“MUNDUS - poesie per un`etica del rifiuto”
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“MUNDUS - poesie per un`etica del rifiuto”
1 Poesia civile VERSI IN MOVIMENTO PER UN’ETICA E UN’ESTETICA DEL RIFIUTO Sono uscite negli ultimi mesi due significative iniziative editoriali che si occupano entrambe, con le armi della letteratura, del problema ‘monnezza’ come emergenza nazionale e dei temi ad essa correlati. I poeti mobilitati dall’antologia napoletana “Mundus” e gli autori della rivista ligure “Resine” richiamano nei loro testi satiropolitici molte attualissime questioni cruciali: la crisi ambientale, la paralisi amministrativa, le discariche clandestine, gli interessi criminali-mafiosi. Qui è tutta una società segnata dal consumo che sprofonda nel pattume. ________________________________________________________________________________ _ di Stefano Petrelli Anche se ormai non se ne parla più vale la pena riportare l’attenzione sull’emergenza rifiuti che nel 2008 investì Napoli e la Campania. L’emergenza rifiuti, di recente ha portato frutti, questa volta non tossici, che vale la pena prendere in esame. Fra la fine del 2008 e il febbraio del 2009, infatti, sono uscite due iniziative editoriali di grande interesse. Mi riferisco a Mundus. Poesie per un’etica del rifiuto (Valtrend Editore, Napoli, prezzo € 18,00) e al numero 117-118 di Resine. Quaderni liguri di cultura. (Marco Sabatelli Editore, Savona, prezzo € 5,00). Per quel che attiene a Mundus si tratta di una raccolta antologica di “poesie a tema”, che hanno cioè al centro lo scandalo dei rifiuti in Campania. A cura dello scrittore, poeta e performer Ariele D’Ambrosio e del segretario dell’Istituto Patafisico Partenopeo, il poeta e scrittore Mimmo Grasso, la raccolta include anche le testimonianze di Franca Rame, Giuseppe Tortore ed Alex Zanotelli. A spiegare l’iniziativa bastano le parole di Ariele D’Ambrosio, che nell’introduzione definisce Mundus come un “libro politico come sa esserlo un libro di versi, per forza di significazione e di trasformazione della parola nativa, e fa campo in un mondo che vuole emendato da discariche clandestine e ricco di compost nutriente. Di tale politica sono capaci il poeta, che è clandestino nella casa di tutti, e la lingua poetica, che è composta in opposizione all'insignificanza che quella casa pervade”. 1 Per quanto riguarda Resine (che, in questo numero, aveva come sottotitolo rifiuti, scarti, avanzi) vale la pena fare una piccola premessa sulla storia di questa rivista. Fondata dal poeta Adriano Guerrini, dopo 115 numeri cui hanno collaborato i maggiori letterati liguri (tra i quali Sbarbaro e Montale) e una lunga interruzione, ha ripreso le pubblicazioni nel 2008 in una nuova serie e con un nuovo Comitato di Direzione (composto da Vico Faggi, Luigi Fenga, Pier Luigi Ferro, Silvio Riolfo Marengo, Adriano Sansa, Stefano Verdino). È direttore responsabile Silvio Riolfo Marengo. Resine quindi ha una storia di grande significato, non limitatamente al territorio che è stato il suo epicentro, ma con riflessi nazionali e internazionali. Oggi che ha ripreso a vivere, si può notare come il suo intento sia quello di essere uno strumento attivo capace di misurarsi con le problematiche culturali e sociali del nostro tempo. I primi tre numeri della nuova serie costituiscono un chiaro impegno in questa direzione. Il numero che qui prendo in esame, attraverso gli interventi di varia natura (sia in prosa sia in versi) degli intellettuali, scrittori e artististi che hanno contribuito, 1 Mundus, p.7. 2 sceglie anch’esso, come Mundus, di misurarsi con l’emergenza rifiuti e più in generale con la società attuale in cui tale emergenza si è generata. L’importanza di queste due iniziative, a mio avviso, è data in primis dalla materia, l’argomento che ispira la poiesi. Non mi riferisco semplicemente al fatto di cronaca che ha originato le due raccolte, e cioè quello dello scandalo dell’immondizia Napoli, a cui, fra l’altro Resine risulta meno legato rispetto a Mundus. Quello che è importante è vedere al centro di tanti componimenti quella che possiamo definire “la società del rifiuto”. Ossia, dalle due raccolte emerge il ritratto di una civiltà che è costretta a confrontarsi con i residui prodotti dalla propria esistenza. Soprattutto in Resine, oltre alla denuncia di una situazione che in alcune aree del nostro paese rischia il collasso, c’è la messa fuoco nei vari componimenti dei tratti distintivi della realtà che ha prodotto tutto ciò. Parafrasando Lukàcs che in Il marxismo e la critica letteraria affermava che “La letteratura vale qualcosa – e allora vale molto – quando traduce in forma un passo reale del movimento” (cioè delle trasformazioni che subisce la società nella quale vede la luce l’opera d’arte), si potrebbe dire che il maggior valore che si può riconoscere ai componimenti delle due raccolte prese in esame è quello di “tradurre in forma” le trasformazioni che sta subendo la società attuale. Ed ecco quindi che nel componimento poetico si contempla il residuo dell’esistenza umana, quest’ultima valutata a partire dalle macchie che i suoi resti imprimono sul pianeta. Un esempio ce lo fornisce Pier Luigi Ferro che, nella sua poesia, Enueg, inizia un’analisi dell’Italia partendo da quello che si può trovare in una discarica: 3 “qui dentro se reggi l’odore ci trovi: \ di tutta una vita il pattume, ma anche davvero \ masticata e rotta quella di noi tutti \ (: assieme impastati i belli coi brutti \ i padri i figli vecchi \ e giovani vivi e morti uomini e donne \ tutti ti dico \ ciancicati e rotti): \ mica solo la mia, a comporti il catalogo strano delle merci che lasci al loro destino: […].”2 Oppure si prenda la Ballata di Mimmo Grasso in Mundus che citando versi Montale e Baudelaire, versi definiti “sacchetti di note”, che vengono riutilizzati nella sua poesia, istituisce un parallelo fra pattume e tradizione poetica: “ ‘Esser vivi e basta \ non è impresa da poco’. Col pattume \ della poesia mi curo la jattura d’essere vivo […].3 Il rifiuto, lo scarto e il riuso entrano quindi nella poesia e nell’arte ma, come ho cercato di mettere in evidenza con queste due citazioni, non ci troviamo di fronte a componimenti poetici che si limitano alla registrazione passiva dei mali e delle emergenze che il nostro paese ha dovuto affrontare. Attraverso questo due raccolte, in particolare con Resine, c’è il tentativo di definire un’“estetica del rifiuto”….. Questo mi sembra un aspetto molto importante, soprattutto dal punto di vista della sociologia della letteratura. Nei componimenti sia in prosa che in versi che compongono le due raccolte, infatti, si intravede il tentativo di scrittori di intraprendere un percorso che, attraverso le loro produzioni, tematizza e tenta di fare i conti con un aspetto cruciale della società attuale (non soltanto di quella italiana), cioè l’emergenza ambientale. Il rischio di un collasso di una civiltà che ormai deve fare i conti con i rifiuti prodotti dallo stile di vita contemporaneo è dunque il cuore di Mundus e Resine. Ed ecco che la tecnica del riuso (che certamente non rappresenta di per sé una novità), l’attenzione al residuo, allo scarto e all’avanzo, diventano i tratti distintivi di questa esperienza che, a mio parere, si configura come un tentativo di reazione non solo alla situazione attuale, ma anche all’apparato di produzione della letteratura, e alle politiche dell’industria culturale, regolata esclusivamente dalle leggi di mercato e che, secondo Marcello Carlino, “consente in esclusiva […] una comunicazione ed una distribuzione univocamente orientate al consumo (al sostegno senza riserve del valore di scambio, alla feticizzazione della merce, all’ideologia del negazionismo tanto dei rifiuti quanto della operatività virtuosa […] e della comparazione valutativa delle qualità tendenze proprie della scrittura).”4 Dello stesso parere è anche Giovanni Fontana che affronta il tema dello scarto e del rifiuto mettendolo in relazione con il consumismo che caratterizza la società attuale e che porta alla “svalutazione di ogni concetto in favore di quello di eterna mutabilità” e con “la cultura liquida moderna che appare qui come quella del disimpegno”.5 Queste due ultime citazioni mi permettono di arrivare al secondo aspetto importante delle due raccolte prese in esame, e cioè il valore etico, civile e politico di queste due raccolte. A questo proposito va anche detto che sia Mundus sia Resine presentano vari esempi di un genere che sembrava si stesse esaurendo, mi riferisco alla poesia civile. Soprattutto in Mundus, che d’altra parte è molto più legata alla recente emergenza dei rifiuti in Campania, abbondano i componimenti che denunciano le storture, la corruzione e i mali della nostra società e delle nostre amministrazioni. Vale la pena citare l’inizio della poesia di Ariele D’Ambrosio, Nella valle di Ennom: “ecopiazza Ecoballa una nota caduta nel rumore discarica dell’eco 2 Resine, p. 25. Mundus, p. 54 4 Resine, p.11. 5 Resine, p. 120. 3 4 balla \ sul verde respiro di spazi azzurri è la storia del male attorno al bene piazza l’eco dell’immondizia del mondo che si maschera come nelle scene del plebiscito con l’eco nella piazza a parlare dell’uomo che già muore […].6 Quello che immediatamente salta agli occhi è come D’Ambrosio lavori sulla lingua includendo, rielaborandole con un forte valore polemico, parole e luoghi (“piazza” e “plebiscito” ai versi 11 e 12 sono una riconoscibile riferimento al capoluogo campano) che hanno riempito giornali e tg quando l’emergenza rifiuti giungeva al culmine. Oltre a questo va anche rilevato il parallelo che D’Ambrosio istituisce fra Napoli e la Valle di Ennom, luogo biblico dove venivano gettatele carogne delle bestie e i cadaveri dei delinquenti. Ritornando alla lingua altri termini mutuati dal racconto che i media hanno fatto dell’emergenza rifiuti e che sono entrati nel componimento di D’Ambrosio sono “termoincenerisce” al verso 34 e “termovalorizza” al verso 35, oltre al termine “ecoballa” che ricorre per tutta la poesia. Oltre al componimento di D’Ambrosio ci sono altri autori che nelle loro liriche rielaborano con ironia e con intento polemico i termini usati dai media nel racconto dello scandalo rifiuti. Fra le operazioni più interessanti spicca a mio parere quella di Giorgio Moio, 2ª ipotesi di una resistenza, di cui vale la pena riportare qualche verso: “… volteggiano | gli | occhi | indelirio… …fan | capriole | da capogiro… …dacapodichino | fino | accapomiseno… … girando | intondo… … girano | inlargo… … e | ’sta | munnezza | sta | sempe | ccà… […] …con | de’ | gennaro | ca | piglia | tiempo… … col | basso-lino | ca | se | lacontempla.. … e | contemplando | contemplando… … larosa | ier’volino | saffloscia… […]. 7 Moio addirittura, oltre a mescolare italiano e dialetto napoletano, riprende anche i nomi dei protagonisti di tutta la vicenda, gli amministratori di Napoli e della Campania, decostruendone satiricamente i significanti… 6 7 Mundus p. 45. Mundus, p. 68. 5 Per quel che riguarda Resine, invece, non si può fare a meno di menzionare il Cantico di Monna Monnezza & delle sue creature, di Mario Lunetta, in cui l’immondizia, personificata, diviene una sovrana che, inesorabile, tiranneggia sui suoi territori e li avvelena: “ Monna Monnezza ride, chiagne & fotte, vola in aria , sul mare & sottoterra, ingoia tutto, feci crude e cotte, vomita merda & tenerezza: è guerra […] Monna Monnezza inghiotte le sue entragne, appesta fiumi, prosciuga torrenti, & intanto, mentre fotte & mentre chiagne, ammazza pure i topi più fetenti. […] Monna Monnezza monetizza tutto, sa che dentro le scorie c’è un tesoro, che nei rifiuti c’è nascosto un frutto, che cromo & manganese vanno in oro. 6 […].8 Attraverso questo espediente Lunetta riesce a condensare in pochi versi tutta la drammaticità della situazione di una Campania totalmente in balia del mare che la divora e degli sciacalli che ne traggono profitto. Anche Pier Luigi Ferro merita un’ulteriore menzione, nella sua citata Enueg, dopo aver sondato tutto quello che si può trovare fra i rifiuti dell’umanità, istituendo un parallelo fra la Napoli sommersa dai rifiuti e la Leonia descritta da Calvino ne Le città invisibili, nella quinta e ultima strofa colpisce con una stilettata la società italiana: quando arriva se arriva è pronta Leonia : applaude come un angelo il suo Lurido messia: se con un ghigno si ringoia il pattume gli itali idioti ridono grattano non vincono credono se lo sia portato per sempre via.9 Sia in Mundus che in Resine dunque si registra il tentativo di organizzare una forma di opposizione e di reazione alle drammatiche vicende che,in questo anno, hanno segnato la nostra società, di creare una voce in contraddizione, che tenta di portare alla luce le contraddizioni e i mali di questa epoca e di costringerci a fare i conti con questi. Dovendo fare un distinguo, direi che Mundus si configura principalmente come momento di reazione in cui gli autori che hanno partecipato con i loro contributi cercano, attraverso l’elaborazione di un linguaggio poetico che ingloba e riutilizza criticamente i termini e i nomi che sono stati al centro di uno dei momenti più bui della storia recente abbia cercato di costituirsi come una voce fuori dal coro in grado di spiegare la reale entità del problema e la labilità delle soluzioni che le istituzioni hanno dichiarato di aver trovato. Raramente si è tentato di andare oltre, in molti dei componimenti presi in esame si registra quasi una rassegnazione, nella già citata poesia di Moio, per esempio non esiste speranza, ma resta solo la fuga, unica soluzione possibile: “…allora | sai | che | fo’…\ … menevo’ | luntanoluntano | menevo’… […]10. In altre occasioni, inoltre, si registra l’impossibilità del poeta di parlare d’arte di fronte a scene così drammatiche, Jòzef Birò, ad esempio conclude la sua poesia, dopo aver passato in rassegna i più nauseanti componenti delle discariche, con un “excuse me for having no intention of talking about art”. D’altra parte Mundus è uscita proprio a ridosso dell’esplosione dell’emergenza rifiuti e si configura proprio come raccolta di poesia ‘a tema’ dove il filo conduttore è proprio lo scandalo rifiuti. Per quel che riguarda il numero 117-118 di Resine, invece, il punto focale è rappresentato proprio dalla società del rifiuto, cioè a mio parere, si va oltre l’emergenza partenopea e si arriva a delineare i tratti di una società che presto dovrà fare i conti con i suoi scarti. Oltre al momento polemico, dunque, comunque molto presente c’è anche il tentativo di mettere a fuoco i caratteri di queste società per programmare un intervento critico, di approntare una cultura ad hoc per questa nuova realtà che ne metta alla luce i problemi e che esca dalle logiche dell’industria culturale orientata al consumo. 8 Resine, p. 41. Resine, p. 27. 10 Mundus, p. 68. 9