Quando i pesci parlano

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Quando i pesci parlano
Quando i pesci parlano
Commedia brillante in due atti
di
Fulvio Barni
e
Maria Letizia Ceccuzzi
Il periodo in cui si svolge la commedia è quello della metà degli anni sessanta.
Siamo nel soggiorno di una casa qualunque. Vivono qui, padre, madre, un figlio, una figlia e un nonno. La figlia è
terribilmente brutta. Il portamento, i lineamenti del volto e la voce, sono spiccatamente, mascolini. Tutta la
famiglia è indaffarata per darle marito.
Personaggi
Paolo: marito di Zaira
Zaira: moglie di Paolo
Fiorella: figlia di Paolo e Zaira
Carlo: figlio di Paolo e Zaira
Settimio: padre di Paolo
Ernesto: padre di Zaira
Concetta: madre di Zaira
Sandrino: sacrestano
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Bice: perpetua di don Giuseppe
Don Giuseppe: parroco
Un infermiere
Un infermiere
Un chierichetto
Direttore dell’ufficio postale
Pietro: professore di musica
La scena si apre mentre Paolo sta leggendo il giornale e Zaira lavora con l’uncinetto. Suonano alla porta
Zaira: Paolo, hanno suonato. Vai un po’ a vedre chi è, per piacere.
Paolo: Ma non lo vedi che ora ho da fare. Fai un salto te, no.
Zaira: Lui ha da fare………… Che cosa avrà da fare che è un’ora che guarda le figure del giornale.
Paolo: Devo finire di leggere un articolo che m’interessa. Se smetto perdo il filo e dopo non ci capisco più niente.
Manco se ricomincio da capo. (suonano ancora)
Zaira: (si alza e va verso la porta) Certo che quando sei in ferie, tolto di leggere il giornale e una partita a carte al
bar dopo pranzo, non fai altro, èh.
Paolo: quanto sarai bugiarda?………… E il cane a fare la solita pisciatina tutti i santi giorni chi ce lo porta, te?
Zaira: (da fuori scena) Io no, ma neanche te. Ci va da solo, perché te non appena arrivi davanti alla bottega del
barbiere, ti fermi subito a spettegolare.
Paolo: (al pubblico) Non gliene sfugge una, èh……….. Sono controllato a vista.
Zaira: (sempre da fuori scena) Guarda chi c’è. Bongiorno, don Giuseppe. Siete già in giro per le benedizioni di
Pasqua? ….. Venga, venga…….. entri. (Entrano il prete e un chierichetto. Il sacerdote è un tipo sempre agitato e
molto pauroso)
Prete: Si, il giro l’ho cominciato, ma ora sono venuto per un’altra cosa. Avrei bisogno di un piacere da te. (vede
Paolo) Bongiorno, Paolo. Che dice oggi il giornale? Che è tutto a posto e niente ‘n ordine?
Paolo: Guarda chi c’é. Bongiorno don Giuseppe………….. Èh, si. Più o meno è come ha detto lei. Ci vorrebbero
far credere che Cristo è morto dal freddo e invece era il padrone della legnaia. (il prete traffica dentro una borsa)
Prete: Beato te, Paolo, che hai sempre le storie per il capo.
Paolo: Èh, già, dato la cosa che sono un po’ così…………..
Zaira: (di nascosto dal prete) Paolo, ma non puoi esse’ ‘n pochino meno pizzicoso quando chiacchieri con don
Giuseppe?
Paolo: Perché, secondo te, non è come ho detto io? (il prete ha tirato fuori una stoffa bianca e la porge a Zaira)
Prete: Senti, Zaira, avrei bisogno che tu mi facessi una riparazione. C’è questa tovaglia dell’altare della Madonna,
che comincia ad essere tutta strappata. Mica ce lo daresti qualche punto?
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Zaira: (guarda la tovaglia che è tutta buchi) Certo, che questa ‘un ne può più, èh. Ma non fate prima a comperarla
nuova, don Giuseppe? (il chierichetto ha visto sopra un mobile un cesto con caramelle e cioccolatini. Si piazza
davanti e comincia a mangiare. Ogni tanto ne infila un poche in tasca e così anche gli incarti di quelle che mangia,
per non lasciare traccia)
Prete: E con quali soldi la compro? Eppure lo sai anche te che la nostra è la parrocchia più povera del circondario.
Paolo: Però, so che quest’anno cambiano le tovaglie alla festa dell’Unità. Se vuole m’interesso con qualche
compagno del partito e guardo se gliele rimedio qualcuna.
Zaira: (di nascosto) Ma perché non stai zitto, ciarlatano.
Prete: (imbarazzato) Ho paura che una tovaglia rossa con la falce e il martello, non stia bene dove la devo mettere
io.
Paolo: Forse, ha ragione lei. Non ci avevo pensato……… (ironico) Magari se erano bianche.
Prete: (altrettanto ironico) O magari se non avevano disegnato la falce e il martello……….
Zaira: Comunque, don Giuseppe, io ci provo. Vediamo che posso fare……………. E per quando gli serve?
Prete: Subito! Stasera c’è la visita del vescovo e gli volevo far trovare tutto a posto.
Paolo: (si è accorto del chierichetto che mangia tranquillo e sottovoce chiama la moglie) Zaira………….
Zaira……….. (Zaira si gira. Paolo con la testa gli fa cenno di guardare il chierichetto) Guarda quel bambino.
Zaira: Paolo, ho capito. Ora gliele do le caramelle. Abbi pazienza un minuto. Possibile che mando via una creatura
senza caramelle………... Don Giuseppe, cerco di fare del mio meglio.
Paolo: (mentre fa per uscire) Grazie tante, Zaira. Tra mezz’ora ripasso e intanto mi fermo a benedire qui da voi.
Zaira: Ci provi, don Giuseppe, però non sono tanto sicura se gliela farò, èh. (va dal chierichetto) Come ti chiami,
bel bambino?
Chierichetto: Il mio nome sarebbe Onesto, ma mi chiamano tutti Tino.
Paolo: Onesto di nome e basta però.
Zaira: Vieni qua, Tino, che Zaira ti da un po’ di caramelle (con sorpresa trova il cesto vuoto e si rivolge a Paolo
arrabbiata) Paolo, hai finito tutte le caramelle un’altra volta? Certo che quando sei in casa te le caramelle fanno il
vento, èh……...
Paolo: Io non le ho toccate le caramelle.
Zaira: Tino, mi dispiace, ma quel ghiotto di mio marito l’ha finite tutte. Ma non ti preoccupare, che quando torni,
te le faccio trovare. Stai tranquillo. (Tino annuisce).
Prete: Lascia stare, Zaira, non ti confondere, che tanto a lui non gli piacciono i dolciumi.
Paolo: Che gli venisse la cacarella!………….Se gli fossero piaciute avrebbe mangiato anche il vassoio.
Prete: Allora arrivederci a dopo (i due escono)
Paolo e Zaira: Arrivederci, don Giuseppe. A dopo.
Zaira: (arrabbiatissima) Ghiotto, ingordo che non sei altro. Che figura m’ha fatto fare, èh? (mentre apre uno
sportello) Almeno potevi riempirlo il cestino. Lo sai che dentro al mobile tengo sempre una busta di scorta.
(prende una busta, riempie di nuovo il cesto e tira fuori anche una ciambella)
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Paolo: Ma non so’ stato io a mangiare le caramelle. Ti dico che l’ha mangiate tutte quel bambino.
Zaira: (burbera) Zittati, sai, bugiardo che non sei altro. Hai anche il coraggio di dare la colpa a quella creatura?
Paolo: (va sul posto e sceneggia il fatto) Appena è arrivato, s’è piazzato davanti al cestino e una in bocca e una in
tasca, una in bocca e una in tasca, l’ha vuotato. Se no perché ti avrei fatto il cenno di guardarlo.
Zaira: (lo guarda quasi con disprezzo) Ma non ti vergogni di litigare le caramelle con un bambino?
Paolo:Te Zaira sei fortunata perché stamani non ho voglia di discutere……………. Se no ci sarebbe stato da fare
notte………….
Zaira: Zittati, delinquente, farabutto che non sei altro. Hai anche il coraggio di dare la colpa a quella creatura?
Leggi il giornale e stai zitto, che è meglio per te. (Paolo riprende il giornale. Zaira, ago e filo e comincia a
rammendare. Entra Settimio, padre di Paolo. È un uomo anziano. Un po’ curvo. Cammina con il bastone. Si ferma
al centro della scena)
Settimio: Paolo …………… Paolo………………… vieni qua che ti devo dire una cosa.
Paolo: Ma non me la puoi dire senza fammi alzare, che sto tanto bene seduto?
Settimio: Ma vieni qua che da ritti ci si capisce meglio………….
Paolo: (mentre si alza e va da lui) Hai ragione, da ritti il cervello prende più aria………. Sentiamo che cosa c’è di
tanto importante…… Dimmi.
Settimio: Questa notte ho pensato una cosa……………..
Paolo: (battuta di mani) Addio……… Ci risiamo…… Ma perché babbo la notte non dormi, invece di pensare?
Settimio: Se stai zitto e mi ascolti, ti dico che cosa ho pensato, se no, (fa per andare) arrivederci e grazie.
Paolo: Vieni qua, dove vai? (Settimio si riavvicina) Ma come si fa a parlare con te che ti offendi subito. O sentiamo
che hai pensato, su.
Settimio: Ho pensato……… perché non riprendi moglie?
Paolo: E perché dovrei prenderne due?. (indicando Zaira) Mi avanza quella che ho, figurati se ne prendo un’altra.
Settimio: Non ci siamo capiti. Non dicevo che devi prenderla te. Mi so pensato per me e me lo sono domandato
per me.
Paolo: (stupito) Te vorresti riprendere moglie?…… Ho capito bene? (Settimio fa gesti di conferma con la testa)
Ma via, babbo, su……… Alla tua età ……….. Ma non facciamo ridere i polli.
Settimio: Secondo me non c’è niente da ridere. Guarda come sono serio……….
Paolo: Già, sembra anche a me………….. (lo prende sottobraccio e gli parla in confidenza) Però devi dirmi una
cosa. Quando hai preso moglie, dopo cosa gli racconti?
Settimio: Io non voglio raccontargli proprio niente. Lo faccio perché quando la sera vado a dormire mi
piacerebbe che trovassi qualcuno, nel letto.
Paolo: Mmmm…… bene! (spazientito) Ascoltami, babbo. Dai retta a me. Fai come ti ho detto prima: la sera, vai al
letto e dormi, senza pensare a niente.
Settimio: (sicuro di quello che dice) Te chiacchieri così perché non ha’ sentito i piedi ghiacci che avevo questa
notte quando m’è venuta l’idea.
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Paolo: E te vorresti riprendere moglie perché se no la notte hai i piedi ghiacci?
Settimio: Certo! O perché, se no, per essere di più in famiglia?
Paolo: Allora non ti ci vuole una moglie. A te serve una coperta elettrica.
Settimio: Meglio! Che tanto le coperte elettriche consumano poca corrente.
Paolo: Perché, se tu riprendessi moglie, non dovresti spendere per dargli da mangiare?
Settimio: (risentito) No, per Dio, èh. Perché cercherei di prendere una vedova con una buona pensione èh.
Paolo: Eh, già. Che tanto le vedove che hanno la pensione buona danno retta a te.
Settimio: (con aria da furbetto) Perché, secondo te mi manca qualcosa? ……… la casa ce l’ho, due lire di
pensione le prendo, bello, sono abbastanza bello ………
Paolo: Ah, non ti manca niente?……………. La gioventù ti manca, e qualche rotella nel capo.
Settimio: Quell’arnese va che è una bellezza…………….
Paolo: Si! Spesso al gabinetto……….. ci farai venti viaggi al giorno……..
Settimio: Te pensala come ti pare, io intanto incomincio a domandarlo ‘n giro………
Paolo: Ecco, bravo, fai così………. incomincia a domandarlo in giro che poi se ne riparla.
Settimio: Però, intanto, potresti farmi un piacere………….. sempre se non ti scomoda, èh.
Paolo: (prevenuto) Non dirmi di parlarti con qualcuna, èh, perché io il ruffiano non lo faccio a nessuno, capiamoci
subito.
Settimio: Ma proprio, devi farmi il ruffiano. Queste sono cose che sbrigo da me.
Paolo: E allora che piacere ti devo fare?
Settimio: Mica domanderesti quanto costa una coperta elettrica e quanto si spende di corrente?
Paolo: Si. E poi, quando l’ho domandato?
Settimio: E poi fo due conti e decido quale mi conviene di più. Se la coperta elettrica o la moglie.
Paolo: Ascoltami, babbo, perché non vai a fare un tressette al bar così pensi alle carte e ti passano l’idèe dalla
testa?
Settimio: E infatti ero diretto proprio lì. E proprio per fare una partita. (Settimio esce)
Paolo: Babbo, ascolta una cosa: non mi far ritrovare nei casini, però, èh.
Settimio: Hai paura che ti nasca un fratello?…………….dormi tranquillo………..
Paolo: Non mi riferivo a quello che hai detto, volevo dire un’altra cosa…………(tra se e se) A parte che da lui c’è
d’aspettarsi di tutto, èh………….(mentre si rimette seduto a Zaira) Hai sentito che voglia è presa al mio babbo?
Zaira: Ho sentito che chiacchieravi, ma non ci ho dato retta perché ero presa da questo rammendo. (Paolo ha
ripreso il giornale)
Paolo: Vuole ripprendere moglie perché se no la notte non dorme da quanto ha i piedi ghiacci.
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Zaira: (convinta di quello che dice) Guarda, Paolino, che il tuo babbo non ha tutti i torti, èh……………. (lagnosa)
Si dorme tanto male con piedi ghiacci.
Paolo: Secondo me, voi fate a chi capisce meno……. A lui comincia a dar noia l’arterosclerosi, ma te ancora sei
giovane, èh. (un attimo di silenzio tra i due)
Zaira: Paolo ……………. (non risponde) Paolo………… Paolo, hai spento leorecchie?
Paolo: (burbero) Ti ho detto che se m’interrompi perdo il filo del discorso che leggo……….
Zaira: Lo sai che cosa pensavo? (Paolo continua imperterrito a leggere il giornale)
Paolo: No. Perché ancora non mi riesce di leggere nel cervello della gente. Però ci sono vicino, èh.
Zaira: Me lo dici perché sei sempre scemo così?
Paolo: Te lo dico se mi spieghi come posso fare a sapere cosa pensi.
Zaira: Ti volevo dire………L’hai presente quel professorino di musica che è venuto a stare da poco vicino a noi.
Nella casa di tuo zio Giovanni?
Paolo: No!………Anzi, si…….. Ho capito chi è……….Cosagli sarebbe successo?
Zaira: (risentita) Ma niente………………. Cosa vuoi che gli sia successo.
Paolo: Non lo so. L’hai detto come se gli fosse successa una disgrazia.
Zaira: Insomma me lo fai dire o no quello che voglio dire?
Paolo: Dillo che t’ascolto. Tanto ormai ho capito che il giornale non lo posso leggere.
Zaira: Volevo dirti…….. che quel professorino, mi sembra parecchio interessato a Fiorella.
Paolo: (si alza di scatto dalla sedia e molto interessato alla cosa, si avvicina alla moglie) A Fiorella, chi? la nostra
Fiorella?
Zaira: Certo. O a quale, secondo te. Se non mi sbaglio credo che qui in paese ci sia la nostra figliola e basta che si
chiama Fiorella.
Paolo:(molto apprensivo) Sei sicura di questa cosa?
Zaira: Che c’è solo la nostra figliola che si chiama Fiorella?
Paolo: (spazientito) Per favore, Zaira! ……. Sei sicura che quel giovanotto è interessato a Fiorella?
Zaira: Penso proprio di si.
Paolo: Ma sicura, sicura, sicura?
Zaira: Credo di essere abbastanza sicura.
Paolo: (preoccupato) No, èh. Non cominciare a far così, Zaira………. O sei sicura, o non sei sicura. Te non puoi
farmi stare con questo pensiero.
Zaira: (spazientita anche lei) Paolo….. La certezza non ce l’ho. Però mi è sembrato che sia come ho detto io.
Paolo: (incalza) E da cosa ti sei accorta?
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Zaira: Da cosa mi sono accorta, Paolo. L’occhio della mamma è sempre l’occhio de la mamma ed è difficile che
sbagli.
Paolo: Lascia stare lgli occhi e racconta, forza.
Zaira: La settimana passata, nel pomeriggio, dopo finita la scuola, è stato sempre qui fuori, nei paraggi, e appena
vedeva Fiorella uscire dal portone, con una scusa, o con l’altra, cercava sempre di attaccare discorso.
Paolo: (preoccupato) E in questa settimana non siè più visto?
Zaira: Questa settimana ha piovuto giorno e notte senza smettere mai. Come faceva a stare fuori, poveraccio.
Paolo: Ah, già, si sarebbe infradiciato tutto…………. Eeeeee……… lui che diceva?…… L’hai sentito che diceva?
Zaira: Da quassù si sentiva poco. (ammiccante) Ma insomma si capiva bene che ci provava.
Paolo: (incuriosito) E la Fiorella ci stava …. ci stava?…………..
Zaira: Ma via, Paolo, su…………. Che cosa dici, povera creatura…………..
Paolo: Ma cosa hai capito, èh. ………..Volevo sapere se si fermava anche lei a chiacchiere, oppure seguitava per la
sua strada.
Zaira: A volte si e a volte no. Ci avrà provato una decina di volte a fermarla. Mica una. Alla fine gli sarà venuto
anche a noia, poverina.
Paolo: (perentorio) Dobbiamo invitarlo subito a cena. Bisogna trovare una scusa e invitarlo a cena.
Zaira: Guarda che per oggi hai già invitato a pranzo il tuo direttore. Non so se te lo ricordi.
Paolo: Me lo ricordo si. Mica sono scemo. Io, però, ho detto a cena, non a pranzo.
Zaira: E perché lo vorresti invitare a cena?
Paolo: Il proverbio come dice? In compagnia prese moglie un frate. E in compagnia potrebbe prendere marito
Fiorella.
Zaira: Però prima sentiamo prima se la figliola è contenta, scusa. Bisogna vedere se a lei interessa questo
giovanotto.
Paolo: Se non interessa ora, prima o poi interesserà per forza.
Zaira: Però, da quanto ho capito, a lei piace Marcello,il ragazzo del macellaio.
Paolo: E anche a lui piace?
Zaira: Chi dovrebbe piacergli ………………
Paolo: Il baccalà, con i rapi……. Stavamo parlando di Fiorella…………
Zaira: Ah, già……………. (con tono di delusione) Sbaglierò, ma credo di no.
Paolo: E allora dì a tua figlia che non stia a perderci più tempo, che adesso proviamo con questo.
Zaira: Insomma, Paolo, io non capisco tutta questa fretta che hai di far sposare quella creatura.
Paolo: Non la capisci, èh. Allora te lo spiego un’altra volta e questa volta guardo di farlo meglio di tutte le altre
volte.
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Zaira: O sentiamo! Tanto se tu non puntualizzi tutto non puoi stare.
Paolo: (quasi sillabando le parole) la Fiorella ha già una certa età e se passa qualche altro anno e comincia a
sfiorire non la prenderà più neanche uno che è cieco da tutti e due gli occhi………. Hai capito, ora, o no?
Zaira: Non esagerare, però, èh, che Fiorella non è poi brutta come la vedi te. (sicura di quello che dice) È
comunque………… come si dice………… un bel tipo.
Paolo: Certo! Ma comunque ………. Come si dice…………non è neanche una bella topa.
Fiorella: (da fuori scena parla mentre piange a bizza) Mamma, sei qui?
Paolo: Eccola! Ora guardala bene da vicino e poi fammi sapere chi ha ragione, se io o te. (riprende a leggere il
giornale)
Fiorella, che per ragioni di copione nella scena sarà interpretata da un ragazzo, è una racchia da far raggelare il
sangue. In questi tempi, che tra i giovani imperversa la moda beat, veste ancora dismesse sottanine plissettate o a
ruota inamidate.
Fiorella: (bela sempre da fuori scena) Mammina, dove sei?
Zaira: (preoccupata) Paolo, ma la bambina piange. Oddio. Madonnina. Cosa sarà successo?
Paolo: (con molta naturalezza) Cosa vuoi che sia successo? Qualcuno gli avrà detto brutta un’altra volta.
Zaira: (alla figlia) Sono in soggiorno, bella. Vieni fiorellino della mamma.
Paolo: (alza lo sguardo dal giornale) È proprio un fiorellino!……… rosa moscia volevi dire. (entra Fiorella)
Zaira: Certo, che sei cattivo, éh.
Paolo: Cattivo? E secondo te sarei cattivo perché dico le cose come stanno?
Fiorella: (mentre bela a bocca larga) Mamminaaaaaaaa…….. Marcello m’ha offesa. M’ha detto che sono brutta .
Paolo: (alla moglie) Hai sentito! Che ti avevo detto? (poi molto tranquillo a Fiorella) E allora? Quale sarebbe
l’offesa che non ho capito. (al pubblico) Se gli avesse detto bella, forse la prendeva in giro…………
Fiorella: M’ha detto che sono brutta e invece non è vero………….Vero, mamma?
Paolo: (sottovoce alla moglie) Questa sei te che gli metti certe idee per la testa.
Zaira: (a Paolo) Ma si può sapere di cosa chiacchieri?
Paolo: Ah, di cosa chiacchiero? (sottovoce alla moglie) A forza di dirle bella, l’hai quasi convinta che è vero.
Zaira: (la consola accarezzandola) Dai retta, poverina, che non è vero che sei brutta. Ma dove ce li ha gli occhi
quello scemo di Marcello.
Paolo: (sottovoce alla moglie) Qui davanti. (indicandoli) Uno a destra e uno a sinistra. E da quanto ho capito gli
funzionano bene.
Zaira: E perché ti avrebbe detto che sei brutta? (sospettosa) Mica gli avrai detto qualcosa che l’ha fatto arrabbiare,
èh?
Fiorella: Io, no. Passavo di lì e fuori dalla la bottega c’era Marcello che ad un tratto fa: (imita una voce profonda di
un uomo) quanto sei bòna. Allora mi fermo e faccio: dicevi a me? E lui: (sempre tra le lacrime) Vai via, brutta. Ti
sembra possibile che dicevo a te.
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Paolo: Si è saputo poi a chi diceva?
Fiorella: (bela sempre) Dietro a me c’era Paoletta Stefanini. Diceva a lei.
Zaira: Mmmm ……. Quella boriosa………. Da quando è arrivata nelle semifinali di miss Italia, non ci si parla
più. (imitandone l’andatura) La porta sempre tutta pari, pari, sembra che abbia paura che gli si rompa.
Fiorella: (bela sempre) Che cosa ha paura che gli si rompa, mamma?
Zaira: Ma niente. Dicevo così, tanto per dire qualcosa.
Paolo: (Tra se e se) E anche questa volta ho ragione io. Marcello gli occhi ce l’ha, e buoni……. Tanto la Stefanini
è una stangona di niente.
Zaira: (tutta sorridente) Ascolta la mamma, Fiorella ……. Mi è venuta un’ idea formidabile: fai una cosa, vai giù
al macello ……………………
Paolo: (interrompe la moglie) Un’altra volta! Ma a comprare che cosa che il frigorifero è pieno di carne?
Zaira: Vuoi stare un pochino zitto…….. non leggevi il giornale? E allora continua a leggere e non rompere.
Paolo: (alla figlia) Hai aperto una nuova strada a forza di andare a comperare carne al macello.
Fiorella: (mentre bela) Però sei buffo, èh. Ma se la carne mi piace....
Paolo: È qui che ti sbagli. A te non piace la carne. A te piace Marcello……. Peggio io, che ha forza di mangiarla
m’è venuto un principio di gotta.
Zaira: Vuoi stare un pò zitto.
Paolo: Secondo te dovrei stare sempre zitto. Fortuna che non ti do retta.
Zaira: (alla figlia) Allora ascoltami bene: dunque, vai giù al macello, come entri guardi di Marcello. Appena l’hai
visto gli fai un bel sorriso……………..
Fiorella: Come, mamma, (con un versaccio orribile della bocca gli esce un suono gutturale) così?
Paolo: Se gli fai un sorriso così, minimo gli vuoti la bottega.
Zaira: (al marito) T’ho detto di stare zitto…… (alla figlia) Fiorella: un po’ di garbo, via. Ho detto un sorriso, non
un ruggito…………. Così sembri una iena……….
Fiorella: Allora, forse, è meglio se gli dico: (sdolcinata e gongolante) Marcellinooo…..
Paolo: Si! Cosi lui risponde subito: pane e vino………
Zaira: (al marito) Ho detto che devi stare zitto. (alla figlia) Ascoltami, Fiorella, fai come ti pare. Ridi, abbaia,
ruggisci………….
Fiorella: No, no, va bene……………. Faccio un bel sorriso a tutta bocca e basta…………
Zaira: Insomma, dopo che hai sorriso, dici: vorrei due bistecche……………… Come lui prende il pezzo di carne
per tagliarle, lo blocchi e dici: “mi dispiace ma le bistecche non le voglio più. questa carne è come te, proprio
brutta”. E vieni via. Hai capito bene?
Fiorella: Si, si, mamma, ho capito, …………… E non devo dìre altro?
Zaira: No, no, per carità! Devi dire quello ho detto e basta.
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Paolo: Guarda che se la spedisci a fare questi versi, Marcello le dice brutta un’altra volta e tra poco è ancora qui
che a belare, èh. (si rimette a belà’)
Zaira: (scocciata) E se bela vuol dire che diventerà più bella.
Paolo: Se diventasse più bella per ogni volta che bela a quest’ora l’avrebbero fatta miss universo.
Fiorella: (lamentosa) Mamma. Ma se Marcello si arrabbia e mi dice ancora brutta, che faccio?
Zaira: (non sa che dire) Che fai?……..eeeeee……. che fai?…….. (secca) Compri tre etti di macinato e vieni
via…………… (scocciata) Che ne so che devi fare.
Paolo: Dai retta a me, piccola, non lo comprare il macinato. Guarda, invece, se hanno cotto la porchetta e prendila
mezzo chilo.
Zaira: Dopo, però, non lamentarti se ti prendono le coliche di fegato, èh.
Paolo: A proposito di coliche del mangiare. Stammi a sentire, bella del babbo……………. (la moglie lo
interrompe)
Zaira: (sottovoce al marito) Poi sarei io quella che gli mette l’idèe strane nella testa, vero?
Paolo: (alla moglie) Hai ragione. (alla figlia) Senti, amore del babbo. Saresti contenta se questa sera invitassimo a
cena quel professorino che sta qui vicino noi.
Fiorella: E perché lo vorresti invitare a cena?
Paolo: Perché io e la mamma abbiamo capito che ti piace. Giorni fa, ti abbiamo visto parlarci.
Fiorella: Ma io mica parlavo. Parlava lui. Io ascoltavo.
Zaira: Ma almeno hai capito cosa ti diceva?
Fiorella: Chi? Io?
Paolo: No, io…………..Ma quanti persone eri mente lui chiacchierava?
Fiorella: (sgraziata) Quanti eravamo! C’ero io soltanto.
Paolo: E allora parlava con te, no?……… Rispondi a quello che t’ha domandato la mamma, su.
Fiorella: (cantilenante) Mi diceva che lui sa suonare molto bene e se andavo in casa sua mi faceva sentire come
sapeva suonare un certo strumento.……….
Zaira: Ti faceva sentire uno strumento in casa sua?
Fiorella: Che poi, ancora non l’ho mica capito che strumento sarebbe quello che suona lui, èh.
Paolo: (al pubblico) Non bastava una di disgrazia. No! Due. È anche tonta.
Zaira: Ma che strumento vuoi che sia, Fiorella. Sarà il flauto, il clarino………………
Paolo: Stai zitta, Zaira, che te non capisci niente di strumenti. Vuoi che ti dica io che strumento potrebbe
essere……
Zaira: (sarcastica) Sentiamo l’esperto musicale ……
Paolo: (secco) La tromba……………. Capito, Zaira?…………. (sillabando) La - tro - mba.
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Zaira: (ha afferrato l’allusione) Già che hai ragione. Ora che mi ci hai fatto pensare, deve essere proprio quello lo
strumento. La tromba.
Paolo: Insomma, Fiorellina, lo invitamo a cena, o no? Che ci dici?
Fiorella: (batte i piedi per terra e ricomincia la bizza) No! A me piace Marcello. Avete capito o no, che piace
Marcello………..
Paolo: Però sei tignosa, èh………… (nevrastenico) Ma se te a Marcello non piaci, cosa ti possiamo fare?.
Zaira: Dai retta alla mamma. Per ora invitiamo il professorino. Intanto lo guardi bene da vicino e senti come si
butta.
Fiorella: (bizzosa) Va bene, per farvi contenti, invitiamolo. Però gli dico di portare con se lo strumento e di
farmelo sentire qui, in casa nostra…………
Paolo: (la blocca) No, èh………Per ora è meglio che non dici niente dello strumento. Prima o poi, te lo farà sentire
senz’altro, ma più avanti, èh.
Fiorella: (supplichevole) Dai, babbo, per piacere. Una suonatina piccina, piccina. Una volta sola …..
Zaira: (rigida) Fiorella, basta. Quando il babbo ha detto che non si tromba …………..
Paolo: (la interrompe bruscamente) Zaira……….. Ma sei diventata scema?
Zaira: (sdolcinata) Amore, se il babbo ha detto no, vuol dire che è no e basta. Dai retta.
Fiorella: (mentre esce verso l’interno della casa) E allora io, per dispetto, invito anche Marcello, così
imparate…………….
Paolo: (alla figlia che è gia uscita) Allora prendine due chili di porchetta………e anche qualche salciccia.
Zaira: Scusa, sai, mi spieghi perché non hai detto niente? Guarda che lei invita anche Marcello per davvero, éh?
Paolo: Lasciala stare che forse è meglio. Chi ti dice che non s’ingelosiscono l’uno dell’altro e cominciano a
leticarsela.
Zaira: Ma cosa si leticherebbero?
Paolo: Ma come cosa? La Fiorella, noo? (Zaira si alza e porta con se la tovaglia che non ha finito di rammendare)
Zaira: (mentre esce anche lei) Io avevo capito che stavi parlando della porchetta.
Paolo: (esterafatto) Io, boh, un lavoro come quest’anno non s’era mai visto.
(all’improvviso entra l’altro figlio maschio. Ha una chitarra in mano. È un patito di Celentano. Non appena mette
i piedi in scena canta a squarciagola)
Carlo: (il padre ha ripreso a leggere il giornale e non si accorge della sua entrata. Al primo urlo sobbalza sulla
sedia. Mentre suona e canta si agita come il vero Celentano) “Il tuo bacio è come un rok, che ti fulmina sul ring.
Fa l’effetto di uno shok e perciò canto così, oh, oh, oh, oh, oh…………. Il tuo bacio è come un
roooooookkkkkk………..
Paolo: Chi poteva essere che faceva questi versi? Altro che un musicista scemo.
Carlo: (convinto di quello che dice) Non mi dire che non t’è piaciuta, perché non ci credo neanche se lo sento dire.
Paolo: Non m’è piaciuta neanche un poco. Sei contento?
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Carlo: Non è possibile. Lo dici per fammi schifo.
Paolo: Se non la fai finita di farmi prendere queste paure, una volta ol’altra te la metto per cravatta la chitarra.
Accidenti a chi te l’ha comprata.
Carlo: (indicandolo con il dito) La chitarra me l’hai comprata proprio te.
Paolo: E allora, accidenti a chi le costruisce.Va bene così?
Carlo: A me andava bene anche come avevi detto prima.
Paolo: Perché non vai a suonare per il paese. C’è caso anche che rimedi qualche soldo d’elemosina.
Carlo: Sono venuto a cercarti perché devo parlarti di cose serie.
Paolo: (meravigliato) Te vorresti parlare con me di cose serie?
Carlo: Certo. Perché non si puo’?
Paolo: Certo che si può, perdio. Anzi. Si dovrebbe sempre parlare di cose serie. Solo, che l’ultima volta che ti ho
sentito dire una cosa seria, eri ancora nel seggiolone e pocciavi.
Carlo: E cosa dissi, sentiamo, che non me lo ricordo.
Paolo: (imitando la voce di un neonato) Dicesti: Mamma……..pappa…………
Carlo: E secondo te, (anche lui imita la voce di un neonato) mamma…….pappa, sarebbe l’unica cosa seria che ho
detto in vita mia?
Paolo: (esagerato) Noooo! L’hai dette anche altre: babbo …. cacca ……. mamma ……..piscia.
Carlo: E ora rispondi a me: quando ho passato la comunione, a chi lo fecero fare il discorso in chiesa, tra tanti
bambini che eravamo?
Paolo: A te! Ma perché fosti estratto a sorte. E il prete, per paura che tu dicessi corbellerie, ti fece smettere prima
di cominciare.
Carlo: Comunque, se hai un minuto, ascoltami, perché ti conviene. Sto per dire una cosa seria per davvero.
Paolo: (posa il giornale) Porca miseria questa non la voglio perdere. Quando ricapita un’occasione del genere.
Carlo: Allora, mi ascolti o no? Guarda che ho da fare, èh, non posso stare tutto il giorno con te.
Paolo: Ho detto che ti ascolto. Basta che però stai buono con la chitarra e zitto con la bocca, èh. (Carlo posa la
chitarra) E ora dimmi che vuoi, forza.
Carlo: (categorico) Babbo, mi occorrono un po’ di soldi in tutti i modi.
Paolo: (Mentre scuote più volte la testa e si agita) Lo sapevo che non gliel’avresti fatta a dire una cosa
seria……………… E pensare che lì per lì ci ho anche creduto.
Carlo: (con le mani ai lati della bocca) Ripeto per chi non avesse sentito: Babbo, mi servono un po’ di soldi in tutti
i modi.
Paolo: (anche lui con le mani ai lati della bocca) Anche a me servirebbero. Ma no pochi, molti. Vedi se li trovi che
li facciamo metà per uno
Carlo: E questa sarebbe una risposta seria, secondo te?
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Paolo: Il tuo, invece, è stato un discorso serio? Vai a suonare, vai, che almeno ti alleni e poi vai a San Remo.
Carlo: (serio) Babbo. Te non ti rendi nemmeno conto di quello che fai. Ma col tuo comportamento, blocchi la
strada a un grande talento musicale.
Paolo: (si guarda intorno) E dove sarebbe che non lo vedo. È entrato con te?
Carlo: (anche lui si guarda intorno) Dove sarebbe,chi?
Paolo: Il talento musicale che hai detto te.
Carlo: Ma come dove sarebbe? Sarei io, no?
Paolo: (ironico) Ah, ecco. Ora ho capito. Saresti te………. E i soldi che dovrei darti a che servirebbero?
Carlo: Mi servirebbero per un investimento.
Paolo: Tu non saresti capace ad investirli neanche se li metti sotto con il motorino.
Carlo: Insomma, vuoi saperlo o no quale sarebbe l’ investimento che devo fare. Guarda che vado via, èh.
Paolo: Oooooh, non ti ho mica cercato io, èh………… Comunque, parla, forza……………… fossi più fortunato.
Carlo: Devo comprarci l’ultimo disco di Celentano che è uscito ……….. Ascolta bene, che ti faccio sentire come
fa: (riprende la chitarra e si agita) Stai lontana da me………… Stai lontana perché………..non ti voglio più……
Paolo: (si alza di scatto dalla sedia e va verso di lui) Se non ti togli di torno di torno te la spacco nella schiena,
codesta specie di scopa spelacchiata. (Carlo esce dalla scena correndo. Paolo si rimette seduto e riprende a
leggere) Sono tutta la settimana dietro al banco dell’ufficio postale a timbrare le buste (imita il gesto di timbrare)
Tum……Tum…. Tum…. Tum……. Figurati te se ho voglia di sentire questi tonfi e questi strepiti anche quando
sono in ferie. (Carlo fa capolino dalla porta)
Carlo: (prima sottovoce, poi sempre più forte) Babbo ………… Babbo …….. (urla) Babboooooo …… Accidenti
ai sordi. (Paolo si gira)
Paolo: Ah, ma allora non ci siamo capiti. Ho detto di andartene. (Carlo esce)
Carlo: (rientra con le mani in alto sventolando un fazzoletto bianco) Babbo…….…. Pace ….. Pace ……..
Paolo: (si gira verso di lui sospettoso) Dove hai messo la chitarra?
Carlo: L’ho posata.
Paolo: (si alza e prende dalla tasca il portafogli) Ho capito, su. Qua, facciamola corta. Dimmi quanto vuoi, che
così ti togli di torno.
Carlo: Proprio perché sei te ……………….. Duemila lire e la chiudiamo qui.
Paolo: (si rimette seduto) Te sei scemo nel capo……………… Le vuoi cento lire?
Carlo: Fino a millecinquecento lire posso arrivarci. Meno, niente.
Paolo: Duecento lire………..
Carlo: (accomodante) Potrebbero starmi bene anche mille lire. Ma proprio per trovare un accomodamento ….
Paolo: Prendi trecento lire e stai contento………..tieni. (Carlo esce e dietro la porta prende la chitarra e
ricomincia a suonare)
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Carlo: “I tuoi baci non son semplici baci, uno solo ne vale almeno tre, e per questo, bambina tu mi piaci, e ti dico,
ba, ba, baciami, così……… Il tuo bacio è come un rock………
Paolo: (urlando) Basta…..Zittati………..Falla finita………….. Tieni, quattrocento lire e non se ne parli più.
Carlo: Non bastano ma ottocento lire le prendo e le considero un acconto. Meno, neanche una lira.
Paolo: Ultima offerta: cinquecento lire. E morissi se ti do un soldo di più.
Carlo: (tende la mano) Fuori cinquecento lire. Però, giusto perché non ne posso fare a meno. (prende i soldi e li
mette in tasca) E poi perché sono precisi per il disco che devo comprare. (fa per uscire, poi si ferma) E ora per dirti
grazie sai che faccio? …… Ti canto una canzone ………… Con ventiquattromila baci ….. felici corrono le
ore…… in questo giorno di follìa……. (Entra Settimio e si ferma sulla porta a guardare figlio e nipote)
Paolo: (lo spinge fuori) Vuoi andare a suonare da un’altra parte ….. Accidenti a chi ti ha comprato la chitarra.(tra
se) Anzi, no. A chi le produce, così io non centro niente. (Carlo esce e rientra subito)
Carlo: (due strimpellate con la chitarra) La prossima canzone che scrivo la dedico a te. Sei contento?
Paolo: No! Non mi devi dedicare niente, ho detto, vattene. (Carlo esce. Paolo prova a rileggere il giornale)
Settimio: Io dico che con questo ragazzo non ci ricavi niente. (sarcastico) Studiare non studia, lavorare non lavora
…… però hai sentito come suona!
Paolo: Babbo, per piacere, non ti ci mettere anche te, èh.
Settimio: Paolo …….. Èh Paolo…….. vieni qua che ti devo domandare una cosa.
Paolo: Babbo, ma mi fai alzare un’altra volta? Tanto sei in piedi vieni qua te a dirmela.
Settimio: Ma vieni qua te che da ritti ci s’intende meglio. (Paolo va dal padre)
Paolo: Oh, su, mi alzerò …………………Ci hai già qualche offerta?
Settimio: Di quale offerta parli?
Paolo: Volevo dire, hai già parlato con qualche vedova?
Settimio: Fai meno il coglione che questa che ti devo domandare è una cosa seria per davvero.
Paolo: Oh sentiamo che hai pensato questa volta.
Settimio: (si guarda intorno per essere sicuro che non ci sia nessuno in giro) Paolo, te mi devi far capace di una
cosa………….. (si guarda ancora intorno)
Paolo: Io vorrei farti capace, però fammi la domanda, se no come faccio a farti capace.
Settimio: (si guarda ancora intorno e poi parla sottovoce) Ma i casini ……… quelli che ci andavamo
………….(Paolo lo interrompe)
Paolo: Babbo, io lo so cosa ci facevo li dentro, èh.
Settimio: Dimmi una cosa……… mal’hanno chiusi, oppure ci sono sempre?
Paolo: Ma via, babbo, su………… che discorsi fai ……….. Dimmi cosa te ne fregherà se hanno chiuso casini, o
no?
Settimio: Te rispondimi a quello che ho domandato, che poi ti dico perché lo voglio sapere.
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Paolo: Certo che l’hanno chiusi….. Saranno quasi dieci anni ormai che non ci sono più.
Settimio: Non avevo sentito dire niente……... Per me c’erano sempre, e funzionanti.
Paolo: E ora spiegami perché mi avresti fatto questa domanda, forza.
Settimio: Però, bisogna che racconti tutto da capo, se no mica non capisci niente.
Paolo: Facciamola corta, però èh. Non farci un romanzo come al tuo solito.
Settimio: Allora………quando prima sono uscito di casa e ti ho detto che andavo al bar, non ci sono andato.
Paolo: Ah, no? E Perché?
Settimio: Perché mi sono detto: èh Settimio, ma perché con questo sole che c’è, non vai a fare una bella girata?
Paolo: (scocciato) E sei andato a fare una girata?
Settimio: Si. Sono andato a piedi, a piedi e sono arrivato fino a quel palazzone grosso che è davanti a dove ora
hanno fatto il campo sportivo nuovo.
Paolo: Ho capito, si. Dove abita quel tuo mezzo parente.
Settimio: Proprio quello……… E che poi sarebbe il palazzo dove c’è sempre stato il casino …………… Prima,
èh, (con tono di chi non è convinto) perché ora, secondo te, l’avrebbero chiusi.
Paolo: (alterato) Babboooo. Non secondo me…… L’hanno chiusi davvero. Non – ci – sono – più. Hai capito?
Settimio: Va bene……. Va bene, ho capito…… Non – ci – sono – più.………… Insomma, quando sono stato lì
davanti mi sono detto: èh, Settimio, perché non entri e dai un occhiata a come funzionano ora? E sono entrato.
Paolo: (desolato) Che figure…………. Speriamo che non t’abbiano riconosciuto.
Settimio: Ho dato una spinta alla porta e sono entrato. (meravigliato) Paolo: Te non ci crederai, ma non
riconoscevo più niente.
Paolo: Per forza, babbo, lì, c’è tutta un’altra cosa.
Settimio: Pensa, che nella stanzina dove si pagava ci hanno fatto una sala con un bancone e quattro sportelli per
pagare………… file di persone da non credersi………..
Paolo: (guardando l’orologio) Dai babbo, su, che a momenti è l’ora di pranzo………..
Settimio: Quello che però non mi è riuscito di capire, è perché la gente arrivava lì, pagava e poi se ne ritornava
via…………. Senza andare in camera come si faceva una volta.
Paolo: Babbo. Lì’ non c’è più quello che pensi te.
Settimio: (con tono rafforzativo) Ora, poi, ci vanno anche le donne. E c’erano più fitte dell’uomini.
Paolo: Babbo, me lo dici o no come sarebbe andata a finire, questa cosa.
Settimio: Aspetta, che ancora non è niente…….. Allora mi sono detto: èh, Settimio, perché non ti metti in fila
anche te?
Paolo: E ti sei messo in fila?
Settimio: E mi sono messo in fila. Quando è stato il mio turno, la metrèsse mi fa……
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Paolo: Babbo, ma che metresse, quella era un’impiegata.
Settimio: Chi era, era ….. Allora mi fa: lei che operazione deve fare? E io subito pronto: alla prostata, perdio. Però
il dottore ha detto che la posso fare anche più in là.
Paolo: Oddio, Signore……… Non lo posso immaginare che confusione che avrai messo in piedi.
Settimio: Allora, sempre quella signora di prima, mi fa di nuovo: a parte l’operazione alla prostata che può fare a
più in là, mi dica almeno che è venuto a fare qui da noi.
Paolo: E te che gli hai detto?
Settimio: Gli ho detto: (con tono burbero) secondo te che ci si viene a fare qui? A chiacchiere?
Paolo: Me lo dici com’è andata a finire?
Settimio: A quel punto gli ho fatto occhino e gli ho detto: le ragazze dove sono?
Paolo: E a quel punto lei ha pensato che la prendevi in giro e s’è arrabbiata.
Settimio: Ma proprio si è arrabbiata! S’è girata in una di quelle sedie con le ruote e m’ha detto: non so chi cerca
lei ma un pò di ragazze sono lì ……. E io gli faccio: posso andare a guardarle da vicino?
Paolo: E sei passato al di la del bancone per guardarle?
Settimio: Aspetta ………. Allora, lei con sorriso da prendere in giro mi fa: ci può andare, basta che non le tocchi,
però ……… E io subito pronto: non le tocco? ma mica crederai che sono venuto per davvero a chiacchiere, èh.
Paolo: Io, però, non mi spiego come non hanno fatto a mandarti fuori.
Settimio: Passo di là, e comincio a guardarle ……… Guarda e riguarda, la trovo una che mi piaceva …
Paolo: Mica t’hanno riconosciuto, vero?
Settimio: Non lo so se mi hanno riconosciuto………..Ritorno da la metrèsse e col portafogli in mano gli dico:
(insegna col dito) Ho scelto quella biondona laggiù. Quanto pago?……….
Paolo: Ma perché babbo ci fai fare queste figure?
Settimio: Ma cosa vuole pagare, mi fa lei ….. Cosa voglio pagare? Voglio pagare la marchetta, perdio, no?
Paolo: E non si so’ arrabbiati neanche dopo che gli hai fatto questo discorso?
Settimio: Non si sono arrabbiati? Si sono imbestialiti, perdio …… C’era la metresse con la bava alla bocca come
un lupo mannaro, che mi diceva: ma dove crede di essere, questo non è mica un casino . …….. Se ne vada, maiale.
Paolo: (desolato) Che figure…………. Speriamo che non ti abbiano riconosciuto.
Settimio: Allora mi sono detto: èh, Settimio, mica tante volte avrai sbagliato portone e sei infilato in un
altro?………. Sono andato fuori, ho provato qua e là, (dispiaciuto) ma non c’è stato verso di trovare niente.
Paolo: Perché, sei entrato anche in altri portoni?
Settimio: Certo! Ma te che fai quando non trovi una cosa, la cerchi, no? (esce)
Paolo: Il mio babbo ci sta ogni giorno meno con la testa.………….. Mah! (Paolo si ferma davanti ad una
vaschetta di vetro dove dentro ci sono dei pesci rossi e gli parla. Entra, non visto, suo suocero Ernesto, che si
ferma ad osservarlo. Ernesto è un tipo molto saccente) Che fate, squali del pacifico? Ve la godete, èh. Qui avete
trovato l’America. (vezzeggiando) Oh madonnina come siete cresciuti. Vero che siete cresciuti? ………… Si che
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siete cresciuti……….Non mi dite niente?….. Ditegli qualcosa a Paolino vostro, su ………. Paolo
….Paolino………. Chiamate Paolino, su.
Ernesto: Non era meglio se compravi un pappagallo per insegnargli a parlare?
Paolo: (si mette diritto di scatto, come preso in castagna) Non volevo insegnargli a parlare.
Ernesto: Ah, no? Pensavi che parlassero già senza neanche insegnargli?
Paolo: (imbarazzato) Ma no, gli facevo due moine………….gli dicevo due parole.
Ernesto: Te se nascevi ai tempi di San Francesco ti facevano subito suo aiutante.
Paolo: È vero! Lui parlava con l’uccellini, con i lupi……………..
Ernesto: Comunque, con i pesci non ci perdere tempo, perché sono muti. Te lo garantisco io. Fidati.
Paolo: No, no, va bene. Se lo dite voi ci credo. (si pulisce le mani lungo il vestito) Smetto subito ….. Non gli dico
più niente.
Ernesto: (mentre guarda i pesci da vicino) Cosa sono, maschi o femmine, o maschi e femmine misti?
Paolo: Non lo so cosa sono.
Ernesto: (meravigliato) Ma come, tieni in casa una vasca con i pesci e non sai nemmeno se sono maschi o
femmine?
Paolo: (imbarazzato) Perché, è molto importante saperlo?
Ernesto: No senz’altro! Ma comunque è sempre meglio saperlo. I maschi hanno certe esigenze, le femmine ce ne
hanno certe altre. O sbaglio?
Paolo: No, no, avete ragione voi. Noi maschi, per esempio, non siamo mica uguali alle femmine………. Èh.
Ernesto: Èh! (anche lui fa un verso con la mano) Lo vedi che quando vuoi ci arrivi anche te a capire
Paolo: Ma voi, Ernesto, lo sapete come si fa a riconoscere i maschi dalle femmine?
Ernesto: (risentito) Ma che domande mi fai, èh? Vuoi che non lo sappia?
Paolo: Eeeeeeee …… Se non vi dispiace ……. mica me lo direste anche a me ………… molte volte ……..sa…
non si sa mai………
Ernesto: (restio nel parlare) Te lo direi volentieri………… ma, sai com’è….….sono quelle cose un po’
segrete………… che non si dicono mai volentieri.
Paolo: Ma voi come avete fatto a impararlo?……. Scommetto che vi siete accorto per caso.
Ernesto: Assolutamente, no!.... A me lo disse il mio povero babbo. Però ci volle perche me lo dicesse, èh ………
Non crederai mica che me lo abbia detto subito, la prima volta che glielo domandai, èh.
Paolo: (quasi pregandolo) Ditelo anche a me, Ernesto. Io sono uno che fa parte della famiglia. Sono il vostro
genero, non un estraneo.
Ernesto: (titubante) Te lo direi, ma…………..No, è meglio di no, via………
Paolo: O cosa vi costa, su…………. Mica l’avrete pagata questa notizia
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Ernesto: (la fa cascare dall’alto) Ma tu sapesse, prima di dirmelo, quante volte mi fece giurare che non l’avrei
detto a nessuno……….
Paolo: Ma ve lo giuro anch’io. Al massimo, quando sono vecchio, prima di morire, lo dirò ai miei figli. Ma proprio
perché non si perda la conoscenza. Come fosse un bene di famiglia.
Ernesto: Va bene Mi hai convinto. Prima, però, giura che al di fuori dei tuoi figlioli, non lo dirai a nessun’altro.
Paolo: (dita incrociate davanti alle labbra e baci) Lo giuro.
Ernesto: (guarda in giro come per essere sicuro di non essere sentito) Per essere facile, è facile, basta che stai
attento a come faccio io…………….. prendi due briciole di mangime. (lo spiega facendo tutti i movimenti sopra la
vasca) Le lasci cadere dentro la vasca. Aspetti un pò che loro se ne accorgano e poi guardi.
Paolo: E cosa guardo?
Ernesto: Guardi dentro la vasca………… se a mangiare viene su lui, quello è il maschio. Se viene su lei, quella è
la femmina. Non ti puoi sbagliare.
Paolo: E non c’è da fare nessun’altra manovra? Basta così?
Ernesto: Devi fare solo quello che t’ho detto e basta. (ripete i movimenti). …….Bricioline……… Se viene su lui è
il maschio, se invece viene su lei è la femmina…….. Chiaro?
Paolo: (frastornato, ripete i movimenti che ha fatto Ernesto) Ho capito……….. Facile …………
Bricioline………... Aspetti un pò e poi guardi…………..se viene su lei è la femmina. Se viene su lui è ‘l
maschio………….
Ernesto: (convincente) E pensare che ci sono stati fior di scienziati che sono diventati pazzi, per capire come
distinguere i pesci maschio dai pesci femmina.
Paolo: (Sottovoce, come si confessa un peccato) Ernesto. Avvicinatevi, vi voglio fare una confidenza.
Ernesto: A proposito dei pesci?
Paolo: Si! Perché con voi voglio essere sincero.
Ernesto: Ci hai provato anche te a capire come si riconoscevano i maschi dalle femmine. Dimmi la verità?
Paolo: Certo si vede che voi avete molta cultura, èh. Non vi si può nascondere niente. (guarda in giro come per
essere sicuro di non essere sentito)
Ernesto: Sono stato in collegio dai preti.
Paolo: Ci ho provato molte volte anch’io, ma ho sempre guardato sotto la coda e non sono mai arrivato a capo di
niente.
Ernesto: Caro mio, le conoscenze non s’inventano. Bisogna studiare, studiare e studiare, per avere una grande
cultura come la mia.
Paolo: Avete, non una, ma cento ragioni. Purtroppo, quand’ero ragazzo, la penna la sentivo più pesa della vanga.
Ernesto: E invece è vero il contrario. Caro mio.
Paolo: Com’è, che siete capitato da queste parti?
Ernesto: Ho accompagnato tua suocera che doveva portare due lenzuoli a Zaira………... (mentre fa per seder
Posso mettermi seduto intanto che aspetto Concetta? Guardo un attimo il giornale.
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Paolo: Certo che vi potete mettere seduto. Siete o non siete in casa della vostra figliola?
Ernesto: Ma sempre in casa d’altri sono. (mentre appoggia i piedi sopra al tavolo) E in casa d’altri a me hanno
insegnato che ci si sta con educazione. (si mette a leggere il giornale)
Paolo: Appunto! …….. Sentite, Ernesto, se non vi dispiace io andrei in cantina che devo sistemare un po’ di cose.
Se non lo faccio ora che sono in ferie, quando lo faccio.
Ernesto: Vai vai, e datti da fare. Che voi dipendenti dello stato, quando c’è di mezzo il lavoro, la prendete sempre
piano.
Paolo: Anche voi, però, se non sbaglio, prima di andare in pensione lavoravi ferrovia.
Ernesto: Certo. Ma io lavoravo, caro mio. Ai miei tempi, in ferrovia, si sudava, e non poco.
Paolo: (al pubblico, mentre esce) Si! A freddo. Per la paura di essere trasferiti in un posto brutto.
Ernesto: (a Paolo che è appena uscito) Posso accendere anche la radio? Vorrei ascoltare il giornale radio.
Paolo: (da fuori scena) Ho detto, fate come se foste a casa vostra. Non me lo fate ridire un’altra volta, per piacere.
(Ernesto accende la radio. Il giornale radio sta per finire. Ascolta con attenzione l’ultima notizia)
Speaker: Ed ora, prima di concludere il giornale radio, vi vogliamo segnalare uno spiacevole fatto che da giorni si
sta ripetendo in alcune zone dell’Italia centrale. Specialmente nel sud della provincia di Siena. Un falso prete, che
in realtà non è altro che uno schizzofrenico con tendenze maniaco sessuali, con la scusa delle benedizioni pasquali
delle case, s’introduce all’interno delle stesse approfittando delle ignare vittime. Ciò che induce a cadere facilmente
nella trappola è la perfetta finzione di conoscere i componenti della famiglia. I sanitari dell’ospedale psichiatrico
raccomandano a coloro che avessero a che fare con tale soggetto, di segnalarne immediatamente la presenza alle
autorità e nell’attesa che arrivino le forze dell’ordine, di assecondarlo in tutto e per tutto. Con questa notizia
abbiamo concluso. Arivederci alla prossima edizione. (Ernesto spenge la radio)
Ernesto: (con aria Furbesca) Vedrai che se dovesse venire qui il finto prete non mi frega. Digli che si azzardi a
venire a venire a casa mia, che poi gliele addrizzo io le costole. (suonano alla porta) Zairaaaaaaaa, …………
Concettaaaaaa…… hanno suonatooooooo ……………. Qualcuno vada ad aprire per piacere………….. (suonano
ancora) Zairaaaa ……. Concettaaaaaaa ………. andate a vedere chi è per piacere….. (da una porta laterale entra
Concetta)
Concetta: Si può sapere cosa urli? Credi di essere allo stadio?
Ernesto: Avete sentito o no che suonano alla porta?
Concetta: E se suonano vuol dire che gli piace la musica. (suonano ancora)
Ernesto: (sarcastico) Lo sai che sei spiritosa! ……………..Zaira dov’è?
Concetta: In questo momento non può lasciare, abbrustolisce il pollo perché oggi ha gente a pranzo.
Ernesto: (si alza ed esce) Senti chi è che io devo andare al bagno a fare un poca d’acqua.
Concetta: (mentre Concetta va ad aprire) Stai attento che non affoghi, perché non gli hai mai insegnato a nuotare.
(da fuori scena) Bongiorno, cercava qualcuno? (sono il sacrestano e la perpetua. Sono sudati e si asciugano la
faccia con un fazzoletto)
Sacrestano: Siamo Sandrino e la Bice, il sacrestano e la perpetua di don Giuseppe. Volevamo sapere se per caso
era qui.
Bice: Aveva detto che doveva passare da Zaira perché aveva da riprendere certa roba.
Concetta: A parte che don Giuseppe non lo conosco, ma qui non si è visto nessun prete.
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Bice: (è agitatissima) E ora come si fa? È per una cosa piuttosto urgente. S’è cercato per mare e per terra, ma non
c’è stato verso di trovarlo da nessuna parte.
Sacrestano: Disturbiamo se aspettiamo cinque minuti? C’è caso che da un momento all’altro arriva.
Concetta: Venite, venite, accomodatevi pure. (entrano in scena)
Sacrestano: Gli dispiace se mettiamo seduti? (si siedono e continuano ad asciugarsi e sventolarsi) Siamo stanchi
morti. Avremo fatto diecimila passi per cercare don Giuseppe.
Bice: Senza contare le corse fatte su e giù per la chiesa.
Concetta: (preoccupata) Mica si sarà sentito male qualcuno, no?
Bice: Magari! Era meglio se si era sentito male qualcuno che succedere una cosa così.
Sacrestano: Peggio, parecchio, parecchio, peggio.
Concetta: Che può essere successo di peggio che sentirsi male qualcuno?……… Allora c’è di mezzo un morto?
Sacrestano: (stravolto) Un morto? Peggio, parecchio peggio.
Concetta: Allora c’è stata una strage?
Bice: Macché strage, peggio, parecchio peggio…………
Bice: Si riempita la chiesa d’animali, altro che.
Concetta: (preoccupatissima) Ma di animali feroci che sono scappati da un circo?
Bice: Te stai zitto, che racconto io.
Sacrestano: O forza però, èh, datti da fare. Se no parlo io.
Bice: (disperata) Stamani, dopo che abbiamo governato i polli, ci siamo scordati di chiudere il cancello del
pollaio…………..
Sacrestano: Così sono andati tutti a spasso per l’orto. Da lì hanno visto la porta aperta della sacrestia e sono
infilati tutti dentro.
Bice: E dalla sacrestia sono entrati in chiesa.
Concetta: (molto sollevata) Oh, ma allora il problema dov’è? Li mandate fuori o le prendete ad uno ad
uno…………. non mi sembra una cosa tanto difficile da farsi.
Bice: Lei parla bene, ma non è semplice a farsi com’ha detto lei.
Sacrestano: Dunque senta, èh: sono quattro coppie di piccioni, sette o otto conigli, una ventina fra polli e galline,
una quindicina fra paperi e anatre.
Concetta: Tutti dentro la Chiesa?
Bice: Tutti dentro la Chiesa.
Concetta: (rassicurante) Ascoltate me, fate come vi dico io: prendete un secchio, ci mettete dentro un po’ di grano,
(mentre mima l’atto) vi mettete vicino la porta e lo scuotete forte. Gli animali sentono il rumore e vengono a
mangiare. A quel punto uscite fuori e tutti vengono dietro.
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Sacrestano: (alla Bice) Ecco scappa tardi. Perché secondo lei non ci abbiamo provato? Niente da fare, Come
parlare muro.
Concetta: (a mani giunte) Poveracci, quanto mi dispiace……………. vi sono nel cuore……
Bice: Si! Però, ci va nel cu…………..
Sacrestano: A un certo punto i piccioni svolacchia di qua, svolacchia di là si sono appollaiati sopra ai lampadari e
hanno cominciato a scachicchiare dappertutto………………….
Bice: Allora che abbiamo fatto?
Concetta: Non lo so, lo dica lei……………..
Sacrestano: Abbiamo preso una canna e l’abbiamo scalciati fuori.
Bice: Non si fosse mai fatto!………Subito fuori c’era il cane che appena l’ha visti arrivare gli ha abbaiato e l’ha
rimandati tutti dentro un’altra volta.
Concetta: E a farvi aiutare da qualcuno ci avete provato?
Sacrestano: Ah! Non ci abbiamo provato?
Bice: Ad un certo punto sono arrivate un po’ di donne per la recita del rosario ……. gli ho raccontato la cosa e gli
ho detto se ci davano una mano a prenderli.
Sacrestano: Sono entrate dentro e invece che darci una mano ci hanno aiutato a fare più confusione di quella che
già c’era.
Concetta: E perché? Che avrebbero fatto?
Bice: Ad un tratto, un coniglio che saltellava, è entrato su per la sottana dell’Argentina …..
Concetta: (si scuote tutta con un brivido) Oddio, madonnina, che schifo.
Sacrestano: L’Argentina ha cacciato un urlo lungo cinque minuti che pareva la sirena dei pompieri. (fa i verso
della sirena) Aaaaaaaaa ……Aaaaaaaa………. Aaaaaaa…….
Bice: Da lì a due minuti è corso mezzo paese a domandare che cosa aveva preso fuco.
Concetta: Certo che se vedono tanta gente, gli animali s’impauriscono e vanno subito a nascondersi ………………
Sacrestano: Abbiamo provato anche noi due soli, ma non c’è stato niente da fare. Tutto tempo perso.
Bice: Quelle più facili da prendere sembravano le anatre……….
Sacrestano: E invece, che gli venisse un accidente a loro e a don Giuseppe che l’ha volute comprare per forza,
scivolavano dalle mani come saponette bagnate.
Concetta: Ci credo, poveracci…………. vi sono nel cuore…………
Bice: Si! Però ci va sempre dove gli ho detto prima……….
Sacrestano: Un’anatra che girellava tra le panche ero riuscito a prenderla, (mima la scena) apro la porta appena,
appena, per mandarla fuori, quando all’improvviso si ripresenta quel tisico del cane che abbaia…… Bauh….
Bauh…………
Concetta: Ci credo, poracci…………. vi so’ nel cuore………
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Bice: Per la paura questo scemo cade in terra e l’anatra scappa……………
Sacrestano: La porta si spalanca del tutto e così finiscono di entrare anche tutti quegli altri polli che fin’ora erano
rimasti fuori.
Concetta: Ci credo, poveracci…………. vi sono nel cuore………
Sacrestano: Senta signora, ma perché non smette di esserci nel cuore e invece ci dice cosa potremmo fare secondo
lei.
Concetta: Non vi rimane che fare una cosa: lasciare tutte le porte aperte senza nessuno dentro e aspettare che gli
venga fame……… Vedrà che appena arriva quella, escono di sicuro da se.
Bice: A questo avevamo pensato anche noi, ma quando stasera viene in visita il vescovo, che gli raccontiamo, che
abbiamo cominciato a preparare gli animali per l’arca di Noè?
Concetta: Allora non saprei che altri suggerimenti darvi. Ma non capisco nemmeno cosa può fare don
Giuseppe…………. Se non è riuscito a voi a prenderli …………………..
Sacrestano: Io, invece, la soluzione ce l’avrei, ma a don Giuseppe neanche gliela dico, tanto sono sicuro che non
gli va bene……… sofisticato com’è …..
Concetta: E invece deve dirgliela, magari è quella giusta e a lui non viene in mente.
Bice: (fa cenno a Concetta di avvicinarsi poi con tono di una che ha avuto un’idea geniale) Senta se l’ha pensata
male, èh: si prende una gabbia grossa e dentro ci mettiamo un piccione, una gallina, un’anatra e sopra, legato per
una zampa, un coniglio.
Concetta: E a che servirebbe questa cosa che non ho capito?
Sacrestano: Come se fossero richiami! Poi chiamo mio nipote Gilberto che è un cacciatore di quelli che quando
tirano il grilletto del fucile, il morto ci scappa di sicuro.
Concetta: Ma mi faccia il piacere………Ora vi vorreste sparare col fucile in chiesa?
Bice: Si mangerebbero polli, piccioni e anatre per qualche mese, (tassativa) ma è l’unico sistema per sgombrare la
chiesa prima che arrivi il vescovo.
Concetta: E ai danni che potrebbero fare i pallini di piombo che vanno in giro, non ci avete pensato?
Sacrestano: A questo, no! Ha ragione lei. ‘Non ci avevamo pensato davvero …………..
Bice: Allora speriamo che trovi una soluzione don Giuseppe, se no tocca fare una cosa da furbi e zitti.
Concetta: E quale sarebbe questa cosa? Mi piacerebbe tanto saperla perché sento che lei è una volpe per rimediare
le cose.
Sacrestano: Telefonare al vescovo e dirgli che nella chiesa non c’è luce perché c’è un guasto nell’impianto e che
l’elettricista fino a domani l’ altro non può venire.
Concetta: Ecco, questa come pensata non mi sembra male. Anche se è una bugia grossa come una casa……… Ma
il Signore capisce e perdona. (rientra Ernesto)
Bice: (si alza) Senta, don Giuseppe non arriva e noi andiamo via.
Sacrestano: Facciamo un altro giro per vedere se lo incontriamo e poi ritorniamo in chiesa.
Bice: Però appena viene, ci faccia il piacere di dirgli questa cosa che gli abbiamo raccontato e che venga
immediatamente a casa.
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Concetta: Non dubitate, state tranquilli. Lo dico subito anche a Zaira, perché quando viene lui, io potrei essere
andata via.
Bice: Grazie tante e arrivederci. (mentre escono)
Sacrestano: Mi raccomando, èh, che è troppo importante……
Concetta: Andate tranquilli che ci penso io. (entra Ernesto)
Ernesto: Concetta, ma chi erano quei due?
Concetta: Ma cercavano un prete.
Ernesto: E che volevano dal prete?
Concetta: Ma niente, volevano sapere se l’avevamo visto………… Senti, io vado di là a dare una mano a Zaira,
però non ti allontanare, perché tra poco andiamo via. (Concetta esce)
Ernesto: Quando vuoi andare via chiamami. Io sono qui che leggo il giornale. (Ernesto si siede e parla tra se) Se
passano di casa in casa a chiedere, allora è vero che cercano il maniaco vestito da prete. (suonano alla porta)
Zairaaaaaaaa, …………Concettaaaaaa…… hanno suonatooooooo ……………. Qualcuno vada ad aprire, per
favore………….. (suonano ancora) Oh, su. Tanto ho capito come va a finre. Devo andarci io perché quella mica
ritorna di qua un’altra volta. (Ernesto va ad aprire. Sono don Giuseppe e il chierichetto)
Prete: (da fuori scena) Non c’è mica Zaira? Ero venuto a ritirare una cosa che doveva preparami e intanto che sono
venuto, benedisco la casa.
Ernesto: (entrano in scena) Venga, venga, reverendo. Ora gliela chiamo subito la Zaira. (al pubblico) ‘Quea volta,
il pazzo, maniaco sessuale ha fatto la medicina per il suo culo. (il chierichetto vede il cesto delle caramelle pieno e
ci si fionda. Si piazza davanti e ricomincia a mangiarle. Ernesto si precipita al telefono mentre invita il prete a
sedersi) Si metta comodo, don…………..
Prete: Giuseppe …… Sono don Giuseppe. Parroco della parrocchia di Santa Maria Immacolata.
Ernesto: (al pubblico) Si! Ed io di quella della Madonna del Cardellino. (al prete mentre compone il numero) Gli
dispiace, reverendo, se prima faccio una telefonata. È unana cosa urgente. La stavo per fare prima ma poi ha
suonato lei…………..
Prete: Faccia quello che deve fare. Anzi, mi scuso per aver disturbato. Se lo avessi saputo, sarei venuto più tardi.
Ernesto: Non si preoccupi. Nessun disturbo. (vicino al telefono c’è una porta. Ernesto, per parlare non sentito, si
nasconde per metà all’interno di essa) Pronto? Parlo con i carabinieri?…………. Ascoltatemi bene perché non
posso parlare a voce alta. Qui in casa mia c’è quel maniaco sessuale che cercate……………. Preciso! Quello che si
spaccia per prete. Correte, perché non so per quanto tempo riesco a trattenerlo…………… l’indirizzo ve lo dico
subito…… allora è: via de le scrofe pregne 28 ………. Si, si ….. avete capito bene………pre-gne…. ….con la
p…… come pre-gne……… Si, pregne si scrive con la p, maiuscola ……….. e anche scrofe, si scrive con la esse
maiuscola …….. Primo piano………..fate a la svelta, però, èh. (posa la cornetta)
Concetta: (moglie di Ernesto da fuori scena) Ernesto…………Ernesto, sei in sala?………..
Ernesto: (si precipita verso la porta come terrorizzato) Sono qui, ma te stai buona dove sei. Non venire di qua che
può essere molto pericoloso. (Concetta entra)
Prete: (si alza in preda al terrore e avvicinandosi a Concetta le prende la mano) Che pericolo c’è signor Ernesto?
Mi dica che ha visto………… non mi faccia stare in pensiero.
Ernesto: (mentre stacca la mano della moglie e l’allontana dal prete) Ora te lo dico, però intanto posa l’osso
………. Che ho visto? ( non sa che inventare) …….Ma…….mi è sembrato d’aver visto……… (deciso) Ho visto il
diavolo Lucifero che entrava dalla finestra (soffia e urla).
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Prete: (scappa terrorizzato. Intanto il chierichetto mangia anche il dolce. Vicino c’è una bottiglia di vinsanto e dei
bicchieri. Ogni tanto si fa un gòtto. Il prete lo vede e va a farsi un bicchierotto anche lui) Il diavolo?……….
Oddio, Gesù, Maria, aiutateci……… (beve) Il maligno è entrato anche qui dentro? ……… Ormai è dappertutto.
(beve di nuovo)
Chierichetto: Don Giuseppe, ma non è meglio se date subito una bella benedizione, invece di fare quei gòtti di
vinsanto? Il giro delle benedizioni è ancora lungo, èh. Ci toccasse di tornare a casa ubriachi.
Prete: (con movimenti convulsi) Si, si…………. Hai ragione……Qua….. subito una bella benedizione. (al
chierichetto) Passami il secchiello…… (benedice più volte girando per tutta la stanza) Vade retro Satana……
Vade retro Satana……….
Concetta: Me lo spieghi che sarebbe successo?……… Che ci sarebbe di tanto pericoloso?
Ernesto: (alla moglie sottovoce) Stammi vicino che è meglio per te. Questo non è un prete vero. È un maniaco
sessuale……. Prima ti salta addosso e poi scappa. Hai capito o no? (il prete s’infila dentro una porta)
Concetta: (titubante) Ma dopo fatto……… La cosa…… voglio dìre……mi ammazza?
Ernesto: Se uno rimane calmo e l’asseconda, dicono di no.
Concetta: E di che devo aver paura se non mi ammazza ………..Dimmi una cosa, piuttosto, ma te come fai a
sapere quete cose. Dove l’hai conosciuto?
Ernesto: L’ho sentito dianzi al giornale radio …….. L’ho acceso proprio nel momento che lo dicevano.
Concetta: E qui come ci sarebbe capitato?
Ernesto: Dicono che entra nelle case con la scusa della benedizione pasquale.
Concetta: Ho capito. Ma qui, in casa di Zaira, voglio sapere, come è entrato.
Ernesto: Hanno sonato alla porta, sono andato a vedere chi era e gli ho aperto………… Però stai tranquilla perché
ho già telefonato ai carabinieri e tra poco mandano qualcuno.
Concetta: Hai già telefonato ai carabinieri?...... ti riuscisse mai a falla una per il verso giusto.
Ernesto: Perché, secondo te non li dovevo chiamare i carabinieri?
Concetta: Certo, che non li dovevi chiamare. Chiamavi subito me e risolvevo tutto io. Ma non l’hai visto
poveraccio com’è impaurito?
Ernesto: (meravigliato) Poveraccio?……… Ooooh, guarda che quello è pericoloso, èh. Un salto e ti monta
addosso. Non sente scuse, èh.
Concetta: Capirai che dispiacere. Tanto con te, negli ultimi tempi, non è stato sempre più un patire che un godere.
Ernesto: Concetta, non cominciamo ad offendere, èh. Eppure lo sai che tipo sono io…………..
Concetta: Si, si, lo so, e te l’ho detto un secondo fa come sei. Te lo devo dire un’altra volta?
Ernesto: Allora lo sai che cosa devi fare? Telefona ai carabinieri e digli che qui il prete non c’è più perché è
scappato.
Concetta: Ascoltami, ma stamani, prima di partire, non avevi detto che saresti andato a salutare quell’uomo che ha
fatto il soldato con te………… vai……vai che io me la cavo da sola col prete, vai………….
Prete: (fa capolino) Signor Ernesto. Secondo lei è passato il pericolo? Si è fatto rivedere il maligno?
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Ernesto: Non si è fatto rivedere, però è meglio se resta nascosto. Non si sa mai.
Prete: (quasi piangente) Si, si . Stia tranquillo che sto nascosto……… E chi mi porta via di qui. Non mi muovo
neanche se viene a prendermi il vescovo.
Ernesto: (alla moglie) Allora lo sai che faccio? Vado incontro ai carabinieri, che dovrebbero essere qui a
momenti. Così non perdono tempo a cercarci.
Concetta: Ma ancora sei qua? (Ernesto fa per uscire) Ah! Ernesto, aspetta un momento. (quasi sottovoce,
indicando il chierichetto) Porta fuori quella creatura. Non vorrei s’impaurisse quando i carabinieri vengono a
prendere il prete.
Ernesto: (lo prende per mano) Vieni bello. Vieni con lo zio che ti porta a comprare le caramelle.
Chierichetto: (col senso della pienezza di stomaco) Le caramelle a non mi piacciono. Mi fanno venire gli
stomacucci.
Ernesto: Allora ti comprerò il gelato.
Chierichetto: Se proprio mi vuoi comprare qualcosa, allora comprami un panino con la porchetta, che ho una fame
che mi si gira lo stomaco. (escono. Concetta va verso la porta dove è nascosto il prete)
Concetta: (con voce calma e suadente) Don Giuseppe…………… Don Giuseppe, venga fuori che non c’è più
pericolo. (il prete fa capolino)
Prete: (Fa capolino. Piangente) Siamo sicuri, èh, perché io ho tanta paura del maligno. A me basta sentirlo
nominare che mi si scioglie la pancia.
Concetta: (lo prende per mano) Venga, don Giuseppe……. Venga con me che ci mettiamo seduti nel divano ….
stiamo più comodi. (il prete la segue e si siedono)
Prete: (sempre frignante) Ma lei non ha paura del diavolo? La vedo tanto tranquilla.
Concetta: Per forza che non ho paura. Non lo sa che le donne la sanno una più del diavolo? (lo tira a se e lo
abbraccia) Qua, s’appoggi a me che lo proteggo se dovesse ricomparire, il maligno. (entra Settimio. Guarda la
scena e poi tossisce per avvertire della sua presenza. Concetta si allontana di scatto dal prete. Il prete cerca di
nascondersi e riabbraccia nuovamente Concetta. Settimio non riconosce don Giuseppe)
Prete: Aaaaaaaaaah ……… Oddio. Ecco di nuovo il maligno. Ci pensi lei, signora Concetta.
Settimio: (sarcastico) Buongiorno Concetta. Che dovete fare la comunione che vi confessate?
Concetta: (imbarazzata) Non mi confesso, cerco di tenere tranquillo questo prete.
Settimio: Ho capito, s’è agitato e non vi sta fermo?
Concetta: Èh, si, gli è presa l’agitazione, poveraccio, perché s’è impaurito.
Settimio: Ci credo! Un prete abbracciato ad una donna, appena sente un rumore di passi s’impaurisce subito.
Concetta: (alterata) O Settimio, ma cosa avete capito, èh? (in confidenza) Questo non è un prete vero. (sottovoce)
Dice che sia un maniaco sessuale.
Settimio: Un manico sessuale? Ma perché, ora i preti li chiamano anche manici sessuali?
Concetta: Ho detto maniaco sessuale, Settimio, non manico sessuale. (sempre sottovoce) Praticamente, sarebbe
uno che appena vede una donna sola, la prende, la violenta e poi scappa.
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Settimio: Ah, ora ho capito. E non lo potevate dire subito? In poche parole lui cercava di scappare senza esservi
saltato addosso, apposta cercavi di tenerlo fermo.
Concetta: No, Settimio. Non avete capito neanche questa volta ………. Andate, su………. andate dove avevi da
andare, che tanto io e voi, non ci capiamo.
Settimio: Vado perché devo andare in farmacia. (sottovoce) Però, date retta a me, andate in un’altra stanza a finire
questa cosa. Questa è troppo di passaggio. Prima o poi qualcun’altro capita e vi tocca smettere di nuovo. (esce)
Concetta: (che tira di nuovo a se il prete e lo accarezza) Vieni poverino, vieni da Concetta. Non aver paura che ti
difendo io. (rientra Settimio)
Settimio: Concetta. (si separa subito dal prete. Il prete da in escandescenze e va di nuovo a nascondersi) Ma allora
siete dura, èh…. Che v’ho detto un minuto fa?….. Questo non è un posto sicuro. Sento camminare per le scale.
(entrano improvvisamente due infermieri)
1° infermiere: (all’altro) Tu vai all’altra porta e stai attento che non ne scappi da lì. (a Settimio) Dov’è?
Settimio: Dov’è, chi?
1° infermiere: Il pazzo maniaco sessuale che si veste da prete.
Settimio: Qui c’era ‘un prete poco fa, ma non m’è sembrato un gran manico sessuale. La Concetta ha tribolato
come una bestia per fargli capire cosa voleva e tanto non c’è riuscita.
Concetta: (alterata) Oh, Settimio, piano con l’offese, èh………Ma per chi m’avete preso…...
Settimio: Io non vi ho preso per niente. Semmai siete voi che prova e riprova non avete trovato il verso di
prenderlo il prete. (il prete fa di nuovo capolino. L’infermiere lo vede e si precipita verso di lui)
2° infermiere: (urlando) Eccolo, l’ho visto. È dietro quella porta. Forza, non lo facciamo scappare. (anche l’altro
infermiere si precipita)
1° infermiere: Se lo chiappo lo castro. Dopo vedrai se la smette di dar noia alle donne.
Settimio: Bravo! E quando avete fatto con lui, castrate anche la Concetta, però. Così anche lei smette di dar noia ai
preti. (fuori scena si sentono le imprecazioni degli infermieri, urla del prete e rumori di oggetti che cadono)
Concetta: A voi, invece, non c’è bisogno di castrarvi, ci ha già pensato la natura. (Entra Zaira) (Settimio va a
sedersi)
Zaira: Mamma ………. Settimio…….. cosa è successo? Che sarebbero questi urli e questi rumori?
Concetta: Stai tranquilla, Zaira, non è successo niente. Sono venuti a prendere quel maniaco che si spaccia per
prete. Ci so’ due infermieri del manicomio che cercano di prenderlo.
Zaira: Ma di quale maniaco parli? Io non so niente.
Concetta: È uno che si veste da prete e con la scusa di benedire le case, entra e violenta le donne………. Se non
fosse stato per tuo suocero, chissà in quali condizioni ero, in questo momento.
Settimio: Ah, si! Questo è vero Zaira, èh. Se non arrivavo io, il prete era spacciato. Tua mamma l’aveva già
bloccato. (dalla porta escono i due infermieri che tengono saldamente per le braccia, il prete)
Prete: (mentre viene letteralmente trascinato) Lasciatemi, vi dico …………non sono io quello che cercate voi
…….. Io sono un prete vero. Sono don Giuseppe, il parroco della Madonna dell’Immacolata.
1° infermiere: E io, invece, quello della Madonna di Pompei…………
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2° infermiere: Cammina e alza i piedi, che ti si consumano tutte le punte delle scarpe. Non ti costano niente a te?
Zaira: (cerca di bloccare gli infermieri) Ma che fate. Siete ammattiti? Lasciatelo subito. Questo è don
Giuseppe…………. Era venuto da me a riprendere una tovaglia che dovevo rammendare.
1° infermiere: Noi abbiamo l’ordine di portarlo via. Comunque, stia tranquilla ….. se alle volte non fosse lui,
quello che cerchiamo noi, prima di stasera è di nuovo a casa sua.
2° infermiere: (il prete tenta di divincolarsi) Forza, muovi le gambe e cammina, se no ti violento io……… (il
prete si libera e scappa)
Prete: Aiuto!............ Chiamate la polizia…………. Chiamate i carabinieri………………. Chiamate i
pompieri…………..(s’infila in una porta)
1° infermiere: (all’altro mentre inseguono il prete) Mi spieghi perché lo hai lasciato?
2° infermiere: Io non l’ho lasciato. Sei stato tu che hai allentato la presa. ( Zaira li segue)
Settimio: (seduto in panciolle) È più bello che guardare il giro d’Italia alla televisione…..(fanno un giro dietro
alle quinte e ritornano in scena)………. Eccoli di nuovo……. Chissà chi è in testa……………… (un infermiere
blocca il prete e anche l’altro lo riagguanta)
1° infermiere: (mimando l’atto) Se provi a scappare ancora, ti do una botta nella zucca che ti lascio scemo.
2° infermiere: (mentre cerca di spingerlo fuori) Forza, camminare spedito e zitto. ( entra Ernesto. Zaira prende il
prete per la tonaca e cerca di trattenerlo. Settimio osserva la scena con distacco)
Ernesto: (euforico) Concetta! Che donna che sei………. Brava! Ho visto che gliel’hai fatta da sola a tenere fermo
il prete.
Settimio: E invece no. Perché non ci stava! ………… Ma la colpa è mia, però, perché sono arrivato troppo presto.
Se no Concetta c’era quasi riuscita……… Bastavano cinque minuti più tardi, e il prete non aveva più scampo.
Ernesto: Che vuoi dire? Ho visto che l’hanno preso e lo portano via.
Zaira: (mentre segue gli infermieri) Io don Giuseppe non lo faccio portare via ……. Vado a parlare con la polizia,
con i carabinieri, col sindaco……… il prete falso non è lui……………..
Concetta: (mentre segue Zaira) Zaira, aspettami che vengo anch’io………….
Ernesto: (a Settimio) Il prete falso non è lui? E allora chi è?
Settimio: Quello è il parroco della chiesa della Madonna dell’Immacolata e cercava davvero Zaira. (ironico)
Senz’altro l‘avrà anche detto, ma te hai una testa dura come il marmo.
Ernesto: Allora, significa che tutta questa confusione l’avrei fatta io?
Settimio: Non lo so se è colpa tua, perché prima non ero presente. Ma da quando ti conosco so che dove arrivi te,
fai sempre un casino del diavolo.
Ernesto: (preoccupato) Ah! E ora come rimediamo questa cosa?
Settimio: Come rimediamo? Come rimedi vorrai dire. Per ora, l’unica cosa che puoi fare è andare giù e cercare di
dare una mano a Zaira.
Ernesto: Si, si…….. hai ragione, vado subito…….. (mentre esce) Vieni anche tu, Settimio?
Settimio: E a far cosa? Il coglione? Ci sei già tu! …………. E senza che fai il modesto, basti e avanzi.
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Secondo Atto
La scena si apre mentre Carlo sta prendendo a pugni il televisore perché non vuol saperne di funzionare.
Carlo: Allora!.........Accidenti a te e a chi ti ha comprato……… Ti vuoi accendere o no………… andiamo, forza,
che comincia il programma con Celentano…………… (entra Fiorella)
Fiorella: Ora, appena lo vedo, lo dico subito al babbo che dai i cazzotti alla televisione………..
Carlo: (mentre continua nell’impresa) Eccola un’atra volta ……. Arriva sempre quando nessuno la
cerca……………..Ma te un pò d’affari tuoi non le puoi fare, no, èh?
Fiorella: Tra te e nonno Settimio l’avete rintronata a forza di dargli i cazzotti.
Carlo: (guarda, trepidante, dietro all’apparecchio) Zitta, Fiorellina, zitta, che forse si accende. Vedo che le
valvole si sono illuminate. (suonano alla porta) Ora chi sarà che rompe le scatole.
Fiorella: Non sono sicura, ma potrebbe essere il direttore nuovo dell’ufficio postale dove lavora il babbo. Ieri sera
ho sentito dire alla mamma che l’avevano invitato a pranzo.
Carlo: E perché l’avrebbero invitato a pranzo? Che festa sarebbe, oggi?
Fiorella: Non lo so. Secondo me, l’hanno invitato per arruffianarsi. (suonano ancora)
Carlo: (guarda l’orologio) Forse aveva paura di non fare in tempo? Ancora non sono neanche le undici.
Fiorella: Sarà venuto a prenotare il posto. (suonano ancora)
Carlo: Per paura che non glielo lasciassimo. Fiorella, vai ad aprire, se no questo sai quanto continua a suonare.
Fiorella: (mentre Fiorella va ad aprire) Carlo, mi raccomando, èh, la mamma ha detto di non fargli fare figuracce
con questo qui.
Carlo: Pensa a non fargliele fare tu le figuracce, io non gliele faccio fare, stai tranquilla.
Fiorella: (fuori scena) Bongiorno, chi cercava? (intanto Carlo continua imperterrito la lotta con il televisore)
Direttore: Cercavo la famiglia Trombetti. Abita qui, vero?
Fiorella: Si, si, siamo noi………. Venga……. Venga…….. Entri…….. (entra in scena mentre Fiorella gli tende la
mano) Io sono Fiorella, figlia di Paolo……….. e lui è mio fratello, Carlo ………… sempre figlio di Paolo.
Direttore: Io sono Cesare……… Cesare Picchetti……. il nuovo direttore dell’ufficio postale dove lavora suo
padre,
Fiorella: Ah, sarebbe lei il nuovo direttore delle poste che il mio babbo ha voluto invitare per forza a pranzo per
arruffianarsi, èh?
Direttore: (imbarazzato) Ma…… veramente…….. non sono tanto sicuro…… se sono io quello che dice lei……
Però potrebbe essere, perché no…….. (in quel momento Carlo inizia una serie di moccoli e pugni sul televisore)
Carlo: (da le spalle all’ospite) Accidenti a te e a quel becco che t’ha inventato ………….
maiala…………
Maremma
Fiorella: (inviperita) Carlo! Che ti ho detto un minuto fa?
Carlo: Dimmelo ancora che non lo ricordo ……….Accidenti a quel cornuto che ti ha fabbricato ………… a quel
coglione che ti ha comprato e a me che ci perdo tempo …………. Maremma assassina.
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Fiorella: T’ho detto che la mamma non vuole che si faccia figuracce col direttore del babbo.
Carlo: Accidenti anche a lui. (pugno sopra al televisore) Tièh!
Fiorella: Carlo, ma sei rincoglionito? Il direttore è arrivato. Non lo vedi che è qui? (Carlo si gira)
Direttore: (a Fiorella) Forse sono arrivato in un momento sbagliato. Forse era meglio se fossi venuto un pò più
tardi.
Carlo: No, no, stia tranquillo ……. si metta seduto dove vuole………… Anzi, scusi per i moccoli di prima, ma
non ce l’avevo con lei.
Direttore: Se devo essere sincero, lì per lì, ci sono rimasto un po’ male. Pensavo ce l’avesse con me………….
Carlo: No, no, io ce l’ho con chi non capisce quando non è il momento di andare a rompere le scatole nelle case
degli altri…………….. (Il direttore si siede)
Fiorella: Senta una cosa, gliela posso fare una domanda……… come si dice…... piuttosto personale?
Direttore: Dica pure……….. Se posso, le rispondo volentieri.
Fiorella: È vero che lei non è ancora sposato?
Direttore: Si, signorina. Non sono sposato e per il momento non sono nemmeno legato a nessuno.
Fiorella: E mi dica un’ altra cosa, tanto ci siamo: scommetto che il mio babbo, gli ha già detto che anch’io sono
zitella?
Direttore: (imbarazzatissimo) Si, qualcosa mi ha accennato ma non gli ho dato nessuna importanza. Per me,
ognuno può fare quello che crede.
Fiorella: E fa bene, sa, a pensarla così. Perché se alle volte avesse fatto la bocca con me, se lo scordi. Prima di tutto
perché è molto più vecchio di me e poi perché non è il mio tipo. A me piace Marcello.
Carlo: Chi è che ti piace che non ho capito?
Fiorella: (batte i piedi per terra e ricomincia la bizza) A me piace Marcello. Avete capito o no, che piace
Marcello…….. a me piace Marcello………..
Carlo: La fai finita di fare questi versi che stavo scherzando.
Direttore: Il vostro babbo non è in casa?
Fiorella: In casa non c’è nessuno. Che vuole sapere dove sono andati a sbattere la testa…….. Forse ci potrebbe
essere mio nonno. Lo devo chiamare?
Direttore: No, no…………. Non si disturbi. Lo lasci stare……….. Anche perché, non ci conosciamo ….
Fiorella: Ma non si è perso niente, sa. Sapesse che tipino che è. Prenderebbe in giro anche sua nonna.
Carlo: (a Fiorella) Ora non esagerare, però. Dimmi quando hai visto il nonno prendere in giro sua nonna se
quando sei nata tu, lei era già morta?
Direttore: (si alza) Sentite, vedo che è presto …… faccio un giro per il paese così guardo se incontro il vostro
babbo e ritorno più tardi insieme a lui.
Fiorella: Ma no.............. ma dove vuole andare, (lo spinge sulla sedia) si rimetta seduto che ora gli diamo un
bell’aperitivo. (da un mobile prende una bottiglia e un bicchiere) Tu Carlo lo vuoi da bere?
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Carlo: Io quelle schifezze non le bevo ………….. falle bere al direttore, che a occhio e croce mi sembra di bocca
buona.
Direttore: Signorina, non si disturbi per me perché io non prendo niente. Sono un po’ delicato di stomaco e non
vorrei mi sentissi male………………….
Fiorella: Ma che disturbo………………. (gli mostra la bottiglia) Questo è proprio adatto per chi è delicato di
stomaco.
Direttore: Signorina Fiorella, la prego, non insista………….. non posso bere…(comincia a versare) Me lo dia una
goccia e basta per piacere, èh………. basta……….basta……. (riempie il bicchiere)
Fiorella: (gli mette la bottiglia sotto gli occhi) Guardi qua. Centerbe purissimo fatto dai frati ……… sessanta gradi
tondi, tondi………… (il direttore posa il bicchiere che aveva preso)
Direttore: Mi dispiace ma non lo posso prendere. Se lo bevessi, starei male una settimana.
Fiorella: (gli porta il bicchiere alla bocca) Beva! ……Dopo aver bevuto un bicchiere di questo vedrà che digerisce
anche la breccia…….
Direttore: Ma non ho niente nello stomaco. Sono digiuno. Cosa devo digerire?
Fiorella: Beva e vedrà’ se me lo chiede un altro bicchiere…….. Su, tutto d’un fiato… (dopo aver bevuto tossisce e
respira con affanno per l’alta gradazione alcolica. Fiorella lo percuote forte sulle spalle) Guardi quassù……..
l’uccellino………..l’uccellino………..
Direttore: (come fosse assatanato) Aaaaaaaaah! .................... Aaaaaaah ……….. Aaaaaah ……. Aria …….
Aria……… (anche Carlo va da lui e gi assesta alcuni colpi sulle spalle)
Carlo: Su che non è niente……….. Non c’è bisogno di fare queste scene.
Fiorella: Ma che fisico ha?............... Sono sicura che a lei gli risulta calorosa anche l’acqua…………….
Direttore: (non ha più fiato) Un altro pochino ………….
Fiorella: (mentre versa il liquore nel bicchiere) Che gli avevo detto? Ha visto che me l’ha chiesto ancora. (gli
porta il bicchiere alla bocca e lo fa bere) Su, complimentoso di un direttore.
Direttore: (ha sempre meno fiato) Un altro pochino e ………….
Fiorella: (toglie la bottiglia dal tavolo) Èh, no, èh………. Ora basta, se no va a finire che gli fa male,
……………..Anzi, più che fargli male, s’imbriaca di sicuro.
Direttore: (con il fiato cortissimo) Fatemi parlare! Porco Giuda …………….Volevo dire: un altro pochino e
muoio……..
Carlo: (un’altra botta sulle spalle) Ma che muore!........... Ma lei l’ha mai vista distruggere la gramigna? (erba
infestante)
Direttore: (passa le mani sullo stomaco e nella pancia lamentandosi) Oddio, Signore, che bruciore di stomaco e
di pancia …………. Non resisto…………io muoio
Fiorella: Stia tranquillo che non muore. Faccia meno versacci e si comporti come un uomo adulto.
Direttore: (si tasta sullo stomaco) Sento un peso proprio qui, come se non avessi digerito…….
Fiorella: (a Carlo) Ci vorrebbe qualcosa che lo facesse digerire alla svelta……….. Carlo, prendi la bottiglia del
Fernet dentro al mobile, svelto.
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Carlo: (va verso il mobile) Pronti il Fernet! ( si blocca) Fiorella, ma non sarebbe meglio dargli un grappino per
digerire? Guarda che il Fernet gli potrebbe far dare di stomaco, èh.
Fiorella: Sentiamo lui che dice……(al direttore) Che preferisce, un grappino o un Fernet?
Direttore: (distrutto e quasi ubriaco) Secondo lei cosa mi farebbe meglio?
Carlo: Secondo me gli farebbe bene quella roba che beve sempre il nonno…….
Fiorella: Il vino?…… A me non sembra il caso di fargli bere il vino alle undici di mattina e a digiuno.
Carlo: Ma quale vino!..... Aspetta un attimo..…… o come si chiama quel liquore..............Ah, ecco ……..ci sono
…. Sassolino ……… (sicuro di se) si chiama Sassolino. Con un bicchierino di Sassolino gli passa tutto.
Fiorella: Ma quale sassolino. Per fargli passare tutto ci vorrebbe una mattonata, altro che un Sassolino.
Direttore: Signorina Fiorella, mi darebbe un bicchiere d’acqua, per piacere? (arrivano i primi accenni della
sbornia)
Carlo: (forte botta sulle spalle) Un bicchiere d’acqua? (colpetti sulla testa) Ma cosa gli dice la testa?
Fiorella: (va verso il mobile e cerca) Diamogli un bel bicchiere di Fernet. O campa o crepa. Una delle due cose la
farà……..
Carlo: Ma si, diamogli il Fernet, sarà quel che Dio vuole……..
Direttore: Non ci sarebbe qualcosa di più leggero che mandasse via questo bruciore?
Carlo: (spazientito) E stia zitto un attimo, per piacere. Guardi che stiamo lavorando per lei, èh, mica per noi…
Fiorella: (come per infliggergli un senso di colpa) Lo sa che se non fosse stato tanto cagionevole di stomaco, tutto
questo casino non sarebbe successo.
Direttore: Ha proprio ragione. Anzi, scusate per il disturbo che vi sto dando. Non saprò mai come ricompensarvi.
Carlo: Fermati, Fiorella ……. Ci sono….. Fai uno Zabaglione…… Due uova, un po’ di zucchero e un bel
bicchierotto di Marsala……… Ritorna meglio di quando si è presentato qui.
Fiorella: Ma le uova ‘un ci sono. Lo so perché ieri sera ci volevano anche alla mamma. (come un lampo di genio)
Aspetta però che nel mobile ho visto la Marsala all’uovo. Sarà uguale, penso, no?
Carlo: Certo che è uguale! ………Oddio, magari è meglio se ci mangia anche due savoiardi, così si piena anche lo
stomaco e può darsi che i bruciori di stomaco gli passano. (Fiorella prende il liquore e lo versa nel bicchiere)
Fiorella: (porge il bicchiere al direttore) Coraggio, senza fare versacci, su. Un colpo e ingolli tutto. (il direttore
beve e riprende a tossire)
Carlo: Sta meglio ora? Non mi dica di no perché questa marsalina farebbe resuscitare anche i morti di qualche
secolo fa. (si alza in piedi ma non è più capace di tenersi in equilibrio)
Fiorella: Ma dove vuole andare! Non lo vede che non sta in piedi. Stia seduto finché non gli è passata, dia retta.
.
Direttore: (canta) La Marianna la va in campagna, finché il sole tramonterà…………… Tramonterà………
(traballa)
Fiorella: Oddio, il direttore ci cade. (lo rimettono seduto) Carlo! Non starà mica male?
Carlo: Vorrei vedere chi sarebbe in grado di stare bene dopo aver ingollato quelle dosi di Centerbe che gli hai dato
tu.
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Fiorella: Perché dici così? Pensi che sia ubriaco?
Carlo: Ubriaco, no davvero. Secondo me è ubriaco fradicio.
Fiorella: Oh, madonnina che figura facciamo se rientra il babbo e la mamma e lo vedono così.
Carlo: E che è colpa nostra? Che c’entriamo noi se questo scemo non sa regolarsi nel bere.
Fiorella: E ora che facciamo. Se ha preso la sbornia non gli passa in due minuti, èh.
Carlo: Aiutami a sdraiarlo nel divano. Se dorme una decina di minuti gli passa tutto. (lo accompagnano verso il
divano e lo sdraiano)
Direttore: (canta) La Marianna la va in campagna, finché il sole tramonterà…………… Tramonterà………
Fiorella: (al direttore) Ma un’altra canzone non la sa? Sa questa soltanto?
Direttore: (canta) La Marianna la va in campagna, finché il sole tramonterà…………… Tramonterà………
Carlo: Lascia stare Fiorella, credo che non voglia darti soddisfazione. (lo sdraiano sul divano) Mettiamolo a
pancia in giù. Ho sentito dire che in certi casi è meglio.
Fiorella: Si, per vomitare.
Carlo: O vomitare o no speriamo che qualcosa faccia.
Fiorella: (dopo averlo sistemato) Carlo resti te qua con lui? Io devo andare ad invitare Marcello e quel professore
di musica per stasera a cena.
Carlo: E perché inviteresti a cena questi due?
Fiorella: Boh! L’ha voluti, invitare il babbo. Però se ti dovessi dire perché, non lo so.
Carlo: Mi dispiace ma non posso restare. Ho molte cose da fare. Ciao (Carlo esce verso l’interno della casa)
Fiorella: (quasi supplichevole) Dai, Carlo , non essere cattivo. Che cosa faccio da sola.
Carlo: (da fuori scena) Quello che faremmo se rimanessi anch’io. Vai dove devi andare che tanto lui da lì non si
muove. (Fiorella si china su di lui e lo scuote. Entra suo nonno Settimio e si ferma a guardare la scena sulla porta)
Fiorella: (leziosa) Direttore ………….. direttore……….. su, si svegli che tra poco è ora di pranzo e si mangia la
pappa.
Settimio: Fiorella, rifacciamo le scene di tua nonna Concetta col prete?
Fiorella: Ma di cosa parli…………… mia nonna, il prete………………
Settimio: A parte che sei già più avanti di lei ……. Almeno ti è riuscito a sdraiarlo. A lei il prete non c’era verso
che gli stesse fermo.
Fiorella: Cosa sarebbe successo tra mia nonna, e il prete ?
Settimio: Ma niente…. una questione tra loro………… Eeeee….. senti un po’ una cosa: chi sarebbe quest’uomo
che hai sottomano.
Fiorella: È il nuovo direttore delle poste dove lavora il babbo. L’ha invitato a pranzo.
Settimio: A vederlo così sembra più che sia venuto a riposarsi, invece che a mangiare……
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Fiorella: Credo gli abbia fatto male quel bicchiere di Centerbe che gli ho dato come aperitivo.
Settimio: (meravigliato) Gli hai dato un bicchiere di Centerbe?
Fiorella: Si!………... Anzi, no, due………. E una marsala all’uovo………
Settimio: Allora ho capito……. L’hai ubriacato……….. Ne basterebbe un solo bicchiere di Centerbe per sdraiare
un toro. Te glieli hai dati due e uno di Marsala………….
Fiorella: Se ora dorme un quarto d’ora, però, gli passa tutto. Per l’ora di pranzo non si ricorda nemmeno cosa gli è
successo.
Settimio: Tu dici? Io credo che questo salterà anche la cena e la colazione di domattina, invece che il pranzo e
basta.
Fiorella: Nonno, me lo faresti un piacere? Resteresti qua con lui che devo uscire di urgenza per fare una cosa?
Settimio: Vai, vai ……… Vai tranquilla, che tanto questo di qua non lo smuovono neanche le cannonate.
Fiorella: (mentre esce) Grazie, nonno………. Faccio alla svelta, non stare in pensiero ……..
Settimio: (tra se) Non devo stare in pensiero? Ma in pensiero per chi? Per me o per il direttore ……Mah!….. Ah!
Forse ho capito: voleva dire di non stare in pensiero per lei. (il direttore, sempre sdraiato, comincia a cantare.
Settimio si siede)
Direttore: Volare ……..
Settimio: Oh, oh,………..
Direttore: Cantare …………..
Settimio: Oh….oh….…oh……..
Direttore: Nel blu, dipinto di blu,
Settimio: Felice di stare lassù…………..
Direttore: E volavo, volavo, più in alto del sole ………………
Settimio: E ancora più su………………
(Si sente una voce fuori scena. È Pietro, il professore di musica. Tipo molto lezioso. Porta occhiali spessi e veste
fuori moda. Il direttore continua a cantare )
Pietro: C’è nessuno in casa? Possiamo entrare? (il direttore continua a cantare)
Settimio: (al direttore) Zitto un momento, che m’è sembrato che chiamano ………… (continua a cantare)
Allora!……….. (mentre lo scuote) Capatosta! Dico a te, èh. (smette di cantare)
Pietro: C’è nessuno in casa? Possiamo entrare?
Settimio: Toh! Chiamano per davvero. Ora che facevo tanto bene un duetto col direttore ubriaco, sono venuti a
rompere le scatole……………………
Pietro: C’è nessuno in casa? Possiamo entrare?
Settimio: Ma perché, quanti siete, molti?
Pietro: No, siamo noi soltanto………
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Settimio: Non capisco chi può essere ……
Pietro: È permesso? Possiamo entrare?
Settimio: Potete entrare però dipende da quanti siete. Non è che non vi voglio, ma lo spazio è poco.
Pietro: (sempre da fuori scena) Possiamo entrare?
Settimio: (scocciato) Allora entrate! Cosa devo fare…… Vorrà dire che se non bastono le sedie, un pochi di voi
staranno in piedi. (entra Pietro)
Pietro: Buongiorno. Disturbiamo?…………. Abbiamo visto la porta aperta e allora ci siamo permessi di non
suonare. (Settimio si alza, lo guarda, lo squadra, e poi si dirige verso la porta, guardando dentro. Da l’impressione
che stia cercando qualcosa)
Settimio: Ma gli altri non entrano? Mica gli avrò fatto paura perché ho detto in quel modo, èh?
Pietro: Quegli altri, quali? Scusi. Non capisco a chi si riferisce … La fuori c’ero soltanto io.
Settimio: (si riavvicina a Pietro) No ………… aspetti un momento, se no si comincia subito a fare confusione. Io
ero lì, no, e sento fare: permesso? Possiamo entrare?
Pietro: Ed ha capito benissimo……… Sono stato io che ho detto: permesso? Possiamo entrare?
Settimio: E fino a qui ci siamo……. Ma gli altri che erano con lei, voglio dire, dove sono andati a finire?
Pietro: (sorridendo) Ma come glielo devo dire, Santo Dio. Con me non c’era nessun’altro.
Settimio: Ah, ecco …………. Così, lei, quando bussa, o suona alle porte, appena domandano chi è, lei risponde,
siamo noi?
Pietro: È un mio modo di fare………… Capisco che può trarre in inganno, ma faccio così perché credo che sia una
bella forma di cortesia.
Settimio: E ammettiamo una cosa. Lei entra in un bar e vuole un caffè. Mi dica come gli dice.
Pietro: Buongiorno, ce lo potrebbe fare un caffè? (il direttore ogni tanto emette dei suoni strani, come fossero
lamenti. Pietro lo guarda incuriosito)
Settimio: Però, sono sicuro che il cameriere gli domanda subito quanti caffè deve fare?
Pietro: Si, in effetti ha ragione lei. Spesso nascono degli equivoci. Ma, comunque, riesco sempre…………………
Settimio: A fare la figura del fesso, sono sicuro (mano alla bocca come per zittirsi) Uh! Scusi, tanto ma mi è
scappata senza volerlo.
Pietro: Non è niente, non si preoccupi……. (imbarazzato) Senta, posso farle una domanda?
Settimio: Lei domandi pure, se la so gli rispondo, e se no vorrà dire che la domanderà a qualcun’ altro.
Pietro: Si è sentito male qualcuno in questo palazzo?…….. Fuori ho visto………….
Settimio: Ah, si……….. Anzi, no………. Quelli che ha visto lei, fuori, stanno tutti bene di salute, è di cervello che
sono molto malati.
Pietro: (indicando il direttore sdraiato sul divano) Questo signore, però, vedo che non sta molto bene.
Settimio: Questo qui? Lui non è mai stato meglio di così, dia retta a me.
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Pietro: (fregandosi le mani per l’imbarazzo) Oggi è proprio una bella giornata, vero?
Settimio: (Sarcastico) Si! Proprio bella…….. E ancora non è notte……..
Pietro: Qualcosa non è andato come avrebbe voluto?
Settimio: Praticamente, niente………… Poi a rifinirla siete arrivati voi …….
Pietro: Cosa vorrebbe dire, siete arrivati voi…………….. Non capisco.
Settimio: Ascolti, palle secche. Ho detto voi, per dire, lei. Perché quando è arrivato lei e io ho domandato chi è, lei,
mi ha risposto, siamo noi.
Pietro: La seguo molto male………… Non riesco a starle dietro……………..
Settimio: (indicando la testa) E allora acceleri un po’, così camminiamo in coppia e sente bene quello che dico.
.
Pietro: Forse non mi sono spiegato………. Volevo dire, che non capisco………….
Settimio: Che non capisce me lo sono immaginato subito, appena è arrivato e ha aperto bocca….. (prende un
arancio da una fruttiera) Lo vuole un arancio?
Pietro: No, grazie. Non mangio quasi mai frutta.
Settimio: Io invece si. A me piace tutta la frutta. Aranci, mele, pere, fichi……
Pietro: (meravigliato) Le piacciono anche i fichi?
Settimio: I fichi, si, perché c’è qualcosa di strano.
Pietro: E scommetto che ci mangia anche il pane.
Settimio: A me il fico, caro lei, mi fa molto companatico…… A mio fratello Gino invece no, èh …… Pensi che a
Roma, con la femmina del fico, si è mangiato tre palazzi, e tutti senza pane.
Pietro: Forse si è lasciato trascinare…………..
Settimio: Èh, si ……. Lo tiravano …..O su, si metta seduto e mi dica cosa è venuto a fare qui e che vuole. (Pietro
si mette seduto)
Pietro: (molto timido) Non so da dove cominciare………….
Settimio: Neanche io, se non comincia lei.
Pietro: Io………..Sono qui per Fiorella………….
Settimio: Intanto mi dica chi sarebbe Fiorella e chi è lei, su guardiamo se gliela facciamo a partire …..
Pietro: (si alza in piedi e tende la mano a Settimio) Che sbadato che sono ……….. Io sono Pietro….. Pietro
Stornelli……………. professore di musica…………….. molto lieto……..
Settimio: Settimio Trombetti, lieto anch’io …………… E insomma, questa Fiorella che dice lei chi sarebbe?
Pietro: Non so che grado di parentela abbia con lei …………. So che abita qui e quindi immagino che sia
(Settimio lo interrompe) …………….….…..
Settimio: (con molta calma) Mia nipote…….. si, si ………. è mia nipote ………….
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Pietro: Le dicevo……. Fiorella …………. per me, è una ragazza…………molto…….. come posso dire….. io la
vedo…… (estasiato) Bellissima.
Direttore: (sempre sdraiato) Bella? …….Auh!
Settimio: (esterefatto) Ma chi è che vede bellissima? Mia nipote?
Pietro: Si! Proprio lei…………Fiorella
Settimio: Scusi, èh. (gli toglie gli occhiali e guarda le lenti contro luce) Un attimo solo e glieli ridò subito. (li
prova e poi tra se e se) È come avevo pensato. non ci si vede niente…………..
Pietro: Non riesco a capire questo gesto………..
Settimio: (mentre gli rimette gli occhiali) Ma lei, giovanotto, ogni tanto se la fa dare una controllatina alla vista?
Pietro: Perché, scusi?……… Lei ci vede qualche difetto?……….. Non riesco a capire……
Settimio: (di schianto) Qualche difetto addosso a chi? A mia nipote, Fiorella?
Pietro: (risentito) Assolutamente, no. Mi riferivo ai miei occhiali … Fiorella……. è perfetta.
Settimio: E in cosa sarebbe perfetta?……….. Voleva dire in qualcosa di particolare?
Pietro: In tutto! Santo Dio!………… (con molta passione) Ha due occhi che ti stregano appena incroci il suo
sguardo ………… Due orecchie………(come stesse andando in estasi)
Settimio: Che ci verrebbe una soppressata.
Pietro: Che sembrano petali di rosa………… una bocca con due labbra carnose …………..
Settimio: Qui è meglio stare zitti, se no cado nel pornografico………..
Pietro: Due seni meravigliosi …………….. (comincia a girare su se stesso) Due cosce che non finiscono
mai………………
Settimio: (lo blocca) Oooooooooooh …………Guardi che stiamo parlando di mia nipote Fiorella, èh.
Pietro: Certo, signor Settimio. Ma non faccia caso a come mi sto comportando. Anzi, mi perdoni, (rivà in estasi)
ma al solo pensare a Fiorella, vado in estasi. (emette dei suoni indefinibili. Frutto di eccitazione)
Settimio: (al pubblico) Si, si……….. vai pure in estasi………….. Però guarda come ti sei conciato a forza di
pensare a Fiorella?
Pietro: (come se sognasse ad occhi aperti) Tutte le sere, solo, soletto, nella mia cameretta, compongo musica,
pensando a Fiorella.
Settimio: Insomma, se non ho capito male, lei sarebbe venuto fin qui per farci sapere che la sera, prima di
addormentarsi, inventa la musica mentre pensa a Fiorella?
Pietro: (timidamente) Non proprio…………. (deciso) Ebbene…….. Sarò sincero…… Sono venuto per sapere dal
babbo e dalla mamma, se c’è qualche speranza per Fiorella.
Settimio: (preoccupato) Perché? sta per morire? ……. Che malattia ha? … A me non ha detto niente nessuno.
Pietro: Ma no. Che cosa ha capito, signor Settimio. Sono venuto per sapere della mano di Fiorella.
Settimio: Allora vede che qualcosa ha? …… Cosa ha alla mano? L’artrite, i reumatismi, il tremulo…………
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Pietro: (rassicurante) Ma le dico che Fiorella non ha nulla, stia tranquillo……………
Settimio: (arrabbiato) Mica ti dicono niente questi farabutti, sa. Tengono tutto per se.
Pietro: (deciso) Signor Settimio, è giunta l’ora che io le parli chiaro………….
Settimio: Si, forse è meglio, perché tanto se continuiamo così non ci capiamo.
Pietro: Ebbene…….sono qui perché sono innamorato pazzo di Fiorella e…… vorrei sposarla.
Settimio: (si alza in piedi di scatto) Guardi che questa è una cosa che possiamo fare noi senza dar noia al babbo e
alla mamma, èh…….. Sono qua io! (indica una porta) Poi, se ci fosse bisogno, ma non credo, di là c’è suo fratello.
Pietro: (tutto contento) Dice davvero signor Settimio?
Settimio: (disponibilissimo) Ma certo, l’affare lo facciamo io e lei, tanto sono sicuro che quando abbiamo deciso
noi due, starà bene a tutti quanti.
Pietro: C’è però, un piccolo particolare che io ritengo indispensabile………………..
Settimio: (ammiccante) Dica, dica pure senza vergogna. Tra uomini ci capiamo …….
Pietro: Sono molto imbarazzato…………….. non ne ho il coraggio.
Settimio: (fa cenno di avvicinarsi e poi in confidenza) Dica la verità. Quell’arnese non funziona come dovrebbe.
……… non fa niente! Nessuno è perfetto.
Pietro: Ma cosa dice, signor Settimio. Dal punto di vista fisico è tutto a posto…………… Solo…… che Fiorella
ancora non sa niente di niente di questa cosa.
Settimio: Ha detto niente!………… Magari……….. se intanto le aveva accennato qualcosa a Fiorella……… era
molto meglio.
Pietro: (disperato e quasi piangente) Sono nelle sue mani, signor Settimio. Mi aiuti. Io amo Fiorella.
Settimio: Su, su, su, non cominciamo con le bizze. Stia calmo e tranquillo che ora studiamo come si può rimediare
la cosa …………..
Pietro: Faccia qualcosa, la prego. Non mi abbandoni.
Settimio: Intanto mi dica che strumento suona?
Pietro: Dunque: so suonare molto bene il violino, la viola e il violoncello. Me la cavo abbastanza con il
contrabbasso e l’arpa.
Settimio: Chitarra elettrica, basso, tastiere, batteria……………. Niente, èh?
Pietro: (come inorridito) Assolutamente, no!……… Con enorme sforzo potrei arrivare alla chitarra. Quella
classica, però. Ma mai e poi mai oserei prenderla in mano per suonare un pezzo rock, oppure, beat…………… Io
sono per la canzone melodica.
Settimio: (dispiaciuto) Peccato, giovanotto, peccato. Perché a me piacciono Celentano, Little Tony, i Beatles e i
Rolling Stones…………….
Pietro: (disperato) Quanto mi dispiace, signor Settimio, di non amare questa gente.
Settimio: E senza contare che anche Fiorella va matta per questa gente……… E suo fratello, Carlo, invece, ci è
diventato quasi scemo.
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Pietro: (vuole ricucire) Ma anche a me piacerebbero, sono sicuro. Solo che è un genere che non conosco……..
Però, se ci fosse qualcuno disposto a farmeli apprezzare, sarei contentissimo di ascoltarli.
Settimio: Aspetti un po’ un momento che forse m’è venuta un’idea. (va verso una porta e chiama a voce alta)
Carlooooooooooo …………… O Carlooooooooo ….. Vieni qua che ti devo parlare……
Carlo: (da fuori scena a voce alta) Dimmi che vuoi, ora ho da fare. Non posso darti retta.
Settimio: Vieni subito qua e porta la chitarra, c’è da fare un servizio urgente.
Carlo: Cantiamo dopo, nonno, ora devo fare un’altra cosa.
Settimio: (sempre a voce alta) Ma sei coglione o ci fai? Se insisto vuol dire che è una cosa che deve essere fatta
subito, no?
Carlo: Neanche ci fosse bisogno di dare l’estrema unzione a qualcuno………………
Settimio: È ancora più urgente. (sottovoce) C’è una persona che spasima per tua sorella. Guardiamo se tra tutti e
due ce la facciamo ad appiccicargliela. Dai, muoviti. (intanto Pietro si è seduto. Per l’imbarazzo accavalla le
gambe nervosamente. Una volta di qua, una volta di là. Incrocia le braccia, infila le mani in tasca. Si aggiusta
continuamente gli occhiali. Si toglie e si mette il cappello)
Carlo: (sempre da fuori scena) Come è questa persona?…………… A te che sembra? …………… Potrebbe anche
andare?
Settimio: Carlo, come è, è, non farla tanto lunga, perdio. Non è che possiamo mettersi a scegliere, no?
Carlo: (sempre da fuori scena) Il direttore è sempre sdraiato sul divano? (Settimio risponde di si) Gli è passata la
sbornia?
Settimio: Ancora ci sono degli strascichi ma sta migliorando (entra Carlo. Ha con se la chitarra. Va subito dal
direttore)
Carlo: (gli bussa sulle spalle) Permesso? C’è nessuno in casa?
Direttore: (solleva appena la testa e lo guarda) Vi venisse un accidente per uno a te e a tua sorella (si rimette giù)
Carlo: (al nonno) Sembra che stia riprendendo conoscenza, èh, te che ne dici?
Settimio: Migliora ……………. Migliora …………. Stai tranquillo.
Carlo: Dove è questo spasimante……… Fammelo vedere da vicino. (lo vede. Si avvicina) Saresti te?
Pietro: Èh, si. Sarei io.
Carlo: (Lo squadra bene e dopo avergli fatto un giro intorno si rivolge al nonno) Se devo essere sincero, ho visto
di meglio in giro……… Però………. (il nonno lo interrompe)
Settimio: Cosa c’è che non va bene? Due occhi ce l’ha, la bocca la vedo, le orecchie sono al suo posto……….. (gli
fa cenno di avvicinarsi) Ha detto che l’arnese non gli perde un colpo…………….
Carlo: (titubante) Se devo esse’ sincero……………….
Settimio: Guarda che se facciamo tanto i sofisticati, marito a Fiorella, non lo troviamo mai, èh.
Carlo: Ma cosa hai capito, èh. (si avvicina al nonno) Volevo dìire che secondo me è anche troppo
bello……….anzi, per Fiorella, è sciupato.
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Settimio: Non esagerare, èh, perché se dovessero sposarsi e gli nascesse qualche figlio, il rischio ci sarebbe
………. e neanche poco……….
Carlo: Quale rischio?
Settimio: Il rischio di dover buttare i figli che gli nascono da quanto potrebbero essere brutti. (improvvisamente
entra Zaira. La segue ad un passo il padre. Attraversano la scena ed escono dall’altra parte)
Zaira: Queste cose succedono perché te, babbo, ti fai mai gli affari tuoi. L’hai visto come hanno ridotto don
Giuseppe, gli infermieri, perché non stava fermo? (escono)
Settimio: Anche a tua mamma non stava fermo. Ci ha provato un paio di volte, ma non c’è stato niente da fare.
(Entra Concetta. La segue ad un passo Paolo. Attraversano la scena ed escono dall’altra parte)
Paolo: Ma insomma, si potrebbe sapere di preciso cosa sarebbe successo?
Concetta: Ma niente. C’è stato uno scambio di prete. (escono)
Carlo: (al nonno) Che vorrebbe dire, c’è stato uno scambio di prete?
Settimio: (minimizza) Vorrebbe dire che tuo nonno Ernesto ha fatto casino come al suo solito. (rientra Zaira, dalla
parte che è uscita, seguita da suo padre. Attraversano la scena ed escono da dove sono entrati. Ha con se alcool,
garze e cerotto)
Ernesto: Mi spieghi, Zaira, come potevo sapere che quello era un prete normale?
Zaira: Bastava chiamare noi di casa che lo sapevamo.
Pietro: Un prete normale?……….. Perché voi, qua, avete anche preti che non sono normali?
Settimio: Lei consideri che in questa casa, non n è normale nessuno. Neanche il gatto. Pensi che preferisce
l’insalata al posto della carne. (rientra Concetta, dalla parte che è uscita, seguita da Paolo. Attraversano la scena
ed escono dalla parte che sono entrati. Ha con se una coperta)
Paolo: Insomma, Concetta, ditemi se ho capito bene: ad un certo punto è entrato in casa nostra un maniaco
sessuale, che tutto ad un tratto si è messo a fare a pugni con don Giuseppe…………
Concetta: Zitto, Paolino, su…….. Zitto, che non hai capito niente neanche questa volta. Dopo, quando c’è tempo,
qualcuno, te lo spiegherà. (escono)
Carlo: (al nonno) O spiegami bene cosa è successo, su. Che da quanto ho capito dovrebbero essere volati un po’ di
cazzotti.
Settimio: Senti, Carlino, ora non mi metto a raccontarti tutto da capo. Dopo, quando lo spiegano al tuo babbo, ti
metti vicino a lui e ascolti anche te.
Carlo: (accomodante) Farò cosi…… Almeno dimmi perché mi hai fatto portare la chitarra?
Settimio: C’è questo giovanotto che voleva ascoltare un pezzo moderno fatto da te. (improvvisamente si mette a
suonare)
Carlo: (molleggiato come il vero Celentano. Canta e si agita anche il nonno) “I tuoi baci non son semplici baci,
uno solo ne vale almeno tre, e per questo, bambina tu mi piaci, e ti dico, ba, ba, baciami, così……… Il tuo bacio è
come un rok che ti fulmina sul ring. Fa l’effetto di uno shok e perciò canto così, oh, oh, oh, oh, oh…………. Il tuo
bacio è come un roooooookkkkkk……….. (a Pietro) Che t’è sembrato?
Pietro: (imbarazzato) Il pezzo è stupendo… Magari un po’ troppo agitato…… però, mi piace.
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Carlo: Allora, capiamoci subito……… Se vuoi fare colpo su Fiorella, mi devi dare retta. (s’incammina) Vieni con
me in camera mia, che ti faccio mettere qualcosa che quando ti vede Fiorella, ci deve rimanere tonta, ci deve
rimanere. (Pietro lo segue)
Settimio: Facciamola diventare anche tonta dopo chissà a chi l’appiccichiamo. Ci rimane difficile così, figurati con
qualcos’altro sopra. (improvvisamente entra Fiorella. Il nonno non si accorge. Poi la vede) Aaaaaah! (una mano
sul cuore) Oddio!………… Avverti quando arrivi! Eppure lo sai che ho il cuore debole.
Fiorella: Tu, nonno, sai niente di cosa sarebbe successo? Fuori c’è don Giuseppe tutto fasciato e incerottato in
testa, seduto in una sedia che si lamenta.
Settimio: Devi metterti d’accordo col tuo babbo e tuo fratello. Dice che dppo a loro gli spiegano come si è svolta
tutta la faccenda.
Fiorella: Senti, nonno, mica alle volte è stato qui quel professorino di musica che abita nella casa dello zio
Giovanni?
Settimo: E cosa doveva fare qui?
Fiorella: Non lo so, ma mi hanno detto che l’hanno visto salire quassù da noi.
Settimio: (mente spudoratamente) Dunque, fammi pensare……………. (tra se) Mi sembra che qualcuno è venuto
stamani………. Ma mi è sembrata tutta gente che conoscevo………… Dovevi parlarci
Fiorella: Il babbo aveva detto d’invitarlo a cena. Però se devo dire la verità, non ho capito bene perché.
Settimio: Se il babbo ha detto d’invitarlo a cena qualcosa per la testa gli sarà passato, no?
Fiorella: Sbaglierò, èh. Ma secondo me il babbo e la mamma cercano di affibbiarmi a qualcuno.
Settimio: Guarda che se avessero pensato a quel professorino non ti farebbero mica cascare male, èh……….
Personcina raffinata…..Stipendio buono…………… (ricomincia a battere i piedi)
Fiorella: (bizzosa) A me piace Marcello……………… Ho detto che mi piace Marcello ………… ho detto che mi
piace Marcello…………….
Settimio: Chi ti piacerebbe, che non ho capito?
Fiorella: (stessa scena di prima) A me piace Marcello ……………… Ho detto che mi piace Marcello ……….
(Settimio la interrompe)
Settimio: (urlando) Basta……… Smettila di zampettare, che ho capito che ti piace Marcello.
Fiorella: Ho invitato anche Marcello a cena. Ma quando gli ho detto che c’era anche il professorino mi ha risposto:
e che vengo a fare, a reggere il lume? Fattelo reggere da tuo nonno che tanto non ha niente da fare.
Settimio: Ah, si? Ora quando lo incontro, vedrai se gli faccio reggere il lume e qualcos’altro. (si sentono, fuori
scena, voci e lamenti) Chi è che si lamenta? ….. Fiorella vai a vedere chi è. (Entrano, con passi lenti, sorreggendo
per sotto le ascelle don Giuseppe, Ernesto e Paolo. Li seguono Zaira e Concetta. Fiorella s’incontra con don
Giuseppe proprio mentre mette i piedi in scena. Il prete non se ne accorge, quando alza la testa la vede ed ha una
reazione inconsulta con strilli e strepiti)
Prete: (mentre si divincola) Aiutoooooooooo!........ Aiutoooooooooo!......... Ho visto il diavoloooooooo!.......
Riportatemi viaaaaaa!……… Aiutooooooo!......... (Fiorella, impaurita più del prete, scappa dal nonno. Zaira e
Concetta vanno a tranquillizzare don Giuseppe)
Zaira: Che c’è don Giuseppe?.................. Che ha visto per impaurirsi così?
Prete: (si sta calmando) Ho rivisto il diavolo, ho rivisto……………. il maligno è sempre qui.
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Paolo: Don Giuseppe, ora si calmi, su……. Andiamo a sedere……..Faccia i passini corti, corti, però, èh ………
Ecco, così…… bravo…..
Ernesto: E stia attento a dove mette i piedi, non cada un’altra volta.
Prete: (burbero a Ernesto) Se non stai zitto ti do una zampata in uno stinco che te la ricordi per fine che campi.
Concetta: Ernesto! Io dico che guadagni di più se stai zitto! Sbaglio?
Prete: (ha la testa fasciata e una coperta sulle spalle) Non sbagli, no…….………………. O Gesù santissimo,
questa proprio non ci voleva. ………Oddio la mi testa……….Oddio le mie gambe………….Oddio le mie
costoline………..
Settimio: Almeno se erano costoline di maiale si mangiavano arrosto.
Prete: (burbero a Settimio) Perché, se invece erano di troia non ti andavano bene?
Settimio: A me andavano bene anche se erano di agnellone castrato.
Zaira: (a Concetta) Don Giuseppe fa così per via della testata che ha battuto, sa’.
Concetta: Senz’altro. Tanto l’ha battuta poco bella. E anzi che non se l’è fracassata. (lo mettono seduto su una
sedia. Paolo vede l’uomo sdraiato sul divano e si avvicina)
Paolo: E questo chi sarebbe?..... (lo guarda e lo riconosce) Ma è il mio direttore? E cosa gli sarebbe successo? S’è
sentito male?
Carlo: Gli si è rinfacciato l’aperitivo che gli ha dato Fiorella e poi gli è venuto sonno.
Paolo: (lo scuote) Direttore……. Direttore……. Sono Paolo Trombetti, non mi riconosce? …… Su, si svegli……..
Direttore: (alza appena la testa) Un colpo, due paralisi e tre coliche a te e ai tuoi figlioli.
Paolo: Forse è meglio lasciarlo stare. Almeno riposa e gli passa prima.
Carlo: Credo anch’io sia meglio…………………. (Fiorella, curiosa, si avvicina al prete per guardare la testa
fasciata. Il prete la scorge all’improvviso e caccia un urlo. Fiorella si ritrae immediatamente)
Prete: (annaspa) Oddioooo!....... Aiutoooo!.........Questa volta sono morto sul serio, èh ……… Sono arrivato
all’inferno………Ho rivisto il diavolo un’altra volta.
Fiorella: No, no……. Stia tranquillo, don Giuseppe. Sono io…… Sono Fiorella…….. Anche prima quando è
entrato, ero io.
Prete: Paolo………. Zaira…….. Ma non la potete lasciare sciolta questa ragazza. Ci avete mai pensato che se si
avvicina a una donna che allatta, con la paura che gli fa prendere gli potrebbe mandare via il latte?
Paolo: Possibile che gli manda via il latte?
Prete: È possibile, si!………… Guardate che dopo vi citano per danni, èh.
Paolo: (burbero) Vai a sedere accanto a tuo nonno,su. E prima di riavvicinarti, chiamaci. Lo vedi che don
Giuseppe sta male, poveraccio.
Fiorella: (mentre si allontana) Non ne sta male, no. Non lo senti che lena che ha? Specialmente nella bocca.
Prete: Èh, Paolo, ma non ti sa anche a te che a questa ragazza dovete farle dare una riguardata nella lingua?
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Paolo: Credo anch’io. Ma più che alla lingua bisogna farle dare una ripulita negli ingranaggi del cervello che
fabbricano le parole.
Prete: (si tocca le parti dolenti) O madonnina che gran dolore. Che scoppio m’hanno fatto fare per le scale………
Mentre rotolavo non vedevo l’ora d’arrivare in fondo per vedere cosa mi ero fatto.
Concetta: (smorfiosa) Don Giuseppe, non fate tanto il sofisticato che non è niente, su. Fra qualche giorno non ve lo
ricordate più.
Prete: Paolo, hai sentito che discorsi fa, quella brutta sgualcita di tua suocera? (a Concetta) Ah, non mi sarei fatto
niente, èh?
Zaira: (previene Concetta) Lascialo stare, mamma, su. Non gli rispondere. Fa questi discorsi per via della testata
che ha battuto, poveraccio.
Prete: Guarda come mi hanno ridotto quei delinquenti degli infermieri, quando mi hanno fatto cadere per le scale.
(arrabbiatissimo) Che gli venisse un accidente per uno a tutti e due.
Zaira: (esterefatta) No, èh, questo è troppo ……… Don Giuseppe! Ma è diventato matto? Sono parole che si
possono sentire dalla bocca di un prete?
Prete: Io non sono diventato matto, sono parecchio, ma parecchio, incazzato, invece …………. Gli venisse un
tegame di accidenti, con quattro etti di coliche per contorno……………..
Ernesto: Don Giuseppe! Ora basta, èh. Non mi sembrano parole adatte a lei, queste. Ma è proprio diventato scemo
del tutto?
Prete: Ma semmai, scemo sarai te, imbecille, che hai combinato tutto questo casino e è per colpa tua se mi ritrovo
conciato così. (il prete continua nei lamenti)
Ernesto: (avvilito) Ma io l’ho fatto in buona fede, don Giuseppe. Non pensavo mai che sarebbe successo uno
scangèo del genere.
Prete: E invece, no! È successo perché non fai lavorare (gli indica la testa) questa specie di cocomero che hai
sopra al collo. Cetriolo.
Ernesto: (s’inginocchia) Mi perdoni, don Giuseppe. Giuro che da qui in avanti ci starò più attento.
Prete: (incazzato) Ti devo perdonare? Se non ti togli di torno ti do una zampata dove la senti meglio e te ne faccio
un paniere.
Ernesto: Ma via, don Giuseppe, non si dicono queste parole?
Prete: E se vuoi un consiglio da me, prega Dio che ti faccia morire in questi giorni, perché tanto, appena starò
meglio t’ammazzo io con le mie mani. (si allontana)
Concetta: E invece, bisogna perdonare, don Giuseppe…….. Per chi ha sbagliato ci sarà la giusta punizione quando
si presenterà (indica in alto) lassù ………… per il giudizio universale.
Prete: Io non ho voglia di aspettare tutto questo tempo. Appena mi tornano le forze vedrai se vado a cercare quegli
imbecilli d’infermieri e gli rompo le costole come hanno fatto a me………… (sprezzante) questi pezzi di cretini…..
Paolo: Don Giuseppe, appena si sente pronto, mi chiami, che vengo anch’io insieme a lei. (quasi in confidenza) Ho
i nomi e l’indirizzi degli infermieri.
Zaira: (al marito) Ma stai zitto, scemo. Ti sembra che ci sia bisogno di aizzare?
Paolo: Io non aizzo nessuno. Voglio dare una mano a don Giuseppe.
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Zaira: Non lo vedi che non sembra più neppure lui dopo che ha battuto il capo?...E pensare che era un pretino tanto
per bene, timoroso, gentile. Ora sembra un diavolo.
Paolo: Guarda che io i preti li sopporto poco, ma stavolta, anche se farnetica, sono d’accordo con lui. (deciso)
Quando ci vogliono, ci vogliono.
Prete: (chiama Paolo tirandolo per la giacca) E già ci sei, guarda se rimedi anche qualcuno dei tuoi compagni.
Zaira: (risentita) Don Giuseppe, ora però è arrivato il momento di darsi una calmata, èh. Io capisco che tutte
queste cose che ha detto fin’ora, sono per via de la caduta, ma non può seguitare così’. Pensi se a qualcuno gli
venisse in mente di riportarle al vescovo……….
Prete: Non m’importa niente …………… Tanto fra poco ci sono le elezioni e voglio proprio andare a votare per i
comunisti. Così vincono loro e lo mandano via. E devono mandare via anche ……………. (Concetta e Zaira gli
tappano la bocca)
Zaira: (molto arrabbiata) Ora, basta, davvero, èh! Se no chiamo un taxi e ce lo porto direttamente io dal vescovo.
Così le sente da se tutte le coglionate che dice. (don Giuseppe sgambetta mentre cerca di divincolarsi)
Prete: (riesce a liberarsi, si alza, e canta col pugno alzato. Nel canto lo segue anche Settimio e dal divano il
direttore) Avanti o popolo, alla riscossa. Bandiera rossa, bandiera rossa ………(Concetta e Zaira lo rimettono
seduto e gli tappano la bocca. Tenta ancora di liberarsi)
Paolo: Babbo, falla finita. Guarda che il mio direttore è democristiano, èh ……………..
Settimio: Non so se ti sei accorto, èh, ma è stato il prete a cominciare, mica io. (applaude) Bravo don
Giuseppe…... Fra qualche anno ci sarete anche voi ne’ libri di storia.
Zaira: Settimio, per piacere, non vi ci mettete anche voi a far casino.
Paolo: Ooooooh, ma così lo asfissiate, èh. (Paolo libera dalle mani il prete) Almeno fatelo finire di cantare,
poveraccio. (il prete respira affannosamente come stesse per affogare)
Concetta: (a Paolo) Non lo sapevo che anche te eri coglione al pari del tuo babbo, per la politica.
Paolo: Concetta, non mischiamo le cose di casa con la politica se no mi arrabbio.
Prete: Oddio …… affogo! ……… (si sventola con le mani) ….Aria…...Aria….. (urla arrabbiato) Ma siete
diventate pazze? …….. Mi volete far morire, sul serio?
Zaira: Allora smetta di dire scemenze, se no oggi va a finire che lo strozzo per davvero, èh…… Oppure, telefono
al manicomio e faccio ritornare subito gli infermieri a prenderlo.
Prete: (supplichevole con le mani giunte) No, no, gli’infermieri, no ……. Zairina, per piacere …… gli infermieri,
no. Ammazzami, torturami, castrami, ma lgli infermieri, non li chiamare. (si sente una musica fuori scena. Sono
Carlo e Pietro con le chitarre. Vestiti di tutto punto alla moda beat. Pietro è irriconoscibile)
Ernesto: Ma sono già arrivati gli zampognari? Eppure Natale è ancora lontano.
Paolo: Questo deve essere quel talento musicale di Carlo, insieme a qualche altro scemo come lui, che avrà
incontrato in piazza. (entrano Carlo e Pietro. Stanno suonando una canzone di Celentano: “24.000 baci”. Settimio
e Fiorella si uniscono ai due e cominciano a dimenarsi. Gli altri si mettono le mani alle orecchie per non sentire)
Prete: (urlando) Basta………Basta……… Fatela finita…….. (la musica cessa) Tutti questi contorcimenti mi
fanno aumentare il dolore alle costole…….. Accidenti a chi vi ha comprate le chitarre. (Fiorella comincia ad
avvicinarsi a Pietro)
Paolo: (al prete) A Carlo l’ho comprata io. E oggi è la terza volta che prendo gli accidenti. Senza contare che due
me le sono mandati da me.
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Prete: A parte la musica che non mi piace e la canzone che fa schifo, però, loro, sono bravi …. Si, si……. Quello
che è bisogna dirlo. (indica Pietro) E te chi sei, che non ti conosco? (Pietro si avvicina)
Pietro: (gli da la mano) Io sono Pietro. Pietro Stornelli. Professore di musica.
Prete: Professore di musica?……….. Fregna, nonna! Allora ci credo che sai suonare.
Zaira: (burbera) Don Giuseppe, ricominciamo con il linguaggio da osteria?
Prete: (a Pietro) Io, invece, sono ……….. Anzi ero….. (indica Ernesto) Prima che questo cretino facesse tutto il
casino, don Giuseppe, parroco della chiesa di Santa Maria Immacolata.
Pietro: Perché ha detto, ero. Adesso non lo è più?
Prete: Non lo so se dopo che avrò fracassato le costole a qualcuno, il vescovo mi lascia sempre fare il parroco.
Fiorella: Zitti un po’ un momento che forse ho capito qualcosa.
Prete: Chi è che ha capito qualcosa, te?…………. Non è possibile!
Fiorella: Tu saresti Pietro, il professorino di musica che è venuto a stare qui vicino a noi nella casa dello zio
Giovanni?
Pietro: (sdolcinato) Si, Fiorella. Amata mia. Ero venuto qui per parlare con i tuoi e a chiedere la tua mano.
Fiorella: Ma scusa, sai. Noi non eravamo mica fidanzati. Si può sapere quale mano eri venuto a chiedere?
Pietro: Avevo pensato di avvantaggiarmi. (posa un ginocchio sul pavimento e mentre la guarda estasiato da due
strimpellate alla chitarra) Poi, con tanto ardore, avrei pensato a conquistare te. (altre due strimpellate di chitarra)
Fiorella: (ricomincia a battere i piedi, bizzosa) A me piace Pietro……………… Ho detto che mi piace Pietro
………… ho detto che mi piace Pietro…………….
Settimio: Chi è che ti piace, che non abbiamo capito?
Fiorella: (stessa scena di prima) A me piace Pietro……………… Ho detto che mi piace Pietro ………… ho detto
che mi piace Pietro…………….
Settimio: Basta, falla finita che abbiamo capito…………… (Fiorella va da Pietro. lo prende per mano e restano
vicini)
I parenti: (grida di gioia) Ce l’abbiamo fatta…………. Venduta………… C’è voluto, ma un coglione l’abbiamo
trovato.
Prete: Basta!……….. Zitti tutti …………………. Zitti tutti, che voglio dire due parole a Fiorella e a Pietro.
Zaira: Don Giuseppe, mi raccomando, èh. Non ricominciamo con i discorsi di prima…… Ci siamo Capiti?
Prete: Guarda che ho detto anche a te di stare zitta, èh……………… un momento di pazienza che mi devo
concentrare (Mette la faccia tra le mani e rimane qualche attimo pensoso) ...... Ecccola, mi è venuta……… ………
Dunque……….. (declama)
Siamo tutti insieme qui riuniti,
Compresi i nonni rincoglioniti.
Per festeggiare la Fiorella,
Che purtroppo è bruttarella.
(Fiorella gli fa la linguaccia)
Caro Pietro suonatore,
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Stacci attento nell’ardore
E poco prima dell’amore,
Mangia svelto un ossobuco
Così sarai sicuro, che prenderai diritto nel………
Concetta e Zaira: (gli tappano la bocca) Allora, don Giuseppe……….. Ora basta! …… Don Giuseppe!
Zaira: (mentre lo prendono sotto braccio e lo alzano) Via, si ritorna in canonica, su. Ormai non muore più……….
È guarito…………
Direttore: (con la voce di un ubriaco) Fermi tutti……… (alle due donne) Mettete subito il prete a posto che deve
sentire anche lui quanto sono bravo a fare le rime.
Prete: (arrabbiato a Zaira e Concetta) Allora! Ci avete il prosciutto nelle orecchie? Non avete sentito che ha detto
il direttore? Rimettetemi a sedere, forza. (lo rimettono sulla sedia)
Paolo: Direttore ……… Per favore……. Credo non sia il caso che reciti anche lei, su. Si rimetta sdraiato che sta
meglio……..
Direttore: Taci, coglione, che tanto prima o poi ti faccio trasferire e ti faccio mandare al lavoro in Sardegna.
(Paolo gli resta vicino. Il direttore declama)
Ero venuto a pranzo da invitato,
e invece mi sono ritrovato digiuno e ubriacato,
perché quella scema di Fiorella,
che non capisce e neanche è bella,
m’ha dato da bere un forte liquore,
che m’ha fatto andare tutto in bollore.
E a questa cornacchia,
che a vederla è proprio racchia,
fossi Pietro gli troverei un rimpiazzo,
perché a guardarla dall’andazzo, prima o poi
gli potrebbe spuntare fuori un bel ceppo di c……
(all’ultima parola Paolo Tappa la bocca al direttore che annaspa per liberarsi)
Prete: (applaude) Bravo direttore! Gli farò dare il premio Nobel per la letteratura.
Paolo: (Prende a braccetto il direttore) Andiamo direttore che l’accompagno a casa. A pranzo da noi ci verrà
un’altra volta. Concetta, Zaira, voi portate a casa don Giuseppe, forza. (alzano il prete e s’incamminano)
Settimio: Alt!…. Fermi tutti!........... ormai che ci siamo voglio dire due parole anch’io.
Paolo: Eccolo! Lo sapevo. Ci mancava altro che lui. Ora così finiamo in bellezza senz’altro…….……. babbo,
facciamola corta però, èh.
Settimio: (risoluto) Stai zitto e non rompere ………. Zaira, Concetta …….. (indicando la sedia) rimettete
immediatamente seduto il prete che deve ascoltare anche lui.
Prete: (mima la scena) Porta a casa il prete…… …metti a posto il prete …….. riporta a casa il prete ………
rimetti a posto il prete …………….. Ma insomma, quanto la vogliamo seguitare questa solfa? Io mi sarei già
gonfiato i co……………… (le donne tappano la bocca al prete e lo rimettono seduto)
Settimio: (schiarisce la voce) Poesia melodica:
vi abbiamo raccontato la storia della signorina Fiorella,
che ha rischiato molto di rimanere zitella.
Ma per fortuna nostra a Pietro non gli è sfuggita,
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e ora potete andare a casa, perché la commedia, è proprio finita.
Fine
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