bisogna vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in

Transcript

bisogna vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in
‘‘
bisogna vedere di nuovo quel che
si è già visto, vedere in primavera
quel che si è visto in estate, vedere
di giorno quel che si è visto di
notte, con il sole dove la prima
volta pioveva... bisogna ritornare
sui passi già dati per tracciarvi a
fianco nuovi cammini”
[josé saramago]
a giancarlo alisio
napoli per quartiere
chiaja / posillipo, fuorigrotta, bagnoli /
san ferdinando / san giuseppe /
san lorenzo / porto, pendino, mercato /
vicaria, poggioreale / stella, san carlo
all’arena / avvocata, montecalvario /
vomero, arenella
mnemosyne/luoghi e muse
napoli per quartiere
redazione
maria sapio
con
angela catello
andreina auricchio
francesca de robertis
francesca nizzolino
indici a cura di
maria teresa giannotti
fotografie
mario milo
art director
enrica d’aguanno
grafica
attilio sommella
impaginazione
chiara del luongo
napoli per quartiere: istruzioni per l’uso
la delimitazione dei dieci quartieri – da occidente, chiaja e posillipo,
all’area orientale e collinare, vicaria, poggioreale, vomero e arenella–
rielabora l’accorpamento comunale ufficiale, relativamente
recente, in municipalità, mantenendo viva, per quanto possibile, la
memoria dei territori in cui ha preso forma, negli ultimi due secoli,
l’identità civile delle comunità sociali.
nelle informazioni di apertura, capitolo per capitolo, oltre al rinvio
preciso alla “municipalità”, vengono sintetizzati i dati e le informazioni
essenziali per la vita quotidiana: estensione territoriale, abitanti,
sicurezza e salute, trasporti.
una mappa aggiornata, ad apertura di ogni sezione, mette in risalto
il perimetro selezionato, i percorsi suggeriti, “i colori della storia”:
evidenziazioni cromatiche di immediata percezione mostrano le
epoche diverse della città, dagli edifici e le strutture urbane
preesistenti all’età moderna – “intorno al mille” – alle trasformazioni
ancora in corso – “oggi e domani”.
le informazioni di corredo, nelle colonne laterali, riportano
puntualmente i dati essenziali ‘per l’uso’: recapiti, orari di visita,
didascalie delle illustrazioni [in azzurro], con rinvio alle pagine di
riferimento nel volume; la legenda in colore raggruppa, per comodità
di lettura, le ‘macrocategorie’ di appartenenza: “arti e monumenti”,
“parchi e giardini”, “tempo libero/shopping”.
stampato in italia
© copyright 2009 by
arte’m srl
www.arte-m.net
tutti i diritti riservati
in appendice, quartiere per quartiere, “vivere a...” suggerisce con
sobrietà, “senza concessioni commerciali e istigazione a consumi
superflui”, i luoghi, le realtà culturali, le botteghe per affrontare e
rendere più gradevole la vita quotidiana.
sommario
5
istruzioni per l’uso
9
10
12
14
chiaja
il quartiere
i colori della storia
storie
itinerari
18 da santa lucia a mergellina
29 da via chiaja a parco
margherita
35 posillipo fuorigrotta
bagnoli
36 il quartiere
38 i colori della storia
40 storie
itinerari
44 da via posillipo ai casali
53 da viale augusto alle terme
di agnano
59 san ferdinando
60 il quartiere
a porta capuana
133 da piazza bellini a san
giovanni a carbonara
62 i colori della storia
64 storie
itinerari
69 da via toledo al monte echia
76 dal molosiglio a piazza del
plebiscito
83
84
87
88
san giuseppe
il quartiere
i colori della storia
storie
itinerari
93 da piazza dante a piazza
del gesù nuovo
103 da via mezzocannone
a via medina
111
112
114
116
san lorenzo
il quartiere
i colori della storia
storie
itinerari
121 da via san biagio dei librai
139 porto pendino mercato
140 i quartieri
142 i colori della storia
144 storie
itinerari
150 da piazza bovio a porta
nolana
158 da piazza mercato
all’immacolatella
165
166
168
170
vicaria poggioreale
i quartieri
i colori della storia
storie
itinerari
176 da piazza garibaldi al centro
direzionale
185 da poggioreale a santa maria
del pianto
193 stella san carlo all’arena
194 i quartieri
196 i colori della storia
198 storie
itinerari
204 dal museo archeologico
a piazza carlo III
211 da via santa teresa a
capodimonte
221 avvocata montecalvario
222 i quartieri
225 i colori della storia
226 storie
itinerari
232 dai quartieri spagnoli
al corso vittorio emanuele
240 dalla pignasecca
a via salvator rosa
249 vomero arenella
250 i quartieri
252 i colori della storia
254 storie
itinerari
260 da piazza antignano
a san martino
269 da piazza degli artisti
all’eremo dei camaldoli
vivere [a]
275 chiaja
279 posillipo fuorigrotta bagnoli
283 san ferdinando
286 san giuseppe
289 san lorenzo
291 porto pendino mercato
293 vicaria poggioreale
294 stella san carlo all’arena
296 avvocata montecalvario
298 vomero arenella
302 bibliografia dei testi citati
303 indice dei nomi
308 indice dei luoghi
chiaja
10
chiaja
a pagina 10
villa comunale fontana di santa
lucia, particolare
taxi
consorzio taxi napoli
tel 081444444 - 081555555
- 0815564444
sito web:
www.consorziotaxinapoli.it
cooperativa radio taxi napoli
(co.ta.na)
tel 0815707070
radio taxi la partenope
tel 0815606666
radio taxi consortaxi
tel 081202020
aliscafi (capri, ischia portocasamicciola-forio, procida,
ventotene, eolie): snav
imbarco da e per mergellina
tel 0814285111
www.snav.it
ferrovie dello stato
stazione mergellina
call center trenitalia (orari,
prenotazioni, acquisto
biglietti, informazioni)
892021
www.trenitalia.com
www.ferroviedellostato.it
funicolari
centrale
via toledo - corso vittorio
emanuele - petraio - piazza
fuga (vomero)
chiaja
parco margherita - corso
vittorio emanuele - via palizzi via domenico cimarosa
(vomero)
mergellina
via mergellina - san
gioacchino - via manzoni
metropolitana
linea 2
gianturco - piazza garibaldi piazza cavour - montesanto piazza amedeo - mergellina via leopardi - campi flegrei cavalleggeri aosta - bagnoli pozzuoli
autobus
società a.n.m. - azienda
napoletana mobilità
numero verde: 800 639525
www.anm.it
140 capo posillipo mergellina - riviera di chiaja piazza vittoria - via santa lucia
chiatamone - piazza vittoria mergellina - via posillipo capo posillipo
r3 mergellina (funicolare) - via
giordano bruno - riviera di
chiaja - via acton - piazza
municipio - piazza vittoria riviera di chiaja - mergellina
c4 mergellina (stazione f.s.) corso vittorio emanuele - via
crispi - piazza amedeo piazza vittoria - santa lucia piazza municipio - santa lucia
piazza dei martiri - piazza
amedeo - via crispi mergellina
c16 mergellina (funicolare) via piedigrotta - corso vittorio
emanuele - via salvator rosa -
via giacinto gigante - corso
vittorio emanuele - mergellina
c24 mergellina (funicolare) via piedigrotta - piazza
amedeo - via carducci - piazza
vittoria - riviera di chiaja mergellina
c27 capo posillipo - via
manzoni (funicolare) - via
tasso - via del parco
margherita - piazza amedeo corso vittorio emanuele - via
tasso - corso europa - via
manzoni - capo posillipo
c28 piazza vittoria - via
carducci - piazza amedeo - via
del parco margherita - via
aniello falcone - via cimarosa
(funicolare) - via luca giordano
via del parco margherita piazza san pasquale - piazza
vittoria
e6 ‘pollicino’ - piazza trieste e
trento - via monte di dio - via
solitaria - via santa lucia piazza dei martiri - via
filangieri - rampe brancaccio piazzetta santa maria degli
angeli - piazza trieste e trento
trasporti
alle pagine 4/5 posillipo la gaiola
alle pagine 8/9 via partenope
veduta di castel dell’ovo
noleggio biciclette
napoli bike
riviera di chiaja 201 (villa
pignatelli)
tel 081411934
www.napolibike.com
[email protected]
/ trasporti
a pagina 2
posillipo palazzo donn’anna
carabinieri pronto intervento
112
stazioni carabinieri
via orazio 73
tel 081681122
largo ferrantina a chiaja 1
tel 081417486
polizia 113
commissariato posillipo
via manzoni 249
tel 0815983211
commissariato san
ferdinando
riviera di chiaja 185
tel 0815980311
poliziotti di quartiere
chiaja, tel. 3355292755
santa lucia, tel 3470752926
polizia stradale
tel 0815954111 / 2208311
soccorso stradale
tel 081803116
vigili urbani
tel 0817513177
unità operativa
riviera di chiaja 105
tel 0817619001
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
pronto soccorso 118
metrò del mare
(stagionale: 31/05-07/09)
[email protected]
call center 199600700
(ore 9-19)
linea 1
bacoli - pozzuoli - napoli
mergellina - napoli beverello portici - ercolano - torre del
greco - torre
annunziata/pompei castellammare di stabia - vico
equense - sorrento
montesanto
montesanto - corso vittorio
emanuele - via morghen
(vomero)
trasporti
www.comune.napoli/municipalita1
alilauro
tel 081 4972238
www.alilauro.it
trasporti
/ emergenze e sicurezza
municipalità 1
(chiaja - posillipo - san
ferdinando)
piazza santa maria degli
angeli a pizzofalcone 1
tel 0817951721
sede consiglio
tel 0817644876
sezioni comunali
piazza santa caterina a chiaja
pronto soccorso loreto crispi
tel 081 2547256
guardia medica
tel 081 7613466
distretto sanitario 44
(chiaia - posillipo - san
ferdinando)
assistenza anziani
tel 0812547715
assistenza diabetologia
tel 08 2542928
assistenza veterinaria
tel 08 2547074
farmacie
per indicazioni esaustive
organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare il
sito
www.paginegialle.it/campania
/napoli/farmacie.html,
utilizzando i “suggerimenti
geografici” per i rimandi al
quartiere
/ cure mediche
/ il quartiere
estensione
kmq 2,71
abitanti [2001]
41.779
(19.290 maschi; 22.489
femmine)
l’itinerario ‘da santa lucia a
mergellina’, per omogeneità di
esposizione topografica e
storica, non segue
rigidamente i confini
amministrativi dei quartieri:
anticipa in parte argomenti
che si riferirebbero al
quartiere San Ferdinando.
6IA -ERGELLINA
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DEI-ARTIRI
0IAZZA
6ITTORIA
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6IA "ISIGNANO
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6IA ' "AUSAN
6IA#ARACCIOLO
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-ERGELLINA
,ARGO
3ERMONETA
0IAZZA
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stazione di mergellina
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stazioni funicolare
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stazioni cumana
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stazioni metro
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funicolare
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metropolitana
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cumana
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6ILLA#OMUNALE
0IAZZA
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6IA #AVALLERIZZA
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0IAZZA
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tempo libero / shopping
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parchi e giardini
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legenda
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oggi e domani
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tra fine ottocento e inizi
novecento
arti e monumenti
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seconda metà del settecento
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chiaja
i colori della storia
intorno al 1936
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da santa lucia a mergellina
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
castel dell’ovo [pp. 14-15/18]
borgo marinari [pp. 15/18]
piazza dei martiri [pp. 19-20]
villa comunale [pp. 16-17/20-22]
villa pignatelli [pp. 23-24]
via caracciolo [pp. 17/25]
santa maria di piedigrotta [p. 25]
mergellina [p. 26]
fontana del sebeto [p. 26]
da via chiaja a parco margherita
10. ponte di chiaja [pp. 15/29]
11. palazzo cellamare [p. 30]
12. santa caterina a chiaja [p. 30]
13. via dei mille [pp. 30-31]
14. pan [pp. 30-31]
15. piazza amedeo [p. 32]
16. parco margherita [p. 32]
1
2
‘‘
14
chiaja
la popolazione del borgo era costituita
soprattutto da pescatori, e le poche abitazioni dei
nobili servivano solo per la villeggiatura
[giancarlo alisio, 1986]
storie
Il quartiere corrisponde all’antico borgo di Chiaja, compreso tra la zona collinare, che raggiunge il corso Vittorio Emanuele, e la linea costiera.
Il mare è il suo destino. La tradizione vuole che la sirena Partenope, che regalerà il suo nome alla città antica, abbia scelto il tufo caldo dell’isolotto di
Megaride per riposare in eterno. Questo angolo di paradiso, al centro del
Mediterraneo temperato, è l’approdo fortunato dei coloni greci che, nel settimo secolo prima di Cristo, cercano nuova dimora. Qui si trasferirà nel primo
secolo avanti Cristo il patrizio romano Lucullo con la sua villa di delizie.
Qui prende corpo quel Castel dell’Ovo che rappresenterà a lungo la sede e
l’emblema del potere. Nelle grotte di tufo scavate dal vento, platamonie (da
cui il nome di Chiatamone), trovano ospitalità i naviganti in pericolo, i pescatori operosi.
In questa roccaforte leggendaria, al ritmo alterno dei secoli, sovrani, imperatori, santi, monaci eremiti, imperatori deposti (Romolo Augustolo, nel
476, alla caduta dell’impero romano d’Occidente), prigionieri illustri del
Castello divenuto carcere, lasceranno impresse pagine di storia che il
mare non smette di tramandare.
Il mare, al centro del golfo: una impronta ‘liquida’ destinata a lasciare segni indelebili sulla struttura urbana che si estenderà, dominazione dopo dominazione, in tutte le direzioni. Dove sono finite le grotte dei pescatori, la
spiaggia pullulante di vita marinara?
La fortezza si è dotata mano a mano di bastioni a prova di scorrerie, costruita e ricostruita, impreziosita, dalle dinastie, come gli aragonesi, che
l’hanno prescelta come dimora reale. Gli Angiò l’hanno messa a guardia di
quel ‘porto dei Provenzali’ che ha
contribuito a celebrarne la fama in
tutto l’Occidente.
Finché le roccaforti del potere si trasferiscono nell’entroterra più sicuro:
ha inizio un processo di evoluzione
urbanistica della linea costiera che
si arresterà solo, come diremo più
avanti, con la fine dell’Ottocento.
Un processo di lunga durata trasforma il Castello in declino e l’intera area in teatro quotidiano di vita
prorompente, imperniata intorno ai
mestieri del mare e allo svago interclassista, banchi di pesce trionfali, acqua sulfurea, ‘ostricari’, fontane, mercanzie prototuristiche, gite
nel golfo... La spiaggia, la ‘chiaja’, bisogna dirlo, non era il meglio che la
costa del golfo proponesse: sul bagnasciuga, panni stesi, rifiuti urbani,
reti e scafi in disuso, contrastano
sempre più frequentemente il mito
del paradiso di delizie.
È il punto di avvio, insieme alle epidemie di colera, della vasta operazione di bonifica che va sotto il
nome di Risanamento, tra la fine
degli anni Ottanta dell’Ottocento e i
primi decenni del Novecento; bonifica discussa, sofferta, e, tuttavia,
destinata a dar vita, sul fronte del
mare, ad una ‘passeggiata moderna’ che ancora commuove, nelle
giornate più terse, lo sguardo e l’immaginazione.
Al posto del borgo dei “luciani”, tutto
storie
intorno al castello, il ‘Borgo Marinari’ restituisce una trama fitta di dimore ‘imbalsamate’ ai pescatori e
ai popolani espropriati, mentre, a
ridosso della linea costiera, i circoli
nautici e i grandi alberghi del lungomare, in una cortina ininterrotta
di nuovi palazzi aristocratici, fanno
da fondale alle passeggiate in carrozza e alle escursioni marine dei
nuovi ricchi e dei nobili sopravvissuti
all’Unità d’Italia, e… risarciscono, a
buon mercato, le angustie dei ceti
meno fortunati.
A monte, alle spalle della chiesa ricostruita intitolata a Santa Lucia,
una rete fitta di vicoli (il ‘pallonetto’)
sopravvive alla bonifica per accogliere i diseredati, terreno di coltura di quell’arte di arrangiarsi che
mina da sempre i grandi agglomerati urbani.
Una trama articolata di nuove arterie collega progressivamente in
forme sempre più razionali le diverse aree del quartiere. Nel 1636
il viceré Emanuele Zuniga y Fonseca, conte di Monterey, fa realizzare a spese degli abitanti il Ponte di
Chiaja (poi ricostruito e trasformato
nel corso dell’Ottocento), per raccordare i due versanti della collina,
in prossimità dell’antica Porta di
Chiaja, demolita per ordine di Ferdinando IV nel 1782.
Non deve essere un caso se l’ambasciatore britannico di sua mae-
15
16
chiaja
stà, sir William Hamilton, collezionista raffinato di antichità e uomo di
mondo, stabilisce in questo perimetro la sua dimora in palazzo
Sessa. Tra gli ospiti illustri del gentiluomo e di lady Emma, Wolfgang
Goethe, nel 1787, non sa trattenere
l’ammirazione: “il cavaliere Hamilton si è costruito qui il suo bel nido,
e se lo gode, ora che la sua vita è
giunta a sera. L’appartamento che
egli ha messo su, al gusto inglese, è
quanto mai delizioso, e la vista che
si gode da una stanza ad angolo,
forse unica. Ai suoi piedi il mare, in
faccia Capri, a destra Posillipo, a
fianco la passeggiata della Villa
Reale, a sinistra un vecchio edificio
di gesuiti, più in là la costiera di Sorrento fino al capo di Minerva. È ben
difficile, almeno in Europa, che si
possa trovare un punto simile; molto
più nel centro di una città grande e
popolosa”.
I residenti dei nostri giorni, malauguratamente, non hanno la stessa
visione: la realizzazione di via Domenico Morelli, nell’Ottocento, e degli edifici che la costeggiano, ha
oscurato il panorama verso Capri e
Posillipo.
Il tracciato del quartiere proseguiva
tra la linea costiera e la strada più
interna diretta a Piedigrotta, attraverso via Cavallerizza e via Santa
Maria in Portico, prima di ridiscendere alla Torretta, fiancheggiato da
un’area semipaludosa, verso la
spiaggia, e da boschi, verso la collina. L’urbanizzazione rimane ridotta, almeno fino al XV secolo. In
seguito, l’area comincia ad animarsi: è la stagione delle ville – Alfonso II d’Aragona fa costruire una
residenza sontuosa all’altezza di
largo Ferrandina – mentre, nel
corso del Cinquecento, il tessuto
edilizio si fa più fitto, in particolare
nei paraggi della porta vicereale di
Chiaja; dal Seicento in avanti si moltiplicano i palazzi nobiliari; a difesa
del litorale, ormai al sicuro dalle incursioni dei pirati, restano solo due
torri, probabilmente del XVI secolo,
in prossimità della Torretta e dell’attuale rione Sirignano.
Solo nel 1697, per dare corpo ad
una cornice degna della ‘costa delle
sirene’, il viceré duca di Medinaceli
fa pavimentare la strada e ordina
l’impianto di un doppio filare di salici e tredici fontane. Ma la Riviera rimane poco frequentata fino al progetto settecentesco di Ferdinando
IV: Carlo Vanvitelli, figlio del più celebre Luigi, con la consulenza botanica di Felice Abbate, viene investito
della responsabilità di consegnare
alla storia la ‘Villa Reale’. Tra il 1778
e il 1780, sull’esempio dei grandi
giardini francesi imperniati su viali
paralleli ornati di statue e fontane,
l’architetto non spreca l’occasione:
l’11 luglio del 1781 apre i cancelli la
‘Tuglieria’ (a ricordo dei giardini parigini delle Tuileries) napoletana, il
più suggestivo parco urbano in riva
al mare d’Europa. All’ingresso principale, sul lato della odierna piazza
Vittoria, due casini simmetrici ospitano caffè alla moda; la sorveglianza dei gendarmi consente al
‘popolo’ di mescolarsi ai sovrani e
alla corte solo se in abbigliamento e
atteggiamenti decorosi. “La Villa
Reale – sentenzierà Alexandre Dumas nel 1835 – è senza dubbio la
più bella e soprattutto la più aristocratica passeggiata del mondo”.
Nuovi lavori, tra 1807 e 1815, modificano il tracciato delle aiuole, seguendo il gusto romantico del giardino all’inglese, finché, nel 1834, il
prolungamento fino alla Torretta
completa l’impianto della Villa.
Un capitolo straordinario, a partire
dal 1872, è la concezione pionieristica e la realizzazione geniale di
Anton Dohrn, nel cuore della vegetazione, in riva al mare: la Stazione Zoologica, con l’invenzione
parallela dell’Acquario più antico
del Vecchio Continente, conquista
immediatamente il prestigio scientifico e la forza evocativa che ancora la distinguono nel panorama
internazionale. Finalmente, come
abbiamo già accennato, la ‘colmata
del mare’ progettata, nell’ambito del
Risanamento, da Errico Alvino dà
corpo a via Caracciolo, tra 1875 e
1883, modificando irreversibilmente il contatto diretto tra Villa e litorale. La spiaggia cede il passo alla
strada ‘moderna’, il rimpianto alla
consolazione di un lungomare, malgrado tutto, senza eguali nel panorama dei grandi agglomerati metropolitani d’Occidente.
Oggi, l’occasione dei restauri urbani
in corso d’opera e la rivoluzione dei
trasporti su ferro in pieno fermento,
potrebbero innescare un processo
di riappropriazione dei valori ambientali originari, riconquistando per
intero la ricchezza impagabile del
mare di Partenope.
villa comunale
monumento a
gianbattista vico,
1862, di leopoldo
di borbone conte
di siracusa fratello
di re ferdinando II
di borbone
[p. 22]
‘‘
18
chiaja
la sua poesia era un perpetuo spettacolo di
campagna e di mare; e mergellina, dove il verde della
collina si sposava all’azzurro del golfo, ne pareva il
simbolo festoso...
[benedetto croce, 1919]
da santa lucia a mergellina
santa lucia
a mare
via santa lucia 3
orario: 7-12
festivi 7-14;
17-19
[pp. 15/18]
castel dell’ovo
borgo marinari
orario: 9-19;
domenica e
festivi 9-14
orario invernale:
9-17; domenica e
festivi 9-14
tel 0812400055
www.comune.napoli.it
casteldellovo@
comune.napoli.it
[pp. 14-15/18]
santa maria
della vittoria
piazza vittoria
orario: 7-11;
festivi 7-13.30
[p. 19]
La spiaggia popolata dai pescatori di
Santa Lucia, l’universo variegato di
mestieri (i venditori d’acqua sulfurea
nelle anfore di creta, le “mummare”,
“l’ostricaro fisico”…), le dimore umili incuneate tra palazzi aristocratici
affacciati sul mare diventano mondi separati dopo l’intervento di Risanamento del 1884 [vedi p. 15],
con le colmate del primo Novecento e, infine, con la costruzione della
doppia fila di palazzi che divide via
Santa Lucia dal mare.
Il toponimo deriva dalla chiesa di
Santa Lucia a mare, ricordo leggendario del passaggio sulle coste
napoletane della nipote dell’imperatore Costantino (306-337) scampata a naufragio; nella chiesa, distrutta e ricostruita ripetutamente, si
conserva una statua lignea di Santa Lucia, del XVIII secolo.
Sul mare, sull’isolotto di Megaride,
Castel dell’Ovo, custodisce miti e sto-
rie degni della cornice naturale [vedi
p. 14]. Nel nome, la leggenda medievale dell’uovo protetto da un contenitore di ferro in gran segreto: garantiva le sorti del castello e della città grazie all’incantesimo del ‘mago’
Virgilio.
Oggi, è la ‘nascita’ dell’anno nuovo a
incendiare la rocca con fuochi pirotecnici spettacolari, mentre le sale e
i bastioni, di suggestione incomparabile, ospitano mostre e congressi.
Ai piedi del maniero, il Borgo Marinari, realizzato nel 1886 per alloggiare i pescatori di Santa Lucia privati delle case demolite dai lavori del
Risanamento [vedi p. 15].
Bar e musica dal vivo animano i vicoli del borgo. I circoli nautici storici (il Savoia, l’Italia) testimoniano
e rinnovano le migliori tradizioni
conviviali e sportive. La cucina e la
scena ‘marinara’ hanno reso celebri i ristoranti del Borgo.
Di nuovo sulla terraferma, via Partenope segna l’inizio del lungomare
per eccellenza, delle passeggiate
ideali, a piedi, in bicicletta, in barca.
Sul lato a monte, una teoria di locali, ristoranti, bar all’aperto e alberghi
di lusso per tutti i gusti. Tra gli alberghi storici, realizzati intorno al
1880, il Vesuvio, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra
mondiale e ricostruito nel 1950 e
l’Excelsior, facciata e arredi delle origini in stile liberty autentico.
Da piazza Vittoria (la chiesa di San-
ta Maria della Vittoria celebra nel
1572 le armi cristiane vittoriose sui
turchi a Lepanto, 17 ottobre 1571),
percorrendo via Calabritto o via Morelli – la ‘strada degli antiquari’ – si
raggiunge la zona più ‘alla moda’ del
quartiere, annunciata dalla bottega
di Marinella (dal 1914, cravatte ambite in ogni angolo di mondo): le firme del made in Italy, abiti, gioielli,
scarpe, borse... per una immersione
nello shopping di ‘stile globale’. Lo
spazio arioso di piazza dei Martiri, tra
edifici d’epoca monumentali e locali
borgo marinari
[p. 18]
20
palazzo partanna
piazza dei martiri
58
unione
degli industriali
di napoli
tel 0815836111
fax 081413462
www.unindustria.na.it
[p. 20]
sinagoga di napoli
via santa maria a
cappella vecchia
31
tel 0817643480
[p. 20]
chiesa anglicana
via san pasquale
a chiaja 15/bis
tel 081411842
[p. 20]
chiaja
di ritrovo frequentati, prende il nome
dalla Colonna dei martiri in granito
grigio (1866-1868), dedicata ai caduti per le rivoluzioni antiborboniche
del 1799, 1820, 1848 e 1860.
Palazzo Partanna, oggi sede dell’Unione degli Industriali di Napoli, viene ‘riammodernato’ nel 1824 dall’architetto più in vista del tempo, Antonio Niccolini, ‘omaggio’ di Ferdinando di Borbone alla seconda moglie, Lucia Migliaccio, vedova del
principe di Partanna. Palazzo Calabritto (n. 30), dal nome dei primi proprietari, ha una doppia facciata e due
ingressi; quello principale, del Settecento [vedi p. 20], verso piazza Vittoria, è stato sede della cappella luterana fino alla costruzione della nuova chiesa in via Carlo Poerio (1865).
Palazzo Nunziante, ad angolo con via
Morelli, chiude la piazza; nella cappella di famiglia, dipinti di Domenico Morelli (l’Assunta) e Paolo Vetri.
Nella piccola via Santa Maria a Cappella Vecchia, dal nome dell’antica
abbazia che occupava l’area, in palazzo Sessa (n. 31), ha sede la Sinagoga di Napoli, inaugurata nel
1864 con il sostegno della dinastia
di banchieri Rothschild. Intorno alla
piazza, un susseguirsi di strade,
piccole, affollate di gioventù in cerca di emozioni, via Alabardieri, vico
Belledonne, vico Cavallerizza, piazzetta Rodinò, fino a via Filangieri, via
dei Mille e via Vittoria Colonna: le ul-
time novità della moda e del design,
mescolate a ritrovi per degustazioni,
aperitivi, musica live, vita di notte, in
un tessuto urbano intriso di memorie, e toponimi, del passato. Via Alabardieri ospitava la caserma del
corpo speciale della scorta dei sovrani napoletani, soppressa nel
1784. Vico Cavallerizza a Chiaja
conduceva dalla Porta di Chiaja alla
caserma di cavalleria di San Pasquale, costruita a fine Seicento
sulla struttura della villa del nobile
spagnolo Garcia de Toledo, duca di
Ferrandina (da cui il nome di largo
Ferrandina); riprogettata nel 1740, la
cavallerizza, o maneggio, era situata sugli spazi occupati oggi dalla chiesa anglicana su via San Pasquale.
Nel 1935, sull’area della caserma e
di parte del convento di San Pasquale, prendono forma via Carducci e la struttura militare oggi
adattata a scuola media (Fiorelli, via
Giuseppe Fiorelli) e a liceo (liceo Umberto I, piazzetta Amendola 6).
Da via Carducci, o dalla parallela via
San Pasquale, si raggiunge la Villa
Comunale [vedi pp. 16-17].
Un restauro benemerito dell’amministrazione comunale, avviato dal
1998, al netto delle dispute mai sopite sulle soluzioni di stile firmate
Mendini e il decadimento precoce di
chalet e recinzione, ha riconsegnato alla città una delle rare oasi di
quiete e ossigenazione, senza tra-
22
villa comunale
ingresso principale
da piazza vittoria
[pp. 16-17/20-22]
stazione
zoologica anton
dohrn
villa comunale
tel 0815833111
fax 0817641355
www.szn.it
[email protected]
acquario
orario: 9-17;
festivi 9-14
lunedì chiuso
biglietto: 1,50
euro
ridotto 1,00 euro
(5-12 anni)
[pp. 17/22]
villa pignatelli
riviera di chiaia
200
museo diego
aragona pignatelli
cortes
orario: 8.30-14
martedì chiuso
biglietti: 2,00
euro; ridotto 1,00
euro (cittadini ue
18-25 anni);
gratuito cittadini
ue sotto i 18 e
sopra i 65 anni
tel 081669675 0817612356
(anche fax)
http://pignatelli.
napolibeniculturali.it
pignatelli.artina@
arti.beniculturali.it
[pp. 23-24]
chiaja
scurare gli spazi attrezzati per i
bambini.
Dall’inaugurazione, nel 1781, la Villa Reale è stata un susseguirsi di ampliamenti e modifiche [vedi pp. 1718], con nuovi edifici – il tempietto
di Virgilio, del 1825, con la statua
realizzata da Tito Angelini nel 1836;
la casina pompeiana, destinata intorno al 1880 ad ospitare mostre
d’arte; l’ex circolo della stampa,
costruito nel 1948 su progetto di
Marcello Canino e Luigi Cosenza, ora
in restauro e in attesa di destinazione
d’uso – sculture, gruppi in marmo
(tra cui copie di opere antiche e rinascimentali eseguite alla metà del
Settecento dagli scultori che lavorano
alla decorazione del parco della
Reggia di Caserta), fontane, busti e
monumenti dedicati a personaggi illustri da Torquato Tasso (1819, di Angelo Solari) a Edoardo Scarfoglio
(1923, di Leonardo di Candia).
Al centro del vialone di mezzo,
dove fino al 1826 si ammirava il
gruppo in marmo del Toro Farnese
(oggi al Museo Archeologico Nazionale), la vasca di marmo egizio,
proveniente dal tempio di Nettuno
a Paestum, retta da quattro leoni in
pietra, della fontana dei leoni, detta delle paperelle.
Poco oltre, la cassa armonica ideata a fine Ottocento da Errico Alvino
sui dettami dell’architettura ‘moderna’, struttura elegante in ferro e
ghisa con cupola in vetro, ospita dal
1877 concerti bandistici.
Storia antica e ‘movimentata’ per la
fontana di Santa Lucia (1606), ricostruita in Villa nel 1898: opera di
Michelangelo Naccherino e Tommaso Montani, ideata a spese del
Corpo della Città (il municipio del
tempo) per la strada che da largo di
Palazzo conduceva alla chiesa di
Santa Lucia a Mare, viene trasferita
a Santa Lucia nel 1620.
Con il restauro del 1845, che sostituisce le sirene che reggevano la
tazza con i delfini e aggiunge le due
lapidi sugli archi laterali, è collocata
al centro della banchina dell’acqua
‘suffregna’ (sulfurea), da cui si accedeva alla sorgente dell’acqua
sulfurea.
Nel 1872 inizia la costruzione della
Stazione Zoologica Anton Dohrn e
dell’Acquario, intuizione geniale e generosa del naturalista e scienziato
darwiniano Anton Dohrn [vedi p.
17], da allora centro di ricerca di eccellenza sulla fauna e la flora marine e sede dell’Acquario più antico
d’Europa.
Lungo la Riviera di Chiaja, parallela
alla Villa, proseguono i lavori di costruzione delle nuove stazioni per la
linea 6 della metropolitana: una sfida lungimirante di sistema per nuovi orizzonti ambientali. I palazzi nobiliari d’epoca si alternano, fino a
piazza Sannazaro, a realtà più di-
messe e popolari.
Ad angolo con via Calabritto, palazzo Ravaschieri di Satriano (n. 287,
1605), ampliato nel corso del Settecento, ampia facciata con quattordici busti in gesso posti sui balconi del piano nobile; nel 1817
ospita Goethe durante il soggiorno
napoletano.
Palazzo San Teodoro (n. 281), considerato dall’Ottocento “la più elegante” tra le residenze della Riviera,
è commissionato nel 1826 dal duca
di San Teodoro all’architetto Guglielmo Bechi, direttore degli scavi di
Ercolano e Pompei, nello stile pompeiano alla moda.
Ha origini seicentesche palazzo Carafa di Belvedere (n. 202), poi Ruffo della Scaletta, ma tra il 1832 e
il 1835, subisce radicali cambiamenti: nuova facciata (di Francesco
Saverio Ferrari), cortile, scala, sale
degli appartamenti nobili con stucchi e marmi di Guglielmo Bechi, decoratore anche della contigua Villa
Pignatelli.
Costruita nel 1826 per Ferdinand Acton, figlio del primo ministro e segretario di guerra di re Ferdinando I
di Borbone, nel 1841 è acquistata
dai banchieri Rothschild e ceduta infine, nel 1861, ai principi Aragona Pignatelli Cortes che trasformano la villa in una delle residenze più eleganti
e mondane d’Europa.
Fino a quando, nel 1955, la princi-
da santa lucia a mergellina
pessa Rosina Pignatelli dona generosamente allo Stato la casa-museo
che dà origine al Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes: arredi e collezioni di famiglia, argenti, mobili ottocenteschi, candelabri e orologi di
manifattura francese, bronzetti e
porcellane europee (Meissen, Vienna e Capodimonte) e orientali, con
gli ambienti sontuosi della sala da
23
a pagina 21
piazza dei martiri
i leoni sulla base
della colonna
[pp. 19-20]
villa comunale
fontana di santa
lucia, 1606
[p. 22]
24
palazzo della
tirrenia
navigazione
palazzo sirignano
rione sirignano 2
collezione d’arte
della tirrenia
visite: terza
domenica di ogni
mese escluso
agosto
orario: 10-13
ingresso gratuito
www.tirrenia.it/IT/
corporate/Pagine/
arte.aspx
[p. 24]
chiaja
ballo, del salotto rosso, del salotto azzurro – alle pareti fotografie della famiglia Pignatelli e dei reali – della biblioteca tappezzata da parati in cuoio e oro impresso, degli inizi del Novecento; della sala da pranzo, ricostruzione fedele di tavola imbandita
e credenze, piatti, cristalli e posaterie di casa Pignatelli. Al piano superiore, la collezione d’arte del Banco
di Napoli. Un piccolo edificio del
parco, oasi protetta per molte generazioni di bambini di buoni natali, ospita il Museo delle carrozze (in
ristrutturazione e riallestimento).
Accanto alla Villa, palazzo Sirignano,
dal 1937 sede della compagnia di
navigazione Tirrenia e della collezione d’arte aperta al pubblico, “il primo che alla Riviera fosse stato da’ Signori edificato per delizie in questa
spiaggia” a detta della guida seicentesca del canonico Carlo Celano.
Costruito nel 1535 dal capitano
spagnolo Fernando Alançon marchese della Valle e identificabile
dalla torre di difesa all’angolo orientale contro le incursioni dei pirati, acquistato e restaurato nel 1838 da
Leopoldo di Borbone conte di Siracusa, era circondato da un parco di
14.000 metri quadrati, celebre per
il teatrino in cui i nobili napoletani e
stranieri si esibivano per diletto. Il
nuovo proprietario, dal 1889, Giuseppe Caravita principe di Sirignano,
lo ricostruisce con le due torri simmetriche, dando avvio, contestualmente, alla edificazione della strada
e del Rione Sirignano.
Sulla destra, via Santa Maria in Portico conduce alla chiesa omonima,
con tele di artisti del Settecento napoletano (Fedele Fischetti, Paolo De
Matteis, Domenico Antonio Vaccaro) e un presepe con figure scolpite in legno ad altezza naturale, realizzate dal 1654 al 1872.
Dopo piazza della Repubblica – al
centro il Monumento agli scugnizzi in memoria delle ‘quattro gior-
nate’ di liberazione del 1943 – in
via Giordano Bruno, all’altezza della ‘Torretta’ della casa del fascio rionale (1936), pullula di vita e di offerta a buon prezzo il mercato popolare coperto, tra allestimenti di
frutta e verdura, fiori, botteghe alimentari, latticini, pasta fresca, i ‘cibi
cotti’ di nonna Anna, la più autentica e gustosa delle trattorie napoletane, gelati e sorbetti molto apprezzati, da Remy, ai confini esterni. Affacciata sul golfo, via Caracciolo, risultato delle ‘colmate’ di fine
Ottocento [vedi p. 17].
Piazza Jacopo Sannazaro, intitolata
al grande poeta e umanista che in
una villa della costa trasse ispirazione per le sue opere maggiori (e sepolto infine nella chiesa di Santa Maria del Parto), introduce alle suggestioni mitiche di Piedigrotta: la Crypta Neapolitana, epicentro leggendario di rituali iniziatici e culti orgiastici legati a divinità pagane, asse di
comunicazione tra Neapolis e Pozzuoli costruito, secondo le tradizioni
medioevali, da Virgilio, in realtà del
I secolo d.C.; il sepolcro di Virgilio e,
dal 1939, la tomba di Giacomo
Leopardi.
La chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, in origine una cappella dedicata a Maria dai pescatori di Mergellina, dal Medioevo è il fulcro di
una festa popolare celebrata l’8
settembre. Ricostruita e più volte re-
da santa lucia a mergellina
25
santa maria in
portico
via martucci 17
orario: 7.30-10;
17-19.30
festivi 7.30-12.30
[p. 24]
mercato coperto
torretta
(via galiani)
lunedì-sabato
orario: 9-19
[p. 25]
crypta neapolitana parco della
tomba di virgilio
salita della grotta
20
orario: dalle 9 a
un’ora prima del
tramonto
tel 081669390
staurata fino agli interventi del
1853, sull’altare maggiore conserva la statua in legno della Madonna
di Piedigrotta del 1320-30. Festeggiamenti, carri, competizioni canore e fuochi pirotecnici sono tornati
in auge per promozione turistica, la
“festa di Napoli”, dal 2007.
Poco oltre, la stazione di Mergellina
inaugurata nel 1927 (progetto di
Gaetano Costa), restituita da un restauro accurato alle forme eleganti
delle origini.
Di nuovo su piazza Sannazaro, con
http://tombavirgi.baa.
remuna.org
[p. 25]
santa maria
di piedigrotta
piazza piedigrotta
24; orario: 7.3012; 17-20
festivi 7.30-14;
17-20
[p. 25]
villa pignatelli
facciata della villa
[pp. 23-24]
piazza piedigrotta
santa maria di
piedigrotta
[p. 25]
26
chiaja
stazione di
mergellina
corso vittorio
emanuele
[p. 25]
fontana della
sirena
piazza sannazaro
[p. 26]
fontana del leone
piazzetta del
leone a mergellina
[p. 26]
fontana del
sebeto
largo sermoneta
[p. 26]
mergellina
facciata della
stazione, 1927
[p. 26]
largo sermoneta
fontana del
sebeto, 1635
[p. 26]
la fontana della Sirena, collocata in
occasione dell’apertura della Galleria Laziale (1925), si procede verso
piazzetta del Leone, dalla fontana
celebre nell’Ottocento per la qualità
della fonte (Mergoglino) proveniente dalla montagna di tufo: Ferdinando
II di Borbone la prediligeva quotidianamente per la tavola reale.
Mergellina, i bar sul lungomare, le
imbarcazioni che affollano il piccolo
molo, il tratto di spiaggia sopravvissuto alla colmata, accoglie ancora le barche e le reti dei pescatori. Il nome deriverebbe dalla memoria di un pescatore innamorato
che, nel tentativo di raggiungere
una sirena, nuota fino allo sfini-
mento e alla morte.
A largo Sermoneta, la fontana del Sebeto (1635), personificazione del fiume scomparso che bagnava Napoli nell’antichità, originariamente collocata sulla ‘salita del Gigante’ vicino a Palazzo Reale, segna l’inizio della strada nuova di Posillipo.
28
chiaja
‘‘
da via chiaja a parco margherita
29
una illustrazione della strada di chiaja si
risolverebbe nella storia della moda napoletana...
[gino doria, 1972]
da via chiaja a parco margherita
torretta
(via galiani)
mercato coperto
[p. 25]
via chiaja
ponte di chiaja
[p. 29]
Vocazione antica al commercio, via
Chiaja è la strada prediletta, nell’Ottocento, per acquisti di articoli di
lusso, ‘novità’ provenienti da Parigi e
da Vienna: le sue botteghe eleganti
sono, all’epoca, il salotto della città.
Un arredo urbano di respiro, pur insidiato quotidianamente dalle bande
di nuovi vandali, ha recuperato di recente la dignità originaria.
Procedendo fra boutique, negozi di
prodotti tipici e di pelletteria – si comprano tradizionalmente i guanti – all’altezza della salita Sant’Anna di Palazzo, profumo di forno a legna: in occasione della visita a Napoli della regina Margherita, nel 1889, qui viene
dedicata e intitolata la ‘pizza napoletana’ per antonomasia.
A metà del percorso, il Ponte di
Chiaja, con l’ascensore di collegamento a Monte di Dio, costruito nel
1636 dal viceré di Napoli [vedi pp.
15-16] per unire il colle delle Mortelle
a Pizzofalcone, e restaurato nel
1834 da Ferdinando II di Borbone:
il cavalcavia viene inglobato in un impianto ad arco di trionfo, decorato in
bassorilievo (Allegorie della Fama e
Cavalli) e da due lapidi che ricordano la costruzione del 1636 e il ‘restauro’ del 1834; dopo l’Unità, lo
stemma Borbone viene sostituito naturalmente con le insegne Savoia.
Nel 1874 (accanto alla chiesa di
ponte di chiaja
via chiaja
ascensore
stazione inferiore
via chiaja
stazione superiore
via nicotera
(angolo piazza
santa maria degli
angeli)
orario giorni feriali
e festivi
intrasettimanali:
7-21.30;
domenica 8-14.30
orario 24 e 31
dicembre: 8-14.30
gratuito
[pp. 15/29]
teatro sannazaro
via chiaja 157
tel 081418824
[email protected]
www.teatrosannazaro.it
[pp. 29-30]
30
via chiaja
palazzo cellamare
[p. 30]
via filangieri
palazzo
mannajuolo
[p. 30]
chiaja
Sant’Orsola, sul chiostro del convento) viene costruito il teatro
Sannazaro, su progetto dell’architetto Fausto Niccolini, ribattezzato
“bonbonnière napolitaine” dalla
nobiltà che lo frequentava per la
decorazione raffinata e le dimensioni ridotte.
Altro emblema dell’area, il portale
poderoso di palazzo Cellamare (n.
149), originario del Cinquecento
ma ampliato nel 1729 dalla famiglia
Cellamare. In alto sul piperno grigio,
lo stemma di famiglia. Una storia
densa di casati e uomini illustri, conforto, negli anni Cinquanta del Novecento, del genio matematico di Renato Caccioppoli.
La strada, leggermente in discesa,
oltrepassato il luogo dove fino al Settecento era la Porta di Chiaja [vedi
pp. 15-16], raggiunge piazza Santa
Caterina, dal nome della chiesa e
del monastero in cui oggi è ubicata
la sezione Chiaja degli uffici comunali. Dalla piazza ha inizio via Gaetano Filangieri, l’autore illuminista
della Scienza della Legislazione,
che vi abitava.
Palazzo Mannajuolo (n. 36), realizzato (1910-11) dall’architetto Giulio
Ulisse Arata per l’ingegnere e imprenditore Giuseppe Mannajuolo
per ospitare negozi e uffici, costituisce una autentica innovazione,
con la straordinaria scala elicoidale interna e le ringhiere eleganti in
ferro battuto. Siamo in via dei Mille, arteria residenziale per eccellenza: dal Consolato di Gran Bretagna al PAN Palazzo delle Arti Napoli, in palazzo Roccella, centro di
arte contemporanea e di documentazione votato ai linguaggi della creatività, fotografia, design, cinema, tecnologie digitali, assediato
da via chiaja a parco margherita
31
consolato di gran
bretagna
via dei mille 40
tel 0814238911
[email protected]
[p. 30]
pan palazzo delle
arti napoli
palazzo roccella
via dei mille 60
orario: 9.30-19.30
festivi 9.30-14.30
martedì chiuso
tel 081795860506-07
fax 0817958608
[email protected]
www.palazzoartinapoli.net
[pp. 30-32]
32
gay-odin
via vetriera 12
tel 081417843
[email protected]
www.gay-odin.it
[p. 32]
santa teresa a
chiaja
via vittoria
colonna 22
orario: 7.30-10.45
sabato e domenica
7.30-10.45;
17.30-19.15
orario: 9.30-19.30
[p. 32]
chiaja
dalla sperimentazione meno eclatante ma dura a morire di vico Vasto a Chiaja, salita Betlemme, via Vetriera, laboratori d’arte e gallerie dedicate al contemporaneo.
Via Vetriera è profumo di cioccolato, sede storica, dal 1922, della fabbrica di Gay-Odin, monumento nazionale dal 1933, trionfo di cioccolata ‘foresta’ e ‘nudi’ (cioccolatini al caffè, al liquore, alla mandorla, alla nocciola...).
Risale al 1622 la chiesa di Santa
Teresa a Chiaja, con l’alta scalinata doppia ridotta nell’Ottocento
per l’apertura di via Vittoria Colonna. Su palazzo Scarpetta una lapide ricorda l’attore e commediografo Eduardo Scarpetta, che si ritira qui nel 1909.
Piazza Amedeo è il raccordo con i
quartieri alti e le periferie a oriente
e occidente, grazie alla metropolitana
linea 2 e alla funicolare di Chiaja, da
poco ristrutturata, per il Vomero.
Risistemata con equilibrio di recente, come tutta l’area, si apre sul fondale scenografico di corso Vittorio
Emanuele. Dall’alto, domina il ‘castello neogotico’ Aselmeyer, progettato e costruito nel 1902 dall’architetto e urbanista anglo-napoletano
Lamont Young (1851-1929, anticipatore di genio del primo progetto di
metropolitana per Napoli) come residenza personale, in seguito ceduta al banchiere Carlo Aselmeyer, un
intreccio caratteristico di stili, fantasia, magia ambientale ben calibrata.
Via del Parco Margherita, smarrito
in gran parte il ricordo dei giardini da
cui traeva nome, è caratterizzata da
villette liberty di fine Ottocento e inizi Novecento; l’ex Grand Hotel Eden,
inaugurato nel 1901, inizia il percorso di gusto floreale, evidenza
dell’apertura europea e internazionale di inizi secolo, fino a raggiungere
corso Vittorio Emanuele.
Sull’altro versante della piazza, via
Crispi; l’area ora occupata da palazzo Balsorano accoglieva nel Cinquecento la villa del letterato napoletano Giovan Battista Manso –
circondata da un parco rigoglioso
esteso fino al corso Vittorio Emanuele – cenacolo di poeti e uomi-
ni illustri: nel 1592, Torquato Tasso. Palazzo Nobile, inizi del Novecento, è sede nel 1919 della Compagnia degli Illusi, circolo per la promozione delle lettere e delle arti,
presidente onorario Benedetto Croce, tra i membri del consiglio Gabriele d’Annunzio, Salvatore Di Giacomo, Francesco Cilea, Matilde
Serao, Vincenzo Gemito, Francesco
Torraca. L’Istituto di francese Grenoble (nato ugualmente nel 1919
per promuovere la cultura di oltralpe) si trasferisce nel 1933 nel
nuovo quartiere residenziale, nell’edificio costruito nel 1884 da Lamont Young. Organizza concerti,
spettacoli teatrali, eventi e mostre, ospita il Centro di ricerche archeologiche Jean Bérard, la scuola francese Alexandre Dumas e, dal
2001, il Consolato Generale di
Francia. Al numero 122, palazzo
Crispi, abitazione dello statista fino
alla morte (1901).
istituto di
francese grenoble
via crispi 86
tel 081669665
www.france-napoli.it
[p. 33]
via dei mille
pan palazzo delle
arti napoli
[pp. 30-31]
piazza amedeo
[p. 32]
posillipo fuorigrotta bagnoli
36
posillipo fuorigrotta bagnoli
alle pagine 34/35
posillipo trentaremi
a pagina 36
marechiaro i versi di salvatore di
giacomo sotto la ‘finestrella’
a pagina 37
bagnoli il lungomare
www.comune.napoli.it/municipalita10
carabinieri pronto intervento
112
stazioni carabinieri
via orazio 73
tel 081681122
via arturo labriola 15
tel 0812303168
via ilioneo 23
taxi
consorzio taxi napoli
tel 081444444 - 081555555 0815564444
www.consorziotaxinapoli.it
cooperativa radio taxi napoli
(co.ta.na.)
tel 0815707070
radio taxi la partenope
tel 0815606666
radio taxi consortaxi
tel 081202020
funicolari
mergellina
via mergellina - san gioacchino
via manzoni
metropolitana
linea 2
gianturco - piazza garibaldi piazza cavour - montesanto piazza amedeo - mergellina via leopardi - campi flegrei cavalleggeri aosta - bagnoli pozzuoli
ferrovia cumana
montesanto - corso vittorio
emanuele - fuorigrotta - mostra
zoo/edenlandia - agnano bagnoli - dazio - gerolamini cappuccini - pozzuoli - cantieri arco felice - lucrino - baia fusaro - torregaveta
coroglio - capo posillipo
r7 via di pozzuoli (dazio) piazza bagnoli - via coroglio via cattolica - via aosta - via
diocleziano - piazzale tecchio viale augusto - via fuorigrotta
via giordano bruno - via
caracciolo - piazza vittoria riviera di chiaja - via giordano
bruno - via delle legioni - viale
augusto - piazzale tecchio via diocleziano - via aosta via cattolica - via coroglio via di pozzuoli (dazio)
trasporti
municipalità 10
(bagnoli - fuorigrotta)
via acate 65
tel 0817950332
noleggio barche a vela
[email protected]
autobus
società a.n.m. - azienda
napoletana mobilità
numero verde: 800639525
www.anm.it
140 capo posillipo mergellina - riviera di chiaja piazza vittoria - via santa
lucia - chiatamone - piazza
vittoria - mergellina - via
posillipo - capo posillipo
c21 capo posillipo - via
petrarca - piazza sannazzaro
(mergellina) - via petrarca capo posillipo
c23 (no festivi) capo posillipo
marechiaro - via ferdinando
russo - capo posillipo
c27 capo posillipo - via
manzoni (funicolare) - via
tasso - via del parco
margherita - piazza amedeo corso vittorio emanuele - via
tasso - corso europa - via
manzoni - capo posillipo
c31 capo posillipo - via
manzoni (funicolare) - corso
europa - via cilea - piazza
vanvitelli (vomero) - via
manzoni - capo posillipo
c1 capo posillipo - discesa
coroglio - via diocleziano piazzale tecchio - discesa
coroglio - capo posillipo
129 bagnoli (la pietra) piazza vittoria - bagnoli (la
pietra) - piazzale tecchio angolo via diocleziano
181 piazzale tecchio - via
marino - viale leopardi - via
arlotta - via bixio - via
caravaggio - corso europa via cilea - via gemito - piazza
4 giornate - via rossini - via
acitillo - via ribera - via gemito
via cilea - corso europa - via
caravaggio - via bixio - via
arlotta - viale leopardi - via
marino - piazzale tecchio
c1 capo posillipo - discesa
coroglio - via coroglio piazzale tecchio - discesa
trasporti
www.comune.napoli/municipalita1
pronto soccorso
fatebenefratelli
via manzoni 220
tel 0815981111
guardia medica
presso loreto crispi
tel 0817613466
piazza gabriele d’annunzio 31
tel 0812390161 0812548173
distretto sanitario 44
(chiaia - posillipo - san
ferdinando)
distretto sanitario 45
(bagnoli - fuorigrotta)
presidio sanitario colonia
geremicca
via vincenzo padula 1
tel 0812547305
assistenza anziani
telefono amico 081400977 081421657
anziani centri sociali
via di pozzuoli 110
tel 0815703433
assistenza veterinaria
distretto 45 via cintia 25
tel 0812548741
farmacie
per indicazioni esaustive
noleggio biciclette
la ciclofficina di bagnoli
via cicerone 18
/ trasporti
/ emergenze e sicurezza
municipalità 1
(chiaja – posillipo - san
ferdinando)
piazza santa maria degli angeli
a pizzofalcone 1
tel 0817951750 –
0817951743
sede consiglio
tel 0817644876
sezioni comunali
piazza santa caterina a chiaja
servizi demografici
posillipo - via manzoni 249
/ cure mediche
bagnoli
estensione
kmq 7,96
abitanti [2001]
24671 (11805 maschi; 12866
femmine)
organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare il sito
www.paginegialle.it/campania
/farmacie.html, utilizzando i
‘suggerimenti geografici’ per i
rimandi al quartiere
cure mediche
fuorigrotta
estensione
kmq 6,2
abitanti [2001]
76521
(35932 maschi; 40589
femmine)
tel 0815702533
commissariato posillipo
via manzoni 249
tel 0815983211
commissariato fuorigrotta
piazzale vincenzo tecchio 70
tel 0812422211
commissariato bagnoli
via coroglio 10
tel 0812429211
poliziotti di quartiere
chiaja, tel 3355292755
zona san paolo, 3487986097
3357705156
polizia stradale
tel 0815954111
vigili urbani centralino
0817513177
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
pronto soccorso 118
emergenze e sicurezza
/ i quartieri
posillipo
estensione
kmq 5,17
abitanti [2001]
23673
(11220 maschi; 12435
femmine)
37
posillipo fuorigrotta
bagnoli
i colori della storia
11
15
intorno al mille
10
zzu
oli
u
- C
ma
8
9
14
inizio cinquecento...
Po
...fine cinquecento
seicento
1
seconda metà del settecento
tra fine ottocento e inizi
novecento
intorno al 1936
oggi e domani
legenda
2
13
12
da via posillipo ai casali
1. donn’anna [pp. 40/44]
2. piazza san luigi [p. 45]
3. piazza salvatore di giacomo
7
arti e monumenti
3
parchi e giardini
4.
5.
6.
7.
tempo libero / shopping
cumana
metropolitana
6
Villa Barracco
funicolare
stazioni metro
4
stazioni cumana
stazioni funicolare
stazione di mergellina
5
[pp. 45-47]
marechiaro [p. 49]
gaiola [p. 49]
parco virgiliano [p. 50]
torre ranieri [p. 50]
da viale augusto
alle terme di agnano
8. piazza san vitale [p. 53]
9. piazzale tecchio [pp. 53-54]
10. mostra d’oltremare [pp. 43/55]
11. stadio san paolo [p. 54]
12. città della scienza [pp. 43/56]
13. pontile di bagnoli [pp. 43/56-57]
14. terme di agnano [p. 57]
15. astroni [p. 57]
‘‘
40
posillipo fuorigrotta bagnoli
il bellissimo paesaggio, il mare libero, le isole
scintillanti, la montagna ruggente: mi manca la capacità
di descrivere tutto ciò... queste rive, golfi, insenature...
[johann wolfgang goethe, 1787]
storie
Se l’eternità, un giorno, si risolvesse a prendere dimora, il suo destino è
indubitabilmente Posillipo, nel tratto di costa compreso tra i ‘fantasmi’
di Donn’Anna e i panorami magici del parco Virgiliano, nel baricentro dell’Occidente temperato.
L’intreccio variegato di strade dei giorni nostri – via Posillipo, lungo la costa,
via Francesco Petrarca, parallela panoramica per eccellenza, via Manzoni,
verso il Vomero, e il raccordo tra tutte e Mergellina, via Orazio – con il corollario di arterie minori e viottoli che attraversano i fianchi della collina, dai
‘casali’ fino al mare, è per la maggior parte eredità di interventi moderni, a
partire dalla stagione napoleonica di inizi Ottocento.
Pausilypon, nella lingua dei coloni greci “tregua al dolore” o “luogo dove cessano gli affanni”, dal nome della villa, del I secolo a.C., del patrizio Publio
Vedio Pollione, è meta di elezione dei notabili romani di età repubblicana
e imperiale, esponenti di spicco dell’aristocrazia, uomini d’affari e politici
desiderosi di ‘delizie’: Mario, Silla, Crasso, Pompeo, Cesare, Bruto, Lucullo, Cicerone fanno a gara per conquistare un angolo del paradiso terrestre
compreso tra la costa flegrea e la spiaggia di Chiaja, celebrato da Virgilio
(le Georgiche sono nate qui, nella dimora sul mare del poeta).
Non è per caso che la tradizione popolare collochi la ‘scuola’ di Virgilio,
identificato nel Medioevo come mago taumaturgo, nei pressi della Gaiola (dal latino caveola, piccola grotta), un rudere affondato oggi nel mare
e nel tufo della costa, per la progressiva ‘sommersione’ della linea costiera
conseguente al bradisismo, che non smette di commuovere e incantare,
di generazione in generazione. La colonizzazione antica, in realtà, ha ori-
gine dal versante occidentale.
Nel percorso progressivo verso Mergellina, diminuiscono i nuclei residenziali romani, come le tracce numerose che sopravvivono sopra e
sotto il livello del mare, prolungamento dei Campi Flegrei e del porto
d’elezione della capitale dell’Impero,
Puteoli, piuttosto che prosieguo di
Neapolis. La distanza tanto dal centro cittadino che dall’area flegrea relega per secoli gli insediamenti e i villaggi sorti nella parte alta della collina, prevalentemente dediti ad attività agricole e artigianali, in una sorta di isolamento autarchico che si
protrae fino all’età moderna: solo nel
1643 le rampe di Sant’Antonio mettono in collegamento i borghi sulla
collina con la città. Nel corso del Medioevo, di fatto, le residenze sulla costa, facile preda delle scorrerie barbaresche, cedono il suolo agli insediamenti a mezza costa popolati, in
larga misura, dalla presenza laboriosa dei nuovi ordini monastici
(l’ospedale Fatebenefratelli ne testimonia l’eredità): è la stagione, fino
a tutto il Settecento, dei villaggi del
Casale, Angari, Megaglia, Santo Strato e Spollano, le cui dimensioni urbane, fino a Villanova a Porta Posillipo, conservano ancora i tratti arcaici
di queste microstorie.
Solo a partire dal Viceregno spagnolo, tra il XVI e il XVII secolo, ha inizio l’inglobamento graduale della co-
storie
sta, prolungando la linea di sviluppo
verso occidente delineata, nel 1532,
dagli indirizzi del viceré Pedro de Toledo, a partire dalla bonifica e dalla
edificazione del Borgo di Chiaja. Per
la gloria e la gioia dei nuovi ceti dominanti Posillipo ritorna ai casini di
delizia, alle feste regali, agli spettacoli pirotecnici nei teatri barocchi sul
mare. Ritornano le residenze di rappresentanza e di sogno, il casino del
principe della Roccella, la villa del
duca di Vietri – tanto grande da ospitare i viceré con tutta la corte – palazzo Donn’Anna – palcoscenico
per secoli e secoli dell’immaginazione, fino a Matilde Serao e Raffaele La Capria – le proprietà del
duca di Maddaloni, degli Spinelli principi di Tarsia, dei Gagliardi principi di
Ischitella…
Finché, l’8 febbraio 1812, Gioacchino Murat, nell’intermezzo del decennio francese, dà incarico agli ingegneri Romualdo De Tommaso e
Giuseppe Giordano di progettare
una nuova arteria per collegare Napoli all’area flegrea, come comandano i nuovi dettami razionali dell’urbanistica ‘moderna’.
È una rivoluzione per gli equilibri ambientali della linea costiera: il fascino leggendario dei sentieri di mare
(secondo l’opinione controversa dell’archeologo tedesco Gunther, tutto
il perimetro del golfo d’occidente sarebbe stato percorribile sul bagna-
41
42
posillipo fuorigrotta bagnoli
sciuga) viene cancellato per decreto dalla strada ‘carrozzabile’. Addio
al mito della ‘tregua dagli affanni’?
Al contrario, come nel destino dei
luoghi che la natura preserva persino dalle aggressioni più violente,
il vantaggio indubbio dei nuovi collegamenti, con la connessione definitiva della fitta ragnatela di rampe, viottoli, cupe, a monte e a valle, finisce per porre le fondamenta
della stagione romantica di Posillipo, delle ville impagabili che ancora
sorprendono, da villa Guercia, attraverso villa Barracco e villa Rosebery, alla Gaiola. Si moltiplicano
le terrazze con coffee-house, i belvedere, le pagode in stile orientale della borghesia mitteleuropea, inglesi, tedeschi, svizzeri, artisti in cerca di nuova linfa (fino ai vedutisti
della ‘Scuola di Posillipo’ di Pitloo
e Gigante), scienziati, imprenditori
di razza che si innestano nel tessuto via via più caotico, soprattutto nel tratto iniziale della nuova arteria, di popolani, contadini, pescatori, artigiani.
Tra il 1820 e il 1830 viene terminato il tratto che scende lungo le rampe di Coroglio. Il fronte urbanizzato
si allarga.
Siamo a Bagnoli, dal nome della fonte termale Balneolum, la porta della città verso i Campi Flegrei.
La sorgente antica, ricordata ancora nel XII secolo dal medico poeta
Pietro da Eboli per le virtù curative
quasi miracolose, viene ‘riscoperta’
per caso, insieme a numerose altre,
nel corso di lavori di dissodamento
a metà Ottocento (1865): il proprietario fortunato, Carmelo Patania,
coglie l’occasione per dar vita allo
stabilimento termale di Balneolo.
Nel 1888, ad opera del marchese
Candido Giusso, proprietario terriero facoltoso, un intero quartiere residenziale ‘moderno’ cresce accanto al casale antico, grazie anche al
completamento del primo tratto della ferrovia Cumana di collegamento
con il centro cittadino.
Quando, agli inizi del Novecento, il destino sentenzia la radicale cancellazione della vocazione originaria, Bagnoli è un piccolo borgo residenziale e di villeggiatura termale, immerso in una campagna luminosa e fertile, con piccole avvisaglie di attività
industriali (nel 1853 Ernesto Lefevre
impianta sulla spiaggia di Coroglio la
prima industria chimica napoletana,
a poca distanza dalle vetrerie di
Melchiorre Bournique e di Vincenzo
Damiani).
Come un fulmine a ciel sereno, nel
1904, la legge per il Risanamento industriale di Napoli concepita dall’interprete più attivo e generoso
del meridionalismo di quella stagione, Francesco Saverio Nitti, individua
la piana di Bagnoli come il luogo più
idoneo per lo sviluppo di una impresa
siderurgica di respiro internazionale: la vicinanza al mare è un requisito
essenziale per l’approvvigionamento dei materiali ferrosi…
Nasce, in pochi anni, l’Ilva (in seguito, Italsider), le villette di villeggiatura lasciano il terreno al quartiere operaio che diventerà per decenni il vessillo delle ambizioni industriali della metropoli che cambia
e la roccaforte del movimento operaio organizzato. C’è voluto un secolo, come nei corsi e ricorsi storici
di Vico, perché la sensibilità ai valori
dell’ambiente e il buon senso riprendessero il sopravvento: la bonifica e i nuovi progetti di sviluppo in
cantiere hanno ora la responsabilità e l’opportunità di ripartire dalle ricchezze formidabili che abbiamo rischiato di perdere per sempre.
In conseguenza dei piani di industrializzazione ad occidente, nel
1913, il Comune concede alla Società edilizia Laziale i terreni di Fuorigrotta, dando avvio alla costituzione
di un ‘nuovo’ quartiere a tutto tondo
– con il rione Duca D’Aosta (19141935) e il rione Miraglia (19301939) – che troverà assetto definitivo nel ventennio fascista, in concomitanza con il piano regolatore del
1939 messo a punto da tecnici di valore del calibro di Cenzato e Tocchetti:
sono gli anni, prima e dopo la seconda guerra, della Mostra d’Oltremare, “testa di ponte” ideale e com-
merciale tra l’Italia e le colonie, dei
nuovi tracciati urbani – viale Augusto,
piazzale Tecchio, via Caravaggio – del
Politecnico di Luigi Cosenza.
A pochi chilometri di distanza, a Pozzuoli, il sogno militante di Adriano Olivetti invitava, inascoltato, a cambiare
rotta, a rispettare il paradiso naturale del contesto e investire tutto sul
potere dell’ingegno.
La rinascita della Città della Scienza sulle ceneri dell’Italsider, il recupero esemplare del Parco Virgiliano
in collina e la riconversione del vecchio molo siderurgico in palcoscenico irresistibile del golfo incantato
invitano, finalmente, a ben sperare
e operare.
via posillipo
palazzo
donn’anna
[pp. 40/44]
‘‘
44
da via posillipo ai casali
posillipo fuorigrotta bagnoli
45
lungo via posillipo molte ville settecentesche
furono adeguate alla moda: una notevole sostituzione
edilizia, tanto da farle assumere un carattere
spiccatamente neoclassico...
[giancarlo alisio, 1997]
da via posillipo ai casali
villa d’angri
via posillipo 408
[p. 44]
ospizio marino
via posillipo 24
[p. 44]
villa pavoncelli
via posillipo 26
[p. 45]
La via del mare prosegue lungo la
costa di Posillipo, a valle della
strada di età napoleonica [vedi
pp. 41-42] che si inerpica sulla collina. Il profumo di salsedine e dei
giardini che attraversano le ville sul
litorale scandisce l’incantesimo di
un paesaggio unico al mondo. Un
giro in barca, come ai tempi delle
colazioni ‘di spiaggia’ della stagione
romantica, o in canoa – è possibile affittarne negli stabilimenti balneari del primo tratto di strada,
aperti gran parte dell’anno – è ancora il modo migliore per vivere la
gioia di una giornata nitida di sole,
preferibilmente ‘fuori stagione’.
All’inizio del percorso, a guardia dei
lidi attrezzati di sabbia nera vulcanica, la pagoda cinese di villa d’Angri (1833), ora proprietà dell’Università Parthenope.
All’estremità della baia, domina la
struttura mai finita, inquieta, di
Palazzo Donn’Anna (1642), dal
nome di Anna Carafa di Stigliano,
moglie del viceré Filippo Gúzman de
las Torres, opera del genio architettonico di Cosimo Fanzago. Della
stessa materia del tufo che la sovrasta, sovrappone la residenza
principesca su tre piani alla dimora preesistente dei principi Carafa
di Stigliano, “la Sirena”. Al richiamo
del viceré in Spagna, nel 1644,
Anna, maritata per convenienza, e
tradita dall’amante, è condannata
alla solitudine e alla follia nel “nero
diruto grandioso palagio” (Benedetto Croce).
Poco oltre, l’Ospizio marino, sorto
come convento degli Scolopi nel
1633 e convertito nell’Ottocento
(1833) a ricovero poco comune per
la gente di mare. Sulla facciata, la
statua di San Francesco (di Bartolomeo Lista, 1882).
Lungo tutto il percorso che si iner-
pica, istantanee frammentarie delle ville ottocentesche: portali in
pietra, torrette, padiglioni, parchi
che digradano verso il mare.
Villa Pavoncelli ha una storia singolare: riuso del casino di delizie settecentesco del duca di Frisia, nel
1840 è convertita dai fratelli Masella nella trattoria celebrata dello
Scoglio di Frisio, ritrovo per decenni della ‘società gaudente’ partenopea, per poi tornare residenza signorile a fine secolo, acquisita dai
conti Pavoncelli.
Da una curva panoramica a picco
sul mare, la piccola cala di San Pietro ai due Frati: la leggenda vuole
che i due scogli cambino di posto
nella notte precedente la festività
dei santi Pietro e Paolo.
Piazza San Luigi è il segno evidente degli interventi urbanistici del Novecento (1932-1935), sosta d’elezione per la pizza al taglio o per gustare un buon gelato.
Sul mare: villa Cottrau (1828, in origine casino della famiglia Amato),
ammirata dallo zar Nicola di Russia
via posillipo
spiaggia di
donn’anna
[pp. 40/44]
villa peirce
via posillipo 213
[p. 46]
villa rae
via posillipo 52
[p. 46]
villa ruffo
via posillipo 204
[p. 46]
mausoleo schilizzi
via posillipo 155
orario: 10-13
[p. 47]
a metà Ottocento; villa Roccaromana (1814), con annessa pagoda orientaleggiante; villa Peirce
(1842), più nota come ‘villa Lauro’
(il sindaco degli anni del ‘miracolo
economico’ postbellico), passata
nel 1887 a George Wightwick Rendel (direttore di genio e comproprietario delle officine navali Armstrong a Pozzuoli, cui si deve il
dragaggio del piccolo porto da cui
raggiungeva quotidianamente con
la lancia privata il cantiere), e, nel
1909, ai Peirce, rifugio, per un periodo breve, di un Garibaldi oramai
invecchiato ed infermo; villa Rae
(1819-1823), di impianto neoclassico immersa in un giardino all’inglese, costruita per Elizabeth
Craven, aristocratica britannica
‘chiacchierata’ per l’anticonformismo e le avventure galanti, rilevata in seguito da Adelaide e Clotilde
Capece Minutolo, venduta infine nel
1869 dalle due sorelle per fare fronte alle spese per la costruzione della vicina chiesa di Santa Maria di
Bellavista.
Proseguendo, a poca distanza dall’ingresso a monte del parco di villa
Ruffo, di stile neoclassico, la vegetazione caratteristica di pini marittimi, agavi e aloe beneaugurante digrada sulla baia e il piccolo cantiere del Cenito, sosta privilegiata delle barche a remi e da diporto in cerca di ancoraggi poco distanti dagli
approdi cittadini, incorniciata dalle
ville Ricciardi e Gallotti, immerse nelle acque.
Un parco di pini circonda, di nuovo
su via Posillipo, il Mausoleo Schilizzi
(1881), in principio sepolcro monumentale di famiglia, esotico, perfino neoegizio, per iniziativa del
mercante livornese Matteo Schilizzi, poi, acquistato dal Comune e portato a termine nel 1923, ara votiva
ai caduti della Grande guerra.
Piazza Salvatore Di Giacomo, per
quanto degradata nell’impianto dei
giardini e poco curata, conserva il
carattere di punto di incontro popolare (continuano i tornei di carte
tra i ‘nonni’ del quartiere), al centro la fontana della Cuccovaia (o
Coccovàja, dal dialetto cuccovàja,
civetta), impiantata nel Cinquecento nella strada di Porto, ricostruita nel 1834, e trasferita finalmente nella zona all’inizio del Novecento [in attesa di restauro]. Le
strofe di Era de maggio, impresse
su un cippo di pietra, del poeta che
dà nome e carattere al perimetro
circondato dagli eucalipti e dai
campi di agrumi a valle, e, a mon-
te, dall’intreccio di strade di musicisti (Murolo, Capurro – l’autore della celeberrima O’ sole mio…) del
borgo silenzioso e profumato di Belsito, riportano la fantasia all’anima
canora, alla musica interiore genuina della stagione romantica.
Nella curva, dopo la chiesa di Santa Maria di Bellavista (1860-1864)
costruita a spese delle pie sorelle
Capece Minutolo, come si è detto,
via Ferdinando Russo conduce al rifugio napoletano del Presidente
della Repubblica, Villa Rosebery
(1820), dal nome dell’ultimo proprietario inglese che l’aveva celebrata con l’espressione “per trent’anni, ho visto in essa il Paradiso”.
Donata in seguito ai Savoia, destinata da Mussolini, nel 1932, a
sede di un museo etnografico e del
fontana della
cuccovaia
piazza salvatore
di giacomo
[p. 47]
santa maria di
bellavista
via posillipo 112
[pp. 46-47]
villa rosebery
via ferdinando
russo
[pp. 42-47]
via posillipo
panorama con
villa martinelli
[pp. 40-41]
piazza san luigi
[p. 45]
48
posillipo fuorigrotta bagnoli
folklore, la villa, ribattezzata Maria
Pia, è la scena solenne dell’ultimo
atto della monarchia sabauda: qui
Vittorio Emanuele III firma l’abdicazione e prende la strada dell’esilio (9 maggio 1946). A poca distanza, nella stessa campagna rigogliosa, e con una terrazza sul
mare altrettanto unica, Villa Barracco: la tradizione ha associato la
dimora a lady Emma Hamilton,
consorte dell’ambasciatore d’Inghilterra sir William Hamilton e
amante dell’eroe britannico delle
guerre napoleoniche, l’ammiraglio
Nelson. Emma, in realtà, è la figlia
del marchese Marignoli, proprietario nell’Ottocento dell’edificio che
per la posizione strategica era stato investito, nei secoli precedenti,
della funzione e del titolo di Palazzo delle cannonate.
La discesa termina nella piccola insenatura di Riva Fiorita, con una
darsena di pescatori, un noto ristorante, gli stabilimenti oggi privati
e l’ex cantiere deturpati da una speculazione edilizia sciagurata. So-
49
centro studi
interdisciplinari
gaiola
parco sommerso
discesa gaiola 27
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call center
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gaiola.it
www.gaiola.org
[p. 49]
pravvive intatto, alle soglie del piccolo borgo di ‘Giuseppone a mare’,
il fascino di villa Volpicelli, neogotica, con finestre bifore e torri di
guardia merlate, limite magico della veduta sul mare del primo cerchio del golfo.
Nell’ultimo tratto, verso capo Posillipo, una deviazione d’obbligo: il
borgo di Marechiaro (mare planum, dove il mare è placido), al termine dei tornanti che oltrepassano
la chiesa di Santa Maria del Faro
(del 1200), invita ad un villaggio di
pescatori convertito al turismo gastronomico e balneare: la finestrella, resa celebre dai versi
(1885) di Salvatore Di Giacomo, fa
da sfondo mitografico alle lusinghe
delle cene a lume di candela.
Poco distante, sulla strada maestra, una nuova deviazione verso il
mare collega all’insenatura della
Gaiola, meta a buon mercato, in tutte le stagioni e a tutte le ore, dei napoletani, soprattutto giovani, più
‘marinari’. Qui ha sede il Centro
Studi Interdisciplinari Gaiola, per la
salvaguardia del patrimonio naturalistico e archeologico.
Via mare, superati i ruderi della
scuola di Virgilio [vedi p. 40] dove il
poeta-mago avrebbe istruito i discepoli ai segreti della negromanzia,
lo specchio di mare delimitato dagli
isolotti della Gaiola, collegati da un
ponticello malfermo, invita alla Cala
e alle grotte di Trentaremi, un anfiteatro naturale scavato dal mare, dal
vento e dall’uomo (per estrarre la materia prima di tufo dei palazzi di Napoli), terminale di un vastissimo
parco sommerso di memorie archeologiche, di ville di ozio e di de-
teatro pausilypon
villa imperiale di
posillipo
discesa coroglio
ingresso dalla
grotta di seiano
numero verde
800024060
www.teatridipietra.org
[p. 50]
via ferdinando
russo
villa volpicelli
[p. 49]
marechiaro
[p. 49]
50
grotta di seiano
discesa coroglio 36
ingresso gratuito
orario: 9.30-11.45
martedì, giovedì,
sabato
tel 0812301030
[p. 50]
parco virgiliano
ingressi da via tito
lucrezio caro e da
viale virgilio
orario: dalle 9 a
un’ora prima del
tramonto
tel 081405311
[p. 50]
mercatino
di posillipo
viale virgilio
orario 9-14
giovedì
[p. 50]
villa pappone
salita del casale 5
[p. 50]
torre ranieri
via manzoni
[p. 50]
santa maria della
consolazione
via villanova 13
orario: 8.30-12;
17-19.30
festivi 8.30-13.30
[p. 50]
cala trentaremi
[p. 49]
posillipo fuorigrotta bagnoli
lizie ricoperte dal mare che il bradisismo continua a sollevare.
Da terra, nei pressi dell’ultimo tornante di Coroglio, la galleria romana monumentale della Grotta di Seiano, affacciata a sua volta sulla
baia di Trentaremi, segna l’ingresso alla Villa Pausilypon del patrizio
romano Vedio Pollione [vedi p. 40],
esempio sublime di villa maritima
di età imperiale, con un teatro
mozzafiato a picco sul mare, recuperato, con tutto il complesso, a
spettacoli pubblici e visite guidate
di suggestione straordinaria.
Alla sommità del promontorio, il
Parco Virgiliano spalanca gli orizzonti di panorama sul golfo a trecentosessanta gradi, dal Vesuvio, a
Capri, alle isole flegree, esaltato
da un restauro esemplare che lo ha
restituito alla città come polmone
ideale per le attività sportive e la riscoperta di una natura generosa e
rigenerante.
Sullo sfondo Nisida, l’isola di tufo in
miniatura immersa nel mare e nei
tramonti, divisa tra delizie antiche,
“nido di delitti, perché appartata com’era in un angolo del golfo, doveva intrattenere relazioni coi pirati barbareschi…” (Benedetto Croce), e la
funzione abnorme di carcere minorile che ancora la estranea.
Sul grande viale di accesso al Parco,
tutti i giovedì mattina un mercatino
ben assortito di abiti e calzature.
Nella parte alta del quartiere, per
avviarci alla conclusione, il Borgo
del Casale delimitava i quattro villaggi della collina [vedi pp. 40-41],
rifugio sicuro alle incursioni dei pirati, con epicentro su Santo Strato
(dal culto greco introdotto da monaci di Nicomedia), dove il tempo
sembra essersi fermato: negli spazi angusti dei sentieri di campagna,
tra case colorite e disordinate, ogni
Natale, il presepe vivente ritorna a
recitare i riti antichi.
In posizione appartata, in salita del
Casale, la sagoma liberty di Villa
Pappone (1912), con il torrino poligonale e la pensilina decorata in
metallo e vetri colorati.
Alla confluenza con via Manzoni, Torre Ranieri, al confine del casale di
Angari (da cui cupa Angara), e la dimensione rustica di via del Marzano, Villanova, stretta intorno alla
chiesa di Santa Maria della Consolazione, di fondazione rinascimentale ma ricostruita nel 1737 da Ferdinando Sanfelice, restituiscono la
memoria dei villaggi medioevali, ai
margini di una ‘modernità’ che fa fatica ad imprimere la propria impronta di omologazione.
‘‘
da viale augusto alle terme di agnano
53
venendo da napoli per la via nuova di posillipo, di
dietro all’alta collina tufacea crestata di felci e di querce
spunta il primo lembo della verde isoletta...
[benedetto croce, 1894]
da viale augusto alle terme di agnano
L’arteria principale del quartiere
Fuorigrotta è viale Augusto, ampio
e alberato, progettato nel 1937
come percorso monumentale di collegamento tra la galleria di Piedigrotta e la Mostra d’Oltremare.
L’espansione doveva proseguire ininterrotta fino alle soglie di Bagnoli,
dove viene realizzato il Collegio Costanzo Ciano (ora sede, di prossimo
trasferimento, della Nato), destinato all’istruzione di 2.500 giovani.
Nella piazza omonima, la chiesa di
San Vitale ha origini remote, demolita nel primo dopoguerra e ricostruita
(1952-1963) in stile ‘razionalista’ da
Ferdinando Chiaromonte; ha ospitato, fino al 1939, il sepolcro di Giacomo Leopardi, poi trasferito a Piedigrotta [vedi Chiaja p. 25].
In via Leopardi, appunto, con la stazione della ferrovia Cumana, e
quella omologa in piazzale Tecchio (ristrutturata nel 1990 da Ni-
cola Pagliara), Frediano Frediani interpreta (1939-1940) in chiave
contemporanea le rovine flegree: rispettivamente la cupola del ‘tempio’ di Diana a Baia e il ‘tempio’ di
Serapide a Pozzuoli.
Piazzale Tecchio è il cuore del quartiere, per le funzioni molteplici e i numerosi edifici pubblici realizzati dai
grandi architetti del Novecento: la
stazione ferroviaria e metropolitana
san vitale
piazza san vitale
orario: 7-19
tel 0812396612
[p. 53]
nisida
[p. 50]
piazzale tecchio
politecnico e
stazione della
cumana
[pp. 53-54]
54
posillipo fuorigrotta bagnoli
facoltà di
ingegneria
viale augusto,
piazzale tecchio,
via marconi, via
claudia
[p. 54]
stadio san paolo
piazzale tecchio
[p. 54]
centro di
produzione rai
via guglielmo
marconi 9
www.produzionetv.rai.it
archivio storico
della canzone
napoletana
tel 0817251312
[email protected]
[p. 55]
mostra
d’oltremare
piazzale tecchio 50
via terracina
tel 0817258000
fax 0817258009
www.mostradoltremare.it
[email protected]
[p. 55]
mercatino
dell’antiquariato
ex cinodromo
viale kennedy
domenica mattina
[p. 56]
di Campi Flegrei (1925), il Palazzo
degli Uffici della Mostra d’Oltremare, lo Stadio San Paolo, la facoltà di
Ingegneria, il Polo Tecnologico del
Cnr (1984-1989, di Pica Ciamarra
Associati), la stazione della Cumana.
La risistemazione dell’area (19871990) – in occasione dei mondiali
di calcio del 1990, ancora di Pica
Ciamarra Associati – con le Torri del
Tempo e dei Fluidi, in legno, della
Memoria, in pietra e ferro, e dell’Informazione, in alluminio, riecheggia
la tradizione delle macchine da festa barocche.
Per la facoltà di Ingegneria (19551980) Luigi Cosenza progetta con
respiro: un blocco su viale Augusto,
con quattro corpi di fabbrica collegati, e sei edifici su via Claudia, destinati agli istituti sperimentali e ai
laboratori; i grandi pannelli policromi delle facciate principali sono
opera di Paolo Ricci e Domenico
Spinosa.
Lo stadio comunale San Paolo
(1959, Carlo Cocchia ) – in origine
immerso tra le colline di Agnano e
dei Camaldoli, accerchiato ora dalle costruzioni invasive e ampiamente rimaneggiato per i mondiali
di calcio del 1990 e le prescrizioni
di sicurezza obbligate – è al centro
di attrezzature sportive e ricreative
di varia natura: lo sferisterio (ora
chiuso), la piscina scoperta della Mostra (1940), ristrutturata di recente,
la Scuola di Equitazione in via Beccadelli (1939), la piscina Felice
Scandone – inaugurata nel 1962,
tempio storico della pallanuoto,
4.500 posti a sedere – il Palazzetto dello Sport Mario Argento (anni
’70, in ristrutturazione da tempo), il
cinodromo, lo zoo e il parco di divertimenti di Edenlandia, il Teatro Pa-
lapartenope, fino all’Ippodromo di
Agnano e alla struttura sportiva polivalente del Cus in via Campegna…
Una rete variegata di servizi di epoca e funzionalità diverse, che pretenderebbe interventi risolutivi di razionalizzazione.
In via Marconi, il Centro di produzione Rai (1959-1963) – un Auditorium modello per 600 spettatori ospita i concerti della Nuova Orchestra Alessandro Scarlatti e concerti straordinari del Teatro di San
Carlo – è sede dell’Archivio Storico
della Canzone Napoletana, inaugurato nel 2003, e, come è noto,
del centro di produzione attivissimo
che ha ‘inventato’, nel lontano
1996, la fiction Un posto al sole.
La Mostra d’Oltremare (19401952) [vedi p. 43] è il risultato eccellente del gruppo di professionisti e tecnici che, negli anni del re-
gime, detiene le leve di comando,
ben oltre le ideologie di facciata,
della trasformazione della città.
Avviata nel 1937 come complesso
espositivo, dedicata alle “Terre italiane d’oltremare”, progettata da
Marcello Canino su un’area di oltre
60 ettari con tanto di Palazzo degli Uffici, dello stesso Canino, Palazzo dei Congressi sul viale d’ingresso, la monumentale Fontana
dell’Esedra – restaurata di recente – su progetto di Carlo Cocchia e
Luigi Piccinato (che curano anche
la sistemazione dell’area verde all’interno del parco), Torre delle Nazioni, Arena Flegrea (di Giulio De
Luca), sede ideale, rilanciata, per
eventi-spettacolo all’aperto, piscina Olimpionica… Incompiuta all’avvento della seconda guerra, la
Mostra viene completata e resa agibile in tempi record negli anni del-
zoo di napoli
viale kennedy 76
aperto tutti i giorni
9.30-18
1 novembre/31
marzo 9.30-16
biglietto: 5,00 euro
gratuito per i
bambini sotto gli
80 cm
www.lozoodinapoli.it
[pp. 55-56]
edenlandia
viale kennedy 76
www.edenlandia.it
[p. 56]
piazzale tecchio
stadio san paolo
[p. 54]
piazzale tecchio
mostra d’oltremare
[pp. 43/55]
56
teatro le nuvole
teatro stabile
d’innovazione
per ragazzi
viale kennedy 80
www.lenuvole.com
[p. 56]
città della scienza
fondazione idis
via coroglio 104
orario: mar-sab
9-17/dom 10-19
lunedì chiuso
bliglietto: 7,00
euro, estivo 5,00
euro; ridotto 6,00
euro, estivo 4,00
euro (fino a 18
anni, da 60 a 65
anni, studenti
universitari e
militari); gratuito
fino a 3 e oltre i
65 anni
biglietto per il
planetario 1,50
(su prenotazione)
tel 0813723728
www.cittadellascienza.it
[p. 56]
pontile
panoramico
tutti i giorni
7.30-20.30
[pp. 43/56]
posillipo fuorigrotta bagnoli
la Ricostruzione per la tenacia e la
professionalità di Luigi Tocchetti.
Oggi, società per azioni dal 2001,
è un parco ambientale polifunzionale ben gestito e continuamente
aggiornato a nuove prospettive,
fiere, congressi, eventi e spettacoli di richiamo, attività ricreative e
sportive per tutte le età.
A ridosso del complesso, su viale
Kennedy, un mercatino ‘antiquario’,
nell’ex cinodromo, propone tutte le
domeniche mattina ogni genere di
mercanzia.
Nello stesso perimetro, dopo un periodo di grandi difficoltà, ha riaperto
al pubblico lo Zoo, cammelli, giraffe,
elefanti, struzzi, tigri, orsi e antilopi... proiettati, come si usa, verso le
dimensioni più aggiornate dei family
park ambientali, con il corollario del
miraggio storico di generazioni di
bambini, il parco di divertimenti di
Edenlandia.
All’ingresso, autentico centro di propulsione e dimostrazione tangibile
delle potenzialità preziose dell’impegno di lunga durata e professionalità per l’infanzia, il teatrino (mentre si annuncia il recupero atteso del
“Teatrino dei piccoli” della Mostra)
della cooperativa Le Nuvole, inserita dal 2003 tra i Teatri Stabili d’Innovazione per Ragazzi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e
riconosciuta tra gli Istituti di alta cultura della Regione: una program-
mazione esemplare, premiata dal
pubblico di scuole e famiglie più numeroso d’Italia, di ‘spettacoli’ e didattica tra scienza, arte e letteratura,
esportati con ingegno nelle sale
dei musei cittadini, nei siti archeologici, nello Science Center della Fondazione Idis.
Sul confine di Bagnoli, i capannoni ex Ilva di Città della Scienza, polo
scientifico e tecnologico d’avanguardia, con planetario e museo interattivo multimediale per i più giovani, sono il simbolo del ritorno alle
radici [vedi pp. 42-43] affidato al coordinamento di ‘Bagnoli futura’, del
progetto di bonifica, riqualificazione,
e valorizzazione in cantiere: stabilimenti balneari, concerti ed eventi,
Rock Festival, arenile della musica,
parco dello sport, porto turistico, centri congressi…
Dai tempi di decollo reale di questa
rivoluzione annunciata dipende un
pezzo consistente di avvenire della città.
Il pontile dell’acciaieria convertito,
con misura, in passeggiata di 900
metri al centro del panorama di
mare più straordinario dell’universo, un’esperienza da non mancare,
attende beneaugurante.
Il vicino cratere di Agnano, ricco di
sorgenti termali frequentate dall’antichità, si trasforma nell’XI secolo in lago, a lungo adoperato per
la macerazione della canapa, finché
i lavori di prosciugamento del bacino (1865-1870) bonificano 132
ettari di acque e terreni malsani e
riportano alla luce 75 sorgenti di diverse temperature e fanghi naturali:
il tesoro terapeutico delle Terme di
Agnano dei nostri giorni (dal 1887),
opera raffinata, prima dei danni bellici devastanti, di Giulio Ulisse Arata.
Spettacolo e sport all’Ippodromo di
Agnano (1935), in estate cabaret
e musica dal vivo, con giochi sportivi, arte e gastronomia di contorno
alle corse di trotto e galoppo: il Gran
Premio di Agnano, abbinato alla Lotteria Nazionale, si celebra tradizionalmente nella prima domenica
di maggio.
Tra Napoli e Pozzuoli, infine, la Riserva Naturale degli Astroni, oasi
del WWF dal 1987, è un polmone
verde di circa 250 ettari, il più ampio dei trenta crateri Flegrei. Le condizioni microclimatiche peculiari, all’origine del fenomeno di ‘inversione vegetazionale’, confinano nel
fondo della valle le essenze tipiche
delle zone più alte e fredde, roverella e rovere; risalendo carpino
nero, castagno, nocciolo, pioppo
nero, olmo e acero napoletano,
leccio, corbezzolo, cisto e erica arborea, felci, pungitopo ed edera di
sottobosco, due laghetti circondati da canneti, talpe, piccoli roditori,
volpi, ghiandaie, gallinelle d’acqua, folaghe, picchi rossi, gheppi, allocchi… popolano, per la gioia di ragazzi e genitori curiosi, questo autentico incantesimo della natura.
terme di agnano
via agnano astroni
24
[p. 57]
ippodromo di
agnano
via raffaele
ruggero 1
tel 0817357111
[p. 57]
riserva naturale
degli astroni
via agnano astroni
468
orario: tutti i giorni
10-16.30
tel 0815883720
[p. 57]
bagnoli
pontile
panoramico
[pp. 43/56]
san ferdinando
60 san ferdinando
municipalità 1
(chiaja - posillipo san ferdinando)
piazza santa maria degli
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tel 0817951750-0817951743
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tel 0817644876
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piazza santa caterina
a chiaja 76
tel 0817950501
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snav tel 0814285111
0818377577
nlg tel 0815520763
0818370819
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(stagionale: 31/05-07/09)
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call center 199600700
(ore 9-19)
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chiatamone - piazza vittoria mergellina - via posillipo capo posillipo
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giordano bruno - riviera di
chiaja - via acton - piazza
municipio - piazza vittoria riviera di chiaja - mergellina
c4 mergellina (stazione f.s.) corso vittorio emanuele - via
crispi - piazza amedeo piazza vittoria - santa lucia piazza municipio - santa lucia
piazza dei martiri - piazza
amedeo - via crispi mergellina
e5 ‘pollicino’ - piazza trieste e
trasporti
a pagina 60
via toledo galleria umberto I,
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commissariato
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riviera di chiaja 185
tel 0815980311
polizia
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tel 0812467111
poliziotti di quartiere
riviera di chiaja 185
tel 3492142396
335529433 - 3470752926
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0812208311
soccorso stradale 116
soccorso in mare 1530
vigili urbani
tel 0817513177
unità operativa
riviera di chiaja 105
tel 0817619001
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
pronto soccorso 118
ospedale loreto crispi
pronto soccorso
tel 0812547265
guardia medica
tel 0817613466
0812547265
distretto sanitario 44
(chiaja - posillipo san ferdinando)
assistenza anziani
piazzetta serao 8
tel 0812542937
0812547715
assistenza veterinaria
tel 0812547074
farmacie
per indicazioni esaustive
organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare il sito
www.paginegialle.it/campania
/farmacie.html, utilizzando i
‘suggerimenti geografici’ per i
rimandi al quartiere
/ cure mediche
/ il quartiere
estensione
kmq 0,92
abitanti [2001]
18.615
(8.889 maschi;
9.726 femmine)
trento - monte di dio - piazza
trieste e trento - piazza
municipio - via acton - santa
lucia - via chiatamone - piazza
vittoria - via partenope piazza municipio - piazza
trieste e trento
e6 ‘pollicino’ - piazza trieste e
trento - via monte di dio - via
solitaria - via santa lucia piazza dei martiri - via
filangieri - rampe brancaccio piazzetta santa maria degli
angeli - piazza trieste e trento
l’itinerario dalla stazione
marittima a piazza del
plebiscito, per omogeneità di
esposizione topografica, non
segue rigidamente i confini
amministrativi dei quartieri,
comprendendo l’intera piazza
municipio (in parte nel
quartiere san giuseppe)
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Via E. Alvino
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Via Palasciano
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64
san ferdinando
i miei occhi sono abbagliati, la mia anima rapita…
in europa non v’è nulla, non dirò che somigli, ma che possa
anche lontanamente dare un’idea di ciò che vedo…
[stendhal, 1817]
storie
Delimitato ad ovest da Chiaja, a nord da Montecalvario (con cui condivide un piccolo tratto dei Quartieri Spagnoli, via Trinità degli Spagnoli) e
dal Vomero, dal Porto sul versante del mare, San Ferdinando è il cuore
antico e il cardine del governo politico e amministrativo, fino ai giorni nostri, della città.
Nella rocca alta del quartiere, Pizzofalcone, sul monte Echia, prendono
dimora i coloni greci di Partenope (Palepoli, dopo la fondazione di Neapolis) sbarcati sull’isolotto di Megaride [vedi Chiaja p. 14]; tutto intorno,
nel corso dei secoli, le mutazioni urbanistiche progressive scandiscono
le trasformazioni politiche e dinastiche, dal porto greco-romano oggi ‘riscoperto’ dagli scavi della metropolitana, al Castel Nuovo di impronta angioina, a fine Duecento, e, soprattutto, aragonese, dal Quattrocento, al
radicale riassetto di età vicereale, nel Cinquecento e nel Seicento, agli
interventi dei Borbone e del decennio francese (1806-1815), fino alla ‘bonifica’ seguita all’epidemia di colera del 1885.
Pizzofalcone (dalla forma che “come becco di falcone curvo terminava
al castel dell’Uovo” [Carlo Celano], o dalla caccia con il falcone che si praticava nel Trecento [Giovan Battista Chiarini]) conserva fino al XVII secolo
il nome, ‘lucullana’, della villa romana che, dall’isolotto di Castel dell’Ovo,
risaliva lungo le pendici della collina [vedi Chiaja p. 14]. Il panorama dalla terrazza di Monte Echia, degno di una sosta programmata, dà ancora un’idea delle dimensioni strabilianti della residenza.
Gli antefatti greci sono documentati dalla necropoli di via Nicotera, ricca di materiali in ceramica di origine cumana, in uso dal 670-650 a.C.
alla metà del secolo successivo.
Con lo sviluppo della città nuova, Neapolis, l’area della villa del patrizio romano abbandonata diventa, agli albori del Medioevo, cittadella monastica e luogo di eremitaggio, quindi
roccaforte militare (il castrum lucullanum sarà distrutto nell’849 per impedire ai pirati saraceni di impossessarsene e minacciare dall’alto la
città), nel Cinquecento, infine, ripopolata – per il progressivo spostamento del centro della città verso occidente [vedi Chiaja pp. 14-15] – con
case aristocratiche immerse nei giardini panoramici.
Con la conquista di Napoli e del Regno da parte degli Angiò (1266),
San Ferdinando comincia ad assumere la propria conformazione
‘moderna’: l’espansione urbanistica fa perno sulla costruzione del Castel Nuovo, nel campus oppidi pianeggiante, tra la collina e il mare,
detta anche platea di Porto Pisano,
per la comunità di mercanti toscani che popolava la zona. Il progetto – una struttura che unisse esigenze difensive a quelle di residenza regale (1279-1284) – viene
affidato da Carlo I all’architetto
francese Pierre de Chaules. Dell’impianto originario, contiguo al
mare, si apprezzano ancora la Cappella Palatina, in forme gotiche
raffinate, e i frammenti degli affreschi di Giotto e bottega intorno
storie
alle finestre. Degna dimora di una
dinastia tra le più prestigiose in Europa, il castello accoglie in questa
stagione il papa Celestino V, Giotto, Boccaccio, Petrarca (ospite del
sovrano Roberto [1309-1343] “più
per la sua dottrina che per la corona
reale famoso e celebrato, unico re
che alle scienze e alle virtù si avessero amico i tempi nostri”, nelle parole del poeta).
Il sistema delle attività legate alla corte si sviluppa rapidamente, con la nascita parallela di complessi residenziali quali il palazzo del principe
di Taranto, l’Ospizio Tarantino, e
l’Ospizio Durazzesco, per i figli cadetti
del re, e la ristrutturazione in grande stile del porto davanti alla reggia.
La fisionomia attuale del Castello,
come vedremo meglio negli itinerari, affonda le radici, per la maggior parte, nella cultura figurativa e
nella civiltà aragonese: “il grandioso
arco trionfale di Alfonso il Magnanimo, ancora incastrato tra le due
torri di Castelnuovo ... esprime nelle sue linee e nelle sue sculture
l’unione della potenza militare spagnuola con la rinascenza classica
italiana” (Benedetto Croce).
Negli anni del viceregno spagnolo
(1503-1704), giunto a Napoli nel
1532, Pedro de Toledo concepisce
il primo ‘piano regolatore’ della
città, imperniato su un asse centrale rettilineo, via Toledo, appun-
65
66
san ferdinando
to, costruita (1534) sul fossato
delle mura aragonesi con materiale
di risulta delle strutture difensive:
sul percorso elegante in mattoni
prende corpo una trama fitta di residenze nobiliari e di attività commerciali. Via Toledo si raccorda alla
collina del Vomero attraverso una
rampa ripida a tornanti, la Pedamentina, al centro di una maglia a
scacchiera di sei strade parallele, e
numerose altre disposte perpendicolarmente, dove alloggiano le truppe del vicerè, i Quartieri Spagnoli.
Gli edifici, in origine su un unico livello, si ‘elevano’ nel corso del
tempo fino a raggiungere cinque piani, fagocitando spazi verdi e orti secolari, per far fronte alla carenza cronica di abitazioni per una popolazione in continua crescita.
C’è bisogno, anche simbolicamente, di cambiare rotta. Nel 1600 Domenico Fontana riceve l’incarico di
realizzare Palazzo Reale, dove sorgeva il vecchio palazzo dei vicerè;
nel 1636, l’area di Pizzofalcone viene collegata al largo di Palazzo
(piazza del Plebiscito) dal ponte di
Chiaja [vedi Chiaja p. 15/29]; nel
1668 viene creata la darsena del
Beverello.
Dopo la parentesi breve del viceregno austriaco, con l’avvento della dinastia Borbone (1734), Napoli torna ad essere capitale di un regno indipendente: Carlo (figlio di Fi-
lippo V di Spagna e di Elisabetta
Farnese) trasforma radicalmente la
scena del potere affidando all’architetto Giovanni Antonio Medrano,
nel 1737, il coronamento ideale del
Palazzo Reale: il Real Teatro di
San Carlo, il più antico e il più celebrato monumento musicale d’Europa. Con Ferdinando IV l’opera di
rinnovamento continua: abbattute
la porta di Chiaja, nel 1782, non più
funzionale, e nel 1785, la porta
Reale su via Toledo, di ostacolo, oramai, al transito delle carrozze; trasferiti alla Pignasecca i “banconi”
e le “baracche” per lasciare libera
l’arteria più elegante del centro; nel
1779, finalmente, il territorio cittadino è suddiviso in dodici quartieri, con i nomi ancora oggi in uso.
All’esilio dei Borbone in Sicilia, Giuseppe Bonaparte (1807) e Gioacchino Murat con la consorte Carolina Bonaparte (1807-1815) ‘aggiornano’ l’arredo e gli ambienti di
Palazzo Reale al nuovo stile impero, progettando di trasformare il largo di Palazzo in un foro che celebri
la gloria di Napoleone e dei suoi epigoni. La sentenza della storia capovolge il sogno francese. A sancire il ritorno sul trono della dinastia
Borbone, nel 1817 prende forma la
struttura imponente della basilica
di San Francesco di Paola, ex voto
del re restaurato Ferdinando I delle Due Sicilie.
Contemporaneamente, nel 1816, a
seguito di un incendio devastante,
si compie il miracolo della ricostruzione del Teatro di San Carlo in
trecento giorni, artefice l’architetto
toscano Antonio Niccolini, mentre
Antonio Canova e Antonio Calì completano, rispettivamente, le statue equestri di Carlo di Borbone e
Ferdinando I, in largo di Palazzo.
La fama dei Borbone è salva… fino
alla proclamazione del Regno d’Italia (1861). Naufragato il programma di interventi promosso da Garibaldi, Francesco Saverio Nitti
esprime la convinzione che Napoli, declassata dal ruolo di antica capitale, è destinata a decadenza ineluttabile in mancanza di un progetto
organico di industrializzazione e di
sviluppo urbano.
L’epidemia di colera del 1884 (circa
7.000 le vittime) ribadisce l’urgenza
delle decisioni da assumere. La legge speciale per il Risanamento
(1885) apre una stagione di ‘bonifica’ e riqualificazione [vedi Chiaja
pp. 15-17], con ‘sventramenti’ e ricostruzioni nel centro cittadino che,
tra alterne vicende, si prolungheranno fin oltre il primo conflitto
mondiale.
La più massiccia ristrutturazione urbanistica, dopo le iniziative cinquecentesche di Pedro de Toledo,
con capitali che provengono per lo
più dal nord Italia a sopperire la fragilità del tessuto imprenditoriale privato locale, dà il via, nel 1889, ad
interventi dello spessore della Galleria Umberto I, un capolavoro dell’architettura moderna innestato
con maestria tra le chiesa di Santa Brigida e San Ferdinando.
piazza municipio
castel nuovo
[pp. 65/78-79]
68
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san ferdinando
da via toledo al monte echia
69
ed ecco, a un tratto, lo sparo del cannoncino di
piazza san ferdinando, è mezzogiorno, tutti gli eleganti
passeggiatori regolano il loro orologio inglese sull’ora
napoletana e lo struscio, l’ineffabile struscio, principia...
[salvatore di giacomo, 1902]
da via toledo al monte echia
via san carlo
teatro di san carlo
[pp. 66-67/7980]
Finalmente, nei primi anni del Novecento, inizia il processo di ripensamento e sistemazione di piazza
Municipio che ancora prosegue. Le
mura cinquecentesche che circondavano Castel Nuovo vengono rimosse, collegando con il respiro
dovuto il castello a Palazzo Reale.
Sul versante del mare, demolita e sistemata a giardino (Molosiglio) l’area
dell’ex arsenale borbonico, viene
aperta la Galleria Vittoria (19271929), mentre si amplia via Cesario
Console, raccordo tra via Partenope
e via Acton. Ancora, nel 1936, Cesare
Bazzani ha l’incarico di delineare la
nuova Stazione Marittima.
Oggi, il grande cantiere di piazza
Municipio per la linea 1 della metropolitana cittadina, i progetti ambiziosi di un water front che ripristini
nel nuovo millennio il rapporto
smarrito tra città e porto, il riuso annunciato della stazione marittima
e, se troveranno risorse e soluzioni tecnologiche adeguate, le prospettive di tunnel e parcheggi nel
sottosuolo, riaprono sipari che sembravano calati senza appello, con
le rovine archeologiche della città
antica riportate alla luce ad invogliare a nuovi orizzonti di vita quotidiana, di vitalità economica e turistica, di qualità ambientale e
identità metropolitana.
La via più celebre e animata della città, non a Cavour, nemmeno a Garibaldi si intitola, ma al testimone genuino della natura cosmopolita e
multiculturale dell’antica capitale,
all’anima mediterranea e spagnola
della sua identità plurimillenaria: Pedro de Toledo, viceré di Napoli dal
1532 al 1553, ha meritato questo tributo, per la lungimiranza e la modernità del ‘rinnovamento’ urbano di
cui si fece promotore [vedi pp. 65-66].
La sistemazione delle mura cittadine
– che raccordavano Porta San Gennaro (via Foria) e il Mercatello (piazza Dante), Santa Lucia a Monte e Santa Maria Apparente (corso Vittorio
Emanuele), fino a Pizzofalcone – lascia ‘libero’ il fossato dei vecchi baluardi aragonesi, ovvero il tracciato per
l’apertura della nuova strada (1536).
Con la costruzione contemporanea
del palazzo vicereale, via Toledo diventa emblema delle connessioni
inestricabili tra vita civile e rappresentanza politica.
Meta del ‘passeggio’ di svago e di consumo, fusione dei costumi e dei ceti
sociali più variegati, l’area si anima rapidamente di palazzi sfarzosi, botteghe, caffè. Frequentatissimi nell’Ottocento, in particolare, i locali di piazza San Ferdinando, oggi piazza Trieste e Trento: il Caffè delle Due Sicilie,
al n. 316 di via Toledo –preferito da
Giacomo Leopardi – il Caffè d’Italia,
al n. 44 della piazza – si vedono ancora una colonna neoclassica in
marmo e le volte d’epoca degli ambienti – il Caffè del Gigante, n. 28-32,
e il degno suo ‘erede’ materiale e spirituale, il Gambrinus, dal 1891.
Fino alla metà del Novecento Toledo
è il fulcro vitale degli ozi intellettuali
e culturali della città. Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Gabriele
d’Annunzio, discettano a tavolino di
storia, letteratura, poesia, arte, degli
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palazzo doria
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177/178
[p. 70]
san ferdinando
scandali mondani, tra una tazzina di
caffè fumante e i sorbetti di don Vito
Pinto, il ‘Barone del caffè’.
In largo dello Spirito Santo (ora piazza Sette settembre a ricordo dell’evento), nel 1860, Giuseppe Garibaldi saluta i napoletani dal balcone
del palazzo Doria d’Angri, progetto,
nel tardo Settecento, di Luigi Vanvitelli,
realizzazione, infine, su pianta trapezoidale per adeguarsi al tracciato
viario, del figlio Carlo. Sul lato opposto, la chiesa cinquecentesca dello
Spirito Santo, modificata a fine Settecento, in cui è sepolto il pittore Massimo Stanzione stroncato, secondo le
fonti, dalla peste del 1656. Accanto
all’edificio, il Conservatorio dello Spirito Santo per fanciulle povere, del
1654, ora sede di uffici bancari, e, sul
lato sinistro, la facciata laterale di palazzo Maddaloni (1582), trasformato nel Seicento dall’architetto Cosimo
Fanzago e, nel Settecento, al centro
della vita mondana aristocratica (tra
gli ospiti illustri Giacomo Casanova).
La chiesa di San Nicola alla Carità
(1647) conserva dipinti di Francesco
Solimena (1692) e di Paolo De Matteis (Morte di san Nicola 1707, sull’altare maggiore). Poco più avanti, il
palazzo che ha ospitato il filosofo naturalista Giovan Battista Della Porta
(1535-1615), e largo Carità, mercato alimentare animato fino agli interventi urbanistici avviati dal regime
fascista e completati negli anni Cin-
quanta del Novecento; sul lato destro
palazzo Mastelloni (1733), con il portale settecentesco, nel 1799 proprietà del ministro omonimo di Grazia
e Giustizia della Repubblica Partenopea, e abitazione di Luigia Sanfelice
al momento dell’arresto da parte dei
gendarmi dei Borbone restaurati. Immediatamente a seguire, il palazzo
della Nunziatura Apostolica dell’epoca
presso la corte napoletana, ora sede
di una banca, palazzo Cavalcanti
(1762), palazzo Buono, sede, nel Seicento, del Monte dei Poveri Vergognosi
(soppresso dai francesi nel 1808), ristrutturato nel 1826, sede storica, fino
a pochi mesi fa, dei grandi magazzini La Rinascente (la denominazione
fu proposta da Gabriele d’Annunzio nel
1917). Procedendo, la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Toledo (del
1628 ma ristrutturata nel 1835) e, sul
fronte opposto, ancora edifici antichi
e prestigiosi: palazzo Tapia, noto anche come Tocco dei Montemiletto costruito nel 1528 per Egidio Tapia, giudice della Vicaria – il Tribunale napoletano – e ristrutturato nel 1832
(Stefano e Luigi Gasse), palazzo Lieto (1754), palazzo del Banco di Napoli,
affidato nel 1939 al romano Marcello Piacentini, protagonista dell’architettura ‘ufficiale’ del ventennio, per
dare una sede ‘moderna’ al più antico Istituto di credito in Italia; fioriere e
vasche in marmo ed ottone alla base
delle facciata, di Nicola Pagliara.
Ha origini seicentesche palazzo Zevallos Stigliano, proprietà del gruppo Banca Intesa Sanpaolo (ex Banca Commerciale Italiana, che lo acquista nel 1898), opera magistrale
di Cosimo Fanzago, modificata negli
anni Venti del Novecento da un lucernaio liberty in vetri multicolori a copertura del salone dell’ex cortile
del palazzo. Nella Galleria aperta al
pubblico del piano nobile, con le decorazioni del primo Ottocento, l’ultimo capolavoro di Caravaggio, Sant’Orsola confitta dal tiranno (1610).
Piazza Duca d’Aosta viene sistemata tra il 1926 e il 1929, per l’apertura
della stazione della Funicolare Centrale (inaugurata il 28 ottobre 1928,
a collegare Toledo e piazza Fuga, al
centro del nuovo quartiere Vomero)
dove il palazzo seicentesco del conte di Mola, abbattuto, ospitava un
teatrino con milleseicento posti ideato da Luigi Vanvitelli. Sul largo, l’ingresso del teatro Augusteo, progettato da Arnaldo Foschini e Pier Luigi Nervi, architetto e imprenditore anche della stazione della funicolare,
galleria di palazzo
zevallos
via toledo 185
orario: tutti i giorni
10-18
chiuso dom
numero verde
0080016052007
[email protected]
[p. 71]
piazza trieste
e trento
[pp. 69-73]
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teatro augusteo
piazzetta duca
d’aosta 263
tel 081405660
081414243
www.teatroaugusteo.it
[pp. 71-72]
palazzo berio
via toledo 256
palazzo barbaja
via toledo 205
galleria umberto I
ingresso principale
da via san carlo
[pp. 67/72]
caffè gambrinus
via chiaia 1-2
tel 081417582
www.caffegambrinus.com
[pp. 69-73]
san ferdinando
duemilacinquecento posti, tipologia settecentesca dei palchetti, suddivisi in quattro ordini, galleria intorno
a una grande sala circolare di 30 metri di diametro. Subito dopo, palazzo
Berio (1772, di Luigi Vanvitelli), ‘salotto’ culturale, nell’Ottocento, del
marchese Giovan Domenico Berio di
Salsa e del figlio Francesco.
Di fronte, l’Angiporto Galleria (ora
piazzetta Matilde Serao, in omaggio
alla scrittrice e giornalista), sede originaria, al primo piano del civico 7,
del quotidiano “Il Mattino”, appena
fondato (1892) da Eduardo Scarfoglio e dalla Serao.
Palazzo Barbaja prende il nome dall’impresario del Teatro di San Carlo
che ospitò, tra gli altri, nell’Ottocento,
Gioachino Rossini, segregato in casa
perché terminasse nei tempi pattuiti l’ouverture dell’Otello. Accanto, sulla strada maestra, uno degli accessi alla Galleria Umberto I (l’ingresso
principale è da via San Carlo), risultato di soluzioni sperimentali ardite
per le coperture in ferro e vetro, di
grande effetto scenografico, in linea
con il gusto europeo contemporaneo.
Realizzata tra il 1887 e il 1890 su progetto di Ernesto Di Mauro, Antonio Curri e Paolo Boubè, risponde alle esigenze di ‘modernizzazione’ di bonifica del territorio prescritte dalla legge
speciale del 1885. La facciata principale, rivolta al Teatro di San Carlo
con un colonnato aperto, è impreziosita da fregi, statue allegoriche e
vittorie alate, con tanto di dedica al sovrano e data di costruzione; l’interno
luminoso, a pianta centrale a quattro
bracci, protende la struttura della cupola su un ottagono di 36 metri; il pavimento, messo in opera dalla ditta veneziana Padoan, raffigura i segni zodiacali con al centro la rosa dei venti. Nel 1890, con la Galleria, inaugura il Salone Margherita, il più famoso caffé concerto della Belle Epoque
napoletana, ‘tempio’ del varietà e della canzone partenopea frequentato
da Salvatore Di Giacomo, Edoardo
Scarfoglio, Ferdinando Russo, il ministro Crispi, Gabriele d’Annunzio;
sul palcoscenico cantanti, soubrette
e ballerine di grido (la Bella Otero, Cléo
de Mérode, la Fougére, Lina Cavalieri
e Maria Campi, sua l’invenzione della ‘mossa’), fino alla decadenza e chiusura, nel 1982.
Tra storia e presente, via Toledo ha riconquistato il respiro originario grazie
ad un restauro urbano insidiato, tutti i giorni, da nuove orde metropolitane: l’isola pedonale ha ritrovato, malgrado tutto, professionisti dello shopping, artisti di strada, visitatori
dall’hinterland smisurato, turisti in cerca di atmosfera.
In piazza Trieste e Trento, superato il
Caffè Gambrinus recuperato agli arredi liberty e alle tradizioni di convivialità d’epoca, da via Gennaro Ser-
da via toledo al monte echia
ra, l’ascesa alla collina di Pizzofalcone,
residuo antico, con l’isolotto di Megaride, del cratere del monte Echia
[vedi pp. 64, 66].
Ecco il Teatro Politeama, inaugurato
nel 1811 con il Poliuto di Gaetano Donizetti, sipario storico per tanti debutti
d’autore: Filumena Marturano di
Eduardo De Filippo è partita da qui,
nel 1946. Distrutta da un incendio nel
1957, la struttura è stata ricostruita
e rimodernata radicalmente.
Ecco le grandi dimore dell’aristocrazia: il palazzo cinquecentesco
Carafa di Santa Severina (1509),
sede storica, dal 1808, della biblioteca militare e dell’Officio Topografico del Regno delle due Sicilie, ora
73
teatro politeama
via monte
di dio 80
tel 0817645001
[p. 17]
palazzo carafa di
santa severina
sezione militare
dell’archivio di
stato di napoli
via egiziaca a
pizzofalcone 44
tel 0817641751
[p. 73]
via toledo
galleria umberto I
[pp. 67/72]
via toledo
palazzo zevallos
[p. 71]
74
palazzo serra
di cassano
studi filosofici
via monte di dio 14
tel 0817642652
fax 0817642654
www.iisf.it [email protected]
santa maria degli
angeli
piazza santa maria
degli angeli 3-5
nunziatella
via generale
parisi 16
santa maria
egiziaca
via egiziaca a
pizzofalcone 30
[pp. 64-66/74]
pizzofalcone
palazzo serra di
cassano
[pp. 64-66/74]
san ferdinando
Archivio Militare; palazzo Serra di
Cassano, progettato nella prima
metà del Settecento dall’architetto
Ferdinando Sanfelice con due cortili e scalone a doppia rampa, simbolo dell’indignazione per la repressione dei giacobini napoletani,
oggi quartier generale pulsante della missione di alta cultura e della testimonianza civile dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Gerardo Marotta.
Per finire, la trama fitta di monasteri ed edifici di culto: Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, in un’area
di cantiere attualmente interessata
dai lavori della metropolitana, di fondazione seicentesca, cupola monu-
mentale in posizione dominante la città verso il mare, più volte immortalata
nei dipinti di veduta; Santa Maria Annunziata a Pizzofalcone, detta la
Nunziatella, all’interno del complesso del collegio militare che ha formato
generazioni di cadetti di buona famiglia; Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, edificata nel Seicento per
volere di don Giovanni d’Austria, grato alla santa per il sostegno alla repressione di Masaniello e al ripristino dell’ordine costituito, nel 1647.
Panorama mozzafiato, dal belvedere
al culmine di via Egiziaca.
da via toledo al monte echia
75
piazza municipio
veduta della
stazione
marittima
da castel nuovo
[pp. 68/75]
‘‘
76
titolo
san ferdinando
77
il largo del castello ... continuava a essere ingombro
di baracche di legno con ogni sorta di curiosità, come nel
1783, in una di esse, un serraglio di ‘bestie rare’...
[benedetto croce, 1947]
dal molosiglio a piazza del plebiscito
stazione
marittima
piazzale stazione
marittima
[pp. 68/75]
mercadante
teatro stabile
di napoli
piazza municipio
64
uffici: piazza
francese 46
tel 0815510336081552 4214
fax 0815510339
biglietteria
tel 0815513396
[email protected]
[pp. 76-77]
La commissione nominata nel
1885 individua, come aree del
quartiere da bonificare, oltre il rione Santa Brigida, la zona tra via del
Municipio (via Verdi) e via San Carlo in prossimità di Palazzo Reale,
del Municipio e del porto [vedi pp.
65-66, 68].
Sul versante mare, i giardini del
Molosiglio (muelle sillo ovvero il piccolo molo) prendono il posto del vecchio arsenale borbonico, oggi area
verde popolare attrezzata con giostre
e giochi per bambini. A ridosso del
golfo, la storia della tradizione natatoria e della pallanuoto napoletana: il Circolo Canottieri Napoli.
Il piazzale della Stazione Marittima
(confine tra i quartieri San Ferdinando e Porto), il molo costruito da
Carlo I d’Angiò nel 1302, modificato nel nome e nella funzione quando, nel 1936, viene realizzata la nuova struttura portuale per l’attracco
dei grandi transatlantici; insieme ai
moli Beverello e San Vincenzo, chiude a sud l’area del porto di Napoli.
L’intervento ha origine dal concorso bandito il 1933 dal Ministero dei
Lavori Pubblici con l’ambizione di
realizzare a Napoli il “porto dell’Impero”, per gli scambi con le colonie e le funzioni di base militare
moderna: il progetto della nuova
Stazione Marittima (piazzale Stazione Marittima), affidato all’ingegnere Cesare Bazzani, come un
ponte di nave, in stile classico severo, proteso sul golfo, reinterpreta il legame profondo tra città e
mare, fondale prospettico monumentale a piazza Municipio.
Il Teatro del Fondo, poi Mercadante,
deve il nome al denaro investito per
costruirlo, dal “Fondo di separazione dei lucri”, costituito dai beni
confiscati ai gesuiti nel 1777, quando l’Ordine è espulso dal Regno.
Inaugurato il 31 luglio 1799 con
L’infedele fedele di Giovan Battista
Lorenzi, musicato da Domenico
Cimarosa, viene intitolato per chiara fama, nel 1870, a Francesco Saverio Mercadante, musicista pugliese di formazione napoletana;
partecipe dei cambiamenti politici
(nel 1799 rinominato ‘Teatro Patriottico’) e culturali (nel 1914 Filippo Tommaso Marinetti organizza
una esplosiva ‘serata futurista’), ristrutturato nel 1893 e restaurato
negli anni Settanta del Novecento,
diventa infine il Teatro Stabile della città.
Piazza Municipio è un cantiere in
pieno fervore: i lavori per la Stazione della metropolitana linea 1,
grazie anche ad autentiche scoperte archeologiche (imbarcazioni
di epoca romana, fondazioni portuali, anfore da trasporto) che hanno riaperto il confronto circa la
collocazione precisa del porto greco-romano e la disposizione delle
mura difensive e degli edifici di epoca angioina nei pressi di Castel Nuovo, dimostrano una volta di più la
stratificazione straordinaria di civiltà
e culture della città che si apre a
nuovi orizzonti di mobilità.
Palazzo San Giacomo, sede del
Municipio della città dal 1861, nasce come quartier generale dei
Ministeri borbonici e delle Segreterie di Stato, concepito dagli architetti Stefano e Luigi Gasse tra
1816 e 1825, con facciata in stile
neoclassico e tre portali: da quello
centrale si accede al vestibolo con
le statue di Ruggero il Normanno e
Federico di Svevia, di Antonio Calì;
sul pianerottolo della prima rampa
dello scalone una testa femminile
in marmo – ritrovata nel Seicento
nei pressi di piazza Mercato – del
periodo greco arcaico: Marianna ’a
palazzo san
giacomo
municipio
piazza municipio
www.comune.napoli.it
[p. 77]
san giacomo
degli spagnoli
piazza municipio
27
orario: 7.3011.30; domenica
10.30-13
[p. 78]
piazza municipio
palazzo san
giacomo
[p. 77]
78
castel nuovo
museo civico di
castel nuovo
via vittorio
emanuele III
orario: 9-19
dom chiuso
dal 23 novembre
al 6 gennaio
dom apertura
straordinaria 8-14
biglietti: 5,00
euro; ridotto 4,00
euro (gruppi min
15 persone);
gratuito cittadini
UE sotto i 18 e
oltre i 65 anni
tel 08179558770814201342
http://comune.napoli.it
biblioteca della
società
napoletana di
storia patria
tel 0815510353
servizio
patrimonio
artistico e
museale del
comune di napoli
tel 0815510780
0817957702
fax 0815524083
serpatrart@comune.
napoli.it
biblioteca ettore
de mura
orari di apertura
al pubblico: dal
lunedì al venerdi
ore 9,30-13,30
tel. 0817957736
fondo.demura@comune.
napoli.it
[pp. 66-67/79-81]
san ferdinando
capa e’ Napule. Il nome dell’edificio discende dal convento che occupava l’area, commissione di Pedro de Toledo con funzione di ospedale destinato alla cura degli infermi e degli indigenti di nazionalità spagnola, ancora testimoniato
dalla chiesa cinquecentesca di San
Giacomo degli Spagnoli. Alle spalle dell’abside, il Sepolcro del viceré in preghiera, raffigurato a grandezza naturale insieme alla prima
moglie Maria Ossorio Pimentel
(1570, Giovanni da Nola con Annibale Caccavello e Giovan Domenico D’Auria) è una delle pagine più intense della civiltà artistica napoletana di tutti i tempi.
Per supportare economicamente il
complesso, nasce il Banco di San
Giacomo, soppresso insieme a chiesa e ospedale (1809) da Gioacchino Murat, accorpato variamente e
trasformato infine, con la restaurazione borbonica, nell’‘antenato’ del
Banco di Napoli attuale, il Banco delle Due Sicilie.
Nel XVIII secolo largo di Castello
(l’ampio spazio aperto che circondava Castel Nuovo) è ritrovo di
mercanti, forestieri, ‘bagattellieri’,
comici e ‘guarattellari’ (guarattelle indicava sia marionette, di carta, legno, stoffa o cartapesta, sia
la scatola di legno adibita a teatrino), ingombro di baracche in allegro disordine.
Qui, in una baracca, ha inizio nel
1740 la vicenda del San Carlino, il
teatro comico per definizione nella
Napoli del Sette e Ottocento, creatura di Gennaro Brancaccio in contrappunto ironico al Teatro di San
Carlo della Corte regale. È il palcoscenico del Pulcinella della stirpe
dei Petito, il luogo di battesimo del
Felice Sciosciammocca di Scarpetta. Demolito nel 1884, per la sistemazione della piazza, i suoi cimeli sono fortunatamente custoditi
nella sezione teatrale del Museo di
San Martino, con il modello al vero
della scena costruito per l’Esposizione di Torino dell’Ottocento.
Castel Nuovo, datato al 1279 ma ristrutturato in forme ‘moderne’ nel
1443 [vedi pp. 64-65], assolve la
doppia funzione di reggia e di roccaforte militare caratteristica delle
Corti europee. Il passaggio dalle forme trecentesche a quelle rinascimentali è ‘fotografato’ dalla Tavola
Strozzi (esposta sempre al Museo
di San Martino).
Seriamente danneggiato durante gli
scontri tra angioini e aragonesi, viene ristrutturato da Gullielmo Sagrera per reggere l’impatto distruttivo della moderna artiglieria:
si abbassano le torri, mentre si consolida lo spessore delle mura. L’Arco trionfale, commissionato da Alfonso V d’Aragona per celebrare la
conquista della città nel 1442,
opera raffinata di artisti toscani e
catalani, segna la piena adesione
della capitale alla cultura rinascimentale. Le sei formelle della porta di bronzo a due battenti, esposta
al primo piano, raffigurano le fasi
salienti della guerra del figlio Ferrante contro i baroni ribelli.
Sulla sinistra del cortile, la Sala dei
Baroni sede del Consiglio Comunale
fino al recente opportuno trasferimento. In fondo al cortile, sulla destra, l’accesso alle segrete sotterranee che hanno recluso per secoli
gli avversari politici, spesso condannati a morire di fame, con la famigerata “la fossa del miglio”, prigione senza scampo dei baroni ribelli nel 1485.
Il castello è la sede del Museo Civico di Castel Nuovo, inaugurato nel
1992, nei tre piani dell’ala sud, con
opere di rilievo, documenti delle trasformazioni storiche del complesso e testimonianze artistiche da tutto il territorio cittadino, dal XV al XVIII
secolo.
Dal 1936, nell’ala a nord-est del castello, la Società Napoletana di Storia Patria, fondata nel 1875, contribuisce allo studio e alla diffusione
della civiltà municipale, con annessa biblioteca di 300.000 volumi,
oltre 3000 periodici e una collezione straordinaria di stampe e disegni.
Da via Vittorio Emanuele III, lungo i
giardini di Palazzo Reale, si rag-
dal molosiglio a piazza del plebiscito
giunge il Teatro di San Carlo commissionato nel 1737 da Carlo di Borbone [vedi pp. 66-67] all’architetto
Giovanni Antonio Medrano e all’appaltatore Angelo Carasale (che ne fu
il primo impresario), per sopperire
alle angustie del vetusto teatro di San
Bartolomeo, nella zona di via Medina. La fabbrica viene collegata con
l’ala settentrionale di Palazzo Reale,
per facilitare l’accesso del re al
‘suo’ teatro.
Napoletani e ospiti stranieri vengono catturati immediatamente
dalla magnificenza della struttura,
da allora punto di riferimento della vita mondana della corte e dell’aristocrazia internazionale. Nel
1810 l’architetto Antonio Niccolini
mette in opera la nuova facciata di
gusto neoclassico, per poi ridefinire tutto il complesso, nel tempo record di trecento giorni, in seguito ad
un incendio devastante del 1816.
Dopo l’Unità, lo stemma dei Savoia manda in archivio le insegne borboniche del sottarco, riportate alla
luce nei restauri degli anni Settanta
del Novecento.
Haydn, Hasse, Bach, Gluck e i
grandi protagonisti della musica italiana e napoletana, Cimarosa, Paisiello, Jommelli... hanno considerato il San Carlo il traguardo ambito della carriera; leggendaria la
stagione di Domenico Barbaja, impresario di Rossini e Donizetti.
79
teatro di san carlo
via san carlo 93/f
biglietteria
tel 0817972331412
fax 081400902
www.teatrosancarlo.it
[pp. 66-67/79-80]
80
san ferdinando
Da allora, il prestigio del teatro è rimasto inalterato, malgrado le difficoltà di bilancio degli ultimi decenni (il restauro ambizioso in corso promette ulteriori innovazioni
d’avanguardia): Maria Callas e Renata Tebaldi, Mario Del Monaco e
Franco Corelli, Kraus, José Carreras, Placido Domingo, Luciano Pavarotti, direttori di fama, le filarmoniche del Maggio Fiorentino, di
Vienna, di Berlino, la London Simphony, la Staatskapelle di Dresda,
l’Orchestra della Radio di Monaco
di Baviera hanno onorato le programmazioni esclusive delle stagioni di spettacolo.
Superato lo slargo dove era il vecchio Palazzo dei Viceré [vedi p. 66],
nel cardine di piazza del Plebiscito,
la sagoma monumentale del Palazzo Reale commissionato dal viceré conte di Lemos (1600-1602)
a Domenico Fontana. Nel 1753, Luigi Vanvitelli viene incaricato di
‘riempire’ gli arconi della facciata,
per esigenze statiche strutturali:
nelle otto nicchie di chiusura, nel
1888, sono sistemate le statue dei
re di Napoli (Ruggiero il Normanno,
Federico II, Carlo d’Angiò, Alfonso
d’Aragona, Carlo V, Carlo III, Gioacchino Murat e Vittorio Emanuele II). Le nozze di Ferdinando IV con
Maria Carolina d’Austria (1768)
sono occasione per il teatrino di corte – omaggio alla sposa appassio-
nata dell’arte teatrale – ancora
con i decori settecenteschi in bianco e oro e le dodici statue in cartapesta e gesso di Mercurio, Minerva, Apollo e delle nove Muse
(oggi in restauro).
Tra il 1838 e il 1858, per riparare
i danni di un incendio (1837) Gaetano Genovese restaura il Palazzo.
Dal 1919 l’Appartamento storico è
adibito a Museo: tra gli ambienti più
rappresentativi, la Sala degli ambasciatori, con il dipinto di Francesco De Mura (1738), la Sala del trono, con il soffitto neoclassico in scagliola dorata decorato dalle rappresentazioni delle quattordici province del Regno delle Due Sicilie, e
la Cappella Palatina (in alto, l’Assunta, 1869, di Domenico Morelli).
L’antico Appartamento delle feste
ospita, dal 1925, la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, più di
un milione di volumi, codici e miniature preziosi, incunaboli del
Quattrocento, testi rari del Cinquecento, papiri ercolanensi, centro vivo di cultura e di iniziativa e
punto di aggregazione aggiornato
alle esigenze delle ultime generazioni. Merita un pellegrinaggio il ficus magnoliensis ultracentenario
che fa da sentinella, nel contesto rigoglioso dei giardini del Palazzo, all’ingresso della biblioteca: risalirebbe, secondo la tradizione, ad un
trasporto botanico del re Carlo, per
dal molosiglio a piazza del plebiscito
81
piazza del
plebiscito
cupola di san
francesco di paola
[pp. 66/81]
palazzo reale
appartamento
storico
piazza del
plebiscito 1
orario: 9-19;
domenica 9-20
chiuso mer
http//preale.baa.remu
na.org
www.palazzorealenapoli
.it
immortalare la nascita dell’erede.
Uscendo sulla piazza, a sinistra, palazzo Salerno, abitazione dal 1827
di Leopoldo di Borbone principe di
Salerno, è attualmente sede del Comando della regione militare meridionale; sul lato opposto, simmetrico, il palazzo della Foresteria,
oggi Prefettura, concepito (1815)
per accogliere gli ospiti di riguardo
della Casa reale. Nel corso dell’Ottocento, al piano terra, poteva
vantare il richiamo della libreria Detken e Rocholl, riferimento storico
per la consultazione e la vendita di
gazzette e giornali stranieri, archivio ineguagliato di cronache e manoscritti sulla nobiltà napoletana.
Chiude il perimetro dell’area la basilica monumentale di San Francesco di Paola. Ferdinando I di Bor-
bone, grato per la riconquista del
trono dopo la parentesi francese,
dedica al santo l’edificio sontuoso,
sul luogo dove pochi anni prima gli
architetti Laperuta e De Simone
avevano realizzato il colonnato di un
Foro murattiano prematuramente
archiviato. L’architetto svizzero Pietro Bianchi (imprenditore Domenico Barbaja) realizza la fabbrica al
centro del porticato, sormontata da
una cupola ispirata al Pantheon di
Roma; sul timpano triangolare, le
statue raffiguranti la Religione,
San Ferdinando di Castiglia e San
Francesco di Paola. I lavori terminano per la parte esterna nel 1824,
ma solo nel natale del 1836 la chiesa viene inaugurata solennemente
da papa Gregorio XVI.
biblioteca
nazionale vittorio
emanuele III
orario: 9-19;
sab 9-14
chiusa dom
www.bnnonline.it
[pp. 66/80]
palazzo salerno
piazza del
plebiscito
[p.81]
palazzo della
foresteria
prefettura
piazza del
plebiscito 22
[p. 81]
san francesco
di paola
piazza del
plebiscito
orario: 7.30-12;
15.30-18
festivi 8.30-12.30
[pp. 66/81]
san giuseppe
84
san giuseppe
a pagina 85
via tribunali
metropolitana
linea 1
dante - museo - mater dei salvator rosa - quattro
giornate - vanvitelli - medaglie
d’oro - montedonzelli - rione
alto - policlinico - colli aminei frullone - chiaiano – piscinola
autobus
società a.n.m. - azienda
napoletana mobilità
numero verde: 800639525
www.anm.it
201 piazza garibaldi
(f.s./circumvesuviana) -
savoia - via capodimonte viale colli aminei - via
pietravalle - via pansini via semmola - via d’antona via cardarelli
trasporti
alle pagine 82/83, 84, 86
via santa chiara santa chiara, chiostro
taxi
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0815564444
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/ trasporti
/ emergenze e sicurezza
carabinieri pronto intervento
112
stazioni carabinieri
caserma pastrengo
via mario morgantini 4
tel 0815515284
polizia di stato
questura
via medina 5
tel 0817941111
commissariato san giuseppe
e porto
via san biagio dei librai 85
tel 0815530211
poliziotti di quartiere san
giuseppe e porto
corso umberto I 23
tel 3492141827
3357851913
polizia stradale
tel 0815954111
0812208311
soccorso stradale 116
soccorso in mare 1530
vigili urbani
tel 0817513177
unità operativa
piazza dante 93
tel 0815643180
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
pronto soccorso 118
e3 piazza matteotti - via
medina - piazza municipio via san carlo - via nardones via santa caterina da siena piazzetta cariati - via san carlo
alle mortelle - piazzetta
mondragone - via nicotera piazzetta santa maria degli
angeli - via monte di dio via egiziaca a pizzofalcone via serra - piazza trieste e
trento - piazza municipio via medina - piazza matteotti
r1 piazza medaglie d’oro via menzinger - via suarez via santacroce - via salvator
rosa - via pessina - piazza
dante - via toledo - via battisti via medina - piazza municipio
- via san carlo - piazza
municipio - via medina - via
monteoliveto - via sant’anna
dei lombardi - piazza dante via broggia - piazza museo via salvator rosa - via
santacroce - via suarez via menzinger - piazza
medaglie d’oro
r3 mergellina (funicolare) via mergellina - via girodano
bruno - via caracciolo via arcoleo - via acton - piazza
municipio - via medina via diaz - via medina - piazza
municipio - via san carlo piazza municipio - via acton piazza vittoria - via riviera di
chiaia - via giordano bruno via mergellina - mergellina
(funicolare)
r4 via cardarelli - viale colli
aminei - via capodimonte corso amedeo di savoia via santa teresa degli scalzi via pessina - piazza dante via toledo - via battisti via sanfelice - via depretis via medina - via monteoliveto piazza VII settembre - piazza
dante - via broggia - piazza
museo - via santa teresa degli
scalzi - corso amedeo di
trasporti
www.comune.napoli.it/municipalita2
piazza umberto - corso
garibaldi - piazza carlo III via foria - piazza cavour piazza dante - via toledo piazza carità - via battisti via sanfelice - via depretis piazza municipio - via medina
via monteoliveto - piazza
dante - via broggia - piazza
cavour - via foria - piazza carlo
III - corso garibaldi - piazza
garibaldi
(f.s./circumvesuviana)
202 piazza gian battista vico piazza carlo III - corso
garibaldi - piazza garibaldi corso umberto I - via depretis via medina - corso umberto I piazza garibaldi - piazza
umberto - corso garibaldi piazza carlo III - piazza gian
battista vico
cs via brin - corso lucci piazza garibaldi - corso
umberto I - via duomo piazza museo nazionale piazza dante - piazza carità corso umberto I - piazza
garibaldi - via gianturco via reggia di portici - via brin
e1 piazza del gesù via sanfelice - via
mezzocannone - largo banchi
nuovi - via santa chiara - via
santa maria di costantinopoli
via foria - via duomo - via
tribunali - via muzii concezio via colletta - via duomo - corso
umberto I - via sanfelice - via
monteoliveto - piazza del gesù
e2 piazza matteotti - via
monteoliveto - via toledo - via
concezione a montecalvario vico I montecalvario - via
portacarrese a montecalvario
via concordia - vico cariati salita cariati - piazzetta cariati
corso vittorio emanuele - vico
trinità delle monache - via
santa lucia al monte - via
girardi - via toledo - via battisti
piazza matteotti
trasporti
municipalità 2
(mercato, pendino, avvocata,
montecalvario, porto, san
giuseppe)
piazza dante 93
tel 0817950201
0817950801
sedi distaccate
corso garibaldi 394
via san tommaso d’aquino 15
distretto sanitario 51
(avvocata, montecalvario,
pendino, mercato, san
giuseppe, porto)
via de gasperi 55
tel 0812542111
assistenza anziani
tel 0812542301
assistenza veterinaria
piazza municipio 84
tel 0815510243
0815525967
farmacie
per indicazioni esaustive
organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare il
sito
www.paginegialle.it/campania
/napoli/farmacie.html,
utilizzando i ‘suggerimenti
geografici’ per i rimandi al
quartiere
/ cure mediche
/ il quartiere
estensione
kmq 0,43
abitanti [2001]
5.634
(2.710 maschi; 2.924
femmine)
85
aN
ov
a
.L
Vi
aS
.M
I
a
rin
di San Pietro va Ma
uo
N
Via
Piazza
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san giuseppe
i colori della storia
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88
san giuseppe
È dolce sentirsi chiusi nel grembo di queste
vecchie fabbriche, vigilati e tutelati dai loro sembianti
familiari …
[benedetto croce, 1912]
storie
Dal 1779, con la divisione della città in dodici quartieri, San Giuseppe e
San Lorenzo si dividono l’area più antica del centro di Napoli, custodi del
patrimonio di identità storica e delle testimonianze plurimillenarie che non
smettono di sorprendere e inquietare intellettuali di ogni intonazione, viaggiatori in cerca di avventura, cittadini orgogliosi e disorientati.
La città greco romana ‘riemerge’ in spazi inaspettati. Chiese, palazzi, giardini, che le vicende alterne dei secoli hanno risparmiato, si intrecciano all’antico e alle nuove costruzioni e proiezioni in quell’amalgama di struttura urbana, di sonorità, di umori, che distingue indelebilmente la civiltà di
Partenope nel teatro globale dell’omologazione in agguato.
Il quartiere prende il nome dalla chiesa di San Giuseppe Maggiore (fondata
nel Cinquecento dalla Congregazione dei falegnami, restaurata nel 1845
e demolita nel 1934), delimitato a occidente da via Toledo, a mezzogiorno dal vico della Concezione e piazza Municipio (San Giacomo degli Spagnoli [vedi San Ferdinando p. 78]), a oriente da via Medina e via del Cerriglio fino al Pallonetto Santa Chiara, a settentrione da San Pietro a Majella
e via Tribunali. È il luogo di elezione del potere secolare e spirituale dei grandi ordini monastici, al di là della strada di Monteoliveto, con le insulae di
Santa Maria la Nova, Santa Chiara, Gesù Nuovo, San Domenico Maggiore e San Pietro a Majella.
Neapolis, fondata nel secondo quarto del V secolo a.C. sulla collina di Sant’Aniello a Caponapoli, relega infine il vecchio insediamento di Parthenope (localizzata sul promontorio roccioso di Pizzofalcone [vedi Chiaja pp. 1415 e San Ferdinando pp. 64, 65/74]), al nome e al ruolo di Palepolis, cit-
tà vecchia. L’impianto urbanistico viene riorganizzato in forme geometriche ortogonali, ancora ben individuabili, con tre assi viari orientati estovest (plateiai, i decumani romani)
corrispondenti a via Anticaglia/via
Santi Apostoli, via dei Tribunali, via
San Biagio dei Librai che, perpendicolari a strade di dimensioni inferiori orientate nord-sud (stenopoi, i
cardi romani), delimitano la trama fitta di isolati. Le necropoli più antiche
occupano, sul versante orientale,
l’area nei pressi di Castelcapuano;
su quello occidentale, il perimetro tra
piazza Carità e Palazzo Reale, evidentemente sull’asse che collegava
Pizzofalcone alla città nuova.
Già ‘alleata-navale’ di Roma dalla
fine del IV secolo a.C., Neapolis, tenuta a prestare la flotta senza indugi
in caso di necessità, abdica definitivamente ad ogni autonomia politica
nel corso del I secolo a.C., quando
diventa municipium romano a tutti
gli effetti, appendice organica della
vita politica e militare della capitale.
La nuova identità incide evidentemente sull’assetto urbanistico e architettonico, adeguato ben presto ai
gusti e alle mode delle elités in
ascesa, mentre la città latina si amplia verso sud e sud-ovest. A questa
stagione risale il complesso termale di Santa Chiara (I secolo d.C.), inserito nel percorso del Museo dell’Opera di Santa Chiara.
storie
Le ‘metamorfosi successive dell’antico’ si materializzano, emblematicamente, in due tracce eclatanti, oggi in larga misura estranee
al contesto originario: la testa (III secolo d.C.) conosciuta come ‘Donna
Marianna’, ’a Capa e’ Napule, collocata sullo scalone di Palazzo San
Giacomo [vedi San Ferdinando p.
77-78], e la statua del Nilo (II secolo d.C.), celebre come Corpo di Napoli nel largo omonimo.
Nel Cinquecento, il ‘piano urbanistico’ del viceré Pedro de Toledo
[vedi San Ferdinando pp. 65-66]
sfiora il quartiere: indagini della Soprintendenza Archeologica, in occasione dei lavori per la costruzione
della stazione della linea 1 della metropolitana, hanno portato alla luce
in piazza Dante materiali di epoca romana e tracciati stradali sovrapposti, con le relative opere di contenimento e terrazzamento, dall’epoca
medievale all’età vicereale, insieme
alla presenza di una cava di tufo in
uso fino all’epoca moderna.
Le mura vicereali inglobano parte
delle fortificazioni più antiche: Port’Alba (1624) viene realizzata nel luogo dove già esisteva un varco nel torrione trecentesco.
Nel 1588 è la volta delle ‘cisterne
dell’olio’, accanto all’area del monastero di San Sebastiano (oggi Liceo-Convitto Vittorio Emanuele II),
demolite in seguito ma sopravvissute
89
90
monteoliveto
fontana ‘di carlo II’
[pp. 90-92/
104-105]
san giuseppe
nella memoria della via omonima.
L’impianto greco romano del quartiere, imperniato sulla pianta ippodamea della fondazione e sulla
continuità di comunità residenti che
non hanno mai smarrito del tutto il
dna della fondazione, non subisce
alterazioni rilevanti: ristrutturazioni
e ‘nuove’ costruzioni – come i monasteri di Santa Chiara (1325) o di
San Domenico Maggiore (1283,
modificato nel Quattrocento dalla dinastia aragonese) – investono in realtà aree e fabbriche già esistenti.
Per secoli, le famiglie aristocratiche
e la cultura umanistica prenderanno dimora in questo perimetro antico, come documentano ampiamente i ritrovamenti archeologici; gli
stessi sovrani aragonesi prediligono
la chiesa di San Domenico Maggiore
per le ‘arche’, le sepolture della famiglia reale e dei rappresentanti più
in vista della corte. Tra fine Settecento e inizio Ottocento, palazzi signorili e botteghe artigiane ‘di lusso’,
in primis guantai e librai, aggiungono nuovi tasselli di storia e tradizioni.
Il progetto del Foro Carolino (ora piazza Dante, 1757, Luigi Vanvitelli),
esedra elegante per la statua equestre del re Carlo di Borbone, si innesta sul largo detto Mercatello, per
il mercato settimanale del mercoledì,
riservato negli altri giorni a passeggiate a cavallo e lezioni di equitazione. L’intervento di Gae Aulenti per
la stazione della metropolitana si innesta su questa eredità. Alla fine del
XIII secolo, con la costruzione angioina di Castel Nuovo e del nuovo
centro della vita civile e amministrativa della città [vedi San Ferdinando pp. 65/78-79], la piana del
largo delle Corregge (via Medina) e
la collinetta di Monteoliveto sono interessate da uno sviluppo urbanistico apprezzabile, con palazzi nobiliari ed edifici civili e religiosi (l’Incoronata). Finché, nel periodo francese, all’interno di uno dei chiostri
dell’abbazia di Monteoliveto espropriata (1808), si dà avvio al mercato
alimentare pubblico. Il monastero,
da allora, assumerà le funzioni più
disparate: da caserma di fanteria a
sede di uffici e di istituzioni culturali
(il Real Istituto di Incoraggiamento),
come d’altronde il convento di San
Sebastiano, sede del parlamento nel
1820 e quello di San Pietro a Majella, Real Conservatorio di Musica
dal 1826.
Le chiese più antiche, restaurate,
San Domenico Maggiore (che assume forme ‘neogotiche’, 18501853), Santa Maria la Nova (che
riacquista l’assetto originario rinascimentale, 1859), rinascono, le
piazze, dopo l’Unità, vengono ‘arredate’ con monumenti celebrativi
(la statua di Dante nell’ex Foro Carolino, la fontana del Nettuno, o Medina, trasferita nel 1898 a piazza
92
palazzo ruffo di
bagnara
piazza dante 89
[p. 93]
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[p. 93]
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orario: 7.30;
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[p. 93]
san giuseppe
Borsa nell’ambito dei lavori del Risanamento), ma la fisionomia del
quartiere resiste.
Solo nel Novecento l’area caratteristica della Corsea viene demolita per
fare spazio al rione Carità: l’‘Alto
Commissariato per Napoli e la Provincia alle opere pubbliche’ longa
manus urbanistica del Regime, istituisce una commissione con il compito di pianificare gli interventi da
realizzare, antefatto del piano regolatore che resterà l’unico riferimento normativo fino al 1972. Archiviate come antieconomiche le opzioni di salvaguardia, nel 1934 prevale la logica della demolizione integrale del tessuto edilizio preesistente (con la conservazione delle
sole emergenze artistiche di particolare interesse), con buona pace
dei propositi di bonifica e di tutela del
territorio. Un programma imponente di riassetto – su un’area di circa
140 mila metri quadrati, delimitata
a nord da via Monteoliveto, a ovest
e a est da via Toledo e via Medina
e a sud da piazza Municipio e Palazzo San Giacomo – interviene su
uno dei quartieri più popolari e ‘vissuti’ del centro cittadino; per mettere
in opera una cittadella finanziaria
moderna firmata dai protagonisti
della scena architettonica napoletana e nazionale del tempo, che verrà completata, dopo l’interruzione
della guerra, solo negli anni del-
l’amministrazione Lauro.
Nel maggio 1931 iniziano le demolizioni: con il rione della Corsea, ricco di botteghe e laboratori artigianali,
scompaiono due teatri storici (il
Nuovo e il Fiorentini), il mercato voluto da Gioacchino Murat nel 1811,
la chiesa di San Tommaso d’Aquino
(sopravvive il nome in una traversa
su via Medina) e la chiesa di San Giuseppe Maggiore, demolita tra il
1934 e il 1936.
Risultato: due piazze di nuova concezione, piazza Carità (con il palazzo INA e la sede dell’Ente autonomo
Volturno, di Marcello Canino) e piazza delle Poste (piazza Matteotti,
con l’edificio di Vaccaro, il palazzo
della Provincia e palazzo Troise), e
un sistema di interventi complementari, incuneati nei chiostri del
convento di Monteoliveto – il palazzo
delle Poste, appunto, e l’altro edificio INA (di Chiaromonte) – o distribuiti sul tracciato nuovo di via
Diaz, prolungamento di via Sanfelice, con gli interventi, rivalutati dalla critica contemporanea, degli architetti Canino, Chiaromonte, Biasini,
Guerra.
I coloni della magna grecia si mescolano ai cittadini ‘moderni’ generati dal revival monumentale di ispirazione classica.
‘‘
da piazza dante a piazza del gesù nuovo
93
il palazzo, dal cui balcone io guardo, e che spiega
sulla via della trinità maggiore un colossale portone a
bugne, è quello che appartenne fino a un’ottantina
d’anni addietro alla famiglia filomarino...
[benedetto croce, 1912]
da piazza dante a piazza del gesù nuovo
Piazza Dante, fino al 1757 largo Mercatello [vedi p. 90], diventa il Foro Carolino, in onore di Carlo di Borbone,
con il progetto di Luigi Vanvitelli. Un
grande emiciclo avvolge su tre lati
l’area, che ingloba anche Port’Alba.
Ventisei statue sulla balaustra dell’esedra rappresentano le virtù – numerose – del sovrano. Il programma
prevede una statua equestre del re,
mai realizzata (il bozzetto al centro
della piazza viene distrutto nel 1799
dai giacobini, e sostituito con l’‘albero
della libertà’).
‘Ridisegnata’ da Gae Aulenti in occasione della apertura della stazione della linea 1 della metropolitana cittadina (2002), ospita oggi
una delle ‘stazioni dell’arte’ più ricche: Carlo Alfano, Nicola de Maria,
Joseph Kossuth, Jannis Kounellis,
Michelangelo Pistoletto, per la committenza generosa della Regione
Campania, una sorta di museo
‘metropolitano’ a sé.
Luogo di incontri privilegiati, fino al
1912, il primo caffè chantant all’aperto di Napoli, Diodati, caro a
Salvatore Di Giacomo, non c’è più.
La statua di Dante, spostata lateralmente rispetto alla collocazione ottocentesca, incombe sulla piazza dal
1871; nel 1931 viene aggiunta l’epigrafe All’unità d’Italia raffigurata in
Dante Alighieri [vedi p. 89].
Lungo via Pessina: palazzo Ruffo di
Bagnara (1660) costruito sulle macerie di una dimora bruciata nei disordini della rivolta di Masaniello
(1647); la chiesa di San Domenico
Soriano (1619) con il monastero
(1675-1680) e il chiostro, oggi fagocitato nelle strutture di metallo e
vetro degli uffici dell’anagrafe della
città; la chiesa di Santa Maria di Caravaggio (fondata nel Seicento ma
ricostruita nel 1757), dove i padri
Scolopi dirigevano una scuola po-
94
san michele
arcangelo
piazza dante 60
[p. 94]
conservatorio san
pietro a majella
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piazza dante
[pp. 89/93]
san giuseppe
polare annessa. A conclusione dell’emiciclo vanvitelliano, infine, la
chiesa di San Michele Arcangelo (rimodellata da Domenico Antonio
Vaccaro tra il 1729 e il 1735), piccolo
gioiello del Settecento napoletano,
chiusa da tempo.
L’esigenza di spostamenti ‘rapidi’
dentro e oltre le mura è all’origine dei
pertugi (varchi non autorizzati) nella cinta muraria. Nel 1625 il viceré
Antonio Alvarez de Toledo, duca
d’Alba, trasforma il pertugium tra largo Mercatello e la città in Port’Alba,
il collegamento per le sciuscelle (i
frutti del carrubo) dal vicino convento
di San Sebastiano.
È il regno delle librerie: testi scolastici
e universitari, libri di storia locale e
d’arte, ‘rarità’ editoriali; nel ‘monumento nazionale’ della libreria Guida, la Saletta rossa promuove da decenni occasioni benemerite di confronto culturale.
Via San Pietro a Majella è il prolungamento del decumano maggiore romano, preservato dal tessuto urbano medioevale. Il Conservatorio musicale, nel monastero omonimo, costruito alla fine del XII secolo da Carlo I d’Angiò e dedicato a papa Celestino V (1297, colui che fece per viltade il gran rifiuto, Dante).
Se Napoli ha fama di città musicale, lo deve anche all’attività dei conservatori sorti tra il XVI e il XVII secolo:
con l’obiettivo di soccorrere i ragaz-
da piazza dante a piazza del gesù nuovo
95
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croce di lucca
piazza luigi
miraglia
orario: 9-13
chiuso dom
[p. 96]
santa maria
maggiore alla
pietrasanta
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via tribunali 16
orario: 9-13
chiuso dom
[pp. 96-97]
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piazzetta nilo 23
orario: 8.30-12
[p. 97]
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orario: 8.30-12;
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festivi 9-13; 16.3019.15
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9.30-12; 17.30-19
tel 0814104421
[pp. 88, 90/
97-98]
via tribunali
campanile di
santa maria
maggiore
[pp. 96-97]
san giuseppe
zi abbandonati, negli istituti caritatevoli si insegna, insieme al catechismo, il bel canto e la musica; con
il passare del tempo, diminuite o cessate le elemosine dei benefattori, gli
allievi partecipano a esecuzioni musicali a pagamento, nelle chiese, nei
teatri e nelle dimore dei nobili. Da
quattro, in origine (Santa Maria di Loreto, Sant’Onofrio a Capuana, Pietà
dei Turchini, Poveri di Gesù Cristo, già
unificati nel 1808 nel Collegio di San
Sebastiano), gli Istituti confluiscono
infine, nel 1826, nel Conservatorio
di Musica di San Pietro a Majella, monastero dei frati celestini fino all’esproprio del 1799, celebre per le
testimonianze di compositori e musicisti di talento, custodite nella biblioteca voluta nel 1791 da Saverio
Mattei e ampliata nell’Ottocento da
Francesco Florimo. Nel teatrino, oggi
Sala Martucci, si sono esibiti nell’Ottocento i compositori più ambiti,
in seguito trasferiti nelle sonorità della Sala Scarlatti, inaugurata nel
1926 da Francesco Cilea, e divenuta sede dal 1948 per oltre quarant’anni dell’Orchestra Alessandro
Scarlatti, fino all’assorbimento da
parte della Rai, e al definitivo scioglimento (dal 1993 Nuova Orchestra
Alessandro Scarlatti).
La chiesa di San Pietro a Majella subisce una radicale trasformazione alla
metà del Seicento, adattata ai nuovi canoni estetici del barocco, per poi
tornare, agli inizi del Novecento, alle
dimensioni gotiche originarie. Nel
soffitto a cassettoni dipinti celebri di
Mattia Preti (1657-1659). Della decorazione trecentesca ad affresco sopravvivono due cicli e un pannello con
l’immagine della Madonna del Soccorso, ex voto di don Giovanni d’Austria, comandante della flotta cristiana vittoriosa a Lepanto (1571).
Piazza Luigi Miraglia, sempre molto
frequentata, è il varco di accesso al
centro antico. Sulla sinistra, il Policlinico della prima facoltà universitaria di medicina, causa delle demolizioni molto discusse dal cenacolo
intellettuale animato da Benedetto
Croce, del convento e di una parte
della chiesa (XVII secolo) della Croce
di Lucca.
Sulla parte più antica del decumano
maggiore, via dei Tribunali, ampliata
nel Cinquecento per consentire il
passaggio dei cortei vicereali, la rinascimentale Cappella Pontano,“ingemmata di umanistici epitaffi” (Amedeo Maiuri) e, sulla piazzetta (oggi ‘arredata’ dai tavolini di un bar e di un
ristorante), la chiesa di Santa Maria
alla Pietrasanta (fondata da san
Pomponio nel 533 d.C., ristrutturata
nel 1653), una delle testimonianze
più antiche di Napoli, con il campanile
romanico, separato dal corpo della
chiesa, databile tra il X e l’XI secolo.
Il nome deriva da una pietra, rinvenuta
durante i lavori seicenteschi, con
da piazza dante a piazza del gesù nuovo
una croce incisa e un’iscrizione che
le assegnava la facoltà di concedere
l’indulgenza plenaria.
L’intersezione di via de’ Tribunali
con via Nilo costituisce il limite nordorientale del quartiere, alla convergenza, verso Sud, del vicolo detto in
antico degli ’mpisi (impiccati), per il
passaggio dei condannati a morte dal
carcere della Vicaria verso le forche
di piazza del Mercato.
La regio nilensis era il quartier generale dei mercanti alessandrini,
protagonisti dei commerci con
l’Oriente. La statua del Nilo (II secolo d.C.), nel largo Corpo di Napoli, recuperata nel XII secolo priva della testa, viene interpretata in principio
come figura materna, per la presenza dei numerosi puttini sul corpo,
identificati in realtà, nel corso del restauro del Seicento con l’integrazione
della ritrovata testa maschile, come
simboli del rigoglio delle acque del
fiume [vedi p. 89].
Su piazzetta Nilo, piccolo slargo sul
decumano inferiore, la chiesa rinascimentale di Sant’Angelo a Nilo ha
per committente il cardinale Brancaccio, con il sepolcro in marmo del
nobiluomo realizzato da Donatello.
Piazza San Domenico Maggiore, ritrovo affollato, giorno e notte, per i
bar e la pasticceria di rito, sfogliate
ricce o frolle (Scaturchio, dal 1921,
trasferita dai locali ottocenteschi di
via Toledo), prende il nome dalla ba-
97
98
guglia di san
domenico
piazza san
domenico
maggiore
[p. 98]
palazzo petrucci
piazza san
domenico
maggiore 3
[p. 99]
palazzo corigliano
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domenico
maggiore 12
[p. 99]
palazzo
sansevero
piazza san
domenico
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cappella
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via francesco de
sanctis 19
tel 0815518470
www.museosansevero.it
orario 10-17.40
festivi 10-13.10
chiuso mar
biglietti: intero 6
euro
ridotto 4 euro
(ragazzi da 10 a 25
anni), 2 euro
(scuole), 5 euro
(artecard)
[p. 99]
san giuseppe
silica costruita per Carlo I d’Angiò
(1283), poi luogo di sepoltura ‘ufficiale’ dei sovrani aragonesi nel Quattrocento [vedi p. 90]. Per la chiesa annessa, Caravaggio dipinge la Flagellazione (1607-1609) commissionata da Tommaso De Franchis
(ora al Museo di Capodimonte, per
motivi di sicurezza).
Il convento delle origini è la casa dei
domenicani, sede rinomata dell’Università dove san Tommaso
d’Aquino insegna teologia.
Dalla sagrestia, dove sul ballatoio
sono esposte le ‘arche’ aragonesi, si
accede alla Sala degli arredi sacri.
In piazza, la guglia di San Domenico immortala il ringraziamento dei fe-
da piazza dante a piazza del gesù nuovo
deli sopravvissuti (quasi 250.000 vittime, si stima, su una popolazione di
circa 450.000) per lo scampato pericolo della peste del 1656. Accanto alla scalinata di accesso della
chiesa di San Michele Arcangelo a
Morfisa (X secolo, poi trasformata in
cappella di San Domenico Maggiore), sorge il palazzo trecentesco di
Antonello Petrucci (segretario di
Ferrante d’Aragona, condannato a
morte per tradimento e decapitato
in piazza Mercato, 1486) con il portale marmoreo rinascimentale.
Al numero 12 di via San Domenico
Maggiore, palazzo Corigliano, costruito nel Cinquecento e acquistato nel Settecento dal duca Agostino
Saluzzo di Corigliano, è una delle
sedi dell’Università Orientale; segue palazzo Sansevero, dimora leggendaria del compositore Carlo Gesualdo da Venosa, uxoricida per gelosia, e di Raimondo di Sangro,
principe di Sansevero, gran maestro
della loggia massonica napoletana,
alchimista e scienziato (negromante stregone nei racconti popolari), ‘inventore’ dell’aspetto settecentesco
– probabile percorso iniziatico per i
fratelli massoni – della cappella di
famiglia, in via Francesco De Sanctis,
sul lato nord del palazzo. Nella Cappella Sansevero, autentico museo
della scultura napoletana tra XVII e
XVIII secolo, la Pudicizia di Antonio
Corradini (1752), il Disinganno di
Francesco Queirolo (1754), e il visitatissimo, sorprendente, Cristo velato
di Giuseppe Sanmartino (1753).
Da via Benedetto Croce (dedicata al
‘nume tutelare’ moderno di tutta
l’area, dominus di palazzo Filomarino) ha inizio il decumano inferiore
di epoca greco-romana, Spaccanapoli (il panorama da San Martino, dal
punto più alto della collina del Vomero, ne svela il significato: come
una lama, divide a metà il centro antico), sempre animato e affollato –
a Natale è difficile attraversarlo – dagli eredi contemporanei delle botteghe e dei laboratori artigiani, dagli studenti delle vicine università
99
palazzo pinelli
via benedetto
croce 38
[p. 100]
palazzo carafa
della spina
via benedetto
croce 45
[p. 100]
palazzo tufarelli
via benedetto
croce 23
[p. 100]
palazzo venezia
via benedetto
croce 19
[p. 100]
palazzo
filomarino
via benedetto
croce 12
istituto italiano
per gli studi storici
orario: lun-ven 9-13
tel 0815517159
0815512390
fax 0815514813
www.iiss.it
[p. 99-100]
via benedetto
croce
palazzo venezia
[p. 100]
via benedetto
croce
palazzo carafa
della spina,
spegnifiaccola
[p. 100]
100
santa chiara
via santa chiara
49/c
orario: lun-dom
7.30-13; 16.3019.30
complesso
museale di santa
chiara
via santa chiara
49/c
orario: lun-sab
9.30-17.30
dom 9.30-13.30
biglietto 5 euro
ridotto studenti
3,50 euro
ridotto artecard
4,50 euro
[pp. 88, 90/100]
guglia
dell’immacolata
piazza del gesù
[p. 100]
palazzo pignatelli
di monteleone
calata trinità
maggiore 53
[p. 100]
gesù nuovo
piazza del gesù 2
orario: 6.30-12.30;
16.30-19.30
festivi 6.30-13.30;
16.30-19.30
[pp. 88/100]
piazza del gesù
guglia
dell’immacolata
[p. 100]
san giuseppe
(L’Orientale in piazza San Giovanni
Maggiore e la Federico II, in via
Mezzocannone), dai turisti sorpresi
dai palazzi aristocratici, verso la via
dei Pastori: Palazzo Pinelli (XVI secolo), palazzo Carafa della Spina
(fine Seicento), in bella vista gli
‘spegnifiaccola’ ai lati del portale in
piperno, palazzo Tufarelli, con la scala settecentesca costruita sull’antica fabbrica del Cinquecento, palazzo Venezia, con il giardino pensile donato nel Quattrocento da re Ladislao
Durazzo alla Repubblica di Venezia.
Palazzo Filomarino della Rocca
(“Questa augusta magione,/ e d’oro
e d’ostro riccamente ornata,/ ove ’n
copia le gemme, in copia i lumi/
spargon sì vivi rai…”, Giambattista
Vico), ricostruito agli inizi del Cinquecento da Giovanni Francesco di
Palma per i principi Sanseverino di
Bisognano, è il rifugio, come abbiamo detto, di Benedetto Croce, per
quaranta anni, e sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici che ne rinnova ancora il magistero di studi e
di testimonianza civile.
Il monastero di Santa Chiara risale
al 1310, commissione di Roberto
d’Angiò e Sancia di Majorca, sarà ristrutturato tra il 1742 e il 1769 da
Domenico Antonio Vaccaro, artefice
insuperato del chiostro maiolicato,
con le riggiole (mattonelle in maiolica) delle panchine e dei pilastri del
giardino, che ancora tramandano
paesaggi campestri e marini, tralci
di foglie nei colori tipici (giallo, azzurro, verde). Il Museo dell’Opera,
centro oggi di iniziative culturali e di
valorizzazione di grande intraprendenza, ripercorre le vicende del
complesso (dalla fondazione alla
distruzione rovinosa durante la seconda guerra, alla ricostruzione
semi integrale e alla rinascita) e della realtà antica: l’impianto termale romano, ritrovato nel corso di lavori di
ristrutturazione, è parte organica del
percorso espositivo.
In piazza del Gesù, la Guglia dell’Immacolata (1707) rinnova ogni
anno la tradizione religiosa dell’8 dicembre, con l’offerta alla Vergine, posta a coronamento, di un fascio di
rose.
Sullo slargo suggestivo, il palazzo Pignatelli di Monteleone, con il portale
di Ferdinando Sanfelice (1718), era
abitato nell’Ottocento dalla famiglia del pittore Edgar Degas.
La chiesa del Gesù Nuovo occupa
gran parte del lato a nord della
piazza. Fino al 1547 dimora aristocratica di Ferrante Sanseverino, acquistata in seguito dai Padri gesuiti, viene trasformata in chiesa madre
dell’Ordine, dedicata all’Immacolata nel 1601.
‘‘
da via mezzocannone a via medina
103
l’inizio della strada, dal lato di via medina,
era un tempo la rampa san bartolomeo, trasformata
nelle attuali scalette durante la sistemazione...
[gino doria, 1972]
da via mezzocannone a via medina
Mezzocannone, era il ‘nome d’arte’
della fontana di ‘re mezzocannone’
(del Quattrocento, distrutta) posta
nella via Fontanola: l’acqua sgorgava da un cannello di bronzo (generalmente detto ‘cannone’) breve
(mezzo…), sovrastato dalla statua
di un re.
È il regno degli istituti dell’Università Federico II [vedi Pendino, Mercato
Porto] e dei musei universitari: di Mineralogia, di Zoologia e di Antropologia, che, insieme al museo di Paleontologia, in largo San Marcellino,
formano il Centro Musei delle Scienze Naturali.
Da via De Marinis si raggiunge largo San Giovanni Maggiore, con palazzo Giusso (trasformato nel 1791)
e la Cappella commissionata nel
1415 da Artusio Pappacoda, Gran
Siniscalco di re Ladislao di Durazzo e consigliere della corte angioina, con portale gotico in marmo ric-
co di sculture e decorazioni (di Antonio Baboccio da Piperno) e piccolo campanile di inizio Quattrocento, oggi proprietà dell’Università degli Studi l’Orientale, e la chiesa di San Giovanni Maggiore, tra le
prime basiliche fondate in città
(metà del VI secolo).
La vicina via Banchi Nuovi ricorda il
luogo in cui, nel 1569, i mercanti oppositori del viceré Pedro de Toledo
ricostruiscono le botteghe (i ‘banchi’)
distrutte a San Gennaro dell’Olmo
dai cannoni di Castel Nuovo in occasione della rivolta del 1547. La
strada angusta si apre sulla piazzetta
intitolata all’abate Teodoro Monticelli,
docente di storia sacra e filosofia morale all’università napoletana, vulcanologo, imprigionato dai Borbone
per l’adesione alla Repubblica Partenopea del 1799. Nativo di Lecce,
il canonico prende dimora in città al
terzo piano di palazzo Penne (1406,
via santa maria
la nova
chiostro di santa
maria la nova
[pp. 88, 90]
104
centro musei delle
scienze naturali
università degli
studi di napoli
federico II
via
mezzocannone 8
tel 0812537587
real museo
mineralogico
tel 0812535245
museo zoologico
tel 0812535164
sezione di
antropologia
tel 0812535205
sezione di
paleontologia
largo san
marcellino 10
tel 0812537516
orario: lun-ven 9-13
sab-dom 9-13
lun, giov anche
15-17
biglietti: un museo
2,50 euro; studenti
1,50 euro
quattro musei
4,50 euro; studenti
3 euro
www.musei.unina.it
[p. 103]
palazzo giusso
e cappella
pappacoda
università degli
studi di napoli
l’orientale
piazza san
giovanni maggiore
30 e 28a
tel 0816909403
08169094451
[p. 103]
san giuseppe
un esempio raro di architettura civile
del XV secolo, facciata decorata da
elementi catalani e toscani caratteristici dell’interpretazione napoletana della cultura rinascimentale),
dove colleziona reperti mineralogici
e geologici, poi ceduti al Museo
della Regia Università che gli assegna, nel 1808, la cattedra di chimica. L’epigrafe sul portale ricorda la
famiglia omonima, che vantava un
Antonio segretario e consigliere
del re Ladislao di Durazzo, con
tanto di stemma di famiglia, piuma
e giglio reale. Sul portone in legno
(originale) sono incisi i versi del poeta latino Marziale. Pier Paolo Pasolini ambienta qui uno degli episodi del Decamerone.
I vicoli si intrecciano senza soluzione di continuità, densi di popolazione. Via Santa Maria dell’Aiuto ha
il nome della chiesa costruita nel
1673, grazie alle donazioni dei devoti per la fine dell’epidemia di peste del 1656; custodisce tele di Gaspare Traversi (1749).
Santa Maria la Nova risale alla fine
del XIII secolo, su un’area donata da
Carlo I d’Angiò ai frati minori, ‘nuova’ per distinguerla dalla chiesa originaria demolita per fare spazio a Castel Nuovo. I danneggiamenti di terremoti antichi determinano la ricostruzione nel 1596. Nel soffitto sontuoso, a cassettoni in legno dorato,
quarantasei tavole dipinte fra il
1598 e il 1603 mettono in mostra
l’opera dei più celebri artisti napoletani dell’epoca.
Accanto all’edificio, i due chiostri
maggiore e minore del complesso
conventuale ospitano oggi, rispettivamente, uffici dell’amministrazione
provinciale, e, nella piccola oasi silenziosa di preghiera con scorci suggestivi sul campanile e sulla facciata laterale, l’ingresso al Museo d’Arte Religiosa Contemporanea.
Procedendo verso vicoletto Donnalbina, la chiesa di Santa Maria di Donnalbina, restaurata nel 2007: la leggenda (riportata da Matilde Serao)
racconta di tre sorelle, innamorate
dello stesso giovane, rassegnate infine a prendere i voti e dare vita a tre
monasteri, Donna Romita, Donna Regina e Donna Albina. La fondazione
risale in realtà al IX secolo, ma la
chiesa viene modificata a fine Seicento. All’interno, le tele di Francesco
Solimena (1696-1701) e il sepolcro
di Giovanni Paisiello (1740-1816) dello scultore Angelo Viva.
In via Sant’Anna dei Lombardi, gli
orti e i giardini antichi profumati
hanno ceduto il passo a un tessuto urbano denso, uno dei luoghi più
congestionati di Napoli. In piazza
Monteoliveto, ecco la fontana realizzata nel Seicento, su disegno di
Cosimo Fanzago (dedicata a Carlo
II d’Asburgo), e la facciata della
chiesa di Monteoliveto (1411), o
Sant’Anna dei Lombardi. Dopo il primitivo insediamento, nel 1581,
dove oggi è il civico 44, in seguito
alla soppressione degli ordini religiosi e ai gravi danneggiamenti nel
1798 dell’edificio intitolato alla santa, Ferdinando di Borbone autorizza l’Arciconfraternita dei Lombardi
a trasferirsi nell’ubicazione attuale.
Durante il regno aragonese, il complesso religioso gode di elargizioni
generose e benefici: Alfonso II è un
assiduo frequentatore, le famiglie
nobili del Regno fanno a gara per costruire cappelle gentilizie preziose. Le statue in terracotta a grandezza naturale (1492, di Guido
Mazzoni, scultore modenese) che
mettono in scena il Compianto del
Cristo morto rappresenterebbero,
secondo la tradizione, gli stessi sovrani aragonesi.
Oggi il monastero è sede della caserma Pastrengo dei carabinieri,
mentre i chiostri sono in parte inglobati nel palazzo moderno delle
Poste.
Su via Monteoliveto, di fronte la
piazza, palazzo Gravina, sede dal
1936 della facoltà di architettura,
viene realizzato in forme rinascimentali tra il 1513 e il 1549. Nelle
sue stanze lavorano Matilde Serao
e Edoardo Scarfoglio, dipendenti
del Ministero delle Reali finanze
che, dal 1849, insedia qui i propri uffici amministrativi.
da via mezzocannone a via medina
Nel 1935 il risanamento del rione
Carità [vedi p. 92] muta radicalmente la morfologia originaria dei
luoghi. Il palazzo delle Poste ridisegna in forme ellittiche il profilo della piazza Giacomo Matteotti, realizzato su progetto dell’architetto
bolognese Giuseppe Vaccaro, con la
collaborazione di Gino Franzi, inaugurato, nel settembre del 1936,
primo tra gli edifici della “cittadella
direzionale” del Regime. Intorno
alla piazza, collegata da una gradinata in piperno a via Monteoliveto:
il palazzo della Provincia (19341936, di Marcello Canino con Ferdinando Chiaromonte), destinato
fin dal principio a funzioni rappresentative, con dieci pannelli del portale in bronzo, decorati a bassorilievo, a celebrare il lavoro, lo sport,
la famiglia; la Casa del mutilato, all’incrocio di via Guantai Nuovi con via
Diaz, ultimato nel 1940, l’ultimo
dei progetti, sottoposti all’approvazione di Marcello Piacentini, dell’architetto Camillo Guerra, destinata ad ospitare l’Associazione Nazionale dei mutilati ed invalidi di guerra (il messaggio celebrativo è affidato
qui ai bassorilievi in pietra dell’ingresso monumentale, omaggio agli
eroi italiani nelle campagne dell’impero); la Questura e, risalendo via
Diaz, il Palazzo degli Uffici Finanziari
e dell’Avvocatura dello Stato, inaugurato sul finire del 1937.
105
san giovanni
maggiore
piazza san
giovanni maggiore
29
[p. 103]
palazzo penne
piazza teodoro
monticelli 24
[pp. 103-104]
santa maria
dell’aiuto
vico santa maria
dell’aiuto 10
orario: 9-12; 1719.30
[p. 104]
santa maria
la nova
largo santa maria
la nova 44
orario: 9-12
arca
museo d’arte
religiosa
contemporanea
tel 0815523298
0815521597
[pp. 88-90/104]
santa maria di
donnalbina
via donnalbina
orario: 10-12
[p. 104]
monteoliveto
piazza
monteoliveto 44
orario: mar-sab
8.30-12.30
chiuso dom e lun
[pp. 90/104]
106
palazzo gravina
università degli
studi di napoli
federico II
facoltà di
architettura
via monteoliveto 3
orario: 8-19
[p. 105]
palazzo delle
poste
piazza matteotti 3
[pp. 92/105]
palazzo della
provincia
piazza matteotti 1
[pp. 92/105]
palazzo del
mutilato
via diaz 58
[p. 105]
palazzo degli
uffici finanziari
e dell’avvocatura
di stato
via diaz 11
[pp. 105-106]
palazzo
dell’istituto
nazionale
assicurazioni
piazza carità 32
[pp. 92/105-106]
fontana del
nettuno
via medina
[pp. 90/106]
san giuseppe
Il palazzo dell’Istituto Nazionale Assicurazioni (1933-1938), in piazza
Carità, è ancora un progetto di Marcello Canino, uno dei protagonisti delle trasformazioni del quartiere, inserito strutturalmente nel tessuto urbano preesistente a raccordo tra la
parte ‘antica’ della piazza e il palazzo
degli Uffici Finanziari: il largo della Carità, tagliato da via Toledo, sancisce
irrevocabilmente la separazione netta tra l’area del nuovo centro direzionale e il versante verso la Pignasecca, custode, nel bene e nel male,
dei tratti urbani originari.
Via Medina, in memoria del viceré
duca Medina de Las Torres (1637-
1644) – cui si deve la collocazione
originaria, ripristinata solo di recente dopo secoli di peregrinazioni,
della fontana del Nettuno – è il largo delle corregge (fionde applicate
alla punta della lancia) angioino, destinato a giostre e tornei.
Sulla strada si susseguono, precedute da edifici moderni come il
palazzo della Questura e le strutture
alberghiere recenti, luoghi di culto
e residenze da un passato illustre.
La chiesa di San Diego all’Ospedaletto (1595) sorge sulle fondamenta di un ospedale attivo dal
1514. Poco più avanti i palazzi
Giordano e Caramanico testimo-
niano la stagione dell’architettura
illuminista di Ferdinando Fuga.
Nelle vicinanze (la piccola via ne
mantiene il nome) una delle istituzioni musicali più importanti della città agli inizi del Settecento: il Teatro
di San Bartolomeo (1620), demolito nel 1737 per ordine di Carlo di Borbone (parte dei materiali furono riutilizzati per la costruzione del Teatro
di San Carlo), a lungo apprezzato per
le rappresentazioni comiche (di cui
aveva ‘l’esclusiva’), animato in principio dalle compagnie di comici all’impronto, che improvvisavano su un
canovaccio di massima, per poi diventare, a metà secolo, tempio del
da via mezzocannone a via medina
melodramma ‘serio’.
La chiesa di San Giorgio dei Genovesi, preceduta dalla scalinata scenografica commissionata dalla comunità dei mercanti liguri residenti
in città alla fine del Cinquecento. Per
la sua costruzione viene demolito il
teatro La Comedia, primo stabile napoletano. Oggi è l’aula magna dell’Università Parthenope.
L’Incoronata, al di sotto del piano
stradale attuale, testimonia il livello
originario della zona, sopraelevato
nel Cinquecento in seguito al riversamento del materiale di risulta
prodotto dai nuovi fossati di Castel
Nuovo. È l’unica testimonianza dei
107
via monteoliveto
palazzo gravina
[p. 105]
piazza matteotti
palazzo delle
poste
[pp. 92/105]
108
san diego
all’ospedaletto
via medina 3
orario: lun, mer,
ven 8.30-12
[p. 106]
palazzo giordano
via medina 63
[p. 106]
palazzo
caramanico
INPS
via medina 61
[p. 106]
san giorgio dei
genovesi
università degli
studi di napoli
parthenope
via medina 61
[p. 107]
incoronata
via medina 60
aperta in
occasione di
mostre e eventi
[pp. 90/107-108]
pietà dei turchini
via medina 19
orario: lun-ven
7.15-12.30; 1719.30
sab 17-19.30
dom 10-13.15; 1819.30
[p. 108]
via medina
incoronata,
porticato
[pp. 107-108]
san giuseppe
numerosi edifici pubblici e privati che
animavano nel Trecento il quartiere,
nelle immediate vicinanze della reggia angioina.
Non abbiamo dati certi sulla costruzione della chiesa, voluta presumibilmente dalla regina Giovanna
I d’Angiò a ricordo dell’incoronazione (1352). Ma il titolo dell’edificio
sembrerebbe riferirsi alla corona di
spine di Cristo, riportata più volte in
effige nel portale principale sulla facciata (una reliquia proveniente dalla Sainte Chapelle di Parigi fu donata
della stessa Giovanna).
Alcuni elementi, tra i quali il porticato
che si apre lateralmente alla navata esterna, hanno fatto ipotizzare che
l’edificio possa avere ospitato il Palazzo di Giustizia angioino: alla destinazione di tribunale farebbero riferimento i temi di uno dei due cicli
di affreschi che decorano volte e pareti dell’interno (del giottesco Roberto
da Oderisio, 1340-1343 e 13521354), uno squarcio straordinario
sulla vita della corte angioina, animato da nobili napoletani abbigliati di tutto punto secondo la moda del
tempo.
Nella strada che costeggia l’Incoronata, e ne adotta il nome, tra via Medina e la parte settentrionale del
quartiere, negli ultimi decenni dell’Ottocento e ad inizi Novecento, si
esibiva uno dei locali-concerto storici del centro, l’Envencible bar, ce-
lebre per la mano gigantesca accanto all’insegna, che il proprietario
agitava dall’interno nel gesto dell’invito per incuriosire i passanti.
La presenza, e persistenza, diffusa
ed endemica di bambini in miseria,
orfani, ragazzi di strada, induce, tra
Cinque e Seicento, la fondazione di
istituzioni benefiche deputate all’infanzia diseredata, testimoniata
dall’orfanotrofio annesso alla chiesa della Pietà dei Turchini (per il colore delle tuniche degli sventurati),
sede di uno dei conservatori musicali della città. Tra gli ospiti della
scuola, musicisti del calibro di Scarlatti, Pergolesi, Paisiello.
Ancora oggi, a sottolineare la tradizione secolare lusinghiera, la chiesa ospita concerti apprezzati di musica classica.
san lorenzo
112
san lorenzo
autobus
3s via volta - corso garibaldi
(circumvesuviana) - piazza
garibaldi (stazione f.s.) corso novara - via arenaccia
- rampa del campo - via don
bosco - viale comandante
umberto maddalena - viale
fulco ruffo di calabria aeroporto civile
14 piazza garibaldi (stazione
f.s./circumvesuviana) piazza principe umberto -
cs via brin - corso lucci piazza garibaldi - corso
umberto I - via duomo piazza museo nazionale
(m1) - piazza dante (m1) piazza carità
r4 via cardarelli - viale colli
aminei (m1) - via
capodimonte - corso
amedeo di savoia - via santa
teresa degli scalzi - via
pessina - piazza dante (m1) via toledo - via cesare
battisti - via guglielmo
sanfelice - via depretis - via
medina - via monteoliveto piazza VII settembre - piazza
dante (m1) - via broggia
r5 piazza garibaldi - corso
novara - via arenaccia - via
sant’alfonso de’ liguori piazza carlo III - via gussone
via arenaccia - piazza
ottocalli - calata capodichino
corso secondigliano - via
monte rosa - piazza libertà via del gran sasso - via
fratelli cervi - via bakù - via
ghisleri - via ciccotti - via
labriola - via galimberti stazione scampia (m1)
trasporti
taxi
consorzio taxi napoli
tel 081444444
081555555 - 0815564444
www.consorziotaxinapoli.it
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(co.ta.na.)
tel 0815707070
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tel 0815606666
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tel 081202020
/ trasporti
/ emergenze e sicurezza
carabinieri pronto intervento
112
stazione carabinieri
municipalità 4
via carlo celano 6
tel 0815544968
polizia 113
polizia
piazza enrico de nicola 35
tel 0814424911
poliziotti di quartiere
via san cosmo fuori porta
nolana 44
tel 3357705961
polizia stradale
0815954111
0812208311
soccorso stradale 116
vigili urbani
via cesare rosaroll 31
tel 081207644
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
via medina - via
monteoliveto - piazza dante
(m1) - via broggia
546 piazzetta lieti - via
miano - via capodimonte corso amedeo di savoia - via
santa teresa degli scalzi - via
broggia - piazza cavour - via
foria - piazza carlo III - via
don bosco - via nuova del
campo - via santa maria del
pianto - cimitero pietà - via
del riposo
alibus aeroporto civile - via
fulco ruffo di calabria tangenziale (ingresso
doganella - uscita corso
malta) - piazza nazionale - via
ponte di casanova - corso
novara - via firenze - via
torino - piazza garibaldi
(fermata alibus) - corso
garibaldi - via nuova marina via colombo - piazza
municipio
c40 piazza garibaldi - corso
novara - corso meridionale via taddeo da sessa - via
della costituzione - corso
malta - tangenziale - via
cardarelli - viale colli aminei
(m1) - via capodimonte
c47 via tanucci - piazza gian
battista vico - via tanucci piazza carlo III - via foria piazza cavour - piazza museo
via salvator rosa - via imbriani
via salvo d’acquisto - via
gigante - via arenella - via
piscicelli - via giotto - via
niutta - via arenella
c56 via tarantini - via del
macello - via da maiano - via
gaetano bruno - piazza
francesco coppola - via
taddeo da sessa - via rimini piazza nazionale - via ponte
di casanova - corso novara via torino - piazza garibaldi piazza principe umberto - via
de nicola - via colletta - corso
umberto I
trasporti
www.comune.napoli.it/municipalita4
corso garibaldi - piazza carlo
III - via arenaccia - via filippo
maria briganti - via
comandante umberto
maddalena - via fulco ruffo
di calabria (nei giorgi festivi,
giunta in via fulco ruffo di
calabria prosegue all’interno
dell’aeroporto, effettua la
fermata al terminal arrivi,
indi riprende l’ordinario
percorso per via fulco ruffo
di calabria)
29 br corso san giovanni a
teduccio - via ponte dei
francesi - via ponte dei
granili - via reggia di portici via volta - via vespucci corso garibaldi
(circumvesuviana) - piazza
garibaldi - piazza principe
umberto - calata ponte di
casanova - piazza nazionale
182 via paternum - via
quattro aprile - piazza
quattro aprile - via san pietro
a patierno - via nuovo tempio
via francesco de pinedo viale maddalena - via nuova
del campo - piazza
carlo III - via foria - piazza
cavour (m1 e m2) - via
broggia
184 viale delle galassie - via
dello stelvio - viale delle
dolomiti - via monte faito traversa tranvia - via
francesco de pinedo - calata
capodichino - piazza ottocalli
via arenaccia - piazza carlo
III - via foria - piazza cavour
(m1 e m2) - via broggia
201 piazza garibaldi
(f.s./circumvesuviana) piazza principe umberto corso garibaldi - piazza carlo
III - via foria - piazza cavour
(m1 e m2) - piazza dante
(m1) - via toledo - piazza
carità - via cesare battisti via guglielmo sanfelice - via
depretis - piazza municipio -
trasporti
muncipalità 4
(san lorenzo, vicaria,
poggioreale, zona
industriale)
via emanuele gianturco 99
tel 0817951321
sedi distaccate - servizi
demografici
via tribunali 227
tel 081290358
pronto soccorso 118
guardia medica
tel 0812549185
081202343
distretto sanitario 53
(vicaria, san lorenzo,
poggioreale, zona
industriale)
piazza nazionale 95
assistenza anziani
piazza nazionale 94/E
tel 0812549217
0812549219
assistenza veterinaria
via chieti 24
tel 0812549603
0812549606
farmacie
per indicazioni esaustive
organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare
il sito www.paginegialle.it,
utilizzando i ‘suggerimenti
geografici’ per i rimandi
al quartiere
/ cure mediche
/ il quartiere
estensione
kmq 1,42
abitanti [2001]
49.275
(23.319 maschi;
25.956 femmine)
113
alle pagine 110-111
via carbonara san giovanni
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a pagina 112
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san lorenzo
lo stemma del seggio era una y con il motto ‘ad bene
agendum nati sumus’. il nome di forcella è connesso
al simbolo dello stemma...
[gino doria, 1972]
storie
Compreso tra due decumani e numerosi cardini del tracciato greco [vedi
San Giuseppe pp. 88-90], il quartiere si estende per quasi tutto il perimetro della città antica, dal largo delle Pigne (piazza Cavour) a San Biagio dei
Librai, al Duomo e Donna Regina fino a Castel Capuano. È il cuore pulsante
di un corpo immortale, l’impronta di una storia che non si cancella, concentrazione straordinaria di palazzi aristocratici, chiese, insulae conventuali.
Prende il nome del monastero francescano San Lorenzo Maggiore, dove,
fino al Cinquecento, era ubicato il Tribunale e, in una sala del complesso,
si riuniva il ‘parlamento’ napoletano: i rappresentanti dei Sedili (i seggi nobiliari) e l’Eletto del popolo, il governo municipale del tempo.
Sono gli angioini che organizzano la divisione amministrativa in sedili (1268),
in continuità con le regiones di età ducale e i tocchi del periodo svevo: un
decentramento amministrativo reso necessario dallo sviluppo progressivo della città. Alle assemblee partecipano i rappresentanti delle circoscrizioni
presso la corte, in origine in numero di cinque solo di provenienza aristocratica, ai quali si aggiunge in seguito un eletto detto del Popolo, nominato
dai cittadini in nome delle ventinove ottine in cui si ripartiva Napoli. Il sedile di Nido, San Lorenzo, è tra i più antichi della città, riconosciuto istituzionalmente nel XIII secolo da Carlo I d’Angiò, abolito, nel 1800 da Ferdinando IV di Borbone, insieme ad altri cinque, reo della diffusione delle
idee rivoluzionarie.
Il tracciato delle mura greche, nella parte nord-orientale, seguiva il percorso
delineato dalle attuali via Maria Longo, via Settembrini, via Costa, via Colletta. Siamo in piena Neapolis, nel perimetro di mura difensive che inglo-
ba una superficie irregolare protesa
verso il mare.
Isolata naturalmente da corsi d’acqua e valloni, l’area viene ‘messa in
sicurezza’ da opere di terrazzamento in corrispondenza delle vie
principali – come si osserva ancora
percorrendo la zona archeologica di
San Lorenzo Maggiore, con un muro
a blocchi di tufo di grandi dimensioni,
orientato est-ovest.
Dell’età greca si sono individuati
gli edifici di culto dell’acropoli a
Sant’Aniello a Caponapoli – ricca di
materiali votivi, testine e busti femminili, oggetti in terracotta, indizi di
un tempio dedicato probabilmente
a Demetra, tra IV-III secolo a.C. – insieme a blocchi murari di tufo che
cingevano la zona settentrionale
della collina. La fortificazione del V
secolo a.C. e il rafforzamento del secolo successivo sono inglobati infine dalle mura di età angioina all’inizio del Trecento.
La Neapolis romana vantava un
foro doppio, diviso in due dal decumano (via Tribunali). Gli edifici pubblici, i teatri e il tempio dedicato ai
Dioscuri sono separati dalla zona del
mercato pubblico, più a sud (il macellum, mercato alimentare coperto,
visibile nell’area sotterranea di San
Lorenzo Maggiore).
Del teatro – in via Anticaglia, procedendo verso sinistra si osservano
due arcate in laterizio che cavalca-
storie
no il decumano superiore e si addossano all’emiciclo dell’edificio,
probabilmente per sostenere la
spinta del teatro, oggetto di ristrutturazioni già in età antica – sopravvivono parte della gradinata e delle strutture che la sostenevano. In
età flavia, le fonti ricordano l’esibizione di Nerone, applaudita fragorosamente dal pubblico di intenditori, proseguita ad oltranza malgrado un terremoto consistente. Neapolis ha fama a Roma di città otiosa, luogo di riposo, contese poetiche
e atletiche, ristoro e rifugio dalle imprese politiche e militari. Il poeta latino Stazio, di origini napoletane, la
descrive alla moglie – restia a seguirlo in città – palpitante di vita e
popolazione, dal suolo florido, inverni
miti e estati temperate, mare tranquillo: una vita serena, imperniata
su educazione e consuetudini piuttosto che sui vincoli rigidi della legge e le ansie militari, panorami di incanto, edifici sontuosi, la dignità romana ben condita dalla ‘licenziosità’ dei greci.
Per le aree riservate alla vita pubblica, con grande probabilità, non c’è
soluzione di continuità tra insediamento greco e romano. Piazza San
Gaetano corrisponde in parte al
Foro della città, mentre la chiesa cinquecentesca di San Paolo Maggiore sorge sul tempio romano dei Dioscuri (I secolo d.C.), trasformata, in-
117
118
piazza girolamini
chiesa dei
girolamini
[p. 126]
san lorenzo
torno all’VIII d.C., in tempio cristiano
dedicato a san Paolo, sulla medesima pianta dell’edificio originario.
Nell’interregno normanno la città si
apre all’entroterra. La fortezza di Castelcapuano, concepita da Guglielmo il Malo a sostituzione dei fortilizi di età bizantina, al limitare del decumano maggiore nei pressi della via
che portava a Nola, va a presidiare
le mura all’altezza di porta Capuana,
dando avvio a lavori di bonifica dell’intero comprensorio.
Con la dinastia angioina, il centro antico assume sempre più marcatamente una connotazione conventuale e religiosa, con l’urbanizzazione
parallela di molte aree occupate in
precedenza da orti e campi.
I sovrani di Aragona, anche a causa delle ostilità con Venezia (1483),
insieme all’ampliamento delle mura,
dispongono l’apertura dei cantieri ad
oriente: porta Capuana, accanto al
castello, viene spostata verso la
chiesa di Santa Caterina a Formiello, includendo la fortezza nel sistema difensivo delle mura; lungo il
limite nord occidentale, tra Cinquecento e Seicento, si stagliano le
mura vicereali, con porta San Gennaro, porta di Santa Maria di Costantinopoli, Port’Alba.
La crescita demografica vistosa, il
numero crescente di conventi che occupano interi isolati nel cuore di Napoli e il conseguente sovraffolla-
mento dei borghi sorti al di là delle
mura, inducono il viceré Pedro da Toledo – nell’ambito del piano di riorganizzazione urbanistica della città
[vedi San Ferdinando pp. 65-66] –
ad emanare ‘prammatiche’ vincolanti, ovvero leggi per regolamentare la possibilità di costruire o modificare edifici preesistenti, per disciplinare finalmente l’espansione della città e impedire costruzioni a ridosso delle mura (pomerium), per
evidenti motivi strategici. I risultati
sono modesti: la densità abitativa
cerca sfogo in tutte le direzioni,
apre varchi nei cavalcavia (fondaci)
e nelle mura dei conventi che, divieti
o no, continuano a espandersi.
Su questa struttura ‘religiosa’ vastissima, nel corso dell’Ottocento, interviene lo Stato, riorganizzando
spazi e funzioni in stretta connessione con le soppressioni degli Ordini
– iniziate già a fine Settecento dai
Borbone, proseguite con i francesi
(1808), fino all’epilogo dell’Unità
(1866) – [vedi San Giuseppe p. 104].
Nell’intermezzo francese, intanto,
vengono demoliti gli isolati che ostacolavano il collegamento da porta
San Gennaro a via Foria, abbattuto
il bastione sul largo delle Pigne
(piazza Cavour), sterrato il giardino
degli Incurabili, per dare spazio (con
la direzione di Stefano Gasse, 1810)
alle costruzioni moderne che, con la
chiesa contigua di Santa Maria del-
120
san lorenzo
le Grazie a Toledo, testimoniano
ancora l’intervento.
Un collegamento fra Toledo e via Foria era già in progetto in epoca borbonica. Le ‘Fosse del grano’, i depositi annonari della città, non avevano più ragione d’essere con la costruzione del grande edificio dei
Granili alla Marina. Dal 1853 si dà
avvio alle indagini per la demolizione, ma solo nel 1876 inizia la costruzione della Galleria Principe di
Napoli (1883): un passaggio pedonale coperto in ferro e vetro, primo
esperimento in città (precede di
quasi dieci anni la Galleria Umberto I), riecheggia nell’ingresso principale la facciata monumentale del Palazzo dei Regi Studi (Museo Archeologico Nazionale). Sui suoli ricavati dalla soppressione delle Fosse del grano, e dall’abbattimento della porta di Santa Maria di Costantinopoli (1852), sono realizzate abitazioni borghesi (in stile neorinascimentale), il teatro Bellini e l’Accademia di Belle Arti (Errico Alvino), incorporando il convento di San Giovanni Battista delle Monache. Il tessuto urbano interessato, a partire dal
1863, assume i tratti anche giuridici
del nuovo ‘rione’ Museo.
Anche l’apertura di via Duomo è portata a compimento dopo l’Unità,
pur prefigurata, nelle intenzioni, durante il regno di Ferdinando II, nel
1839 e, nel 1860, da Francesco II
di Borbone per 60 palmi di larghezza di collegamento con il vescovato:
il progetto, affidato a Luigi Cangiano
e Antonio Francesconi, bloccato dalla rivoluzione delle condizioni politiche, viene confermato da un decreto
di Garibaldi, con l’allargamento di
uno dei cardini del tracciato greco,
limitato al lato in direzione del mare
(portato a compimento fino a Forcella). Nel marzo 1861, il Municipio
bandisce l’appalto dei lavori per il
tratto che collega al vescovado, terminato nel 1868. Il prolungamento
fino a via Vicaria Vecchia viene terminato nel 1870, mentre il completamento e il collegamento con via
Marina saranno realizzati nel quadro
delle opere del Risanamento [vedi
Pendino, Mercato, Porto]. Le preesistenze urbane sono in larga misura
preservate, con l’eccezione vistosa,
presso Capo Napoli, dell’insediamento del Policlinico: tra le denunce e l’indignazione dei paladini della tutela della memoria storica – in
particolare del gruppo di intellettuali
della rivista “Napoli Nobilissima” –
[vedi San Giuseppe p. 96], le demolizioni cancellano ogni traccia
del complesso di San Gaudioso e dei
conventi di Sant’Andrea delle Dame,
Santa Maria della Sapienza e della
Croce di Lucca, preservando esclusivamente le chiese.
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da via san biagio dei librai a porta capuana
121
sorgeva qui con fronte sulla piazzetta ... l’edificio
del seggio di capuano, uno dei più potenti e anche
dei più prepotenti dei cinque seggi nobili napoletani...
[gino doria, 1972]
da via san biagio dei librai a porta capuana
Il nome di via San Biagio dei Librai,
il decumano inferiore di Neapolis,
viene dal santo cui era dedicata
una piccola chiesa (XVII secolo), ormai chiusa da tempo (1980), accanto a quella di San Gennaro all’Olmo – la prima consacrata a san
Gennaro, ‘all’olmo’ per l’albero ai
cui rami i vincitori delle giostre appendevano corone di alloro, secondo la leggenda accanto all’abitazione del patrono. Venerato per la
sua virtù taumaturgica, difendere la
gola da tutti i possibili malanni, il busto del santo è oggi esposto nella
chiesa dei Santi Filippo e Giacomo,
più avanti sulla strada. ‘Dei Librai’
per i padri che la custodivano,
esperti in questa arte, come ricorda la scritta su palazzo Marigliano:
“Qui presso la casa di San Gennaro ... sorgeva la basilica augustale
... e qui ... ebbe origine l’arte dei
maestri librai”. Al numero 31, un’al-
tra iscrizione ricorda che “in questa
cameretta nacque il XXII giugno
MDCLXVIII Giambattista Vico. Qui dimorò fino a diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega del padre libraio usò passare le notti
nello studio vigilia giovanile della
sua opera sublime”.
La strada è un seguirsi di palazzi e
di edifici religiosi.
Il palazzo Carafa di Montorio è rinnovato intorno al 1540 dal cardinale
Carlo Carafa, unione di due edifici
preesistenti, danneggiato da un incendio nel 1944.
Palazzo Carafa Santangelo (1466,
la data è incisa sul portale), proprietà di Diomede Carafa duca di
Maddaloni, umanista e collezionista legato alla corte fiorentina, era
in antico una sorta di museo di scultura; la testa di cavallo in bronzo nel
cortile, omaggio al gentiluomo di Lorenzo il Magnifico, verrà trasferita
san gennaro
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via san biagio dei
librai 118
[p. 121]
palazzo carafa di
montorio
via san biagio dei
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[p. 121]
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via san biagio dei
librai 121
[p. 121]
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via san biagio dei
librai 10
orario: mar-sab 2020.30
[p. 122]
santi filippo e
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via san biagio dei
librai 118
orario: lun-sab
8.30-11.30;
16.45-18.45
dom 9-12
[p. 122]
monte di pietà
via san biagio dei
librai 114
museo del monte
di pietà
orario: sab 9-19
dom 9-14
ingresso gratuito
tel 0815807245
0817913245
fax 0817913539
[p. 122]
palazzo capua
marigliano
via san biagio dei
librai 39
soprintendenza
archivistica per la
campania
tel 0814935501
fax 0815517115
www.archivistica-na.it
[email protected]
[p. 122]
san lorenzo
al Museo Nazionale (ora esposta
nelle sale della stazione Museo della linea 1 della metropolitana) e sostituita da una copia in terracotta
quando il palazzo passa al marchese Francesco Santangelo
(1813).
In uno dei punti più animati della
strada, tra botteghe di artigiani e
‘bancarelle antiquarie’ dove è possibile acquistare oggetti più disparati, ecco la chiesa di San Nicola a
Nilo (XVII secolo), nata insieme a un
‘ritiro’ per fanciulle per iniziativa di
uno ‘zafferano’ (droghiere) che,
dopo la rivolta di Masaniello (1647),
aiuta gli orfani e i bambini abbandonati: il santo in questione, vescovo di Mira, è non per caso il protettore dei bambini e degli orfani,
nonché patrono dei droghieri. L’edificio attuale risale alla ristrutturazione del 1705, affidato alla comunità di Sant’Egidio.
A testimonianza ulteriore dell’impronta artigiana operosa e caritatevole dell’area, Santi Filippo e
Giacomo (1593, ma ricostruito nel
1758, Gennaro Papa, sede temporanea di San Gennaro all’Olmo,
in restauro) è il tempio della Corporazione dell’Arte della seta, con
conservatorio per le orfane e le figlie di artigiani in difficoltà. Sul pavimento in cotto, al centro, lo stemma della Corporazione; in facciata,
sculture settecentesche in stucco
di Giuseppe Sanmartino (San Filippo e San Giacomo) e di Giuseppe Picano (la Religione e la Fede).
Poco oltre è il Monte di Pietà
(1597-1602, Giovan Battista Cavagna), istituito nel 1539 per soccorrere prigionieri, insolventi incarcerati, giovani in difficoltà e,
soprattutto, per prestiti senza interessi, in cambio di ‘pegno’, destinato all’asta se la somma non
fosse restituita entro due anni; dal
1584 svolge anche funzioni di banca. Sulla facciata le statue di Pietro Bernini (padre del più famoso
Gianlorenzo), la Carità e la Sicurtà,
sul timpano, la Pietà di Michelangelo Naccherino e due Angeli di
Montani. L’interno è decorato da
stucchi e affreschi (1601-1618,
Storie della Passione di Belisario
Corenzio con Battistello Caracciolo), con i ritratti di Carlo di Borbone
e della regina Maria Amalia di Sassonia. Il Museo espone dipinti, paramenti, arredi sacri, suppellettili
dal XVII al XIX secolo.
Il palazzo di Capua-Marigliano
(1512-1513) è il ritrovo dei complotti
aristocratici antispagnoli (la congiura di Macchia dal nome di uno
dei congiurati, 1701). Ospita ancora una delle tipografie storiche della città, e, al piano nobile, la Soprintendenza Archivistica per la
Campania.
In origine palazzo di famiglia del
da via san biagio dei librai a porta capuana
marchese di Volla, il Divino Amore
viene trasformato in monastero
nel 1660 dalla figlia Beatrice. La
chiesa (1700-1708) ampia e luminosa, ricca di stucchi, conserva in
parte il pavimento settecentesco
maiolicato a fiori e conchiglie (Ignazio Chiaiese).
All’altezza di palazzo Marigliano,
San Biagio dei Librai incrocia San
Gregorio Armeno, la strada ‘natalizia’ per eccellenza. È il regno dell’artigianato presepiale: pastori storici e ‘contemporanei’, scogli (la scena in sughero in cui far ‘vivere’ le figure), edifici, accessori (anche i più
minuti e imprevedibili)...
A inizio del percorso, sempre animato da visitatori e turisti, palazzo
Mormando (inizio XVI secolo), attribuito all’architetto Giovanni Francesco Mormando, viene acquistato dalle monache ‘imprenditrici’
del vicino convento di San Gregorio
per ricavarne stanze da affittare ad
artisti e viaggiatori.
Il complesso monastico di San
Gregorio – con il cavalcavia caratteristico che collega alla struttura
di San Pantaleone, poi trasformato in campanile – viene costruito,
nell’VIII secolo, per le monache
basiliane sulle rovine del tempio pagano dedicato a Cerere Attica, e de-
123
divino amore
via san biagio dei
librai 84
orario: mar e giov
7.30-8
[p. 123]
palazzo
mormando
via san gregorio
armeno 28
[p. 123]
san gregorio
armeno
via san gregorio
armeno 44
chiostro
piazzetta san
gregorio armeno 1
orario: lun-sab
9.30-12; dom
9.30-12.30
[p. 123]
via san biagio
dei librai
ospedale
delle bambole
[pp. 116/121-123]
124
san lorenzo
maggiore
piazza san gaetano
e via dei tribunali
316
complesso
monumentale di
san lorenzo
maggiore
orario: lun-sab
9.30-17.30
dom 9.30-13.30
biglietti: 5 euro
ridotto 3 euro
(meno di 18 e oltre
i 65 anni)
tel 0812110860
fax 0814421180
info@sanlorenzomaggiore
.na.it
www.sanlorenzomaggiore
.na.it
[pp. 116-117/124]
san lorenzo
dicato al santo nel 1205.
In seguito alle disposizioni del concilio di Trento, la chiesa viene ricostruita tra il 1574 e il 1580 (Giovan Battista Cavagna). Negli stessi anni viene terminato il soffitto
straordinario a cassettoni, commissionato dalla badessa Beatrice
Carafa al pittore fiammingo Teodoro
d’Errico e a Giovanni Andrea Magliulo: nei venti scomparti, con intagli dorati e decorazioni dipinte,
storie dei martiri di cui il convento
custodisce le reliquie. A fine Seicento Luca Giordano decora la
chiesa con affreschi luminosi. Dalla piccola piazza si accede al chiostro suggestivo e al convento, con
una rampa di scale decorata da affreschi di Giacomo del Po, al centro una fontana barocca con delfini, maschere e cavalli marini, e
sculture, a dimensione naturale, di
Cristo e la Samaritana (Matteo
Bottigliero), con annessi refettorio
e forno antico (si dice che le monache, celebri per le ‘sfogliatelle’,
fossero cuoche sopraffine).
Al termine della strada, il monastero
di San Lorenzo Maggiore, da cui il
nome del quartiere, è la sede del tribunale (fino al XVI secolo) e del ‘parlamento’ napoletano [vedi p. 116].
Sul campanile, gli stemmi dei Sedili,
dal centro, dopo le insegne coronate della città, in senso orario:
Nilo, Porto, Portanova, Popolo, For-
cella, Montagna e Capuana.
Opera capitale dell’architettura gotica francese, costruita intorno al
1270 da Carlo I d’Angiò in luogo di
una basilica paleocristiana precedente, nella zona absidale la cappella Barrile conserva parte degli affreschi di stampo giottesco. Tra i
monumenti in marmo, i sepolcri di
Caterina d’Austria (1323-1325),
di Tino da Camaino e di Ludovico Aldomorisco (1421), ammiraglio del
Regno e consigliere di re Ladislao
di Durazzo, di Antonio Baboccio da
Piperno.
Qui, il sabato santo del 1336, Giovanni Boccaccio incontra Fiammetta, e, pochi anni dopo (1343),
Francesco Petrarca è ospite dei
francescani, in missione diplomatica per conto di Roma. Nel 1799,
in una sala del monastero, il generale francese Championnet proclama la nuova era rivoluzionaria,
destinata a fine prematura, della
Repubblica napoletana.
Nell’area archeologica di San Lorenzo Maggiore è riemerso il macellum (mercato alimentare) della
città romana, articolato in due piani, con le botteghe e l’erario, uno
squarcio ancora integro nella identità antica di Neapolis.
All’incrocio tra le vie Tribunali e San
Gregorio Armeno, la piazza vigilata
dalla statua in bronzo di San Gaetano da Thiene (1737, tra i santi
da via san biagio dei librai a porta capuana
protettori della città), nel baricentro
del tessuto urbano delle origini, con
l’agorà greca e il foro romano, il
tempio dei Dioscuri, il macellum e,
poco lontano, il teatro e l’odeion
[vedi p. 117].
Il tempio pagano dei Dioscuri si trasforma nella chiesa dedicata a
San Paolo nell’VIII secolo, mantenendo il pronao del tempio classico (sono ancora visibili le due colonne addossate alla facciata).
Passata ai Teatini, assume a fine
Cinquecento (Francesco Grimaldi,
Giovan Battista Cavagna), l’aspetto barocco sontuoso che la conno-
125
chiesa di san
paolo maggiore
piazza san gaetano
76 e via san paolo 4
orario: lun-sab 9-13
santuario di san
gaetano
orario: 8-12; 17-19
[pp. 117/125-126]
piazza
san gaetano
san lorenzo
maggiore
[pp. 117/124-125]
126
napoli sotterranea
piazza san gaetano
68
orario: lun-ven 12;
14; 16
sab dom e festivi
12; 14; 16; 18
durata: un’ora e
mezzo circa
biglietti: 9,30 euro
studenti e
insegnanti 8 euro
tel 081296944
[email protected]
[p. 126]
palazzo di filippo
d’angiò
via tribunali 339
[p. 126]
santa maria del
purgatorio a arco
via tribunali 39
orario: 9-13
dom 9.30-13
museo e ipogeo
orario: sab 1012.30
biglietti: 2 euro
[p. 126]
san lorenzo
ta, trionfo di marmi colorati e intarsiati. Il chiostro con pianta rettangolare, oggi sede dell’archivio
notarile (XVI secolo), si sviluppa intorno a un pozzo che, secondo la
tradizione popolare, offriva l’acqua più fresca di tutta la città.
A sinistra dell’edificio, si accede ai
meandri della Napoli sotterranea,
un percorso sorprendente attraverso cunicoli e cisterne, diramazioni dell’acquedotto augusteo del
Serino, gallerie e rifugi dei tempi di
guerra.
Su via Tribunali, il palazzo di Filippo d’Angiò è la residenza (1295)
temporanea di Filippo di Valois, figlio di Carlo II d’Angiò, in attesa che
terminino i lavori della nuova dimora accanto alla reggia angioina,
Castel Nuovo.
Poco più avanti, la chiesa di Santa
Maria del Purgatorio a Arco, sorta
nel XVII secolo per volere della
Congregazione omonima, ancora
attiva, dedita alla raccolta di elemosine per messe in suffragio dei
defunti: un emblema barocco dell’immaginario funebre d’Occidente,
del culto per le anime dei morti
‘anonimi’– condannato dalla Chiesa ma da sempre molto sentito – testimoniata dal celebre cimitero
ipogeo (sotterraneo) e dai teschi in
bronzo sulle colonnine di piperno all’esterno dell’edificio.
Proseguendo lungo via Tribunali, la
chiesa dei Girolamini, (1592), parte del complesso religioso dell’Ordine degli Oratoriani, ingresso principale sulla vicina via Duomo. Nel
monastero, da non perdere, i chiostri ‘piccolo’ e ‘grande’, detto ‘degli aranci’ per l’agrumeto – reimpiantato e restituito al rigoglio originario – vanto dei monaci dalla
fondazione; la biblioteca straordinaria e la Quadreria con opere barocche dalle collezioni antiche del
monastero. Nella chiesa, dove riposa Giambattista Vico, l’affresco
della controfacciata (sull’ingresso)
di Luca Giordano (1684), la Cacciata dei mercanti dal Tempio.
Sul lato opposto del largo, accanto
alla piccola chiesa di Santa Maria
della Colonna, chiusa, l’edificio
che ospitava il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, nato sul finire
del XVI secolo, in un momento di
grande crisi economica e povertà,
per dare ricovero e insegnare un
mestiere agli orfani, dal Seicento
orientato verso lo studio della musica. I figlioli, circa cento, organizzati in gruppi (le paranze) e ‘reclutati’ per accompagnare le processioni e le funzioni religiose in tutto
il territorio, divengono fonte di reddito consistente per il Conservatorio. Da metà Seicento, gli allievi più
abbienti e dotati pagano una retta
per studiare con maestri celebri: tra
gli altri, Giovan Battista Pergolesi
da via san biagio dei librai a porta capuana
(1710-1736) promosso in pochi
anni capoparanza dei violini.
Soppresso nel 1743, trasformato in
seminario arcivescovile, nel 1865
l’edificio diventa caserma, poi collegio municipale, per tornare infine
alla Curia nel 1887.
Su via Duomo, la Cattedrale della
città, dedicata alla Madonna Assunta, costruita per volere di Carlo
I d’Angiò alla fine del XIII secolo in
un’area già occupata dalle più antiche basiliche della Stefania e di
Santa Restituta. La costruzione si
prolunga durante gran parte del regno angioino, oggetto di continui ri-
facimenti, nel corso dei secoli, che
documentano l’alternarsi di stili e
culture diverse. Nella cappella commissionata dall’arcivescovo Filippo
Minutolo, del Trecento, Boccaccio
ambienta la novella di Andreuccio
da Perugia del Decamerone. Tra gli
interventi successivi, il Succorpo rinascimentale realizzato nel Cinquecento per il cardinale Oliviero
Carafa. Ambiente esemplare del barocco napoletano, la Cappella del
Tesoro di San Gennaro, custodisce,
insieme ai manufatti e agli arredi
preziosi del Museo, le reliquie del
Patrono, l’ampolla che rinnova gli
127
girolamini
piazza girolamini
107
via duomo 142-144
chiesa chiusa per
restauro
biblioteca
orario: 9-13
pre festivi 9-12
(solo cataloghi e
volumi in deposito)
chiusa agosto
quadreria e chiostri
orario: 9.30-12.30
chiusi agosto e
festivi
ingresso gratuito
[p. 126]
duomo
via duomo 147
orario: 8-12.30;
16.30-19
dom 8-13.30; 1719.30
area archeologica
orario: 9-12;
16.30-19
festivi e prefestivi
9-12
museo del tesoro
di san gennaro
via duomo 149
orario: 9-18
chiuso lun
biglietti: 7 euro
tel 0813723712
www.museosangennaro
.com
[pp. 127-129]
via duomo
chiostro grande
dei girolamini
[p. 126]
128
pio monte della
misericordia
via tribunali 253
tel 081446944
orario: 9-14.30
info@piomontedellamise
ricordia.it
www.piomontedellamise
ricordia.it
annunziata
via dell’annunziata
35
orario: 7.30-12;
16.30-19.30
domenica 7.30-13
[p. 128]
san lorenzo
auspici del miracolo dello scioglimento del sangue (19 settembre).
Gli scavi archeologici del Duomo
nel sottosuolo, anche qui, introducono a preesistenze di età greca e
romana.
La facciata, completata solo nel tardo Ottocento, su progetto dell’architetto Alvino, in forme neogotiche
di ascendente toscano, conserva la
decorazione scultorea del periodo
medioevale dei tre portali, opera di
Antonio Baboccio da Piperno
(1407); al centro, la lunetta con il
gruppo trecentesco della Madonna
con Bambino, di Tino da Camaino.
Di nuovo su via Tribunali, all’altezza di piazzetta Riario Sforza – al
centro la Guglia di San Gennaro (ex
voto per l’eruzione del Vesuvio del
1631) con la statua di Tommaso
Montani (realizzata in origine per la
tribuna della Cappella del Tesoro,
nel 1620) – l’edificio/museo e la
chiesa del Pio Monte della Misericordia, appendice seicentesca dell’omonima istituzione benefica di
antica tradizione assistenziale e caritatevole, ancora particolarmente
attiva nelle iniziative generose di solidarietà e promozione culturale:
sull’altare maggiore, al centro di
una raccolta di dipinti pregevoli, le
Opere di Misericordia (1606) di Caravaggio, manifesto grandioso dei
valori dei committenti e dell’identità
umana più profonda della città.
Palazzo Ricca, a seguire, dal 1819
è sede dell’Archivio Storico del
Banco di Napoli. Acquistato nel
1616 dal Sacro Monte e Banco dei
Poveri istituzione (1563), che garantiva pegni senza interesse a
favore dei carcerati per debiti e delle loro famiglie – nel 1632 il Banco diventa banco pubblico – nel
1819, per decreto di Ferdinando I
di Borbone, viene destinato ad ‘Archivio Generale’ dei documenti degli antichi banchi (il Banco dei Poveri, i Banchi della Pietà, dell’Ave
Gratia Plena o Annunziata, di Santa Maria del Popolo o Incurabili, dello Spirito Santo, di Sant’Eligio, di
San Giacomo e Vittoria, del Santissimo Salvatore).
La Santa Casa dell’Annunziata,
oggi ente ospedaliero, ospita schiere di “figli della Madonna” (bambini frequentemente abbandonati
alla nascita nella ‘ruota’ del convento, affidati alla protezione della
Vergine) fino alla fine degli anni Settanta del Novecento.
Costruita dalla congregazione dell’Annunziata nel 1318, la chiesa beneficia nel 1343 delle sovvenzioni
di Sancia, consorte di Roberto
d’Angiò, all’origine del conservatorio delle esposte, dell’ospizio dei trovatelli e dell’ospedale. Dopo l’incendio del 1757, Luigi Vanvitelli è
incaricato del restauro (terminato
dal figlio Carlo, 1782).
129
via duomo
cattedrale
[pp. 127-129]
130
castelcapuano
via enrico concezio
muzy
piazza enrico
de nicola
orario: lun-ven 918.30
biblioteca alfredo
de marsico
lun-ven 9-13
tel 081269416
[pp. 116-118/
130-131]
piazzetta
riario sforza
guglia di san
gennaro
[p. 128]
da via san biagio dei librai a porta capuana
san lorenzo
Al termine dell’itinerario, Castelcapuano, di origini incerte, attribuito
a Guglielmo il Malo intorno al 1165,
sostituisce probabilmente un fortilizio di epoca bizantina, in una zona
pianeggiante ad occidente della
città – il cosiddetto campus Neapolis – allo sbocco dell’arteria principale del decumano maggiore.
Con la nascita della nuova residenza
[vedi pp. 116, 118], tutta l’area limitrofa diventa oggetto di opere di
bonifica radicali, preludio delle trasformazioni e dell’ampliamento significativo del perimetro urbano.
Con l’avvento della dinastia aragonese, ormai inglobato nella nuova cinta muraria – di cui restano
ampie testimonianze in Porta Nolana, Porta Capuana e nei torrioni
rivestiti di piperno di via Rosaroll –
il castello perde ogni funzione militare per trasformarsi in residenza
reale, sede di cerimonie mondane
e vita di corte.
Nel Cinquecento, il viceré Pedro de
Toledo riunisce nella fortezza ristrutturata i Tribunali napoletani (la
Gran Corte della Vicaria – quattro
‘ruote’, due civili e due penali – il Sacro Regio Consiglio – votato in
esclusiva alle cause civili principali del Regno – la Regia Camera della Sommaria – con competenze finanziarie e fiscali – il Tribunale della Zecca e il Tribunale della Bagliva).
La sede è ideale per la centralità topografica. Nel salone detto della
‘Sommaria’, le Allegorie delle Province del Regno, settecentesche,
nella cappella gli affreschi raffinati di Pietro Roviale (1547-1548), restaurati tra 1858 e 1861. Gli stemmi di Spagna e di Pedro de Toledo
campeggiano, all’ingresso. Nel largo, la ‘colonna infame’ (conservato al Museo di San Martino), dove
venivano esposti alla pubblica infamia i debitori insolventi.
Tra Castelcapuano e piazza Garibaldi, la Duchesca assume il nome
di una villa aragonese costruita per
Alfonso II, fagocitata, gia dal Settecento, dalla edificazione intensiva della zona. Oggi, è il mercato
multietnico, africani, napoletani,
cinesi..., delle bancarelle a basso
costo (e certezza quasi speculare
di ‘contraffazione’ di provenienza
globale).
La chiesa rinascimentale di Santa
Caterina a Formiello, vicino all’acquedotto urbano, sovrappone alle
forme originarie le decorazioni barocche; nel corso dell’Ottocento, il
monastero, con il chiostro grande,
viene riconvertito in lanificio militare, esempio raro di archeologia industriale sede, oggi, di una galleria
d’arte (Lanificio 25).
Costruita nel 1484 (su disegno di
Giuliano da Maiano), Porta Capuana (dalla strada diretta a Capua)
è l’accesso principale da oriente, inserita nelle mura ampliate da Ferrante d’Aragona. Un arco trionfale
in marmo bianco esponeva il bassorilievo con l’Incoronazione di Ferdinando I, sostituito nel 1535 con
le insegne imperiali di Carlo V.
Nell’area limitrofa ‘extramoenia’
si svilupperà in maniera disordinata
il borgo popolare di Sant’Antonio
Abate, attorno alla chiesa dedicata al santo.
131
santa caterina
a formiello
piazza enrico de
nicola 49
orario: 8.30-12.30;
16.30-20
festivi 8.30-12
[pp. 118/131]
sant’antonio
abate
via foria 302 e
larghetto
sant’antonio abate
orario: 9.30-13.30;
17-19.30
[p. 131]
132
san lorenzo
‘‘
da piazza bellini a san giovanni a carbonara
133
dicevano carbonario o carboneto un luogo fuori
le porte, destinato a ricevere le acque luride, carogne
di animali e altre immondizie...
[gino doria, 1972]
da piazza bellini a san giovanni a carbonara
piazza enrico
de nicola
santa caterina
a formiello
[p. 131]
In piazza Bellini, accanto al monumento dedicato al compositore
che dà il nome alla piazza, l’area recintata mostra le tracce imponenti della cinta muraria di età greca,
edificata nel IV secolo a.C., orientata lungo l’asse nord-sud, una
doppia cortina muraria di grossi
blocchi di tufo squadrati, con contrafforti trasversali interni, riempiti di terra, scaglie di tufo, e frammenti ceramici.
La piazza è un punto di ritrovo
molto frequentato, locali, con tavoli
all’aperto, musica dal vivo, iniziative
culturali e spettacoli e ristorazione
macrobiotica.
Sul lato corto, la scala a doppia
rampa del monastero-convitto di
Sant’Antonio delle Monache (Sant’Antoniello, tra la fine del Seicento e il 1730), affidato all’Università
Federico II (segreteria e aule della
facoltà di Architettura).
Circondata da librerie antiquarie
storiche, la chiesa di Santa Maria
di Costantinopoli, ha origine, nel
Cinquecento, per ringraziamento
dei fedeli: “Matri Dei ob Urbem ac
Regnum a Peste Servatam”, ampliata e ristrutturata tra il 1603 ed
il 1608.
Al termine della strada, la Galleria
Principe di Napoli (1876-1883),
parte del progetto di bonifica dell’area delle Fosse del Grano, programmato negli anni Cinquanta dell’Ottocento ma realizzato solo dopo
l’Unità [vedi p. 120], per creare uno
spazio commerciale e un’area espositiva. Oggi ospita prevalentemente
uffici comunali e…, dopo l’orario di
chiusura, le partite di calcio dai ragazzi del quartiere.
Il primo teatro Bellini, inaugurato
nel 1864, distrutto da un incendio
nel 1869, viene ricostruito – per volontà del barone Nicola La Capria
sant’antoniello
delle monache
piazza bellini 57
orario: 9-18
chiuso dom
[p. 133]
santa maria di
costantinopoli
via santa maria di
costantinopoli 128
orario: 8.30 -12;
18-19.30
festivi: 8.30 -13.30
[pp. 120/133]
galleria principe
di napoli
ingressi da piazza
cavour, via
pessina, via
broggia
[pp. 120/133]
teatro bellini
via conte di ruvo 14
tel 0815491266
0815524214
www.teatrobellini.it
[pp. 133-134]
134
accademia delle
belle arti
via santa maria di
costantinopoli 107
galleria
dell’accademia
informazioni:
progetto museo
(via raimondo de’
sangro 21)
lun-gio 10-14
ven 14-18
tel 0815510547
[email protected]
www.accademianapoli.it
[pp. 120/134]
santa maria della
sapienza
via santa maria di
costantinopoli 3638
[pp. 120/134]
sant’andrea delle
dame
via de crecchio 8
orario: 9.30-12
quarta domenica
di ogni mese
[pp. 120/134]
chiesa di
sant’aniello a
caponapoli
via de crecchio
[p. 134]
santa maria delle
grazie
largo madonna
delle grazie
[pp. 118-120/135]
san lorenzo
Sabelli – e inaugurato nel 1878 con
I Puritani di Vincenzo Bellini. Nel primo dopoguerra, acquistato dal produttore Gustavo Lombardi, si trasforma in sala di proiezione di film
muti. Il restauro del 1988 pone fine
ad un lungo intermezzo di degrado.
Dopo la collocazione provvisoria in
un’ala del Palazzo degli Studi (Museo Archeologico Nazionale), nel
1863, l’Accademia di Belle Arti trova nuova sede degna nelle strutture
seicentesche e settecentesche del
convento di San Giovanni Battista
delle Monache. Il progetto (1864)
di Errico Alvino [vedi p. 120] è
completato dall’allievo Giuseppe
Pisanti (1880). Fucina di talenti,
l’Accademia possiede una Galleria
considerevole di arte moderna e
contemporanea, grazie anche alle
donazioni degli artisti che hanno insegnato dall’Ottocento a oggi nell’Istituto (Domenico Morelli, Filippo
Palizzi...).
La chiesa di Santa Maria della Sapienza (1625-1670), con la facciata
decorata in marmo bianco e bardiglio (grigio), si inseriva in uno dei
più importanti monasteri cittadini.
Il convento delle Clarisse, soppresso nel 1886, sarà in gran parte demolito per far luogo al Policlinico [vedi p. 120].
Via della Sapienza è la parte occidentale del decumano superiore,
che prosegue verso est in via del-
l’Anticaglia. Un percorso saturo di
reperti greci e romani (da qui il
nome ‘anticaglia’): i due archi all’altezza del vico Cinquesanti, le
strutture del teatro romano nell’area tra via San Paolo, via dell’Anticaglia, via dei Giganti, e il
convento dei teatini di San Paolo
Maggiore…
Sant’Andrea delle Dame faceva
parte del monastero agostiniano
(1583) fondato dalle sorelle Palescandolo. Dal 1891, il convento diventa clinica universitaria. La chiesa è in restauro.
Sant’Aniello a Caponapoli (nel largo omonimo) nasce nel 1517 in
onore di uno dei vescovi e protettori
di Napoli, abate del vicino monastero di San Gaudioso, venerato
come santo già nel IX secolo.
La collina era considerata la zona
più salubre della città, fertile di
aranceti profumati e di “un fittissimo bosco, e nel bosco un’edicola
della vergine, alla quale una buona
donna, chiamata Giovanna, chiese
la grazia di un figlio: il quale, per tali
preghiere venuto al mondo, e chiamatosi Agnello, la sua città difese,
con incredibile miracolo, dall’invasione dei saraceni. Nel luogo stesso ov’era l’edicola di Santa Maria
Intercede sorse, in progresso di
tempo, l’attuale chiesa di Sant’Agnello, ormai chiusa al culto,
per le incredibili condizioni in cui
da piazza bellini a san giovanni a carbonara
versa” (Gino Doria, 1943). Il convento di Santa Maria delle Grazie,
di origine quattrocentesca, viene interamente ripensato nei primi decenni del Cinquecento. Nel chiostro
(oggi riconoscibile nel reparto maternità del Policlinico), nel 1611,
Giovan Battista della Porta fonda
l’Accademia degli Oziosi.
Chiusa dal 1933, depredata dai
vandali, la chiesa ha trasferito le
opere sopravvissute in luoghi più
idonei.
La Santa Casa degli Incurabili è
opera, insieme alla chiesa e all’Ospedale del Popolo, tra il 1520
e il 1522, della nobildonna Maria
Lorenza Longo, grazie anche alle
condizioni ambientali salubri di cui
abbiamo detto, affidata ad un ordine monastico con regola molto rigida, “le trentatré”, ribattezzate
dai napoletani “le cappuccinelle”.
Comprende la Farmacia degli Incurabili, progetto del Settecento di
Domenico Antonio Vaccaro per facciata, pronao e portali, “ospedale
del Regno” per le patologie inguaribili, centro di ricerca e innovazione medica nei secoli, come documenta la ‘spezieria’ straordinaria di
vasi in maiolica realizzati, con il pavimento, dalla famiglia Massa (i medesimi artefici delle riggiole del
chiostro di Santa Chiara).
Tornati su via Anticaglia, la chiesa
di San Giuseppe dei Ruffi (nella cu-
pola Il trionfo di san Giuseppe in Paradiso di Francesco De Mura) fa
parte del convento di clausura delle Perpetue Adoratrici del Sacro
Cuore.
Largo Donnaregina, prende nome
dalle chiese di Donnaregina Nuova (1617-1626), ora sede del Museo Diocesano – oltre trecento testimonianze, tra tele, marmi, oggetti
d’arte sacra – e Donnaregina Vecchia, fondata dai sovrani angioini,
sede della scuola di specializzazione in restauro dei monumenti
dell’Università Federico II; all’interno, con affreschi dell’epoca della fondazione, il Sepolcro di Maria
di Ungheria, moglie di re Carlo II e
madre di san Ludovico da Tolosa e
di Roberto d’Angiò, scultura pregevole di Tino da Camaino.
Il palazzo Arcivescovile sorge sull’area della basilica paleocristiana
di Sancti Laurentii ad fontes, del V
secolo d.C., ristrutturato nel 1289
dal cardinale Enrico Minutolo; il restauro promosso nel Seicento dal
cardinale Filomarino realizza la
facciata con i tre portali in piperno.
Secondo la tradizione, la chiesa dei
Santi Apostoli risale al vescovo
Sotero nel V secolo d.C., ma le prime notizie certe datano al XVI secolo, quando la famiglia Caracciolo di Vico la affida ai padri Teatini.
All’interno, gli affreschi del pittore
bolognese Giovanni Lanfranco
135
ospedale degli
incurabili
via maria longo 50
[p. 135]
donnaregina
nuova
museo diocesano
largo donnaregina 7
orario: lun-sab
9.30-16.30
dom 9.30-14
chiuso mar
biglietti: 5 euro;
ridotto 4 euro
tel 0815571365
fax 081299480
www.museodiocesanona
poli.it
[p. 135]
donnaregina
vecchia
vico donnaregina
25 o 8/a
scuola di
specializzazione in
restauro dei
monumenti
orario: lun-ven 912; mar e gio
14.30-16.30
[p. 135]
palazzo
arcivescovile
largo donnaregina
22
[p. 135]
santi apostoli
largo santi
apostoli 9
orario: 9-11.30;
16-20
[pp. 135-136]
136
madre
palazzo
donnaregina
via settembrini 79
orario: lun, mer,
gio e dom 10-21
ven e sab 10-24
chiuso mar
biglietti: intero 7
euro
ridotto 3,50 euro
(cittadini ue tra i
18 e i 25 anni,
insegnanti con
incarico a tempo
indeterminato, per
possessori di
artecard)
lun ingresso
gratuito
tel 08119313016
www.museomadre.it
[p. 136]
santamaria della
pietà
via carbonara
[p. 136]
san giovanni a
carbonara
via carbonara 5
lun-ven 9.3017.30
[p. 136]
porta san gennaro
via foria
[pp. 118/136137]
via carbonara
san giovanni
a carbonara,
cappella caracciolo
del sole
[p. 136]
san lorenzo
(1638-1646) e di Giovan Battista
Beinaschi (l’affresco della cupola
con il Paradiso).
In palazzo Donnaregina, in seguito al
restauro architettonico esemplare di
Alvaro Siza, il MADRE (Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina),
fortemente voluto dalla Regione
Campania, innesta i fermenti più vitali della ricerca contemporanea,
attraverso la collezione permanente dei protagonisti della scena internazionale e una politica espositiva densissima, nel vivo del tessuto
urbano stratificato della città, sperimentazione ardita di prospettive originali nel rapporto tra identità storica e nuove frontiere dei linguaggi delle arti del terzo millennio.
Via San Giovanni a Carbonara, per
tutto il Medioevo (allora fuori le
mura), era la ‘discarica’ dei rifiuti
destinati all’incenerimento (da ciò
il nome carbonara). In epoca angioina, accoglieva tornei e giostre
particolarmente cruenti: “Questa
peste, tramandata dai maggiori ai
posteri, andò sempre più imperversando… Tu ora non ti maraviglierai che si tengano in ceppi dall’avarizia i tuoi amici in quella città,
in cui è un giuoco l’uccidere un
uomo innocente” (Francesco Petrarca, in una lettera all’amico cardinale Colonna). Violenze che perdurano, malgrado le proibizioni del
papa, e gli insediamenti religiosi del-
le chiese di Santa Maria della Pietà (1383), detta della Pietatella a
Carbonara (aperta solo in occasione cerimonie funebri), e di San
Giovanni a Carbonara (1342, ricostruita da Ladislao di Durazzo agli
inizi del secolo successivo), inserita in una struttura di ampie dimensioni. Di fianco allo scalone in
piperno, opera di Ferdinando Sanfelice (a inizio Settecento), si accede
alla Pietatella, ai piedi l’ingresso alla
chiesa della Consolazione, con
stucchi barocchi e embrici maiolicati. L’altare del Settecento, realizzato da Sanmartino per la chiesa di San Giovanni, viene trasferito nella nuova sede nel Novecento.
Tre ingressi, al culmine della rampa: sulla destra, la canonica, antica farmacia; al centro, il portale della Cappella di Santa Monica, con il
Monumento di Ruggiero Sanseverino, committente della cappella;
sulla sinistra, il cancello del sagrato.
In fondo alla navata, il Mausoleo di
Ladislao di Durazzo, macchina
marmorea imponente datata 1428,
dedicata, dalla sorella Giovanna II,
alla memoria del figlio di Carlo III.
Alle spalle, la cappella a pianta centrale dei Caracciolo del Sole (1427),
con il sepolcro di Sergianni Caracciolo, gran siniscalco del Regno e
‘favorito’ della regina Giovanna II.
Porta San Gennaro, fino al Cinquecento, è l’accesso settentrionale
alla città (percorso obbligato per
raggiungere le catacombe con il sepolcro del santo, da cui il nome); in
alto gli affreschi (restaurati di recente) commissionati a Mattia Pre-
ti, insieme a quelli per tutte le porte cittadine, come ex-voto per la peste del 1656.
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garibaldi (circumvesuviana) piazza garibaldi - piazza
principe umberto - via nuova
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teduccio - via ponte dei
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via carlo celano 6
tel 0815544968
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commissariato san giuseppe
e porto
via san biagio dei librai 85
tel 0815530211
commissariato san lorenzo,
vicaria, mercato, pendino
piazza enrico de nicola 35
tel 0814424911
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corso umberto I 23
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vicaria e mercato
via san cosmo fuori porta
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tel 3357705961
circumvesuviana
call center 800053939
ufficio informazioni
0817722444
ufficio oggetto smarriti
0817722254
0817722259
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viaggiatori diversamente abili
0817722222
0817722221
0817722212
www.vesuviana.it
trasporti
www.comune.napoli.it/municipalita2
distretto sanitario 51
(avvocata, montecalvario,
pendino, mercato,
san giuseppe, porto)
via vespucci 9
tel 0812542307
relazioni con il pubblico
via de gasperi 55
tel 0812542111
assistenza anziani
tel 0812542311
assistenza veterinaria
piazza municipio 84
tel 0815510243
0815525967
farmacie
per indicazioni esaustive
organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare il sito
www.paginegialle.it/campania
/napoli/farmacie.html,
utilizzando i ‘suggerimenti
geografici’ per i rimandi al
quartiere
/ cure mediche
municipalità 2
(mercato, pendino, avvocata,
montecalvario, porto,
san giuseppe)
piazza dante 93
tel 0817950201
0817950801
sedi distaccate
corso garibaldi 394
via san tommaso d’aquino 15
polizia stradale
tel 0815954111
0812208311
soccorso stradale 116
soccorso in mare 1530
vigili urbani
tel 0817513177
unità operativa
via cesare rosaroll 31
tel 081207644
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
pronto soccorso 118
emergenze e sicurezza
/ i quartieri
estensione
porto kmq 1,14
pendino kmq 0,63
mercato kmq 0,39
abitanti [2001]
porto 4.646
(2.135 maschi;
2.511 femmine)
pendino 15.625
(7.447 maschi;
8.178 femmine)
mercato 9.617
(4.634 maschi;
4.983 femmine)
141
alle pagine 138-139
largo san marcellino
complesso di san marcellino
a pagina 140
piazza bovio camera di
commercio, salone delle
contrattazioni
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1. piazza bovio [p. 150]
2. università federico II [pp. 150-152]
3. san pietro martire [pp. 144/151]
4. gesù vecchio [pp. 144/152]
5. santi marcellino e festo [pp. 144/152]
6. piazza grande archivio [pp. 145/154]
7. porta nolana [p. 156]
da piazza mercato
all’immacolatella
8. piazza mercato [pp. 146/158, 160-161]
9. santa maria del carmine
[pp. 146/159]
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10. sant’eligio [p. 160]
11. borgo orefici [p. 160-162]
12. santa maria di portosalvo [p. 162]
13. immacolatella [p. 162]
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144
porto pendino mercato
poco ritroveremo dell’antico aspetto, perché nuova
è gran parte delle sue fabbriche ...
[benedetto croce, 1911]
storie
L’evoluzione storica della struttura urbana ha tagliato in due, nella delimitazione amministrativa moderna, la fascia costiera ampia che chiude
il golfo su Napoli, tra i quartieri Porto e San Ferdinando [vedi San Ferdinando pp. 66, 68/76], attribuendo all’area del centro il nucleo imperniato
sull’approdo greco-romano e, in seguito, sul Molo angioino, snodo centrale dei traffici commerciali e della trama fitta di attività artigianali connesse, oltre che dei presidi di rappresentanza delle altre ‘nazioni’ italiane e internazionali direttamente interessate agli scambi.
Il quartiere che si intitola al Porto, delimitato nell’Ottocento dalla strada
del Molo Grande (realizzata con Carlo di Borbone, 1748) a ovest, a sud,
lungo il mare, dalla strada del Piliero (via Cristoforo Colombo), costituisce, con Pendino e Mercato, il ‘fronte basso’ della città, ampliamento del
perimetro greco e romano, di età medioevale, verso il litorale.
Il percorso complessivo, planimetrico e urbanistico, è piuttosto vario: ordinato e regolare sui cardini e decumani nell’area di fondazione greca,
più discontinuo nella discesa verso la spiaggia e con tracciati paralleli angusti e lunghi, in prossimità delle mura cittadine.
Ad una connotazione costiera largamente dominata da dimore popolari, botteghe di artigiani e commercianti (con l’eccezione del convento di San Pietro Martire, ora Università Federico II), fanno da contraltare, nella parte alta,
insediamenti religiosi tra i più rilevanti e ricchi della città: San Giovanni Maggiore, Gesù Vecchio e Donnaromita, al Porto; Monteverginella, Santi Marcellino e Festo, Santi Severino e Sossio, in area Pendino; Sant’Agostino alla
Zecca, San Pietro ad Aram nei confini amministrativi del Mercato.
Tra il 1825 e il 1831 Stefano Gasse realizza le opere relative al riassetto della Dogana Nuova (demolita
in età fascista), e la risistemazione
del bacino del Madracchio (a sua
volta perduto). Del 1851 è la peschiera alla Pietra del Pesce in via
Marina (Francesco Jaoul e Luigi Catalani), progettata con strutture in
ghisa e, successivamente, per volere del re, in muratura.
Pendino (in origine Portanova, dal
nome di uno dei seggi nobiliari che
aveva sede qui) – delimitato a sud
da via Nuova Marina (fino all’Ottocento dalla spiaggia), a est da vico
Gravine, da Rua Francesca, da via
Sant’Agostino alla Zecca e da vico
delle Zite, a nord da via Tribunali e
San Biagio dei Librai, a ovest da
vico dei Maiorani e dalla strada e
rampe del Salvatore – si apriva ad
oriente su piazza della Sellaria
(identificata a lungo come strada
della Sellaria e strada Pendino, da
cui il nome del quartiere), unica superficie di ampio respiro dell’area.
Ampliata con Alfonso I d’Aragona
(1456) demolendo il Sedile del
Popolo e altri edifici, la piazza ricorda nel nome l’attività delle fucine
di fabbri che producevano selle e finimenti per cavalli; complemento
estetico e funzionale, le fontane (sul
limite ovest) dell’Atlante (15321537) e della Sellaria (1649, su disegno di Cosimo Fanzago), smon-
storie
tata durante i lavori di bonifica e trasferita in piazzetta Grande Archivio.
La zona è completamente trasformata dai lavori del Risanamento e
oggi, sulla stessa area, si apre
piazza Nicola Amore.
Tra il 1872 e il 1880, come vedremo più avanti, cambiano le coordinate di riferimento: la prima parte di via Duomo [vedi San Lorenzo
pp. 127-129] è completata. I lavori del Risanamento portano alla demolizione di una navata della chiesa di San Giorgio Maggiore e all’arretramento di palazzo Cuomo
(Museo Filangieri), per consentire
l’allargamento della carreggiata.
Più articolate le vicende del quartiere
Mercato. Sul lato a settentrione
permangono le insulae del tessuto
urbano greco-romano delimitato da
via Forcella, la strada di collegamento, in antico, con i territori vesuviani oltre le mura; lungo il tragitto, la porta greca prima, seguita da
quella angioina, e, infine, il bastione
aragonese: Porta Nolana. Con
l’espansione di epoca angioina e del
Quattrocento, gli edifici seguono
l’andamento delle mura medievali
contigue alla strada del Lavinaio –
il fossato angioino dove si incanalavano i torrenti d’acqua piovana (in
dialetto lave) destinati alla spiaggia
all’altezza del Carmine. Quando
(1484) l’intera area viene annessa
alle mura aragonesi, le acque pio-
145
146
porto pendino mercato
vane vengono deviate all’Arenaccia,
per fare posto nel limite meridionale al castello del Carmine, quarta fortezza cittadina, commissionato da
Carlo III di Durazzo (1386) e demolito (sopravvivono tracce di mura e
due torri) nel 1906.
I sovrani angioini trasferiscono in
questa nuova dimensione urbana
il mercato generale, precedentemente in piazza San Gaetano, e le
attività delle Concerie, delimitate
dai complessi conventuali di Sant’Eligio Maggiore e del Carmine.
Piazza Mercato assumerà fisionomia precisa solo nel 1781, con la sistemazione di Francesco Sicuro, ma
dalla nascita costituisce il fulcro dell’area contigua al largo del Carmine (dedicato alla basilica di Santa
Maria del Carmine), teatro di vicende cruciali per la storia del
Sud, dalla decapitazione di Corradino di Svevia (1268), alla rivolta di
Masaniello (1647), alle impiccagioni
dei rivoluzionari della Repubblica
Partenopea (1799) e dei moti risorgimentali antiborbone. Il largo è
descritto da viaggiatori, dalle guide
e dagli artisti delle diverse stagioni come crocevia di scambi commerciali caotici e animati, saturo di
baracche, banchi, tendoni, bancarelle improvvisate (caratteristiche attenuate solo di recente dalla delocalizzazione lungimirante, al CIS di
Nola, delle attività principali...).
Le strade tutto intorno alla piazza
mantengono i toponimi delle attività
artigianali originarie: Conciari (conciatori di pelli, trasferiti in zona da
Carlo I d’Angiò per bonificare il
centro cittadino), Campagnari (fonditori di campane), Zabattari (“antica e sudicia e puzzolente stradicciola ch’era, nei vecchi tempi, il
quartier generale de’ fabbricatori di
ciabatte, ossia de’ calzolai, democratici dell’epoca” ricorda Salvatore Di Giacomo), Chiavettieri (artigiani del ferro, provetti nel fabbricare chiavi, toppe e serrature),
Scoppettieri (fabbricanti di schioppi e altre armi da fuoco, in dialetto,
genericamente, scoppette); lungo il
mare, via del Piliero (ora via Cristoforo Colombo), tracciata da Domenico Fontana nel 1596 su commissione del viceré conte de Olivares, deve il nome alla piccola
chiesa, costruita dai marinai nel
1602, dedicata a Santa Maria del
Pilar, demolita nell’Ottocento.
Nel 1839, la Napoli-Portici, prima linea ferroviaria italiana e vanto della politica industriale all’avanguardia delle officine di Pietrarsa di Ferdinando II, innesta la ‘Stazione Nolana’ – con tanto di uffici, magazzini, rimesse, officina di riparazioni e
sala d’aspetto per i passeggeri – lungo la ‘via dei fossi’ (ultima parte di
corso Garibaldi): sul luogo, sopravvivono pochi ruderi puntellati e l’ul-
tima finestra, ancora riconoscibile,
nei pressi della Circumvesuviana (le
glorie borboniche sono esposte nel
Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, a Portici).
Ai confini con il quartiere Vicaria, nel
1877, il sindaco duca di San Donato dispone la realizzazione, parallela alla fascia costiera, della Villa del
Popolo, passeggio alberato ‘democratico’ in contrapposizione alla Villa Reale di Chiaja, “folto giardino con
lunghi viali, fontane, osterie economiche, teatrino e lunga terrazza a
mare” (Raffaele D’Ambra, 1889). La
buona intenzione svanisce progressivamente nel vortice di trasformazioni che cambia la fisionomia dell’intero comprensorio e dei quartieri limitrofi negli ultimi venti anni dell’Ottocento e nei primi decenni del
Novecento: il testamento e la rinascita, sotto nuove spoglie, dei ‘quartieri bassi’, insieme all’ampliamento del porto e alla riformulazione di
tutta la fascia costiera.
“Ricavo da un lavoro ... dell’Ufficio
statistico municipale, che, a fronte
di 45.000 vani, Napoli possiede
54.000 bassi, dei quali ben 36.000
lungo le vie. E questi nondimeno,
quantunque privi di luce, specialmente nei rioni della marina e su
per i vicoli dei colli, umidi e muffiti, non sono il più abietto ricettacolo
della plebe napoletana. Vi è qualcosa di molto triste, vi sono i fon-
storie
daci: cortili vecchi e luridi, vicoletti senza uscita, cui di solito si accede per un androne, chiusi da alte
fabbriche e mezzo nascosti qua e
là in tutte le dodici sezioni ... Se ciò
relativamente è per la città in generale, si immagini ognuno quel
che poi debba essere quella parte
della vecchia Napoli, che ne è proprio il basso ventre...”: ecco la fotografia amara della Napoli ‘diseredata’ di Giustino Fortunato
(1874). Da questi bassi e fondaci,
nel 1884, si diffonde a tutta città
l’epidemia di colera (che investe tutta Italia, ma nel Sud il morbo è più
aggressivo per le condizioni igieniche precarie). Lo Stato e l’amministrazione cittadina non possono più
rinviare un intervento strutturale risolutivo. In occasione della visita del
re Umberto I (8 settembre 1884),
si delinea il primo abbozzo di un ‘risanamento’ drastico dei quartieri
più colpiti, attraverso la creazione
di una rete fognaria finalmente
adeguata, di una distribuzione idrica all’altezza dei tempi in tutta la città, con il nuovo acquedotto del
Serino, e l’azzeramento drastico di
secoli di stratificazioni e sovrapposizioni urbane e antropologiche,
intrise di storia, degrado e miseria.
L’ingegnere capo della Direzione
tecnica municipale Adolfo Giambarba è responsabile dell’elaborazione del primo programma (legge
147
148
piazza del carmine
campanile
di santa maria
del carmine
[pp. 145-146/159]
porto pendino mercato
per il Risanamento della città di Napoli, 15 gennaio 1885), modificato e approvato, infine, nel 1886.
L’antefatto, tra il 1878 e il 1887, è
l’ampliamento del Molo Grande
per accogliere il Deposito Franco dei
Magazzini Generali, e, a partire
dal 1883, la costruzione dei moli
Orientale, a Martello, Curvilineo,
delle banchine di Villa del Popolo e
Porta di Massa, e del collegamento ferroviario, nel 1888, con la Stazione Centrale. Già con l’impianto
successivo della Stazione Marittima
(rimodellata durante il ventennio fascista [vedi San Ferdinando pp.
68/76]), il rapporto antico tra città
e mare entra nell’era senza ritorno
della città ‘moderna’.
Corso Umberto I (il Rettifilo) e le sue
diramazioni cancellano ogni memoria della trama greca; via Grande Archivio – che raggiunge San
Biagio dei Librai – segna la fine di
vico Pensieri e di parte del chiostro
del Divino Amore [vedi San Lorenzo p. 123]. Nel vortice dei lavori di
‘sventramento’, insieme ai vicoli
bui, insalubri e malfamati, si perdono le tracce di tante piccole
chiese e congreghe, considerate prive di valore artistico.
Per documentare gli ambienti urbani destinati a distruzione, il Comune commissiona a Vincenzo Migliaro una serie di tele (ora al Museo di San Martino) che immorta-
lino, come in un grande commiato
iconografico, lo stato di cose destinato all’oblio.
Per esigenze sanitarie, il livello del
suolo viene attestato su una media
di 3,50 metri, così da mantenere le
abitazioni ad una distanza mai inferiore ai 3 metri sulle acque sotterranee.
Tutta la bonifica, come si è già accennato, ruota intorno al nuovo
asse del “Rettifilo” (ancora tale
per i napoletani, malgrado il nome
ufficiale di corso Umberto I), a partire dalla Stazione Centrale, fino alla
nuova piazza Giovanni Bovio (piazza Borsa) e, dividendosi in due –
via Agostino Depretis, sostenitore
in Parlamento del progetto di bonifica, e via Guglielmo Sanfelice –
a piazza Municipio e a via Medina.
All’incrocio tra la nuova arteria e via
Duomo (completata fino alla Marina, per una comunicazione rapida
tra Foria e la costa), gli snodi della
metamorfosi in corso d’opera: la
piazza ottagonale Nicola Amore
(piazza Quattro palazzi); corso Garibaldi e il suo prolungamento oltre
la Stazione e via Foria, a garantire
un collegamento funzionale tra entroterra e porto.
Per procedere alle demolizioni, è
necessario dare luogo ad un piano
parallelo di ampliamento dei rioni della città, non fosse che per sistemare gli sfollati: Arenaccia, Sant’Efremo
Vecchio, Ottocalli, Ponti Rossi, Miradois, Materdei, Vomero-Arenella, Belvedere, estensione del Rione Principe
Amedeo le aree individuate.
Tutta l’operazione è appannaggio in
concessione della neonata Società per il Risanamento (15 dicembre
1888), vincitrice della gara d’appalto nel 1889: 980.687 metri
quadrati interessati dalla bonifica, di cui 800.154 coperti da fabbricati da demolire e da strade da
azzerare; 95.625 metri quadrati di
edifici destinati a scomparire sotto
la ‘colmata a mare’...
Un piano urbanistico senza precedenti rispecchia le visioni urbane
‘alla moda’ nell’Europa moderna,
destinato a prolungarsi più a lungo
del previsto, anche per le difficoltà
economiche che richiederanno
nuovi interventi dello Stato, della
Banca d’Italia e del Banco di Napoli,
e una nuova legge nel 1912.
L’intera zona orientale subirà danni ingenti, se non bastasse, per i
bombardamenti della seconda
guerra mondiale, all’origine del degrado progressivo e del lento recupero, con i lavori di via Nuova Marina, l’ampliamento e il rilancio
meritorio dell’area portuale, la ricostruzione e il riutilizzo dei palazzi lungo il fronte mare... che ancora prosegue.
storie
149
‘‘
150
porto pendino mercato
...un unico rettifilo che ... va a riuscire in uno de’ due
angoli del piazzale dirimpetto alla stazione
[errico alvino, 1868]
da piazza bovio a porta nolana
palazzo
della borsa
piazza bovio 32
orario: lun-ven
9-12
camera di
commercio
industria e
artigianato
via sant'aspreno 2
tel 0817607111
fax 0815522640
www.na.camcom.it
[p. 150]
sant’aspreno
via sant’aspreno
orario: 8.30-14
[p. 150]
corso umberto I
università
federico II
[pp. 148/150-151]
a pagina 153
via paladino
gesù vecchio,
altare maggiore
Il palazzo della Borsa (1895, progetto di Alfonso Guerra e Luigi Ferrara) – oggi sede della Camera di
Commercio di Napoli –, preceduto
dalla scalinata con ai lati i leoni di
bronzo di Luigi De Luca, nasce dai
lavori del Risanamento, nella nuova
piazza Giovanni Bovio (1841-1903,
filosofo e politico che abita a lungo
in queste mura) realizzata nell’area
delle piazzette del Mercato di Porto.
Qui, nel 1898, viene trasferita la fontana del Nettuno, di recente riportata
nella collocazione seicentesca in
via Medina [vedi San Giuseppe pp.
92/106, 108] in conseguenza dei lavori della linea 1 della metropolitana cittadina.
Inglobata nel palazzo ottocentesco,
la cappella di Sant’Aspreno (intorno
al VIII secolo d.C.) è una delle poche
testimonianze di architettura bizantina in città, ricordata anche come
Sant’Aspreno al Porto o ai Tintori, di-
mora, secondo la tradizione, del
santo e primo vescovo di Napoli, trasformata già nei restauri del Seicento: dell’impianto originario resta
il sacello, l’ipogeo che custodisce un
altare dell’VIII secolo d.C.; nella sistemazione ottocentesca vengono
riutilizzati, nell’ingresso a forcipe, capitelli del chiostro del monastero di
San Pietro ad Aram, abbattuto per i
lavori del Rettifilo.
La realizzazione del lungo nastro stradale di corso Umberto I (il Rettifilo)
risolve l’esigenza di un collegamento diretto tra la stazione ferroviaria e
il centro amministrativo e finanziario
della città. Il progetto prevede edifici in serie dalle facciate uniformi, definite da decorazioni sobrie, in stile
neorinascimentale. Eccezioni motivate, i palazzi pubblici della Borsa e
della sede centrale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
A inizio del corso, il piccolo slargo di
piazzetta Ruggero Bonghi (18261895, letterato e politico, ministro
dell’istruzione nel 1874-1876) con
la statua intitolata alla sua memoria (1900, Enrico Mossutti), e la
chiesa di San Pietro Martire (1294,
restaurata nel Settecento), fondata
da Carlo II d’Angiò, cappella dell’Università. Il convento omonimo,
progettato nel 1294 per tredici monaci dell’ordine domenicano, ampliato tra Quattrocento e Cinquecento e ‘soppresso’ durante il decennio francese (1806-1815), diviene da allora fabbrica di tabacchi
fino al 1978; un restauro del 1984
lo riabilita a sede della Facoltà di
Lettere e Filosofia della Università
da piazza bovio a porta nolana
degli Studi di Napoli Federico II.
Nel 1898, per rimanere in tema, iniziano i lavori per la nuova sede dell’Ateneo fridericiano, su progetto di
Pier Paolo Quaglia e Guglielmo Melisurgo (sul timpano le sculture Federico II espone le norme della fondazione, di Francesco Jerace, e, ai
lati, Giambattista Vico e Giordano
Bruno, di Achille d’Orsi). Nel soffitto
dell’Aula Magna la Scuola di Pitagora, dipinto di Paolo Vetri.
Le origini dell’Ateneo, uno dei più antichi d’Italia, affondano le radici nello ‘studio’ istituito da Federico II di
Svevia: tra il XIII e il XVI secolo le lezioni si tengono in diversi conventi
napoletani, finché, nel XVI secolo,
151
san pietro martire
piazza ruggero
bonghi
orario: 7-13;17-19
convento di san
pietro martire
università
federico II
chiostro
orario: 9-19
[pp. 144/151]
università
federico II
corso umberto I
orario: 9-19
sab 9-14
chiuso dom
[pp. 150-151]
152
univeristà
federico II
centro musei delle
scienze naturali
mezzocannone 8
tel 0812537587
real museo
mineralogico
tel 0812535245
museo zoologico
tel 0812535164
sezione di
antropologia
tel 0812535205
sezione di
paleontologia
largo san
marcellino 10
tel 0812537516
orario: lun-ven 9-13
sab-dom 9-13
lun, giov anche
15-17
biglietti: un museo
2,50; studenti
1,50 euro
quattro musei 4,50;
studenti 3 euro
www.musei.unina.it
museo di fisica
mezzocannone 8
orario: lun-dom 913; lun, giov anche
14-17
biglietti: 1,50;
ridotto 0,80; per
famiglie 4,50 euro
tel 08125336222
www.museodifisica.unina
.it
biblioteca
universitaria
di napoli
via paladino 39
orario distribuzione
lun-ven 8-18.45;
sab 8-13.00
tel 0815517025
0815514484
fax 0815528275
www.bibliotecauniversitar
ianapoli.beniculturali.it
[p. 152]
porto pendino mercato
vengono concentrate in San Domenico Maggiore e finalmente, nel
1615, nel ‘Palazzo degli Studi’ (ora
Museo Archeologico Nazionale).
Soppresso l’ordine dei Gesuiti
(1767), l’Università emigra ancora,
nel 1777, nel collegio che li accoglieva, ampliato ora con la costruzione ottocentesca. L’accesso definitivo, oltre che dalla strada ‘nuova’
del Risanamento, è dalla perpendicolare via Mezzocannone, sede di
istituti e dei musei universitari [vedi
San Giuseppe pp. 103-104]. Dal cortile del Salvatore (o delle Statue, da
quando nel corso dell’Ottocento accoglie sotto gli archi del porticato i busti di uomini illustri e professori dell’Università) – da cui si accede alla
Biblioteca Universitaria di Napoli, dal
1808) – si raggiunge via Paladino
(che ospitava al tempo di Federico
II una scuola pubblica e un ospedale
per gli studenti) e, a fronte, via San
Marcellino. I corpi di fabbrica dell’Università inglobano il convento di
Donnaromita, ricordato fin dal 1025,
e la chiesa del Gesù Vecchio (16051624), con la facciata di Gian Domenico Vinaccia, del 1688. All’interno, rivestimenti marmorei settecenteschi alle pareti. Su via Paladino, è anche la chiesa di Santa Maria di Monteverginella, fondata nel
1314 (ma ricostruita nel 1588), donata ai Benedettini di Montevergine.
Il complesso dei Santi Marcellino e
Festo (nato nel 1564 dall’unificazione dei due conventi femminili
basiliani, dei Santi Marcellino e Pietro e dei Santi Festo e Desiderio, dell’VIII secolo) è a sua volta sede universitaria dal 1907. Il primo chiostro
(1567-1595, progetto di Giovan Vincenzo della Monica) è aperto a sud
sul panorama, con giardino ottocentesco e testimonianze architettoniche di secoli di mutazioni immerse nel verde. Un secondo chiostro, a quota inferiore – il convento
si trova al limite del Monterone, ‘altura’ di Neapolis – ospita l’Oratorio
della Scala Santa (1772, Luigi Vanvitelli). Adiacente alla chiesa, ma accessibile dal chiostro grande, la
Sala Capitolare (con pavimento maiolicato di Giuseppe Massa, 1750)
accoglie il Museo di Paleontologia,
raccolte di grande rilievo storico e
scientifico di pesci, rettili, anfibi e
mammiferi fossili, provenienti da
vari siti dell’Italia meridionale (nella
Sala dei Rettili Estinti, è esposto lo
scheletro di Allosaurus fragilis, di oltre 135 milioni di anni fa).
Siamo all’insediamento monumentale dei Santi Severino e Sossio, ampliato più volte dal 1494 al 1731, due
chiese e quattro chiostri che testimoniano l’operosità dell’ordine dei
Benedettini, attivo dal X secolo con
un cenobio che annette un’ampia insula del nucleo greco-romano, in una
località detta dei Platani per il bo-
schetto che la connotava.
La chiesa, in via Bartolommeo Capasso, ricca di affreschi, dipinti e monumenti funebri dal XVI al XVIII secolo, a seguito dei lavori del Risanamento, è stata separata dagli
ambienti monastici, divenuti sede
dell’Archivio di Stato di Napoli (celebre il Chiostro del Platano, decorato
dagli affreschi del primo Cinquecento di Antonio Solario, detto lo Zingaro, con Episodi della vita di san Benedetto), che conservano i tratti ar-
da piazza bovio a porta nolana
chitettonici tardo-cinquecenteschi
e, in alcune sale, la decorazione dell’epoca. Nella sala del Capitolo, oggi
del Catasto, e in quello che un tempo era il Refettorio, oggi sala Filangieri, sono visibili gli affreschi di Belisario Corenzio (degli inizi del Seicento): l’artista, narrano le fonti, sarebbe morto cadendo da un’impalcatura mentre era impegnato nella
decorazione del transetto della chiesa, dove trova sepoltura.
L’accesso moderno è dalla risanata
153
donnaromita
via giovanni
paladino 54
[pp. 144/152]
gesù vecchio
via giovanni
paladino 38
orario: 7-12; 16-18
[pp. 144/152]
monteverginella
via giovanni
paladino 20/a
[pp. 144/152]
154
santi marcellino
e festo
università
federico II
largo san
marcellino 5
su autorizzazione
del rettorato
[pp. 144/152]
santi severino
e sossio
chiesa
via bartolommeo
capasso 22
orario: dom
9.15-12
monastero
archivio di stato
di napoli
piazzetta grande
archivio 5
orario: lun-ven
8-19; sab 8.3013.30
tel 0815638111
www.archiviodistatonapoli
.it
[pp. 144/152-153]
fontana della
sellaria
piazzetta grande
archivio
[pp. 145/154]
santa maria di
portanova
piazzetta
portanova 14
[p. 155]
largo san
marcellino
complesso dei
santi marcellino
e festo
[pp. 144/152]
porto pendino mercato
via del Grande Archivio (dove viene
sistemata la fontana della Sellaria
[vedi p. 145]), nella zona alle spalle degli isolati del Rettifilo dove era
localizzata nel medioevo la Porta di
Mare, poi ribattezzata Portanova. Nella piazzetta omonima, la chiesa di
Santa Maria in Cosmedin, molto
trasformata e meglio nota come
Santa Maria di Portanova (VIII secolo), è frutto di un rifacimento, terminato nel 1631 per l’interno e nel
1706 per la facciata; la leggenda la
fa risalire al volere di Costantino, una
delle sette diaconie cittadine – istituzione religiosa di derivazione greca, dotata di fondi per scopi assistenziali, in cui si celebra, fino al XIII
secolo, il rito greco. I lavori del Risanamento mutilano la scala a doppia
rampa per rialzare il piano stradale,
e, con la demolizione del lato sinistro,
la decorazione seicentesca.
In via Portanova, palazzo Bonifacio
(XV secolo), con arco in stile catalano e stemmi della famiglia, residenza
del nobile omonimo del Sedile di Portanova, notabile presso la corte aragonese, ospita ambasciatori fiorentini, veneziani, turchi e politici di
rango, finché, nel XVI secolo, a seguito dei rovesci della famiglia, viene declassato a carcere e a fabbrica di tessuti.
Tornati su corso Umberto, piazza Nicola Amore (o Quattro palazzi, dai
quattro edifici simmetrici che la
scandiscono), ospitava la statua del
penalista e questore di Napoli
(1862), in seguito spostata a piazza
Vittoria. Occupa l’area che, in precedenza, era intitolata alla Sellaria
(il cantiere in corso della linea 1 della metropolitana di Napoli ha riportato alla luce resti dell’acquedotto augusteo e di un edificio di epoca imperiale, tempio augusteo o Gymnasium, sede anche dei giochi isolimpici). I lavori per l’allargamento dell’asse perpendicolare di via Duomo
(1881-1882) [vedi San Lorenzo pp.
127-129], determinano, come si è
accennato, l’arretramento del quattrocentesco palazzo Como (ora Museo Filangieri, sede dal 1888 delle
raccolte di arti applicate donate alla
città da Gaetano Filangieri, principe
di Satriano [1824-1892], protagonista del recupero delle tradizioni artigiane e della modernizzazione delle ‘arti industriali’ napoletane, museo, al momento, in attesa di restauro), smontato e ‘riassemblato’
con procedura d’avanguardia ben
venti metri più indietro della vecchia
strada di San Severo al Pendino.
Procedendo sul corso Umberto, sulla sinistra, la chiesa di Sant’Agostino Maggiore o alla Zecca (della fine del XIII secolo), nella via omonima, è in posizione rialzata rispetto
alla strada, fatta edificare sulle fondamenta di un’antica torre difensiva di epoca romana da Carlo I d’An-
156
palazzo bonifacio
via portanova 15
[p. 155]
palazzo como
museo civico
gaetano filangieri
via duomo 288
[pp. 145/155]
sant’agostino
alla zecca
via sant’agostino
alla zecca 32
chiostro grande
corso umberto I
174
[pp. 144-145/
154-156]
santa maria
egiziaca all’olmo
corso umberto I
190
orario: 8.30-11.30
17.30-19.30
festivi 8.30-13.30
[p. 156]
san pietro ad aram
via santa candida
4 e corso umberto I
192
orario: 7-11
festivi 7-13
[pp. 144/156]
porta nolana
piazza nolana
[p. 156]
piazza grande
archivio
fontana della
sellaria
[pp. 145/153]
porto pendino mercato
giò, vicino ai locali della zecca in cui
si coniavano in origine le monete del
Regno. Nella sala capitolare del
convento – allo ‘sventramento’ ottocentesco sopravvive solo il chiostro
del Seicento – era ospitato il Seggio
del Popolo, dopo la demolizione nel
1456 del «seggio pittato», nella strada della Sellaria, per ordine di Alfonso
d’Aragona. Segnano il termine del
lungo percorso del Rettifilo, la chiesa di Santa Maria Egiziaca all’Olmo
(XIV secolo, costruita come ritiro
per le ‘donne traviate’ dalla regina
Sancia di Majorca, moglie di Roberto d’Angiò, e ristrutturata nel Settecento), e la chiesa di San Pietro ad
Aram: la tradizione ne collega la fondazione alla presenza di san Pietro,
che avrebbe celebrato la prima messa sull’altare collocato nell’atrio,
come documenta l’affresco sopra
l’altare (1516, attribuito a Girolamo
da Salerno) San Pietro che celebra
la messa tra santa Candida e sant’Aspreno; il Risanamento, elide due
chiostri e ingloba la chiesa nella cortina edilizia del corso.
Superata piazza Garibaldi, sulla destra, piazza Nolana prende il nome
dalla porta rinascimentale, al centro
di due torri (Speranza e Fede), da cui
partiva la strada per Nola, trasferita
dalla postazione originaria più arretrata verso Forcella (si chiamava, infatti, Furcillensis), quando vengono
ampliate le mura aragonesi (1484).
da piazza bovio a porta nolana
157
‘‘
158
porto pendino mercato
sarà un’agonia, più o meno lenta, forse lentissima;
ma l’antica strada di porto è in agonia. le nuove
costruzioni del risanamento si avanzano implacabili...
[benedetto croce 1894]
da piazza mercato all’immacolatella
Se esiste uno spazio emblematico
dei corsi e ricorsi di Giovanbattista
Vico, Piazza Mercato ha le migliori
credenziali per corrispondere al
tema: i grandi slanci della storia patria, i risvegli bruschi, i sogni, le passioni rivoluzionarie, le ragioni spietate del dominio, i traffici commerciali più vari e spregiudicati, sono in
larga misura impressi nel perimetro
di queste mura. Tutto comincia,
nel XII secolo, nell’area semipaludosa detta campo del moricino (o
muricino, per la vicinanza alle vecchie mura). È Carlo I d’Angiò (1265)
a far bonificare il terreno insalubre,
a disporne l’inclusione nella murazione (ampliata intorno al 1270), e
a sancire ufficialmente la vocazione di mercato, assecondando l’urbanizzazione spontanea già in atto.
Il “Foro Magno”, così viene ricordata
la piazza nel Seicento, diventa uno
dei luoghi di scambio più noti e ani-
mati del Regno, per quanto caotico
e irriducibile a qualsiasi disciplina,
con mercanzie di ogni genere proposte in forme, e con grida, sempre
più animate, e baracche di legno
come depositi distribuite senza decoro. Non per fatalità, dunque, nel
1781, un incendio che distrugge le
strutture fatiscenti fornirà il pretesto per il progetto, di Francesco Sicuro, della struttura semicircolare
in muratura, ornata da due obelischi, che ancora oggi disegna la
piazza [vedi p. 146].
Già nel 1268, gli onori delle cronache internazionali: la decapitazione di Corradino di Svevia, nipote di Federico II e rivale di Carlo
d’Angiò nelle pretese al trono napoletano, e dei suoi compagni d’avventura. Giovane, nobile, coraggioso: il prototipo dell’eroe travolto
da un destino infausto. Da allora,
piazza Mercato, ben integrata al
carcere contiguo del Castello del
Carmine, diventa il teatro di repressioni senza appello, di esecuzioni esemplari mirate ad estirpare la tentazione stessa della ribellione. 1647: esplode la rivolta popolare contro le gabelle spagnole
capeggiata da Masaniello, nato e
residente al 177 del vicino vico Rotto al Mercato; l’epilogo è repentino
come l’insurrezione, il pescatore capopolo, ucciso a tradimento nel
convento del Carmine, riposa nella piazzetta adiacente intitolata
alla sua memoria. 1799: i giacobini napoletani pagano con la vita il
sogno illuminista della Repubblica
Partenopea, giustiziati sul patibolo
in pubblica piazza, uno dopo l’altro,
da Eleonora Pimentel Fonseca, il 20
agosto 1799, a Luisa Sanfelice, l’11
settembre del 1800.
Finalmente, la storia e, di recente
(con la delocalizzazione razionale
delle attività al CIS di Nola), gran parte delle botteghe commerciali, hanno pensato bene di trasferirsi altrove; a rinverdire la tradizione secolare,
sopravvive ancora un mercato piuttosto vivace di generi domestici, in
particolare giocattoli, stoffe e utensili per la casa.
Alle origini della chiesa di Santa Maria del Carmine, un’immagine sacra
della vergine dipinta, secondo la tradizione, da san Luca, custodita gelosamente, agli inizi del XII secolo,
da piazza mercato all’immacolatella
in una cappella dedicata a Santa
Maria la Bruna (la reliquia della Madonna Bruna, ‘Mamma Schiavona’,
di epoca incerta ma di ascendente bizantino, è oggi nel tabernacolo
cinquecentesco). Sarebbe stata
proprio la madre di Corradino, Elisabetta di Baviera, giunta a Napoli per riscattarlo, a finanziarne l’ampliamento. La rifondazione dell’edificio, in realtà, si deve ai sovrani
angioini, dal 1283 fino all’inizio del
Trecento. Risale al 1631 il campanile (dell’architetto domenicano
fra’ Nuvolo), detto ‘del Pero’ per la
forma caratteristica. Le forme ancora visibili dell’interno e della facciata sono frutto di interventi settecenteschi (Nicola Tagliacozzi Canale, 1755-1766, Giovanni del Gaizo). Il Crocifisso ligneo della seconda metà del XIV secolo, miracoloso, avrebbe abbassato il capo
il 17 ottobre 1439 per scampare
ad un proiettile delle truppe di Alfonso d’Aragona, che assediavano
la città.
Chiesa e piazza sono ancora il fulcro della festa del Carmine (16 luglio), con l’epilogo dei fuochi d’artificio che ‘incendiano’ il Campanile.
Al confine della piazza, i resti della porta del Carmine con le torri Fortitudo e Vittoria, una delle quali, in
seguito, incorporata nel castello
omonimo (costruito da Carlo III Durazzo). L’assetto moderno ha isolato
159
santa maria del
carmine
piazza del
carmine 2
orario: 6.30-12.30;
16.00-19.30
in estate apertura
pomeridiana 1720.30
[pp. 146/159]
160
santa croce al
mercato
piazza mercato
[p. 160]
sant’eligio
maggiore
via sant’eligio
tel 081/5538429
[pp. 146/160]
san giovanni a
mare
via san giovanni
a mare 9
[p. 160]
molo pisacane
autorità portuale
consorzio
autonomo
molo pisacane 1
tel centralino
0812283111
capitaneria di
porto
molo pisacane 1
tel 0815546251
[p. 160]
borgo orefici
piazza orefici
www.borgorefici.eu
[p. 160]
via sant’eligio
sant’eligio
maggiore
[pp. 146/160]
porto pendino mercato
la porta e interrotto il collegamento fra chiesa e Castello, demolito nel
1906 per far posto al panificio militare, documentato da due torri superstiti, Brava e Spinella, su via
Nuova Marina.
L’esedra del mercato include anche
– nella chiesa centrale di Santa Croce al Mercato o delle Anime del Purgatorio (1791) – due cappelle di
epoche precedenti, entrambe intitolate alla Santa Croce, danneggiate
dall’incendio del 1781 e molto popolari. Una sorgeva sul suolo dove
era stato decapitato Corradino, ora
occupato da una delle due fontane,
l’altra cappella, costruita più tardi,
sul recinto detto i Morticielli, istituito
dopo la peste del 1656: sotto il livello della piazza – dove un tempo
erano le fosse del grano – venivano sepolte le vittime anonime dell’epidemia.
L’arco dell’orologio congiungeva in
origine un ospedale alla chiesa di
Sant’Eligio Maggiore, fondati nel
1270 da tre funzionari di casa
d’Angiò (il complesso era intitolato
appunto a tre santi francesi: Dionigi,
Martino ed Eligio, per i napoletani
anche Sant’Aloja, alla francese), in
una zona depressa e popolare, a ridosso del Mercato, il largo dei Pallottinari (per la presenza di fabbricanti di pallini da caccia). La chiesa è la costruzione angioina più antica di Napoli, restaurata laborio-
samente dopo numerosi rifacimenti
e i danni provocati dai bombardamenti del 1943.
La chiesa normanna, restaurata di
recente, di San Giovanni a Mare,
collocata (XII secolo) sulla spiaggia
con un ospedale (distrutto nel corso della seconda guerra mondiale)
per accogliere i pellegrini reduci dalla Terrasanta, è affidata all’ordine
di San Giovanni di Gerusalemme (i
Gerosolimitani).
Poco più avanti del Mercato, la
strada moderna scorre veloce all’interno, mentre il tragitto lungo il
mare della Marinella è declassato
a percorso di servizio per il porto. Via
Nuova Marina corre parallela a tutta l’area portuale, punto di arrivo dei
numerosi interventi urbanistici culminati nei lavori del Risanamento e,
infine, della Ricostruzione postbellica degli anni Cinquanta.
Nell’area del porto, ampiamente rivisitata negli anni del regime [vedi pp.
148-149], vanno segnalati il Molo Pisacane, o Immacolatella Nuova,
Autorità portuale e deloggi sede dell’A
la Capitaneria di Por to, e dei servizi
rimodulati verso le isole del golfo, la
Sicilia e la Sardegna.
L’incrocio con via Ernesto Capocci
conduce alla piazza Orefici, centro
del Borgo, dove si perpetua una delle attività artigianali distintive del
quartiere Pendino, rinomata dalle
stagioni angioina e aragonese: è
da piazza mercato all’immacolatella
161
162
santa maria di
portosalvo
via alcide de
gasperi 40/a
[p. 162]
via sant’eligio
arco dell’orologio
di sant’eligio
maggiore
[pp. 146/160]
porto pendino mercato
Carlo II d’Angiò ad accordare il privilegio del primo statuto, modificato
da Giovanna I, nel 1380, e da Ferrante d’Aragona, nel 1474. Nel
cuore della piazza era l’Udienza,
dove quattro consoli sorvegliavano
la lavorazione dei metalli preziosi,
garantivano l’osservanza della giustizia e amministravano il Monte
della corporazione.
Nei primi decenni del Seicento il
marchese del Carpio, viceré spagnolo, per impedire la dispersione
delle botteghe in città, dispone
che l’attività orafa si concentri solo
nel Borgo, e, in una ‘capitolazione’
del 1639, detta le norme volte ad
impedire frodi o monopoli.
Ancora su via Marina, la chiesa di
Santa Maria di Por tosalvo (1554),
nata come ex voto di Bernardino
Belladonna alla Vergine omonima
per la sciagura di mare scampata,
è cara ai marinai, come ricordano
le lapidi sulla facciata. La sistemazione urbanistica ottocentesca
ha azzerato il tessuto urbano medievale in cui si inseriva, relegandola a spartitraffico, leggermente
interrato, tra via De Gasperi e via
Marina. In un’aiuola alla destra
dell’edificio, un obelisco celebra la
Restaurazione dei Borbone ai danni della Repubblica Partenopea
del 1799 (su tre medaglioni sono
raffigurati sant’Antonio da Padova,
san Gennaro e san Francesco di
Paola, protettori delle truppe sanfediste e della dinastia).
Poco oltre, via Por ta di Massa,
verso il Rettifilo, rievoca i traffici portuali di un tempo; era l’approdo delle feluche, provenienti da Massa Lubrense cariche di latticini, vino,
frutta e di una carne di vitello decantata da Goethe nel soggiorno
napoletano.
Sul mare, la Deputazione della Salute, l’IImmacolatella (Domenico Antonio Vaccaro) commissionata da
Carlo di Borbone, aveva funzioni di
sede del Tribunale, Sanità e Comando delle attività portuali. Deve il
nome alla statua della Madonna che
corona la palazzina settecentesca.
da piazza mercato all’immacolatella
163
vicaria poggioreale
166
vicaria poggioreale
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nuova del campo - via don
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imbriani - via battistello
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suarez - piazza medaglie d’oro
560 (festiva) cimitero pietà largo santa maria del pianto tangenziale - via pietravalle - via
pansini - via semmola - via
cardarelli - viale colli aminei - via
capodimonte
alibus aeroporto civile tangenziale - piazza garibaldi municipio e ritorno
c40 piazza garibaldi - corso
meridionale - via da sessa - via
della costituzione - corso malta
tangenziale - via cardarelli viale colli aminei - via
capodimonte
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sessa - via rimini - piazza
nazionale - via ponte di
casanova - corso novara - via
torino - piazza garibaldi - piazza
principe umberto - via colletta corso umberto I - corso novara corso meridionale - via da
sessa - via murialdo
c61 piazza carlo III - via
mazzocchi - via generale
pignatelli - piazza nazionale - via
nuova poggioreale - viale della
costituzione - corso malta - via
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c89 via volta - via brin - via
ferraris - via gianturco - via
murialdo - via giordano bruno via da maiano - via dei bonifaci via imparato - via provinciale
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c91 via argine - via napolitano via fratelli grimm - via walt
disney - via mario palermo - via
salgari - via hemingway - via
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costituzione - via terracini - via
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tocco - via gianturco - via da
sessa
of via brin - via vespucci - piazza
garibaldi - piazza principe
umberto - via nuova
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montesano - via bianchi - piazza
monaldi
trasporti
/ emergenze e sicurezza
carabinieri pronto intervento
112
stazione carabinieri
poggioreale
via della stadera 64/C
tel 0817590089
polizia 113
polizia
san lorenzo, vicaria, mercato,
pendino
piazza enrico de nicola 35
tel 0814424911
poggioreale
via della stadera 42
tel 0812583711
poliziotti di quartiere
via san cosmo fuori porta
nolana 44
tel 3357705961
polizia stradale
tel 0815954111
0812208311
soccorso stradale 116
soccorso in mare 1530
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unità operativa san lorenzo,
vicaria,mercato, pendino
via cesare rosaroll 31
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metropolitana
linea 2
gianturco - piazza garibaldi piazza cavour - montesanto piazza amedeo - mergellina via leopardi - campi flegrei cavalleggeri d’aosta - bagnoli pozzuoli
trasporti
www.comune.napoli.it/municipalita4
pronto soccorso 118
guardia medica
tel 0812549185
081202343
distretto sanitario 53
(san lorenzo, vicaria,
poggioreale, zona industriale)
piazza nazionale 95
assistenza anziani
piazza nazionale 94/E
tel 0812549217
0812549219
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tel 0812549603
0812549606
farmacie
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organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare il sito
www.paginegialle.it/campania
/napoli/farmacie.html,
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geografici’ per i rimandi al
quartiere
/ cure mediche
municipalità 4
(san lorenzo, vicaria,
poggioreale, zona industriale)
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sedi distaccate - servizi
demografici
vicaria
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poggioreale
via emanuele gianturco 99
unità operativa poggioreale
via leonardo murialdo 9
tel 0812508236
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
trasporti
/ i quartieri
estensione
vicaria kmq 0,72
poggioreale kmq 4,45
abitanti [2001]
vicaria 15.464 (7.210 maschi;
8.254 femmine)
poggioreale 25.257 (12.354
maschi; 12.903 femmine)
167
alle pagine 164-165
centro direzionale
a pagina 166
centro direzionale
chiesa di san carlo borromeo
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... poi lo svevo corrado, penetrato in napoli,
smantellò quella fabbrica e devastò que’ giardini,
ch’erano stati la delizia e de’ re e de’ napoletani.
da quel tempo il luogo fu detto guasto...
[salvatore di giacomo, 1899]
storie
Situata a ridosso del centro antico, Vicaria fa parte della quarta municipalità insieme a San Lorenzo, Poggioreale e al quartiere industriale, delimitata a nord da via don Bosco (confine con San Carlo all’Arena), a est
da via Giovanni Porzio e corso Malta (confine con Poggioreale), a ovest da
corso Novara e via Arenaccia (confine con San Lorenzo, con cui condivide parte di piazza Garibaldi). È, come gran parte della città moderna, il
risultato degli interventi del Risanamento, con forte connotazione popolare, per quanto mantenga il nome del quartiere antico (a Castelcapuano avevano sede dal Cinquecento gli organi giudiziari, con il Tribunale della Vicaria [vedi San Lorenzo pp. 116, 118/130-131]), in gran parte ‘assorbito’ da San Lorenzo, con confini modificati.
L’area è tradizionalmente conosciuta come Vasto (corruzione di guasto): nel
Medioevo, fuori le mura cittadine ad oriente (oggi via Rosaroll), la tradizione letteraria ricorda un bosco e un giardino rigogliosi di grande estensione,
devastati (‘guastati’) dall’esercito di Corrado IV di Svevia nel corso dell’assedio di quattro mesi della città ribelle (1253).
Nella parte ‘nuova’, strade ampie e parallele: corso Novara, verso Capodichino, via Arenaccia; via Nazionale; via Porzio, corso Malta dopo l’incrocio
con via Nuova Poggioreale. L’area orientata su San Lorenzo è caratterizzata, al contrario, da assi ortogonali, che riconducono alla morfologia della città greca, tutti intitolati, dopo l’Unità, a nomi di città italiane.
Il quartiere Poggioreale – a sua volta, nella conformazione moderna di istituzione ‘recente’, legato alla modernizzazione progressiva della città avviata
nel corso del XIX secolo e culminata nel Centro Direzionale negli anni Set-
tanta del Novecento – confina a
nord con il comune di Casoria e San
Pietro a Patierno, a nord est con Ponticelli, a nord ovest con il quartiere
San Carlo all’Arena, a est con Barra e San Giovanni a Teduccio, a sud
con il mare, a ovest con Vicaria, Pendino e San Lorenzo. Il nome antico
ricorda la villa di delizie (1487, Giuliano da Maiano, uno dei protagonisti
dell’architettura rinascimentale) di
Alfonso d’Aragona, in declino vistoso già nel XVII secolo e poi definitivamente abbandonata. Dinanzi alla
costruzione, il viceré duca d’Alcalà
commissiona lo stradone di Poggioreale, alberato e ornato di fontane, nel 1604.
Con la modernizzazione ‘rivoluzionaria’ del decennio francese, il Consiglio degli Edifici Civili recluta i migliori tecnici napoletani, alcuni impegnati anche come ingegneri del
Corpo di Ponti e Strade: un ‘piano regolatore’ di ampio respiro prende in
esame la città nel suo complesso,
con attenzione mirata all’ampliamento delle aree sia a occidente che
a oriente del centro storico. Il progetto
si ricollega alla visione lungimirante
già delineata nel 1789 da Vincenzo
Ruffo nel Saggio sull’abbellimento di
cui è capace la città di Napoli, che
prefigura in nuce molti dei temi
messi a fuoco da Giuseppe Bonaparte (1806-1808) e Gioacchino
Murat (1808-1815), la rilevanza
storie
funzionale degli ‘ingressi’, delle strade, delle piazze e degli edifici pubblici
della città, il richiamo alle profonde
carenze urbanistiche. I sovrani francesi, in definitiva, concepiscono Napoli come corpo aperto e dinamico,
promuovendo un ampliamento organico verso il sistema collinare e verso oriente, prospettando nuove arterie di comunicazione scandite da
piazze geometriche: la rete stradale messa a punto tra il 1807 e il
1812 risponde ad esigenze obiettive non rinviabili, e non è un caso se
il programma non verrà interrotto né
dalla restaurazione borbonica, né, in
seguito, dall’Unità nazionale.
Le grandi opere pubbliche, a loro volta, favorendo l’impianto di nuove attività commerciali, creano le premesse per gli edifici commissionati
dalla borghesia napoletana nel corso del secolo.
Tra il 1807 e il 1809 vengono completati i lavori per corso Napoleone
(oggi corso Amedeo d’Aosta) e, nel
1810, per la ristrutturazione del sistema viario in prossimità dell’accesso settentrionale alla città (Roma
e Caserta), mentre Stefano Gasse
concepisce l’allineamento di via Foria (ridisegnata in forme regolari e
unita al largo delle Pigne), con il riempimento del fossato e il taglio dei bastioni vicereali [vedi Stella San Carlo all’Arena].
Sull’area della collina di Capodichi-
171
172
vicaria poggioreale
no, la strada del Campo di Marte,
aperta nel 1812 (Giuliano de Fazio),
prosegue il disegno murattiano di
ampliamento del perimetro urbano, in una zona destinata alle manovre e alle esercitazioni militari.
Nel 1813, sempre su commissione
di Gioacchino Murat, inizia la costruzione del primo nucleo del Camposanto Nuovo, progettato da Francesco Maresca sulla collina di Poggioreale e portato a termine con il ritorno dei Borbone.
I tempi stanno cambiando. Nei primi anni del XIX secolo in Europa l’interesse per i temi della salute pubblica e dell’igiene avanza di pari passo con i progressi delle scienze chimiche e biologiche: la funzione dei
cimiteri, in rapporto soprattutto ai
grandi agglomerati urbani, viene rivista radicalmente; i luoghi di sepoltura non possono più coesistere
con la densità di popolazione del
‘centro’, vanno individuate aree
esterne agli abitati, entro strutture
circoscritte, che uniscano gli intenti monumentali e celebrativi ai requisiti indispensabili di igiene e tutela ambientale.
Napoli possedeva un cimitero ‘moderno’ dal 1762, il Camposanto dei
Tredici o delle 366 fosse (poi detto
Camposanto Vecchio), opera di Ferdinando Fuga, sulle pendici meridionali della collina di Poggioreale, ma
ancora nel Settecento, malgrado il di-
battito illuminista intorno alla questione, era diffusa l’abitudine di seppellire nella terra consacrata delle
parrocchie cittadine.
Dal 1804 un decreto di Napoleone
sancisce il divieto di inumare all’interno degli spazi urbani, prescrivendo la costruzione di cimiteri recintati, in luoghi periferici, preferibilmente alti e esposti a settentrione, bandendo l’uso delle fosse comuni e incoraggiando, dove possibile, la costruzione di monumenti e
cappelle private.
L’individuazione precisa dell’area e
le fondazioni iniziali sono del 1813,
dunque, ma per gli eventi storici i lavori riprendono nel 1820, sospesi
nuovamente nel 1821 e, infine, nel
1834, con la direzione di Luigi Malesci e Ciro Cuciniello, conclusi solo
alla metà del secolo. Nell’attenzione
alla collocazione paesaggistica è
evidente l’influenza del cimitero parigino di Père Lachaise (1804-1812),
laddove nei monumenti funebri si
legge chiaramente il passaggio dalle forme austere di inizi secolo a quelle eclettiche dei decenni successivi,
in linea con la sensibilità plastica dell’Ottocento.
Tra il 1806 e il 1840, Stefano Gasse, progettista ‘di punta’ di questo ciclo di trasformazioni urbane, è attivo in numerose opere pubbliche: nell’area orientale, il ‘muro finanziere’,
le barriere e la Nuova Dogana, al-
l’origine di una nuova frontiera che
include di fatto nell’orbita cittadina
le colline, insieme alle aree a occidente, a settentrione e ad oriente, o
delle ‘Paludi’, diventando la base del
programma di ampliamento urbanistico di Ferdinando II e post unitario. Il muro vero e proprio, tuttavia,
diviene ben presto il simbolo dell’oppressione fiscale, progressivamente demolito dal 1904. Sopravvivono oggi poche strutture, trasformate o in stato di abbandono, a Capodichino, a Poggioreale e al Ponte
della Maddalena.
Nel 1839 Ferdinando II, nell’ambito
delle Appuntazioni per lo Abbellimento di Napoli, pianifica in 89
punti gli interventi da realizzare in città (molti dei quali effettivamente portati a termine, anche dopo l’Unità),
tornando, in particolare, sulla questione dell’espansione a oriente, e,
al passo con i tempi, sulla individuazione di un’area organica ai primi fermenti e ai primati industriali
delle manifatture reali (a quasi duecento anni di distanza, siamo di
nuovo ad interrogarci sull’industrializzazione in crisi accentuata e le prospettive da rifondare).
In coerenza con il programma reale,
vede la luce la strada sull’alveo dell’Arenaccia, realizzata da Federico
Bausan nel 1836 con l’intento di collegare la zona di Ottocalli al Ponte
della Maddalena e aprire un varco
storie
adeguato verso est, completata nel
1843 (Leonardo Laghezza). Nel
1840 si aggiunge via dello Sperone,
collegamento lungo e rettilineo nordsud – esterno al muro finanziere –
della strada nuova di Santa Maria del
Pianto con San Giovanni a Teduccio:
con la bonifica delle Paludi, intrapresa negli anni Cinquanta dal Corpo di Acque e Strade, l’area sarà finalmente utilizzabile ai fini dell’espansione urbana messa in opera in concreto dalla fine del secolo.
Altro cardine cruciale del progetto, via
dei Fossi, concepita sempre durante il lungo regno di Ferdinando II, unisce via Marina a via Foria, costruita,
come si è già accennato, con il
riempimento del fossato della murazione aragonese (1840-1864, progetto affidato a Luigi Giura e Federico Bausan, ‘corretto’ dallo stesso
sovrano, interessato in prima persona alla progettazione urbana).
Il nuovo assetto è reso indispensabile, a partire dal 1839, in seguito all’apertura della ferrovia Napoli-Portici, con la stazione di partenza collocata nei pressi di porta Nolana
[vedi Porto Pendino Mercato pp.
146-147] e, a poca distanza, di
quella parallela (1842) della linea ferroviaria Napoli-Caserta-Capua. Il percorso – l’attuale tratto meridionale
di corso Garibaldi e via Cesare Rosaroll – in sintonia con la cultura urbanistica europea, dà il via al-
173
174
l’area orientale
dalla collina
di san martino
vicaria poggioreale
l’espansione dell’edilizia borghese
nel circondario, e alla individuazione
dei suoli per il futuro quartiere operaio, come dalle segnalazioni precise del re nelle Appuntazioni.
I programmi varati a partire dal
1860 non modificano le linee guida
di sviluppo, con il progetto di un ulteriore insediamento tra le vie dei
Fossi e dell’Arenaccia, e tra via Foria e il Borgo Loreto, destinato ad abitazioni popolari; progetto sospeso nel
1861 per la costruzione della stazione centrale, appaltato e ripreso
nel 1864, modificato, nell’area della piazza Garibaldi odierna. Ma la
concessione sfuma per problemi
economici, fino al momento in cui il
Risanamento, dal 1885, mette mano
ai lavori conclusivi, in virtù della necessità di individuare rioni abitativi
alternativi per gli ‘sfollati’ dello sventramento [vedi Porto Pendino Mercato pp. 148-149]: edifici ampi, destinati al ceto operaio e ai meno abbienti, articolati intorno a quattro o
sei cortili, con superfici abitative
minime in omaggio ai dettami dello
sfruttamento intensivo dei suoli.
Va in archivio l’epoca dei ‘borghi’ antichi a ridosso delle mura cittadine
(Sant’Antonio Abate, gli Incarnati, il
Vasto), con la rivoluzione irreversibile
del rapporto tradizionale tra città e
periferie extraurbane. Passa a miglior
vita, nel 1893, il cimitero acattolico
di Santa Maria della Fede.
‘‘
176
vicaria poggioreale
...l’edificio della stazione centrale, sin dal 1861, aveva
rappresentato il nuovo polo d’attrazione, intorno al quale
si andavano configurando le differenti esigenze della
nuova città borghese...
[giancarlo alisio, 1980]
da piazza garibaldi al centro direzionale
stazione centrale
piazza garibaldi
[pp. 174/176-178]
Piazza Garibaldi, interessata oggi da
lavori radicali e complessi di risistemazione in concomitanza con
l’adeguamento della stazione ai
nuovi standard internazionali e con
i cantieri per la linea 1 e 2 della metropolitana, assume connotazione
propria dopo l’Unità (non a caso ribatezzata in un primo momento
“dell’Unità italiana”), omaggio al
protagonista delle vicende risorgimentali e, per un periodo breve
(1860), ‘dittatore’ del liberato regno
napoletano prima dell’annessione.
Il monumento dedicato all’eroe dei
due mondi, sul versante di corso Umberto I, è dello scultore fiorentino Cesare Zocchi (1904).
L’area è un crocevia tra i più trafficati e caotici della città, snodo cruciale per i collegamenti su gomma
tra Napoli, il centro urbano e i siti
principali della regione, con i capolinea delle principali linee di tra-
sporto, e per quelli su ferro, diretti a
tutta la penisola, circa 137.000 presenze giornaliere.
L’edificio della stazione, realizzato
nel 1866 da Nicola Breglia (probabilmente su un progetto preliminare di Errico Alvino), viene in seguito abbattuto e arretrato di circa
250 metri rispetto alla collocazione originaria: la fabbrica ottocentesca risultava ingombrante e poco
razionale, un portico a ‘u’ con soli
4 binari a livello, e altri 24 di complemento a circa 300 metri di distanza, con notevoli disagi per i
viaggiatori.
Nel 1954 le Ferrovie dello Stato, in
accordo con il Comune, bandiscono
un concorso per la nuova Stazione
Centrale, con la prescrizione di
un’unica soluzione per l’accoglienza del pubblico, i servizi e gli uffici
compartimentali (anche se, in seguito, si deciderà di spostare gli uf-
fici nell’edificio ‘a torre’ per non interferire con la visuale panoramica).
La commissione giudicatrice premia
ex aequo tre progetti (Gabbiani –
Mario Battaglini, Corrado Cameli,
Marino Lombardi, Ugo Viale – Granatello 1839 – Bruno Barinci, Carlo Cocchia, Luigi Piccinato – e Trasparenza pensilina – Mario Campanella, Pier Luigi Nervi, Giuseppe
Vaccaro), le cui soluzioni vengono
‘riunificate’ (con l’aggiunta delle
proposte di un gruppo – Castiglioni,
Sianesi e Bongioanni – a sua volta
meritevole di segnalazione) nella realizzazione finale. Elemento chiave
della messa in opera (1954-1966)
è l’articolazione in due strutture distinte: un fabbricato basso, delimitato dalla pensilina prospiciente i binari, che protegge la zona viaggiatori,
e un edificio a pianta stellare a tre
punte con sedici livelli, per gli uffici
compartimentali, decentrato sulla sinistra per consentire la visione del
Vesuvio dalla piazza; a caratterizzare
la parte bassa, una soluzione originale di vele triangolari retta da pilastri a tripode. Sul tetto a piramidi,
negli anni Sessanta, Mina ‘vestita’
di fili telefonici immortala in un ‘carosello’ canoro il progetto all’avanguardia per gli standard architettonici di quegli anni.
piazza garibaldi
stazione centrale
[pp. 174/176-178]
178
palazzo della
nuova borsa
merci
corso meridionale
58
sede distaccata
della
camera di
commercio,
industria,
artigianato e
agricoltura di
napoli
tel 0817607111
fax 081285465
www.na.camcom.it
www.borsamercinapoli.it
[p. 178]
cimitero
acattolico
di santa maria
della fede
o degli inglesi
via biagio miraglia
orario: 9-12
tel chiesa
0815539774
0810782908
[pp. 178-179]
vicaria poggioreale
Un gruppo di lavoro coordinato da
Carlo Cocchia ridisegna infine l’assetto urbanistico della piazza, definendone i flussi di circolazione.
I lavori attuali di riqualificazione
della Stazione, in corso dal 2005,
sono affidati all’architetto Marco
Tamino (già autore del restyling della stazione Termini a Roma e della
Stazione Centrale a Milano). Fino al
1924 i giardini della piazza ospitavano la Fontana della Sirena, ora in
piazza Sannazaro [vedi Chiaja p. 26].
Su corso Meridionale, il palazzo
della Nuova Borsa Merci, sede distaccata della Camera di Commercio di Napoli, è la risposta, sul finire degli anni Sessanta del Novecento, alle esigenze di spazi adeguati e strutture più ampie, al termine di un periodo di cambiamenti sensibili e riorganizzazione interna dell’Ente. L’edificio – articolato
in due strutture: quella in ferro e vetro, che ospita gli uffici, si incastra
nell’altra in cemento, riservata alla
sala contrattazioni, (1964-1971,
Michele Capobianco, Riccardo Dalisi, Massimo Pica Ciamarra) – occupa un’area strategica destinata
fin dal Piano Regolatore del 1939
a funzioni di natura direzionale, contigua ai nodi di comunicazione
principali (ferrovia, autostrade) e al
Centro Direzionale.
Lungo il corso Novara – sovrastato
fino a pochi anni fa da una soprae-
levata poco funzionale, tra piazza
Garibaldi e via don Bosco, demolita con soddisfazione generale – l’ex
sede della CEAT (Cavi Elettrici Affini Torino, società produttrice di
cavi e pneumatici, venduta agli
inizi degli anni Settanta), costruita
negli anni Trenta, riconvertita in parte ad autosalone.
Nel prosieguo, la denominazione di
via Arenaccia [vedi p. 170, 173] deriva dalla circostanza che il tragitto,
torrente fangoso in tempo di pioggia,
diventava deposito di arena (sabbia)
con la siccità. Nel Cinquecento e nel
Seicento era teatro di ‘tornei’ popolareschi di sassaiole (pretiate o petreiate, Gino Doria), con la partecipazione in principio di rappresentanze aristocratiche (come ricorda
Giambattista Basile nel Cunto de li
cunti), destinate a tramutarsi col
tempo in battaglie sanguinose tra i
delinquenti dei rioni contrapposti,
tanto che nel 1625 il viceré Antonio
Alvarez de Toledo duca d’Alba, per
porre un argine, fa imprigionare
trenta ‘capi sassaiuoli’.
Una deviazione in via Miraglia conduce in piazza Santa Maria della
Fede (nel Borgo di Sant’Antonio
Abate, ai limiti con il quartiere San
Lorenzo) dove, nell’area che comprendeva il giardino del convento
omonimo – acquistato dal Governo
inglese nel 1824 – aveva sede il cimitero degli inglesi (1828, esten-
da piazza garibaldi al centro direzionale
sioni nel 1852, chiuso nel 1893 per
l’impossibilità di ulteriori ampliamenti), ora sistemato a verde e ‘riconvertito’ a giardino custodito.
Concepito come un cimitero-giardino suggestivo, secondo il gusto romantico inglese, per ospitare le salme di personaggi di rilievo della comunità protestante (banchieri, intellettuali, industriali, del calibro di
Antoon Sminck Pitloo, fondatore e
protagonista della Scuola di Posillipo, e del botanico Friedrich Denhart)
residente a Napoli nell’Ottocento, dal
1993 è aperto al pubblico, dopo il
restauro delle zone verdi e dei nove
monumenti funebri superstiti (tra i
quali la cappellina di Felice Zermann,
il sepolcro di Maria Beaullerck,
1845, di Davide Vonwiller, 1856, di
Mary Sommerville, 1876, di Oscar
Meuricoffre, 1880, opere di Francesco Jerace).
Proseguendo per via Arenaccia,
vico Polveriera ricorda la fabbrica di
polvere da sparo che il viceré Juan
de Zuñica conte di Miranda (15861595) fa costruire a fine Cinquecento per riunire in un solo opificio
la lavorazione della miscela esplosiva, prima distribuita in varie manifatture fuori porta Capuana, con
‘incidenti’ frequenti: per quasi due
secoli la soluzione di sicurezza funziona, tanto che la polveriera esploderà ‘solo’ nel 1716.
La strada termina in via Francesco
Pignatelli (1775-1853 principe di
Strongoli, oppositore dell’assolutismo borbonico, paladino della Repubblica Romana, 1798, generale
della Repubblica Partenopea, 1799,
e dell’interregno francese, patriota
risorgimentale nel 1820, comandante della Guardia Nazionale nel
1848, autore delle Memorie storiche
del Regno di Napoli dal 1790 al
1815), dove lo stadio militare Albricci, commissionato nel 1921 dal
generale Alberico Albricci, ha impresso un segno indelebile nella storia sportiva della città: qui ha avuto
inizio l’avventura della Napoli calcio,
tra il 1926 e il 1930, si sono allenati a lungo gli atleti della Partenope Rugby, qui Fausto Coppi taglia
il traguardo del giro di Campania del
1956. Dopo un periodo di limitazione delle attività ai confini militari stretti, ristrutturato, oggi lo stadio
è un impianto polifunzionale con pista di atletica, anello per gare di ciclismo su pista e campo in erba per
partite di calcio e di rugby. Nel novembre 2008 ha ospitato le olimpiadi scolastiche della IV municipalità organizzate dal CSI (Centro
Sportivo Italiano) in collaborazione
con l’esercito.
Tornati su corso Malta (nei pressi dell’ingresso per la Tangenziale), siamo
ad uno dei numerosi accessi (piazza
De Gasperi) al Centro Direzionale.
Negli anni Sessanta del Novecento,
179
stadio militare
albricci
via francesco
pignatelli 236
tel 0817807156
[p. 179]
centro direzionale
ingresso principale
da piazza salerno
[pp. 170/179-183]
alle pagine
successive
centro direzionale
piazza ugo la malfa
[pp. 170/179-183]
182
vicaria poggioreale
pressata dalla congestione sempre più intollerabile del centro urbano, l’amministrazione cittadina delibera il decentramento e la concentrazione delle funzioni pubbliche
di indirizzo nell’area orientale del
quartiere Vicaria, decisa a trasferire finalmente gli uffici amministrativi e giudiziari disseminati per secoli
nei quartieri San Ferdinando, San
Giuseppe, San Lorenzo, sedi storiche
del potere e degli affari, di banche,
assicurazioni, tribunali, aziende di
comunicazione e nuove tecnologie.
L’obbiettivo è duplice: valorizzare la
periferia ad est allargando i confini
della metropoli moderna, riqualificare e alleggerire il centro cittadino,
investito di funzioni terziarie compatibili con la sensibilità ambientale che va delineandosi lentamente
(strategia confermata nelle disposizioni dei Piani Regolatori Generali in discussione, e approvati, nei decenni successivi). Comincia a delinearsi il progetto ambizioso e discusso di utilizzare il territorio compreso fra via Nuova Poggioreale, corso Malta, via Taddeo da Sessa e i binari della ferrovia per creare una
nuova cittadella direzionale (Luigi
Piccato, 1971). Quattro anni più
tardi, il Comune approva il progetto
di massima coordinato da Giulio De
Luca, che anticipa le linee guida urbanistiche e architettoniche: separazione tra la circolazione automo-
bilistica, disposta a una quota inferiore, e quella pedonale, al livello degli edifici; suddivisione in diciotto lotti edificabili, primo fra tutti quello destinato al Palazzo di Giustizia; individuazione di una precisa tipologia
edilizia.
Nel 1980, finalmente, Kenzo Tange
mette mano al progetto, approvato
nel 1984, esteso ad una superficie
di 110 ettari, 52 destinati a parco e
strade pedonali, circa il 30% delle costruzioni riservate ad abitazioni.
Quanto ai collegamenti di raccordo,
il programma prevede innesti diretti nelle strade che delimitano l’area
con la tangenziale e con le ferrovie
sotterranee dell’Alife e della Circumvesuviana, con stazioni dedicate. La circolazione interna è incanalata su tre direttrici est-ovest: l’Asse
verde, nella zona più meridionale,
l’Asse pubblico o mediano e l’Asse
sportivo, disposto nella zona settentrionale. Sull’impianto d’insieme
dell’architetto giapponese, Renzo
Piano progetta l’Olivetti, Giulio De
Luca, Renato Avolio De Martino e
Massimo Pica Ciamarra le due torri
dell’Enel, Nicola Pagliara quelle del
Banco di Napoli. Con i suoi 129 metri, la torre Telecom cancella il primato del grattacielo Pirelli di Milano,
sovrastato di due metri, diventando
l’edificio abitabile più alto d’Italia.
Lo skyline vesuviano ha una maschera nuova. Nato per emulare le
downtown di matrice londinese e
americana, il Centro Direzionale,
dalle origini, non ha mai smesso di
alimentare opinioni contrastanti sulla contiguità, eccessiva, al centro più
densamente abitato, sul degrado
permanente del contesto, su presunte criticità strutturali per la morfologia paludosa del terreno, sulle
soluzioni architettoniche avveniristiche...
Sarebbe ora, dopo anni di manutenzioni carenti e prospettive indefinite, di disporre infine una azione risolutiva. Per completare le promesse e le premesse ambiziose della fondazione; o azzerare avventurosamente tutto, con risorse tutte da in-
dividuare, in cerca di scenari alternativi meglio calibrati.
In via Taddeo da Sessa, tra il 1922
e il 1930, il rione Luigi Luttazzi, nell’area paludosa del Pascone sottoposta a una imponente opera di bonifica, è una delle realizzazioni più
ambiziose dell’Istituto Autonomo
Case Popolari (IACP), ottocentotrenta alloggi, spazi verdi e strutture di servizio adeguate (un asilo, due ambulatori, una biblioteca rionale e bagni
pubblici). Non lontano, in via Domenico Aulisio, è ubicato il mercato
agroalimentare di Poggioreale.
mercato
agroalimentare
via domenico
aulisio
[p. 183]
centro direzionale
piazza alcide de
gasperi
[pp. 170/179-183]
alla pagina
successiva
centro direzionale
isola f su viale
ferracini
[pp. 170/179-183]
‘‘
da poggioreale a santa maria del pianto
185
nel secolo XVII ... il viceré duca d’alcalà vi costruì
innanzi lo stradone detto di poggioreale, poi alberato e
abbellito di fontane, nel 1604, dal viceré conte di
benavente...
[gino doria, 1943]
da poggioreale a santa maria del pianto
Via Nuova Poggioreale, a partire da
piazza Nazionale, attraversa in direzione nord il quartiere, evidenziandone ampiezza e varietà di funzioni. Poco distante dal Centro Direzionale, il Carcere Giudiziario, costruito, in sostituzione delle vecchie
prigioni (in Castelcapuano, nel castello del Carmine e al forte di Vigliena), tra il 1905 e il 1914, concentra i detenuti del circondario dal
1919, dopo un breve intermezzo, negli anni della Grande guerra, come
alloggio per le truppe.
La zona tra via Nuova Poggioreale e
l’emiciclo omonimo ospita, a breve
distanza, il mercato ortofrutticolo, il
mercato rionale in via Marino di Caramanico, vicino al macello comunale, concepito nel 1984 – uno dei
più grandi in Italia – con cinquecentocinquantaquattro posti vendita distribuiti su trentacinquemila
metri quadrati, e il mercatino delle
pulci. In via Monfalcone, alcune delle strutture sportive di riferimento del
quartiere: la piscina comunale Rari
Nantes, il campo di calcetto polifunzionale e, in via Stadera, il complesso del Palastadera, sede della
società di basket locale.
Via Santa Maria del Pianto, segna
l’inizio dell’area del ‘riposo eterno’. Il
Cimitero Monumentale, o Camposanto Nuovo, è il grande ‘contenitore’ voluto da Gioacchino Murat nel
1813, ma aperto, ancora incompleto, nel 1837 [vedi p. 172]. Il sito prescelto sulla collina è speculare rispetto alla villa perduta di Alfonso
d’Aragona, celebrata in memoria
nel nome del quartiere. L’ ascesa iniziale, piuttosto ripida, è superata
dall’andatura sinuosa della strada
che conduce allo spiazzo monumentale della Chiesa Madre – aula
rettangolare con colonne doriche in
marmo bianco, una copertura a cas-
mercatino delle
pulci
incrocio via nuova
poggioreale - via
marino di
caramanico
orario: ven-lun 7-15
[p. 185]
mercato rionale
via marino di
caramanico
[p. 185]
impianto sportivo
via monfalcone 58
[p. 185]
piscina comunale
rari nantes
via monfalcone 62
tel 0817871878
[p. 185]
impianto sportivo
palastadera
via stadera 60/b
tel 0815844945
[p. 185]
186
cimitero di
poggioreale e
chiesa madre
via santa maria del
pianto 146
orario: apertura
cancello principale
in via santa maria
del pianto
lun-dom 7.3016.30
[p. 185]
cimitero
monumentale
monumento a
raffaele conforti
[pp. 172/185-188]
vicaria poggioreale
settoni in cui si apre un lucernaio –,
con i due cortili a meridione e il grande chiostro alle spalle destinato alle
cappelle delle confraternite. La facciata meridionale, raccordata al livello dei chiostri da uno scalone a
doppia rampa, sarà in seguito ornata
da un colonnato monumentale. Nel
quadrato delle congregazioni, la statua gigantesca della Religione, scolpita da Tito Angelini, viene presentata nel settembre 1845 alla delegazione di ospiti illustri chiamati nella capitale dal VII Congresso Italiano
di Scienza.
Il Camposanto Nuovo mostra ancora la chiara impostazione prospettica verso via Poggioreale, fronte verso il quale sono orientati fin dall’inizio i monumenti sepolcrali principali. L’ingresso, progettato nel 1839 da
Gasse e realizzato dopo la sua morte, è ideato a forma di esedra per
creare con la barriera doganale, sul
lato opposto, un spazio scenografico unitario; è organizzato con due
rampe d’accesso, al centro una scalinata, per consentire il passaggio
agevole dei carri.
Il Recinto degli uomini illustri si inserisce nelle suggestioni paesaggistiche animate dai viali curvilinei o in
fuga, da terrazze panoramiche e
dall’alternarsi delle opere di architettura e scultura agli squarci verdi
del giardino. La ricchezza e la varietà di forme e stili monumentali, in li-
nea con l’eclettismo dominante in
Europa, fanno del cimitero un repertorio ben assortito della scultura
dell’Ottocento, mentre la presenza
percepibile delle spoglie degli ospiti celebri, benemeriti della vita culturale e civile di tante generazioni, alimenta la sacralità del pellegrinaggio
e l’omaggio alla memoria, a distanza sicura, finalmente, dalle vanità delle cronache della vita archiviata.
Tra le siepi, i busti del pittore napoletano Giuseppe Mancinelli (1877)
dello scultore Tito Angelini (1878), ingentilito dal rilievo con una figura
femminile dolente, accanto a un repertorio assortito di studiosi e storici (Luigi Settembrini, 1881, Francesco De Sanctis, 1883, Bernardo
Quaranta, 1867), di architetti e ingegneri (Luigi Giura, 1832, con busto di Gennaro Calì; Stefano Gasse,
1840, con il profilo scolpito da Tito
Angelini; Antonio Niccolini, 1850,
sul cui monumento funebre, disegnato dal figlio Fausto, vigila l’Angelo
del dolore, opera di Leopoldo di
Borbone, conte di Siracusa).
La vendita progressiva dei terreni, affidata al Comune, e la costruzione di
cappelle e monumenti dalle forme
più varie, determinano, con il trascorrere del tempo e una manutenzione inversamente proporzionale all’estinguersi dei parenti diretti, un affollamento caotico e un degrado
sempre più marcato, già descritto in
da poggioreale a santa maria del pianto
187
188
cimitero e chiesa
di santa maria del
pianto
via nuova del
campo
[p. 188]
cimitero
comunale
via santa maria del
pianto 134
[p. 188]
cimitero delle
366 fosse
cimitero dei colerici
via fontanelle al
trivio
[p. 188]
cimitero ebraico
via cimitero
israelita
[p. 188]
cimitero
monumentale
memoria
a benedetto croce
[pp. 172/185-188]
alle pagine 190191
cimitero
monumentale
chiostro grande
[pp. 172/185-188]
vicaria poggioreale
una guida del 1863 (si contano
137 cappelle di congreghe e 1300
monumenti privati), quasi una damnatio dantesca ad espiare in un’altra vita gli affanni crescenti della
mondanità metropolitana; ma la varietà di stili, la bellezza singolare dell’ambiente, il verde, magari incolto,
rigoglioso, ricreano, ogni istante che
occorre, quell’atmosfera di fascino romantico e quell’invito alla meditazione che non smette di attrarre ‘consanguinei’ comuni, cittadini, artisti e
letterati in cerca di ispirazione.
Nella parte alta del complesso, la
chiesa di Santa Maria del Pianto
(1662) si innesta nei paraggi della
grotta in cui riposano le vittime numerosissime della peste del 1656,
intorno alla quale aveva trovato collocazione il cimitero omonimo in
via Nuova del Campo (nel nome il ricordo del vicino Campo di Marte
[vedi pp. 171-172/189]).
Nel 1837, a brevissima distanza dalle cerimonie di inaugurazione del
Camposanto ‘nuovo’, il ‘sistema’
cimiteriale è già in crisi palese: l’ultima delle epidemie ricorrenti di
colera, di particolare virulenza, impone la costruzione, affidata all’architetto Leonardo Ghezzi, di un recinto riservato alle vittime della catastrofe, a nord est del quadrilatero
costruito nel 1762-1763 su progetto di Ferdinando Fuga. Parliamo
del Cimitero delle 366 fosse (o
Camposanto ‘vecchio’), tra i meno
noti e i più suggestivi di quest’arte
senza tempo, concepito con ‘gli alloggiamenti’ necessari per ogni giorno dell’anno, senza dimenticare gli
anni bisestili (ogni fossa è a 7 metri
di profondità, un quadrato ben ponderato di quattro metri e venti). Il loculo centrale, esentato da funzioni
di sepoltura, raccoglie e convoglia le
acque piovane.
La struttura ha forma di recinto in
nuda pietra, in un luogo panoramico, ma forme essenziali immuni
dalle tentazioni del paesaggio, quasi un manifesto della ideologia illuminista settecentesca che intende il
seppellimento esclusivamente come
pratica di igiene pubblica.
Ancora, a monte di quello Monumentale, vengono realizzati il Cimitero della Pietà (1888), separato da
via Santa Maria del Pianto, destinato
ai meno abbienti, e il Cimitero Nuovissimo (1930).
Al 1875 risale il primo Cimitero
Ebraico, sempre contiguo all’ingresso di quello Monumentale, con
sepolture e cappelle funebri rigorose e asciutte, poi esteso, per necessità, ad un secondo recinto realizzato nel 1980, con lo stesso carattere austero.
Ormai che le colline un tempo ben distanti dal centro sono a pieno titolo
inglobate nel perimetro metropolitano, anche il percorso per le rotte ce-
da poggioreale a santa maria del pianto
lesti è vicino: a Capodichino, nel
1910 i primi passi dell’aeroporto
napoletano mettono in pista i velivoli nell’ex Campo di Marte, il suolo prescelto da Gioacchino Murat
[vedi p. 171-172/188] per gli addestramenti e le parate militari; nel
1918, con la Grande guerra, Capodichino si adegua ad aeroporto bellico, per diventare infine, a tutti gli effetti, lo scalo civile di riferimento del
Mezzogiorno nel 1950.
Dal 1995, in seguito alla privatizzazione della struttura, ad investi-
menti rilevanti e procedure di gestione completamente rinnovate,
l’Aeroporto internazionale di Napoli
dimostra tangibilmente i risultati
perseguibili da un percorso imprenditoriale all’altezza del patrimonio di civiltà che la storia ci consegna e, parallelamente, degli standard competitivi di eccellenza del
contesto globale internazionale.
189
aeroporto
internazionale di
napoli
capodichino
call center e
assistenza
passeggeri ridotta
mobilità
848888777
da cellulare o
dall’estero
+390817515471
bagagli smarriti
call center
199280180
customer service
orario: 5.30-23.30
www.gesac.it
[p. 189]
stella san carlo all’arena
194
stella san carlo all’arena
metropolitana
linea 1
piazza dante - museo materdei - salvator rosa quattro giornate - vanvitelli medaglie d’oro - montedonzelli
- rione alto - policlinico - colli
aminei - frullone - chiaiano piscinola
linea 2
gianturco - piazza garibaldi piazza cavour - montesanto piazza amedeo - mergellina via leopardi - campi flegrei cavalleggeri d’aosta - bagnoli pozzuoli
via vecchia san rocco - via
prisco - colli aminei - via bosco
di capodimonte - via manfredi
piazzetta lieti
c66 via gatto (m1) - viale colli
aminei - via ponti rossi - via
masoni
c67 via zuccarini (m1) - via
galimberti - via labriola - viale
della resistenza - via napoli - via
acquarola - via gambardella via lombardia - via di miano tondo di capodimonte
c83 piazza leone - via rosaroll
via foria - piazza carlo III - via
gussone - via arenaccia - via
comunale vecchia di miano cupa santa cesarea - via san
francesco d’assisi - via zanotti
bianco
r4 via cardarelli - viale colli
aminei (m1) - via
capodimonte - corso amedeo
di savoia - via santa teresa
degli scalzi - via pessina piazza dante (m1) - via toledo
via battisti - via sanfelice - via
depretis - via medina - via
monteoliveto - piazza VII
settembre - piazza dante (m1)
via broggia - piazza museo
trasporti
aeroporto di capodichino
informazioni ed assistenza
clienti
call center 848888777
da cellulare o dall’estero
(+39) 0817515471
assistenza bagagli smarriti
call center 199280180
www.gesac.it
/ trasporti
/ emergenze e sicurezza
carabinieri pronto intervento
112
stazione carabinieri stella
piazzetta stella 1
tel 0815486024
piazza sant’eframo vecchio 19
tel 0817519577
polizia 113
commissariato san carlo
all’arena
calata capodichino 9
tel 0817437311
poliziotti di quartiere
calata capodichino 9-11
tel 3355292638
polizia stradale
tel 0815954111
0812208311
soccorso stradale 116
soccorso in mare 1530
vigili urbani
tel 0817513177
unità operativa
piazza museo nazionale
galleria principe di napoli
tel 0815491976
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
pronto soccorso 118
autobus
12 piazza carlo III - via tanucci
via de marco - via guadagno piazza sant’eframo vecchio
14 piazza garibaldi
(f.s./circumvesuviana) piazza principe umberto corso garibaldi - piazza carlo
III - via arenaccia - via briganti
viale maddalena - via fulco
ruffo di calabria
178 piazza tafuri - via dietro la
vigna - via madonna delle
grazie - via napoli - via vittorio
veneto - via ianfolla - via di
miano - via capodimonte corso amedeo di savoia - via
santa teresa degli scalzi - via
broggia - piazza museo (m1)
183 via don bosco - viale
maddalena - corso
secondigliano - via
gambardella - via labriola stazione scampia (m1)
184 via delle galassie - via
dello stelvio - via dolomiti - via
monte faito - calata
capodichino - piazza ottocalli piazza carlo III - via foria piazza cavour - via broggia
202 piazza vico - piazza carlo
III - corso garibaldi - corso
umberto I - via medina
546 piazzetta lieti - via di
miano - via capodimonte corso amedeo di savoia - via
santa teresa degli scalzi - via
broggia - piazza cavour - via
foria - piazza carlo III - via don
bosco - via nuova del campo via santa maria del pianto cimitero pietà
547 via santa maria del
pianto - via don bosco - piazza
carlo III - piazza cavour piazza museo - via imbriani via salvo d’acquisto - via
battistello caracciolo - via
santacroce - via suarez - via
menzinger - piazza medaglie
d’oro
alibus aeroporto civile tangenziale - piazza garibaldi piazza municipio
c40 piazza garibaldi - corso
novara - corso meridionale corso malta - tangenziale - via
cardarelli - viale colli aminei
(m1) - via capodimonte
c47 via tanucci - piazza vico piazza carlo III - via foria - piazza
cavour - piazza museo - via
salvator rosa - via imbriani- via
gigante - piazza arenella - via
piscicelli - via giotto - via niutta
c51 piazza cavour - via foria via vergini - via arena alla
sanità - via sanità - via
fontanelle - piazza fontanelle
c52 piazza cavour - via foria piazza cavour - via vergini - via
arena alla sanità - via sanità via san vincenzo alla sanità via san gennaro dei poveri
c53 via amato (m1) - via
materdei - via santa teresa
degli scalzi - via salvator rosa via imbriani - via bartolomeo
caracciolo - piazza fontanelle
c63 via nicolini - via ponti
rossi - via capodimonte - corso
amedeo di savoia - via santa
teresa degli scalzi - piazza
museo
c64 via zuccarini - via dietro la
vigna - via santa maria a
cubito - via scaglione (m1) via nuova san rocco - via di
miano - tondo di capodimonte
c65 via gatto (m1) - colli aminei
trasporti
www.comune.napoli.it/municipalita3
taxi
consorzio taxi napoli
tel 081444444
081555555
0815564444
www.consorziotaxinapoli.it
cooperativa radio taxi napoli
(co.ta.na)
tel 0815707070
radio taxi la partenope
tel 0815606666
radio taxi consortaxi
tel 081202020
trasporti
municipalità 3
(stella, san carlo all’arena)
via lieti a capodimonte 97
tel 0817952405
sedi distaccate
via sant’agostino degli scalzi
via santi giovanni e paolo 125
distretto sanitario 49
(stella, san carlo all’arena)
via don bosco 4/F
tel 0812541111
relazioni con il pubblico
corso amedeo di savoia 220
tel 0812544661
assistenza anziani
corso amedeo di savoia 220
tel 0812545754
assistenza veterinaria
via comunale del principe 16/A
tel 0812549076
farmacie
per indicazioni esaustive
organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare il sito
www.paginegialle.it/campania
/napoli/farmacie.html,
utilizzando i ‘suggerimenti
geografici’ per i rimandi al
quartiere
/ cure mediche
/ i quartieri
estensione
stella kmq 1,87
san carlo all’arena kmq 7,64
abitanti [2001]
stella 30.700
(14.618 maschi;
16.082 femmine)
san carlo all’arena 72.933
(34.617 maschi;
38.316 femmine)
195
alle pagine 192-193
via capodimonte
incoronata del buon
consiglio
a pagina 194
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13. osservatorio astronomico [pp. 201/219]
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[pp. 200, 202-203/214]
12. museo di capodimonte
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da via santa teresa a capodimonte
7. via santa teresa [pp. 200-201/211]
8. santa maria di mater dei [p. 212]
9. cimitero delle fontanelle [pp. 203/212]
10. catacombre di san gennaro [pp. 202/214]
11. santa maria della sanità
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intorno al mille
dal museo archelogico a piazza carlo III
1. museo archeologico [pp. 199-200/204-205]
2. santa maria della stella [pp. 200/205-206]
3. santa maria dei vergini [p. 206]
4. san carlo all’arena [pp. 198/207]
5. orto botanico [pp. 202/209]
6. albergo dei poveri [pp. 198/210]
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stella san carlo
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i colori della storia
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si arriva ad esso dopo aver superata la salita erta
e scoscesa, con un palmo di lingua fuori, e per questo
motivo i paesani non sene pigliano tanto fastidio...
[johann joachim winckelmann, 1758]
storie
San Carlo all’Arena, si estende, con orografia di vari livelli, fino all’estremità nord orientale del territorio cittadino, al confine con Poggioreale (viale comandante Umberto Maddalena, largo Santa Maria del Pianto, via Nuova del
Campo), con Vicaria (via Don Bosco), con San Lorenzo (via Don Bosco, piazza Carlo III, via Foria) e con i quartieri Arenella, Miano, Piscinola, Chiaiano,
Secondigliano, San Pietro a Patierno.
Ha il nome della chiesa ubicata in via Foria (1602) ovvero nel canalone di
raccolta delle acque piovane provenienti dalle colline settentrionali – che per
secoli avevano ostacolato l’espansione della città – trasformato, dai periodi di secca, in un letto sabbioso (da cui l’arena). Lungo la via si snoda il percorso delle mura cittadine, dall’età greca alla vicereale.
Il quartiere Stella condivide con San Carlo all’Arena via e salita dello Scudillo, salita Capodimonte, via dei Cristallini, via Vergini, via Crocelle a Porta San Gennaro, delimitato da San Lorenzo (piazza Cavour, piazza Museo Nazionale), Avvocata (via Santa Teresa, salita San Raffaele, piazzetta
Fontanelle, vallone dei Gerolamini) e Arenella (via Antonio Cardarelli, via
Michele Pietravalle).
Fino a inizio Ottocento, prevale largamente la connotazione agreste e extraurbana, tra via Foria, appunto, e la collina di Capodimonte. In corrispondenza dei borghi più antichi, Vergini e Cristallini, un addensamento
urbano circoscritto, tra edifici modesti, case popolari e qualche palazzo nobiliare, fa leva sui complessi conventuali dei Miracoli e di Santa Maria degli Angeli alle Croci.
La mole poderosa dell’Albergo dei Poveri (1751) – oltre, la strada di San Gio-
vanniello, principale accesso alla
città dall’entroterra, che si inerpica
verso Secondigliano – e calata Capodichino (a metà collina, isolata nel
verde, cupa Sant’Efremo – “strettissima, contorta e oscura per folte
ombre” prima di tramutarsi, nel
1809, con gli interventi dei sovrani
francesi, in “spaziosa e in dolce declivio e alberata” [Giovan Battista
Chiarini 1856] – conduce al monastero di Sant’Efremo Vecchio), chiudono un percorso destinato, a metà
del XVIII secolo, a profonde mutazioni.
Con l’avvento di Carlo di Borbone sul
trono napoletano (1734), dopo circa due secoli di viceregno spagnolo e trenta anni di dominazione austriaca (1707-1734), Napoli deve
meritare, anche urbanisticamente,
il rango di capitale di un Regno indipendente. Sulla collina di Capodimonte, immersa nel verde di un bosco ricco di selvaggina, perfetto per
la caccia, il re commissiona ad Antonio Medrano (1738) una reggia tutta nuova, anche per esporre la collezione formidabile di arte e oggetti ereditata dalla madre Elisabetta,
ultima discendente diretta della dinastia Farnese: dipinti celebri –
Mantegna, Bellini, Raffaello, Tiziano,
Carracci – grande statuaria classica
romana – Ercole, Flora, il gruppo del
Toro Farnese – la raccolta di gemme
e cammei antichi. Nel 1738, se
non bastasse, ha inizio la campagna
storie
sistematica di esplorazione della
città antica di Ercolano, sepolta dalle ceneri dell’eruzione del Vesuvio del
79 d.C., con l’epilogo della ‘scoperta’ di Pompei. Non c’è abbastanza
spazio nelle singole dimore reali; al
termine di un percorso articolato di
allestimenti e variazioni, i dipinti e
parte degli arredi resteranno a Capodimonte, mentre opere classiche
e reperti recuperati dagli scavi confluiscono, con Ferdinando IV, nel costituendo Real Museo Borbonico, ex
Palazzo degli Studi (ora Museo Archeologico Nazionale).
Finalmente, Ferdinando Fuga e Luigi Vanvitelli (che firmerà, in seguito,
anche l’impresa del Palazzo Reale di
Caserta), diventano interpreti ufficiali
del programma urbanistico ambizioso del sovrano: è del 1751 il progetto di Fuga del Real Albergo dei Poveri, destinato a tutti i diseredati del
Regno, miraggio generoso di soluzioni
assistenziali paternalistiche, in piena sintonia con il dispotismo ‘illuminato’ del secolo, che non troveranno
mai pieno compimento.
Decisamente più produttivo l’impegno profuso per la nascita di nuove
manifatture: la fabbrica di porcellana di Capodimonte, ospitata nei
giardini della Reggia, meriterà riconoscimenti tali che, in procinto di
partire per la Spagna di cui ha ereditato il trono (1759), il re ‘invita’ artigiani e tecnici locali a trasferire in-
199
200
stella san carlo all’arena
tegralmente l’esperienza a Madrid.
Il figlio Ferdinando, onde evitare
una perdita irreparabile, ripristinerà
col tempo con successo impianti e
i forni trasferiti.
Nel ‘pellegrinaggio culturale’ – Grand
Tour – che attrae in Italia intellettuali
e giovani aristocratici di ogni latitudine, i tesori naturali e artistici della
collina di Capodimonte sono ormai
una tappa obbligata, descritti con entusiasmo dai viaggiatori del Sette e
dell’Ottocento, malgrado le difficoltà per accedere alla reggia borbonica in mancanza di un collegamento
organico con la città: dove il tessuto
edilizio si dirada, verso occidente, lasciando spazio ai terreni agricoli, la
salita dei Cristallini o del Crocefisso,
scavata nel tufo, costituisce fino ai primi anni dell’Ottocento l’unica via
d’accesso al colle.
Solo durante il Decennio francese
(1806-1815), per volere di Gioacchino Murat, viene concepito corso
Napoleone (via Santa Teresa degli
Scalzi, e corso Amedeo di Savoia
duca d’Aosta nella parte finale). Il progetto (1807-1809, di Nicola Leandro
con Gioacchino Avellino e direzione
di Bartolomeo Grasso) prevede un
tracciato ampio e rettilineo a scavalcare, con un ponte di concezione
ardita, il vallone della Sanità e la chiusura prospettica della piazza ellittica
del ‘Tondo di Capodimonte’; qui, in
asse con il Tondo e con il corso, An-
tonio Niccolini nel 1836 realizza
una scalinata in piperno chiusa in
alto da un piccolo anfiteatro di pietra, al centro un platano secolare –
in origine era previsto un obelisco –
tra i tornanti un giardino romantico
all’inglese e una fontana incardinata con abilità nel dislivello naturale
del terreno.
La nuova arteria intitolata all’imperatore divide longitudinalmente il
quartiere Stella, a metà della Sanità sottostante, delineando quattro
aree distinte: a valle, a partire dal largo delle Pigne (piazza Cavour), fitto
di abitazioni già a inizio Ottocento, il
colle di Santa Maria della Stella
(chiesa da cui prende nome il quartiere) e, nella parte retrostante, il Palazzo degli Studi (Museo Archeologico
Nazionale); a est del corso, ai confini con il quartiere Avvocata, l’ordito
ortogonale del rione Materdei, regolare fino al vallone della Sanità; a
occidente, il territorio tra le chiese di
Santa Maria della Sanità e San Severo; il confine con San Carlo all’Arena è definito dall’ascesa verso
Capodimonte.
Al di là del ponte, verso occidente, le
insulae di San Gennaro dei Poveri e
di Santa Maria della Vita, complesso monastico trasformato in epoca
francese in fabbrica di porcellana dall’imprenditore Poulard Prad (divenuto
concessionario della manifattura
dopo l’allontanamento dei Borbone)
e, a seguito dell’epidemia di colera
del 1834, in centro sanitario. Continuando a salire, siamo alla collina Vomero (dalla salita delle Fontanelle),
ai Colli Aminei (dalla salita dello
Scudillo), a Capodimonte (alle spalle di San Gennaro de’ Poveri).
Con i francesi, dunque, la morfologia
intera dei quartieri cambia faccia: a
Stefano Gasse [vedi Vicaria Poggioreale pp. 171-173] è affidata la
progettazione di via Foria, la strada
dei Fossi riassestata e lastricata nel
1768, riducendo a linearità il percorso irregolare, grazie anche alla demolizione di alcuni edifici nei pressi
di Porta San Gennaro, per consentire
il collegamento con largo delle Pigne
(piazza Cavour) e la congiunzione del
nuovo corso Napoleone (corso Amedeo d’Aosta) con via Toledo.
Sul punto più alto della collina di Miradois, superata la reggia di Capodimonte, via Moiariello (in gergo popolare, si riferisce a un piccolo podere lungo il percorso: moio o muoio, ‘moggio’ in italiano, da cui moiariello), al culmine della quale, in
sostituzione di un casino di caccia,
Stefano Gasse progetta l’Osservatorio Astronomico (1819, tra i primi
in Europa). Risolto in maniera adeguata – per i tempi... – il problema
dell’accessibilità al sito, un processo di urbanizzazione diffusa dà avvio all’insediamento progressivo di
casini e ville, prevalentemente a be-
storie
neficio di dignitari di Corte, chiamati
dagli stessi sovrani francesi a riqualificare l’intera area. La posizione studiata delle dimore tende a
esaltare la visuale sul paesaggio, tra
belvedere, loggiati e cortili aperti,
giardini sinuosi e irregolari (per la
orografia naturale del terreno), con
squarci panoramici folgoranti verso
la città e il mare. Tra le residenze più
rinomate nel Decennio francese, anche per la produzione agricola, la tenuta (viale dei Pini 53, oggi sede dell’Orfanotrofio Antoniano dei padri rogazionisti) di Marzio Mastrilli, duca
di Gallo e ministro degli Affari Esteri di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, circondata da un giardino ellittico; villa Ruffo (via Capodimonte 16, ora sede del pensionato
delle Dame dell’Incoronata), di Antonio Niccolini (1802) per il marchese Girolamo Ruffo, delimitata da
due torrette merlate con finestre ogivali in stile neogotico; Villa Macedonio, poi Dupont (via dei Ponti
Rossi 99, sede fino al 2003 del Seminario Minore Paolo VI), costruita
sul terreno donato da Giuseppe
Bonaparte all’intendente di casa
reale Luigi Macedonio, con il parco
adiacente la strada dei Ponti Rossi
– toponimo derivato dal colore dei
mattoni dei ruderi dell’acquedotto romano costruito al tempo dell’imperatore Claudio, che convogliava le acque del Serino a Napoli e a Baia; la
201
202
stella san carlo all’arena
Torre del Palasciano (via Moiariello
53) realizzata dall’architetto Antonio
Cipolla (1868) per il chirurgo Antonio Palasciano, in seguito abitazione dello scultore Filippo Cifariello.
Nel 1807, a valle, Giuliano De Fazio
è l’artefice dell’Orto Botanico (con Michele Tenore), contiguo all’Albergo dei
Poveri. Prosegue la riconversione
dei monasteri soppressi (1808) a
nuove funzioni: nel convento dei Miracoli si insedia la Casa Carolina (con
la Restaurazione diventa Educandato
Regina Isabella di Borbone per giovani aristocratiche), nel convento di
Santa Maria degli Angeli alle Croci la
facoltà di Veterinaria dell’Università.
Nel corso dell’Ottocento, nel perimetro dai Vergini ai Miracoli, il verde
cede progressivamente il passo alle
abitazioni, al contrario delle pendici
della collina di Miradois che mantengono l’aspetto agreste.
La crescita caotica della città e i guasti della viabilità poco illuminata del
secolo successivo danno il colpo di
grazia agli equilibri precari tra ambiente e costruito, fino all’innesto
traumatico della tangenziale e alla distruzione sistematica, nel secondo
dopoguerra, di ville, giardini, parchi
e aree agricole superstiti. Le antiche
cave della Sanità finiscono per ospitare le attività più varie: autorimesse, fabbriche, officine meccaniche,
lavorazione del marmo.
Tuttora ricco di testimonianze anti-
che, viceversa, è il borgo dei Vergini
nella Sanità, area sepolcrale di elezione dall’età ellenistica all’alto medioevo. Le colline di tufo intorno alla
valle, ideali per la preparazione di
tombe ipogee (sotterranee), sono fonte inesauribile di materiale da costruzione. La ricerca archeologica ha
individuato con ampia documentazione camere sepolcrali greche e romane (fuori Porta San Gennaro verso via dei Vergini, vico Traetta, via Cristallini e via Santa Maria Antesaecula) di cui sopravvivono testimonianze esigue, ambienti ricavati nel
tufo, coperti da volta a botte, dalla
fine del IV secolo agli inizi del III secolo a.C., espressione in prevalenza
della cultura greco-italica dell’aristocrazia di Neapolis. Il borgo conserva la destinazione funeraria ancora agli inizi dell’era cristiana, accogliendo la maggior parte delle catacombe della comunità locale; tutto intorno, fioriscono confraternite,
chiese, ospizi e, più tardi, i primi nuclei di abitazioni civili. Testimonianza radicata degli albori del cristianesimo, le catacombe di San Gennaro (articolate su più livelli, documento della intensa frequentazione
dell’area tra II-VI secolo d.C.), vengono
ampliate in seguito alla diffusione del
culto del patrono, sepolto qui dal vescovo Giovanni I nel V secolo. Nella
chiesa di Santa Maria della Sanità,
nel cuore del borgo, fulcro di irra-
diazione della concentrazione residenziale dal XV secolo, le catacombe di San Gaudioso (V-VI secolo
d.C.) custodiscono, tra affreschi e mosaici, una delle più antiche raffigurazioni di san Gennaro. Nei pressi, al
di sotto della basilica di San Severo,
le tracce residue delle catacombe dedicate al vescovo omonimo. Il circuito
sepolcrale culmina nel cimitero delle Fontanelle, un unicum dell’immaginario sacro d’Occidente. La tradizione vuole che, nel Settecento,
esaurito lo spazio a disposizione
nelle chiese del centro, i ‘becchini’,
trasferissero furtivamente le salme
incustodite nelle cave numerose – da
tempo abbandonate – dell’area delle Fontanelle, così da liberare nuove
disponibilità negli ambienti più am-
storie
biti. Fino a quando l’inondazione
improvvisa di una cava mette a
nudo gli scheletri violati: per rimediare all’oltraggio e restituire sepoltura dignitosa alle spoglie anonime,
un muro di contenimento e un altare trasformano l’antro in ‘ossario ufficiale’ della città, destino dei cittadini
più indigenti, ancora fino nel 1834.
L’apertura del Camposanto Nuovo nel
1837 [vedi Vicaria Poggioreale pp.
172/185-188] pone fine alla pratica, ma, da allora, la pietà e il culto diffuso delle anime pezzentelle [vedi
San Lorenzo p. 126] non ha mai
smesso di alimentare l’immaginazione popolare e la curiosità dei visitatori di ogni credo e provenienza.
203
capodimonte
cortile del museo
di capodimonte
[pp. 199-200/215,
218-219]
‘‘
204
dal museo archeologico a piazza carlo III
stella san carlo all’arena
celebre, passata in proverbio per le sue funeste
ruine, fu la lava dei vergini ... confluivano ivi le acque di
antignano, delle scudillo, di capodimonte, di miradois,
formando un violentissimo torrente...
[gino doria, 1982]
dal museo archeologico a piazza carlo III
museo
archeologico
nazionale
piazza museo 19
orario: 9-19.30
chiuso mar
biglietti: 6.50 euro
ridotto 3,25 euro
(dai 18 ai 24 anni);
gratuito cittadini eu
fino ai 18 e dopo i
65 anni
[pp. 199-200/
204-205]
palazzo carafa di
maddaloni
via stella 10
[p. 205]
piazza museo
nazionale
museo
archeologico
[pp. 199-200/
204-205]
Piazza Museo Nazionale, intitolata
alle raccolte di archeologia (il ‘Museo’
per eccellenza), è frutto di un percorso prolungato di modifiche – anche nelle funzioni – con inizio nel
1585, per ordine del viceré spagnolo
Pedro Giron duca di Osuna, con la costruzione sulle pendici verdi e disabitate della collina di Santa Teresa
dell’edificio destinato a caserma di
cavalleria (la spianata dinanzi, di coseguenza, è la ‘Cavallerizza Nuova’).
Nel 1616 un altro viceré, Pedro de
Castro conte di Lemos, fa adattare
l’edificio a sede dell’Università (i
‘Pubblici Studi’), in precedenza ospitata nel convento di San Domenico
Maggiore [vedi San Giuseppe pp. 9798]: è Giulio Cesare Fontana l’architetto della trasformazione in Palazzo degli Studi. Ad un secolo e mezzo di distanza, nel 1777 nuovo cambio di funzione: l’Università, a seguito
dell’espulsione dei Gesuiti dal Regno
(1767), trova collocazione definitiva
nel quartiere generale dell’ordine
[vedi Porto Pendino Mercato p.
152], liberando gli ambienti monumentali, per volontà di Ferdinando IV
di Borbone, per il Real Museo Borbonico dedicato alle ‘antichità’ di Ercolano, Pompei e Stabia, insieme alla
raccolta prestigiosa della statuaria
classica della collezione Farnese
[vedi p. 199], con biblioteca annessa. I lavori iniziano nel 1778, affidati
a Ferdinando Fuga; alla sua morte
Pompeo Schiantarelli provvede ad integrare la fabbrica di un piano e di
un grande emiciclo sul retro. I lavori di ampliamento proseguono per
tutto l’Ottocento, in stretta connessione con le scoperte sempre più sorprendenti dagli scavi in area vesuviana (quali il Mosaico di Alessandro,
dalla Casa del Fauno) e nelle altre
province del Regno.
Un disegno culturale enciclopedico,
tipicamente settecentesco, prevedeva in principio un contenitore unico per l’Accademia di Scienze Lettere
e Arti, l’Accademia di Belle Arti, la Biblioteca Nazionale, la Pinacoteca
medioevale e moderna, istituzioni
che, nei decenni successivi, troveranno per forza di cose sedi più idonee. Restano le collezioni di antichità,
dal nucleo celeberrimo farnesiano,
alle sezioni preistorica e protostorica, egiziana, a quella intitolata alla
cultura greca del golfo di Napoli, la
statuaria dalle Terme di Caracalla, i
reperti del tempio di Iside a Pompei,
le pitture, i mosaici, le gemme sem-
pre di provenienza Farnese...
Collega direttamente la città e
l’hinterland al Museo, da qualche
anno, la stazione della linea 1 della metropolitana, con un allestimento didattico dedicato alla Napoli
delle origini.
Piazza Cavour – raccordo delle linee
1 e 2 del sistema metropolitano – è,
fino agli interventi urbanistici del decennio francese [vedi pp. 200-201],
largo delle Pigne; da qui, sulla sinistra, in via Stella, gli edifici cinquecenteschi di palazzo Carafa di Maddaloni, saccheggiato durante la rivolta di Masaniello (1647), e della
205
206
santa maria
della stella
via stella 25
orario: lun-sab
16.30-18.00
dom 10.30-13.30
tel 081294797
[pp. 200/205206]
padri della
missione
via vergini 51
[pp. 198/206]
santa maria
dei vergini
via vergini 45
orario: 8-12 e 1720 dom 7.30-14
tel 081451161
[p. 206]
palazzo dello
spagnolo
via vergini 19
[p. 206]
palazzo sanfelice
via arena della
sanità 2-6
[p. 207]
via vergini
palazzo dello
spagnolo
[p. 206]
stella san carlo all’arena
chiesa di Santa Maria della Stella
(1577): il nome (esteso a tutto il quartiere) viene dall’affresco ‘miracoloso’
della vergine nel transetto, ‘scoperto’ durante la peste del 1501. Molti rifacimenti e aggiunte spurie (come
i marmi dalla chiesa distrutta di
San Sebastiano, dietro piazza Dante [vedi San Giuseppe p. 89]), e l’incendio del 1944 hanno modificato
radicalmente la fisionomia attuale,
con facciata del Seicento (16371642) e sagrestia rococò. Nel convento, oggi caserma dei carabinieri,
si individuano ancora il chiostro,
l’ex farmacia e la spezieria.
Dall’incrocio tra piazza Cavour e via
Duomo, di fronte sulla sinistra, si
aprono, in successione, via Vergini
(nel tratto iniziale via Crocelle) e via
Miracoli, intensamente legate alla
vita popolare antica della città, nel
cuore di un borgo ancora intriso di un
tempo remoto: vicoli, piccole botteghe alimentari che sfidano la grande distribuzione, pescherie, fruttivendoli, friggitorie, bancarelle...
Lungo il percorso, le chiese dei Padri della Missione (1743-1768), con
interni luminosi ideati da Luigi Vanvitelli, e di Santa Maria dei Vergini,
fondata (1326) con annesso ospedale per il ricovero dei poveri per volontà generosa di due famiglie nobili
della zona, i Vespoli e i Carmignano
(proprietari di gran parte dei suoli,
tanto che l’area era nota allora an-
che come campo di Carmignano); la
chiesa rimane interrata (1435) dopo
una delle frequenti alluvioni (le lave
dei Vergini, famose e temibili) che devastano il borgo fino ai lavori di incanalamento delle acque, del 1868.
Ricostruito alla fine del XVI secolo, distruggendo gran parte della struttura
medioevale sepolta dai detriti, solo
nel 1669 l’edificio è affidato, con il
piccolo convento, ai Padri della Missione che la restaurano nel 1724.
A testimoniare il passato ‘aristocratico’ della strada, il palazzo dello Spagnolo (1738, su disegno di
Ferdinando Sanfelice), intitolato così
da inizi Ottocento quando è residenza del nobile madrileno don
Tommaso Atienza, e, lungo via Arena della Sanità, il palazzo Sanfelice
dal museo archeologico a piazza carlo III
(1724-1726), dimora di famiglia
dell’architetto Ferdinando Sanfelice
(1675-1748), con due portali maestosi di accesso ai cortili: a sinistra,
su un impianto ottagonale, una piccola scala a due corpi circolari che
avvolgono elementi cilindrici in piperno; a destra, nel cortile di forma
rettangolare, una scala scenografica, tipica delle costruzioni del grande architetto, ad arcate affacciate sul
giardino retrostante, in alto rispetto
al cortile.
Ai Cristallini, ‘rione’ antico parallelo del quartiere Stella, accanto alla
chiesa di San Severo a Capodimonte, alla salita dei Cinesi, il Giardino degli Aranci, a cura dell’associazione L’Altra Napoli e con il contributo della Fondazione Banco di
Napoli, nel dicembre 2007 ha recuperato la missione originaria,
spazio verde vitale aggiornato a laboratori musicali e teatrali per i ragazzi del quartiere. L’ex Collegio
dei Cinesi, nucleo originario dell’Università degli Studi L’Orientale,
apparteneva all’edificio acquistato
nel 1729 da padre Matteo Ripa per
la Congregazione della Sacra Famiglia dei Cinesi, con il collegio destinato all’istruzione di “giovani cinesi,
indiani e d’ogni altra nazione infedele”, il cortile “maggiore” e il “Giardino degli agrumi”. Dopo l’Unità diventa l’ospedale Elena d’Aosta.
Piazza Miracoli ha il nome della
chiesa e del convento situati sul largo, dagli inizi del XVII secolo; con il
Decennio francese, espulse le monache francescane, subentra un
istituto femminile d’educazione [vedi
p. 198], oggi, una scuola pubblica.
Su piazza Cavour, all’altezza di Porta San Gennaro, ha inizio via Foria.
Ai margini del borgo dei Vergini, la
chiesa di San Carlo all’Arena (1602)
è dedicata a San Carlo Borromeo e
affidata ai Cistercensi che la ricostruiscono (1621) su disegno dell’architetto domenicano Giuseppe
Nuvolo (il fra Nuvolo autore del
campanile di Santa Maria del Carmine [vedi Porto Pendino Mercato
p. 159]). Con la soppressione dell’Ordine, il complesso conventuale
occupato dai militari viene abban-
207
giardino degli
aranci
salita dei cinesi
orario: dalle 9
a un’ora prima del
tramonto
[p. 207]
san severo a
capodimonte
piazza miracoli 35
[p. 207]
santa maria dei
miracoli
salita dei cinesi
orario: 8.30-12;
16.30-19.00
tel 081440189
[pp. 198/207]
san carlo all’arena
via foria 70
orario: lun-ven
7.30-11; 17-19
tel 081441482
[pp. 198/207]
via arena
della sanità
palazzo sanfelice
[pp. 206-207]
208
via vergini
palazzo dello
spagnolo
[pp. 206-207]
stella san carlo all’arena
dal museo archeologico a piazza carlo III
donato, fino a quando, nel 1836, si
decide di ripristinare il tempio come
ex voto a san Carlo a seguito di
un’epidemia di colera.
L’ex Caserma Garibaldi, costruita nel
tardo Ottocento per la fanteria, riutilizza nelle strutture parte delle
mura aragonesi, insieme a due torrioni rinascimentali e un convento
antico. Oggi è sede del tribunale del
giudice di pace ma destinata, nei
progetti del Comune, a ospitare
una Cittadella della cultura.
Via Tenore, dedicata a Michele Tenore, rettore dell’Università nel 1844
e fondatore dell’Orto Botanico, conduce in via Veterinaria alla chiesa di
Santa Maria degli Angeli alle Croci
(1581, dalla via crucis sul sagrato,
soppressa a metà Ottocento); per i
lavori che abbassano il livello di
strada, il chiostro del convento, affrescato nel Seicento da Belisario Corenzio, è inglobato nella facoltà di Veterinaria [vedi p. 202].
Alla sinistra, vico Paradisiello e, a seguire, vico Sant’Efremo Vecchio, la
piazza con la settecentesca villa di
Donato, destinata oggi a mostre
d’arte ed eventi culturali, e la chiesa omonima dedicata al vescovo Efebo (o Efremo): le sue spoglie, con
quelle dei santi Massimo e Fortunato, sono collocate nel Duecento
nei locali scavati nel tufo.
Di nuovo su via Foria, l’Orto Botanico (sede del dipartimento di Biologia
vegetale della facoltà di Scienze
matematiche, fisiche e naturali dell’Università Federico II), “Real Giardino delle Piante” alla fondazione
(1807) disposta da Giuseppe Bonaparte, è uno dei centri di ricerca
più qualificati in tema di ambiente,
per estensione, quantità e qualità di
esemplari: decine di migliaia di piante, arbusti e alberi secolari, serre attrezzate a varie temperature e vasche per vegetazioni acquatiche
che permettono la crescita di rarità
di ogni latitudine, dai deserti africani, americani, asiatici e australiani,
collezioni pregiate (Cicadee, Felci arboree, piante succulente, l’antica raccolta di agrumi), una sezione dedicata alla cultura materiale, specie
medicinali, tintorie e da essenza.
Tra gli edifici storici del patrimonio
dell’Orto, la Serra Temperata, del
1807 e, nell’area che confina con l’Albergo dei Poveri, il ‘castello’ del XVII
secolo, con le due torri circolari in facciata, antico casale rurale che ospita oggi uffici, biblioteca, e, al secondo
piano, il Museo di Paleobotanica e
Etno-botanica.
Il borgo di Sant’Antonio Abate, rinomato per il mercato alimentare,
si sviluppa, sul lato opposto, intorno
alla chiesa (1313, ricostruita nel
1370) di fondazione angioina; i monaci ospitalieri del complesso sono
gli artefici del rimedio ingegnoso contro l’infiammazione cutanea detta
209
caserma garibaldi
via foria 2
[p. 209]
santa maria degli
angeli alle croci
via veterinaria 2
orario: lun-dom
7-12; 17-20
[pp. 198/209]
sant’eframo
vecchio
piazza sant’eframo
vecchio 21
tel 0817519371
orario: dom 9-12
[p. 209]
villa di donato
piazza sant’eframo
vecchio
[p. 209]
orto botanico
e museo di
paleobotanica
e etnobotanica
via foria 223
visite su
appuntamento
ingresso libero
orario: lun-ven 9-13
tel 081449759
(lun-ven 9-11)
www.ortobotanico.unina
.it
[pp. 202/209]
sant’antonio
abate
via foria 302 e
larghetto
sant’antonio abate
orario: 9.30-13.30;
17-19.30
[pp. 209-210]
210
albergo dei poveri
piazza carlo III
[pp. 198199/210]
stella san carlo all’arena
“fuoco di Sant’Antonio”, a base di
grasso di maiale, animale votato al
santo e allevato nel monastero.
Affacciata su piazza Carlo III, la fabbrica imponente dell’Albergo dei
Poveri (1751, Ferdinando Fuga), tre-
centocinquantaquattro metri di facciata (un record anche rispetto alle
dimensioni sensazionali della Reggia
di Caserta) mette in scena l’utopia
universale più ambiziosa dell’assolutismo illuminato: Carlo di Borbone
[vedi p. 199], nel pieno dello slancio
riformistico e dell’emulazione visionaria tra le corti d’Europa, sogna il riscatto dei derelitti, l’avvio di un percorso operoso capace di innescare
un processo di emancipazione e di
produzione autonoma graduale di ricchezza materiale e morale... Condannato all’incompiutezza dalla sproporzione tra obiettivi e risorse disponibili e dal rapido precipitare
dei tempi, il Palazzo ha assolto nel
tempo le funzioni più disparate e precarie: alloggio per indigenti fino al
1800, sede del tribunale minorile e
dell’Università fino al 1980 – quando, in seguito al terremoto, il gigante si smaterializza ulteriormente –
palcoscenico di rappresentazioni
teatrali ed eventi temporanei, oggi.
Al termine di un lungo periodo di abbandono e degrado, il restauro in
corso riparte, con la prospettiva di
un investimento particolarmente
oneroso, da dove si interrompe
l’utopia borbone, in cerca di destinazioni d’uso e di dinamiche di sostenibilità proporzionate alla mole
e alla storia di un paradigma della
‘modernità inquieta’.
‘‘
da via santa teresa a capodimonte
211
il pauroso e pittoresco ossario delle fontanelle, in
enormi cave di tufo, custodisce... i resti delle vittime
dell’epidemia colerica del 1836, aggiuntivi altri numerosi
scheletri scavati in vari punti della città...
[gino doria, 1982]
da via santa teresa a capodimonte
Via Santa Teresa degli Scalzi sale verso la collina di Capodimonte, scavalcando con il ‘ponte’ ottocentesco
il borgo della Sanità, fonte inesauribile della mitografia sulla capitale del
Sud, autentica e di appendice, teatro vivo di tradizioni e leggende di ‘lunga durata’. Al numero 109 di via Santa Maria Antesaecula nasce Totò, prototipo del costume e dell’anima irriducibile a stereotipi di maniera della città moderna; Eduardo De Filippo
ambienta Il sindaco del rione Sanità
in questi vicoli angusti, gli stessi che
Renato Castellani, qualche decennio
più tardi, adatterà a set cinematografico di Questi fantasmi, con Sophia
Loren e Vittorio Gassman... Per qualche tempo, in corrispondenza con la
parabola delle attività conciarie e di
pelletteria suscitate da Mario Valentino, si è addirittura coltivata la speranza di un innesto manifatturiero originale sul tessuto frammentato, ad
altissima densità abitativa, di piccole botteghe commerciali e artigianali
del rione.
Progettata per volontà di Giuseppe
Bonaparte e inaugurata nel 1810 da
Gioacchino Murat [vedi p. 200], la
strada prende il nome dalla chiesa
(conosciuta anche come Santa Teresa al Museo, 1602-1612) contigua
al Museo Archeologico, e raccordata al livello stradale da una scalinata a doppia rampa, nel 1853, quando la costruzione di corso Napoleone abbassa le quote originarie. La
struttura conventuale ospita l’Istituto Professionale Industria e Artigianato per Ciechi Paolo Colosimo.
Lungo il percorso, palazzo Albertini
di Cimitile (XVIII secolo, di Carlo Vanvitelli) e, subito dopo, palazzo Ranieri,
dove, il 14 giugno 1837 (come ricorda
la lapide sulla facciata), muore Giacomo Leopardi ospite dell’amico napoletano Antonio Ranieri. A sinistra,
santa teresa
degli scalzi
via santa teresa
degli scalzi 43
orario: lun-ven
7.30-11; 17-19
[pp. 200-201/211]
palazzo albertini
di cimitile
via santa teresa
degli scalzi 76
[p. 211]
palazzo ranieri
vico pero 2
[p. 211]
via foria
orto botanico
collezione delle
succulente
[pp. 202/209]
212
santa maria
della verità
o sant’agostino
degli scalzi
vico lungo
sant’agostino
degli scalzi
[p. 212]
santa maria di
mater dei
piazzetta
materdei 11
orario: 8-14; 16-20
[p. 212]
maria santissima
del carmine
cimitero delle
fontanelle
via fontanelle 77
visite guidate in
occasione di eventi
[pp. 203/212]
san gennaro
extra moenia
via san gennaro dei
poveri 25
per informazioni
e visite
tel 081667179
www.altranapoli.it
[p. 212]
stella san carlo all’arena
vico Lungo Sant’Agostino degli Scalzi conduce alla chiesa di Santa Maria della Verità (1592), o Sant’Agostino degli Scalzi, dall’Ordine del
fondatore, lo spagnolo Andrea Diez,
nata sul luogo di un’edicola dedicata a Santa Maria dell’Oliva (dalla coltura più diffusa nella zona). Procedendo, nella piccola piazza omonima,
siamo nel cuore del rione che prende il nome dalla chiesa di Santa Maria di Mater Dei (1587), al confine tra
Stella e Avvocata, fondata con il
convento sulla collina nota come
Fonseca, sui terreni di una masseria.
Tutta l’altura, nel Seicento, è oggetto di intensa ‘lottizzazione’ da parte
degli ordini religiosi, in cerca di spazi salubri immersi nel verde fuori città, caratterizzazione azzerata nel
corso dei secoli da un’espansione residenziale massiccia culminata nel
Novecento, per quanto ancora mitigata da scorci rurali e giardini inattesi,
con piccoli agrumeti.
La risistemazione urbana vistosa
per la stazione della linea 1 della metropolitana, firmata dall’atelier Mendini, con le istallazioni sgargianti di
Luigi Serafini e Lucio Del Pezzo, ha
cambiato il volto di piazza Scipione
Ammirato.
Da piazzetta Materdei, al termine della calata che riconduce ad una sorta di periferia rurale, la piccola chiesa ottocentesca di Maria Santissima
del Carmine, è la porta di accesso al
cimitero delle Fontanelle.
Le caverne profonde scavate nella
collina per estrarre il tufo ‘da costruzione’ erano adibite da usanze
secolari ad ossario senza regole
della città [vedi p. 203]. Finalmente,
alla fine dell’Ottocento, un gruppo di
fedeli, con la guida del sacerdote
Gaetano Barbati, comincia a disporre pietosamente le spoglie in cataste ordinate lungo tutto il perimetro dell’antro: un gigantesco caleidoscopio, dove la penombra si attenua per i fasci di luce proiettati dall’esterno, di teschi e scheletri anonimi senza tempo, intervallato a teche in vetro, legno o muratura, exvoto, per grazia ricevuta o implorata,
e da piccoli altari per sollecitare il
coinvolgimento dei defunti senza
volto nelle vicende terrene più misteriose e disperate, un canale di comunicazione d’emergenza con il
mondo ‘dell’aldilà’.
In via San Gennaro dei Poveri, con
l’ospedale omonimo, la basilica paleocristiana di San Gennaro extra
moenia, documenta lo spessore dell’architettura paleocristiana, riaperta
al culto in questi giorni al termine dei
lavori di restauro promossi dall’Arcidiocesi e dall’Associazione L’Altra
Napoli. Nata nel V secolo nei pressi
delle catacombe di San Gennaro, custodi delle spoglie del patrono [vedi
p. 202], la struttura recuperata restituisce il collegamento con l’area ci-
da via santa teresa a capodimonte
213
materdei
piazza scipione
ammirato
[p. 212]
214
catacombe di
san gennaro
ingresso da via
capodimonte 13
orario: visite
guidate ogni ora
10-17
[pp. 202/214]
santa maria della
sanità
catacombe di
san gaudioso
piazzetta sanità
chiesa
orario: 8.30 12.30; 17- 20
dom 8.30-13.30
catacombe
orario: visite
guidate ogni ora
10-13
biglietti: 5 euro
tel 0815441305
www.catacombedinapoli
.it
[pp. 200, 202203/204]
stella san carlo all’arena
miteriale sotterranea, in precedenza
raggiungibile solo attraverso il piazzale della chiesa dell’Incoronata del
Buon Consiglio a Capodimonte.
Le catacombe di San Gennaro si articolano su due livelli. Il primo, il vestibolo inferiore (III-IV secolo), al centro un fonte battesimale commissionato dal vescovo Paolo II, è il risultato dell’ampliamento di una tomba gentilizia pagana con struttura uniforme e regolare dove, in un ipogeo
ora visibile dalla zona superiore,
erano custodite le spoglie di san Gennaro. La parte esterna murata è coperta da affreschi, tra i quali San Gennaro e i proto martiri Stefano e Sossio, del VI secolo.
Il vestibolo superiore è costituito da
due sale quadrate, di circa sette
metri per lato, con dislivelli di suolo.
Conserva gli affreschi della cupola
con scene di Adamo ed Eva o Davide e Golia; la piccola ‘basilica dei vescovi’, dedicata alla memoria dei primi quattordici vescovi napoletani, e
la maestosa ‘basilica maior’. Lungo
uno dei lati corti una cripta ingloba
otto arcosolia (tombe a forma di
arco) e dieci loculi, con i ritratti a mosaico di quattro vescovi: fino a tutto
l’VIII secolo le catacombe sono destinate ad accogliere le spoglie dei
presuli napoletani.
In piazza della Sanità pulsa il cuore
che non si rassegna a morire del rione, punto di riferimento della mis-
sione coraggiosa di riscatto etico e civile di sacerdoti e associazioni di volontariato più numerose e tenaci di
quanto ci si aspetti: la chiesa seicentesca di Santa Maria della Sanità, inserita nel grande complesso monastico originato dal ritrovamento di
una reliquia mariana del V-VI secolo
in una chiesetta annessa alla cripta
di San Gaudioso.
I Domenicani, custodi dal 1577 dell’edificio sacro, incaricano l’architetto dell’Ordine Giuseppe Donzelli (fra
Nuvolo) di progettare la nuova chiesa (1602-1613).
Alle spalle dell’altare, la decorazione
barocca in cartapesta e stucco (Gloria di Angeli e putti) incornicia la statua della Madonna con bambino
(primi anni del Seicento, Michelangelo
Naccherino). Nelle cappella, pale
d’altare di artisti prestigiosi del Seicento: Andrea Vaccaro, Giovan Bernardo Azzolino, Giovan Vincenzo Forli, Luca Giordano, Pacecco de Rosa.
Le catacombe di San Gaudioso, il secondo cimitero paleocristiano di Napoli, si sviluppano intorno alla tomba
del santo eremita morto intorno al
452. Insieme ai resti di mosaici e di
affreschi del V e VI secolo, con simboli cristiani e immagini di santi, in
epoca vicereale si afferma l’uso di far
‘disseccare’ cadaveri sui sedili in
pietra, per murarli infine nella parete con il teschio sporgente e lo scheletro dipinto sul muro, accompa-
gnato dagli oggetti che immortalano
stato o mestiere del defunto.
La basilica di San Severo alla Sanità è dedicata al santo vescovo di Napoli (364-410) protagonista del passaggio tra tardo paganesimo e cristianesimo. Sorge sulle sue spoglie
custodite in origine in una piccola catacomba, cui si accede dalla seconda cappella a sinistra. Verso la metà
del IX secolo, quando le reliquie vengono trasferite in San Giorgio Maggiore, la basilica è abbandonata.
Solo dal 1573 i francescani ricostruiscono e restaurano il complesso (1680, Dionisio Lazzari).
Il chiostro del convento di Santa Maria della Sanità viene mutilato nell’Ottocento per la costruzione del
Ponte [vedi p. 200] sul tratto finale del corso Napoleone (ora Amedeo di Savoia duca d’Aosta), facilmente raggiungibile con l’ascensore
da via santa teresa a capodimonte
in via San Vincenzo.
Superato il Tondo di Capodimonte
[vedi p. 200], nella prima grande ansa
a sinistra, la basilica magniloquente
dell’Incoronata del Buon Consiglio,
inaugurata nel 1953 sul modello di
San Pietro in Vaticano. Sul coronamento della facciata, la Madonna con
Bambino (di Pietro Ambrosini di Pietrasanta), con ai lati San Francesco
e Santa Caterina da Siena. All’interno, opere donate da benefattori o provenienti da chiese demolite, come le
otto sculture del Settecento (Apostoli,
di Michelangelo Naccherino) dell’altare maggiore, dalla chiesa di San
Giovanni dei Fiorentini.
Coronamento ideale, nel punto più
alto della collina, la creatura più apprezzata nei secoli di Carlo di Borbone, sede degna del Museo di Capodimonte.
Costruita, su progetto di Antonio Me-
215
san severo
alla sanità
catacombe di
san severo
vico san severo 81
chiesa
orario: lun-dom
8.30-12.30
catacombe
orario: lun-dom
9.30-12.30
visite guidate ogni
45 minuti
per informazioni
tel 0815441305
www.catacombedinapoli
.it
[pp. 203/215]
san vincenzo
via fontanelle 154
[p. 215]
ascensore della
sanità
stazione inferiore
via san vincenzo
stazione superiore
corso amedeo di
savoia duca
d’aosta
orario: feriali e
festivi
infrasettimanali
7-21.30
dom e 24 e 31
dicembre 8-14.30
accesso gratuito
[p. 215]
emiciclo di
capodimonte
[p. 200]
218
incoronata del
buon consiglio
via capodimonte
13
orario: lun-sab
9-13; 16-19
dom 9-13
tel 0817414945
[p. 215]
museo di
capodimonte
via miano 1
orario: 8.30-19.30
chiuso mer
biglietti: 7.50 euro;
ridotto 3.75 euro,
da 18 a 24 anni;
pomeridiano (dopo
ore14) 6.50 euro
gratuito sotto i 18 e
sopra i 65 anni
tel 0817488111
www.museocapodimonte.it
bosco di
capodimonte
ingressi da
via miano
via capodimonte
orario: dalle 9 a
un’ora prima del
tramonto
tutti i giorni
[pp. 199-200/215,
218-219]
stella san carlo all’arena
drano (la prima pietra è del 1738), in
un’area verde incontaminata affacciata sul golfo incantato, tra la sagoma del Vesuvio, la collina di San
Martino e il promontorio di Posillipo,
immersa in un parco di oltre 130 ettari – la riserva naturale più estesa
della metropoli, una autentica città
poco conosciuta, popolata delle masserie, delle stalle, delle serre, del ricordo delle manifatture di porcellana
di concezione borbonica, restaurate
in grande stile ma da tempo in attesa di destinazioni d’uso – popolato da
oltre 400 specie vegetali e la più varia fauna mediterranea, la Reggia alterna per secoli i fasti della residenza di corte alla missione museografica, imperniata sul nocciolo duro delle raccolte di casa Farnese. Tutto ha
origine dalla passione venatoria del
sovrano, desideroso di una riserva di
caccia esclusiva lontana dagli affanni
delle responsabilità dinastiche: solo
due giorni all’anno era concesso libero accesso al sito, a Ferragosto e
a San Clemente – 23 novembre –
purché vestiti di ‘giamberga’ (giacca);
una folla variopinta e rumorosa – ricordata dalle fonti per gli abbigliamenti fantasiosi – scortata dalle
guardie, percorre i viali del bosco per
raggiungere l’Eremo dei Cappuccini,
costruito ai limiti del parco nel 1817,
secondo una consuetudine abolita in
seguito dai Savoia.
Dopo l’Unità d’Italia, nel 1866 arri-
vano dalla reggia di Portici nell’ala
nord, in prossimità del salone d’ingresso, i pannelli in porcellana di Capodimonte che rivestivano le pareti
del boudoir della regina Maria Amalia di Sassonia da metà Settecento,
esempio raffinato del gusto per le ‘cineserie’ del tempo.
Data alla metà degli anni Cinquanta
del Novecento, dopo secoli di vicende alterne e intense, il primo allestimento museografico rigoroso delle
collezioni d’arte medievale e moderna nel frattempo finite, insieme
alle celebri raccolte di ‘antichità’ farnesiane, pompeiane ed ercolanesi,
nel Real Museo Borbonico (Museo Archeologico Nazionale): nel maggio
1957, artefici il soprintendente Molajoli e l’architetto De Felice, in squadra con una leva di funzionari e studiosi (Raffaello Causa, Ferdinando
Bologna, Oreste Ferrari...) di qualità
rara, nasce il “Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte”, all’avanguardia in Europa per le soluzioni e il
patrimonio formidabile.
Il riordino delle raccolte avviato negli
anni Novanta, imperniato essenzialmente sull’identità dei nuclei storici
omogenei delle collezioni (Farnese,
borbonici, Borgia, postunitario), sulla valorizzazione piena dell’appartamento reale e un percorso ideale attraverso la storia delle arti a Napoli,
in successione cronologica, corona in
maniera esemplare la storia di un mo-
numento simbolo della civiltà figurativa napoletana, dalla metà del
Duecento al tardo Ottocento, fino alle
sezioni del Museo dedicate alla fotografia e all’arte contemporanea. Simone Martini, Tiziano, Caravaggio, Ribera, Giordano... Andy Warhol: a
completare un’offerta con pochi
eguali nel circuito dei grandi musei
internazionali, anche per la cura
della gestione ordinaria, manca solo
una soluzione meno precaria del problema annoso dei collegamenti con
il centro cittadino.
Lungo via Miano, davanti all’ingresso di Porta Grande al Bosco di
Capodimonte, Parco Lieti, recupera
parte del casino rustico di Giuseppe Lieti, su un’estensione di circa
6000 metri quadrati, con l’impianto originario di querce, tigli, allori,
agrumi, pioppi, noci, campi da tennis, da bocce, da calcetto e spazio
giochi per bambini.
Da via Capodimonte, percorrendo salita Moiariello, si raggiunge l’Osservatorio Astronomico. Già nel 1735
Carlo III di Borbone istituisce a Napoli
la prima cattedra universitaria di
astronomia, a testimonianza del respiro europeo della capitale del Regno; nel 1791, Ferdinando IV prosegue l’opera con la commissione di un
osservatorio astronomico nel Real
Museo Borbonico, ma il luogo – via
Foria – si rivela inadatto all’osservazione della volta celeste. È Gioac-
da via santa teresa a capodimonte
chino Murat, nel 1812, a completare il percorso: per la fondazione dell’Osservatorio e la costruzione della
specola viene individuata infine la collina di Capodimonte, lontana dalle
luci artificiali della città, in condizioni ambientali e di visibilità ideali per
lo studio degli astri. Acquisiti i terreni e la villa cinquecentesca che preesisteva, prima di proprietà del marchese di Miradois, in seguito del principe della Riccia, su progetto dei fratelli Stefano e Luigi Gasse e con la
consulenza scientifica dell’astronomo Federico Zuccari, prende forma
l’edificio neoclassico completato al ritorno sul trono napoletano di Ferdinando di Borbone (a cura di Giuseppe Piazzi, pioniere della specola
palermitana). Al centro di un parco
complementare al bosco della Reggia, quasi sei ettari di piante rare, l’Osservatorio si impone da allora come
oasi di indagine celeste e centro di innovazione scientifico-astronomica
internazionale di prestigio riconosciuto. Il Museo annesso conserva
strumenti e apparecchiature astronomiche di grande rilevanza storica,
dotato di un laboratorio di didattica
attrezzato e, in due piccole cupole all’estremità della terrazza, di Telescopio e il Planetario che invitano ad
indagare l’universo misterioso.
219
parco lieti
ingresso da via lieti
a capodimonte 97
e da via nuova
san rocco
[p. 219]
osservatorio
astronomico
via moiariello 16
museo
visite su
appuntamento
orario: lun-ven
9.30-10.30
informazioni e
prenotazioni
tel 0815575111
www.na.astro.it
[pp. 201/219]
alle pagine 216217
capodimonte
facciata del museo
di capodimonte
[pp. 199-200/215,
218-219]
avvocata montecalvario
222
avvocata montecalvario
alle pagine 220-221
corso vittorio emanuele istituto suor
orsola benincasa
a pagina 222
via san giuseppe dei nudi palazzo
costantino
a pagina 222
montesanto stazione della cumana
funicolari
centrale
via toledo - corso vittorio
emanuele - petraio - piazza
fuga (vomero)
montesanto
montesanto - corso vittorio
emanuele - via morghen
(vomero)
/ trasporti
/ emergenze e sicurezza
carabinieri pronto intervento
112
stazione quartieri spagnoli
piazzetta mondragone 18
tel 081401300
polizia 113
sede dante
via tarsia 38
tel 0815645211
sede montecalvario
via santa lucia al monte 21
tel 0817903611
poliziotti di quartiere
sede dante
via tarsia 38
tel 3358357012
sede montecalvario
via santa lucia al monte 21
tel 3357997827
polizia stradale
tel 0815954111
0812208311
soccorso stradale 116
soccorso in mare 1530
vigili urbani
tel 0817513177
unità operativa
piazza dante 93
tel 0815643180
metropolitana
linea 1
piazza dante - museo - mater
dei - salvator rosa - quattro
giornate - vanvitelli - medaglie
d’oro - montedonzelli - rione
alto - policlinico - colli aminei frullone - chiaiano - piscinola
linea 2
gianturco - piazza garibaldi piazza cavour - montesanto piazza amedeo - mergellina via leopardi - campi flegrei -
cavalleggeri d’aosta - bagnoli pozzuoli
s.e.p.s.a.
ferrovie cumana e
circumflegrea
per informazioni sugli orari
tel 0817354310 0817354311
www.sepsa.it
taxi
consorzio taxi napoli
tel 081444444 - 081555555
0815564444
www.consorziotaxinapoli.it
cooperativa radio taxi napoli
(co.ta.na.)
tel 0815707070
radio taxi la partenope
tel 0815606666
radio taxi consortaxi
tel 081202020
autobus
società a.n.m. - azienda
napoletana mobilità
numero verde 800639525
www.anm.it
547 (festiva) via santa maria
del pianto - via del riposo - via
nuova del campo - via don
bosco - piazza carlo III - piazza
cavour - piazza museo - via
matteo renato imbriani - via
d’acquisto - via battistello
caracciolo - via santacroce via suarez - via menzinger piazza medaglie d’oro
c16 mergellina (funicolare) via mergellina - corso vittorio
emanuele (sepsa) - via
giordani - corso vittorio
emanuele - via salvator rosa via matteo renato imbriani via d’acquisto - via giacinto
gigante - via battistello
caracciolo
c34 via altamura - via martini
via san giacomo dei capri - via
giotto - via menzinger - via
suarez - via santacroce - via
salvator rosa - via matteo
renato imbriani - via
d’acquisto - via giacinto
gigante - via battistello
caracciolo - via salvator rosa via conte della cerra - via san
gennaro ad antignano - via
tino da camaino - via niutta via piscicelli
c47 via tanucci - piazza vico via tanucci - piazza carlo III via foria - piazza cavour piazza museo - via salvator
rosa - via matteo renato
imbriani - via d’acquisto - via
giacinto gigante - piazza
arenella - via piscicelli - via
giotto - via niutta - piazza
trasporti
www.comune.napoli.it/municipalita2
distretto sanitario 51
(avvocata, montecalvario,
pendino, mercato, san
giuseppe, porto)
via vespucci 9
tel 0812542307
relazioni con il pubblico
via de gasperi 55
tel 0812542111
assistenza anziani
tel 0812542301
assistenza veterinaria
piazza municipio 84
tel 0815510243 0815525967
farmacie
per indicazioni esaustive
organizzate per luoghi,
suggeriamo di consultare il sito
www.paginegialle.it/campania
/napoli/farmacie.html,
utilizzando i ‘suggerimenti
geografici’ per i rimandi al
quartiere
trasporti
municipalità 2
(mercato, pendino, avvocata,
montecalvario, porto, san
giuseppe)
piazza dante 93
tel 0817950201 0817950801
sedi distaccate
corso garibaldi 394
via san tommaso d’aquino 15
vigili del fuoco 115
guardia di finanza 117
pronto soccorso 118
/ cure mediche
/ i quartieri
estensione
montecalvario kmq 0,75
avvocata kmq 1,22
abitanti [2001]
montecalvario 22.719
(10.987 maschi;
11.732 femmine)
avvocata 33.295
(15.499 maschi;
17.796 femmine)
arenella
c53 via amato (m1) - via
materdei - via santa teresa
degli scalzi - via salvator rosa via matteo renato imbriani via marsicano - via facio - via
malaterra - via collenuccio via bartolomeo caracciolo piazza delle fontanelle - via
collenuccio - via de falco - via
donzelli - via di gravina
e2 piazza matteotti - via
monteoliveto - via toledo - via
concezione a montecalvario vico I Montecalvario - via
portacarrese a montecalvario
via concordia - vico cariati salita cariati - piazzetta cariati
corso vittorio emanuele - vico
trinità delle monache - via
santa lucia al monte - via
girardi
r1 piazza medaglie d’oro (m1)
via menzinger - via suarez via santacroce - via salvator
rosa - via pessina - piazza
dante (m1) - via toledo - via
battisti - via medina - piazza
municipio - via san carlo piazza municipio - via medina
via monteoliveto - via
sant’anna dei lombardi piazza dante (m1) - via
broggia - piazza museo
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i colori della storia
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226
avvocata montecalvario
l’aria campestre ... il lieto sguardo nel sole di levante
... furono invito ai medici perché vi mandassero i loro
convalescenti a restituirsi in buona salute. andiamo alla
salute gridava il popolo sollazzevole e bevitore...
[giovan battista chiarini, 1870]
storie
Montecalvario, dal nome del complesso conventuale (1560) nella piazza,
si estende tra i Quartieri Spagnoli e la Pignasecca, delimitato a meridione
dalla salita Concordia e dalla strada della Trinità degli Spagnoli, e a nord dalla strada di Montesanto, dal complesso della Trinità dei Pellegrini e da via
Fuori Porta Medina.
Il radicale riassetto urbanistico di Pedro de Toledo (1532-1553) [vedi San
Ferdinando pp. 65-66] segna ancora oggi l’aspetto del quartiere: l’area a
est della nuova strada vicereale (via Toledo, in onore del viceré), di impianto
regolare, viene destinata agli alloggiamenti militari per le truppe, i Quartieri
Spagnoli appunto, impostati su una maglia a scacchiera con sei strade parallele a via Toledo e numerose altre disposte perpendicolarmente. Gli edifici in origine presentano un piano unico, ma, nel corso del tempo, vengono sopraelevati fino a cinque piani per far fronte alla carenza cronica di abitazioni per una popolazione in crescita costante; gli stessi spazi verdi di raccordo con la collina di San Martino e Sant’Elmo, e gli orti che delimitano tutta l’area vengono a poco a poco fagocitati da nuove costruzioni.
La trama regolare che si estende nel corso del Seicento fino a mezza costa, interrotta ai confini degli insediamenti conventuali (Suor Orsola Benincasa,
San Nicola da Tolentino, Santa Lucia al Monte, Santissima Trinità delle Monache), sarà definitivamente alterata nell’Ottocento dall’apertura del corso Vittorio Emanuele.
Nel Decennio francese (1806-1815), Giuseppe Bonaparte e Gioacchino
Murat ripensano tutto il sistema della città storica, sulle fondamenta teoriche lungimiranti di Vincenzo Ruffo [vedi Vicaria Poggioreale pp. 171-172]
e dell’abate Marc-Antoine Laugier
per Parigi.
In stretta connessione con i provvedimenti generali per l’igiene pubblica relativi alle aree periferiche, a
ridosso di via Toledo, Stefano Gasse (membro del Consiglio degli Edifici Civili) viene incaricato della progettazione dei mercati di commestibili, tra il 1807 e il 1811, incluso
l’impianto del mercato per la piazza di Montecalvario, in uso fino a inizi Novecento, del quale si conservano ancora alcune botteghe sul
lato nord della piazza e la scala di
collegamento con la chiesa.
Nel 1840 è la volta del mercato alimentare dell’Avvocata, progettato da
Ludovico Villani nel grande giardino
di palazzo Tarsia con l’obbiettivo di
liberare la zona della Pignasecca da
secoli, endemicamente, satura (e
ancora oggi è così...) di venditori di
ogni genere: senza risultati. Fallito
il tentativo di ‘riordino’, tutto il palazzo è affidato al Real Istituto di Incoraggiamento che, nella sala ridisegnata in stile neoclassico da
Francesco Del Giudice, organizza la
‘Esposizione delle Arti e Manifatture del Regno’, vetrina periodica dei
prodotti meritevoli delle imprese
del Regno, ispirate dall’opera di artisti e intellettuali quali Domenico
Morelli, Filippo Palizzi e Gaetano Filangieri; da questa tradizione, di lì
a poco, nascerà in sede autonoma
storie
l’Istituto Artistico Industriale (1889,
attuale Istituto statale d’arte Filippo
Palizzi), con annesso museo, per formare le nuove leve specializzate delle ‘arti applicate’.
La Pignasecca, prima di tramutarsi
in grande bazar per le esigenze più
variegate, era nel Cinquecento un
orto dei Pignatelli di Monteleone (il
Biancomangiare), esterno alle mura
cittadine, meta di gite campestri
salutari. Avrebbe assunto il nome attuale, secondo la leggenda, quando
uno dei pini (pigna, in lingua napoletana) sopravvissuti nella piazza, sul
quale le piche (uccelli dalle stesse attitudini delle gazze ladre) depositavano oggetti preziosi trafugati nelle
case circostanti, si sarebbe ‘seccato’ quasi istantaneamente per l’affissione sul tronco della scomunica
contro gli autori misteriosi dei furti
emanata dalle autorità (Gennaro
Aspreno Galante, 1872).
Centro del borgo, la piazza Montesanto ha oggi il volto ‘europeo’ della riqualificazione urbana innovativa – pienamente rispettosa del contesto ambientale preesistente – legata alla ristrutturazione (20042008) della stazione della Ferrovia
Cumana e Circumflegrea (gestite dalla Sepsa, collegano il litorale flegreo
con la città) e della funicolare di
Montesanto. In piazzetta Olivella
(dal ricordo dell’oliveto di grandi dimensioni del XVI secolo), poco di-
227
228
avvocata montecalvario
stante, è la stazione della linea 2 della metropolitana.
Un dedalo di strade in miniatura si
‘arrampica’ verso il Vomero e l’Arenella, attraverso identità antropologiche e architettoniche tra le più caratteristiche e animate della città.
L’intervento urbanistico che cambia
i connotati del quartiere, il completamento del secondo tratto del corso Maria Teresa (corso Vittorio Emanuele), risale al 1861, subito dopo
l’unificazione del paese. Già ideato
nel 1853 da Errico Alvino, in collaborazione con gli architetti municipali Cangiano, Francesconi, Gavaudan e Saponieri, su commissione di Ferdinando II, completato in prima battuta solo nel tratto da Mergellina a Suor Orsola, il percorso sinuoso della nuova arteria stradale
(destinato dai progetti Borbone a cingere l’intero nucleo urbano) viene finalmente prolungato fino all’Infrascata (all’altezza dell’attuale piazza
Mazzini), intitolato al primo re dell’Italia unita Vittorio Emanuele. Oltre
alla funzione urbanistica cruciale di
raccordo dei percorsi collinari trasversali, assume valenza paesistica
degna dello scenario ambientale
che intercetta: una prescrizione
reale lungimirante (31 maggio
1853) vieta costruzioni che compromettano la visuale panoramica
sul golfo e sulla città sottostante.
Portato a termine nel 1870, il cor-
so può considerarsi una sorta di
tangenziale ante litteram della metropoli moderna, malgrado il progetto più ambizioso sia rimasto incompiuto: il collegamento tra Mergellina e Capodimonte si arresta di
fatto a piazza Mazzini, all’innesto
con la Cesarea.
A monte del corso, sui suoli di proprietà della famiglia Grifeo, resta
forte l’impronta moderna delle
sperimentazioni condotte da Lamont Young; su tutte il ‘castello’
(1875, dove abiteranno Matilde Serao e Eduardo Scarfoglio) [vedi
Chiaja p. 32], concepito come un
maniero gotico in rovina; su registri
stilistici paralleli, a ridosso del
muro di cinta di villa Lucia e di villa Floridiana, l’architetto realizza,
nel 1892, il villino Bartolini.
Ancora, nell’ultimo scorcio dell’Ottocento, il ‘Risanamento’ che stravolge l’identità dell’area a ridosso del
mare innesta una mutazione altrettanto radicale del versante occidentale di Montecalvario. In seguito
alla complessiva ‘bonifica’ dei quartieri Porto, Pendino, Mercato e Vicaria, resa urgente dall’epidemia di
colera del 1884 [vedi Porto Pendino Mercato pp. 147-149] occorre individuare zone abitative di espansione della città: la collina del Vomero, anche per le parti incluse nei
quartieri Montecalvario e Avvocata,
dimentica definitivamente le remi-
niscenze rurali di un tempo, destinata a trasformarsi in meno di un secolo in una delle aree più densamente popolate del capoluogo.
La piccola chiesa parrocchiale di Santa Maria Avvocata, nei pressi del largo Spirito Santo, introduce, e dà il
nome, all’Avvocata, delimitata a
nord dalle salite tortuose dei Cacciottoli e di Sant’Antonio ai Monti e
dalla strada Olivella, a sud dalle
strade Montesanto e Fuori Portamedina – modellate, nell’andamento
caratteristico, dal percorso dalle
mura vicereali – a est da piazza Dante, da via Santa Teresa degli Scalzi,
da salita San Raffaele, da vico Medici, e da calata Fontanelle a Materdei, ricongiungendosi, infine, al vallone della Sanità [vedi Stella San Carlo all’Arena p. 200].
Nel Seicento, come tutte le aree verdi vicine al centro della città, è meta
ambita per la fondazione di monasteri, chiese e conventi (in larga misura stravolti dall’urbanizzazione
massiccia di fine Ottocento e inizio
Novecento, proseguita, per lo più senza criteri, per tutto il secolo). Lungo
via Pontecorvo (dal nome della famiglia dei proprietari, cancellata
dall’epidemia di peste del 1656) si
susseguono i conventi di Gesù e Maria (poi ospedale), delle Cappuccinelle, di San Giuseppe a Pontecorvo
e, al termine del limite meridionale
della strada, la mole settecente-
storie
sca, rimaneggiata nel secolo successivo, di palazzo Spinelli di Tarsia.
I collegamenti tra i due quartieri, da
sempre problematici per l’andamento impervio del terreno (fino all’inaugurazione, agli inizi del 2000,
della linea collinare della metropolitana cittadina), si articolano lungo
l’Infrascata (via Salvator Rosa) o
per percorsi ripidi spesso gradonati (Pedamentina, Petraio, calata San
Francesco, Cacciottoli, Sant’Antonio ai Monti, Cavone), ricavati sui tracciati dei valloni di deflusso delle acque piovane.
Nel 1867, come alternativa all’Infrascata, viene realizzata la rampa
di San Potito, per raggiungere la parte alta dell’Avvocata. Il colle ha il
nome del santo al quale le monache
benedettine, ‘sfrattate’ dal convento all’Anticaglia venduto al principe
Caracciolo di Avellino come sede della sua dimora gentilizia, dedicano
monastero e chiesa (1615). In precedenza l’altura era chiamata ‘Costigliola’ – con cui nel Seicento veniva identificato il borgo intorno al
monastero, a ridosso delle mura cittadine – o de li Caruffi, alterazione
del nome Carafa, proprietari antichi
delle terre.
Le istituzioni religiose hanno un ruolo fondamentale nel processo di
trasformazione del quartiere: a partire dalla fine del Cinquecento, in ossequio alle direttive del Concilio di
229
230
avvocata montecalvario
Trento per una presenza capillare degli Ordini ecclesiastici sul territorio,
cominciano le acquisizioni delle
grandi proprietà fuori le mura, in possesso, tra l’altro, delle estensioni prescritte in merito all’architettura religiosa. Già nel Seicento, tuttavia, la
mancanza di controllo governativo
provoca uno sfruttamento intensivo
dei suoli che cancella ogni residuo
spazio pubblico libero.
Sui terreni non occupati dalle fabbriche religiose, si concentra l’interesse della borghesia meno ‘possidente’, quella, per intenderci, che
non può ambire alle proprietà in via
Toledo, consentite solo ai patrimoni
aristocratici in auge.
Nascono in rapida successione: nel
1608 il convento di Santa Monica;
nel 1614 il complesso di San Giuseppe dei Vecchi; nel 1615 il monastero di San Potito; nel 1634 il monastero delle Carmelitane, ceduto poi
alle Francescane di clausura nel
1644, quando le monache si trasferiscono alla Cesarea (il prosieguo
di via Salvator Rosa dopo piazza Mazzini). Le zone più ambite sono quelle a occidente, che permettono aperture paesaggistiche verso il mare.
Agli inizi del Seicento datano le prime abitazioni private, ricordate dai
documenti a sostituzione di masserie e villette di campagna (i palazzi di
Vincenzo Capece, di Giovan Francesco Ceva Grimaldi e dell’architet-
to Giovan Giacomo di Conforto, ora
palazzo Terralavoro, via San Potito
22) e, lungo il Cavone – malsano in
partenza per le acque piovane provenienti da tutte le colline (“da questo colava il torrente delle acque piovane che scendeva dal monte di sopra; ora queste acque stanno deviate, e ridottosi questo luogo in
strada si vede dall’una parte, e l’altra tutto popolato di comodissime
abitazioni” Carlo Celano, 1792) – le
abitazioni più modeste. Nel Settecento, è la volta delle residenze
prestigiose: palazzo Cito di Melissano, via San Giuseppe dei Nudi 80;
palazzo Costantino (ricostruito), via
San Giuseppe dei Nudi 25; la residenza di città del pittore Francesco
Solimena (1657-1747), protagonista
della scena artistica napoletana e europea della prima metà del Settecento, via San Potito 65; il palazzo di
Onorio Parascandolo (architetto),
via San Potito 40.
Nell’Ottocento, nella zona compresa
tra l’Infrascata (via Salvator Rosa e
piazza Mazzini) – che taglia il quartiere in due parti, risalendo verso il
Vomero – e via Montesanto (l’antico
borgo dello Spirito Santo), l’urbanizzazione procede con la concentrazione fitta di edifici lungo i percorsi
(Ventaglieri, Tarsia, Pontecorvo, Cavone) che scendono dalla collina quasi paralleli; mentre via Salute e l’Infrascata, che percorrono il resto del
quartiere, sono ancora ricordate per
orti e aria salubre (da cui i toponimi
delle strade), con ville e giardini a terrazze aperti sul golfo e masserie circondate da campi coltivati: “offrono
... all’osservatore prospettive assai vaghe ... quell’alternar di giardini e vignette tra nobili e modeste casine, e
quelle chiese e quei conventi come
dire sparpagliati qua e là, si compongono a gruppi e a scorci, a lontananze di meravigliosi effetti di
luce. Le quali vedute non lasciano di
storie
essere felicissimi subbietti dei nostri
eccellenti pittori paesisti per le bellezze vere e reali di che sono a dovizia
risparse” (Giovan Battista Chiarini,
1856). Al termine della Salute (ora via
Matteo Renato Imbriani e via Giacinto
Gigante), sul colle panoramico, Giacinto Gigante (1806-1876) costruisce
la sua abitazione, quartiere generale e punto di incontro ideale dei ‘vedutisti’ della Scuola di Posillipo.
231
via san potito
palazzo cito
da melissano
[pp. 229-230]
‘‘
232
dai quartieri spagnoli al corso vittorio emanuele
avvocata montecalvario
233
un tempo questa abrupta e pittoresca salita, che
conduce dal corso vittorio emanuele al vomero, era...
denominata imbrecciata...
[gino doria, 1979]
dai quartieri spagnoli al corso vittorio emanuele
concezione a
montecalvario
via concezione a
montecalvario 22
orario: lun-ven
8-12; 17-19
dom 10-13
[p. 233]
centro
polifunzionale
urban
via concezione a
montecalvario 26
orario: lun-ven 8-19
tel 081426291
fax 081426291
[pp. 233-234]
Il tracciato urbano regolare che costeggia via Toledo nasce nel Cinquecento, con la razionalizzazione radicale concepita dal vicerè Pedro de
Toledo [vedi San Ferdinando pp.
65-66], destinato all’acquartieramento delle truppe spagnole (da cui
Quartieri Spagnoli). Per questa sua
funzione prevalente, ha ispirato nel
corso dei secoli le descrizioni più disparate, dalle denuncie per l’atmosfera sordida e di promiscuità che un
esercito sempre più confinato alla periferia dell’impero spagnolo in declino
alimentava, alla mitografia speculare
di una ‘popolanità’ imbalsamata,
intangibile. Il dato certo, in un contesto che non ha mai definitivamente estirpato i germi dell’esistenza precaria e del degrado, è che
il labirinto di strade, di vicoli, spesso
in salita ripida, dei Quartieri rimane
un problema e una potenzialità non
marginale del cuore antico di Mon-
tecalvario; un luogo che trasuda
vite, tormentate e orgogliose, grazie
anche agli interventi puntuali degli ultimi anni dell’amministrazione comunale, dove un tessuto fragile diffuso di piccole attività familiari – lavorazione e vendita di pelletteria –
e trattorie sempre più frequentate
(cucina aggrappata tenacemente al
‘made in Naples’) si alterna ai ‘bassi’ famigerati, angusti come vuole la
leggenda, e tuttavia, non di rado, curati e nitidi come non sarà mai l’edilizia ‘popolare’ di serie.
La maglia viaria ortogonale, fitta e ad
altissima densità umana, nasconde
spiazzi e larghi inaspettati – germinati in epoca borbonica o nel decennio francese, soprattutto per
ospitare i mercati alimentari – con
palazzi storici sempre più contesi dal
mercato contemporaneo e chiese barocche ad ospitare, spesso, un volontariato in crescita costante.
La chiesa della Concezione a Montecalvario, nella via omonima (in antico l’“Imbrecciata”, che univa via Toledo con le pendici della collina di
San Martino), fondata nel 1579,
con la ristrutturazione settecentesca
(1714-1724) diventa il capolavoro di
Domenico Antonio Vaccaro, in questa circostanza architetto, scultore e
pittore. Sull’ingresso principale, in segno di ringraziamento all’artista, le
monache fanno incidere: “Dominicus
Antonius Vaccaro/ Raro admodum
exemplo/ templi structura ne exco-
gitavit/ ora Marmoreas Sculpist, tabulasque pinxit”. L’Immacolata in legno sull’altare maggiore è tra le poche opere della chiesa originaria,
esempio di scultura lignea napoletana tardoseicentesca.
Poco oltre, il palazzetto Urban è
l’espressione del programma in corso d’opera finalizzato al recupero urbanistico, sociale e ambientale del
quartiere, centro polifunzionale dedicato a cultura, formazione, informazione sociale, seminari, dibattiti,
mostre fotografiche. Le ultime ge-
corso vittorio
emanuele
[pp. 226, 228/
236-237]
234
galleria toledo
via concezione a
montecalvario 34
tel 081425037
www.galleriatoledo.org
[p. 234]
santa maria
dei sette dolori
via francesco
girardi 59
orario: lun-sab
8.30; dom 10-12
[p. 234]
santissima trinità
delle monache
parco dei
quartieri spagnoli
(ex ospedale
militare)
via francesco
girardi
[pp. 226/234235]
via francesco
girardi
parco dei quartieri
spagnoli
[pp. 226/234235]
avvocata montecalvario
nerazioni di residenti possono partecipare gratuitamente alle attività
(previa autorizzazione dei genitori).
Nella stessa strada, e con finalità
complementari, la Galleria Toledo
prosegue la programmazione di ricerca sperimentale per teatro e cinema d’autore.
Da via Concezione si raggiunge via
Francesco Girardi (1842-1912, avvocato penalista, deputato, sindaco
di Napoli dal 1895 al 1896), stretta
e tortuosa fino al corso Vittorio Emanuele. Siamo nell’area in antico individuata come “Belvedere”, per le
terrazze panoramiche immerse nel
verde a picco su Spaccanapoli. Le
guide storiche della città collocano
qui, nel XV secolo, la cappella della
Madonna “d’Ognibene”, trasforma-
ta in chiesa – con il titolo di Addolorata o di Santa Maria dei Sette Dolori – dopo la peste del 1516 dai padri Serviti di Santa Maria del Parto,
ai quali è affidata, grazie alle donazioni terriere di Manlio Caputo e del
banchiere fiorentino Francesco Biffoli (che offre 600 ducati in cambio
della qualifica di fondatore e del patronato sull’altare maggiore).
Il monastero della Santissima Trinità delle Monache, fino a pochi anni
fa occupato dalla caserma militare
Muricchio, era stimato nel Seicento
tra i più ricchi della città, con giardini, boschetti ornati da fontane e giochi d’acqua, agrumeti. Ancora oggi
dal porticato, sede del Parco dei
Quartieri Spagnoli, visuali panoramiche suggestive e inattese incor-
dai quartieri spagnoli al corso vittorio emanuele
niciano una superficie complessiva
di circa 25.000 metri quadrati, recupero benemerito per concerti,
rassegne cinematografiche, eventi.
Nella contigua Santa Maria Ognibene, la chiesa (1630-1666) costruita a spese del conte Francesco
Magnocavallo su un terreno di sua
proprietà ha perso ogni connotazione barocca per gli interventi ottocenteschi.
In piazza Montecalvario, il complesso che dà il nome al quartiere con la
chiesa di Santa Maria di Montecalvario (1560), commissionata da Ilaria D’Apuzzo, nobile napoletana, e
consacrata nel 1570. Nel 1808,
cacciati i Francescani, la struttura viene adibita ad alloggio militare, ristrutturata nel 1827 e infine affidata alle cure dei padri Mercedari
(1923). A destra della chiesa, ha
sede l’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione e Purità di Maria
de’ Nobili in Montecalvario, da cui
partiva, dal 1620, la processione del
sabato santo in onore della Vergine:
la statua, forse la stessa che si conserva nell’Arciconfraternita (1687),
posta sul carro del Battaglino, ogni
anno progettato da un artista diverso, ‘passeggiava’ per la città preceduta da gentiluomini e guardie del
corpo del viceré.
Poco più avanti, il Nuovo Teatro
Nuovo, interprete originale, da venti anni, delle scene d’avanguardia, co-
niuga autori locali e sperimentazione internazionale d’innovazione.
Vico Lungo Teatro Nuovo attraversa
largo Baracche, ricordo dei ‘depositi’
dei venditori ambulanti che, espulsi
da piazza Carità, si sistemano parte
alla Pignasecca e parte qui. Nella rivoluzione del 1860 i popolani e gli artigiani dei Quartieri, sostenitori di Garibaldi, sono soprannominati baracchisti, in contrapposizione ai luciani, fedeli alla monarchia Borbone.
Un’altra tradizione fa risalire il nome,
durante il Viceregno, agli alloggi improvvisati per le prostitute al seguito dei soldati spagnoli. Oggi, un’esplosione di murales colorati connota la
piazza e, in sostituzione di un rifugio
bellico, una galleria d’arte (Galleria
di Largo Baracche) coinvolge gli abitanti in iniziative sociali e artistiche.
In vico Lungo San Matteo, la chiesa
dei Santi Francesco e Matteo
(1587), fondata dalla congrega dei
cocchieri e dedicata, in un primo momento, a San Francesco d’Assisi, nel
1588 viene ‘rilevata’ dagli abitanti
della zona con l’aiuto dei confratelli di San Matteo (prima residenti nella chiesa della Concordia), ricostruita e intitolata ai santi Francesco
e Matteo. Al termine della strada,
piazzetta Trinità degli Spagnoli, accoglie la chiesa cinquecentesca
omonima, ristrutturata a fine Settecento (1794), e il convento – è ancora visibile parte del chiostro – che,
235
santa maria
ognibene
via santa maria
ognibene 31
orario: ven-sab
16.30-18.15;
dom 8-9
[p. 235]
santa maria
di montecalvario
piazza
montecalvario 16
orario: 7.30-9;
17.15-19.30
chiusa dom
[p. 235]
nuovo teatro nuovo
via montecalvario
16
tel 081406062
www.nuovoteatronuovo.it
[p. 235]
santi francesco e
matteo
vico lungo san
matteo 44
orario: 8-12; 16-20;
dom 8-14; 17-20
[p. 235]
trinità degli
spagnoli
piazzetta trinità
degli spagnoli 4
orario: 17-19; dom
chiusa
[pp. 226/235]
236
santa maria della
speranza o la
speranzella
via speranzella 124
orario: 9.30-12;
mer 8.30-12
[p. 236]
santa maria
del carmine alla
concordia
piazzetta
concordia 2
orario: 9-11; 17-20;
dom 9-14
[p. 236]
museo del tessile e
dell’abbigliamento
elena aldobrandini
santa maria delle
grazie a
mondragone
piazzetta
mondragone 18
orario: lun-ven 913; 15-17
biglietti: 5 euro;
ridotto 3 euro (sotto
i 12 e oltre i 65 anni
e gruppi superiori a
10 persone)
per prenotazioni e
visite guidate
tel 0814976104
0814238368
(lun-ven 9-17)
www.fondazionemondra
gone.it
[p. 236]
palazzo spinelli
di cariati
corso vittorio
emanuele 580581
tel 0817049111
www.istitutopontano.it
[pp. 236-237]
avvocata montecalvario
con il decennio francese, sarà adibito ad abitazioni private (1806).
Sulla via omonima, la chiesa di Santa Maria della Speranza o la Speranzella (1599, riedificata tra il 1746
e il 1759 e ampliata nel 1786), meglio conosciuta come Santa Rita
alla Speranzella per il culto tributato alla santa, mostra sulla facciata,
del 1872, le lettere ‘S.S.R.’ iniziali della congrega del Santissimo Rosario,
custode nell’Ottocento dell’edificio
(dove, già dal Seicento, aveva la propria cappella). L’ultimo, radicale, restauro risale al Novecento.
Piazzetta Concordia, ha il nome di
Santa Maria del Carmine alla Concordia, fondata verso il 1556, ma più
volte rimaneggiata nei secoli successivi, fino al 1937, data a cui risale
la decorazione attuale, e al 1980,
quando viene rifatta la volta. Custodisce opere d’arte in prevalenza del
XVIII secolo, come i dipinti con I santi Alberto, Angelo martire e Nicola
(terzo altare di sinistra) di Paolo de
Matteis, e I santi Francesco di Paola e Agata e l’Addolorata adorano il
crocifisso, di Andrea Miglionico (prima cappella a sinistra).
Da vico della Concordia, si raggiunge vico Taverna Penta, locanda penta (dipinta) molto nota nel Seicento
e demolita nel 1754 per costruire il
palazzo per Gaetano Lieto, principe
di Polignano (di Pompeo Schiantarelli, allievo di Luigi Vanvitelli), al-
l’angolo con via Emanuele De Deo.
Percorrendo, in alternativa, calata
San Mattia e vicolo Mondragone, nel
complesso di Santa Maria delle
Grazie a Mondragone hanno sede la
Fondazione Mondragone e il Museo
del Tessile e dell’Abbigliamento Elena Aldobrandini, dedicato alla storia
della moda e al recupero della tradizione antica delle sartorie napoletane. Nelle sale al primo e al secondo piano, arredi sacri, tessuti e
ricami preziosi in seta dal Seicento
all’Ottocento si alternano alla collezione di abiti dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri.
Salita e piazzetta Cariati si congiungono al corso Vittorio Emanuele, da cui si dipanano le strade gradinate (Petraio, Pedamentina) che
costituiscono il collegamento originario, a piedi o in dorso di mulo, fra
città murata, casali e borghi rurali,
fino alla collina del Vomero. Il secondo tratto del corso Maria Teresa
– primo nome dato al corso Vittorio
Emanuele – viene realizzato nel
1870, raccordandolo all’Infrascata
(piazza Mazzini). Qui nasce nel XVI
secolo palazzo Spinelli di Cariati (dal
1922 Istituto Pontano, liceo ‘d’eccellenza’ dei padri Gesuiti), quando
Giovan Battista Spinelli, principe di
Cariati, prende in affitto dai monaci
di San Martino un appezzamento
che si estende fino quasi a via Toledo e impianta una coltivazione di gel-
dai quartieri spagnoli al corso vittorio emanuele
si (il ricordo rimane nel vico Lungo
Gelso) presto ‘soppressa’ da nuovi
edifici. Nella parte più alta, il palazzo con giardino conserva la fisionomia del Settecento.
Sul lato opposto, sulle pendici della
collina, la fabbrica secolare dell’Istituto Suor Orsola Benincasa
(1633-1669), centro dal 1892 di
scuole e università rinomate. La venerabile suor Orsola Benincasa
(1550-1618) riceve in dono nel
1587 da Cornelia Pignatelli, duchessa di Sant’Agata, il primo nucleo
del convento, dove si ritira con la sorella Cristina, due nipoti, e le adepte attratte dalla fama di santità della fondatrice. Orsola gode di tale considerazione che gli Eletti della Città,
negli ultimi giorni della sua vita, la immortalano a protettrice di Napoli. Sul
chiostro seicentesco a due bracci,
aperto sul golfo con orto botanico e
roseto, insistono l’ex refettorio –
oggi destinato a conferenze, la Sala
Rossa – e l’antica chiesa dell’eremo
(1668) – ora Sala degli Angeli, cornice prestigiosa di eventi culturali e
accademici. Una gradinata nel cuore dell’edificio conduce alla chiesa
dell’Immacolata Concezione, di fondazione antecedente a quella del
monastero.
Nell’Istituto, il Museo Universitario
dell’Opera conserva i risultati dell’attività di restauro didattico, mentre il Museo della Fondazione Pa-
gliara espone dipinti, tessuti e arredi dal XVI al XIX secolo provenienti dal
lascito Pagliara.
Poco oltre piazzetta San Sepolcro,
il convento del Cinquecento di Santa Lucia al Monte è oggi riconvertito ad albergo di lusso: suites panoramiche in luogo delle celle e delle terrazze di un tempo, al confine
con la chiesa omonima di impianto ugualmente cinquecentesco,
quasi del tutto perduto.
In sequenza, la vigna San Martino,
caso unico di fondo agricolo restituito
alla vocazione originaria, nel cuore
della città, e l’inizio della Pedamentina: quattrocentoquattordici
gradini di invito all’ascesa, tra piccole
costruzioni, orti e giardini dove il tempo sembra avere smarrito la misura,
“erta e pittoresca salita a gradoni,
che adduce alla rocca religiosa di
San Martino” [Gino Doria, 1982].
237
istituto suor orsola
benincasa
via suor orsola 10
corso vittorio
emanuele 292
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[p. 237]
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corso vittorio
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orario: lun-sab
8.30-11.30;
17.30 -20
tel 081412248
[p. 237]
alle pagine 238239
corso vittorio
emanuele
suor orsola
benincasa
[pp. 226/237]
‘‘
240
dalla pignasecca a via salvator rosa
avvocata montecalvario
241
pignasecca... era un tempo fuori le mura e faceva
parte degli orti detti biancomangiare...
[gino doria, 1979]
dalla pignasecca a via salvator rosa
trinità dei pellegrini
via portamedina 41
orario: 9-12
tel 0815518957
visitabile su
richiesta
[p. 240]
Piazza Pignasecca è un mondo variegato di voci, colori, viandanti curiosi in cerca di occasioni a buon
mercato [vedi p. 227]. Si cammina
a fatica, tra avventori carichi della
‘spesa’ quotidiana e utenti frettolosi che si avvicendano tra funicolare,
metro e cumana. Tutt’intorno, atmosfere di altri tempi: in via Forno
Vecchio via vai di studenti al monastero seicentesco dello Spirito
Santo (manomesso per le diverse
destinazioni d’uso assolte nel tempo), ex sede del Provveditorato agli
Studi di Napoli, oggi della facoltà di
Architettura dell’Università Federico
II a poca distanza dalla ‘centrale’ storica di palazzo Gravina; via San Liborio, resa famosa dal monologo autobiografico della Filumena Marturano di Eduardo De Filippo; l’Ospedale dei Pellegrini in via Portamedina, struttura sanitaria attiva senza interruzioni dal Cinquecento. Fa-
brizio Pignatelli, fondatore dell’istituzione, affida in eredità chiesa e
ospedale all’Arciconfraternita della
Santissima Trinità, cui si deve l’ampliamento e la costruzione nel grande cortile della chiesa della Trinità
dei Pellegrini (1769, Carlo Vanvitelli), con facciata a somiglianza di quella cinquecentesca. All’interno, sul primo altare a sinistra, il dipinto San
Gennaro che allontana i fulmini da
Napoli (1651-1652, Onofrio Palumbo in collaborazione con il vedutista Didier Barra).
Piazza Montesanto, snodo essenziale tra Montecalvario, Avvocata e
la collina del Vomero, vanta oggi un
arredo di spessore europeo, fiore all’occhiello del sistema di trasporti di
nuova concezione pianificato con determinazione dalle autorità regionali
competenti. La stazione della cumana e circumflegrea e della funicolare (inaugurata nel 1831, lun-
piazza
montesanto
santa maria di
montesanto
[pp. 226/240, 241]
242
santa maria di
montesanto
piazza montesanto
26
orario: 8.30-12;
17.30-20
[pp. 227/240,
242]
parco ventaglieri
via avellino a tarsia
e via ventaglieri
www.parcoventaglieri.it
[p. 242]
parco viviani
salita sant’antonio
ai monti
via girolamo
santacroce
[p. 242]
san francesco
delle cappuccinelle
salita
pontecorvo 44
[p. 246]
museo
hermann nitsch
vico lungo
pontecorvo 29/d
tel 0815641655
www.museonitsch.org
[p. 242]
palazzo spinelli
di tarsia
largo tarsia 2
[pp. 229/242243]
avvocata montecalvario
ghezza complessiva di 824 metri
con pendenza media del 20,84%),
‘ripensata’ con sobrietà esemplare
da Silvio D’Ascia, ripropone le forme
liberty originarie, con terrazza panoramica sulla piazza, vetro e acciaio per le coperture, fotografie di
Mimmo Jodice alle pareti, libreria
MetroArt Bookstore (MAB) in allestimento, spazi per eventi...
In piazzetta Olivella, la stazione
della linea 2 della metropolitana garantisce i collegamenti con Mergellina e piazza Garibaldi.
Santa Maria di Montesanto risale al
1646, fondata da padri Carmelitani originari di Montesanto in Sicilia,
in origine intitolata alla Madonna del
Monte Santo Carmelo. Nella cappella di Santa Cecilia sono sepolti
Alessandro Scarlatti e Pasquale Cafaro, maestro di musica di Ferdinando IV e Maria Carolina. Nell’ex
convento, passato nel 1870 ai Barnabiti e divenuto collegio intitolato
a San Francesco Saverio Bianchi, resistono al tempo il chiostro e la scala in marmo e piperno.
A destra della chiesa, via Ventaglieri,
verso corso Vittorio Emanuele, accoglie un Parco ricco di arbusti della flora mediterranea, spianate e terrazze degradanti, area attrezzata per
bambini. Superata piazza Olivella,
ancora, salita Sant’Antonio ai Monti ospita il Parco Viviani (l’entrata
‘alta’ è in via Girolamo Santacroce),
da un fondo rustico ricco di agrumi,
fichi, albicocchi, kaki, meli, melograni, palme; singolare complemento “l’occhio di monte”, vecchia
cava di tufo accessibile da una scala o con un ascensore. All’incrocio,
la gradinata ripida e pittoresca dei
Cacciottoli, accesso all’Arenella,
che termina in piazza Leonardo.
Salita Pontecorvo, tra palazzi sei e
settecenteschi, testimonia lo sviluppo dell’edilizia civile a partire da
fine Cinquecento (sulla scia delle fondazioni religiose) [vedi p. 11].
Il convento di San Francesco delle
Cappuccinelle (o Cappuccinelle a
Pontecorvo), costruito nel 1585
come ex voto di Eleonora Scarpato
nel palazzo di famiglia, si arricchisce
nel 1712 della chiesa, affidata all’architetto Giovan Battista Nauclerio; ha ospitato l’Istituto Filangieri per
la rieducazione dei minori.
Nel corso del 2008, in vico Lungo
Pontecorvo, ha aperto i battenti il
Museo Hermann Nitsch, per iniziativa della Fondazione Morra (insediata nel palazzo Bagnara in piazza
Dante), interamente dedicato alla
produzione sorprendente dell’artista
viennese, ben integrata negli umori crudi e primordiali del contesto.
Collega le salite Pontecorvo e Tarsia
(da cui si raggiunge direttamente
piazza Mazzini) il cortile singolare di
palazzo Spinelli di Tarsia (17321750), definito largo, ma simile nel-
l’atmosfera piuttosto a un grande
spazio condominiale. Nel Settecento è il cuore dell’edificio – con pochi
confronti in Europa – progettato da
Domenico Antonio Vaccaro per Ferdinando Spinelli principe di Tarsia, un
concerto di terrazze digradanti, giardini pensili, fontane. L’ampliamento
successivo, le strutture che circondano su tre lati l’antico cortile, si innesta sullo spazio verde donato nel
1674 dalle carmelitane di San Giuseppe a Pontecorvo. Le fonti storiche
rievocano le raccolte preziose del Palazzo, dipinti e una biblioteca rinomata che Ferdinando Vincenzo Spinelli, a metà Settecento, apre al pubblico con liberalità.
Al termine di Salita Pontecorvo, in
piazza Gesù e Maria, superato sulla destra l’ex Conservatorio di Santa Maria Maddalena (1605) – fondato dalla Congregazione del Mon-
dalla pignasecca a via salvator rosa
te dei Poveri Vergognosi per ospitare ragazze indigenti, ora convertito ad
usi civili – siamo al complesso di
identica denominazione. Fondato
nel 1581, affidato ai domenicani,
passa nel 1812 alle canoniche di Regina Coeli. La trasformazione del convento in ospedale è del 1863 (fino
alla sospensione del servizio nel
maggio 2008) – ancora visibili, ma
alterati, i chiostri. La chiesa, saccheggiato o trasferito altrove per
motivi precauzionali il patrimonio artistico, è chiusa da tempo in attesa
di restauro.
In vico Santa Margherita, l’edificio dei
Santi Bernardo e Margherita (1646),
oggi del Sovrano Ordine di Malta. In
origine convento di clausura, con la
soppressione del 1809, viene adibito
a funzioni militari, per essere restituito al culto nel 1820. Nel 1859
chiesa e monastero sono ceduti ai
243
gesù e maria
piazza gesù
e maria
[pp. 229/243]
santi bernardo
e margherita
via del priorato 17
[p. 243]
vico lungo
pontecorvo
museo
hermann nitsch
[p. 242]
244
san giuseppe
dei nudi
via san giuseppe
dei nudi 75
orario: feriali 18-20;
festivi 19-21
[p. 244]
san potito
via salvatore
tommasi 1
[pp. 230/244]
largo tarsia
palazzo spinelli
di tarsia
[pp.227,
229/242]
avvocata montecalvario
Cavalieri Gerosolimitani, in precedenza alloggiati in San Giovanni a
Mare [vedi Porto Pendino Mercato
p. 160], che danno vita all’ospedale
poi sostituito dalla struttura ambulatoriale.
In fondo a via San Giuseppe dei
Nudi, la chiesa (1739 ca.) costruita
da una confraternita di avvocati e
mercanti votata a vestire i poveri nei
giorni di Natale e di San Giuseppe.
Sul portale, il tondo in marmo di San
Giuseppe con il Bambino.
Dopo la caserma ubicata nel monastero annesso, la chiesa di San
Potito [vedi pp. 229-230], prece-
duta da una scalinata che introduce al loggiato, custodisce la Madonna del Rosario di Luca Giordano (1664) e l’Immacolata di Giacinto Diano (1791). Nel 1808, in seguito all’espulsione che riporta le
monache in San Gregorio Armeno,
il complesso è destinato alla fanteria, finché Francesco I di Borbone
autorizza il subentro degli Uffiziali
dei Banchi (congrega nata nel 1645,
ancora esistente). Risale al 1877 la
scala di accesso da via Pessina
[vedi p. 11]. Oggi, nella caserma dei
carabinieri ubicata nel cuore dell’ex
convento, il chiostro panoramico te-
dalla pignasecca a via salvator rosa
245
246
san giuseppe
dei vecchi
via tommasi 23
[pp. 230/246]
santa maria
maddalena
dei pazzi
via salvator rosa
288
[p. 246]
santa maria
della pazienza
piazzetta cesarea 5
orario: 8.30-11;
17.30-19.30
tel 0815493317
[p. 246]
santissima trinità
alla cesarea
largo trinità
alla cesarea
[p. 246]
alla pagina
precedente
via san giuseppe
dei nudi
palazzo costantino
[p. 230]
piazzetta cesarea
santa maria
della pazienza
[p. 246]
avvocata montecalvario
stimonia le glorie trascorse.
La chiesa di San Giuseppe dei Vecchi, nell’ultimo tratto di via Tommasi,
progettata da Cosimo Fanzago nel
1634, si caratterizza ancora per il
portale realizzato su disegno di
Francesco Solimena nel 1727.
All’incrocio tra via Pessina e Santa
Teresa degli Scalzi ha inizio via Salvator Rosa, antica Infrascata [vedi
p. 228-230], celebre per le botteghe di restauro del legno e i negozi di antiquariato. Proseguendo
verso piazza Mazzini, la facciata barocca di Santa Maria Maddalena dei
Pazzi, nata alla committenza del ricco mercante fiammingo Gaspare
Roomer (1673), si inserisce in una
cortina continua di palazzi e negozi. Al centro dei giardini di piazza
Mazzini, la statua di Tito Angelini dedicata a Paolo Emilio Imbriani
(1808-1877, letterato e statista). Diretti a piazza Cesarea, ecco la
chiesa di Santa Maria della Pazienza o Cesarea, commissionata
da Annibale Cesareo, con l’ospedale annesso, nel 1602; i lavori proseguono fino al 1636, e lungo tutto il Settecento. L’edificio sanitario,
in parte visibile nei corpi ai lati del
cortile che fiancheggia la chiesa, è
soppresso nel 1866. All’interno, la
Tomba del mecenate è di Michelangelo Naccherino (firmata e datata 1601).
Sul lato opposto al Liceo Gian Bat-
tista Vico, palestra di studi classici per generazioni, la facciata rossa della chiesa di Santa Maria del
Rimedio o Santissima Trinità della
Cesarea, in stato di conservazione
precario, con il convento inglobato
nei rifacimenti ottocenteschi della
strada.
Conclude l’itinerario, a partire dall’incrocio con via Girolamo Santacroce, l’aggiornamento alle nuove
prospettive dell’arte del terzo millennio: la ‘stazione dell’arte’ della
linea 1 della metropolitana, firmata dall’Atelier Mendini, e, a seguire,
sulle facciate dei palazzi, gli interventi di Mimmo Rotella, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Renato
Barisani e Gianni Pisani.
dalla pignasecca a via salvator rosa
247
vomero arenella
250
vomero arenella
a pagina 250
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gemito - via altamura - via
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cardarelli - via montesano - via
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medaglie d’oro
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castellino via fontana - via niutta
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e4 piazza vanvitelli (m1) via sanfelice - via palizzi
of via brin - via vespucci - corso
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michelangelo - via suarez - via
menzinger - via tino di camaino via giordano - via carelli - via cesi
via gemito - via cilea - via preti via cimarosa - piazza vanvitelli via morghen - via angelini san martino
trasporti
/ emergenze e sicurezza
carabinieri pronto intervento
112
stazione vomero - arenella
via gemito 7
tel 0815600801
polizia 113
sede vomero
via ruoppolo 33
tel 0812204211
sede arenella
via cardarelli 9
tel 0812206111
poliziotti di quartiere
sede vomero
via ruoppolo 33
tel 3492141626
3492141639
sede arenella
via cardarelli 9
tel 3357707068
polizia stradale
tel 0815954111
0812208311
soccorso stradale 116
soccorso in mare 1530
vigili urbani
tel 0817513177
unità operativa vomero
via morghen 84
tel 0817952739
unità operativa
arenella - chiaiano
via jannelli 220
montesanto
montesanto - corso vittorio
emanuele - morghen
metropolitana
linea 1
piazza dante - museo - mater dei
salvator rosa - quattro giornate vanvitelli - medaglie d’oro montedonzelli - rione alto policlinico - colli aminei - frullone
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tel 0812549780 0812549076
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universitaria ‘federico II’
via pansini
centralino 0817461111
informazioni 0817463292
relazioni con il pubblico
0817462684
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estensione
vomero kmq 2,17
arenella kmq 5,25
abitanti [2001]
vomero 47.947
(21.917 maschi;
26.030 femmine)
arenella 72.031
(33.060 maschi;
38.971 femmine)
251
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11. piazza quattro giornate [p. 270]
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13. santa maria del soccorso
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8. pedamentina [pp. 254/268]
10. parco marco mascagna
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intorno al 1936
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tra fine ottocento e inizi
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3. piazza vanvitelli [pp. 257/262]
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1. antignano [pp. 255-256/260]
2. san gennaro a antignano
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vomero arenella
i colori della storia
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254
vomero arenella
isolati casolari, masserie e sparse ville punteggiavano
la vasta area, mentre più fitti agglomerati costituivano
i villaggi del vomero, case puntellate, antignano,
arenella, e due porte...
[giancarlo alisio, 1987]
storie
Il Vomero, appendice moderna della città, nasce nella seconda metà dell’Ottocento in risposta ai piani di ampliamento messi a punto con la ‘bonifica’ conseguente all’epidemia del 1884 [vedi Porto Pendino mercato pp.
147-149]. L’estensione odierna, le dimensioni fuori scala maturate tra secondo dopoguerra e anni Settanta del Novecento (una autentica ‘città fuori centro’, isolata sostanzialmente dalla metropoli, se non per le funicolari,
fino all’apertura della linea 1 della metropolitana, “scendo giù a Napoli” si
diceva...) sono il punto di arrivo della ‘fusione’ di tre villaggi antichi: Vomero, Case Puntellate, Antignano.
Oltre che con l’Arenella (condivide via Case Puntellate, via Pigna, largo Antignano, via San Gennaro a Antignano, piazza Leonardo), confina con Avvocata e Montecalvario (piazza Leonardo, crocevia dei quattro quartieri), Chiaja (via Tasso, via Palizzi), Fuorigrotta (via Vicinale Fosso Santo Stefano), Soccavo (via Vicinale Cupa San Domenico).
Distese verdi, giardini, campi coltivati – il nome ‘vomero’ rimasto alla collina in epoca moderna deriverebbe proprio dall’aratro – hanno resistito senza tentazioni fino agli interventi di fine Ottocento, fuori del perimetro della
civilizzazione postindustriale; preservati per secoli da pochi sentieri, prevalentemente in forte pendenza (i cavoni, le calate, i gradoni), per di più disagevoli, spesso, per il terreno pietroso trasportato dalle acque piovane: il
Petraio e la Pedamentina, verso il centro (via Toledo attraverso i Quartieri
Spagnoli), oltrepassando corso Vittorio Emanuele; calata San Francesco e
via Belvedere, protesi alla Riviera di Chiaja attraverso gradini continui (a metà
costa via Aniello Falcone, corso Vittorio Emanuele, via Crispi); la strada det-
ta Neapolis-Puteolim per colles, antica congiunzione per Pozzuoli, da Antignano, proseguendo per l’Infrascata (via Salvator Rosa), fino a
piazza Dante.
Il ritrovamento di reperti archeologici
lungo questo tracciato antico alternativo ai tragitti costieri fra Napoli e
Pozzuoli, in direzione di Roma, testimonia la presenza di nuclei abitati
ad Antinianum (Antignano) già in
epoca romana. Si tratta in realtà del
decumano superiore che si inerpica
per le colline lungo via Tarsia, via Salvator Rosa, fino a raggiungere e superare il centro di Antignano e, a seguire, il Vomero; un insediamento urbano che, dalla dorsale della collina,
sormonta il borgo antico di Chiaja, già
rilevato e descritto dalle fonti latine,
mentre le testimonianze più ‘recenti’ sul Vomero risalgono al Medioevo
(definito Paturcium o collina di Patruscolo e, in seguito, per la parte più
a valle, ‘monte Olimpiano’).
Sulle origini del nome, l’ipotesi più
attendibile è ancora quella riportata da Carlo Celano: “tutta questa
montagna viene detta Antignano, e
vogliono alcuni che debbasi dire Antoniano, essendo stata villa di Antonio Imperatore; ma il più vero si è
che prende il nome dal lago di
Agnano, dovendosi dire Ante-Agnanum, perché anticamente, ed anche
al presente, da chi non vuole andare
per la grotta da qui si va al lago sud-
storie
detto” (Carlo Celano, 1692).
Il casale, per quanto di ‘transito’, è
dunque un luogo centrale della civiltà
romana nella regione.
Non minore fama gli hanno meritato le cronache sacre. La tradizione
popolare vuole che di qui sia passato
il corpo di san Gennaro, trasferito da
Pozzuoli a Napoli, come confermerebbero le testimonianze diffuse
della toponomastica intitolata al patrono: vicino alla chiesa di San Gennaro ad Antignano (all’angolo con via
Conte della Cerra), nel luogo dove sarebbe transitato il corpo del Santo,
esiste ancora un’edicola in memoria
dell’avvenimento; per non parlare
della chiesa di San Gennariello (documentata già nel 1000), oggi San
Gennaro o Piccola Pompei, in via Filippo Cifariello, ancora monumento
in memoria del miracolo dello scioglimento del sangue, verificato per la
prima volta proprio ad Antignano.
L’Arenella, estesa oggi nella parte
alta fino alla zona degli ospedali e
alla collina dei Camaldoli, è delimitata – oltre che dal Vomero, quasi in
simbiosi – da San Carlo all’Arena (via
Pietravalle), Stella (via Pietravalle, via
Antonio Cardarelli, Vallone dei Gerolomini), Avvocata (salita Due Porte, via Matteo Renato Imbriani, piazza Canneto, piazza Leonardo), Chiaiano (via dell’Eremo, largo Cangiani, via Domenico Montesano, via
Sergio Pansini). Piccolo villaggio
255
256
vomero arenella
rurale, in origine, come tutta l’area,
deve il nome alla sabbia (arena) e
al pietrisco che depositavano i torrenti di acque piovane provenienti
dai Camaldoli.
È il luogo di origine del pittore Salvator Rosa (1625) – nato in una casa
a fronte della chiesa di Santa Maria
del Soccorso – cui è dedicata la statua (di Achille d’Orsi, 1871) al centro
di piazza Francesco Muzii.
La larga prevalenza di braccianti,
contadini e piccole comunità di artigiani e commercianti, analogamente a tutte le periferie extraurbane, l’aria salubre e le attrattive naturali hanno promosso i villaggi, a
partire dal XV secolo, a luogo di villeggiatura delle famiglie aristocratiche. Dal 1472, l’umanista Giovanni Pontano anima una villa famosa, descritta nelle guide antiche
della città, situata in largo Antignano, della quale testimoniano oggi alcuni ruderi nella parte centrale di un
edificio costruito nel 1818.
Il processo di urbanizzazione è ancora
embrionale. Nel corso del XVI secolo, il paesaggio affacciato sul borgo
di Chiaja si presenta ancora intatto e
ricco di vegetazione, con poche ville
e piccole masserie: uniche emergenze edilizie i baluardi di Castel Sant’Elmo e il ritiro monastico della Certosa di San Martino (entrambi di fondazione angioina), sulla sommità
della collina. Dal 1532 al 1553 il vi-
ceré Pedro de Toledo intraprende
l’ampliamento delle mura [vedi San
Ferdinando pp. 65-66 e Avvocata
Montecalvario p. 226], in conseguenza anche del provvedimento
che impone ai nobili di lasciare le rocche nei feudi troppo lontani dalla città (e, di conseguenza, poco controllabili dalle autorità di governo), e di trasferirsi in residenze della capitale.
In stretto rapporto con l’estensione
del perimetro urbano, i bandi e le
prammatiche che, a partire dal 1565,
vietano ogni costruzione a ridosso
della cinta muraria, avviano la trasformazione graduale degli antichi
borghi in aree residenziali vere e proprie, grazie anche all’apertura dell’Infrascata (via Salvator Rosa), nel
1560. Non è un caso che già nel
1566 si debba porre un argine, vietando la costruzione di edifici lungo
le pendici di San Martino, per mantenere libera l’area intorno a castel
Sant’Elmo.
Nel corso del Seicento, continua la
‘moda’ delle ville aristocratiche, dei
‘casini di delizia’ architettonicamente semplici ma con loggiati ampi e
giardini, coltivati con alberi da frutto
e con statue e fontane. Tra gli insediamenti più celebri del XVII secolo,
la villa del mercante fiammingo Ferdinand Vandeneynden, oggi inglobata
in strutture moderne (villa Belvedere), committente e collezionista di artisti di fama. Le piante settecentesche
della città (a partire dalla cartografia
di riferimento del duca di Noja) evidenziano ancora un ambiente sostanzialmente integro, con i giardini
lungo l’Infrascata e la ‘via del Vomero’
(nella parte di via Annella di Massimo), che, attraverso Antignano, collega all’Infrascata e si prolunga fino
ai villaggi di Villanova e Santostrato,
a Posillipo), mentre collegamento
principale tra il Vomero e il borgo di
Chiaja resta calata San Francesco.
Nel 1817 Ferdinando I affida ad Antonio Niccolini la ristrutturazione in
grande stile della villa che ha acquistato dagli eredi di Cristoforo Saliceti, ministro della polizia durante il regno di Gioacchino Murat, per donarla
alla moglie morganatica Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia, da cui
il nome di Floridiana, primo intervento
di rilievo della zona.
Più in generale, a partire dal decennio francese, ha inizio la catena ininterrotta di mutazioni urbanistiche
che avrà il primo passaggio cruciale
tra fine secolo e inizio Novecento, con
il piano di ampliamento cittadino
dei quartieri Vomero e Arenella, più
volte richiamato.
Dalla metà del XIX secolo, per iniziativa della Società del Risanamento, Vomero e Arenella – raggiungendo Cappella Cangiani fino
alla collina dei Camaldoli – imboccano la strada che prelude alla fisionomia dei nostri giorni.
storie
I lavori iniziano nel 1885, alla presenza dei reali e del ministro Depretis. La concessione della maggior parte del terreno viene conferita alla Banca Tiberina, che abbandona poi l’impresa (1889-1899) per fallimento, cedendo quanto già realizzato alla Banca d’Italia, con conseguente arresto
temporaneo dei lavori.
Gran parte dell’impianto viario del
quartiere, via Luca Giordano, via
Scarlatti, piazza Vanvitelli, via Morghen, e il tratto superiore di via Bernini, è già realtà; tutto intorno si articolerà una maglia a scacchiera
fitta, con il risultato di oscurare progressivamente grandi porzioni della
prospettiva paesaggistica. Fanno
eccezione a questa dilapidazione: le
piccole ville sorte alle spalle della trama umbertina, aperte sul panorama
con giardini, vetrate, bow-windows;
insediamenti più fantasiosi, come la
‘Santarella’, costruita nel 1909 in via
Luigia Sanfelice per Edoardo Scarpetta, in simbiosi sapiente con l’orografia della collina (“qui rido io” recita l’iscrizione emblematica sulla residenza); e le soluzioni liberty di
ascendente europeo, con particolare debito alla scuola viennese, ideate da Adolfo Avena nei palazzi di piazzetta Fuga e in villa Spera, ora Giordano, in via Tasso. Intanto i collegamenti con la città spalancano nuove vie d’accesso: le funicolari di
Chiaja (15 ottobre 1889) e Monte-
257
258
via tito angelini
veduta da castel
sant’elmo
[pp. 256/265267]
vomero arenella
santo (30 maggio 1891) [vedi Chiaja p. 26, Avvocata Montecalvario p.
240], stazioni in stile liberty, demolite e ricostruite in tempi recentissimi, e, nel 1928, la funicolare Centrale [vedi San Ferdinando p. 71].
Finalmente, dopo il piano di ampliamento del 1911, i cantieri riaprono con la grande esedra ottogonale (piazza Medaglie d’Oro) e la maglia ortogonale di strade che irradiano in breve tempo.
Nel 1914 il Piano Regolatore, opera
dell’ingegnere Francesco de Simone,
imperniata sulla divisione del tessuto
urbano in cinque aree di espansione dell’edilizia borghese, signorile e
alberghiera, raccomanda per la zona
Vomero-Arenella la salvaguardia della fascia verde a valle di via Belvedere – da via Aniello Falcone a Salvator Rosa – tra Floridiana e Sant’Elmo, un’attenzione alla salvaguardia del verde superstite destinata a resistere ancora per qualche
decennio.
Con la ‘ricostruzione’ del dopoguerra, la speculazione edilizia senza controllo consentita dalla nuova amministrazione cittadina (1952-1958),
‘sommerge’ definitivamente gli antichi borghi, tramutati in aggregati residenziali ad altissima densità di
popolazione e bazar commerciali;
solo negli ultimi anni, una politica di
riqualificazione urbana e ‘pedonalizzazione’ – via Scarlatti e, dal no-
vembre 2008, via Luca Giordano –
ha iniziato a porre rimedio, con il recupero e la valorizzazione delle rare
aree verdi residue: parco Viviani,
parco Mascagna, Parco dei Camaldoli, Parco del Poggio ai Colli Aminei...
Tra gli anni Sessanta e Settanta, due
insediamenti di grande dimensione
suggellano il destino del quartiere: il
nuovo Policlinico (1963-1971) – a
completare il ‘presidio ospedaliero’ che
aveva già progressivamente conquistato la zona alta dell’Arenella: Pa-
scale, Cardarelli, Cotugno, Monaldi –
e la tangenziale (1966-1992), paragonabile, per la rivoluzione dei collegamenti, all’innesto del corso Vittorio
Emanuele nell’Ottocento [vedi Avvocata Montecalvario pp. 228/236].
Una tensione verso nuovi linguaggi originali segna le costruzioni degli anni Settanta-Ottanta, come la
Centrale di sollevamento delle acque allo Scudillo (1973), di Nicola
Pagliara, al confine della tangenziale, poggiata su un basamento
storie
asciutto di tufo e piperno.
Alle soglie del duemila, l’apertura delle stazioni della linea 1 della metropolitana (i lavori iniziano nel 1976)
conferma la tensione verso soluzioni sostenibili di respiro europeo, nel
permanere della complessità estrema del governo dei flussi tra centro
metropolitano e quartieri conquistati dalle rotaie (Chiaiano, Piscinola, Secondigliano).
259
‘‘
260
vomero arenella
e proprio sopra a napoli si elevano colli dove il
vomero se ne sta sulle terrazze serpentine e sulle rampe
delle scalinate come una vecchia signora librata su un
trapezio...
[john horne burns, 1947]
da piazza antignano a san martino
Piazza Antignano conserva ancora
l’impianto originario del cuore del villaggio antico – e alcuni tratti delle
stradine del casale, per quanto interrotte oggi dai nuovi tracciati viari
– animata tutte le mattine dal mercato alimentare, frutta e pesce in
particolare, molto frequentato per un
rapporto poco comune qualità/convenienza. Luoghi e atmosfere che rimodulano contemporaneità e tradizione: all’altezza del bivio aperto, a
sinistra, sull’Infrascata (via San Gennaro a Antignano, poi Conte della Cerra, che raggiunge via Salvator Rosa)
e, a destra, in direzione del Vomero
(via Filippo Cifariello), la basilica di
San Gennaro a Antignano – costruita tra il 1904 e il 1938 (progetto di Giuseppe Pisanti, in stile romanico) – si sovrappone alla ‘cappella Vacchiano’ (dal nome della famiglia) dedicata al patrono nel 1707
dai proprietari di villa Pontano, sul-
la scena ‘sacra’ che avrebbe ospitato
il primo miracolo della liquefazione
del sangue del santo, cappella demolita nel 1897 nonostante fosse tutelata in qualità di monumento nazionale. La facciata, la pianta e la decorazione della chiesa sono ispirate
alle basiliche paleocristiane; all’interno, l’altorilievo con La processione della translazione delle reliquie
immortala il culto del patrono, mentre i mosaici dell’abside (San Gennaro in preghiera, soggetto ripreso
da una pittura delle catacombe di
San Gennaro) sono realizzati da artefici vaticani negli anni Sessanta del
Novecento.
A memoria dell’evento miracoloso,
un’effigie in marmo (cinquecentesca,
forse parte di una scultura a figura
intera) su un piccolo monumento in
piperno (1941) nel muro all’inizio di
via Conte della Cerra rivendica il primato della liquefazione del sangue
del patrono [vedi p. 255]. A certificare
il seguito della tradizione, Ferdinando I acquista la cappella e il suolo circostante da Antonio de Simone,
proprietario dei terreni dal 1813, per
disporre la costruzione di una basilica in onore del santo, progetto infine archiviato definitivamente per le
vicende politiche che porteranno
all’Unità.
In via Filippo Cifariello, un semplice
portale in piperno segnala la chiesa
di San Gennaro o Piccola Pompei. Si
deve alla devozione dei fedeli delle
origini, che vogliono ricordare con una
piccola cappella il luogo di sosta della processione che accompagna le
reliquie da Pozzuoli a Napoli (disposta dal vescovo di Napoli Giovanni I,
tra il 413 e il 431 [vedi Stella San Carlo all’Arena pp. 202/216]) percorrendo la via Antiniana; una lapide (da-
da piazza antignano a san martino
tata 1513) evidenzia, in aggiunta, la
pietra su cui sarebbe stata poggiata
la testa del santo.
Le fonti storiche documentano una
chiesetta, detta di San Gennariello,
già nell’XI secolo, probabilmente fondata nel V (come fanno pensare le sepolture rinvenute nei pressi). Rimaneggiata più volte nel tempo, nota alla
fine del Seicento come ‘San Gennaro alle Gradelle’, fra il 1711 e il 1807
viene affidata ai Cistercensi e, in seguito, ai frati Minori Conventuali (dal
1821 al 1865, data di soppressione
del monastero, e dal 1920 a oggi).
Via Cifariello interseca via Gian Lorenzo Bernini – arteria principale
del quartiere umbertino, con via
Scarlatti – nel mezzo del tracciato irregolare della vecchia via San Gennaro al Vomero; con piazza Antignano, via Cifariello, Torrione San
261
mercatino di
antignano
piazzetta
antignano
orario: lun-sab
8.30-13.30
[pp. 260]
san gennaro
a antignano
via san gennaro a
antignano 82
orario messe:
8-8.30; 19-19.30
festivi 8-12.30;
20-20.30
tel 0815565283
[pp. 255/260-261]
san gennaro o
piccola pompei
via filippo
cifariello 4
orario messe:
10.30; 18.30
festivi 10, 12, 13,
18.30
[pp. 255/260-261]
piazza antignano
mercatino
alimentare
[pp. 255-256/260]
262
san gennaro al
vomero
via gian lorenzo
bernini 55
orario: 9-19
festivi 9.30-11;
12.30-19
tel 081-5569167
www.sangennaroalvome
ro.it
[p. 262]
villa floridiana
via cimarosa 77
via aniello
falcone 171
parco
orario: dalle 9 a
un’ora prima del
tramonto
chiuso 1 gennaio,
lunedì in albis,
1 maggio,
25 dicembre
museo nazionale
della ceramica
duca di martina
orario: mer-lun
8.30-14
chiuso mar
biglietti: 2,50 euro
ridotto 1,50 euro
(cittadini ue 18-24
anni, docenti)
gratuito cittadini ue
sotto 18 e sopra
65 anni
tel 0815788418
http://floridiana.napolibe
niculturali.it
[pp. 257/262-263]
via san gennaro
a antignano
basilica di
san gennaro
a antignano
[pp. 255/260-261]
vomero arenella
Martino e via San Gennaro a Antignano, è tra le tracce superstiti del
villaggio antico.
Sullo stesso percorso, la chiesa di
San Gennaro al Vomero testimonia
una volta di più la diffusione del culto. È istituita il 21 dicembre 1884 dal
cardinale Guglielmo Sanfelice, a separare in questo modo il Vomero dalla giurisdizione dell’unica, ormai decentrata, parrocchia collinare di Santa Maria del Soccorso all’Arenella.
Realizzata nel 1892 da Luigi Bottino
in forme classiche, la chiesa, in origine, è decorata dai dipinti e dagli arredi provenienti dal monastero soppresso di Santa Patrizia, poi sostituiti
da statue policrome, e altari settecenteschi.
Il centro del quartiere progettato
dalla Banca Tiberina è piazza Vanvitelli, animata oggi da bar, gelaterie,
ristoranti, con tavoli all’aperto, che la
hanno trasformata in area di sosta
e di incontro tra le più frequentate
dalle ultime generazioni. La stazione della linea 1 della metropolitana
(1990-1993, progettata da Michele
Capobianco) tra il 2004 e il 2005 è
stata interessata da un’operazione
di restyling (a cura di Lorenzo e Michele Capobianco, con consulenza
artistica di Achille Bonito Oliva) per
accogliere opere di otto artisti contemporanei (Olivo Barbieri, Gabriele
Basilico, Gregorio Botta, Isabella
Ducrot, Mario Merz, Giulio Paolini,
Vettor Pisani, Gilberto Zorio).
Da via Alessandro Scarlatti ha inizio
la zona pedonale, un susseguirsi di
vetrine ‘alla moda’ dedicate a abbigliamento, accessori, fiori, grandi
magazzini..., nei giorni di festa artisti di strada, cuccioli in cerca di famiglia, venditori artigiani, per la gioia dei bambini e delle famiglie a passeggio. A metà strada la fontana in
ferro Itaca (di Ernesto Tatafiore,
1999), causa di discussioni circa l’opportunità della collocazione.
Sull’asse parallelo, via Domenico Cimarosa, si apre l’ingresso principale al parco di Villa Floridiana, meta
ideale per i cultori della ossigenazione mattutina e gli sportivi di ogni
caratura, per passeggiate rigeneratrici in un’oasi di verde e tranquillità.
La tenuta neoclassica sulla collina
viene acquistata nel 1817 da Ferdinando I di Borbone come residenza
estiva della duchessa di Floridia Lu-
cia Migliaccio, moglie morganatica
del re [vedi p. 257]. Nota, da allora,
come Floridiana, opera raffinata
dell’architetto di origine toscana Antonio Niccolini, la villa neoclassica si
apre verso il mare e sul panorama
con una scalinata scenografica che
raccorda l’edificio al parco. Un equilibrio ben concepito che si estende
da piazza antignano a san martino
a tutta la sistemazione all’inglese del
verde e alle soluzioni architettoniche
e botaniche delle aree caratteristiche: il tempietto ionico, nell’estremo
versante occidentale a dominare il
paesaggio sottostante, la zona coltivata a camelie, il teatrino della ‘verzura’, teatro naturale a pianta ellittica con quinte arboree e platea in pi-
263
via scarlatti
fontana itaca
[pp. 257/262]
264
villa lucia
vicoletto cimarosa 2
parco grifeo 63
[p. 264]
san francesco
al vomero
via aniello falcone
[p. 264]
villa catello-piccoli
via domenico
cimarosa 70
[pp. 264-265]
edificio
residenziale
via renato lordi 6
[pp. 258/265]
sacro cuore
di gesù
istituto salesiani
via scarlatti 29
tel 0815781355
www.salesianivomero.it
[p. 265]
villa giannone
via annibale
caccavello 10
[p. 265]
piazza
ferdinando fuga
funicolare centrale
e palazzo di
adolfo avena
[pp. 257/264-265]
vomero arenella
perno circondata da siepi di mirto,
viali sinuosi, zone d’ombra, salti di
quota, improvvise aperture spettacolari sul golfo.
Alla morte dell’ultima erede della duchessa, la Villa e il parco sono acquistati nel 1919 dallo Stato e destinati, dal 1927, a sede del Museo
Nazionale della Ceramica Duca di
Martina, imperniato sulle raccolte originali di arte decorativa europea e
orientale di Placido de Sangro, duca
di Martina, donate alla città dal nipote,
nel 1911: circa seimila oggetti di produzione artistica ‘minore’, vetri, avori, ambre, lacche, coralli, tartarughe,
smalti; accanto a porcellane e maioliche che ne formano il nucleo più
consistente. Nel 1978 la donazione
è integrata da Riccardo de Sangro,
erede del duca di Martina, di circa seicento oggetti tra porcellane, maioliche e mobili, provenienti ugualmente dal patrimonio di Placido.
La contigua villa Lucia, oggi condominio privato, con il parco, faceva parte a pieno titolo della villa Floridiana.
L’edificio principale, il ‘tempietto’
neodorico con decorazioni pompeiane, era un coffee-house ricavato
dalla trasformazione di un casino panoramico precedente. Il parco all’inglese e le costruzioni che ancora
resistono, padiglione neoclassico, il
‘ponte’ realizzato da Niccolini, lo
‘chalet svizzero’, le palazzine eclettiche, si devono ad architetti di spic-
co del XIX secolo (Antonio Niccolini,
Francesco Maresca, Lamont Young).
L’altro accesso al parco della Floridiana, più a ridosso della palazzina
del Museo, dà su via Aniello Falcone, panoramica sinuosa con vista sul
golfo e palazzine liberty con terrazze e giardini; all’altezza delle scale
che conducono su via Luca Giordano, il complesso di San Francesco al
Vomero (1892) si deve a Cherubino
Carusa da Forio, ministro provinciale dei Frati Minori a Napoli. Per evitare rischi di soppressione, il suolo
– proprietà della Banca Tiberina –
viene acquistato dalla Custodia di
Terra Santa (e garantito in tal modo
‘extraterritoriale’), titolo esposto sul
portale d’accesso al chiostro. La
facciata è inquadrata da torri campanarie laterali, sul retro della chiesa, una riproduzione della grotta
della Madonna di Lourdes.
Via Cimarosa conserva palazzi liberty e di inizio Novecento, merito,
in parte, dell’impronta di Adolfo
Avena (1860-1937), protagonista
dell’architettura del tempo: superata
la stazione della funicolare di Chiaja, villa Catello-Piccoli (1918) in stile neoromantico con elementi decorativi di ispirazione medievale,
riporta in caratteri liberty, la firma
“Adolfo Avena Ing. Arch. 1818”; decorazioni simili, con analoghe varietà
di finestre e logge, torrette, terrazze
e motivi geometrici, nel palazzo
(1927-1928, “Adolfo Avena architetto”) su piazza Ferdinando Fuga, in
via Renato Lordi.
In piazza Fuga, la funicolare centrale collega speditamente con via Toledo; a sinistra, parte il sistema di
scale mobili (a fianco delle scalinate tradizionali), di concezione recente, che collega senza fatica alla
parte superiore di via Scarlatti, a via
Raffaello Morghen e al culmine della collina di San Martino. Al termine
della prima rampa, il complesso del
Sacro Cuore di Gesù (1902-1911),
con l’istituto scolastico dei padri
Salesiani. Una cappella privata dedicata al Sacro Cuore, di pochi anni
precedente, era già sui terreni donati
ai padri da suor Isabella de Rosis
(1842-1911) dove oggi sorge la
chiesa a navata unica. A fronte della seconda scalinata, su via Morghen, la stazione superiore della funicolare di Montesanto presidia l’accesso a San Martino, la trama caratteristica di palazzine basse, liberty
e neorinascimentali, che distingue
questo innesto di città da poco più
di un secolo. In via Annibale Caccavello, alle spalle della funicolare,
rispuntano i tratti del casale antico:
accanto all’ingresso di villa Giannone, settecentesca, a destra, il giardino di villa Salimbeni e, sulla sinistra, le rampe del Petraio (verso via
Palizzi e corso Vittorio Emanuele); era
qui l’innesto originario di via Torrio-
da piazza antignano a san martino
ne San Martino (cancellata in buona parte dagli interventi dell’Ottocento, con l’eccezione del tratto che
congiunge via Giuseppe Bonito a via
Bernini). Oltre il giardino di villa Fermariello, neorinascimentale e con
una torretta in bella vista, una stradina aperta tra mura di tufo, piccole ville e le fortificazioni conduce a
Castel Sant’Elmo, oggi sede della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e
per il Polo Museale della città di Napoli. Di fondazione due-trecentesca
e, come la Certosa confinante, di matrice angioina, il castello evolve presto da residenza reale a fortezza strategica, baluardo e presidio difensivo
simbolico e materiale dei poteri che
si alternano al governo della città. Le
265
castel sant’elmo
via tito angelini 22
orario: 8.30-19.30
chiuso mar
biglietti: 3 euro
ridotto 1,50 euro
(cittadini ue 18-24
anni)
gratuito cittadini ue
sotto 18 e sopra 65
anni e visitatori
muniti del biglietto
del museo di san
martino
tel 0812294401
http://santelmo.napolibe
niculturali.it
archivio fotografico
orario: lun-ven
8.30-13.30 (previa
richiesta scritta)
tel 0812294409
polomusna.afototeca@
arti.beniculturali.it
biblioteca bruno
molajoli
tel 0812294417
[pp. 256/265-267]
266
vomero arenella
via domenico
cimarosa
villa floridiana
[pp. 257/262-264]
prime notizie risalgono al 1275,
quando la struttura, identificata
come ‘Belforte’, è dimora di famiglia
del re Carlo d’Angiò. Pedro de Toledo, tra il 1532 e il 1553 [vedi p.
265], ordina l’ammodernamento
delle mura, sfruttando per l’impresa anche i contrafforti naturali.
Il maniero assume la configurazione a impianto stellare a sei punte
con la ricostruzione (1537-1547) affidata dal viceré a Luis Escrivá, architetto di riferimento nel campo delle fortificazioni. Dal 1604, svolge la
funzione di carcere di prigionieri
politici eccellenti: Tommaso Campanella, accusato di eresia (le Poe-
sie filosofiche con annotazioni autografe, oggi nella biblioteca dei Girolamini, sarebbero la copia personale gelosamente custodita durante la reclusione); i protagonisti della rivoluzione napoletana del 1799,
tra gli altri Gennaro Serra, Mario Pagano, Luigia Sanfelice, poi giustiziati
in piazza Mercato... [vedi Porto Pendino Mercato p. 159]. La sagoma
maestosa in tufo conquista dal principio il riconoscimento di emblema
topografico e punto cardinale ‘in alto’
nella cartografia e nelle vedute pittoriche, dalla quattrocentesca Tavola
Strozzi, esposta nel Museo di San
Martino, alle opere più celebri degli
artisti settecenteschi, ai paesaggisti
dell’Ottocento.
Negli ultimi decenni il castello ha
assunto un ruolo cruciale come
centro polifunzionale per attività e
iniziative culturali – dalle grandi mostre di arte antica o contemporanea, a spettacoli, concerti, rappresentazioni teatrali e cinematografiche, all’organizzazione di forum e
convegni, alla fortunata rassegna
periodica sul ‘fumetto’ Comicon.
I panorami dagli spalti a trecento
sessanta gradi sul golfo, dalle pendici del Vesuvio, passando per Capri, all’incantesimo delle isole e
dell’area Flegrea, non hanno eguali tra le metropoli d’Occidente, degni
di competere solo con le visioni
‘dal basso’, tra via Caracciolo, Posillipo, Bagnoli, che abbiamo già decantato (sarebbe ora di intitolare una
‘filiera’ del turismo partenopeo a
questa identità ambientale inimitabile...), e con le ‘visioni parallele’ dell’oasi di San Martino.
La Certosa intitolata a san Martino
vescovo di Tours va ascritta a merito, nel 1325, di Carlo, duca di Calabria, figlio di Roberto d’Angiò. La
struttura gotica della chiesa viene trasformata progressivamente tra la fine
del Cinquecento e il Settecento, per
l’intervento magistrale degli artisti
chiamati a interpretare le successive committenze certosine, sotto la
guida degli architetti Giovanni Anto-
da piazza antignano a san martino
nio Dosio (1581), Cosimo Fanzago
(1623), artefice della veste barocca,
e Nicola Tagliacozzi Canale (1723):
da Giovanni Lanfranco, a Jusepe Ribera, Battistello Caracciolo, Luca
Giordano, tra i pittori; Giuseppe
Sanmartino e Domenico Antonio
Vaccaro, tra gli scultori. A partire dal
Cinquecento la dotazione poco comune di tesori d’arte della chiesa
e del monastero e la posizione
magica sulla collina catturano la
meraviglia di letterati, eruditi e
viaggiatori in visita ai monaci.
Con l’Unità d’Italia, il complesso è destinato dal 1866 a ‘Museo di Patrie
Memorie’. Grazie all’impulso di Giuseppe Fiorelli e, dopo il secondo conflitto, di Gino Doria e Raffaello Causa, diviene il luogo di riferimento per
la storia della capitale del Regno meridionale, snodo essenziale per la civiltà dell’arte e la cultura della città.
La nuova veste museografica e critica messa a punto con rigore e passione negli ultimi anni completa
un’offerta meritevole di attenzione e
di pubblico ben al di là degli estimatori di arte presepiale che affollano tradizionalmente le ultime settimane dell’anno: dalla chiesa sontuosa, agli arredi originari dei monaci,
compresi refettorio e farmacia, al
trionfo di affreschi barocchi, dipinti
e sculture, intarsi lignei, marmi policromi e lavori in commesso, vedute (con l’integrazione generosa re-
267
certosa e museo
di san martino
largo san martino 8
orario: 8.30-19.30
chiuso mer
e lunedì in albis
biglietti: 6 euro
ridotto 3 euro
(cittadini ue 18-24
anni)
gratuito cittadini ue
sotto 18 e sopra
65 anni
tel 0815781769
http//smartino.napolibeni
culturali.it
[pp. 256/267-268]
268
largo san martino
veduta dagli spalti
di castel sant’elmo
[pp. 256/267268]
vomero arenella
cente della collezione Alisio) e ritratti
storici, pastori del Settecento appunto, memorie del teatro napoletano, vetri preziosi, la sezione navale (riaperta a fine 2008) in una successione unica di logge, giardini,
celle monastiche...
La Pedamentina (da ‘pedemontano’, ai piedi del monte) raggiunge dal
piazzale di San Martino corso Vittorio
Emanuele e, attraverso i Quartieri
Spagnoli, via Toledo: il centro antico della città, in lontananza, non potrebbe essere più nitido, con i tracciati greci e romani bene in vista, e
i grattacieli del Centro Direzionale
sullo sfondo.
‘‘
da piazza degli artisti all’eremo dei camaldoli
269
si veggono bellissimi casini, e tra questi quello del
marchese ferdinando vandeneynden, quanto ricco tanto
virtuoso: a questo stando di poco buona salute, gli fu
detto che quest’aria molto giovar poteva...
[carlo celano, 1692]
da piazza degli artisti all’eremo dei camaldoli
Piazza degli Artisti, nodo nevralgico
dei collegamenti stradali dell’area, è
il punto di intersezione tra Antignano e Arenella. Tra la piazza e via Giovanbattista Ruoppolo, la chiesa di
San Giovanni dei Fiorentini riprende
nel titolo il tempio (di fondazione cinquecentesca) demolito tra il 1952 e
il 1953, nel corso dei lavori di riqualificazione del rione Carità da cui
provengono i dipinti di artisti toscani del XVI secolo – Marco Pino
(1521-1583): Chiamata di Matteo,
firmato e datato 1576, Annunciazione, Riposo durante la fuga in
Egitto, Battesimo di Cristo; Giovanni
Balducci (1560-post 1631): Nascita,
Predicazione e Decollazione del Battista, L’angelo annuncia al sacerdote la nascita del Messia. Al culmine
della facciata, la statua di San Giovanni Battista di Alfredo Scotti.
Sulla via affaccia il Parco Marco Mascagna, intitolato nel 2005 al pe-
diatra ambientalista protagonista
della difesa di questo polmone verde minacciato dal progetto miope di
un parcheggio sotterraneo. Il giardino, parallelo a via Tino di Camaino, è il punto d’incontro del quartiere, tornei di carte sui tavoli sotto
il portico, di bocce sul campo dedicato, partite di pallacanestro, giochi
per i bambini, chiacchiere sulle
panchine della piazzetta centrale,
fontana a tessere colorate tra alberi
e aiuole fiorite.
Da via Sant’Anna, dal nome della
chiesa vicina (di inizio Novecento),
si raggiunge in via Annella di Massimo (la vecchia via Vomero, che nel
tratto verso via Cilea rende omaggio
alla memoria di Gino Doria), al civico 9, il portale della villa di Giovanni Pontano (1429-1503) [vedi p.
256], l’umanista ricordato nelle due
targhe laterali, la più ‘recente’ apposta da Ferdinando I di Borbone.
san giovanni
battista dei
fiorentini
via giovanbattista
ruoppolo 2L
orario messe: 9, 18
festivi 9, 10.30,
12, 18
tel 0815787180
[p. 269]
parco marco
mascagna
via giovanbattista
ruoppolo
[pp. 258/269]
villa pontano
via annella di
massimo 9
[pp. 256/269]
270
centro
polisportivo
arturo collana
via giuseppe
ribera 2
tel 0815600907
[p. 270]
santa maria
della libera
piazzetta andrea
belvedere 115
orario: 7.30-11.30;
16.30-20
dom 7.30-14;
16.30-20
tel 0815798406
[pp. 270-271]
vomero arenella
In piazza Quattro Giornate, rinnovata per l’apertura della stazione
omonima della linea 1 della metropolitana (2001, progettata da
Domenico Orlacchio, quarantaquattro metri di altezza), la scultura metallica di Renato Barisani e i
due bronzi di atleti di Lydia Cottone,
nei giardini. Le opere di artisti contemporanei all’interno della metro
riprendono il tema della resistenza
e del conflitto: i rilievi in bronzo e i
dipinti di Nino Longobardi, le scene
di caccia e i ‘guerrieri’ di Sergio Fermariello, la scultura in lamiera di alluminio accartocciata di Baldo Dio-
dato, Sabe que la lucha es cruel di
Anna Sargenti, le tre teche di Umberto Manzo fissate con travi in ferro, la fotografia di Betty Bee imprigionata in un light box, la tela di
Maurizio Cannavacciuolo, le Combattenti di Marisa Albanese.
Lo stadio Arturo Collana, realizzato alla fine degli anni Venti del Novecento (Stadio Littorio in epoca fascista), è la struttura sportiva di riferimento della città fino alla costruzione dello stadio San Paolo a
Fuorigrotta [vedi Posillipo Fuorigrotta Bagnoli p. 54]. Completamente ristrutturato negli anni Settanta, diventa un centro sportivo polifunzionale per gare di atletica,
partite di calcio e di rugby (ha ospitato incontri della Nazionale italiana), con palestre, pista di pattinaggio, tennis club e piscina, oltre
a ospitare manifestazioni e iniziative
sportive e non (compresi corsi di ballo). Evoca il ricordo di vicende storiche cruciali, campo di prigionia,
palcoscenico dei combattimenti tra
partigiani napoletani e soldati tedeschi nel settembre 1943; la targa nella vicina via Belvedere, dove
era la masseria Pagliarone, ricorda
l’inizio delle ‘quattro giornate’ e i caduti negli scontri.
Via Francesco Cilea, ad alta densità di traffico per lo svincolo della tangenziale, incrocia via Santa Maria
della Libera e, in piazzetta Belve-
da piazza degli artisti all’eremo dei camaldoli
dere, la chiesa e il convento, ora
scuola statale. Dal principio, nel
1587, una vertenza prolungata con
gli affidatari, i Domenicani della Sanità, provoca infine, nel 1601, la defezione del committente Annibale
Cesareo a beneficio della chiesa di
Santa Maria della Pazienza, non a
caso conosciuta come Cesarea
[vedi Avvocata Montecalvario p.
246]. Danneggiato dai terremoti
del 1930 e del 1980 (crollo della
volta di copertura), l’edificio, restaurato nel 1991, conserva ancora elementi barocchi, altari con intarsi marmorei, frammenti della
balaustra antica e dipinti tra fine
Cinquecento e primo Settecento.
Malgrado se ne siano perse le tracce, siamo nel ‘Vomero vecchio’,
aria salubre e terre coltivate... A testimoniarlo agli increduli, la villa celebre di Ferdinand Vandeneynden
[vedi p. 256], inglobata in edifici e
costruzioni moderne, solo in parte
conservata in Villa Belvedere. Le
strutture cinquecentesche della tenuta di frutteti e vigneti digradante
verso Chiaja sono trasformate nel
1688 da Bonaventura Presti in una
loggia a quattro arcate “per uso di
belvedere” e, verso il Vomero, in dimora a sua volta loggiata, con un
viale di cipressi. I nuovi proprietari
Carafa di Belvedere avviano, dal
1730, la trasformazione di fabbrica
e giardini, fino al giardino pensile af-
facciato sul golfo. Non lontano, calata San Francesco (dal nome del
convento presso l’Arco Mirelli) conduce al corso Vittorio Emanuele e
alla Riviera.
Ritornando su via Cilea, nel tratto finale, ecco via Scarlatti e, perpendicolare, via Luca Giordano, l’arteria di riferimento per i collegamenti tra Vomero e Arenella. La pedonalizzazione valorizza il corteo di
esercizi commerciali variegati e le
‘bancarelle’ ordinate di libri, in contrappunto all’insediamento recente
di un megastore di libri ed elettronica, dove esercitare la curiosità per
i titoli più difficili da rintracciare nel
mercato globale.
Alle costruzioni anonime recenti, fa
eccezione, all’angolo con via Solimena, la residenza liberty (1910)
che ha ospitato il pittore Giuseppe
Casciaro (1861-1841), come recita
la targa a sinistra dell’ingresso.
Superata piazza Medaglie d’oro,
in direzione di via Niutta e piazza
Muzii, la parte antica del rione ancora esibisce le stradine ripide e tortuose del villaggio dell’Arenella.
Sulla piazzetta, Santa Maria del
Soccorso, fondata nel Seicento con
il convento domenicano, fino alla costruzione di San Gennaro al Vomero è la chiesa parrocchiale dei due
quartieri, ristrutturata nel Settecento e, in modo rilevante, tra Otto
e Novecento. La facciata mantiene
271
villa belvedere
via belvedere 33
via aniello
falcone 122
per visite
tel 0815564459
0815564457
[pp. 256-257/271]
santa maria
del soccorso
piazzetta
arenella 4
tel 0815564783
0815787585
[pp. 271-273]
via giovanbattista
ruoppolo
parco marco
mascagna
[pp. 258/269]
272
vomero arenella
da piazza degli artisti all’eremo dei camaldoli
la fisionomia settecentesca, con
due orologi maiolicati nella parte superiore. Nel piccolo largo opposto
alla chiesa, la statua dell’Immacolata ha sostituito dal 1963 quella
dedicata a Salvator Rosa – sistemata nel 1933 dove si riteneva fosse la casa natale dell’artista – ora
al centro della piazza ‘moderna’
[vedi p. 256].
Poco distante, all’inizio di via Giacinto
Gigante, quasi a fronte della sezione municipale, la chiesa dell’Arciconfraternita di Santa Maria del
Soccorso all’Arenella, sodalizio istituito nel 1704, con facciata di fine
Settecento. L’interno, rivisitato con
stucchi e pitture tra Otto e Novecento, conserva dipinti e altari di fine
Settecento e una statua della Madonna di Fatima, meta di pellegrinaggio dei fedeli; una cripta antica
poco nota sfrutta una tra le cavità naturali numerose della zona.
Via Domenico Fontana sale verso la
zona alta del quartiere (il cosiddetto Rione Alto), l’area più edificata dell’Arenella, dove più evidenti sono i
guasti dell’edilizia inconsulta degli ultimi trenta anni sulla vocazione rurale e agricola del passato: i nuclei
residenziali saturi di mura e abitanti – rifugio delle famiglie ‘giovani’ di
fine millennio in cerca di case a costi accessibili – hanno quasi azzerato
le piccole aree coltivate superstiti.
Alla tutela del verde residuo, para-
dossalmente, hanno provveduto i
presidi ospedalieri: il Pascale (via
Mariano Semmola), fondato da Giovanni Pascale (1859-1936, chirurgo oncologo, senatore dal 1919),
dal 1936 specializzato nello studio
e cura dei tumori; il Cardarelli (via
Antonio Cardarelli), costituito tra
1927 e il 1940, intitolato dal 1943
a Antonio Cardarelli (1832-1927, clinico di fama, senatore dal 1896), la
struttura più grande e attrezzata del
Meridione, fondamentale il ‘pronto
soccorso’; il Policlinico (via Sergio
Pansini), su progetto coordinato da
Carlo Cocchia (1953-1971), intreccio razionale di funzione ospedaliera
e attività universitaria di ricerca e innovazione; il Cotugno (via Gaetano
Quagliariello), Domenico Cotugno
(1736-1822, anatomista, chirurgo
e igienista all’avanguardia nella
profilassi delle malattie infettive),
specializzato nella cura delle malattie infettive, fondato nel 1884, ricostruito nel 1955-1958 (progetto
di Giulio De Luca); il Monaldi, infine
(via Leonardo Bianchi), ex Sanatorio principe di Piemonte intitolato
dopo la morte (1969) al fisiologo
Vincenzo Monaldi, specializzato
nella cura delle malattie infettive,
polmonari e cardiochirurgiche.
Via Ignazio di Loyola procede ancora
fino ai Camaldoli, promontorio di boschi presidiato dall’Eremo dei monaci Camaldolesi. Dal belvedere,
273
arciconfraternita
di santa maria
del soccorso
all’arenella
piazzetta giacinto
gigante 34
orario
arciconfraternita:
lun e giov 17-19
orario chiesa:
lun 17-19
tel 0815560161
[p. 273]
eremo del
santissimo
salvatore
via dell’eremo 1
per informazioni
visite al
complesso
tel. 0815872519
0815875807
fax 0815876819
eremo.camaldoli@ere
mo.it
www.brigidine.org
(consultare la
voce ‘case di
accoglienza’)
[pp. 273-274]
piazzetta arenella
santa maria
del soccorso
[pp. 271, 273]
274
parco dei
camaldoli
via sant’ignazio
di lojola
orario: dalle 8 a
un’ora prima del
tramonto
dalle 8 alle 13.30
il 19 settembre,
1 novembre, 8 e
25 dicembre, 1 e 6
gennaio, 25 aprile
chiuso lunedì in
albis, 1 maggio,
15 agosto
[p. 274]
via sergio pansini
policlinico
[p. 273]
vomero arenella
nel punto più elevato del territorio
cittadino (458 metri) il panorama
dall’alto già decantato per la collina
di San Martino, con minori suggestioni storico-urbanistiche e maggiore ampiezza. La denominazione
‘Salvatore a Prospetto’, con la quale era nota l’area, riporta la leggenda di una grotta dedicata da san
Gaudioso al culto del Salvatore,
attraverso la fondazione di una piccola chiesa. Soppressa, nel 1585,
quando Giovanni d’Avalos e Maria
d’Aragona, figlia del re Ferrante
d’Aragona, destinano il suolo ai
monaci Camaldolesi. Il complesso
viene ampliato nel corso del XVII secolo e la chiesa, dedicata a Santa
Maria Scala Coeli a ricordo della
scala celeste percorsa dal patriarca Romualdo per ascendere al paradiso, restaurata nel 1792 da Michelangelo Troccoli. Nel 1962 alla
Congregazione dei Camaldolesi di
Montecorona subentrano i confratelli di Toscana, e, infine, le suore
dell’ordine di Santa Brigida.
Tutto intorno, il Parco dei Camaldoli
ha un’estensione di centotrentasette ettari: inaugurato nel 1996,
con la sua superficie boschiva continua di castagni, lecci e macchia
mediterranea, tra sentieri sospesi
sul panorama, rappresenta un polmone inestimabile e l’antidoto all’aggressione del cemento e del traffico che si arresta ai suoi confini.
Percorrendo, a seguire, via Guantai
Nuovi all’Orsolone, siamo ai Colli
Aminei, al limite con il quartiere San
Carlo all’Arena, meta di villeggiatura fino agli anni Trenta del Novecento. Aminea era una varietà di vite
molto diffusa, da Capodimonte a Posillipo, origine di un vino noto e apprezzato già in epoca romana.
Un’ebbrezza che non c’è più.
chiaja
vivere [a]
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contribuire a semplificare
e stimolare la vita di tutti i
giorni, niente ‘luoghi ideali’,
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sannazaro
via chiaia 157
tel 081411723
[email protected]
san carluccio
via san pasquale a chiaja 49
tel 081405000
[email protected]
teatro tunnelamedeo
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tel 0815756716
villa imperiale
via marechiaro 90
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tel 0817957736
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orario: lun - ven 9.30-13.30
biblioteca nazionale vittorio
emanuele III
piazza plebiscito 1
(palazzo reale)
tel 0817819111
fax 081403820
lun-ven 8.30-19.30
sab 8.30-13.30
chiusa dom e festivi
emeroteca tucci
tel 0815511226
0815513845
www.bnnonline.it
[email protected]
biblioteca della società
napoletana di storia patria
castel nuovo
tel 0815510353
lun-mar 15-19
mer 9.30-13.30; 15-19
gio-ven 9.30-13.30
per l’accesso consultare il
regolamento
[email protected]
www.storiapatrianapoli.it
istituto cervantes
via nazario sauro 23
tel 08119563311
fax 08119563316
[email protected]
segreteria lun-giov 10-18
ven 10-15
biblioteca rafael alberti
lun e giov 10-14; 15-18
mar e mer 10-14; 15-19
ven 10-14.30
chiusa agosto
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via san tommaso d’aquino 53
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liquore, alla mandorla, alla
nocciola), la mitica ‘foresta’, le
uova di pasqua decorate e
molto altro
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difficile scegliere nell’offerta della
più antica gelateria della città
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tel 0815512331 - 2
www.circolocanottierinapoli.it
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azienda autonoma di soggiorno
cura e turismo
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via santa lucia 107
tel 0812457507
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tel 0817640858
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tel 0817169550
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tel 081417582
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tel 0817649384
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piazzetta carolina 2
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via cesario console 17
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se la moda firmata si concentra
nelle boutique di piazza triste
e trento e della galleria
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arteria commerciale del
quartiere: abbigliamento
da uomo, donna, giovani,
e, ancora, calzature, pelletteria,
intimo, sport.
nell’impossibilità di enumerare
la presenza delle ‘grandi firme’
italiane e straniere, limitiamo
le segnalazioni a poche
eccellenze del made in naples
pasquale cané
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della città
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ciro a santa brigida
via santa brigida 71-74
tel 0815524072
chiuso dom
aperto nel 1935, è una vera e
propria istituzione. cucina
tradizionale napoletana e pizze
d’autore
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introvabili altrove come i ravioli
ripieni di verdura o il bao zi, una
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di distanza (al n. 55) il “kukai
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chiuso lun
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tel 0817640547
sempre aperto
15 euro circa
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caffè ristorante
via santa brigida 65/66
tel 0815524090
aperto tutti i giorni solo a pranzo
vecchia cantina
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piazzetta duca d’aosta 263
tel 081405660 - 081414243
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piazza municipio
tel 0815513396
teatro di san carlo
via san carlo 98
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tel 0817972331 - 0817972412
teatro politeama
via monte di dio 80
tel 0817645001
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corso garibaldi 137
tel 081286622
intra moenia
piazza vincenzo bellini 70
tel 081451652
www.intramoenia.it
il primo caffè letterario del
centro antico, iniziative culturali
e mostre a tema
mutiny republic
via bellini 45
tel 3358790428
chiuso lun
performance di artisti di strada,
proiezioni di arte visiva, cabaret,
teatro sperimentale e
d’avanguardia, tanta musica
bourbon street
via bellini 52/53
tel 3388253756
atmosfere e suggestioni dei jazz
bar americani, un luogo di
riferimento per gli intenditori e
gli appassionati del genere
mercatini
piazza sant’anna a capuana
mercato ambulante del borgo
sant’antonio abate
tutti i giorni 7-15
via arenaccia
mercato coperto
tutti i giorni 7-19.30
pizzerie
aiello
via santa maria di
costantinopoli 2
tel 081441909
lun-sab solo a pranzo
chiuso dom
antica pizzeria donnaregina
via santi apostoli 4
tel 0814421511
chiuso dom a pranzo
bellini
via santa maria di
costantinopoli 80
tel 081459774
chiuso dom sera
da sofia
via sant’alfonso maria
de’ liguori 2
tel 0817808729
chiuso mar
di matteo
via dei tribunali 94
tel 081455262
chiuso dom
il pizzaiolo del presidente
via dei tribunali 180/181
tel 081210903
chiuso dom
una pizza da gustare...,
parola di bill clinton (1994)
lombardi
via foria 12
tel 081456220
chiuso lun
pizzeria oliva
piazzetta marconiglio 3
(corso garibaldi)
tel 081444166
chiuso dom
ristoranti
capasso
via porta san gennaro 2
tel 081456421
chiuso mar
dalle sorelle vini e cucina
via benedetto cairoli 1
tel 081454757
chiuso dom
un sorriso integrale
vicoletto san pietro a majella 6
tel 081455026
chiuso dom
trattoria la campagnola
via dei tribunali 47
tel 081459034
aperto dom e lun solo a pranzo;
mer-sab a pranzo e a cena
chiuso mar
teatri
bellini
via conte di ruvo 14
tel 0815491266
www.teatrobellini.it
palcoscenico di
programmazioni teatrali di
qualità, un riferimento per la
vita culturale della città
san ferdinando
piazza teatro san ferdinando 20
tel 0815510336
www.teatrostabilenapoli.it
il teatro storico di eduardo de
filippo, restituito alla città dopo
undici anni, in presenza del
presidente giorgio napolitano,
con la tempesta di shakespeare
tradotta da eduardo
teatro del popolo trianon viviani
piazza vincenzo calenda 9
tel 0812258285
la vitalità, l’inventiva della
direzione artistica di nino
d’angelo
teatro totò
via frediano cavara 12
botteghino: 0815647525
segreteria: 081296051
www.teatrototo.it
tempio della comicità di nuova
concezione, laboratorio di
sperimentazione per adulti
e bambini
porto pendino mercato
291
corrado tamborra
rua catalana 105
tel 0815523188
design, prototipi, restauro,
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materiali
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calata san marco 1a
tel 0815514377
lampade di design originale
porto pendino
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artigianato
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rua catalana 111
tel 0815528210
sculture e lavorazione di
tutti i tipi di metallo
d’ambrosio
rua catalana 115
tel 0815512824
lavorazione del plexiglass
artistic sud
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in rame e ottone da disegni di
riccardo dalisi
il laboratorio
vico freddo a rua catalana
officina oleografica, incisioni
su rame e zinco
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illuminazione e arredi
bar e by night
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porto)
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tel 0814206396
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via sedile di porto 65
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via sedile di porto 46
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via agostino depretis 1/3
tel 0812514142
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erboristeria naturessenza
via seggio del popolo 18
tel 081204079
cinema e teatri
cinema
academy astra
via mezzocannone 109
tel 0815520713
teatri
tinta di rosso
via san biagio dei librai 39
tel 0817901270
292
vivere [a]
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my garden
piazza mercato 345
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corso garibaldi 59
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molluschi
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tel 081204862
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via mezzocannone 75
tel 0815516771
libraio-editore di ricerca
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pisanti librerie
corso umberto I 38/40
tel 0815527105
l’esperienza e la passione
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l’ateneo di g. pironti
via mezzocannone 15
tel 0815526346
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e dintorni
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tel 0815630306
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via scialoia 2/10
tel 0815545282
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tel 081204527
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via soprammuro 96
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via cesare sersale 1/3
tel 0815539204
giuseppe tutino
via carmignano 79
tel 081268711
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via giulio cesare capaccio 27
tel 081281057
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via pietro colletta 46
tel 0815539426
ristoranti
ampress’ ampress’
via del lavinaio 164
tel 0815540702
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tradizionale napoletana
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chiuso dom sera
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tel 081268320
chiuso dom
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piazzale pisacane (interno porto)
tel 081207690
chiuso lun
18 euro
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accoglienza familiare e cucina
tradizionale
europeo di mattozzi
via marchese campodisola 4/10
tel 0815521323
chiuso sab dom
35 euro
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votato alla cucina tradizionale
campana
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via marina 71/72
tel 0815545480
chiuso dom
17 euro
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propone ricette del territorio con
ottimi ingredienti di terra e di
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mangia e bevi
via sedile di porto 92
tel 0815527778
aperto solo a pranzo, chiuso
sab dom
10 euro
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cucina di casa e ambiente
familiare
taverna dell’arte
rampe san giovanni maggiore 1a
tel 0815527558
chiuso dom
40 euro
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conditi con estro e fantasia
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via cristoforo colombo 1
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f.lli d’angelo di donato
tessuti d’alta moda
via renovella 1/9
tel 081200487
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via renovella 16
tel 081266570
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vicaria
poggioreale
fiori e piante
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corso meridionale 19
tel 081265967
fiori e composizioni originali
enoteche
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via arenaccia 108/a
tel 0817808380
vinorum historia
via bari 41
tel 081206750
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contemporanea
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via ferrara 4
tel 0810781060 - 3382243466
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via ferrara 21
la trippa di rito, omaggio
293
alla tradizione in estinzione
dei ‘carnacottari’
gay odin
centro direzionale is e/7
tel 0815628068
i ‘nudi’ (cioccolatini al caffè,
al liquore, alla mandorla,
alla nocciola), il tronco
celebre di ‘foresta’,
uova di pasqua decorate
e molto altro
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vincenzo ferrara
via nazionale 27
tel 081285624
carne fresca di qualità
panetteria marigliano
via ferrara 38
tel 081201856
pane e taralli della tradizione
napoletana
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via nazionale 84
tel 081268547
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tipicità
corso meridionale 51
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tel 0817341076
il culto del ‘fisico’, aggiornato
alle ultime novità ‘di tendenza’
palestra spring time center
via nazionale 24
tel 0815540293
pierre
via nazionale 123
tel 0815545009
barba e ‘tagli’ alla moda,
atmosfera accogliente
294
vivere [a]
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via aquila 32/33
tel 0815538273
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creatività di tutti
libreria cartoleria mancini
via nuova poggioreale 11/12
tel 0815534526
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culturale per il quartiere
luoghi di ritrovo, bar, by night,
caffetterie
cafè de paris
via nazionale 122
tel 0815634803
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tel 081201649
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corso novara 35
tel 0815537380
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piazza nazionale 69-71
tel 0815541125
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caffetteria nazionale
piazza nazionale 77-79
tel 0815542324
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via ferrara
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tutti i giorni 7-15
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tutti i giorni 7-15
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tutti i giorni 7-15
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tel 0815538614
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via brindisi 2/3
tel 0815635140
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via nazionale 6/c, d
tel 081206717
chiuso lun
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via aquila 11/12
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san carlo all’arena
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francesco flora
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tel 0817513997
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fiori e piante
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tel 081291546
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tel 0815441376
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via foria 70
tel 081293619
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via crocelle a porta
san gennaro 12
tel 081445192
il sogno
via sant’antonio a
capodimonte 55
tel 0817414846
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annibale oste scultore
via cristallini 138
tel 081444445
creazioni d’arte e di design con
ogni tipo di metallo
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posillipo 104
tel 081660216
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piazza sant’efremo vecchio
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corso amedeo di savoia 190
tel 0817443645
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dal 1992 umberto raucci e carlo
santamaria mettono in vetrina
artisti contemporanei emergenti
ed affermati
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tel 08119363206
stella san carlo all’arena
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tel 0815571168
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tel 08119573280
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uscito dal presepe, i pomodorini
del piennolo ed il melone di
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tel 081445014
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tel 0815495231
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panificio rescigno
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tel 081449823
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tel 3332426245
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e consigli gastronomici
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295
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tel 0817411354
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piazza cavour 59
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caffetterie, musica live
carmen
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tel 0815441442
casa del caffè
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tel 081454340
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via foria 185
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296
vivere [a]
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eccellenze del ‘made in naples’
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del tramonto
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la ruota
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tel 0817805678
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tel 0815491851
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tel 0815573682
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via foria 182
tel 081440827
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tel 0815441521
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un’esperienza di vita
chiuso dom
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via sanità 33/c
tel 081449020
chiuso lun
20 euro circa
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via bartolomeo caracciolo 30
tel 0815442616
orario botteghino: mar-sab 1013; 17-20
dom e lun 17-20
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tel 0813443524
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antiquariato, artigianato
antichità di palma
via salvator rosa 54
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via salvator rosa 59
tel 0815499084
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via salvator rosa 316
tel 0815499074
decorazioni e creazioni in legno
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tel 0815640874
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via salvator rosa 326
tel 0815640857
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tel 0815493900
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fiori freschi
via salvator rosa 281
tel 0815493443
gallerie d’arte contemporanea
il bidone
via salvator rosa 159
tel 3385628365
www.ilbidone.it
galleria di largo baracche
associazione culturale sabu
largo baracche
tel 3933641664
nel cuore dei quartieri,
dai giacobini del ’99 alle
nuove espressioni
dell’immaginario
contemporaneo, in dialogo
diretto con il territorio
studio d’arte le muse
via toledo 272
tel 0816583303
artisti affermati o esordienti,
corsi di disegno, pittura e altre
forme espressive
avvocata montecalvario
gola
al mattarello d’oro
via montesanto 50
tel 0815496604
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dolce idea
via san liborio 2
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gennaro bottone
pizzeria, friggitoria e rosticceria
fiorenzano
via giovanni ninni 1-3
tel 0815528665
il fornaretto
via ventaglieri 96
tel 0815642621
pane, taralli, freselle
e brioches
tripperia fiorenzano
via pignasecca 14
tel 0815511993
la trippa della tradizione, nel
trionfo del mercato popolare
le delizie
via salvator rosa 252
tel 0815447572
pescheria azzurra
via portamedina alla
pignasecca 4
tel 0815513733
ampia offerta ittica,
si riconosce per l’acquario
esibito sulla strada
panetteria gagliotta
piazzetta pignasecca 20
tel 0815510210
alimentari e rosticceria russo
piazza pignasecca 1
tel 0815518042
pasticceria fiore
via speranzella 165
tel 081427757
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corso vittorio emanuele 400
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tel 0815641506
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tel 3384173351
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naturopatia, trattamenti
energetici, corsi di yoga e
shiatsu
librerie, librerie antiquarie,
cartolerie
libreria l’orientale
corso vittorio emanuele 286
tel 081405981
libreria s.u.s.l.
corso vittorio emanuele 268
tel 081407925
supermarket del fumetto
via montesanto 14
si comprano, si vendono e si
cambiano fumetti ‘d’annata’
luoghi di ritrovo, bar, by night,
caffetterie
arts café
via san giuseppe dei nudi 9
tel 0815641206
le bon café
corso vittorio emanuele 392
tel 0815648552
la controra flashpackers hostel
piazzetta trinità alla cesarea
231
tel 0815494014
www.lacontrora.com
ostello che ospita eventi d’arte e
cultura di avanguardia
298
vivere [a]
mercatini
piazza pignasecca
tutti i giorni 7-15
pesce, frutta e verdura,
abbigliamento a buon mercato,
alcune bancarelle aperte anche
il pomeriggio
piazzetta pontecorvo
tutti i giorni 7-15
mercato coperto
parchi
parco dei quartieri spagnoli
via francesco girardi
parco ventaglieri
via avellino a tarsia e via
ventaglieri
www.parcoventaglieri.it
parco viviani
via sant’antonio ai monti
via girolamo santacroce
pizzerie e ristoranti
al ventidue
via pignasecca 22
tel 0815522726
chiuso dom
cantina della tofa
vico tofa 71
tel 081406840
chiuso dom-lun
15 euro circa
hosteria toledo
vico giardinetti a toledo 78/a
tel 081421257
chiuso mar sera
lun-ven menù fisso
12 euro circa
sab e dom
25 euro circa
menù à la carte
7 soldi
vico tre re a toledo 6
tel 081418727
18 euro circa
specialità: spaghetti alle
vongole
pizzeria reginè
corso vittorio emanuele 282
tel 081405183
7 euro circa
studenti a pranzo, pizza
economica e veloce
trattoria da nennella
vico lungo teatro nuovo 103
tel 081414338
chiuso dom
10 euro circa
un’istituzione: atmosfera
genuina e cucina napoletana
familiare
vecchia cantina
via san nicola alla carità 13
tel 0815520226
chiuso dom e ma sera
20 euro circa
teatri
bracco
via tarsia 40
tel 0815645323
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bibliografia
dei testi citati
g.c. alisio, il quartiere della
cavallerizza a chiaia, napoli
1986.
g.c. alisio, il vomero, seconda
ed., napoli 2000.
g.c. alisio, in itinerari
napoletani dell’ottocento,
napoli 1997.
g.c. alisio, napoli e il
risanamento, napoli 1980.
g.c. alisio, napoli nell’ottocento,
napoli 1992.
b. capasso, napoli grecoromana [1905], ed. cons.
napoli 1978.
c. celano-g.b. chiarini, notizie
del bello dell’antico e del
curioso della città di napoli,
napoli 1970.
p. colletta, storia del reame di
napoli, capolago 1834.
b. croce, i teatri di napoli, IV
ed. [1947], milano 1992.
b. croce, storie e leggende
napoletane, a cura di g.
galasso, milano 2004.
b. croce, un paradiso abitato
da diavoli, milano 2006.
s. di giacomo, la prostituzione
a napoli, napoli 1899.
indice dei nomi
s. di giacomo, la vita a napoli,
napoli 1986.
g. doria, le strade di napoli,
seconda edizione, milanonapoli 1982.
a. dumas, il corricolo [1841],
napoli, 2004.
j.w. goethe, viaggio in italia
[1787], firenze 1959.
j. horne burns, la galleria,
milano 1949.
raffaele la capria, la neve sul
vesuvio, milano 1988.
c. praus 1810, in a. buccaro
(a cura di), il borgo dei vergini,
napoli 1991.
d. romanelli, napoli antica
e moderna dedicata a s.m.
ferdinando iv re delle due
sicilie, napoli 1815.
stendhal, roma, napoli e
firenze, roma 1990.
Abbate, Felice
16
Acton, Ferdinand
23
Alançon, Fernando, marchese
della Valle
24
Albanese, Marisa
270
Albricci, Alberico, generale 179
Alfano, Carlo
93
Alfonso I d’Aragona 65, 80, 145
Alfonso II d’Aragona 16, 105, 131
Alfonso V d’Aragona
78, 159
Alighieri, Dante
94
Alisio, Giancarlo
14
Alvino, Errico 17, 176, 228, 134
Amato, famiglia
45
Ambrosini, Pietro di Pietrasanta
215
Andreuccio da Perugia
127
Angelini, Tito
22, 186, 246
Angiò, casa
14, 64, 65
116, 118, 135, 146, 160
Aniello, Tommaso (Masaniello)
74, 93, 122, 146, 159, 205
Anna Carafa di Stigliano
44
Aragona Pignatelli Cortes, Diego
e Rosina, principi
23
Aragonesi, dinastia
118
Arata, Giulio Ulisse
30, 57
Aselmeyer, Carlo
32
Atienza, Tommaso don
206
Aulenti, Gae
90, 93
Avellino, Gioacchino
200
Avena, Adolfo
257, 264
Avolio De Martino, Renato 182
Azzolino, Giovan Bernardo 214
Baboccio, Antonio da Piperno
103, 124, 128
Bach, Johann Sebastian
79
Balducci, Giovanni
269
Barbaja, Domenico
79, 81
Barbati, Gaetano
212
Barbieri, Olivo
262
Barinci, Bruno
177
Barisani, Renato
246, 270
Barra, Didier
240
Basile, Giambattista
178
Basilico, Gabriele
262
Battaglini, Mario
177
Bausan, Federico
173
Bazzani, Cesare
68, 76
Beatrice (figlia del marchese
di Volla)
123
Bechi, Guglielmo
23
Bee, Betty
270
Beinaschi, Giovan Battista 136
Belladonna alla Vergine,
Bernardino
162
Bellini, Vincenzo 133, 134, 199
Benincasa, Cristina
237
Benincasa, suor Orsola
237
Berio di Salsa, Francesco
72
Berio di Salsa, Giovan Domenico
marchese
72
Bernini, Gianlorenzo
122
Bernini, Pietro
122
Bianchi, Pietro
81
Biasini
92
Biffoli, Francesco
234
Boccaccio, Giovanni
65,
124, 127
Bologna, Ferdinando
218
Bonaparte, Carolina
66
Bonaparte, Giuseppe 66, 171,
201, 209, 211, 226
Bongioanni, Giorgio
177
Bonito Oliva, Achille
262
Borbone
29, 66, 70, 103,
118, 200, 228
Botta, Gregorio
262
Bottigliero, Matteo
124
Bottino, Luigi
262
Boubè, Paolo
72
Bournique, Melchiorre
42
Brancaccio, cardinale
97
Brancaccio, Gennaro
78
Breglia, Nicola
176
Bruto
40
Burns, John Horne
260
Caccavello, Annibale
78
Caccioppoli, Renato
30
Cafaro Pasquale
242
Calì, Antonio
67, 77
Calì, Gennaro
186
Callas, Maria
80
Cameli, Corrado
177
Campanella, Mario
177
Campanella, Tommaso
266
Campi, Maria
73
Cangiano, Luigi
120, 228
Canino, Marcello
22, 55, 92,
105, 106
Cannavacciuolo, Maurizio 270
Canova, Antonio
67
Capece Minutolo, Adelaide
e Clotilde
46, 47
Capece, Vincenzo
230
Capobianco, Lorenzo
262
Capobianco, Michele 178, 262
Capurro, Giovanni
47
Caputo, Manlio
234
Caracciolo del Sole
136
Caracciolo di Vico, famiglia 135
Caracciolo, Battistello 122, 267
Caracciolo, Sergianni
136
Carafa di Belvedere
271
Carafa di Stigliano, principi
44
Carafa, Anna di Stigliano
44
Carafa, Beatrice, badessa 124
Carafa, Carlo cardinale
121
Carafa, Diomede, duca di
304
indice dei nomi
Maddaloni
121
Carafa, Giovanni, duca di
Noja
257
Carafa, Oliviero, cardinale 127
Carasale, Angelo
79
Caravita, Giuseppe, principe di
Sirignano
24
Cardarelli, Antonio
273
Carlo di Borbone (Carlo III) 93,
107, 122, 144, 162, 199, 215
Carlo I d’Angiò
65, 76, 80,
94, 97, 104, 116, 124, 127,
146, 154, 158, 266
Carlo II d’Angiò
126, 135,
151, 162
Carlo II di Borbone
66, 79
Carlo III Durazzo
80, 136,
146, 159
Carlo V
80, 131
Carlo, duca di Calabria
267
Carmignano, famiglia
206
Carracci, Annibale
199
Carreras, José
80
Carusa da Forio, Cherubino 264
Casanova, Giacomo
70
Casciaro, Giuseppe
271
Castellani, Renato
211
Castiglioni, Enrico
177
Catalani, Luigi
145
Causa, Raffaello
218, 267
Cavagna, Giovan Battista 122,
124, 125
Cavalieri, Lina
73
Cavour, Camillo Benso
69
Celano, Carlo 24, 64, 230, 255
Celestino V, papa
65, 94
Cellamare, famiglia
30
Cenzato, Giuseppe
43
Cesare
40
Cesareo, Annibale
246, 271
Championnet, Jean Étienne,
generale
124
Chiaiese, Ignazio
123
Chiarini, Giovan Battista
64,
199, 231
Chiaromonte, Ferdinando 53,
92, 105
Ciamarra, Pica
54
Cicerone
40
Cifariello, Filippo
202
Cilea, Francesco
33, 96
Cimarosa, Domenico
77, 79
Cipolla, Antonio
202
Claudio, imperatore
201
Cocchia, Carlo
55,
177,178, 273
Colonna, cardinale
136
Coppi, Fausto
179
Corelli, Franco
80
Corenzio, Belisario
122,
153, 209
Corradini, Antonio
99
Corradino di Svevia
146, 158
Corrado IV di Svevia
170
Cosenza, Luigi
22, 43, 54
Costa, Gaetano
25
Costantino imperatore 18, 154
Cottone, Lydia
270
Cotugno, Domenico
273
Crasso
40
Craven, Elizabeth
46
Crispi, Francesco
73
Croce, Benedetto
33, 44,
50, 65, 100
Cuciniello, Ciro
172
Curri, Antonio
72
D’Ambra, Raffaele
147
d’Annunzio, Gabriele
33
D’Apuzzo, Ilaria
235
D’Ascia, Silvio
242
D’Auria, Giovan Domenico 78
d’Avalos, Giovanni
274
d’Errico, Teodoro
124
d’Orsi, Achille
151, 256
Dalisi, Riccardo
178
Damiani, Vincenzo
42
de Castro, Pedro, conte di Lemos
viceré
204
de Chaules, Pierre
65
De Curtis, Antonio (Totò)
211
De Fazio, Giuliano
172, 202
De Felice, Ezio
218
De Filippo, Eduardo
73, 211
De Franchis, Tommaso
98
de Guzman, Ramiro, duca
Medina de las Torres, viceré 106
de Haro, Gaspar, marchese
del Carpio, viceré
162
de la Cerda, Luis, duca di
Medinaceli, viceré
16
De Luca, Giulio
55, 182, 273
De Luca, Luigi
150
de Maria, Nicola
93
De Matteis, Paolo
24, 70
de Mérode, Cléopatra Diane,
detta Cléo
73
De Mura, Francesco
80, 135
de Olivares, conte e vicerè 146
de Ribera, Fernando Alfan, duca
d’Alcalà, viceré
171
de Rosa, Pacecco
214
de Rosis, Isabella, suor
265
de Sangro, Placido, duca di
Martina
264
de Sangro, Riccardo
264
de Simone, Antonio
81, 260
de Simone, Francesco
258
de Toledo, Pedro, marchese di
Villafranca, viceré
41, 65, 67,
69, 78, 89, 103, 118,
131, 226, 232, 256, 266
de Toledo, Antonio Alverez, duca
d’Alba, vicerè
94, 178
De Tommaso, Romualdo
41
De Sanctis, Francesco
186
de Zuñica, Juan, conte di
Miranda, viceré
179
Degas, Edgar
100
del Carpio, marchese e
vicerè
162
del Gaizo, Giovanni
159
Del Giudice, Francesco
227
Del Monaco, Mario
80
Del Pezzo, Lucio
212
del Po, Giacomo
124
della Monica, Giovan Vincenzo
152
della Porta, Giovan Battista
70, 135
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della Roccella, principe
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di Conforto, Giovan Giacomo 230
Denhart, Friedrich
179
Depretis, Agostino
148
Diano, Giacinto
244
Di Candia, Leonardo
22
Di Giacomo, Salvatore 33, 49,
69, 73, 93, 146
Di Sangro, Raimondo principe
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99
Di Mauro, Ernesto
72
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212
Diodato, Baldo
270
Dohrn, Anton
17, 22
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80
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Donizetti, Gaetano
73, 79
Donzelli, Giuseppe detto
Giuseppe Nuvolo o fra Nuvolo
214
Doria, Gino 178, 237, 267, 269
Dosio, Giovanni Antonio
267
duca di Frisia
45
duca di Maddaloni
41
duca di San Donato, sindaco 147
duca di San Teodoro
23
Ducrot, Isabella
262
Dumas, Alexandre
17
Efebo (o Efremo),
vescovo
209
Elisabetta di Baviera
159
Escrivá, Luis
266
Fanzago, Cosimo
44, 70,
71, 145, 246, 267
Farnese, Elisabetta
66, 199
Federico II di Svevia
77, 80,
151, 158
Ferdinando I di Borbone 20, 23,
66, 81, 105, 128, 257, 260,
262, 269
indice dei nomi
Ferdinando II di Borbone
25, 29, 120, 179
Ferdinando IV di Borbone
15,
16, 20, 66, 80, 116, 199, 200,
204, 219, 242,
Fermariello, Sergio
270
Ferrante d’Aragona
99, 131,
162, 274
Ferrara, Luigi
150
Ferrari, Francesco Saverio 23
Ferrari, Oreste
218
Fiammetta
124
Filangieri, Gaetano, principe di
Satriano
30, 154, 227
Filippo di Valois
126
Filippo V
66
Filomarino, cardinale
135
Fiorelli, Giuseppe
267
Fischetti, Fedele
24
Florimo, Francesco
96
Fontana, Domenico 66, 80, 146
Fontana, Giulio Cesare
204
Forli, Giovan Vincenzo
214
Formando, Giovanni
Francesco
123
Fortunato, Giustino
147
Foschini, Arnaldo
71
Fougère, Eugénie
73
Francesco I di Borbone
244
Francesco II di Borbone
120
Francesconi, Antonio 120, 228
Franzi, Gino
105
Frediani, Frediano
53
Fuga, Ferdinando
107, 172,
188, 199, 204
Gabriele, d’Annunzio 33, 69,
70, 73
Gagliardi, principi di Ischitella 41
Galante, Gennaro Aspreno 227
Garcia de Toledo, duca di
Ferrandina
20
Garibaldi, Giuseppe 46, 67, 69,
70, 120, 235
Gasse, Luigi
70, 77, 219
Gasse, Stefano
70, 77,
305
171, 172, 118, 186, 200, 201,
219, 227
Gassman, Vittorio
211
Gavaudan, Francesco
228
Gemito, Vincenzo
33
Genovese, Gaetano
80
Gesualdo, Carlo da Venosa 99
Ghezzi, Leonardo
188
Giambarba, Adolfo
147
Gigante, Giacinto
42, 231
Giordano, Giuseppe
41
Giordano, Luca 124, 126, 214,
219, 244, 267
Giotto
65
Giovanna I d’Angiò
108, 162
Giovanna II d’Angiò Durazzo 136
Giovanni d’Austria
74, 96
Giovanni da Nola
78
Giovanni Francesco di Palma 100
Giovanni I, vescovo
202, 260
Girardi, Francesco
234
Girolamo da Salerno
156
Giron, Pedro, duca di Osuna,
viceré
204
Giuliano da Maiano
131
Giura, Luigi
173, 186
Giusso, Candido
42
Gluck, Christoph Willibald
79
Goethe, Johann Wolfgang 16,
23, 162
Grasso, Bartolomeo
200
Gregorio XVI, papa
81
Grifeo, famiglia
228
Grimaldi, Francesco 125, 230
Guerra, Alfonso
150
Guerra, Camillo
92, 105
Guglielmo il Malo
118, 130
Gunther, Kaufmann
41
Gúzman de la Torres, Filippo,
viceré
44
Hamilton, Emma, lady 16, 48
Hamilton, William, sir
16, 48
Hasse, Johann Adolf
79
Haydn, Franz Joseph
79
Jaoul, Francesco
145
306
indice dei nomi
Jerace, Francesco
151, 179
Jodice, Mimmo
242
Jommelli, Niccolò
79
Kossutht, Joseph
93
Kounellis, Jannis
93
Kraus, Alfredo
80
La Capria Gabelli, Nicola,
barone
133
La Capria, Raffaele
41
Ladislao di Durazzo 100, 104,
124, 136
Laghezza, Leonardo
173
Lanfranco, Giovanni 135, 267
Laperuta, Leopoldo
81
Laugier, Marc-Antoine
227
Lauro
92
Lazzari, Dionisio
215
Leandro, Nicola
200
Lefevre, Ernesto
42
Leopardi, Giacomo 53, 69, 211
Leopoldo di Borbone, conte di
Siracusa
24, 186
Leopoldo di Borbone, principe
di Salerno
81
Lieti, Giuseppe
219
Lieto, Gaetano
236
Lista, Bartolomeo
44
Lombardi, Gustavo
134
Lombardi, Marino
177
Longo, Maria Lorenza
135
Longobardi, Nino
270
Loren, Sophia
211
Lorenzi, Giovan Battista
77
Lorenzo il Magnifico
121
Lucullo, Lucio Licinio
14, 40
Macedonio, Luigi
201
Magliulo, Giovanni Andrea 124
Magnocavallo, Francesco,
conte
235
Maiuri, Amedeo
96
Malesci, Luigi
172
Mancinelli, Giuseppe
186
Mannajuolo, Giuseppe
30
Manso, Giovan Battista
32
Mantegna, Andrea
199
Manzo, Umberto
270
Maresca, Francesco 172, 264
Margherita di Savoia
29
Maria Amalia di Sassonia
122, 218
Maria Carolina d’Austria
d’Asburgo, Lorena
80, 242
Maria d’Aragona
274
Marignoli, marchese di
48
Marinetti, Filippo Tommaso 77
Mario, Gaio
40
Marotta, Gerardo
74
Martini, Simone
219
Marziale
104
Masella, fratelli
45
Massa, famiglia
135
Massa, Giuseppe
152
Mastrilli, Marzio, duca di Gallo
201
Mattei, Saverio
96
Mazzoni, Guido
105
Medrano, Giovanni Antonio
66, 79, 199, 215
Melisurgo, Guglielmo
151
Mendini, Alessandro e
Francesco
20 212
Mercadante, Francesco Saverio
77
Merisi, Michelangelo da
Caravaggio
71, 128, 219
Merz, Mario
262
Migliaccio, Lucia, duchessa di
Floridia
20, 257, 262
Migliaro, Vincenzo
148
Miglionico, Andrea
236
Mina
177
Minutolo, Enrico
135
Minutolo, Filippo
127
Miradois, marchese di
219
Mola, conte di
71
Molajoli, Bruno
218
Monaldi, Vincenzo
273
Montani, Tommaso
22,
122, 128
Monticelli, Teodoro
103
Morelli, Domenico
20, 80,
134, 227
Mormando, Giovanni
Francesco
123
Mossutti, Enrico
151
Murat, Gioacchino 41, 66, 78,
80, 171, 172, 185, 189, 200,
201, 211, 219, 226, 257
Murolo, Sergio
47
Mussolini, Benito
47
Naccherino, Michelangelo
22, 122, 214, 215, 246
Napoleone
66, 172
Nauclerio, Giovan Battista 242
Nelson, Horatio
48
Nerone
117
Nervi, Pier Luigi
71, 177
Niccolini, Antonio
20, 29, 67,
79, 186, 200, 257, 263, 264
Niccolini, Fausto
30, 186
Nicola di Russia, zar
45
Nitti, Francesco Saverio 42, 67
Nuvolo, Giuseppe, fra
207
Olivetti, Adriano
43
Orlacchio, Domenico
269
Ossorio Pimentel, Maria
78
Otero Iglesias, Agustina Carolina
(la Bella Otero)
73
Pagano, Mario
266
Pagliara, Nicola
53, 70, 259
Pagliata, Nicola
53
Paisiello, Giovanni 79, 104, 108
Paladino, Mimmo
246
Palasciano, Antonio
202
Palazzolo, principessa di
Palizzi, Filippo
134, 227
Palumbo, Onofrio
240
Paolo II, vescovo
214
Paolini, Giulio
262
Papa, Gennaro
122
Pappacoda, Artusio, Gran
Siniscalco di re Ladislao di
Durazzo
103
Parascandolo, Onorio
230
Partenope, sirena
14
Pascale, Giovanni
273
Paolini, Giulio
262
Pasolini, Pier Paolo
104
Patania, Carmelo
42
Pavarotti, Luciano
80
Pavoncelli, conti di
45
Peirce, famiglia
46
Pergolesi, Giovan Battista
108, 126
Petito, famiglia
78
Petrarca, Francesco
65,
124, 136
Petrucci, Antonello
99
Piacentini, Marcello
70, 105
Piano, Renzo
182
Piazzi, Giuseppe
219
Pica Ciamarra, Massimo
178, 182
Picano, Giuseppe
122
Piccato, Luigi
182
Piccinato, Luigi
55, 177
Pietro da Eboli
42
Pignatelli, Cornelia, duchessa di
Sant’Agata
237
Pignatelli, Fabrizio
240
Pignatelli, Francesco principe di
Strongoli
179
Pimentel Fonseca, Eleonora 159
Pino, Marco
269
Pinto, Vito
70
Pisani, Gianni
246
Pisani, Vettor
262
Pisanti, Giuseppe
134, 260
Pistoletto, Michelangelo
93
Pitloo, Antoon Sminck 42, 179
Pollione, Publio Vedio
40, 50
Pompeo
40
Pontano, Giovanni
256
Prad, Poulard
200
Presti, Bonaventura
271
Preti, Mattia
96, 137
Quaglia, Pier Paolo
151
Quaranta; Bernardo
186
Queirolo, Francesco
99
Raffaello
199
indice dei nomi
Ranieri, Antonio
211
Rendel, George Wightwick 46
Ribera, Jusepe
267
Ricci, Paolo
54
Ripa, Matteo, padre
207
Roberto d’Angiò65, 100, 128,
135, 156, 267
Roberto da Oderisio
108
Romolo Augustolo
14
Roomer, Gaspare
246
Rosa, Salvator
256, 273
Rossini, Gioacchino
72, 79
Rotella, Mimmo
246
Rothschild, banchieri
20, 23
Roviale, Pietro
131
Ruffo, Girolamo, marchese 201
Ruffo, Vincenzo
171
Ruggiero il Normanno
77, 80
Russo, Ferdinando
69, 73
Sagrera, Gullielmo
78
Saliceti, Cristoforo
257
Saluzzo, Agostino duca di
Corigliano
99
san Carlo Borromeo
207
san Gennaro
121, 214, 255
san Luca
159
san Ludovico da Tolosa
135
san Martino, vescovo di
Tours
267
san Nicola, vescovo di Mira 122
san Pomponio
96
san Romualdo
274
san Severo
215
san Tommaso D’Aquino
98
Sancia di Majorca 100, 128, 156
Sanfelice, Ferdinando 50, 74,
100, 136, 207
Sanfelice, Guglielmo, cardinale
262
Sanfelice, Luigia 70, 156, 266
Sanmartino, Giuseppe 99, 122,
136, 267
Sannazaro, Jacopo
25
Sanseverino di Bisognano,
principi
100
307
Sanseverino, Ferrante
100
Santangelo, Francesco
marchese
121
santi Massimo e Fortunato 209
santi Pietro e Paolo
45
Saponieri, Francesco
228
Sargenti, Anna
270
Savoia, famiglia 29, 47, 79, 218
Scarfoglio, Edoardo
22, 72,
73, 105, 228
Scarlatti, Alessandro 108, 242
Scarpato, Eleonora
242
Scarpetta, Eduardo 32, 78, 257
Schiantarelli, Pompeo 204, 236
Schilizzi, Matteo
47
Scotti, Alfredo
269
Serafini, Luigi
212
Serao, Matilde
33, 41, 72,
104, 105, 228
Serra, Gennaro
266
Settembrini, Luigi
186
Sianesi, Edoardo
177
Sicuro, Francesco
158
Silla, Lucio Cornelio
40
Siza, Alvaro
136
Solari, Angelo
22
Solario, Antonio, detto lo
Zingaro
153
Solimena, Francesco
70,
104, 246
Sotero, vescovo
135
Spinelli, Ferdinando, principe di
Tarsia
243
Spinelli, Giovan Battista,
principe di Cariati
236
Spinelli, principi di Tarsia
41
Spinosa, Domenico
54
Stanzione, Massimo
70
Stazio
117
Stendhal, Henri-Marie Beyle
detto
64
Tagliacozzi Canale, Nicola
45, 159, 267
Tamino, Marco
178
Tange, Kenzo
182
308
Tapia, Egidio
70
Tasso, Torquato
22, 33
Tatafiore, Ernesto
246, 262
Tebaldi, Renata
80
Tenore, Michele
209
Tino di Camaino 124, 128, 135
Tiziano
199, 219
Tocchetti, Luigi
43, 56
Torraca, Francesco
33
Traversi, Gaspare
104
Troccoli, Michelangelo
274
Umberto I di Savoia
147
Vaccaro, Andrea
214
Vaccaro, Domenico Antonio 24,
94, 100, 135, 162,
233, 243, 267
Vaccaro, Giuseppe
105, 177
Valentino, Mario
211
Vandeneynden, Ferdinando,
marchese
256
Vanvitelli, Carlo
16, 70, 128, 211, 240
Vanvitelli, Luigi 16, 70, 71, 72,
80, 90, 93, 128, 152,
199, 206, 236
Vespoli, famiglia
206
Vetri, Paolo
20, 151
Viale, Ugo
177
Vico, Giambattista
43, 100,
121, 126, 158
Villani, Ludovico
227
Vinaccia, Gian Domenico 152
Virgilio
18, 25, 40
Vittorio Emanuele II
80, 228
Vittorio Emanuele III
48
Viva, Angelo
104
Volla, famiglia del
marchese di
123
Warhol, Andy
219
Winckelmann, Johann Joachim
198
Young, Lamont
32, 33,
228, 264
Zocchi, Cesare
176
Zorio, Gilberto
262
Zuccari, Federico
219
Zuniga y Fonseca, Emanuele,
conte di Monterey, viceré
15
indice dei luoghi
Accademia degli Oziosi 135
Accademia di Belle Arti
120,
134, 205
acquedotto del Serino
147, 201
acropoli a Sant’Aniello a
Caponapoli
117
Aeroporto internazionale di
Napoli
189
Albergo dei Poveri
198, 199, 202, 210
Angiporto Galleria (ora piazzetta
Matilde Serao)
72
Acquedotto romano
201
Arciconfraternita
dell’Immacolata Concezione
e Purità di Maria de’ Nobili
235
Archivio Militare
74
Archivio storico della canzone
napoletana
55
Arco Mirelli
271
area archeologica di San
Lorenzo Maggiore
117,
124
area archeologica del Duomo
128
area dei Vergini (campo di
Carmignano)
202, 206
area delle Fosse del Grano 120
area sotterranea di San Lorenzo
Maggiore
117
Arena Flegrea
55
arsenale
68, 76
ascensore in via San
Vincenzo
215
Bacino del Madracchio 145
Baia
53, 201
baia di Trentaremi
50
baia e cantiere del Cenito
47
Banco dei Poveri
128
Banco del Santissimo Salvatore
128
Banco dell’Ave Gratia Plena
o Annunziata
128
Banco della Pietà
128
Banco dello Spirito Santo 128
Banco di San Giacomo e Vittoria
128
Banco di Sant’Eligio
128
Banco di Santa Maria del Popolo
o Incurabili
128
Biblioteca Nazionale Vittorio
Emanuele III
80, 205
Biblioteca Universitaria di Napoli
152
basiliche
Incoronata del Buon
Consiglio
214, 215
Stefania
127
San Francesco di Paola
66, 81
San Gennaro a Antignano
260
San Gennaro extra moenia
202, 212
San Severo alla Sanità
203, 215
Santa Maria del Carmine 146
Santa Restituta
127
indice dei luoghi
borghi
di Belsito
47
del Casale
50
di Chiaja 14, 255, 256, 257
Cristallini
198
Incarnati
174
Loreto
174
Marechiaro
49
Marinari
15, 18
Orefici
160
Sanità
211
Sant’Antonio Abate
131,
174, 178, 209
Spirito Santo
230
Vergini
198, 202, 207
Caffè Diodati
93
Caffè d’Italia
69
Caffè del Gigante
69
Caffè delle Due Sicilie
69
Caffè Gambrinus
69, 73
cala di San Pietro ai due
Frati
45
cala e grotte di Trentaremi 49
campanile di San Lorenzo 124
campanile di Santa Maria del
Carmine
207
Campi Flegrei
41, 42
campo del moricino (o
muricino)
158
campo di calcetto
polifunzionale in via Stadera
185
Campo di Marte 172, 188, 189
campus oppidi (detto anche
platea di Porto Pisano)
65
cappelle
della Madonna “d’Ognibene”
(Santa Maria dei Sette Dolori)
234
Palatina (Castel Nuovo)
65, 80
Pappacoda
103
Pontano
96
Sansevero
99
di Sant’Aspreno
150
309
di Santa Monica
136
del Tesoro di San Gennaro
127, 128
Capri
16, 50, 267
Capua
131
carcere Giudiziario
185
casa del mutilato
105
casale di Angari (cupa Angara)
50
caserma di cavalleria di San
Pasquale (Chiesa anglicana) 20
caserma Garibaldi
209
caserma Pastrengo dei
carabinieri
105
Caserta
171
Palazzo Reale
199
Casoria
171
Castellammare di Stabia 204
castelli
del Carmine (demolito) 145,
159, 185
Castelcapuano
89, 116,
118, 130, 131, 170, 185
Castel Nuovo 64, 65, 68, 77,
78, 90, 103, 104, 107, 126
dell’Ovo
14, 15, 18
Sant’Elmo (sede della
Soprintendenza per il
Patrimonio Storico Artistico
ed Etnoantropologico e per il
Polo Museale di Napoli) 65,
226, 256, 258
Castello Aselmeyer (Lamont
Young)
32
castrum lucullanum
65
catacombe di San Gaudioso
203, 214
catacombe di San Gennaro
202, 212, 214
Cattedrale
127
Center della Fondazione Idis 56
Centro di produzione Rai
55
Centro di ricerche
archeologiche Jean Bérard 33
CNR
55
310
indice dei luoghi
Centro Studi Interdisciplinari
Gaiola
49
CUS (centro universitario
sportivo)
55
Cesarea
228, 230
chiese, complessi conventuali
Anticaglia
229
Arciconfraternita di Santa
Maria del Soccorso
all’Arenella
273
Cappuccinelle
229
Chiesa Madre
185
Concezione a Montecalvario
226, 233
Croce di Lucca
96, 120
dei Camaldoli
230
delle Carmelitane
230
Divino Amore
123
Donnaregina Nuova (sede
del Museo Diocesano)
116, 135
Donnaregina Vecchia (scuola
di specializzazione in restauro
dei monumenti dell’Università
Federico II)
116
Donnaromita
144, 152
Duomo
116, 127
Eremo dei Cappuccini 218
Eremo dei monaci
Camaldolesi
273
Gesù e Maria
229
Gesù Nuovo
88, 100
Gesù Vecchio
144, 152
Girolamini
126
Immacolata Concezione 237
Incoronata
90, 107
Maria Santissima del
Carmine
212
Miracoli (poi Casa Carolina;
poi Educandato Regina
Isabella di Borbone)
198, 202
Monteoliveto (o Sant’Anna
dei Lombardi)
90, 104
Monteverginella
144
Padri della Missione
206
Pietà dei Turchini
96, 108
Pio monte della misericordia
128
Sacro cuore di Gesù
265
San Carlo all’Arena
207
San Diego all’Ospedaletto
106
San Domenico Maggiore
88, 204
San Domenico Soriano 93
San Ferdinando
67
San Francesco al Vomero
264
San Francesco delle
Cappuccinelle (o
Cappuccinelle a Pontecorvo)
229, 242
San Gaudioso
120, 134
San Gennariello (San
Gennaro o Piccola Pompei)
255, 260
San Gennariello (San
Gennaro alle Gradelle) 261
San Gennaro ad Antignano
255
San Gennaro al Vomero
261, 271
San Gennaro all’Olmo 122
San Gennaro de’ Poveri 103,
120, 200
San Giacomo degli Spagnoli
78, 88
San Giorgio dei Genovesi 107
San Giorgio Maggiore
145, 215
San Giovanni a Carbonara
136
San Giovanni a Mare
160, 244
San Giovanni Battista delle
Monache
120, 134
San Giovanni dei Fiorentini
215, 269
San Giovanni Maggiore
103, 144
San Giuseppe a Pontecorvo
229, 243
San Giuseppe dei Ruffi 135
San Giuseppe dei Vecchi
230, 246
San Giuseppe Maggiore
(demolita)
88, 92
San Gregorio
123, 244
San Lorenzo Maggiore 116,
117, 124
San Martino (certosa)
99, 256, 265, 267
San Michele Arcangelo 94
San Michele Arcangelo a
Morfisa
99
San Nicola a Nilo
122
San Nicola alla Carità
70
San Nicola da Tolentino 226
San Pantaleone
123
San Paolo Maggiore
117,
125, 134
San Pasquale a Chiaja
20
San Pietro a Majella
88,
90, 96
San Pietro ad Aram
144,
150, 156
San Pietro Martire (Università
Federico II)
144, 151
San Potito
230, 244
San Sebastiano (LiceoConvitto Vittorio Emanuele II)
89, 90, 94
San Severo
200, 203
San Severo a Capodimonte
207
San Tommaso d’Aquino
(demolita)
92
San Vitale
53
Sant’Agostino Maggiore o
alla Zecca
144, 154
Sant’Andrea delle Dame
120, 134
Sant’Angelo a Nilo
97
Sant’Aniello a Caponapoli
117, 134
Sant’Antonio Abate
131
Sant’Antonio delle Monache
(Sant’Antoniello)
133
Sant’Anna
269
Sant’Antonio Abate
(Incarnati)
209
Sant’Efremo Vecchio
199, 209
Sant’Eligio Maggiore
146, 160
Sant’Onofrio a Capuana 96
Sant’Orsola
30
Santa Brigida
67
Santa Casa dell’Annunziata
128
Santa Caterina
30
Santa Caterina a Formiello
118, 131
Santa Chiara
88, 90, 100
Santa Croce al Mercato (o
delle Anime del Purgatorio)
160
Santa Lucia a Mare
15,
18, 22
Santa Lucia a Monte
69,
226, 237
Santa Maria Annunziata a
Pizzofalcone detta
Nunziatella
74
Santa Maria Apparente 69
Santa Maria Avvocata 229
Santa Maria alla Pietrasanta
Santa Maria degli Angeli a
Pizzofalcone
74
Santa Maria degli Angeli
alle Croci (facoltà di
Veterinariadell’Università
Federico II) 198, 202, 209
Santa Maria dei Sette Dolori
234
Santa Maria dei Miracoli 198
Santa Maria dei Vergini 206
Santa Maria del Carmine
146, 159, 207
indice dei luoghi
Santa Maria del Carmine alla
Concordia
236
Santa Maria del Faro
49
Santa Maria del Parto
25
Santa Maria del Pianto 188
Santa Maria del Pilar
146
Santa Maria del Purgatorio a
Arco
126
Santa Maria del Soccorso
all’Arenella
262
Santa Maria dell’Aiuto 104
Santa Maria della Colonna
126
Santa Maria della
Consolazione
50
Santa Maria della Libera 207
Santa Maria della Pazienza
246, 270
Santa Maria della Pietà (o
Pietatella a Carbonara) 136
Santa Maria della Sanità
200, 202, 214, 215
Santa Maria della Sapienza
120, 134
Santa Maria della Speranza
(Speranzella o Santa Rita alla
Speranzella)
236
Santa Maria della Stella
200, 206
Santa Maria della Verità (o
Sant’Agostino degli Scalzi)
212
Santa Maria della Vittoria 19
Santa Maria delle Grazie
a Mondragone
236
Santa Maria delle Grazie a
Toledo
70, 118
Santa Maria del Rimedio 246
Santa Maria di Bellavista
46, 47
Santa Maria di Caravaggio 93
Santa Maria di Costantinopoli
133
Santa Maria di Donnalbina
104
311
Santa Maria di Mater Dei 212
Santa Maria di Loreto
96
Santa Maria di Montecalvario
235
Santa Maria di Montesanto
242
Santa Maria di
Monteverginella
152
Santa Maria di Piedigrotta 25
Santa Maria di Portosalvo
162
Santa Maria Egiziaca
all’Olmo
156
Santa Maria Egiziaca a
Pizzofalcone
74
Santa Maria in Cosmedin
(Santa Maria di Portanova)
154
Santa Maria la Nova
88,
90, 104
Santa Maria Maddalena dei
Pazzi
246
Santa Maria Ognibene 235
Santa Maria Scala Coeli 274
Santa Monica
230
Santa Patrizia
262
Santa Teresa a Chiaja
32
Santa Teresa degli Scalzi
(Santa Teresa al Museo) 211
Santi Apostoli
135
Santi Bernardo e Margherita
243
Santi Filippo e Giacomo
121, 122
Santi Francesco e Matteo
235
Santi Marcellino e Festo
(facoltà dell’Università
Federico II)
144, 152
Santi Severino e Sossio
(Archivio di Stato) 144, 152
Santissima Trinità delle
Monache
226, 234
Spirito Santo (facoltà di
Architettura, Università
312
indice dei luoghi
Federico II)
70, 240
Trinità degli Spagnoli
235
Trinità dei Pellegrini 226, 240
Suor Orsola Benincasa 226,
228, 237
chiostri
degli aranci del Monastero
dei Gerolamini
126
del Divino Amore
148
del Platano del Monastero dei
Snati Severino e Sossio 153
di San Pietro ad Aram
(distrutto)
150
di Santa Chiara (chiostro
maiolicato)
100, 135
di Santa Maria degli Angeli
alle Croci (facoltà di
Veterinaria)
209
di Santa Maria della Sanità
215
cimiteri
Acattolico di Santa Maria
della Fede
174
degli inglesi
178
della Pietà
188
delle Fontanelle
203, 212
delle 366 fosse (o
Camposanto Vecchio)
172, 188
di Santa Maria del Purgatorio
a Arco
126
Ebraico
188
Monumentale (o
Camposanto Nuovo)
172,
185, 186, 1878, 203
recinto degli uomini illustri
186
Nuovissimo
188
Circolo Canottieri Napoli
76
Circolo Savoia
18
Circolo Italia
18
Circolo della Stampa
22
Circumflegrea
227
Circumvesuviana
147
CIS di Nola
146, 159
Città della Scienza
43, 56
colle delle Mortelle
29
colle di Santa Maria della
Stella
200
Collegio Costanzo Ciano
(ora sede, di prossimo
trasferimento, della Nato) 53
Collegio dei Cinesi (Università
degli Studi L’Orientale)
207
collegio San Francesco Saverio
Bianchi
242
colline
Agnano
54
Camaldoli 54, 255, 257, 273
Capodichino
171
Capodimonte
198, 199,
200, 211
Fonseca
212
Miradois
201
Monteoliveto
90
Monte di Dio
29
Monte Echia
64,73
Pizzofalcone 29, 73, 88, 89
Poggioreale
172
San Martino
218, 226,
233, 265, 274
Sant’Aniello a Caponapoli 88
Santa Teresa
204
Vomero
66, 201,
228, 236, 240
complesso sportivo del
Palastadera
185
complesso termale di Santa
Chiara
89, 100
Conservatorio dello Spirito
Santo
70
Conservatorio di Musica di
San Pietro a Maiella
94, 96
Sala Scarlatti
96
Consolato di Gran Bretagna 30
Consolato Generale di
Francia
33
Corpo di Napoli
89
corsi
Amedeo di Savoia duca
d’Aosta
171, 200,
201, 211, 215
Garibaldi
146, 148, 173
Malta
170, 178, 182
Maria Teresa vedi Vittorio
Emanuele
228, 236
Meridionale
178
Napoleone vedi Amedeo
d’Aosta
200, 201, 215
Novara
170, 178
Umberto I (Rettifilo)
148,
150, 154, 162, 176
Vittorio Emanuele 32, 226,
234, 236
costa flegrea
267
cratere del Monte Echia
73
cratere di Agnano
56
cripta di San Gaudioso
214
Crypta Neapolitana
25
cupa Sant’Efremo
199
Decumano inferiore 99, 121
Decumano superiore
93
96, 134
Deposito Franco dei Magazzini
Generali
148
Dogana Nuova (demolita) 145
Ercolano
206
Eden (grand hotel)
23, 32
Edenlandia (parco divertimenti)
54, 56
Envencible bar
108
Excelsior (Hotel)
19
Fabbrica di Gay-Odin
32
Fabbrica di porcellana di
Capodimonte
199
facoltà di Ingegneria
54
facoltà di Lettere e Filosofia
della Università degli Studi
Federico II
151
facoltà di Scienze
Matematiche, Fisiche, Naturali
dell’Univ. Federico II
209
farmacia degli Incurabili 135
ferrovia Napoli-Portici 146, 173
ferroviaria Napoli-Caserta-
Capua
173
Fondazione Mondragone 236
Foro Carolino vedi piazza
Dante
90, 93
fontane
dei Leoni
22, 26
del Sebeto
26
dell’Atlante
145
dell’Esedra
55
della Cuccovaia (o
Coccovàja)
47
della Sellaria
145, 154
della Sirena
26, 178
di Nettuno
90, 106, 150
di Santa Lucia
22
Itaca
262
Fosse del Grano
120, 133
Gaiola
40, 42, 49
Galleria dell’Accademia di
Belle Arti
134
Galleria di largo Baracche 235
Galleria di Palazzo Zevalos
Stigliano
71
Galleria di Piedigrotta
53
Galleria Laziale
26
Galleria Principe di Napoli
120, 133
Galleria Toledo
234
Galleria Umberto I 67, 72, 120
Galleria Vittoria
68
giardini
del Molosiglio
76
di Palazzo Reale
79
di Palazzo Tarsia
227
degli Aranci
207
degli Incurabili
118
della Reggia di
Capodimonte
199
Villa Comunale 16, 17, 20, 22
gradoni
Cacciottoli
229, 242
calata Capodichino
199
calata Fontanelle a
Materdei
229
calata San Francesco 229,
indice dei luoghi
254, 257, 271
calata San Mattia
236
Cavone
229, 230
Pedamentina
229, 236,
237, 254, 268
Petraio
229, 236, 254
Sant’Antonio ai Monti 229
Grand Hotel Eden, ex
32
Granili alla Marina
120
Grotta di Seiano
50
guglia dell’Immacolata
100
guglia di San Domenico
98
guglia di San Gennaro
128
Ilva (poi Italsider)
43, 56
Immacolatella
162
Infrascata
228, 229, 230,
236, 246, 255, 256, 257, 260
Ippodromo di Agnano 55, 57
Istituto Artistico Industriale
(attuale Istituto statale d’arte
Filippo Palizzi)
227
Istituto di Studi Storici
100
Istituto Grenoble
33
Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici
74
Istituto Professionale Industria e
Artigianato Paolo Colosimo 211
Istituto Suor Orsola
Benincasa
237
Italsider
43
Larghi
Antignano
254, 256
Baracche
235
Cangiani
255
Carità
70
Corpo di Napoli
97
dei Pallottinari
160
del Carmine
146
della Carità
106
delle Corregge (via Medina)
90
delle Pigne (piazza Cavour)
116, 118, 171, 200, 201, 205
dello Spirito Santo (piazza
Sette settembre) di
313
Castello
78
di Palazzo (piazza del
Plebiscito)
22, 66, 67
Donnaregina
135
Ferrandina
16, 20
Mercatello vedi piazza Dante
90, 93, 94
San Giovanni Maggiore 103
San Marcellino
103
Santa Maria del Pianto 198
Sermoneta
26
Spirito Santo
70, 229
Lepanto
19
Libreria Guida
94
Macello comunale
macellum (San Lorenzo
Maggiore)
117, 124
Marinella, bottega
19
Massa Lubrense
162
masseria Pagliarone
270
Mausoleo Schilizzi
47
Megaride
14, 18, 64, 73
Mercatello
69
mercati
mercatino ‘antiquario’, ex
cinodromo
56
mercatino delle pulci
185
mercatino di abiti e calzature
di Posillipo
50
mercato agroalimentare di
Poggioreale
183
mercato della Duchesca 131
mercato di Antignano 260
mercato alimentare
dell’Avvocata
227
mercato ortofrutticolo 185
mercato popolare coperto 25
mercato rionale in via Marino
di Caramaico
185
Milano
178
grattacielo Pirelli
182
stazione centrale
178
moli
angioino
144
banchina di Villa del Popolo
314
indice dei luoghi
147
banchina Porta di Massa 148
Beverello
76
Molo Grande
144, 148
Martello molo Curvilineo 148
Orientale
148
Pisacane (o Immacolatella
Nuova)
160
San Vincenzo
76
Molosiglio
68, 76
Monte di Pietà
122
Montesanto (Sicilia)
242
monumento Giuseppe
Garibaldi
176
monumento agli scugnizzi 24
monumento in piperno di via
Conte della Cerra
260
Morticielli
160
Mostra d’Oltremare 43, 53, 55
musei
Archeologico Nazionale 22,
120, 121, 134, 200,
204, 211, 218, 299
Capodimonte
98, 215,
218, 219
Civico di Castel Nuovo
79
d’Arte Religiosa
Contemporanea
104
del Monte di Pietà
122
del Tesoro di San Gennaro
127
del Tessile e
dell’Abbigliamento Elena
Aldobrandini
236
dell’Opera di Santa Chiara
89, 100, 237
della Ceramica Duca di
Martina
264
della Fondazione Pagliara
(Suor Orsola Benincasa) 237
delle carrozze (Villa
Pignatelli)
24
Diego Aragona Pignatelli
Cortes
23
delle Scienze Naturali 103
di Paleobotanica e
Etno-botanica
209
di Paleontologia
103, 152
di San Martino
78, 131,
148, 266
Ferroviario di Pietrarsa 147
Hermann Nitsch
242
MADRE (Museo d’Arte
Contemporanea Donna
Regina)
136
PAN Palazzo delle Arti
Napoli
30
Universitario di Antropologia
103
Universitario dell’Opera 237
Universitario di Mineralogia
103
Universitario di Zoologia 103
Stazione Zoologica Anton
Dohrn
17, 22
Napoli sotterranea
126
Nisida
50
Nuova Dogana
172
Obelisco per la restaurazione
borbonica
162
odeion
125
Olivetti
182
Orfanotrofio Antoniano dei
Padri rogazionisti
201
Orto Botanico (dipartimento
di Biologia vegetale, Università
Federico II)
202, 209
Osservatorio Astronomico
201, 219
ospedali
Cardarelli
258, 273
Cotugno
258, 273
dei Pellegrini
240
Elena d’Aosta
207
Fatebenefratelli
41
Monaldi (ex sanatorio
Principe di Piemonte)
258, 273
Pascale
258, 273
Nuovo Policlinico
258
Policlinico
258, 273
Policlinico della prima
Facoltà universitaria 43, 96,
120, 134
Santa Casa degli Incurabili
135
ospizi
Durazzesco
65
Marino
44
Tarantino
65
Palazzetto Urban
233
palazzi
Albertini di Cimitile
211
Arcivescovile
135
Bagnara
242
Balsorano
32
Barbaja
72
Berio
72
Bonifacio
154
Buono
70
Calabritto
20
Carafa della Spina
100
Carafa di Belvedere (poi
Ruffo della Scaletta)
23
Carafa di Maddaloni
205
Carafa di Montorio
121
Carafa di Santa Severina
(sede della biblioteca militare
e dell’Officio Topografico del
Regno delle due Sicilie, ora
Archivio Militare)
73
Carafa Santangelo
121
Caramanico
106
Casa del fascio rionale
25
Cavalcanti
70
Cellamare
30
Cito di Melissano
230
Corigliano
99
Costantino
230
Crispi
33
Cuomo (Museo Filangieri)
145, 154
degli Studi (ora Museo
Archeologico Nazionale)
degli Uffici della Mostra
d’Oltremare
54, 55
degli Uffici Finanziari e
dell’Avvocatura dello Stato
105, 106
dei Congressi
55
dei Vicerè
80
dei Regi Studi (Museo
Archeologico Nazionale) 134,
152, 199
del Banco di Napoli
70
del principe di Taranto
65
dell’Istituto Nazionale
Assicurazioni
105
della Borsa
150
della Foresteria (oggi
Prefettura)
81
della Nunziatura Apostolica
70
della Nuova Borsa Merci 178
Della Porta
70
della Provincia
92, 105
della Questura
105
delle Poste
105
dello Spagnolo
206
di Antonello Petrucci
99
di Capua-Marigliano
122
di Ferdinand Vandeneynden
(oggi inglobato in villa
Belvedere)
256
di Filippo d’Angiò
126
di Giovan Francesco Ceva
Grimaldi e dell’architetto
Giovan Giacomo di Conforto
(ora palazzo Terralavoro) 230
di Giustizia
182
di Onorio Parascandolo 230
di Vincenzo Capece
230
Donn’Anna
40, 41, 44
Donnaregina
136
Doria d’Angri
70
Filomarino della Rocca
99, 100
Giordano
106
Giusso
103
Gravina
105, 240
indice dei luoghi
INA
92
Lieto
70
Maddaloni
70
Mannajuolo
30
Marigliano
121, 122, 123
Mastelloni
70
Mormando
123
Nobile
33
Nunziante
20
Partanna
20
Penne
103
Pignatelli di Monteleone 100
Pinelli
100
Ranieri
211
Ravaschieri di Satriano 23
Reale
26, 66, 68,
76, 79, 80, 89
Ricca (sede dell’Archivio
Storico del Banco di Napoli
128
Roccella
30
Ruffo di Bagnara
93
Salerno (sede del Comando
della regione militare
meridionale)
81
San Giacomo (sede del
Municipio della città)
77,
89, 92
San Teodoro
23
Sanfelice
206
Sansevero
99
Scarpetta
32
Serra di Cassano
74
Sessa (sede la Sinagoga
di Napoli)
16, 20
Siringano
24
Spinelli di Cariati (Istituto
Pontano)
236
Spinelli di Tarsia 229, 242
Tapia (noto anche come
Tocco dei Montemiletto) 70
Tarsia Pignasecca
227
Troise
92
Tufarelli
100
Venezia
100
315
Zevallos Stigliano
71
Pallonetto
15
Pallonetto Santa Chiara
88
Paludi
173
parchi
di Capodimonte
218
dei Camaldoli
258, 274
dei Quartieri Spagnoli 234
del Poggio ai Colli Aminei 258
della Floridiana
258,
262, 264
Lieti
219
Marco Mascagna 258, 269
Margherita
29
Virgiliano
40, 43, 50
Viviani
242, 258
Parigi
29, 108, 227
cimitero del Père Lachaise
172
Sainte Chapelle
172
Partenope (Palepoli, dopo la
fondazione di Neapolis)
14,
1764, 88, 116, 117
pasticceria Scaturchio
97
peschiera alla Pietra del
Pesce
145
piazze
Amedeo
32
Scipione Ammirato
212
Giuseppe Amendola
20
Nicola Amore (Quattro
Palazzi)
145, 148, 154
Antignano
260, 261
Vincenzo Bellini
133
Belvedere
271
Ruggero Bonghi
151
Giovanni Bovio (della Borsa)
92, 148
Canneto
255
Cariati
236
Carità
89, 92, 106, 235
Carlo III
198, 210
Cavour
116,
118, 198, 205, 206, 207
Concordia
236
316
indice dei luoghi
Dante
69, 89, 90, 93,
229, 242, 255
Salvatore Di Giacomo
47
Alcide De Gasperi
179
degli Artisti
269
dei Martiri
19
del Carmine
159
del Gesù Nuovo
100
del Leone
26
del Mercato di Porto 97, 150
del Plebiscito
80
della Sanità
214
della Sellaria
145
della Repubblica
24
Duca d’Aosta
71
Ferdinando Fuga
71,
257, 265
Fontanelle
198
Gesù e Garibaldi
243
Giuseppe Garibaldi 170, 174
Grande Archivio
145, 154
Leonardo
242, 254, 255
Giuseppe Mazzini 228, 230
,236, 242, 246
Giacomo Matteotti (delle
Poste)
92, 105
Luigi Miraglia
96
Masaniello
159
Materdei
212
Medaglie d’Oro
258, 271
Mercato
77, 140,
150, 158, 266
Miracoli
207
Montecalvario
226,
270, 235
Monteoliveto
104
Montesanto
227, 240
Teodoro Monticelli
103
Municipio
68, 76, 77,
88, 92, 148
Museo Nazionale 198, 204
Muzii, Francesco 256, 271
Nazionale
185
Nilo
97
Nolana
156
Olivella
227, 242
Orefici
160
Pignasecca
240
Portanova
Quattro Giornate
270
Giulio Rodinò
20
San Domenico Maggiore 97
San Ferdinando vedi Trieste
e Trento
69
San Gaetano 117, 124, 146
San Giovanni Maggiore 99
San Luigi
45
San Martino
268
San Sepolcro
237
Sannazaro, Jacopo 22, 25
Sant’Efremo Vecchio
209
Santa Caterina
30
Santa Maria della Fede 178
Riario Sforza
128
Sette Settembre
70
Stazione Marittima
76
Trieste e Trento
73
Trinità degli Spagnoli
235
Luigi Vanvitelli
257, 262
Vittoria
17, 19, 20, 154
Vincenzo Tecchio
43, 53
Piedigrotta
16, 25
Pietrarsa
146
piscine
Rari Nantes
185
Felice Scandone
54
Olimpionica
55
della Mostra d’Oltremare 54
Politecnico
43
Pompei
23, 199, 204
Polo Tecnologico del Cnr
54
Ponte della Maddalena
173
Ponte della Sanità
215
ponte di Chiaja
15, 29, 66
Ponti Rossi
149
pontile di Bagnoli
56
porte
Alba
89, 93, 94, 118
Capuana 118, 130, 131, 179
del Carmine
159
di Chiaja (demolita) 15, 16,
20, 30, 66
di Mare (Portanova)
154
di Santa Maria di
Costantinopoli (demolita)
118, 120
Grande al Bosco di
Capodimonte
219
Nolana
130, 145, 173
Posillipo
41
Reale (demolita)
66
San Gennaro
118, 136,
201, 202, 207
Portici
147
Pozzuoli
25, 41, 43,
53, 57, 255
Quartieri
Arenella
198, 228, 242,
254, 255, 269, 271
Avvocata
200, 212, 228,
229, 240, 254, 255, 257
Bagnoli
42, 53, 56, 267
Barra
171
Centro Direzionale 26, 170,
178, 179, 183, 185, 268
Chiaiano
198, 255, 259
Chiaja
254, 255, 259
Fuorigrotta 43, 53, 254, 270
Mercato
144, 145, 228
Miano
198
Montecalvario
64, 226,
228, 232, 240, 254
Pendino (Portanova)
144,
145, 160, 171
Piscinola
198, 259
Poggioreale
170, 198
Ponticelli
271
Porto
64, 76, 144, 228
Posillipo
16, 41, 42, 44,
257, 267, 274
San Carlo all’Arena
170,
171, 198, 200, 255, 274
San Ferdinando
64, 65,
76, 144, 182
San Giovanni a Teduccio
171, 173
San Giuseppe
88, 182
San Lorenzo 88, 116, 170,
171, 198, 200
San Pietro a Patierno
198
Sanità
200, 202
Secondigliano
198, 199
Soccavo
254
Stella
198, 200,
207, 212, 255
Vicaria
170, 171,
182, 198, 228
Vomero 32, 40, 64, 71, 228,
230, 254, 255, 257, 271
Rampe
del Petraio
265
del Salvatore
145
di Coroglio
42
di San Potito
229
di Sant’Antonio
41
Pedamentina
66
reggia di Capodimonte
199,
201, 218
reggia di Caserta
22
reggia di Portici
218
regio nilensis
97
rioni
Alto
273
Arenaccia
149
Belvedere
149
Carità
92, 105
Colli Aminei
201
Cristallini
207
della Corsea (demolito) 92
Duca D’Aosta
43
Luigi Luttazzi
183
Materdei
200
Miradois
149
Miraglia
43
Museo
120
Ottocalli
149
Ponti Rossi
149
Principe Amedeo
149
Quartieri Spagnoli
64, 66,
226, 232, 254
indice dei luoghi
Sant’Efremo Vecchio
149
Santa Brigida
76
Sirignano
16, 24
Riserva Naturale degli
Astroni
57
Riva Fiorita
48
Roma
117, 171, 255
stazione Termini
178
Salite
Capodimonte
198
Cariati
236
dei Cacciottoli
229
dei Cinesi
207
dei Cristallini (o del
Crocefisso)
200
del Gigante
26
della Concordia
226
delle Fontanelle
201
dello Scudillo
198, 201
di Sant’Antonio ai Monti
229, 242
Due Porte
255
Moiariello
219
Pontecorvo
242
San Raffaele
198, 229
sant’Anna di Palazzo
29
Sant’Antonio ai Monti
229, 242
Tarsia
242
Salone Margherita
73
Scudillo
201
scuola di Virgilio
40, 49
Sellaria
154
sepolcro di Virgilio
25
sferisterio
54
Serino
201
Società Napoletana di Storia
Patria
79
Sorrento
16
Spaccanapoli
99
stadi
Arturo Collana (ex Stadio
Littorio)
270
Comunale San Paolo 54, 270
Militare Albricci
179
317
dello Sport Mario Argento 54
stazioni
Centrale
147, 147, 176,
178, 227, 240
della Cumana
227
funicolare Centrale
71,
258, 265
funicolare di Chiaja
32,
258, 264
funicolare di Montesanto
227, 258, 265
dei Campi Flegrei
53
di Leopardi
53
di Mergellina
25
Marittima
68, 148
Nolana
146
Vanvitelli (linea uno della
metropolitana)
262
Salvator Rosa (linea uno
della metropolitana)
229
Materdei (linea uno della
metropolitana)
212
Museo (linea uno della
metropolitana)
122, 205
Dante (linea uno della
metropolitana)
93
Quattro Giornate (linea uno
della metropolitana)
270
strade
Capodichino
199
dei Fossi
201
del Campo di Marte
172
del Lavinaio
145
del Piliero (via Cristoforo
Colombo)
144, 146
della Sellaria
145, 156
della Trinità degli Spagnoli
64, 226
Neapolis-Puteolim per
colles
255
di Monteoliveto
88
di Montesanto
226, 229
di Poggioreale
171
di Porto
47
di San Giovanniello
198
318
indice dei luoghi
di San Severo al Pendino 154
del Salvatore
145
Furcillensis
156
Nuova di Santa Maria del
Pianto
173
Olivella
229
Pendino
145
Posillipo
40
Riviera di Chiaja
22, 254
Rua Francesca
145
struttura militare (scuola media
Fiorelli e liceo Umberto I) 20
Tangenziale
179
teatri
Augusteo
71
Bellini
120, 133
di San Bartolomeo (demolito)
92, 107
di San Carlo
55, 66, 67,
72, 78, 79, 107
Fiorentini (demolito)
92
La Comedia (oggi Aula Magna
dell’Univ. Parthenope)
107
Le Nuvole
56
Mercadante (Teatro del
Fondo)
76
Nuovo Teatro Nuovo
235
Palapartenope
54
Politeama
73
San Carlino (demolito)
78
Sannazaro
30
Teatro Nuovo (demolito) 92
tempio dei Dioscuri vedi San
Paolo Maggiore
117, 125
tenuta di Marzio Mastrilli
(oggi sede dell’Orfanatrofio
Antoniano dei padri
rogazionisti)
201
Terme di Agnano
57
tomba di Giacomo Leopardi 25
Tondo di Capodimonte
200, 215
trattoria Scoglio di Frisio
45
Tuglieria vedi Villa Comunale 17
torri
Brava
160
del Palasciano
202
dell’Informazione
54
della Memoria
54
delle Nazioni
55
Fede
156
Fortitudo
159
Ranieri
50
Speranza
156
Spinella
160
Telecom
182
Vittoria
159
torri Banco di Napoli
182
torri del Tempo e dei Fluidi 54
torri dell’Enel
182
Torrione San Martino
261
Università degli Studi
l’Orientale
99, 103
Università degli Studi
Federico II
100, 103,
133, 144, 150
Università degli Studi
Parthenope
44
Vallone dei Gerolamini 198
vallone della Sanità 200, 229
Vasto
170
Vaticano
basilica di San Pietro
219
vetrerie di Melchiorre
Bournique e di Vincenzo
Damiani
42
Vesuvio (hotel)
19, 50
viali
Augusto
43, 53, 54
dei Pini
201
Umberto Maddalena
198
Kennedy
56
vicoli
Belledonne
20
Cavallerizza a Chiaja
20
Cinquesanti
134
dei Maiorani
145
della Concezione
88
della Concordia
236
delle Zite
145
Forno
Gravine
145
Lungo Gelso
237
Lungo Pontecorvo
242
Lungo San Matteo
235
Lungo Sant’Agostino degli
Scalzi
212
Lungo Teatro Nuovo
235
Medici
229
Mondragine
236
Pallonetto
15
Paradisiello
209
Pensieri
148
Polveriera
179
Rotto al Mercato
159
Santa Margherita
243
Sant’Efremo Vecchio
209
Taverna Penta
236
Traetta
202
Vasto a Chiaja
32
Donnalbina
104
vie
Ferdinando Acton
68
Alabardieri
20
Annella di Massimo 257, 269
Anticaglia 89, 117, 134, 135
Antiniana
261
Domenico Aulisio
183
Annibale Caccavello
265
Antonio Cardarelli
198,
255, 273
Arena della Sanità
206
Arenaccia 170, 174, 178, 179
Banchi Nuovi
103
Belvedere
254, 258, 270
Gian Lorenzo Bernini
257,
260, 265
Leonardo Bianchi
273
Giuseppe Bonito
265
Giordano Bruno
25
Calabritto
19, 23
Bartolommeo Capasso 153
Ernesto Capocci
160
Capodimonte
219
Francesco Caracciolo
17,
25, 267
Marino di Caramanico 185
Michelangelo da Caravaggio
43
Giosuè Carducci
20
Case Puntellate
254
Cavallerizza a Chiaja
16
Cesario Console
68
Chiaja
29
Chiatamone
14
Filippo Cifariello
255, 260
Francesco Cilea
269,
270, 271
Domenico Cimarosa
262, 264
Campegna
55
Cesario Console
68
Claudia
54
Cristoforo Colombo
144
Pietro Colletta
116
Concezione a Montecalvario
233
Conte della Cerra
260
Vittoria Colonna
20, 32
T. Costa
116
Francesco Crispi
32, 254
Benedetto Croce
99
Crocelle
206
Crocelle a Porta San
Gennaro
198
Taddeo Da Sessa
182
Emanuele De Deo
236
Alcide De Gasperi
162
Enrico De Marinis
103
Agostino Depretis
148
Francesco De Sanctis
99
Armando Diaz
92, 105
dei Cristallini
198, 202
dei Fossi
173, 174
dei Giganti
134
dei Mille
20, 30
dei Ponti Rossi
201
dei Vergini
202
del Cerriglio
88
del Grande Archivio
148
indice dei luoghi
del Marzano
50
Domenico Montesano 255
del Municipio
76
del Parco Margherita
32
dell’Eremo
255
della sapienza
134
dello Sperone
173
don Bosco
170, 178, 198
Duomo
120, 126, 127,
145, 148, 154
dello Scudillo
198
Ignazio di Loyola
273
Egiziaca a Pizzofalcone 74
Aniello Falcone
254,
258, 264
Gaetano Filangieri
20, 30
Giuseppe Fiorelli
20
Domenico Fontana
273
Forcella
120, 145, 156
Foria
69, 118, 119, 148,
171, 174, 198, 201, 207, 219
Forno Vecchio
240
Francesco Girardi
234
Giacinto Gigante 231, 273
Luca Giordano
257, 258,
264, 271
Grande Archivio
154
Guantai Nuovi
105, 274
Matteo Renato Imbriani
231, 255
Giacomo Leopardi
53
Maria Longo
116
Renato Lordi
265
Alessandro Manzoni 40, 50
Guglielmo Marconi
55
Marina
120, 145, 162
Medina
79, 88, 90, 92,
106, 108, 148
Mergellina
228
Mezzocannone
100,
103, 152
Miano
219
Miracoli
206
Nicola Miraglia
178
Moiariello
201, 202
319
Monfalcone
185
Monteoliveto
92, 105
Montesanto
230
Domenico Morelli 16, 19, 20
Raffaello Morghen 257, 265
Nazionale
170
Nicotera
64
Nilo
97
Ugo Niutta
271
Nuova del Campo 188, 198
Nuova Marina 145, 149, 160
Nuova Poggioreale
170,
182, 185, 186
Orazio
40
G. Paladino
152
Filippo Palizzi
254, 265
Sergio Pansini
255, 273
Partenope
19, 68
Enrico Pessina 93, 244, 246
Michele Pietravalle 198, 255
Pigna
254
Porta di Massa
162
Francesco Petrarca
40
Francesco Pignatelli
179
Carlo Poerio
20
Portamedina 226, 229, 240
Portanova
154
Pontecorvo
229, 230
Giovanni Porzio
26, 40
Posillipo
26, 40
Gaetano Quagliariello 273
Salvator Rosa
229, 230,
246, 255, 256, 258
Cesare Rosaroll
131,
170, 173
Giovanbattista Ruoppolo 269
Ferdinando Russo
47
Salute
230, 231
Guglielmo Sanfelice 92, 148
Luigia Sanfelice
257
Girolamo Santacroce
242, 246
San Biagio dei Librai
89,
116, 121, 123, 145, 148
San Carlo
72, 76
320
indice dei luoghi
San Domenico Maggiore 99
San Gennaro a Antignano
254, 260
San Gennaro al Vomero 260
San Gennaro dei Poveri 212
San Giovanni a Carbonara
136
San Giuseppe dei Nudi
230, 244
San Gregorio Armeno
123, 124
San Liborio
240
San Marcellino
152
San Paolo
134
San Pasquale
20
San Pietro a Majella 88, 94
San Potito
230
Sant’Agostino alla Zecca 145
Sant’Anna
269
Sant’Anna dei Lombardi 104
Santa Lucia
18
Santa Maria a Cappella
Vecchia
20
Santa Maria Antesaecula
202, 211
Santa Maria del Pianto
185, 188
Santa Maria dell’Aiuto 104
Santa Maria della Libera 270
Santa Maria in Portico 16, 24
Santa Teresa degli Scalzi
198, 200, 211, 229, 246
Santi Apostoli
89
Alessandro Scarlatti
257,
258, 260, 262, 265, 271
Mariano Semmola
273
Gennaro Serra
73
Luigi Settembrini
116
Francesco Solimena
271
Stadera
185
Stella
205
Taddeo da Sessa 182, 183
Tarsia
230, 255
Tasso
254, 257
Michele Tenore
209
Tino di Camaino
269
Toledo
65, 66, 71, 88,
92, 97, 106, 119, 124,
201, 226, 227, 230, 232,
236, 254, 265, 268
Tommasi
246
Torrione San Martino
265
Tribunali
88, 89, 96, 97,
117, 126, 128, 145
Ventaglieri
230, 242
Giuseppe Verdi
76
Vergini
198, 206
Veterinaria
209
Vetriera
32
Vicaria Vecchia
120
Vicinale Cupa San Domenico
254
Vicinale Fosso Santo Stefano
254
Vittorio Emanuele III
79
Vienna
29
vigna San Martino
237
ville
Barracco
42, 48
Belvedere
256, 271
Catello-Piccoli
264
Cottrau
45
d’Angri
44
del duca di Vietri
41
del Popolo
147
del Principe della Roccella 41
della Duchesca di Alfonso
d’Aragona
16, 131
di Alfonso d’Aragona
(perduta)
171, 185
Donato
209
Duchesca
131
Ferdinand Vandeneynden 271
Fermariello
265
Gallotti
47
Giannone
265
Giovanni Pontano
269
Guercia
42
Floridiana
228
Lucia
228, 264
Macedonio (poi Dupont) 201
Pappone
50
Pausilypon
40, 50
Pavoncelli
45
Peirce (villa Lauro)
46
Pignatelli
23
Pontano
256, 260, 269
Rae
46
Ricciardi
47
Roccaromana
46
Rosebery
42, 47
Ruffo
46, 201
Salimbeni
265
Spera (ora Giordano)
257
Volpicelli
49
villaggi
Angari
41
Antignano
254, 255
Arenella
271
Case Puntellate
254
del Casale
41
di Villanova
41, 50
Megaglia
41
Santostrato
41, 50, 257
Spollano
41
villino Bartolini
228
Zoo
54, 56
finito di stampare
nel novembre 2009
per conto di
arte’m
stampa
born to print, napoli
allestimento
legatoria s. tonti
mugnano (napoli)