Caso Luxottica - Femca-Cisl

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Caso Luxottica - Femca-Cisl
IL SETTORE DELL'OCCHIALERIA
Situazione al primo trimestre 2014
Il primo trimestre del 2014 fa segnare l'impennata delle esportazioni: più 9,5% complessivamente;
doppia cifra positiva (+10%) per quanto riguarda gli occhiali da sole e più 8% per le montature da
vista. Stati Uniti, Francia, Germania e alcuni paesi emergenti rimangono i mercati di riferimento del
settore.
Il 2013 si era chiuso con un segno positivo (7,2%), rispetto al 2012, raggiungendo in termini di
valore i 2.811 milioni di euro, livello massimo mai realizzato.
Il nuovo anno si riapre con un trend altrettanto positivo che sfiora la doppia cifra e si attesta, in
termini di valore nei primi 3 mesi, intorno ai 772 milioni di euro.
Al buon risultato dei primi mesi del 2014 hanno contribuito entrambi i comparti, con un leggero
vantaggio degli occhiali da sole che crescono a doppia cifra (+10%) in termini percentuali, con
valore che si attesta intono ai 513 milioni. Per le montature da vista si segnala un +8 % e un valore
complessivo intorno ai 243 milioni.
Gli occhiali da sole, dunque, consolidano la loro posizione evidenziata nei 12 mesi 2013 tornando
ad essere trainanti rispetto agli ultimi anni.
Oltre all'Europa, che assorbe circa il 50% dell'export, l'occhiale italiano piace negli Usa (primo
mercato di riferimento per il settore, con una quota di circa il 22%) e in alcuni paesi che, seppur a
valori ancora relativi, possono rappresentare potenziali mercati di sbocco importanti per il futuro,
come Hong Kong (+51% sole e vista), Emirati Arabi (+18,2%), Brasile (+36,3%)) e Giappone
(+25,5%).
-Alcuni dati a fine 2013
869 aziende ( Luxottica- Safilo- De Rigo- Marcolin- Marchon le principali tutte dislocate nel
distretto di Belluno) con un calo del 1,63% rispetto all'anno precedente
15830 addetti (erano 16620 nel 2012)
la produzione del 2013 pari a circa 94 milioni di occhiali ( 66% da vista-34% da sole) per un valore
della produzione di 2919 milioni di euro ha avuto le seguenti destinazioni:
50% Europa (bene Germania e Francia)
30% America
17% Asia
2% Oceania
1% Africa
Fenomeni che caratterizzano il settore
-Internazionalizzazione
Il settore dell'occhialeria o almeno le aziende di riferimento operano sia commercialmente che dal
punto di vista produttivo a livello globale, grandi fette di produzione oltre che in Italia sono
dislocate in particolare in Cina e Stati Uniti ma anche in Brasile e India.
Oltre a elementi di costo incidono su queste scelte la maggior vicinanza ai mercati emergenti e
l'alleggerire in alcuni casi il peso dei dazi alle importazioni presenti in alcuni Paesi. Sembrano
incidere meno interessi logistici in quanto dato il rapporto peso-prezzo di vendita il trasporto anche
via aerea incide molto relativamente.
-le griffe
L'occhiale sta diventando sempre più un oggetto di lusso e di immagine oltre che uno strumento
medicale per la correzione dei problemi di vista con prospettive di crescita importante in tutti i
mercati emergenti.
Si consolida in questo senso la storica sinergia con le griffe a tutti i livelli, nelle prime pagine delle
aziende dell'occhiale campeggiano in bella vista tutti i marchi per i quali l'azienda produce e vende
(lo schema è quello delle royalty o percentuali sugli utili spesso previste in quota fissa e definite al
momento dell'accordo).
Le grandi aziende, Luxottica in primis sostengono paradossalmente di non produrre più occhiali ma
accessori moda e lo scopo principale delle attività commerciali e di promozione è convincere i
consumatori di tutto il mondo ad acquistare un paio di Rayban piuttosto che una cintura, una borsa,
un cellulare o qualsiasi altro oggetto di “immagine”.
Questo passaggio dall'occhiale all'oggetto di lusso (lusso vero o democratico che sia) comporta
trasformazioni importanti anche dal punto di vista produttivo come vedremo in seguito.
- il sistema distributivo
Vendita al dettaglio attraverso catene di negozi di ottica specializzata e non, catene dedicate
all'occhiale da sole e accessori , alcune di proprietà come nel caso Luxottica e in altri casi con
contratti specifici, la distribuzione è una dei fattori determinanti di successo.
Solo Luxottica è riuscita nell'intento di integrazione mentre altri hanno tentato ma sono stati
costretti a tornare sui propri passi in breve tempo.
In un tempo come il nostro in cui l'importante è soddisfare il cliente (tradotto avere sugli scaffali
quello che serve quando serve) l'integrazione tra produzione e distribuzione consente attraverso le
moderne tecnologie un riordino immediato del venduto e teoricamente una migliore capacità di
programmazione
- Problemi organizzativi
Sintetizzando il passaggio da occhiale a oggetto di lusso comporta, oltre ad un apprezzabile
aumento delle vendite e dei ricavi una serie di contropartite non banali dal punto di vista
organizzativo:
-aumento esponenziale dei modelli
-forte tensione su tutti i “tempi”: dalla progettazione alla produzione di massa, il tempo di
attraversamento, i tempi di elaborazione ordini e spedizione dai centri logistici
-aumento della stagionalità
-aumento della flessibilità sia di orario che di mansioni
-interesse di tutte le imprese ad abbassare i livelli di magazzino (pena l'obsolescenza)
In questo contesto l'orario di lavoro in primis è tema di attente valutazioni in un settore con alta
componente femminile (circa il 70%), l'utilizzo della flessibilità come prevista dal contratto rischia
oggi di non essere sempre sufficiente, dall'altra parte la presenza per troppi sabati crea stanchezza e
malumori tra le maestranze.
L'imprevedibilità del mercato mette altresì in crisi il modello di “gestione” della flessibilità tra
sindacato ed imprese con ricadute negative sui livelli di rappresentanza.
Luxottica (ma anche Safilo sembra voler recuperare) hanno investito tantissimo sui sistemi
informatici per avere una visione in tempo reale delle vendite e quindi migliorare le previsione e
ottimizzare i lanci di produzione ma il problema rimane tutt'ora aperto e non di facile soluzione.
Oggi Safilo sta proponendo un tema che è questo:
nello schema attuale l'occhiale è spesso composto da pezzi fatti in Italia e componenti fatti in Cina (
o viceversa) e in siti diversi, coordinare l'arrivo sulle linee di finissaggio di tutti i componenti
spesso non riesce con ovvie ricadute.
L'alternativa potrebbe essere riportare attività in Italia, accorciare la filiera ampliando la flessibilità
degli operatori ( in termini di mansioni e quindi facendo quello che serve quando serve) e attraverso
una semplificazione dei processi e del prodotto consentire un made in Italy totale anche per prodotti
che al banco vengono venduti dagli 80 euro in su ( prezzo di vendita sotto il quale la produzione nel
nostro Paese a detta delle imprese è insostenibile).
I fatti nuovi
- entrata capitale estero
Negli ultimi due anni sia in Safilo che in Marcolin importanti quote sono passate in mani straniere,
Hal per Safilo e il fondo PAI per Marcolin, nel primo caso i 300 milioni di euro messi dagli
olandesi hanno risolto una situazione fallimentare causata più da disastrose scelte familiar-
imprenditoriali che non da fattori esterni, nel secondo caso servivano risorse per investire di cui la
famiglia Marcolin non era a disposizione.
Due situazioni seppur diverse ma che richiamano temi annosi quali la scarsa propensione italiana
agli investimenti e i rischi connessi ai cambi generazionali interni alle imprese.
Vedremo nei prossimi anni come Leonardo Del Vecchio gestirà questa partita per quanto attiene a
Luxottica.
-caso Kering/ Safilo
Sino ad ora tutte le maggiori griffe si sono affidate ai colossi dell'occhialeria per progettare produrre
e commercializzare i propri occhiali, con l'accordo tra la Kering e Safilo sembra aprirsi uno
scenario diverso e per alcuni aspetti preoccupante per le produzioni Made in Italy.
Il processo appena iniziato potrebbe prevedere che alcuni grandi società proprietarie di molti marchi
e griffe di successo decidano di riprendere il controllo della catena del valore nell'occhialeria
attraverso il rientro almeno in una prima fase delle attività di distribuzione e commercializzazione.
Ai produttori nostrani rimarrebbe a questo punto la sola produzione ma a condizioni tutte da
verificare.
La dipendenza dalle griffe e a questo punto anche dalle società che le controllano ha spinto in
passato Luxottica e oggi tutti gli altri verso grandi investimenti per valorizzare i marchi propri (
acquisiti o nati all'interno dell'azienda) con l'obiettivo di avere una produzione equilibrata tra
esterno ed interno (oggi Safilo produce quasi l'80% per le varie griffe)