Il ruolo di ICOFOM - ICOM

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Il ruolo di ICOFOM - ICOM
Il ruolo del Comitato internazionale per la museologia (ICOFOM)
François Mairesse, Presidente dell’ICOFOM
Perché i musei sono divenuti tanto popolari nel mondo contemporaneo? Come si andranno a
trasformare negli anni a venire? Quali sono i legami fra i musei e le altre istituzioni del patrimonio
quali le biblioteche o gli archivi? Qual è il futuro delle collezioni dei musei e dei musei stessi? Quali
sono i valori diffusi nel mondo da questa istituzione e come si trasforma l’etica museale? Cos’è un
museo? Tante le questioni complesse a cui ICOFOM tenta di portare risposte. Questo Comitato
s’interessa all’insieme del campo museale che comprende sia i musei nell’accezione classica, sia gli
ecomusei e i cybermusei e soprattutto il modo in cui si evolvono nel mondo.
Il Comitato internazionale per la museologia dell’ICOM (ICOFOM) è stato creato nel 1977, su
iniziativa di Jan Jelinek – allora Presidente dell’ICOM – e del museologo Vinoš Sofka, per sviluppare la
ricerca e la riflessione teorica nel campo museale. Questo comitato è diventato uno dei più popolari
dell’ICOM e si è dedicato allo studio dei fondamenti teorici che guidano l’attività dei musei o, in più
generalmente, a “cosa” può essere un museo.
La museologia è insegnata in tutto il mondo, alcune volte sotto definizioni differenti (museum
studies, museum theory, museumswissenschaft, museologia critica,…). ICOFOM rappresenta il solo
luogo realmente internazionale di scambio fra tutte le correnti della museologia.
Trentasette anni d’attività, tre generazioni di museologi.
Il lavoro dell’ICOM, iniziato nel 1946, parte da un movimento di riflessione chiaramente più antico,
iniziato anche a partire dalle conferenze professionali, dalle recensioni delle associazioni nazionali dei
conservatori (Museums Journal, 1902; Museumskunde, 1905) e, sicuramente, dal lavoro dell’Office
international des musées, fondato a partire dal 1926. Una parte importante delle ricerche sviluppate
all’interno di queste associazioni, come di quelle dei comitati internazionali, portarono inizialmente
degli obiettivi legate alle preoccupazioni concrete dei professionisti. Dal 1968, l’ICOM diede vita ad
un comitato per la formazione (ICTOP), una delle preoccupazioni costanti dei musei in un’epoca in cui
la formazione museale si moltiplicava, soprattutto a Brno (1963), Leicester (1966) e Parigi (1970).
Non di meno, lo sviluppo di un campo teorico particolare legato al fenomeno museale – per molto
tempo intitolato museografia poi, dopo la Seconda Guerra mondiale, museologia – non rappresentò
un obiettivo ricercato dalla maggior parte dei professionisti. Tuttavia, questo percorso ha interessato
particolarmente un certo numero di ricercatori e docenti universitari, essenzialmente dei Paesi
dell’Est a cominciare da Jan Jelinek, allora direttore del Musée Antropos di Brno.
All’epoca della Guerra Fredda, la museologia nei Paesi dell’Est ebbe uno sviluppo particolarmente
vivace. Fin dall’inizio, ICOFOM ha costituito una piattaforma internazionale pressoché unica,
riunendo i ricercatori dei due lati della cortina di ferro, con l’obiettivo di far evolvere la museologia in
una disciplina autonoma, un problema allora di grande importanza fra i Paesi del Patto di Varsavia,
che non avrebbe permesso l’insegnamento della museologia all’interno delle Università. Alcune
figure emblematiche della museologia, come soprattutto Georges Henri Rivière e il suo allievo André
Desvallées, per la Francia, pour la France, hanno lavorato congiuntamente con i più influenti
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museologi dei Paesi dell’Est, fra cui Avraam Razgon (URSS), Klaus Schreiner (RDA), Jiri Neustupny (ex
Cecoslovacchia), Joseph Benes (Cecoslovacchia), Wojciech Gluzinski (Polonia), e soprattutto Zbyněk
Stránský (ex Cecoslovacchia). L’obiettivo affermato di ICOFOM, a quell’epoca, consisteva nella
recensione delle differenti correnti della museologia nel mondo ma anche di sviluppare questa
disciplina in modo da farle ottenere lo status di scienza all’interno del sistema accademico. Molti
ricercatori latini, specialmente dell’America del Sud, come la brasiliana Waldisa Rússio, hanno seguito
questo approccio.
Così sono emerse le definizioni più ampie della museologia, il cui oggetto di studio oltre al museo,
poiché la forma istituzionale è relativamente recente e che ciò che interessa i museologi è questa
attitudine specifica che ha portato alla costituzione dei musei e dei gabinetti di curiosità o, in futuro,
alle nuove forme collegate alla tecnologia digitale:”la museologia è una scienza che esamina il
rapporto specifico dell’uomo con la realtà e consiste nella collezione e la conservazione cosciente e
sistematica e nell’utilizzo scientifico, culturale ed educativo degli oggetti inanimati, materiali, mobili
(soprattutto tridimensionali) che documentano lo sviluppo della natura e della società” e” il museo è
un’istituzione che applica e realizza il rapporto specifico fra uomo e realtà1”, come propose nel 1980
Anna Gregorová, ispirata da Stransky. E’ in una tale prospettiva, in modo da rendere più
precisamente conto dell’attività molto specifica che rappresenta la collocazione di un oggetto nel
museo – un fenomeno molto particolare, non molto lontano da un atto sacrale – che si sviluppano
dei concetti particolari come quello di musealizzazione (l’azione mirata ad inserire un oggetto in un
contesto museale) e di musealità (il valore particolare che determina questa azione).
A questa prima generazione di ricercatori, per lungo tempo presieduta da Vinoš Sofka, si è andata ad
aggiungere una seconda, più internazionale, fra cui si possono ricordare Peter van Mensch (Olanda),
autore di una tesi sulla museologia come disciplina scientifica, sostenuta nel 1992: Towards a
methodology of museology, Ivo Maroévić (Croazia), Bernard Deloche e Mathilde Bellaigue (Francia),
Martin Schaerer (Svizzera), ed anche Teresa Scheiner (Brasile), Tomislav Šola (Croazia) e Nelly
Decarolis (Argentina). Alpha Oumar Konaré, chef un membro dell’ICOFOM (e considerato molto
attento al livello di sviluppo della nuova museologia), ha conosciuto un destino particolarmente
notevole, diventando prima Presidente di ICOM e poi Presidente del Mali, suo paese d’origine.
E’ a questo periodo che datano certe definizioni del fenomeno museale, soprattutto quelle di Judith
Spielbauer che, nel 1987, afferma: ”Il museo è un mezzo, non è certo un fine. Le sue finalità sono
state chiarite in vari modi. Esse comprendono l’intento di favorire la percezione individuale della
interdipendenza dei mondi naturale, sociale ed estetico offrendo informazione ed esperienza e
facilitando la comprensione di sé nel contesto e di sé grazie al contesto. Esse comprendono anche la
disseminazione della conoscenza e il miglioramento della qualità della vita e la conservazione per le
generazioni future.2.”
Una terza generazione si è progressivamente associata ai lavori di questi ricercatori, spesso formata
da alcune grandi personalità di ICOFOM. Fra loro molti di questi membri, come Wanchen Chang
(Taiwan) e Bruno Soares Brulon (Brasile) si trovano attualmente tra i membri attivi del Comitato.
Tutti condividono una visione globale della museologia, sicuramente fondata sulla riflessione pratica
sullo sviluppo dei musei ma anche in modo più vasto, sui valori che condizionano il lavoro museale e
l’evoluzione stessa dell’istituzione.
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GREGOROVA A., « La muséologie, science ou seulement travail pratique du musée? », Mu Wop/ Do Tram, 1, 1980, p. 20-21.
SPIELBAUER J., « Museums and Museology: a Means to Active Integrative Preservation », Icofom Study Series, 12, septembre
1987, p. 271-277 (trad. fr. Dans l’article).
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Per circa tre decenni, l’istituzione museale ha conosciuto considerevoli trasformazioni anche sul
piano commerciale, come è stato progressivamente intrapreso in numerosi paesi, sul piano del suo
rapporto con le collezioni che non smette di modificarsi, e certamente della tecnologia digitale il cui
sviluppo ha contribuito a trasformare il nostro modo di percepire il mondo.
La museologia oggi e il lavoro di ICOFOM
Oggi la museologia – per come è intesa da ICOFOM – si presenta come in insieme di tentativi di
teorizzazione o di riflessione critica collegata al campo museale. Questa visione, decisamente larga, si
fonda sulla riflessione avanzata da tutti i grandi pensatori dei musei del mondo che siano Benjamin
Ives Gilman o Georges Brown Goode, John Cotton Dana, Georges Henri Rivière, Hugues de Varine,
Zbyněk Stránský o Joseph Veach Noble e, per la nostra epoca, Duncan F. Cameron, Neil Postman,
André Desvallées, Stephen Weil o Roland Arpin. L’ICOM è ricco, nell’insieme dei suoi Comitati, di
professionisti e di ricercatori dedicati alla riflessione sul museo: tocca all’ICOFOM di tentare di fare
l’inventario e d’evocare, con una sintesi trasversale, le tendenze che emergono da questo vasto
movimento di trasformazione del settore. Dall’inizio, le pubblicazioni hanno occupato una parte
importante delle attività dell’ICOFOM. Ai primi numeri dei Museological Working papers, pubblicati a
partire dal 1980, si sono succedute le Icofom Study Series, che raggiungono più di mille pagine –
pubblicate on line sul sito dell’ICOFOM (http://network.icom.museum/icofom) . Un certo numero di
pubblicazioni di sintesi hanno visto la stampa anche recentemente: Vers une redéfinition du musée
(Parigi, l’Harmattan, 2007) è stato pubblicato nel 2007, all’interno della riflessione sulla nuova
definizione di museo da parte dell’ICOM. Più recentemente (2010), l’ICOFOM ha pubblicato Concepts
clé de museologia, disponibile sul sito dell’ICOM e già tradotto in otto lingue, ed anche il Dictionnaire
encyclopédique de museologia, che è apparso nel 2011 per i caratteri di Armand Colin.
Il lavoro di ICOFOM per i prossimi anni si va a concentrare su tre progetti principali. Una prima asse di
ricerca, che è stata ampiamente dibattuta durante il Simposio di ICOFOM, nel giugno 2014 a Parigi, e
che darà luogo a un nuovo numero delle Icofom Study Series, si concentra sulle nuove tendenze della
museologia. Si tratta di fare il punto sullo sviluppo continuo operato nel mondo dei musei dopo una
trentina d’anni e alla luce dei numerosi studi di prospettiva, di domande sul divenire dell’istituzione,
in confronto ai maggiori cambiamenti della società (politico-economici, popolazione, tecnologia,
metodi educativi ecc.). Nel 2015, ci avvicineremo in modo più globale possibile alla questione dei
contatti fra musei e biblioteche, durante un colloquio che si terrà a Tsukuba in Giappone. Nel 2016
infine, durante la conferenza generale dell’ICOM, a Milano, ci dedicheremo allo studio dei”paesaggi”
della museologia. Questa disciplina, nonostante sia insegnata in tutto il mondo, è considerata spesso
sotto angolazioni molto differenti che bisogna identificare e che, e in qualche modo, mappare per
meglio comprendere in che modo il fenomeno museale è pensato e discusso nel mondo.
E’ questa visione globale che tenteremo di approfondire e che, in qualche modo, rappresenta la
ricchezza degli scambi che avvengono all’interno di ICOFOM. Noi siamo lieti di condividere questa
ricchezza con tutti i colleghi che testimoniano la stessa curiosità per il pensiero del campo museale in
tutto il mondo.
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