Soprana Racconto "Abdullah e il paese delle meraviglie"

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Soprana Racconto "Abdullah e il paese delle meraviglie"
ABDULLAH E IL PAESE DELLE
MERAVIGLIE
Il Pakistan è un paese bellissimo che si trova vicino
all’India. Ci sono montagne maestose, tra le più alte
del mondo, là si trova anche il k2, la seconda cima del
pianeta. Il territorio è ricco di foreste e
biodiversità…un paradiso!
I Pakistani però sono poverissimi e i bambini devono
aiutare le loro famiglie.
Abdullah ha dieci anni e vive a Sialkot, una città
famosa per la produzione di palloni da calcio cuciti a
mano. Abdullah ha i capelli neri come la pece, corti e
ricciuti, i suoi occhi sono dolci, grandi e luminosi. Il
visetto è paffuto e il suo sorriso t’incanta. Tutte le volte
che può gioca a calcio con i suoi amici anche se
lavora dieci ore al giorno.LAVORA ????
Certo a Sialkot è normale lavorare anche se sei solo
un bambino, lavorano anche le sue sorelle e i suoi
fratelli. Lui cuce palloni di cuoio, lo fa da quando ha
sette anni. I suoi fratelli incollano le suole delle
scarpe, mentre le sue sorelle annodano tappeti.
La vita di Abdullah è dura: si alza alle cinque del
mattino , fa una scarsa colazione, dice la preghiera,
prende il sacchetto col pranzo e va a lavorare.
Percorre tre chilometri a piedi prima di raggiungere il
laboratorio, seminterrato perché dal 1997 la legge
pakistana vieta di far lavorare i bambini. Ma la legge
purtroppo non sempre viene rispettata e così i
bambini lavorano nascosti come topolini, senza poter
vedere se fuori piove o c’è il sole.
Ogni giorno Abdullah prega che Allah avveri il suo
desiderio di poter fuggire da lì.
-Abdullah chiedi sempre la stessa cosa durante la
preghiera?-gli chiede Iqbal, il suo migliore amico.
-Ovvio, lo sai benissimo che me ne andrò da qui e
diventerò importante, magari sarò un grande
calciatore. Questi palloni li voglio calciare, non cucire!
-Esagerato, come pensi di andartene da qui se non
hai un soldo?-E’ quello che pensi tu, ma io continuo a credere che
me ne andrò da questo lurido posto, con o senza
soldi.
-Abdullah non dire stupidaggini, nessuno se n’è mai
andato da qui…e poi dove vorresti andare? Cosa
speri di trovare?
-Iqbal devi sapere che ci sono posti favolosi dove i
bambini non lavorano, vanno a scuola, giocano liberi
e hanno un sacco di cose buone da mangiare…
-Mi sa che per trovare un posto così bisogna morire
perché quello è il Paradiso!
-Dopo il lavoro vieni a casa mia e ti farò vedere che è
tutto vero.
Iqbal quel pomeriggio continuava a pensare a cosa gli
avrebbe mostrato il suo amico. Era talmente distratto
che si era punto più volte il dito e il sorvegliante aveva
minacciato di licenziarlo.
Finalmente arrivò la sera. La campanella, proprio
come succede nelle scuole, annunciò la fine della
giornata di lavoro. I bambini,stanchi e con le mani
doloranti, salirono la scala scricchiolante che portava
fuori nel vicolo puzzolente dove si trovava il
laboratorio. A differenza delle altre sere non sentivano
quasi la stanchezza. Velocemente uscirono dal vicolo:
la strada adesso si allargava e c’era tanta gente che
camminava.
Dai negozi, ma soprattutto dai ristoranti e dalle
numerose bancarelle uscivano dei profumini deliziosi:
polli arrostiti, pesce fritto,zuppe speziate…
-Che fame!-disse Abdullah -non ce la faccio più, devo
mettere qualcosa sotto i denti.
-A chi lo dici- rispose Iqbal- mi sembra di non aver
mangiato da sei mesi. Andiamo a chiedere al vecchio
Abram, il venditore di kebab, se ci regala qualche
avanzo.
Il vecchio Abram era brutto come la notte: aveva il
naso da maiale, i denti cariati, le orecchie a sventola,
una cicatrice che passava sull’occhio e una pancia
enorme che quasi toccava per terra. Sembrava un
orco delle fiabe, ma aveva un cuore d’oro ed era
sempre gentile con tutti e se poteva ti aiutava.
Conosceva bene i due bambini e quasi tutte le sere
offriva loro un bel panino imbottito.
Così Abdullah e Iqbal, con la pancia piena, si
avviarono fischiettando verso il luogo del “tesoro”.
Arrivarono alla casa di Abdullah nel cortile c’era un
vecchio albero con un buco nel tronco. –Chiudi gli
occhi Iqbal,non devi vedere dove ho nascosto la cosa
che volevo mostrarti.- Abdullah si arrampicò
velocemente come uno scoiattolo e infilò la mano nel
buco. Tirò fuori una specie di quaderno con la
copertina gialla.
Scese in fretta dall’albero e con aria di superiorità
disse all’amico di aprire gli occhi.
-E questo lo chiami tesoro? Mi sembra un
comunissimo libro, anche un po’ rovinato.-Povero Iqbal sei proprio uno sciocco! Questa è la
prova che il paradiso esiste anche sulla terra. Aprì il
libro ed esclamò:-Guarda il Paese delle Meraviglie!
Il libro in realtà era un album fotografico che Abdullah
aveva trovato nella discarica. C’erano le foto di un
bambino e di una bambina con i capelli biondi e gli
occhi chiari e nelle foto facevano cose stratosferiche.
In una foto sorridevano davanti a una torta di
cioccolato e tanti altri dolci con tanti amici intorno a
loro, in un’altra giocavano in una spiaggia dorata,in
un’altra ancora erano in montagna e ridevano felici
sulla neve. Anche la loro scuola era fantastica: c’era
una lavagna come si deve, dei banchi lucidi, delle
finestre luminose e gli alunni avevano: quaderni,
astucci, zaini colorati…
Iqbal era rimasto a bocca aperta, non riusciva quasi a
respirare aveva la bocca secca e gli occhi lucidi…
- Come pensi di fare Abdullah per andare anche tu nel
Paese delle Meraviglie?
-Ho già un’ idea – rispose il ragazzo
-Vedi? Ho scritto una cinquantina di biglietti come
questo e li infilerò di nascosto nelle scatole di palloni
perché sono sicuro che vengono spediti là.
Iqbal ne prese uno e cominciò a leggere:
Caro abitante del paese delle Meraviglie ,
Sono Abdullah , ho dieci anni , abito a Sialkot
in Pakistan e ho cucito io questi palloni .
La mia vita è triste e sono molto povero .
Mi piacerebbe fare le cose che fanno i
bambini nel tuo Paese , ma la mia famiglia
non può pagarmi il viaggio. Io vorrei
studiare così da grande avrei un bel lavoro
e aiuterei la mia famiglia.
Abdullah , il cucitore
Da un’altra parte del mondo, nel paese delle
meraviglie…
Il signor Gianluca è un tipo forte e deciso, allegro e
simpatico. Possiede un negozio di articoli sportivi a
Novara e ha due grandi passioni : il calcio e la pesca
delle rane . Gianluca è sposato e ha quattro figli;
infatti adora i bambini. Da quando i suoi figli lo
accompagnano a pesca però, non ha più il coraggio di
ammazzare le rane, così le prende e poi le lascia di
nuovo libere nelle risaie .
Un giorno arrivò nel negozio di Gianluca lo scatolone
di palloni di calcio che aveva ordinato qualche giorno
prima. Lui lo aprì per mettere i palloni negli scaffali. Ad
un tratto vide un pezzo di carta in fondo allo
scatolone, lo prese perché pensò che potesse essere
la ricevuta del pagamento.
Gianluca prese il biglietto e lo aprì . Immaginatevi il
suo stupore quando lesse la lettera di Abdullah. Si
sentì impallidire, le mani erano sudate e il cuore
batteva forte.
–Non è possibile, pensò Gianluca, non sapevo che i
palloni fossero cuciti dai bambini… Sono così duri per
le manine delicate di un bimbo. I bambini dovrebbero
giocare e andare a scuola, non lavorare!
Per la rabbia buttò giù con un gesto i palloni dallo
scaffale, poi li raccolse e li mise nello scatolone.
-Questi palloni non li voglio più vedere, non voglio
guadagnare soldi sporchi !
Quella sera Gianluca tornò a casa pensieroso ,
voleva aiutare Abdullah, ma non sapeva come fare,
forse la sua famiglia poteva suggerirgli un’idea.
Gianluca a cena era molto silenzioso, perché aveva
paura che la moglie non volesse aiutare Abdullah, dal
momento che c’erano già moltissime altre spese.
I figli mangiavano e sbirciavano il papà, preoccupati
per lui e convinti che fosse successo qualcosa di
brutto al lavoro. Il più grande, ad un tratto, si alzò,
spostando la sedia bruscamente.
-Papà stasera sei strano, dicci che cosa è successo,
non nasconderci niente. Gianluca, tirando un profondo
respiro, cominciò a raccontare cos’era successo
quella mattina in negozio. I figli e la moglie lo
ascoltarono con grande attenzione.
Tutti erano commossi dalla storia del piccolo
pakistano.
-Facciamolo venire a casa nostra- esclamò la figlia
minore.
La mamma con un sorriso dolce spiegò alla figlia:
-Sarebbe davvero un’ottima idea, però così Abdullah
non rivedrebbe mai più la sua famiglia e il suo Paese.
-Io so cosa possiamo fare- esclamò Vanessa, la figlia
più grande- possiamo adottarlo a distanza, cioè ogni
mese spedirgli i soldi di cui a bisogno per smettere di
lavorare e andare a scuola, così realizzerà i suoi
sogni.
-Gli spediremo anche un pallone da calcio tutto per
lui, così potrà giocare con i suoi amici- dissero in coro
i due maschietti, pieni di gioia.
Tutta la famiglia era d’accordo così decisero di
rispondere alla lettera anche perché sul retro c’era
l’indirizzo.
Caro Abdullah,
sono Gianluca e abito in quello che tu chiami Paese della
Meraviglie. Ho trovato il tuo messaggio nello scatolone di
palloni
per il mio negozio. Mi dispiace molto che in
Pakistan tu e i tuoi amici dobbiate lavorare duramente. A
volte i miei figli si lamentano e fanno i capricci, ma , dopo
aver letto la tua lettera, hanno capito che sono veramente
fortunati . Anche se non sono molto ricco, ho deciso ,
assieme alla mia famiglia, di aiutarti a realizzare i tuoi
sogni. Ogni mese ti manderò i soldi necessari perché tu
possa smettere di lavorare e andare a scuola. Sarai il mio
figlio adottivo a distanza.
So che il tuo paese è bellissimo, ma con molti problemi ;
chissà che proprio tu ,da grande, riesca a risolverne
qualcuno.
Il tuo amico Gianluca
Così finisce la storia di Abdullah, il cucitore di palloni,
che non voleva smettere di sognare, che ha creduto
fino in fondo di poter vivere meglio, che voleva
studiare e giocare, perché aveva solo 10 anni ed era
un suo diritto.
Da oggi comincia la storia di Abdullah, lo studente,
che grazie all’aiuto di una famiglia generosa potrà
realizzare i suoi sogni.
FINE
Anche quest’anno con i miei alunni ho voluto
partecipare al Vostro Concorso in quanto ritengo che
sia estremamente importante per i bambini lavorare
su argomenti, come questo della povertà, che spesso
in classe vengono trattati in modo marginale.
Costruire insieme una storia vuol dire affrontare un
viaggio che, comunque vada, sarà un’esperienza
significativa.
Se anche solo uno di loro, grazie a questo lavoro,
vorrà capire, comprando un pallone, se la ditta
produttrice garantisce di non aver sfruttato il lavoro di
minori, allora nessuno di noi avrà lavorato invano.
Ringrazio
il
Rotary
quest’opportunità.
per
averci
L’insegnante
Maria Angela Piana
offerto
Il racconto “ Abdullah e il paese delle meraviglie è
stato scritto col metodo della scrittura collettiva dagli
alunni delle classi terza e quarta della:
SCUOLA PRIMARIA DI SOPRANA
FRAZIONE CERRUTI
13834 SOPRANA ( BI )
TEL.015 738194
Poiché nel nostro Plesso abbiamo due pluriclassi,
seconda-terza e quarta-quinta vorrei ringraziare gli
alunni di seconda e quinta che hanno condiviso
questa esperienza e hanno offerto il loro contributo
prezioso.
Alunni coinvolti :
Bongiovanni Davide, Broglia Fratin Carlotta, Festa
Laura, Palumbo Valentina, Pollon Samuele, Achino
Vittoria, Fadili Otman, Fadili Soukaina, Scolari Matteo,
Signorelli Paolo, Zaltron Alessandro, Bianchetti
Vittoria, Erme Chiara, Festa Gabriel, Safia Leyoudi,
Caricato Lorenzo, Cosentino Sara, Mahi Abdullahi,
Pertegato Kevin, Pollon Stefano, Strobino Christian,
Zampieri Loris.