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22-25 i pesci piccoli_Layout 1 15/02/13 15:24 Pagina 22 RUSSIA I pesci piccoli di Viktor Il gioiello di Putin si chiama Gazprom, il maggior estrattore al mondo di gas naturale. Ha generato Nord Stream, una conduttura che rifornisce di gas l’Europa intera, snodandosi negli abissi del Mar Baltico per oltre 1000 chilometri, dalla cittadina russa di Vyborg alla tedesca Greifswald. 22 D i tanto in tanto qualcosa abbocca all’amo di Viktor. La lenza affonda nelle acque salmastre della Zaščitnaja Bukhta, l’insenatura su cui sorge Vyborg. Tutti pesci piccoli, piccolissimi. Perché i pesci grossi nuotano lontano da qui. “Non c’è molto altro da fare – sospira infilzando una nuova esca sull’amo – stare qui e aspettare, ecco tutto. Siamo così noi russi, aspettiamo sempre che qualcosa cambi. Quando annunciarono il progetto ci sembrava che finalmente qualcosa per questa città sarebbe arrivato, qualcosa di quei milioni che girano a Mosca. Ma siamo ancora qui ad aspettare”. Vyborg è una cittadina a due ore di treno da San Pietroburgo. Il confine è a dieci minuti di autobus da qui: “Se lancio la lenza con troppa forza rischio di pescare in Finlandia”, scherza Viktor. Viipuri, così si chiama in finlandese, è Vyborg solo dalla fine della Seconda guerra mondiale, quando Stalin la strappò definitivamente alla Finlandia. Fino allo scorso anno qui venivano solo i finlandesi nei fine settimana a prendersi sonore sbronze per quattro soldi e importunare le ragazze. Poi, da un giorno all’altro, hanno cominciato ad arrivare anche i pesci grossi da Mosca. Quello più grosso di tutti si chiama Gazprom. Il gigante russo dell’energia è una specie di stato nello stato. Un’immensa macchina che fabbrica miliardi di euro, le cui leve di comando si trovano direttamente nelle CHRISTOPH GOEDAN/LAIF/CONTRASTO di Danilo Elia stanze del Cremlino. Meno di un anno fa Gazprom ha inaugurato la prima linea del Nord Stream, il gasdotto che s’inabissa proprio qui per rispuntare al di là del Mar Baltico a Greifswald, in Germania. Strette di mano, tagli di nastri, sorrisi, giornalisti da tutta Europa, poi tutti sono tornati da dove erano venuti. “Del lavoro, della crescita che promettevano non si è visto niente qui a Vyborg – dice Viktor – La gente continua a fare sacrifici oppure se ne va via. E qui rimaniamo noi ad aspettare che qualche pesciolino abbocchi”. east european crossroads 22-25 i pesci piccoli_Layout 1 15/02/13 15:25 Pagina 23 RUSSIA Y Nord Stream corre sotto il Mar Baltico per oltre 1000 chilometri, dalla cittadina russa di Vyborg alla tedesca Greifswald. Quello che scorre nelle profondità delle fredde acque del Baltico è un fiume di 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas. Per avere un’idea, soddisfa da solo il 10% dell’intero fabbisogno europeo. Una montagna di oro blu proveniente dagli immensi giacimenti siberiani. Un serpente di 1224 chilometri, il gasdotto sottomarino più lungo mai costruito. Ma sono in molti a chiedersi se ce n’era veramente bisogno e se non sarebbe bastato riammodernare la rete ucraina. Dalla stazione dei treni partono i grossi bus fuoristrada che por- numero 46 marzo/aprile 2013 tano i lavoratori all’impianto di compressione nella baia. “Vengono tutti da lontano. Da Kransojarsk, Omsk, dalla Siberia – dice Ira –, ma anche dalla Repubblica Ceca”. Ira ha studiato ragioneria e ha provato a lavorare per il Nord Stream, ma senza successo. “La vita non è facile. Qui continua a non esserci lavoro, e anche quando c’è è pagato una miseria”. Ha una figlia di otto anni che deve tirare su da sola. Anche la sua amica Sveta è ragioniera, ma lei si è trasferita a Piter, come chiama affettuosamente San Pietroburgo, e torna qui 23 22-25 i pesci piccoli_Layout 1 15/02/13 15:25 Pagina 24 RUSSIA solo nei fine settimana. Dividono l’affitto del piccolo appartamento in periferia. “A Vyborg non c’è futuro. È poco più di un paese. Sono anni che si parla di far venire i turisti, ma qui vengono solo quegli ubriaconi dei finlandesi”. Nell’hotel Družba trovo questi finlandesi. Alcuni di loro sono appesi al bancone del nightclub con un boccale di birra fra le mani. Tre belle ragazze si annoiano all’altra estremità del bancone. “Sono un po’ sempliciotti, vengono tutti da paesini di campagna vicino al confine, ma non sono male, sono educati”. Marija ha vent’anni e una massa di capelli che le ricade sulle spalle come una colata di basalto. È una studentessa, mi dice con un sorriso: “Comunque sono 5mila rubli per un’ora”. Gazprom: lo stato nello stato U no stato nello stato con 400mila dipendenti, Gazprom vale da sola l’8% del Pil russo. È per legge il monopolista nella produzione di gas della Federazione e, con una media annuale di 500 miliardi di metri cubi (il 17% dell’intera produzione mondiale) e riserve stimate per 23 milioni di miliardi (il 18,4% di quelle mondiali), il primo produttore di oro blu al mondo. Dalla sua ascesa al potere Vladimir Putin l’ha trasformata in una propaggine del Cremlino, nazionalizzandola e mettendo al suo vertice solo i più fidati tra i suoi uomini, a cominciare dal pupillo Dimitri Medvedev. Lo scorso settembre la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione per presunto abuso di posizione dominante in otto Paesi dell’Unione. Il sospetto dei commissari europei è che Gazprom abbia violato le norme antitrust per sbarrare la strada a possibili concorrenti in Europa orientale e mantenere alto il prezzo del gas legandolo a quello del greggio. 24 La decisione di Bruxelles di mettere sotto la lente d’ingrandimento il gioiello russo non è andata giù a Putin, che si è affrettato a emanare un decreto per sottrarre di fatto Gazprom alla giurisdizione europea e porla sotto la diretta protezione del governo. Il rischio non è infatti da sottovalutare, dal momento che la Commissione ha il potere di imporre una sanzione fino al 10% dell’intero fatturato annuo. Mentre la partita energetica tra Russia ed Europa si sposta sul piano politico, molti analisti sono convinti che Gazprom sia in realtà un gigante dai piedi d’argilla. La fonte della sua enorme ricchezza resterà tale solo fintantoché il prezzo del gas si manterrà sui livelli attuali e la domanda non diminuirà. Intanto con il primo trimestre che ha segnato un crollo degli utili del 24% e la prospettiva di una megamulta europea, che potrebbe arrivare a 10 miliardi di euro nel caso in cui la Commissione accertasse le violazioni presunte, anche il gigante trema. Nel piccolo centro storico qualche facciata restaurata si alterna a una serie di edifici settecenteschi lasciati a se stessi. Gli stucchi cadenti mostrano laterizi marroni come bocche sdentate. Sulla naberežnaja, il tortuoso lungomare, i giovani ciondolano con indolenza e una bottiglia di birra in mano. È qui che prende forma la partita geoenergetica tra Europa e Russia, che si materializzano gli equilibri del continente e tutte le questioni ancora aperte con i Paesi ex sovietici, come l’Ucraina, i Paesi Baltici. Il nuovo asse stretto tra Mosca e Berlino taglia gli Stati recalcitranti fuori dalla questione energetica, che così diventa un affare a due. Putin si smarca dai capricci di Kiev, che non potrà più fare leva sui gasdotti che transitano sul proprio territorio per minacciare la chiusura dei rubinetti e ottenere prezzi di fornitura vantaggiosi. Il Nord Stream è la prima e più importante fase di un progetto più ampio voluto da Putin; il suo complemento sarà rappresentato dal South Stream, altri 900 chilometri di tubi offshore che attraverseranno il Mar Nero e arriveranno direttamente in Italia. Quando sarà completato, tutto il gas russo diretto in Europa, che fino a ieri transitava per l’80% dall’Ucraina, bypasserà ogni intermediario arrivando direttamente ai clienti finali, clienti assetati di energia. Prima di lasciare Vyborg, Viktor mi ha invitato a fare un giro della baia di notte con la sua barca. È una vecchia bagnarola con un sacco di cavalli. Ha bevuto un po’ prima di salire e forse non dovrei seguirlo, ma ai comandi c’è il taciturno Anton. Dalla Zaščitnaja Bukhta il profilo della città è silenzioso come la notte, un silenzio che solo il gorgoglìo del motore riesce a rompere. A poca distanza dalla torre del castello, le gru del porto lavorano alla luce elettrica. Viktor ci teneva a mostrare la baia dalla sua prospettiva naturale, l’acqua. “Secondo me nessuno di east european crossroads 22-25 i pesci piccoli_Layout 1 15/02/13 15:25 Pagina 25 RUSSIA Schröder, Merkel –, ma anche gli alti papaveri del consorzio dei russi di Gazprom (51%), i tedeschi di Basf e E.On (15,5% ciascuno), gli olandesi di Gasunie e i francesi di Gdf Suez (9% ciascuno). “Dove sono i milioni, eh? Dove vanno a finire tutti questi milioni di milioni? Lo sai anche tu dove, vero?”, mi chiede sottolineando l’interrogativo con uno sputo in acqua. Poi malfermo si arrampica sulla prua del piccolo motoscafo. Anton affonda con decisione sulla manetta del motore, la barca s’impenna in una furia di spuma bianca e io finisco sul fondo dello scafo. Viktor ritto a prua, gli occhi iniettati di rancore etilico, sembra un piccolo capitano Achab che urla nel vuoto. Il suo mostro sottomarino, invisibile poco più in là, è fatto di mille tubi metallici. [ Vyborg, Russia, un lavoratore georgiano mentre prepara il pranzo nello scantinato dove vive con i suoi colleghi. DMITRIJ LELTSCHUK/LAIF/CONTRASTO quei potenti ha mai visto la città da qui. Eppure Vyborg è nata sull’acqua, vive sull’acqua. Anzi, secondo me quelli non ci hanno nemmeno messo piede in città”. Lo stabilimento di compressione che succhia il gas dal ramo Grjasovets e lo spinge nei tubi sottomarini è più in là, sorvegliato e inaccessibile come una base militare. Una sbarra in mezzo alla strada blocca l’accesso diversi chilometri prima. I lavoratori hanno alloggi dedicati fuori dalla città; fanno turni di due settimane senza sosta e riprendono il treno per casa per due settimane di riposo, e così via. Non portano nulla alla città, non spendono un rublo, non si vedono neanche. Ma i pezzi grossi di cui parla Viktor non sono certamente loro. Sono sì i politici – Putin, Medvedev, numero 46 marzo/aprile 2013 25