonostante alcuni si attribuiscano l'appellativo di guerriero senza aver mai partecipato ad una battaglia, spesso non si considera che chi vive un conflitto tenta di sfuggirne, per tutto ciò che esso produce, e, prima ancora, per quello che toglie. Durante la nostra esperienza di vita si tende a diventare degli esperti, dei maestri di noi stessi, per riuscire a gestire queste contraddizioni o pressioni emotive interne che potrebbero alterare i nostri comportamenti. Questa maestria è il frutto dei nostri giorni, della nostra gioia, delle “vittorie”, delle sofferenze e delle “cadute”. Tra tutte sono queste ultime le più importanti, perché rappresentano la sconfitta del nostro orgoglio, e il tutto produce saggezza e umiltà: ciò che contraddistingue un maestro, che insegna agli altri con il suo esempio più che con le sue parole. Le discipline marziali sono una creazione dell'uomo, che nel tempo è diventata un'arte. Ora anoi la scelta: possiamo utilizzarle a fin di bene, improntandole sul rispetto di noi stessi e del prossimo, oppure applicarle per imporci sulle persone e soggiogare il più debole, correggendo gli altri senza, in verità, correggere noi stessi. A voi la scelta. 9 Grazie Wing Tsun di Sarebbe troppo facile, per me che scrivo e per voi che leggete, raccontare la mia storia, l’ennesima storia di un aspirante “super eroe” o meglio, di un “super handicappato” che, nonostante la sorte avversa e le difficoltà donategli dall’handicap, riesce a vincere tutto, ad andare avanti, a non considerarsi diverso e a vivere una vita praticamente normale fino a praticare arti marziali e addirittura il Wing Tsun. Si, sarebbe veramente troppo facile eppure sono un portatore di handicap, ma il motivo di queste righe non è raccontarvi la mia carriera da “super eroe”, anche perché non sopporto i portatori di handicap che fanno le vittime e poi si trasformano in “super eroi”. Vorrei piuttosto condividere il particolare e affascinante incontro che ho avuto con il Wing Tsun e testimoniare che ciò che forse è veramente “eroico” è proprio l’effetto che questa stupenda disciplina ha avuto su di me, sul mio corpo limitato e limitante, su tutta la mia persona.Ho trent’anni e quando avevo appena sedici mesi mi amputarono la gamba destra per un tumore. Se devo essere sincero non è stata assolutamente una vita facile e forse non lo sarà mai, ma devo ammettere, tutto sommato, di essere stato fortunato. Grazie a Dio ho avuto una famiglia stupenda che ha saputo alleggerire il peso della croce che l’imprevedibilità della vita, non troppo delicatamente, mi aveva lasciato cadere sulle spalle. Ci sono stati e ci sono poi, amici che con attenzione e impagabile spontaneità, hanno saputo trasformare il mio limite in ciò che poi è divenuto il mio punto di forza. Non sono mancati certamente momenti di difficoltà, soprattutto negli ultimi anni, quando la malattia è tornata a farsi sentire più forte è aggressiva di prima, questa volta però non con l’intenzione di ucciderti ma semplicemente di rovinarti la vita. Fu proprio in questo momento difficile che qualche anno fa avvenne 10 Ivan Zulli - LANCIANO (CH) l’incontro provvidenziale con il Wing Tsun. Dopo circa cinque anni trascorsi alternando giorni a casa e notti in ospedale, decisi di iscrivermi in una palestra per tonificare un po' la muscolatura, fu lì che una sera vidi un gruppo di “pazzi” che tiravano pugni e calci. Dentro di me pensai che “Karate Kid” avesse veramente rovinato intere generazioni ma poi mi incuriosii e decisi di chiedere informazioni. Dalla settimana successiva iniziai a frequentare il corso di Wing Tsun e per due anni riuscii ad allenarmi con costanza, poi la malattia tornò a prendere il sopravvento e dovetti fermarmi. In seguito con molta nostalgia ripensavo spesso a quanto gli allenamenti mi facessero sentire bene e a quanto coraggio mi donasse il Wing Tsun. Tante volte avrei voluto ricominciare ma poi dovevo rinunciare. Sono stato fermo quasi tre anni ma qualche tempo fa ho incontrato un vecchio amico che parlando mi ha detto: “sai Ivan, c’è l'insegnante Vitale Stanisci che insegna Wing Tsun....sai, ha cambiato scuola, ed ora è tutta un’altra storia”. All’inizio ho pensato di lasciar perdere ma poi è scattato qualcosa in me che mi ha portato, dopo poche sere, a presentarmi in palestra e a chiedere all’Istruttore se fosse disposto ad allenarmi. Ad essere sincero avevo un po' paura ma poi mi sono fatto coraggio. In effetti il Wing Tsun non è certo una disciplina facilmente praticabile da uno a cui manca una gamba e poi non tutti gli istruttori sarebbero disposti ad insegnare ad un portatore di handicap ma, anche questa volta sono stato fortunato. La fortuna più grande è stata rincontrare l'insegnante Vitale Stanisci che, contento della mia richiesta, con sensibilità, rispetto e attenzione mi ha accolto nel gruppo, ridonandomi coraggio ed entusiasmo per riprendere il cammino nel Wing Tsun. Sicuramente è una grande sfida sia per me che per lui. Io dovrò impegnarmi molto per affrontare e compensare al meglio tutti i limiti dovuti al mio problema, ma chi dovrà faticare maggiormente sarà sicuramente l’Istruttore, il quale dovrà imparare a conoscere perfettamente i miei limiti in modo da potermi donare i mezzi tecnici per poterli superare ed ottenere dei risultati. Certamente non potrò mai diventare un istruttore, ma arrivare ad avere una buona padronanza del Wing Tsun sarebbe per me, e credo anche per l’insegnante, un ottimo traguardo. Nella vita ho avuto tanti incontri e vissuto diverse situazioni che, a distanza di tempo, si sono rivelati fondamentali per la formazione della mia persona. Devo al Wing Tsun sicuramente tanto, soprattutto il merito di donarmi ogni volta non tanto la forza fisica quanto quella psicologica per affrontare la vita di tutti i giorni nonostante la malattia e le limitazioni fisiche. Il Wing Tsun, però, senza una persona al tuo fianco che sappia insegnartelo con professionalità e passione, servirebbe a ben poco, almeno nel mio caso. Insieme abbiamo iniziato quest’avventura e accettato questa grande sfida…io, umilmente, ci metterò la mia parte, il resto lo lascio fare a Vitale e al Wing Tsun. Ciao a tutti. www.awta.it QUADERNO TECNICO N°1 TECHNIQUES NOTEBOOK N°1 TECHNISCHES FACHHEFT N°1 Il materiale riportato nella sezione “Quaderno Tecnico” di “RealAction” vuole solo dare delle indicazioni sull’argomento trattato, non può in nessun caso sostituire l’apprendimento sotto la guida di un Istruttore qualificato AWTA A cura dell’ AWTA HQ By AWTA HQ Herausgegeben von AWTA HQ The material reported on in this section “Techniques Notebook” of “RealAction” would only like to give indications on the argument treated; it will not in any case replace any teachings under the guidance of a qualified Instructor of AWTA. Das im Teil “Technisches Heft” von “RealAction”aufgeführtes Material dient nur um Hinweise über das behan delte Thema zu liefern, und kann auf keinem Fall das Erlernen unter der Fü hrung eines AWTA qualifiziertem Au sbilder ersetzen! PAK SAO Il Pak Sao (o Pak Sau) è un attacco con il palmo della mano che può essere fatto in tutte le direzioni, dall’alto verso il basso, diagonale verso il basso o verso l’alto, in avanti diagonale. Generalmente viene usato per liberare l’altro braccio da un controllo o contatto dell’avversario nella corta distanza, mentre viene applicato sul braccio avanzato della guardia avversaria quando non c’è contatto. Quando il Pak Sao viene portato sul braccio avversario, è quasi sempre seguito dal Gam Sao (controllo con il palmo verso il basso) o Gam Lap Sao, nel caso in cui si fa anche una presa per maggiore controllo. Di solito viene eseguito con il braccio avanzato della guardia WT (Man Sao) in quanto il braccio arretrato (Wu Sao) è usato abitualmente per attaccare con pugno o mano aperta. Spesso,però, erroneamente, vengono chiamati Pak Sao i controlli con il Man Sao e i controlli e le palmate con il Wu Sao. The Pak Sao (or Pak Sau) is an attack with the palm of the hand which can be done in all directions, from high to low, diagonally downwards or upwards or diagonally forward. Usually it is used to liberate the arm from a control or contact of the adversary in a short distance, while it is applied on the forearm of the opponent’s guard when there is contact. When the Pak Sao comes in contact with the opponent’s arm, there is nearly always a Gum Sao (control of the palm downwards) or Gam Lap Sao, in case there is a grip for a better control. Usually, it is executed with the advanced arm of the WT guard (Man Sao), and as for the retreated arm (Wu Sao) it is used to attack with an open fist. Frequently, though, the controls with the Man Sao and the controls and the palm attacks with the Wu Sao are wrongly called Pak Sao. Der PakSao (oder PakSau) ist ein Angriff mit der Handfläche, der in jeder Richtung ausgeführt werden kann, von oben nach unten, schräg nach unten oder nach oben, nach vorne diago nal. Üblicherweise wird es genutzt um den anderen Arm zu be freien, entweder aus einem Kontakt oder aus einer Kontrolle vom Gegner aus der kurzen Distanz, stattdessen wird es, wenn kein Kontakt besteht auf dem vorgerücktem Arm aus der Dec kung des Gegners angewendet. Wenn der PakSao auf dem ge gnerischen Arm angebracht wird, wird es fast immer von GamSao(Kontrolle mit der Handfläche nach unten) oder von GamLapSao, (Falls auch einen Griff getätigt wird um eine grö ßer Kontrolle zu erzielen) gefolgt. In der Regel wird mit dem vorgerücktem Arm aus der Deckung WT (Man Sao) ausgeführt, weil der zurückgezogene Arm (Wu Sao) gewöhnlich dazu ge nutzt wird, um mit der Faust oder mit offener Hand anzugrei fen. Häufig werden, die Kontrollen mit Man Sao, die Kontrollen der Handflächen mit dem Wu Sao irrtümlicher weise, Pak Sao genannt. Di seguito sono illustrate varie applicazioni di Pak Sao e “tecniche” simili. Following are illustrations with different applications of Pak Sao and similar “techniques”. Nachfolgend werden verschiedene Anwendungen von Pak Sao und ähnliche Techniken erläutert. 1. PAK SAO PUGNO INTERNO: È POSSIBILE DAL CONTATTO (CHI SAO) O DALLA DISTANZA (LAT SAO) 1. PAK SAO PUNCH INTERNAL: IS POSSIBLE WITH CONTACT (CHI SAO) OR FROM DISTANCE (LAT SAO) 1 1 1. PAK SAO INTERNE FAUST: IST MÖGLICH AUS DEM KONTAKT #CHI SAO$ ODER AUS DER DISTANZ #LAT SAO$ 2. PAK-GAM SAO ESTERNO, INTERNO, E CON TRAPPING TUTTI ESEGUITI CON IL MAN SAO 2 2 2. PAK GAM SAO EXTERNAL, INTERNAL, AND WITH TRAPPING ALL APPLIED WITH MAN SAO 2. PAK!GAM SAO EXTERN, INTERN UND MIT TRAPPING, ALLE AUSGEFÜHRT MIT MAN SAO. 2 2 3 3 3. PAK SAO –LATERAL PALM ATTACK WITH THE MAN SAO AND LOWER PUNCH WITH THE WU SAO, IN CASE WE ARE ATTACKING. IF IT IS THE OPPONENT WHO IS ATTACKING FIRST, WE CAN NOW SAY THAT WE ARE CONTROLLING WITH THE PAK SAO AND DO A LOWER PUNCH WITH THE MAN SAO OR ELSE CONTROLLING WITH THE MAN SAO WHICH BECOMES WU SAO WHILE THE WU SAO ATTACKS WITH A LOWER PUNCH. 3. PAK SAO - PALMATA LATERALE CON IL MAN SAO E PUGNO BASSO CON IL WU SAO NEL CASO IN CUI ATTACCHIAMO; SE INVECE È L’AVVERSARIO AD ATTACCARE PER PRIMO, POSSIAMO PARLARE DI CONTROLLO CON IL WU SAO E PUGNO BASSO CON IL MAN SAO, OPPURE DI CONTROLLO CON IL MAN SAO CHE DIVENTA WU SAO MENTRE WU SAO ATTACCA CON PUGNO BASSO 3 3. PAK SAO SEITLICHE HAN! DFLÄCHE MIT MAN SAO UND TIEFER FAUST MIT WU SAO, IM FALL EINEM VON UNS GEFÜ! HRTEM ANGRIFF, WENN DER GE! GNER HINGEGEN ALS ERSTES ANGREIFT, KÖNNEN WIR VON KONTROLLE MIT WU SAO UND TIEFER FAUST MIT MAN SAO, ODER VON KONTROLLE MIT MAN SAO DER WU SAO WIRD REDEN, HINGEGEN GREIFT WU SAO MIT TIEFER FAUST AN. 4. CONTROLLO CON IL MAN SAO CHE DIVENTA WU SAO E ATTACCO CON IL WU SAO CHE DIVENTA PUGNO, QUESTO QUANDO È L’AVVERSARIO CHE ATTACCA PER PRIMO, INTERNO ED ESTERNO. 4 4. CONTROL WITH THE MAN SAO WHICH BECOMES WU SAO AND ATTACK WITH THE WU SAO WHICH BECOMES PUNCH, THIS IS WHILE THE OPPONENT ATTACKS FIRST, INTERNAL AND EXTERNAL. 4 4. KONTROLLE MIT MAN SAO DAS WU SAO WIRD, UND ANGRIFF MIT WU SAO, DER ZUR FAUST WIRD, DIES WENN DER GEGNER ALS ERSTES ANGREIFT INTERN UND EXTERN. 5. CONTROLLO CON IL WU SAO E ATTACCO DI PUGNO CON IL MAN SAO, SEMPRE INTERNO QUESTO, IN GENERE, QUANDO SIAMO NOI AD ATTACCARE PER PRIMI 5. CONTROL WITH THE WU SAO AND PUNCH ATTACK WITH THE MAN SAO, ALWAYS INTERNALLY, THIS HAPPENS USUALLY WHEN WE ARE ATTACKING FIRST. 5. KONTROLLE MIT DEM WU SAO UND FAUSTANGRIFF MIT DEM MAN SAO, IMMER INTERN, DIES IM REGEL! FALL WENN WIR ES SIND, DIE ALS ERSTES ANGREI! FEN. 5 6 - IL PAK SAO VERSO L’ALTO PUÒ ESSERE DI ATTACCO O DI CONTRATTACCO E PUÒ ESSERE ESEGUITO SIA CON IL MAN SAO CHE CON IL WU SAO. DATO CHE IL PIÙ DELLE VOLTE LA MANO SI TROVA IN POSIZIONE DI TAN SAO (PALMO VERSO L’ALTO) QUESTO TIPO DI PAK SAO VIENE CHIAMATO TOK SAO. 6 6 6. THE PAK SAO UPWARDS MIGHT BE AN ATTACK OR COUNTER ATTACK AND CAN ALSO BE EXECUTED BOTH WITH THE MAN SAO AND WITH THE WU SAO. CONSIDERING THAT THE HAND IS IN TAN SAO POSITION (PALM UP) THIS TYPE OF PAK SAO IS CALLED TOK SAO. 6. DER PAK SAO IN RICHTUNG NACH OBEN KANN ALS ANGRIFF ODER ALS GEGENANGRIFF SEIN, UND KANN ENTWEDER MIT EINEM MAN SAO ODER AUCH MIT DEM WU SAO AUSGEFÜHRT WERDEN. DA MEISTENS DIE HAND IN POSITION TAN SAO "HANDFLÄCHE RI! CHTUNG OBEN# SICH BEFINDET, WIRD DIESE ART VON PAK SAO AUCH TOK SAO GENANNT. 7 7 7 7. SPESSO IL PAK SAO È ACCOMPAGNATO DA ATTACCHI LATERALI DI FAT SAO ORIZZONTALE O VERSO L’ALTO, CHIARAMENTE ANCHE IL PAK SAO SEGUE LA DIREZIONE DELL’ATTACCO, VERSO L’ALTO OPPURE ORIZZONTALE. 7. FREQUENTLY, THE PAK SAO IS ACCOMPANIED BY LATERAL ATTACKS CALLED FAT SAO EITHER HORIZONTAL OR UPWARDS, CLEARLY EVEN THE PAK SAO FOLLOWS THE DIRECTION OF THE ATTACK, UPWARDS OR HORIZONTALLY. 7. OFT IST DER PAK SAO VON SEITLI! CHEN, HORIZONTALEN ODER NACH OBEN FAT SAO!ANGRIFFEN BEGLEI! TET, SELBSTVERSTÄNDLICH FOLGT AUCH DER PAK SAO DEN RICHTUN! GSANGRIFF NACH OBEN ODER HORIZONTAL 8. IN THIS CASE, CONSIDERING THAT THE THRUSTING-FINGERS ATTACK IS FORWARD, WE CANNOT SAY IT IS A PAK SAO BUT A WU SAO, WHICH DOES NOT ATTACK THE OPPONENT’S PUNCH BUT CONTROLS IT. 8. IN QUESTO CASO, DATO CHE L’ATTACCO CON IL TAGLIO DELLA MANO È’ IN AVANTI, NON PARLIAMO DI PAK SAO MA DI WU SAO, IL QUALE NON COLPISCE IL PUGNO AVVERSARIO MA LO CONTROLLA. 8 8. IN THIS CASE, CONSIDERING THAT THE THRUSTING-FINGERS ATTACK IS FORWARD, WE CANNOT SAY IT IS A PAK SAO BUT A WU SAO, WHICH DOES NOT ATTACK THE OPPONENT’S PUNCH BUT CONTROLS IT. Esempio di applicazione del PAK SAO in una simulazione di aggressione reale. Examples of applications of Pak Sao in simulations of real aggression. Anwendungsbeispiel des Pak Sao in einer Simulation eines realen Angriffes. 3 3 4 1 2 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Si ringrazia il Sig. Mincione Giovanni per la gentile concessione dei locali del “Bar Barbarossa” di Macerata Campania (CE) -Italy Wir bedanken We thank Mr. uns bei Herrn Mincione GiuGio Mincione seppe for his hö die für vanni kindness in allofliche wing the use of Bereitstellung his premises der Räumli “Bar Barbarossa” chkeiten “Bar of Macerata Barbarossa” in Campania (CE) Macerata Cam Italy pania (CE) Italy. Autodifesa per sole donne al CeIS di Roma di Premessa: Sulla scia della recente cronaca, che vede il crescente tasso di aggressioni nei confronti di donne e minori negli ultimi mesi, il Responsabile delle attività sportive del Centro Italiano di Solidarietà (CeIS), Antonio Salvadori, ha pensato di dar vita ad un corso di due mesi di autodifesa, per sole donne, a porte chiuse. Noto artista marziale, Salvadori ha ritenuto opportuno affidare questo compito al Maestro Carlo Bernardi, conosciuto nell’ambito della security, il quale ha accolto la proposta con grande entusiasmo. Il vicepresidente del Centro, Juan Pares Corelli, personalità di grande rilievo ed esperienza nel CeIS, comprendendone la portata ha accolto con profondo interesse il progetto, promuovendo il corso di autodifesa e sicurezza per sole donne che ha avuto luogo all'interno della stessa struttura nei mesi di Giugno e Luglio 2009 in zona Montagnola a Roma. Il CeIS è un'associazione di sostegno materiale e psicologico sociale, senza scopo di lucro e si occupa di aiutare individui con precedenti problematiche di diversa natura e gravità, consentendo loro di riorganizzare la propria vita, reinserendoli all'interno della società, con un ventaglio di intervento su individui di tutte le età. E’ stata data la possibilità di partecipare sia al personale femminile in servizio presso il CeIS che alle frequentatrici dello stesso, con una soglia massima di 25 donne, per correggere e seguire in modo professionale ed efficiente ogni singola partecipante. A tal fine il Maestro Bernardi ha ritenuto opportuno portare al suo seguito il suo primo assistente, l'insegnante di Wing Tsun Massimo Iorio e altre tre allieve che praticano Wing Tsun da diversi anni, Veronica, Claudia e Sara. L'approccio iniziale è stato difficoltoso, data la delicatezza delle tematiche trattate, le differenti età delle partecipanti e il contesto stesso in cui ci si è trovati ad operare; si è dunque visto necessario www.awta.it Sara Fusi - ROMA creare un ambiente di cordialità e apertura, sia comunicativa che psicologica. Il programma didattico verteva in primis sul corretto atteggiamento mentale e alle strategie tecnico-operative atte al fine di prevenire le aggressioni e lavorava sulla condizione psicologica di reazione, su concetti e principi di sicurezza e tutela personale. É evidente che questo corso visto il poco tempo a disposizione non aveva la pretesa di fornire una completa preparazione alle partecipanti, ma piuttosto dare le basi di una visione d'insieme per ciò che riguarda l'autodifesa femminile. Il corso è stato strutturato in tre fasi diverse: 1) Teorico-concettuale sui sistemi di prevenzione alle aggressioni; sono stati affrontati argomenti come: concetto di sfera dinamica di sicurezza – distanza di sicurezza – postura del corpo da tenere nelle fasi di dialogo con un estraneo e nelle possibili fasi di un approccio o meglio di un presunto pericolo, analizzando così tutte le fasi più comuni di pre-aggressione – atteggiamento mentale e strategie atte ad elevare la sicurezza personale – concetti comportamentali in strada ai fini preventivi. In questa prima fase l'interesse e l'entusiasmo delle allieve nei confronti degli argomenti è salito in modo impressionate, portando le stesse a formulare numerose domande inerenti a dubbi e curiosità che hanno ulteriormente, per così dire, sciolto il ghiaccio, instaurando maggior confidenza e fiducia nei rapporti con l'insegnante e il suo staff. E’ indubbio che tutte le domande fatte ,spesso basate su esperienze personali di vita dirette o indirette, unitamente alle risposte date, hanno arricchito il bagaglio di conoscenza di tutti i presenti. 2) Introduzione ai principi tecnici che sono alla base del Wing Tsun: questa fase del corso ha concorso a suscitare nelle partecipanti la curiosità sul come fosse possibile attuare i principi e le tecniche del sistema senza uso della forza o di particolari capacità atletiche. Infatti, al riguardo, sono stati introdotti i concetti sul principio della linea centrale e suo utilizzo – regola strategica dei 45° - principio della frusta – concetti inerenti a come generare potenza nei colpi col proprio corpo – safe-defence. 3) Applicazione pratica delle strategie e dei principi del Wing Tsun: in quest'ultima fase ci si è concentrati su come applicare i principi delle prime due fasi del corso e su come portare i colpi, calci, pugni, gomitate, ginocchiate, lavorando con scudi e colpitori vari ed inoltre sono state introdotte alcune nozioni di base di autodifesa a terra, per contrastare tentativi di stupro. In quest’ultima fase tutte le partecipanti hanno dimostrato una determinazione ed un impegno notevoli, determinati dall'entusiasmo per l'applicazione operativa delle prime due fasi del corso, essendo tale tema chiaramente anche molto sentito emotivamente. Conclusioni: Espressioni di apprezzamento in merito alla struttura e alla grande utilità di ciò che è stato fatto, sono state più volte rivolti nei confronti di tutto lo staff didattico diretto dal Maestro Bernardi. Dopo l'ultima lezione, ognuna delle partecipanti ha voluto esprimere una propria opinione in merito al programma svolto, riportando per iscritto le personali impressioni. Tutte le parole e i giudizi espressi hanno commosso lo staff del Maestro Bernardi, l’esperienza ha portato a comprendere quanto sia importante svolgere queste attività di solidarietà sociale, spingendo a proporre questa tipologia di corsi anche ad altri enti affini, e, visto il forte consenso ricevuto, a ripresentarsi nuovamente presso i locali del CeIS per qualche altra lezione di approfondimento. 15 W I NG TS UN: L a logica di u n’ Ho cominciato a praticare il Wing Tsun nel 1998 e vorrei parlarne, dopo questi anni di pratica, analizzandolo da un punto di vista inusuale; il punto di vista della “Logica” con la L maiuscola. Occorre però che faccia subito una premessa per sgombrare il campo da equivoci: le riflessioni qui sviluppate non sono rivolte ad esperti di gabbie da extreme fight, né a quelli che frequentano i blog tematici in cui ci si esercita nel gossip marziale, per cui consiglierei a coloro che si riconosco in una di queste due categorie di non proseguire nella lettura, perché rimarrebbero delusi. Detto questo che cosa centra la “Logica” col WT? Innanzitutto diamo una definizione di “Logica” prendendo in prestito quella di Piergiorgio Odifreddi - docente di Logica all’università di Torino ed alla Cornell University –: “la Logica è lo studio del pensiero (espressione) attraverso il linguaggio al fine di stabilire i valori di verità di una proposizione”. Affinché esista la Logica è necessario che ci sia un linguaggio. Per il linguaggio Aristotele individuò i termini del discorso, che hanno senso isolatamente e con i quali si costruiscono le proposizioni e le chiamò categorie. Aristotele considera le categorie grammaticali quali: sostantivi, aggettivi (quantitativi e qualitativi), relazioni, avverbi (di luogo e di tempo), verbi ausiliari (essere e avere) e forme verbali (attive e passive) con le quali costruire le proposizioni del linguaggio naturale. Analogamente possiamo considerare le posizioni ed i movimenti nelle forme Siu Nim Tau, Cham Kiu e Biu Tze come i termini semplici del discorso nel linguaggio del WT e le azioni di difesa / attacco come le proposizioni che si costruiscono con esso. Le forme insegnano al praticante le basi del WT: la corretta postura dei movimenti riflessi quali il Tan Sao, il Bong Sao, il modo di portare correttamente attacchi come 16 di Aldo Autuori - SALERNO il Tut Sao o il Fat Sao nella Iª forma; la coordinazione e la dinamicità nella II ª con gli spostamenti, la forza esplosiva nella III ª. Sono dunque queste le basi del WT, necessarie, ma non sufficienti, per costruire una proposizione (cioè una azione di difesa e/o attacco). Il passo successivo dell’applicazione della Logica al linguaggio naturale è stato quello di costruire proposizioni sensate. Crisippo (III sec.p.e.V), esponente della scuola della Stoà, arricchì la Logica delle nozioni di Sintassi Semantica e Semiotica che stabilirono e definirono le regole e le modalità di interpretazione da applicare alle proposizioni del linguaggio naturale. Nel WT l’equivalente delle aree individuate da Crisippo sono i “4 principi della tecnica” e i “4 principi della forza” che i praticanti di WT ben conoscono. I principi della forza e della tecnica costituiscono le modalità (Sintassi) con cui si costruiscono le proposizioni nel WT; esse debbono essere fluide e naturali (CHI SAO – contatto, braccia incollate) così come è fluido e naturale parlare. La Sintassi del WT viene insegnata con la pratica del LAT SAO (distanza senza contatto) e del CHI SAO che rendono concreti i principi della forza e della tecnica. Risulta evidente l’importanza della conoscenza e della padronanza delle categorie semplici individuate per il WT acquisite attraverso lo studio e la pratica delle forme. Con il CHI SAO il praticante impara a rendere fluido e naturale il suo modo di esprimersi nel WT coniugando opportunamente i principi della forza e della tecnica. Il LAT SAO cala il praticante in un contesto interpretativo ancora più concreto, obbligandolo a riconoscere e a dare un senso alle proprie azioni e a quelle dell’avversario. Rimane da affrontare l’ultimo punto che ha rappresentato e rappresenta il problema chiave dei “Logici” di ogni epoca, da Parmenide agli Stoici, dagli Scolastici a Kant, fino ad arrivare ai “Logici” del XX secolo quali Tarski e Gòdel: stabilire la validità di una proposizione per poter decidere della sua verità. Per mantenere l’analogia con il linguaggio naturale e studiare il WT attraverso la “Logica” dobbiamo considerare che una proposizione, anche se corretta dal punto di vista Sintattico Semiotico e Semantico, potrebbe esprimere un paradosso. Il più famoso, nel linguaggio à di decidere l’assoluto di una proposizione, per cui essa può essere vera in un universo ma per altri risultare falsa. Infatti il criterio di verità, enunciato da Platone e adottato da Aristotele, richiede una corrispondenza tra linguaggio e mondo. Per definire la verità di un linguaggio si deve quindi specificare, esattamente, la struttura di un mondo possibile a cui esso si riferisce. La soluzione dei paradossi può quindi venire solo da una teoria che colleghi le affermazioni del linguaggio ai fatti del mondo scomponendole da affermazioni astratte ad affermazioni via via più concrete, fino a ridurle ad affermazioni su stati di fatto (Kripke). Stabilire un criterio di verità per un’applicazione WT, e quindi per il WT, significa verificare la sua efficacia in un dato contesto scomponendola nei suoi elementi semplici. Affermare che un MAN SAO che intercetta un pugno si trasforma in un BOM SAO o in un TAN SAO è una proposizione vera in funzione dell’evento pugno. www.awta.it arte mar ziale Ed è proprio quello che fa il logico matematico\filosofo Kripke quando con il suo teorema di indefinibilità stabilisce che le proposizioni debbono essere correlate al mondo reale. La correlazione che il WT ha con il mondo reale è molto forte perché è una conseguenza naturale delle sue definizioni e delle sue componenti. Non esistono tecniche o applicazioni segrete nel WT che risultino vere in assoluto, ma solo applicazioni che sono vere in funzione del collegamento con il mondo reale. La pratica del CHI SAO, ad esempio, viene utilizzata per acquisire la capacità di adeguarsi all’avversario, per assorbire la sua forza, aggiungere alla sua la propria e restituirgliela. Il CHI SAO, però, non funzionerebbe se lo si praticasse, per arrivare ad un paradosso, con un extraterrestre che avesse più di due braccia. Il principio elementare di assorbire la forza dell’avversario è vero in assoluto, la sua applicazione è vera in funzione della sua correlazione con i fatti del mondo. Potremmo quindi dire che il WT è vero in quanto un continuo divenire (Eraclito). Per essere vero il WT dovrebbe esserlo in tutti i possibili mondi (le ultime ricerche nella Fisica submolecolare ci dicono che ne esistono di infiniti) e questo è improbabile. Per spiegare agli scettici le sue teorie sulla relatività e mettere in chiaro nell’articolo “Fisica e realtà” del 1936 il ruolo della Logica nella fisica moderna, Einstein scrisse: “La Fisica è un sistema logico in evoluzione e l’evoluzione procede nella direzione di una crescente semplicità nei fondamenti logici…” Se sostituiamo la parola “Fisica” con “WING TSUN”, dopo queste considerazioni, il periodo, anche se potrebbe sembrare irriverente, rimane coerente. Irriverente potrebbero aver trovato questo articolo quelli che, pur appartenendo alle categorie menzionate all’inizio e nonostante il consiglio di non proseguire nella lettura, l’abbiano comunque fatto. A coloro che abbiano trovato irriverente accostare un’arte marziale alla Logica ed alla Filosofia ricordo che il WT ha radici profonde nelle tre principali correnti filosofiche orientali: Buddismo, Confucianesimo e Taoismo, come gli appassionati e i praticanti di WT certamente sanno. E per rafforzare questo legame voglio citare un aneddoto che riguarda la vita di Platone: Platone, il cui vero nome era Aristocle, era così appassionato di lotta e culturismo che sviluppò delle spalle così larghe da meritarsi, dal suo allenatore, il soprannome di Platone (Piattone). Donne e Violenza: la migliore difesa è la prevenzione di Carmela D’Amico - CASERTA Le notizie sugli abusi e le violenze verso il sesso femminile negli ultimi periodi sono diventate allarmanti. La violenza contro le donne è diffusa, non appare in diminuzione, è una piaga globale ed un fenomeno molto esteso. Esiste in tutti i Paesi, attraversa tutte le classi sociali, i livelli di istruzione e tutte le fasce d’età. Essa comprende: la violenza domestica, gli stupri, il traffico di donne e bambine, l’induzione alla prostituzione e la violenza perpetrata in occasione dei conflitti armati, stupri sistematici, schiavitù sessuale e maternità forzate. E’ uno dei meccanismi tramite i quali vengono costrette ad una posizione subordinata all’uomo. L’argomento è delicato e difficile da trattare, poiché le donne che subiscono violenza si sentono confuse, si vergognano, hanno paura e mettono in atto delle strategie per difendersi dal dolore, delle barriere che aiutano a www.awta.it sentire un po’ meno la sofferenza, per riuscire a riprendere il controllo. La personalità violenta si manifesta quando incontra una personalità debole; il violento non criminale e il criminale si manifesta in un ambiente in cui può essere forte: l’ambiente familiare o luoghi appartati e poco frequentati. Troppo spesso le donne sono indifese, fragili, in balia della cattiveria degli uomini che, approfittando della superiorità fisica, scaricano la loro violenza contro le donne. Sono loro che stuprano, picchiano, umiliano, in alcuni casi fino ad uccidere. Gli uomini che usano violenza lo fanno per mantenere o rafforzare il loro potere nei riguardi delle donne ed è un “crimine”, ma continua ad essere da loro considerata una questione privata. Secondo il codice internazionale dei diritti umani, tutti i governi hanno la responsabilità di prevenire, indagare e punire gli atti di violenza sulle donne in qualsiasi luogo si verifichino impegnandosi a rendere più forti le donne, per garantire loro indipendenza economica e protezione dei diritti fondamentali. Ma, se vogliamo che ogni donna sia libera di vivere la propria vita, che si senta al sicuro dalla violenza, è indispensabile darle gli strumenti necessari per difendersi e, quando è necessario, contrattaccare: per ottenere questo è necessario che la donna possieda un bagaglio di nozioni e strumenti che la mettano in condizione di avere una maggiore consapevolezza di sé, per imparare a riconoscere segnali di pericolo e situazioni a rischio, per evitarli o almeno per riuscire a fronteggiarli con alcune tecniche difensive di base. Per sviluppare una mentalità difensiva la “difesa personale” non deve limitasi all'insegnamento di tecniche fisiche, ma affrontare ogni aspetto della sicurezza e puntare principalmente sui fattori psicologici che possono condizionare le donne che si trovano a dover affrontare una situazione di pericolo reale: autostima, consapevolezza di sé, determinazione, controllo dell'emotività. E, soprattutto, bisogna insegnare alla donna ad utilizzare l'arma numero uno che tutti quanti abbiamo a disposizione per evitare l’aggressione e per difenderci, la prevenzione: è necessario imparare a sviluppare una mentalità difensiva utile in ogni circostanza della vita. 17 M e d i c i na Tr a d i zi o na l e C ine se A cura del Dott. Prof. Gaudenzio Garozzo Oggi è frequente nella vita quotidiana sentire parlare di Te Verde, Agopuntura, Massaggio Cinese (Tuina) , Qi Gong, Tai Ji Chuan ma molto spesso non esiste una reale conoscenza del significato di queste parole che sottendono concetti di una cultura antica e tanto lontana dalla nostra. Chi ha avuto la fortuna di intraprendere un viaggio in Asia, per lavoro o per divertimento, ha potuto constatare quanto questo continente viaggi parallelamente al nostro ponendosi però di fronte alla realtà quotidiana in maniera nettamente all’opposto. La scrittura con gli ideogrammi, ad esempio , frutto di un concetto visivo che si esprime attraverso un disegno, la lingua cinese che racchiude un pensiero sintetico rispetto alla lingua occidentale che predilige un concetto analitico, l’utilizzo dei bastoncini per mangiare al posto delle nostre amate posate, il modo di salutare che non prevede in nessun modo il contatto personale ma che cerca con eleganza di mostrare rispetto attraverso movimenti del corpo e degli arti, e tanto altro ancora. Un mondo che vive l’altro lato della medaglia che pure esiste ma che molto spesso noi del popolo occidentale vogliamo dimenticare o ignorare. La mia esperienza di oltre cinque anni vissuti nel continente asiatico mi ha permesso, attraverso la guida 18 dei miei Maestri ( primo fra tutti il Prof. Nguyen Van Nghi), un collegamento tra Occidente ed Oriente, tra Materia ed Energia, tra l’osservazione della faccia anteriore e posteriore della “Medaglia”. Molto spesso siamo abituati a credere in concetti assoluti solo perché non ci è stata data l’opportunità di conoscerne degli altri. Facciamo un esempio molto calzante. Nel mondo Occidentale si ritiene che il Latte sia un alimento indispensabile per l’accrescimento ed il nutrimento del bam- bino e che poi sia fondamentale per l’adulto per le qualità intrinseche dell’alimento, prima fra tutte l’alto contenuto di Calcio necessario per mantenere le nostre ossa in buono stato di salute ed evitare l’osteoporosi. Ebbene tutto ciò può essere considerato falso o non totalmente vero alla luce dell’osservazione delle abitudini alimentari del mondo asiatico, in particolare quello cinese. Premesso che in linea generale essendo noi dei mammiferi la produzione del latte è un momento legato alla fase di allattamento che la mamma riserva per il suo “cucciolo”. I primi mesi del nascituro saranno legati ad una alimentazione quasi esclusivamente a base di latte per la difficoltà digestiva che ogni “cucciolo” si porta con se. www.awta.it e d Al i me nta zi o ne Non dobbiamo però commettere l’errore di considerare il latte materno, perché alimento indispensabile del “cucciolo” come alimento per l’essere adulto. Nessuno di noi vedrà mai un elefante adulto, un bue, un cavallo, o qualsiasi altro mammifero cibarsi di latte dopo lo svezzamento dal latte materno. L’unico essere al mondo che lo fa, senza una vera ragione e necessità, è l’uomo. Ma ciò non vuol dire che sia giusto o necessario. Il popolo cinese ad esempio non ha mai assunto latte o prodotti derivati dal latte e non si può affermare che questo abbia potuto comportare ritardi dello sviluppo, maggiore fragilità ossea o altre malattie correlate, anzi!!!!! Famosi sono gli atleti cultori delle arti marziali che con le loro capacità combattive hanno sempre affascinato il mondo occidentale. Famosa è la loro capacità prolifica che ha portato il governo ad emettere un editto che impedisse ai genitori di avere più di un figlio a famiglia. Cosa ha quindi permesso ai cinesi di poter rifiutare una alimentazione a base di prodotti derivati dal latte migliorando le loro condizioni di salute e non creando patologie accessorie? La cultura della Medicina Tradizioane Cinese. Questa sembra nasca ben oltre 5000 anni fa e per oltre 5 millenni ha accompagnato il suo popolo per il controllo dello stato di salute e per la risoluzione di tutte quelle problematiche che potessero investire l’essere umano (infezioni batteriche, virali, da funghi o parassiti, anomali genetiche, disordini endocrini, immunitari, alimentari, sessuali, neuropsichiatrici e tanto altro ancora). Il risultato? Quasi due miliardi di persone sopravvissute al tempo ed allo spazio. Da quest’altra parte possiamo noi pensare una vita fatta senza pillole, siringhe, analisi del sangue, infusioni venose etc..? sembra quasi che senza questi presidi la nostra vita non potrebbe più esistere. Nel mondo Occidetale si pensa ormai che senza integratori, vitamine ed altro la nostra vita subirebbe un arresto. Sarà poi vero? La scelta di una alimentazione sana, basata su cibi non artefatti, l’eleminazione dei prodotti surgelati in cambio di quelli freschi e più ricchi di sostanze indispensabili all’Uomo (gli Ormoni che purtroppo con la surgelazione o la congelazione subiscono una distruzione pressocchè totale nella maggior parte degli alimenti), l’astinenza da dolciumi, cibi iinscatolati e conservati, l’abbandono del caffè e di tutte quelle terribili bevande gassate (coca-cola, aranciate etc. ) tanto amate dai bambini, porterà a soffrire meno di patologie che oggi sono così tanto frequenti nella popolazione. L’uovo di Colombo per la salute: seguire un criterio alimentare basato sulle tradizione alimentare del neonato( mangiare sempre prima le proteine, poi le verdure ed infine i carboidrati e bere almeno il 15% del proprio peso corporeo (come fanno tutti i neonati quando cibandosi solo del latte materno introducono a volte oltre il 20% del loro peso). Il Drago e la Fenice Caserta www.ildragoelafenice.it www.awta.it 19 Es crim a e difesa personale R di Sifu Carlo Bernardi - ROMA E’ sempre più facile in una società come quella attuale, rimanere coinvolti in aggressioni o violenze di varia natura. Per questo l’escrima filippino, arte marziale che fa uso anche di oggetti occasionali o comuni di ogni tipo, ma la s’impara usando bastoni ed armi da taglio di vario genere, può sicuramente essere quella disciplina che fa la differenza al fine di elevare la propria sicurezza personale in queste incresciose situazioni. L’escrima, sistema nato esclusivamente per il combattimento, si è evoluto pian piano anche in occidente non tanto per i suoi aspetti filosofici o storici, ma proprio per la sua reale validità ed efficacia nell’autodifesa. “Colpire più che bloccare”, questo è uno dei motti più importanti dell’escrima, da cui si evince che se vuoi difenderti efficacemente devi attaccare colpendo ripetutamente l’avversario. Le strategie utilizzate in questa splendida arte marziale, ci portano ad imparare che per autodifenderci non bisogna mai fronteggiare il proprio avversario faccia a faccia ma ponendosi 20 a 45° rispetto a lui, cercando di sorprenderlo colpendolo lateralmente o ancora meglio passandogli alle spalle al fine di non fornirgli mai un bersaglio statico e prevedibile. Per questa ragione nell’escrima il Footwork o lavoro dei passi e spostamenti è fondamentale. Solo se si ha un ottimo lavoro di spostamenti del corpo e quindi un buon gioco di passi si può riuscire per esempio ad evitare un fendente o una coltellata sferrata all’improvviso. Non dobbiamo però mai dimenticare che in questi casi non c’è nulla di più intelligente di evitare uno scontro armato di questo tipo, rendendosi conto però che se non se ne può fare a meno, la conoscenza di cosa si rischia in queste situazioni, può far si che si riesca veramente ad evitare di correre rischi inutili ripor- tando la pelle a casa… Di sicuro comunque l’escrima è un’ottima integrazione dell’autodifesa a mani nude. Essere aggrediti e saper usare correttamente ad esempio: un ombrello, una penna, un mazzo di chiavi o una rivista arrotolata, può fare realmente la differenza tra il vivere e morire in certe circostanze. Quest’arte marziale filippina è di sicuro un ottimo strumento di autodifesa anche per le donne, le quali approcciandosi subito dalle prime lezioni all’uso del bastone e delle armi bianche in genere, possono ottenere più velocemente una realistica capacità di autodifendersi rispetto al dover imparare un qualsiasi altro metodo di difesa personale a mani nude. Ci terrei a sottolineare,infine, l’eccezionale ed aggiungerei veramente particolare preparazione atletica che quest’arte marziale richiede. Infatti c’è tutto un lavoro di sviluppo atletico che noi facciamo nell’Escrima AWTA, relativo alla potenza esplosiva della muscolatura da reclutare, che va fatto mediante apposite routine tradizionali filippine in aggiunta all’altro grosso lavoro di braccia che insieme fanno si da tenere sempre in ottima forma fisica il praticante stesso. www.awta.it Riflessioni critiche su alcune metodologie di pratica del W ing Tsun di I PARTE Antonio Zonta - TRIESTE Premessa. In genere le pubblicazioni sulla “nostra” arte marziale - qualsiasi essa sia - hanno carattere elogiativo e “partigiano”. Credo però che per migliorarci abbiamo bisogno di una visione più distaccata, imparziale ed obiettiva delle cose. Stili interni e stili esterni. Il wing tsun o WT è tradizionalmente considerato uno “stile interno o morbido” di kung fu (ad es. tai-chi-chuan). Come è noto tali stili sono – ancorché semplicisticamente - contrapposti ai cosiddetti “stili esterni o duri”, nei quali è enfatizzato l'uso della forza fisica (ad es.hung-gar, shaolin). I metodi interni cinesi – così come quelli giapponesi (ad es. aikido, jiu-jitsu) – sono fondati sulla morbidezza e cedevolezza del praticante, il quale si addestra ad “assorbire” la forza dell'avversario mediante tecniche appropriate. I metodi esterni usano invece la “durezza” per contrastare la durezza. Tale contrapposizione viene a delineare – con le necessarie approssimazioni insite in ogni generalizzazione – due distinte concezioni delle arti marziali. Tali “anime” si riflettono sui loro praticanti, creando convinzioni assai radicate e spesso veri e propri pregiudizi fondati su un approccio percepito indubitabilmente come il migliore da chi lo segue. Tutti noi abbiamo partecipato a qualche interminabile discussione fra praticanti di arti marziali, all'esito della quale ognuno rimaneva invariabil- www.awta.it mente “fedele” alla propria idea: magari relativa ad una più attuale “contrapposizione”, quella fra metodi di striking e di grappling. Sotto questo punto di vista le arti marziali non sono troppo diverse dalla politica o dalla religione – anche nei loro aspetti più deleteri: ognuna di esse ha i propri “seguaci” e sono rare le “conversioni” e l'uso della razionalità. Si accennava ai pregiudizi od idee profondamente inculcate. Così ad esempio un maestro di uno stile interno con un fisico troppo sviluppato è tradizionalmente visto “con sospetto” da parte dei “seguaci” di tale stile, i quali sono portati a pensare che egli sia costretto a sopperire con tali qualità a presunte deficienze tecniche. Analogamente, sino ad oggi la maggior parte dei praticanti di WT/wing chun “ortodossi” ha ritenuto che fosse inutile o addirittura controproducente un allenamento fisico intenso ai fini della pratica di tale stile. Uno dei principi del WT è infatti: “liberati della tua forza !”. Il motto significa che bisogna disfarsi della propria rigidità muscolare e del naturale istinto ad usare la propria forza fisica per contrastare le azioni dell'avversario. Lo sviluppo della forza del praticante di WT sarebbe altresì in contraddizione con l'altro principio “liberati della forza dell'avversario” - strettamente connesso al precedente – e di cui sono applicazioni gli altri due principi “se l'avversario spinge, cedi !” e “se l'avversario tira, seguilo !”. Certamente un uso sconsiderato dei pesi accorcia, “lega” e quindi rallenta la muscolatura; parimenti una massa muscolare eccessivamente sviluppata costituisce un ostacolo ad una pratica armoniosa e fluida delle tecniche di WT. Tuttavia, evitando di allenare il fisico, si trascura di considerare l'ultimo principio del WT che recita: “aggiungi la tua forza”. Una corretta interpretazione delle idee-cardine di questo stile – che alcuni preferiscono addirittura definire “sistema” per sottolinearne la completezza ed organicità – non può naturalmente prescindere da un'applicazione di tutti i principi. Il vero WT-man in un primo momento deve assecondare le intenzioni dell'aggressore, evitando di opporvisi e di deviare gli attacchi con parate e blocchi. In questa fase tornerà senz'altro utile la fluidità del praticante, che si limiterà ad intercettare le braccia o gambe dell'aggressore per farle “scivolare” oltre sé mediante il cosiddetto “cuneo”, o a controllarle accompagnandole a destinazione e spostando solo sé stesso e mai gli arti dell'avversario. In ciò però non può esaurirsi l'azione difensiva, giacché l'aggressore non è stato ancora “neutralizzato”: il praticante di WT è quindi altresì costretto a contrattaccare con efficacia, perché in mancanza si vedrebbe obbligato nuovamente a difendersi (cosiddetta difesa passiva) fino a quando l'aggressore, inevitabilmente, riuscirebbe a colpirlo.In un secondo momento quindi la propria “forza” non è di ostacolo, bensì utile. A ben vedere allora, la contrapposizione fra stili interni ed esterni concerne eminentemente il momento difensivo “puro”. All'atto del contrattacco infatti – che nel caso del WT dovrebbe peraltro essere contestuale alla “difesa”– non si può dubitare, ai fini dell'efficacia della (re)azione, della necessità di colpire l'avversario con la massima potenza, e quindi con un'azione “ying”, per porre fine al combattimento. 21 Questa (re)azione presuppone la capacità di sferrare colpi potenti e di possedere quella resistenza muscolare e cardiovascolare che consente di protrarre nel tempo tale (re)azione fino a quando necessario. Al riguardo, non si può trascurare di considerare la (probabile) reazione dell'offensore, che potrebbe costringere il difensore, suo malgrado, ad una situazione di lotta (anche a terra) o di scambio di colpi più o meno prolungati. Il praticante “ortodosso” di WT ritiene di superare la precedente obiezione sostenendo che, essendo il WT un metodo di combattimento “senza regole” nato per combattere “senza guantoni”, egli potrebbe fare a meno di colpi potenti, sferrando i contrattacchi ai punti deboli dell'aggressore (occhi, gola, genitali etc). Ciò consentirebbe altresì di porre fine al confronto in pochi secondi – non essendo per definizione i punti deboli “allenabili” a sopportare i colpi, a differenza di muscoli ed ossa - divenendo così superfluo l'allenamento delle doti “fisiche” del praticante di WT. Personalmente dissento da questa sorta di “dogma” così diffuso fra i praticanti di arti marziali “tradizionali” (non solo di WT), ritenendo che ciò possa corrispondere al vero solo in presenza di un'assoluta precisione e padronanza tecnica, che però ben pochi posseggono nonostante i molti anni di pratica. Inoltre verosimilmente anche questa “minoranza” vedrebbe fortemente scemare tale precisione in condizioni di forte stress emotivo ed in caso di attacco a sorpresa quale è il contesto dell'autodifesa. I film di arti marziali sono naturalmente tutt'altra cosa rispetto alla realtà. Parimenti è tutt'altra cosa rispetto al combattimento reale la pratica del chi-sao, che è certo assai utile, ma che resta pur sempre solo un esercizio. Molti praticanti avanzati di WT, pur essendo almeno a parole consci della differenza, finiscono in realtà per “ingannare” sé stessi e gli altri, ritenendo in sostanza di poter trasferire “automaticamente”, ossia senza un ulteriore addestramento specifico, le qualità allenate con il chi-sao in un ipotetico combattimento. Qualità come la sensibilità tattile, la scioltezza, l'istintività nelle reazioni possono in effetti essere assai sviluppate e raffinate, ma in un contesto differente di cui non si ha esperienza può risultarne problematica la loro applicabilità. Si sottovaluta spesso, al riguardo, un aspetto fondamentale che differenzia i due contesti: la diversa distanza e la preesistenza di un “prezioso” contatto con le braccia dell'avversario, che difetta nel combattimento libero, e che contraddistingue invece il chisao. Tale contatto rende assai più semplice ottenere “informazioni” sulle prossime mosse dell'avversario (traiettoria, potenza etc.) e quindi reagire appropriatamente e tempestivamente. Senza previo contatto la difesa è assai più complicata, entrando in gioco altri elementi come i riflessi visivi, le finte, la velocità di contrazione mu- scolare etc. Che la “trasposizione” chi-sao/combattimento libero non sia niente affatto agevole – ma nemmeno impossibile, a mio parere – è circostanza dimostrata dai pochi praticanti di un certo livello di WT che hanno coraggiosamente provato a cimentarsi nei circuiti di MMA. Altro aspetto che condiziona (negativamente) l'applicabilità in contesti differenti delle preziose qualità acquisibili tramite il chi-sao è la circostanza che esso, per definizione, può esercitarsi solo con praticanti di WT e quindi “prepara” a neutralizzare (anche) tipi di attacchi “specializzati”, che verosimilmente una persona comune o un praticante di una diversa arte marziale non effettua (ad es. doppi pugni). CONTINUA SUL PROSSIMO NUMERO 22 www.awta.it R R ELE!CO SCUOLE AWTA ABRUZZO Vasto - Lanciano Stanisci Vitale - 2° Grado Superiore 3382451129 CALABRIA Fagnano Castello (CS) - S.Marco Argentano (CS) Francesco Formoso - 1° Grado Superiore 3297267271 CAMPA!IA Benevento Rino Tirelli 3481577744 Cancello Scalo (CE) - Maddaloni (CE) Sifu Rosario Crisci - 4° Grado Superiore 339.4873453 San Prisco (CE) Giovanni Fumante - 2° Grado Superiore 3381357747 Ercolano (!A) Dott. Giuseppe Auciello - 4° Grado Superiore 3355323123 San Gennaro Vesuviano (!A) Nunziata Giuseppe - 2° Grado Superiore 3385912124 Salerno Aldo Autuori - 3° Grado Superiore 3498356574 San Gregorio Magno (SA) Moricci Marco - 2° Grado Superiore 3313709673 FRIULI VE!EZIA GIULIA Trieste Ciuffreda Massimiliano- 1° Grado Superiore 3465254834 Trieste Antonio D'Addona - 1° Grado Superiore 3334833554 Grado (GO) Tessarin A. - 3° Grado Superiore 3381495042 LAZIO Roma-Magliana Sifu Carlo Bernardi - Master 6° Grado Superiore [email protected] - 3475265445 Roma - San Giovanni, Re di Roma Sifu Roberto Capponi - 4° Grado Superiore www.wt-roma.it [email protected] 3395817017 Roma - Ciampino Castiglia George - 1° Grado Superiore 3478229531 Roma - Marconi Fabio Pastorini 3460867688 Roma - San Pietro, Cipro Nicola Colao - 2° Grado Superiore www.oriente-occidente.it - [email protected] 3480403508 MARCHE Pesaro Alessandro Dini - 3° Grado Superiore www.asdfiordiloto.it - [email protected] - 3477437630 Lucrezia di Fano Alessandro Berardi - 1° Grado Superiore www.asdfiordiloto.it - [email protected] - 3347676825 PUGLIA Acquaviva Delle Fonti (BA) Giuseppe Quatraro - 3° Grado Superiore www.wingtsunart.it - [email protected] 3385060269 Gallipoli (LE) Sandro De Vitis - 3° Grado Superiore [email protected] - 3398772591 Casamassima (BA) Massimiliano Loseto - 3804143771 SARDEG!A Sassari - Alghero Sifu Andrea Ruiu - 2° Grado Superiore 3482532360 Sassari Bruno Grimaldi 3282716887 Sassari Giovanni Lupinu 3405399257 SICILIA Catania - Gela Sifu Luca Damante - 4° Grado Superiore www.wingtsuncatania.it [email protected] 3470659304 Siracusa Sifu Aldo S. Curcio - 4° Grado Superiore 3388663137 Mascalucia (CT) Filippo Sapienza - 1° Grado Superiore 3401034832 Ragusa Valerio Scata - 2° Grado Superiore 3471162993 Agrigento Benito Vetro 3934068275 Campo Felice di R. (PA) Sifu Damante - 4° Grado Superiore F. Micarelli - 1° Grado Superiore 3288356290 TOSCA!A Firenze Sifu Sergio Maffii - Master 5° Grado Superiore [email protected] - 3290809012 Firenze Centro Marco Guidi - 4° Grado Superiore 3355366765 Buggiano Pescia (Pistoia) Romeo Michelotti - 3° Grado Superiore 330959642 Montopoli Val D'Arno (PI) Loris Montevidoni - 2° Grado Superiore [email protected] - 3381502705 Prato Antonio Liguori- 1° Grado Superiore 3402984900 Empoli Marco Monti 3355391704 Montecatini Terme (Pistoia) Tiziano Parente - 1° Grado Superiore 3838069763 UMBRIA Perugia Cristian Natalini 3476878281 Terni Pietro Caddeo - 1° Grado Superiore 3334487247 REPUBBLICA DI MALTA Mosta Sifu Joseph Ronald De Bono - 3° Grado Superiore Ruth De Bono - 2° Grado Superiore 0035699490986 - www.wtmalta.com GERMA!IA Achern Si Hing Giorgio Zito - 1° Grado Superiore 004915151709617 I!FO: CO!TATTARE LA SEDE I!TER!AZIO!ALE SITA I! MACERATA CAMPA!IA - CASERTA: 3334848451 WWW.AWTA.IT OPPURE R R WING TSUN Kung Fu AWTA Sy.Ste.M. è la nuova ed esclusiva didattica del WI!GTSU! AWTA. E’ basata sull’applicazione semplice ed efficace dei principi WT in modo istintivo e concreto rispettando le capacità del praticante. ESPLOSIVITA’ E DETERMINAZIONE sono elementi da sviluppare attraverso questo particolare metodo di insegnamento che, senza dubbio, comporta un rafforzamento del carattere e un miglioramento dell’autostima. Questa particolare applicazione dei princìpi del WT è determinante anche nei combattimenti sportivi per coloro che praticano altre discipline marziali.