il settore europeo della calzatura: struttura, dialogo sociale, futuro

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il settore europeo della calzatura: struttura, dialogo sociale, futuro
WITH THE SUPPORT OF THE
EUROPEAN COMMISSION
REPORT
IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA:
STRUTTURA, DIALOGO SOCIALE, FUTURO
Project Consultant:
Federico Brugnoli
[email protected]
www.spin360.biz
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1. INTRODUZIONE A CURA DELLE PARTI SOCIALI
2. SINTESI
3. RISULTATI DEL PROGETTO
3.1 IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: PANORAMICA 3.1.1 STRUTTURA DEL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA 3.1.2 LA SITUAZIONE DELL’OCCUPAZIONE NEL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA 3.1.3 TENDENZE DI MERCATO 3.2 IL DIALOGO SOCIALE NEL SETTORE CALZATURIERO: ANALISI PER PAESE
3.2.1 Struttura dei sistemi di dialogo sociale nazionale presi in esame 3.2.2 Le riunioni e i risultati del dialogo sociale
INDICE
3.2.3 Le priorità europee delle parti sociali nazionali 3.3 I FATTORI TRAINANTI DEL FUTURO DEL SETTORE CALZATURIERO :
L’ANALISI S.W.O.T.
3.3.1 PANORAMICA QUANTITATIVA E QUALITATIVA 3.3.2 PUNTI DI FORZA
3.3.2 PUNTI DI DEBOLEZZA
3.3.4 OPPORTUNITA’
3.3.4 MINACCE
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INTRODUZIONE
a cura delle parti sociali
L’obiettivo principale del progetto era quello di individuare lo stato dell’arte del settore della calzatura, dei sistemi e delle
pratiche nazionali di dialogo sociale al fine di creare le condizioni ottimali per rinnovare il dialogo sociale europeo ed
adeguarlo all’evoluzione occupazionale.
Tale obiettivo è stato ampiamente conseguito mediante la creazione di un’”intelligence” settoriale strutturale e il
rafforzamento della rete del dialogo sociale europeo della calzatura per uno scambio sistematico di informazioni nonchè
mediante la promozione di un approccio al dialogo sociale specifico ed ampiamente accettato.
Le attività del progetto sono state attuate attraverso una cooperazione intensa, attiva e proficua tra le parti sociali europee
e tra queste ultime e i membri nazionali. Questa cooperazione rinnovata e rafforzata figura tra i risultati di maggiore
valenza conseguiti nell’ambito delle attività progettuali.
Il progetto ha permesso di:
1) Stilare un’analisi aggiornata del settore della calzatura, prendendo in esame gli indicatori relativi alla struttura
economica nella maggior parte dei paesi a livello continentale;
2) Analizzare l’evoluzione del dialogo sociale settoriale nei cinque paesi più importanti;
3) Svolgere un’analisi SWOT completa del settore.
Il primo capitolo della relazione raccoglie i dati più recenti che descrivono la situazione economica del settore,
l’occupazione e i principali indicatori di mercato. Essenzialmente il capitolo è basato sui dati, presenta una descrizione
sintetica e un’analisi della struttura del settore nonché dei fattori competitivi che impattano sulla sua evoluzione.
Il secondo capitolo presenta una valutazione più qualitativa dell’evoluzione delle relazioni industriali in cinque paesi
con una sezione specifica sulla situazione settoriale a livello nazionale. Sono state raccolte informazioni di prima mano
attraverso incontri specifici organizzati nei paesi europei più importanti per il settore della calzatura: Francia, Italia,
Portogallo, Romania e Spagna .
La terza parte della relazione illustra i risultati di un’accurata analisi settoriale SWOT (punti di forza, di debolezza,
opportunità e minacce ) svolta dalle parti sociali nazionali ed europee al fine di individuare le questioni da affrontare
insieme a livello europeo per rafforzare la competitività e la crescita del settore.
I 16 mesi di attività del progetto hanno consentito alle parti sociali europee di raccogliere le informazioni necessarie alla
definizione su base fattuale delle priorità di azione del dialogo sociale europeo al fine di rispondere alle esigenze concrete
espresse dalle associazioni nazionali di categoria e dai sindacati.
La maggiore coesione a livello europeo delle parti sociali del settore della calzatura e l’insieme aggiornato d’informazioni
disponibili dovrebbero tradursi in azioni concrete da portare avanti nel contesto europeo partendo da priorità definite di
comuni accordo.
Luc Triangle
Carmen Arias Castellano
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2.
SINTESI
IL progetto dal titolo IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: STRUTTURA, DIALOGO SOCIALE
E FUTURO, ha come scopo quello di fornire un quadro aggiornato del settore europeo della calzatura grazie ad una
maggiore interazione tra le parti sociali europee e nazionali. I dati dovevano essere utilizzati per definire le priorità future
per le attività del dialogo sociale europeo. Le informazioni e i dati raccolti ed elaborati nel corso dei 16 mesi del progetto
sono stati strutturati in tre capitoli:
● IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: UNA PANORAMICA
● IL DIALOGO SOCIALE NEL SETTORE DELLA CALZATURA: ANALISI PER PAESE
● GLI ELEMENTI TRAINANTI DEL FUTURO DEL SETTORE DELLA CALZATURA: ANALISI S.W.O.T.
L’analisi delle varie tematiche fornisce alle parti sociali le informazioni necessarie per la definizione delle priorità settoriali
nell’attuazione della strategia e degli obiettivi del dialogo sociale settoriale europeo.
Il primo capitolo, IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: UNA PANORAMICA offre un’analisi
aggiornata del settore della calzatura, prendendo in esame gli indicatori di maggiore pertinenza che mostrano la struttura
economica, le dinamiche di mercato e le caratteristiche della manodopera nei paesi europei più importanti per la
produzione di calzature. Il capitolo è suddiviso in quattro sottocapitoli .
Nel capitolo 3.1.1 – Struttura del settore europeo della calzatura, le parti sociali hanno elaborato le statistiche
Eurostat, per estrapolare le informazioni settoriali più importanti sul piano strutturale (i dati comprendono altresì la
produzione di componenti per calzature, se non indicato diversamente). I principali risultati di questo capitolo sono
elencati come segue:
● Il settore europeo della calzatura (compresa la produzione di componenti per calzature) contava oltre 20.000 aziende
nel 2013. A partire dal 2008, questa cifra ha registrato un calo del 18,5% ed ha seguito un trend al ribasso a motivo della
delocalizzazione e del trasferimento della produzione in paesi con un basso costo del lavoro e delle conseguenze della
recente crisi economica.
● Nel 2013, cinque paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Romania e Polonia) rappresentavano circa l’85% delle aziende
produttrici di componenti per calzature in Europa. In questi paesi, il grosso delle aziende si concentrava in regioni e
distretti industriali estremamente specializzati.
● Le piccole e medie imprese rappresentano circa il 95% del totale delle aziende del settore. Vanno sottolineate le
differenze nella distribuzione delle imprese per fascia dimensionale: in alcuni paesi, come l’Italia e la Polonia, si registra
una percentuale significativa di micro imprese; mentre in altri, come la Romania, si rileva un maggiore equilibrio tra le
varie fasce dimensionali, con una quota maggiore di imprese di maggiori dimensioni.
● Nel 2013, il settore della calzatura (compresi i componenti) ha prodotto un fatturato superiore ai 27 miliardi di euro, il più
alto per sei anni. Il settore della calzatura è stato in grado di recuperare e aumentare il fatturato di 5 miliardi di euro in un
periodo di cinque anni grazie ad un investimento continuo in prodotti innovativi e nuovi mercati.
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● La distribuzione geografica del fatturato della calzatura (e dei componenti) non rispecchia completamente la
distribuzione delle imprese. L’Italia continua ad essere il mercato leader e produce più della metà del fattore aggregato
europeo.
● Il contributo delle PMI al fatturato si avvicinava all’80% del totale nel 2011, al 76% nel 2012 e al 77% nel 2013.
La stessa fonte è stata utilizzata per elaborare alcuni dati presentati nel capitolo 3.1.2 La situazione dell’occupazione
nel settore europeo della calzatura, che presenta un analisi dell’occupazione a livello settoriale su base geografica,
prendendo in esame il peso della dimensione delle imprese e altri fattori pertinenti derivanti dallo studio svolto con le parti
sociali di Francia, Italia, Polonia, Portogallo e Romania. L’analisi ha portato all’aggregazione delle seguenti informazioni:
● L’occupazione settoriale evidenzia un calo continuo tra il 2008 e il 2009 (passando da più di 330.000 addetti a circa
296.000). Da quel momento, i posti di lavoro del settore rivelano una certa stabilità. Nel 2013, oltre 288.000 lavoratori
erano occupati nel settore della calzatura e della produzione di componenti.
● L’Italia occupa il numero più elevato di addetti che rappresentano il 28% della manodopera a livello europeo, la
Romania il 18% (e soltanto il 4% del fatturato), il Portogallo il 15%, Spagna e Portogallo insieme il 15%. Questi cinque
paesi rappresentano insieme oltre il 75% del totale della forza lavoro impiegata nel settore europeo della calzatura .
● Le piccole e medie imprese del settore europeo della calzatura occupano oltre l’80% della manodopera .
● Nei paesi oggetto di studio (Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Romania) si evidenzia una presenza più significativa
della manodopera femminile.
● In questi paesi, la manodopera è prevalentemente locale. La percentuale più alta di lavoratori stranieri si trova in Italia e
la manodopera non italiana rappresenta più del 4,2% del totale degli addetti
● La maggioranza dei lavoratori sono di età compresa tra i 36 e i 55 anni di età. Si registra una percentuale relativamente
elevata di lavoratori senior in uscita (soprattutto in Francia) e una percentuale bassa di nuovi addetti in entrata.
● La distribuzione del lavoro rivela il predominio di colletti blu preposti a mansioni che richiedono delle competenze di
natura tecnica e produttiva. Le competenze tecniche sono di assoluta importanza per il futuro del settore calzaturiero,
poiché la qualità e il valore aggiunto della produzione contribuiscono a distinguere l’Europa all’epoca della
globalizzazione.
● I colletti bianchi sono sempre più importanti nel settore della calzatura. La percentuale di questa categoria di lavoratori
è particolarmente elevata in Italia che registra una delle quote più elevate di esportazioni verso i paesi extraeuropei. Il
design, il marketing, la logistica, gli agenti di vendita corrispondono a profili professionali in continua crescita nel settore.
● La schiacciante maggioranza dei lavoratori occupati nel settore calzaturiero dei paesi oggetto di analisi (Francia,
Portogallo, Italia, Romania) hanno un contratto a tempo indeterminato.
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Il capitolo 3.1.3 Le tendenze del mercato fornisce un quadro aggiornato della produzione calzaturiera, delle dinamiche
di import e export, con i dettagli relativi al valore delle varie tipologie di calzature che vengono commercializzate in
Europa e nel mondo. I risultati dell’analisi mostrano quanto segue:
● La produzione calzaturiera in termini di valore (compresi componenti) è aumentata del 24% tra il 2009 e il 2013
● Le esportazioni di calzature in termini di valore (compresi i componenti) registra una progressione del 74% tra il 2009 e
il 2013
● Le importazioni di calzature in termini di valore (compresi i componenti) evidenzia un aumento del 26% tra il 2009 e il
2013
● L’Europa è uno dei maggiori mercati mondiali per la calzatura con un consumo che attualmente supera i 23,8 miliardi di
euro. Anche se la bilancia commerciale continua ad essere in rosso, l’aumento sostenuto delle esportazioni permette di
ridurre il deficit.
● I calzaturifici europei registrano un aumento continuo in termini di prezzo unitario e valore aggiunto.
● Le calzature di pelle (codice 152013) rappresentano circa il 48% del totale della produzione, a conferma del
posizionamento della calzatura europea nella fascia di mercato più alta.
● I dati sull’esportazione di calzature in termini di valore e di numero di paia (esclusi i componenti) rivelano una
progressione significativa tra il 2009 e il 2013, un periodo in cui le esportazioni sono aumentate più del 73% in valore e
del 46% in numero di paia
● Nel periodo preso in esame, il valoro unitario dell’export della calzatura europea è aumentato passando da 27,7 € al
paio nel 2009 a 32,8 € al paio nel 2013.
● I mercati extraeuropei più importanti per l’export delle calzature prodotte nella UE sono gli USA, la Russia1, la Svizzera
e Hong Kong
● Il prezzo unitario (€/paio) delle calzature esportate dall’Europa verso paesi extra-UE e quello delle scarpe importate da
paesi non-UE in Europa evidenzia una differenza importante e mostra come l’export europeo sia basato sull’alta qualità
mentre l’import essenzialmente sul prezzo.
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L’impatto della crisi in Russia ha portato al calo dell’export dell’UE 28 verso la Russia per 227.835 milioni di euro tra il 2013 e il 2014
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Il secondo capitolo della relazione IL DIALOGO SOCIALE NEL SETTORE DELLA CALZATURA: ANALISI PER
PAESE presenta una valutazione più qualitativa dei cinque paesi considerati con un focus specifico sulla situazione
settoriale a livello nazionale. L’obiettivo è quello di proporre alle parti sociali europee alcune strategie tese al sostegno
del settore in questo periodo storico particolare. Le parti sociali europee sono consapevoli che l’adeguamento e il
rinnovamento del dialogo sociale europeo saranno efficaci soltanto con una profonda comprensione della situazione a
livello nazionale degli stati membri più importanti. A tal fine, abbiamo raccolto informazioni di prima mano durante incontri
organizzati nei maggiori paesi europei per la produzione calzaturiera: Francia, Italia, Portogallo, Romania Spagna. Le
riunioni sono state organizzate per coinvolgere i datori di lavoro e i sindacati in una discussione aperta con le parti sociali
europee. La raccolta e l’elaborazione delle informazioni hanno portato alla definizione di 4 sezioni:
● La struttura e il quadro del dialogo sociale nazionale
● Le specificità settoriali
● Le riunioni e i risultati del dialogo sociale
● Le priorità del dialogo sociale europeo
STRUTTURA E QUADRO DEL DIALOGO SOCIALE NAZIONALE
Questa parte dello studio è tesa ad un’analisi generale della situazione nazionale del dialogo sociale e delle relazioni
industriali, alla raccolta di informazioni fornite dalle parti sociali e alla loro integrazione con altre fonti per definire un quadro
nazionale aggiornato evidenziando i punti in comune e le peculiarità nazionali. I risultati descritti nel capitolo 3.2.1. delineano
un quadro generale completo dei cinque paesi analizzati ed mettono in rilievo la diversità delle situazioni nazionali. Il dialogo
sociale settoriale nazionale e le relazioni industriali hanno una lunga tradizione in Italia, Francia, Spagna e Portogallo,
mentre molte lacune rimangono in Romania. L’evoluzione della legislazione nazionale ha seguito percorsi diversi nei cinque
paesi. Lo stato svolge un ruolo più importante in Francia e in Spagna, dove il salario minimo viene stabilito per legge, mentre
in Italia è meno presente poiché il sistema delle relazioni industriali poggia essenzialmente su trattative bilaterali e il salario
minimo non viene fissato con una legge dello stato. Il Portogallo mostra un caso molto particolare con una situazione in
rapido cambiamento a motivo della creazione, dell’adozione e della successiva abolizione di misure prese nel quadro del
programma di aggiustamento economico legato al salvataggio finanziario del 2011. Infine, la Romania ha registrato un
drastico cambiamento del quadro legislativo che regola il dialogo sociale con l’introduzione di nuove procedure e norme
legate alla validità e alla copertura degli accordi sottoscritti dai rappresentanti dei sindacati e delle imprese.
SPECIFICITA’ SETTORIALI
La seconda parte dell’analisi presentatata nel capitolo 3.2 si concentra sulle caratteristiche specifiche del dialogo sociale
settoriale nazionale esistente nei cinque paesi considerati. Il principale argomento oggetto di analisi riguardava il rapporto
tra le parti sociali settoriali nazionali nel contesto delle varie legislazioni nazionali. I risultati hanno evidenziato un quadro
estremamente variegato, in termini di esistenza di un autentico dialogo sociale, di frequenza delle riunioni del dialogo
sociale, di condizioni giuridiche relative alla rappresentatività e di estensione della validità degli accordi al di là delle parti
firmatarie. Presentiamo di seguito un breve riassunto dei principali risultati dell’analisi.
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FRANCIA:
il dialogo sociale settoriale esistente nell’Esagono si svolge tra i datori di lavoro rappresentati dalla FFC – Federation
Française de la Chaussure e i rappresentanti delle cinque federazioni di categoria dei sindacati confederali: CGT, CFDT,
FO, CFE-CGC, CFTC (valido fino al 2017). Entrambe le parti ritengono che il dialogo sociale sia molto collaborativo. Le
riunioni del dialogo sociale si svolgono almeno una volta all’anno.
ITALIA:
il dialogo sociale settoriale esistente si svolge mediante una piattaforma comune conosciuta come “Relazioni Industriali”.
Le parti sociali coinvolte sono: Assocalzaturifici, l’associazione datoriale nazionale e i rappresentanti delle tre federazioni
sindacali di categoria: FEMCA – CISL, FILCTEM – CGIL, e UILTEC-UIL. Il dialogo sociale settoriale è bilaterale con
un contributo molto limitato della pubblica amministrazione. Le riunioni si svolgono almeno due volte all’anno, con una
cooperazione attiva tra le parti.
PORTOGALLO:
il paese ha conosciuto delle difficoltà strutturali a motivo del programma di aggiustamento economico legato al piano
di salvataggio finanziario del 2011. Nel passato recente, l’associazione portoghese della calzatura, l’APICCAPS, e il
sindacato nazionale FESETE, hanno organizzato dei tavoli informali con una frequenza regolare. Nell’ottobre 2014 è
stato rinnovato il contratto collettivo di lavoro grazie agli sforzi profusi dalle parti sociali. La cooperazione tra queste ultime
ha generato risultati positivi nel corso degli ultimi anni.
ROMANIA:
le piattaforme ufficiali di dialogo sociale sono di secondo livello e non esistono a livello nazionale e settoriale. Il settore
della calzatura non ha un’associazione di parte datoriale che risponda ai requisiti in termini di rappresentatività.
Di conseguenza, non è stato sottoscritto nessun contratto collettivo nel settore della calzatura in Romania. Le
condizioni e le evoluzioni contrattuali sono discusse annualmente a livello aziendale. Nell’intento di rilanciare il dialogo
sociale, l’associazione settoriale SFERA FACTOR, costituita da circa 65 imprese, ha avviato una collaborazione con
l’organizzazione delle imprese.
SPAGNA:
ufficialmente non esiste una piattaforma ufficiale di dialogo sociale nel settore spagnolo della calzatura. Il dialogo sociale
si svolge attraverso tavoli informali tra i rappresentanti delle imprese (FICE-calzature e AEC-componenti) e le maggiori
federazioni sindacali di categoria: FITAG-UGT, FITEQA-CC.OO (dal 2014 FI – CC.OO). Il 25 settembre 2014, il Ministero
spagnolo del lavoro e degli affari sociali ha pubblicato un nuovo contratto collettivo per il settore della calzatura.
LE RIUNIONI E I RISULTATI DEL DIALOGO SOCIALE
Per conseguire gli obiettivi del progetto è altresì importante avere una comprensione dettagliata del dialogo sociale
settoriale a livello nazionale in merito alla frequenza delle riunioni ed alle iniziative congiunte nell’ambito di progetti
bilaterali stabiliti nel quadro sistema nazionale settoriale di relazioni industriali. Come spiegato nella sezione 3.2.2 della
relazione, gli argomenti affrontati nelle riunioni del dialogo sociale, al di là dei contratti collettivi e dei salari, sono relativi
alle condizioni di lavoro, alla formazione e istruzione, alla situazione industriale del settore. Esempi di buone pratiche
nell’ambito dell’istruzione e della formazione vengono riassunti nel capitolo 3.2.2:
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ISTRUZIONE E FORMAZIONE – FRANCIA:
le parti sociali francesi collaborano attivamente nell’ambito dell’istruzione e della formazione. Il loro ruolo prevede,
tra le altre cose, l’assegnazione dei fondi pubblici destinati a rispondere ai bisogni formativi. Le parti sociali hanno
sviluppato molte competenze nella definizione di priorità settoriali in materia di istruzione e di formazione professionale,
consentendo in questo modo di orientare le scuole, i centri che erogano la formazione professionale e l’offerta formativa
per garantirne l’allineamento con i bisogni del settore.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE – ITALIA:
Il contratto collettivo nazionale delinea il quadro per la creazione dell’ Osservatorio Bilaterale Calzatura - “OBN-C”, il cui
compito è quello di individuare l’evoluzione dei bisogni formativi, predisporre le necessarie attività formative, promuovere
i contatti tra produttori e centri di formazione. Recentemente, l’OBN-C ha intrapreso i passi necessari per diventare
membro del Consiglio settoriale europeo per le competenze professionali del tessile, abbigliamento, pelle e calzatura
(ESSC TCLF) http://europeanskillscouncil.t-c-l.eu/.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE – PORTOGALLO:
In Portogallo, la questione dello sviluppo delle competenze professionali ha beneficiato dello stretto collegamento
stabilito con il dialogo sociale dal 1965. Un protocollo sottoscritto dall’associazione delle imprese e dai rappresentanti
dei sindacati portò alla creazione del “Centro de Formação Professional da Indústria de Calçado (CFPIC)”, conosciuto
con il nome di accademia del design e della calzatura. Questo organo, gestito congiuntamente dalle parti sociali e
dall’amministrazione portoghese, ha confermato il suo interesse ad aderire all’ESSC TCLF.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE- SPAGNA:
Fundación Tripartita para la Formación en el Empleo-FTFE (Fondazione trilaterale per la formazione e l’occupazione) è
un organo che appartiene al settore pubblico, preposto alla gestione a livello nazionale della formazione professionale
continua in Spagna nell’ambito del dialogo sociale e in modo trilaterale (l’agenzia nazionale per l’impiego, le associazioni
di parte datoriale e sindacale). In questo sistema complesso, vengono istituiti i comitati settoriali congiunti bilaterali. Gli
esperti che rappresentano le imprese e i sindacati forniscono regolarmente le loro proposte per lo sviluppo di nuovi corsi
al fine di agevolare la corretta assegnazione dei fondi da parte della FTP2
ISTRUZIONE E FORMAZIONE- ROMANIA:
malgrado l’assenza di un organo bilaterale o trilaterale riconosciuto per la gestione della formazione, le parti sociali del
settore della calzatura, con il sostegno dell’Università di Tuiasi, hanno aperto un tavolo di discussione per la creazione di
un gruppo di lavoro che dovrebbe affrontare le questioni legate al settore del tessile, abbigliamento, pelle e calzatura. Per
molto tempo, la formazione professionale non è stata riconosciuta ufficialmente dal Governo ed esiste la chiara esigenza
di investire sulla formazione tecnica, soprattutto perché la Romania è il secondo paese europeo in termini di addetti ed
una formazione adeguata viene erogata soltanto nelle grandi aziende.
PRIORITA’ PER IL DIAOLOGO SOCIALE EUROPEO
Una parte specifica dell’analisi verte sull’individuazione di priorità per il futuro del dialogo sociale europeo. I risultati
presentati nel paragrafo 3.2.3 mostrano che le parti sociali nazionali intendono affrontare insieme nel quadro del dialogo
sociale europeo le questioni seguenti:
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Il 24 marzo 2015 è entrata in vigore una nuova normativa nazionale: “Real Decreto-ley 4/2015, de 22 de marzo, para la reforma urgente del Sistema de Formación
Profesional para el Empleo en el ámbito laboral”, che modifica il nome della Fundación Estatal para la Formación en el Empleo, e introduce delle modifiche nella distribuzione
delle competenze tra I vari stakeholder. Lo Stato acquisisce un maggiore potere e le parti sociali sono escluse dalla gestione dei fondi e dall’erogazione della formazione.
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● Aumentare l’attrattività del settore nei confronti dei giovani lavoratori
● Predisporre azioni coordinate per incoraggiare lo sviluppo di programmi e di progetti tesi ad individuare i bisogni in
termini di competenze future ed affrontare il mancato incontro tra domanda e offerta di competenze
● Promuovere azioni volte ad una più rigorosa esecuzione dei controlli doganali e della vigilanza del mercato.
● Interagire con i servizi della Commissione al fine garantire la reciprocità nell’aprire i mercati e nel firmare accordi di
libero scambio.
Secondo le parti sociali le altre priorità del dialogo sociale settoriale sono: iniziative per favorire l’occupazione del settore;
l’indicazione di origine obbligatoria come strumento per promuovere il know how europeo e rispettare le norme sociali,
ambientali e sanitarie; le politiche industriali a sostegno del settore manifatturiero dell’UE e della responsabilità sociale
delle imprese; individuare un approccio armonizzato di analisi ed elaborazione dei dati statistici nazionali ed europei per
aumentare la qualità delle previsioni.
GLI ELEMENTI TRAINANTI PER FUTURO PER IL SETTORE DELLA CALZATURA: ANALISI S.W.O.T.
Uno degli obiettivi fondamentali del progetto riguardava lo sviluppo delle condizioni ottimali per il rinnovo e l’adeguamento
del dialogo sociale settoriale europeo della calzatura ai cambiamenti attuali e futuri.
In virtù di ciò si è delineata l’esigenza di sviluppare un insieme di informazioni settoriali aggiornate sulle questioni di
maggiori pertinenza a livello europeo, in stretta collaborazione con le parti sociali nazionali. Un approccio “bottom up”
rinnovato ha permesso di definire le priorità di azione del dialogo sociale europeo, su base fattuale e sulle esigenze
concrete espresse dalle associazioni datoriali e sindacali.
A tal fine, le parti sociali hanno ritenuto l’analisi S.W.O.T la più idonea in quanto prevede un metodo strutturato per
valutare i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce relative ad un caso aziendale specifico:
● Punti di forza : le caratteristiche che conferiscono al settore europeo della calzatura un vantaggio rispetto ad altri
settori
PUNTI DI FORZA
● La calzatura europea è comunemente riconosciuta come un
prodotto originale e di alta qualità
● Una lunga tradizione industriale
● Il design europeo
● Una manodopera qualificata
● La vicinanza tra mercato e fornitori
● Potenzialità e capacità di innovazione
PUNTI DI DEBOLEZZA
● Scarsa attrattività del settore per i giovani lavoratori
● Assenza di coordinamento tra i centri di formazione professionale
e le aziende
● Scarsa considerazione del lavoro manuale
● Assenza di un coordinamento effettivo tra i centri di ricerca e le
aziende
● In media le aziende sono di piccola dimensione
● Scarso accesso al credito
● Le aziende si concentrano sul mercato domestico
● Squilibro a livello mondiale nell’applicazione della legislazione in
materia sociale e ambientale
● Svantaggi competitivi strutturali legati al contesto nel quale operano le imprese
OPPORTUNITA’
● Nuovi mercati emergenti
● Calo del consumo locale negli stati membri dell’UE
● Migliori condizioni di accesso ai mercati
● Protezionismo
● Rafforzamento dei distretti industriali e del sostegno infrastrutturale alle PMI
● Scarsità e costo delle materie prime
● Nuove tecnologie di produzione e di vendita
● Contraffazione
● Tendenze demografiche e sociali: nuove esigenze
● Scarsità futura di manodopera qualificata con particolare riferimento alle competenze tecniche
● Un’attività di ricerca e sviluppo più mirata
● Sostenibilità ambientale/sociale e trasparenza
● Rilocalizzazione della produzione in Europa
● Un branding europeo
● Indicazione di origine obbligatoria
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MINACCE
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● “Designed in Europe” un modello di business emergente nei paesi
a basso costo
● Punti deboli: lcaratteristiche che concorrono a mettere il settore europeo della calzatura in una situazione di
svantaggio.
● Opportunità: elementi che IL settore europeo della calzatura dovrebbe sfruttare a proprio vantaggio
● Minacce : i fattori esterni che potrebbero causare un impatto negativo nel settore europeo della calzatura.
L’analisi è stata svolta in diverse fasi. Le parti sociali europee hanno fornito alle associazioni nazionali di parte datoriale
e sindacale una panoramica delle proposte su ogni categoria dell’analisi SWOT. Gli argomenti analizzati e decisi
nella panoramica in questione sono stati oggetto di discussione congiunta nel quadro di seminari ad hoc organizzati a
Bruxelles.
Come mostra il grafico a radar di seguito riportato, l’iniziativa ha consentito di individuare e descrivere 7 punti di forza
settoriali, 9 punti di debolezza, 10 opportunità e 6 minacce.
Il settore europeo della calzatura mantiene la sua forza grazie ad una lunga traduzione e al retaggio culturale che
caratterizzano la produzione di un articolo che sarà richiesto da un numero sempre più importante di consumatori
in tutto il mondo. L’Europa si distingue per il design e l’ottima qualità dei suoi prodotti creati da una manodopera
qualificata alla quale si deve una parte importante del valore aggiunto. Il settore europeo della calzatura ha creato una
filiera estremamente sofisticata nei territori di uno dei mercati mondiali di maggiore peso (l’Europa rappresenta il 46%
dell’import mondiale in termini di valore) .
D’altro canto, essendo la manodopera uno degli asset principali del settore europeo della calzatura e considerando
l’invecchiamento progressivo degli addetti, la scarsa attrattività del settore per i giovani lavoratori costituisce un punto di
debolezza di particolare valenza. Alcuni fattori strutturali creano particolari difficoltà alle piccole aziende nell’accesso al
credito, nella predisposizione di strategie a lungo termine e nell’affrontare i mercati internazionali.
Le principali opportunità per il settore europeo della calzatura sono rappresentate dai mercati emergenti che possono
assorbire una maggiore quantità di calzature europee grazie alle migliori condizioni commerciali e all’elevato potere
d’acquisto di una parte sempre più numerosa della popolazione (Cina). La firma di accordi commerciali tra l’UE e i partner
strategici come gli USA e il Giappone continua ad essere una priorità per il settore.
Sul versante della produzione, le nuove tecnologie e i nuovi materiali dovrebbero essere maggiormente sfruttati nel
settore della calzatura, insieme a servizi avanzati forniti dai distretti e da altri supporti infrastrutturali. Altre opportunità
derivano dalle attività di ricerca e sviluppo che possono aiutare le imprese del settore a rispondere ai bisogni di nuove
categorie di consumatori. A tal riguardo, gli aspetti ambientali e sociali costituiscono dei fattori di particolare importanza
per un numero crescente di consumatori. I calzaturifici europei sono all’avanguardia per la sostenibilità della produzione e
della filiera. Questa è una delle ragioni per cui i calzaturifici europei vedono in modo positivo l’indicazione obbligatoria di
origine: essa rappresenta la risposta naturale alla crescente domanda da parte dei consumatori di informazioni esaurienti
sul prodotto, compresa la provenienza geografica.
Il calo del consumo locale negli stati membri dell’UE costituisce una della maggiori minacce per il settore calzaturiero
europeo. Alcuni stati membri (soprattutto quelli dell’Europa del Sud) continuano ad essere pesantemente penalizzati
dalle conseguenze della recessione economica. D’altro canto, molti mercati potenziali per le attività di export rimangono
virtualmente chiusi per ragioni tariffarie e per la presenza di barriere non-tariffarie, che costituiscono un pesante
disincentivo al commercio internazionale. Altre minacce derivano dal continuo aumento del costo delle materie prime
(soprattutto la pelle), necessarie a garantire la qualità per fare la differenza rispetto ai competitor internazionali e dalla
contraffazione, ampiamente riconosciuta dagli attori industriali e dagli stakeholder istituzionali.
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3.
RISULTATI DEL
PROGETTO
3.1
IL SETTORE EUROPEO DELLA
CALZATURA: PANORAMICA
Il capitolo è teso a fornire un’analisi aggiornata del settore calzaturiero, prendendo in esame gli indicatori di maggiore
pertinenza relativi alla struttura economica, le dinamiche di mercato e le caratteristiche della manodopera nei principali
paesi a livello continentale. Le figure 1- 11 offrono un quadro del settore calzaturiero in termini di numero di imprese e di
fatturato con un dettaglio sulla distribuzione geografica di queste variabili e sull’importanza relativa alle dimensioni delle
aziende. A tal proposito, le parti sociali hanno elaborato le statistiche Eurostat disponibili (“Produzione di calzature” codici
NACE Rev 2, B-E - [sbs_na_ind_r2]). I dati forniti comprendono altresì la produzione di componenti per calzature, se
non specificato diversamente. La stessa fonte è stata utilizzata per l’elaborazione dei dati illustrati nella figura 12-16, che
analizzano l’occupazione settoriale dal punto di vista geografico, considerando l’incidenza delle dimensioni delle aziende.
Le figure 17- 24 riportano dati più dettagliati sulle caratteristiche della manodopera del settore calzaturiero (compresi i
componenti), derivanti da uno studio svolto con le parti sociali nazionali di Francia, Italia, Polonia, Portogallo e Romania.
L’analisi si è concentrata sulle caratteristiche della manodopera che non vengono considerate nelle statiche europee,
come il genere, la provenienza geografica, l’età, l’anzianità, il titolo di studio, la distribuzione del lavoro, le tipologie
contrattuali e l’incidenza del part-time.
Gli ultimi 18 grafici (figure 25 – 42) propongono un quadro aggiornato della produzione calzaturiera, con dettagli sul
valore delle varie tipologie di calzatura commercializzate in Europa e nel mondo. A tal fin, le statistiche Eurostat sono
state integrate con altre fonti ufficiali di dati rese disponibili dai servizi della Commissione (Enterprise Directorate-General
ITI Domain “TEXTILE” SOLD Production report per year NACE Nomenclature - Product: 1520 Manufacture of footwear)
che forniscono informazioni più specifiche sulle questioni di interesse. Va sottolineato che in alcuni casi le parti sociali
nazionali non riconoscono pienamente il quadro del settore descritto dalle statistiche di Eurostat. Ciò è vero ad esempio
per la distribuzione tra le varie categorie di dimensioni delle aziende produttrici spagnole. A tal proposito, le note a
piè di pagina relative alle differenze devono essere aggiunte ai grafici, pur mantenendo le cifre europee, per garantire
l’uniformità della spiegazione. Questo fatto indica chiaramente l’esigenza di una struttura armonizzata per l’elaborazione
dei dati tra le varie componenti del settore europeo della calzatura, come indicato nel capitolo 3.2.3 della relazione.
14
Report 2014
3.1.1
STRUTTURA DEL SETTORE
EUROPEO DELLA CALZATURA
Fig. 1:
NUMERO TOTALE DELLE AZIENDE CALZATURIERE 2008 – 2013
24.085
21.970
21.185
21.199
20.703
20.206
........................................................................
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Il settore europeo della calzatura contava oltre 20.000 aziende nel 2013 (compresa la produzione di componenti). Dal
2008, questa cifra ha registrato un calo del 18,5% con una tendenza che continua ad essere stabile. Le ragioni che
giustificano la contrazione del numero di calzaturifici sono ascrivibili alla delocalizzazione dei siti produttivi verso paesi
con un basso costo della manodopera e agli effetti generali della recessione economica. Tra il 2008 e il 2009 si è assistito
ad un rapido declino del numero di imprese, che ha rallentato tra il 2010 e il 2013. Tuttavia, anche nel periodo migliore,
circa 500 aziende hanno chiuso tra il 2011 e il 2012 .
Report 2014
15
Fig. 2:
2013 - DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELLE AZIENDE CALZATURIERE
1%
1%
2%
2%
Hungary
1% Czech Republic
4%
Others
Germany
42%
Bulgaria
2%
Italy
Greece
2%
France
6%
8%
Slovakia
Romania
Poland
14%
Portugal
15%
Spain
Nel 2013, cinque paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Romania e Polonia) rappresentavano circa l’85% delle aziende del
settore calzaturiero e dei componenti. In questi paesi, la maggior parte delle aziende si concentrano nei distretti industriali
e nelle regioni che registrano una bassa densità industriale e spesso concentrano la produzione su specifiche categorie
di calzature.
16
Report 2014
Fig. 3:
2011 - 2013: LE AZIENDE DEL SETTORE CALZATURIERO NEI 28
PAESI MEMBRI DELLA UE
0
1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 9.000 10.000
Italy
8.550
Spain
3.052
Portugal
Poland
1.651
Romania
1.207
France
362
Germany
359
Hungary
262
Slovakia
223
Czech Republic
208
United Kingdom
Sweden
Austria
Slovenia
Finland
Lithuania
179
120
119
92
81
80
53
38
Belgium
27
Estonia
25
Cyprus
Latvia
Denmark
2013
379
Bulgaria
Netherlands
2012
388
Greece
Croatia
2011
2.698
18
17
11
Ireland
7
Luxemburg
0
Malta
0
L’analisi dell’evoluzione del numero delle aziende del settore calzaturiero nel periodo compreso tra 2011- 2013 (Fig.3,
compresi i componenti) mostra che il calo delle imprese interessa paesi come Italia, Spagna, Polonia e Grecia in modo
più pronunciato rispetto ad altri paesi europei. Il Portogallo, dal canto suo, ha registrato una crescita costante durante il
periodo considerato con la creazione di 145 nuove aziende. Altri paesi importanti per la produzione calzaturiera come
Romania, Francia e Germania hanno registrato una situazione più stabile. .
Report 2014
17
Fig. 4:
2010 - 2012: % DI IMPRESE PER FASCIA DIMENSIONALE
0,5 %
0,5 %
0,6 %
4,4 %
4,7 %
4,4 %
8,5 %
9%
8,9 %
11,7 %
12 %
12,2 %
74,9 %
73,8 %
73,9 %
2010
2011
2012
0-9 PERSONS EMPLOYED
20-49 PERSONS EMPLOYED
OVER 250 PERSONS EMPLOYED
10-19 PERSONS EMPLOYED
50-249 PERSONS EMPLOYED
La figura 4, riferita all’analisi della percentuale delle aziende per numero di addetti, evidenzia che quasi tutte le imprese
del settore rientrano nella definizione di piccole e medie imprese
CATEGORIA DI
AZIENDA
ADDETTI
FATTURATO
O
Media
< 250
≤ € 50 m
≤ € 43 m
Piccola
< 50
≤ € 10 m
≤ € 10 m
Micro
< 10
≤€2m
≤€2m
TOTALE
STATO
Circa i due terzi delle aziende occupano meno di 10 lavoratori e il 12% tra i 10 e i 19 addetti. Tuttavia le PMI (comprese
le micro, piccole e medie imprese) rappresentano il 95% e il 94% del totale del settore, mentre la percentuale rimanente
corrisponde alle grandi imprese (con oltre 250 addetti).
18
Report 2014
Fig. 5:
2012: LA CATEGORIA DELL PMI NEI 5 PAESI PRINCIPALI PER NUMERO DI ADDETTI3
19%
8% 2%
14%
46%
20%
ITALY
14%
ROMANIA
8%
PORTUGAL
14%
76%
64%
15%
0-9 PERSONS
EMPLOYED
5% 4%
6%
8% 1%
12%
SPAIN
10-19
PERSONS EMPLOYED
86%
POLAND
20-49 PERSONS
EMPLOYED
50-249
PERSONS EMPLOYED
79%
La figura 5 illustra la distribuzione dei calzaturifici (e componenti) per categoria dimensionale all’interno dei 5 principali
paesi produttori di calzature. Nel 2012, l’Italia e la Polonia registrano una percentuale significativa di micro imprese
mentre la Romania evidenzia il maggiore equilibrio tra le varie categorie di imprese e registra la percentuale più cospicua
di grandi imprese.
3
Stando alla FICE, l’associazione datoriale spagnola, i dati corretti sarebbero 0-9=49%; 10-19=27%; 20-49=21% e 50-249= 3%
FIG. 6:
2008 – 2013: FATTURATO TOTALE DEL SETTORE CALZATURIERO
(in milioni €)
27.097
26.513,2
25.305,7
21.963,8
25.246,2
24.000
........................................................................
2008
2009
2010
2011
2012
2013
La figura 6 illustra l’andamento del fatturato del settore europeo della calzatura (e componenti) nel periodo 2008 – 2013. Il 2013
ha registrato un’ottima performance con un fatturato superiore ai 27 milioni di euro, il più alto in sei anni. I calzaturifici sono stati
in grado di recuperare il terreno perso e aumentare il fatturato di 5 miliardi di euro in un periodo di cinque anni. Per molti versi,
questo è dovuto al continuo investimento realizzato dalle imprese in prodotti innovativi e nello sviluppo di nuovi mercati.
Report 2014
19
Fig. 7:
2013 - DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEL FATTURATO DEL SETTORE CALZATURIERO
2%
2%
2%
Austria
4%
Slovakia
2%
Poland
4%
Romania
4%
France
7%
Germany
9%
United kigdom
Hungary
54%
Italy
Portugal
10%
Spain
La distribuzione geografica del fatturato del settore calzaturiero (e componenti) non rispecchia completamente la
distribuzione delle azienda. L’Italia continua ad essere il mercato leader con oltre la metà del fatturato aggregato a livello
europeo. La Spagna e il Portogallo occupano il secondo e il terzo posto con un fatturato che si attesta sui 2,7 miliardi di
euro e 2,2 miliardi di euro, rispettivamente. La Francia genera un fatturato di circa 1,8 miliardi di euro mentre la Germania
occupa il quarto posto tra i 28 paesi UE con 1,1 miliardi di euro in termini di fatturato.
20
Report 2014
Fig. 8:
2011 - 2013: FATTURATO DEI CALZATURIFICI NEI 28 PAESI UE
0
2.000
4.000
Italy
2.738,9
Portugal
2.228,3
Germany
1.828,0
France
1.091,0
Romania
Estonia
126,6
115,6
109,9
87,9
60,2
41,2
35,4
21,4
16,6
Lithuania
13,2
Denmark
11,6
Cyprus
2013
202,5
Ireland
Latvia
2012
224,7
Finland
Belgium
2011
445,7
Hungary
Sweden
16.000
465,7
Austria
Czech Republic
14.000
502,0
United Kingdom
Greece
12.000
628,8
Slovakia
Croatia
10.000
936,5
Poland
Slovenia
8.000
13.891,3
Spain
Bulgaria
6.000
2,4
2,3
Luxemburg
0
Malta
0
Netherlands
0
L’analisi dell’evoluzione delle aziende del settore calzaturiero (e componenti) nei 28 paesi UE nel periodo 2011-2013
(Fig.8), evidenzia che la buona performance del 2013 può essere attribuita ai tre paesi più importanti per la produzione
di calzature. Nel 2012 e 2013, il fatturato di questi paesi ha registrato una progressione del 2% su base annua per l’Italia
, del 9% per la Spagna e dell’8% per il Portogallo. La Germania è rimasta stabile, mentre la Francia ha avuto un calo del
5%. La Polonia e la Romania, paesi importanti per il numero di aziende e di fatturato, hanno conseguito buoni risultati nel
corso degli ultimi due anni, con una crescita del fatturato del 14% e del 6%, rispettivamente.
Report 2014
21
FIG. 9:
2009 - 2011 - 2012: % DEL FATTURATO PER DIMENSIONE
DELL’AZIENDA
20,5 %
24,0 %
23,7 %
35,4 %
33,1 %
34,9 %
21,6 %
18,6 %
19,7 %
10,8 %
10,4 %
11,4 %
11,6 %
13,7 %
10,3 %
2009
2011
0-9
PERSONS
EMPLOYED
10-19
PERSONS
EMPLOYED
20-49
PERSONS
EMPLOYED
2012
50-249
PERSONS
EMPLOYED
OVER 250
PERSONS
EMPLOYED
La distribuzione del fatturato per dimensione dell’azienda (Fig. 9) mostra che le PMI svolgono un ruolo importante nella
performance economica del settore. Le PMI apportano al fatturato un contributo dell’80% sul totale nel 2011, del 76% nel
2012 e del 77% nel 2013. Le aziende con un numero di addetti compreso tra i 50 e i 249 rappresentavano circa il 35% del
fatturato europeo nel 2013, con una dimensione che ha consentito loro di superare le difficoltà tipiche delle PMI, di poter
esplorare nuovi mercati ed investire in programmi di sviluppo a medio e a lungo termine, a beneficio della performance
economica. Le grandi aziende detengono una quota significativa del fatturato della produzione di componenti e calzature,
simile a quella attribuita alle aziende più piccole (circa un quinto del volume totale).
22
Report 2014
Fig. 10:
2012: FATTURA PER DIMENSIONE DI AZIENDA NEI 4 PAESI
PRINCIPALI
2%
11%
21%
25%
14%
20%
28%
22%
19%
38%
ITALY
SPAIN
6%
6%
15%
26%
9%
0-9 PERSONS
EMPLOYED
5%
13 %
18%
51%
49%
10-19
PERSONS EMPLOYED
20-49 PERSONS
EMPLOYED
50-249
PERSONS EMPLOYED
PORTUGAL
FRANCE
50-249
PERSONS EMPLOYED
Se analizziamo la ripartizione del fatturato per dimensione aziendale nei 4 principali paesi produttori di calzature,
possiamo rilevare la presenza di modelli diversi da paese a paese. L’Italia evidenzia una distribuzione più “equilibrata”
con aziende che hanno meno di 20 addetti e che producono una quota di fatturato (25%) simile a quella di tutte le altre
aziende. In Spagna, Portogallo e Francia, le aziende che impiegano dai 50 ai 249 lavoratori costituiscono la categoria
di gran lunga più importante in termini di fatturato. In Francia, una quota rilevante del fatturato della produzione
calzaturiera è ascrivibile alle grandi aziende.
Report 2014
23
Fig. 11:
2011 - 2012: FATTURATO UNITARIO PER DIMENSIONE DI AZIENDA
(milioni di €)
2011
52,10
58,28
9,79
8,62
2,75
2,53
1,16
1,07
0,17
0,23
2012
..................................................................................
0-9
EMPLOYED
10-19
EMPLOYED
20-49
EMPLOYED
50-249
EMPLOYED
OVER 250
EMPLOYED
La figura 11 illustra il fatturato medio per dimensione di azienda. Queste cifre rivelano che il fatturato unitario cresce
proporzionalmente alla dimensione delle aziende. Il fatturato delle grandi imprese è in media 5 o sei volte superiore
rispetto a quello realizzato dalle PMI di maggiori dimensioni (50 - 249 addetti).
24
Report 2014
3.1.2
LA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE NEL SETTORE
EUROPEO DELLA CALZATURA
Fig. 12:
2008 - 2013: NUMERO TOTALE DEGLI ADDETTI
331.836
296.339
287.437
296.172
288.437
288.682
........................................................................
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Nel 2008, il settore europeo della calzatura occupava oltre 330.000 addetti e registrava un calo, nel 2009, passando
a 296.000 addetti. La perdita di 35.000 posti di lavoro verificatasi in questo periodo è stato l’ultimo cospicuo calo
dell’occupazione nel settore calzaturiero prima di un periodo relativamente stabile, che si protrae ai giorni nostri. Le cause
del calo occupazionale sono ascrivibili alla delocalizzazione dei siti produttivi verso paesi a basso costo e alla recessione
economica. D’altro canto, nel corso degli ultimi anni, abbiamo assistito ad una ripresa del settore che ha messo un freno
al taglio occupazionale.
Report 2014
25
Fig. 13:
2013 - DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELL’OCCUPAZIONE
NEL SETTORE CALZATURIERO
2% United Kingdom
2%
Croatia
2%
France
Others
28%
3%
Hungary
3%
Slovakia
3%
Germany
5%
Bulgaria
6%
Poland
9%
4%
Italy
Spain
15%
Portugal
18%
Romania
Dall’analisi dell’occupazione nel settore manifatturiero nel 2013 (Fig. 13) si evince che, sebbene l’Italia continui ad
occupare il maggior numero di addetti, la sua importanza relativa è meno marcata rispetto al numero di aziende e al
fatturato. L’Italia rappresenta il 28% della forza lavoro, la Romania il 18% (con soltanto il 4% del fatturato), il Portogallo
15%, con Spagna e Polonia che insieme raccolgono il 15%. In totale, questi cinque paesi rappresentano oltre il 75% del
numero degli occupati nel settore europeo della calzatura.
26
Report 2014
FIG. 14:
2011 - 2013: L’OCCUPAZIONE NEL SETTORE CALZATURIERO
DEI PAESI UE
0
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
Italy
43.821
Spain
26.409
Poland
17.533
Bulgaria
13.326
Germany
8.957
Slovakia
8.728
Hungary
7.451
France
6.730
Croatia
5.820
United Kingdom
4.295
Czech Republic
2.359
Greece
1.594
Slovenia
1.412
Austria
1.369
Finland
2011
1.065
Estonia
793
Netherlands
697
Belgium
100.000
53.270
Portugal
Sweden
90.000
81.622
Romania
Lithuania
80.000
526
261
2012
228
Latvia 226
Ireland 86
Denmark 58
Cyprus 46
Luxemburg 0
Malta 0
2013
Se consideriamo l’evoluzione occupazionale registrata nel settore negli ultimi tre anni in Europa (Fig. 14), osserviamo che
a fronte di una certa stabilità nel periodo considerato, la Romania registra un lieve calo dell’occupazione mentre Spagna
e Polonia presentano una tendenza positiva con la creazione di posti di lavoro nell’ultimo anno. La Polonia e la Bulgaria
evidenziano un trend negativo negli ultimi tre anni, sebbene la portata non sia tale da influenzare la crescita dei dati
aggregati europei.
Report 2014
27
FIG. 15:
2010 - 2012: % DELL’OCCUPAZIONE PER CATEGORIA
DIMENSIONALE
15,3%
15,3%
18,7%
0-9 PERSONS
EMPLOYED
10-19
PERSONS EMPLOYED
33,4%
34,2%
21,2%
33,4%
21,8%
11,4%
21,5%
12,6%
10,3%
18,6%
16,1%
16%
2010
2011
2012
20-49 PERSONS
EMPLOYED
50-249
PERSONS EMPLOYED
50-249
PERSONS EMPLOYED
Oltre l’80% dei lavoratori del settore della calzatura appartiene ad imprese piccole e medie. La distribuzione della
manodopera è molto simile al modello indicato nella sezione relativa al fatturato (Fig. 9). Le aziende che impiegano un
numero di addetti compreso tra 50 e 249 costituiscono la categoria più grande.
FIG. 16:
2012 - DISTRIBUZIONE DELL’OCCUPAZIONE PER CATEGORIA
DIMENSIONALE NEI 6 PAESI PIU’ IMPORTANTI SUL PIANO
OCCUPAZIONALE
25%
20%
24%
21%
10%
3%
4%
14%
41%
37%
10%
12%
26%
41%
11%
IT A L Y
R O M A NIA
PORTUGAL
0-9
PERSONS
EMPLOYED
28
10-19
PERSONS
EMPLOYED
20-49
PERSONS
EMPLOYED
50-249
PERSONS
EMPLOYED
OVER 250
PERSONS
EMPLOYED
25%
21%
40%
12%
2%
4%
6%
16%
44%
29%
5,1%
4,3%
12,2%
49,5%
28,8%
S P AIN
B U L G A RIA
HUNGARY
Report 2014
L’analisi della distribuzione
dell’occupazione per categoria
dimensionale nei sei principali paesi
europei, mostra che l’Italia registra
una situazione di equilibrio tra le varie
categorie dimensionali delle imprese.
La Romania, il Portogallo e la
Bulgaria presentano una situazione di
chiaro predominio delle aziende con
50-249 addetti mentre in Spagna le
aziende con 20-49 addetti prevalgono
rispetto alle altre.
RIQUADRO INFORMATIVO
Le caratteristiche della forza lavoro
Questa parte della relazione fornisce dati più approfonditi sulle caratteristiche della forza lavoro nel settore calzaturiero (compresi i componenti), derivanti da uno studio intrapreso con le parti sociali nazionali dei 5 principali paesi
nel settore calzaturiero. I paesi che hanno partecipato allo studio sono stati: Italia, Francia Polonia, Portogallo e
Romania .
Fig. 17:
2011 – 2012: OCCUPAZIONE E GENERE
FRANCE
2011
2012
ITALY
2011
2012
60%
65%
55,3%
55,2%
40%
35%
44,7%
44,8%
POLAND
2011
2012
PORTOGAL
2011
2012
54%
54%
60,3%
60%
46%
46%
39,7%
40%
FEMALES
MALES
ROMANIA
2011
2012
80%
82%
20%
18%
Come si può osservare nella figura 17, il numero di donne impiegate nel settore calzaturiero dei paesi considerati è di
gran lunga superiore a quello degli uomini. In Romania il settore ha una manodopera prevalentemente femminile con un
rapporto di un lavoratore maschio su quattro lavoratrici. Nel 2012, la Francia aveva più o meno la stessa situazione con
un lavoratore ogni due lavoratrici. Una situazione vicina all’equilibrio di genere si riscontra in Italia, Polonia e Portogallo.
Report 2014
29
FIG. 18:
2012: OCCUPAZIONE E PAESE DI ORIGINE
95,8%
NATIONALS
4,2%
FOREIGNERS
99%
NATIONALS
1%
FOREIGNERS
ITALY
POLAND
2012
2012
100%
NATIONALS
0%
FOREIGNERS
PORTUGAL
2012
100%
NATIONALS
0%
FOREIGNERS
ROMANIA
2012
I dati sulla nazionalità della forza lavoro del settore calzaturiero sono stati forniti da Italia, Polonia, Portogallo e Romania.
In questi paesi, la stragrande maggioranza dei lavoratori proviene dal paese dove lavora. La più alta percentuale di
lavoratori stranieri è presente in Italia, sebbene essi rappresentino a malapena il 4,4% della forza lavoro nei due anni
presi in esame. La Romania e il Portogallo attingono dal bacino occupazionale presente a livello locale. I dati dimostrano
come la manodopera del settore calzaturiero sia tradizionalmente radicata nel territorio nazionale.
30
Report 2014
Fig. 19:
2011 – 2012: OCCUPAZIONE ED ETA’
up to 35 years
age 36-55
over 55 years
9,9% - 70% - 20,1%
2011
2012
FRANCE
14,6% - 64,9% - 20,5%
29% - 65% - 6%
2011
2012
POLAND
29% - 64% - 7%
33,10% - 60,1% - 6,8%
2011
2012
PORTUGAL
31,6% - 61,3% - 7,1%
30% - 55% - 15%
2011
2012
ROMANIA
45% - 50% - 5%
I dati sulla ripartizione dell’età dei lavoratori sono stati forniti da Francia, Polonia, Portogallo e Romania. In tutti questi
paesi, la maggioranza dei lavoratori sono di età compresa tra 36 e 65 anni. Esiste altresì una percentuale relativamente
elevata di lavoratori senior in procinto di lasciare il settore (soprattutto in Francia) e una percentuale bassa di lavoratori
che si apprestano ad entrare. Questa questione dovrà essere tenuta nella giusta considerazione da parte delle imprese e
dei decisori politici. Ci sarà la staffetta tra lavoratori senior e giovani? Se la risposta è affermativa, come?
Report 2014
31
Fig. 20:
2011 – 2012: OCCUPAZIONE E ANZIANITA’
up to 5 years
6 - 20 years
over 20 years
18% - 28% - 54%
2011
2012
FRANCE
20% - 25% - 55%
23% - 64% - 13%
2011
2012
POLAND
26% - 62% - 12%
44% - 44% - 12%
2011
2012
PORTUGAL
44% - 44% - 12%
30% - 55% - 15%
2011
2012
ROMANIA
35% - 50% - 15%
La figura 20 riporta i risultati dello studio in termini di anzianità. I dati provenienti da Francia, Polonia, Portogallo e
Romania fanno emergere una situazione del tutto diversa: mentre in Francia (un paese più maturo sul piano della
tradizione calzaturiera) oltre il 50% degli occupati lavora nel settore da oltre 20 anni, nei paesi emergenti si riscontra una
quota significativa di “nuovi” lavoratori. Il Portogallo sembra essere il paese che riesce ad attrarre più degli altri nuovi
lavoratori nel settore.
32
Report 2014
Fig. 21:
2011 – 2012: OCCUPAZIONE E LIVELLO SCOLASTICO
ISCED
LEVELS
1&2
2011
ISCED
LEVELS
3&4
ISCED
LEVELS
5&6
2012
ITALY
59,7% - 33,1% - 7,2%
59,7% - 33,1% - 7,2%
Non esistono statistiche europee
in merito al livello scolastico delle
persone occupate nel settore
calzaturiero. I dati forniti da Italia,
Polonia, Portogallo e Romania
mostrano che la vasta maggioranza
dei lavoratori detengono un
livello ISCED dal 4° in su, con la
predominanza in Italia e Polonia
dei livelli 1 e 2 mentre in Portogallo
prevalgono i livelli 3 e 4 .
POLAND
53% - 41% - 6%
53% - 40% - 7%
PORTUGAL
91,6% - 6,7% - 1,7%
91,6% - 6,7% - 1,7%
ISCED
LEVELS
ROMANIA
40% - 50% - 10%
1&2
30% - 55% - 15%
2011
ISCED
LEVELS
3&4
ISCED
LEVELS
5&6
2012
ITALY
RIQUADRO INFORMATIVO
Classificazione internazionale tipo di istruzione
- 33,1%
- 7,2%
59,7% - 33,1%
- 7,2%
ISCED è l’acronimo inglese 59,7%
di International
Standard
Classification of Education (classificazione
internazionale
tipo di istruzione): si tratta di un sistema di classificazione delle informazioni sull’istruzione e la formazione gestito
dall’UNESCO.
La figura 22 indica i livelli di istruzione contenuti nell’ISCED:
LIVELLO 1: istruzione primaria o primo ciclo dell’istruzione di base
POLAND
LIVELLO 2: Istruzione secondaria inferiore o secondo ciclo dell’istruzione di base
LIVELLO 3: Istruzione secondaria superiore
53% - 41% - 6%
LIVELLO 4: Istruzione secondaria superiore e postsecondaria non universitaria
53% - 40% - 7%
LIVELLO 5: Primo ciclo dell’insegnamento superiore
LIVELLO 6: Istruzione superiore che conduce a una qualifica scientifica di alto livello.
PORTUGAL
Report 2014
33
Fig. 22:
2011 – 2012: DISTRIBUZIONE DEI POSTI DI LAVORO
FRANCE
73%
10%
POLAND
6%
2011
68%
11%
9,2%
83%
2012
ITALY
14%
3%
82%
2011
14%
4%
2012
ROMANIA
72,9% 24,3% 2,7%
72,9% 24,3% 2,7%
2011
2012
80%
15%
2011
5%
85%
10%
5%
2012
La distribuzione dei posti di lavoro all’interno del settore calzaturiero rivela la predominanza dei colletti blu con mansioni
che richiedono competenze tecniche ed orientate alla produzione. Le competenze tecniche sono estremamente
importanti per il futuro del settore calzaturiero, poiché la qualità dei prodotti contribuisce a distinguere l’Europa in un
mercato globalizzato. Nel momento in cui i prodotti europei raggiungono i mercati internazionali, aumenta il numero
di risorse necessarie nelle varie funzioni delle aziende manifatturiero. I colletti bianchi sono sempre più importanti nel
settore calzaturiero, come conferma la maggiore percentuale di questa categoria di lavoratori in Italia, il paese europeo
con il volume maggiore di export verso i paesi extra-UE. Design, marketing, logistica, gli agenti di vendita costituiscono
alcuni esempi dei profili professionali che stanno acquisendo particolare importanza nel settore.
34
Report 2014
Fig. 23:
2011 – 2012: CONTRATTI
FRANCE
3%
3%
2011
2012
Permanent employment contract
Fixed-term employment contract
Others
97%
97%
PORTUGAL
6,8%
13,1%
ITALY
6,8%
3,2%
2,9%
1%
13,1%
2011
2011
80,1%
2012
2012
80,1%
2011
20%
2011
POLAND
30%
2012
70%
2012
96,1%
95,8%
ROMANIA
80%
1%
41%
2011
59%
41%
2012
59%
La stragrande maggioranza dei lavoratori del settore calzaturiero di Francia, Italia, Portogallo e Romania hanno un
contratto a tempo indeterminato. In Romania e in Polonia, il settore registra una maggiore proporzione di contratti a
tempo determinato, mentre l’impatto di altre modalità contrattuali è significativamente inferiore. Tra queste ricordiamo il
lavoro interinale e l’apprendistato, che costituiscono due forme di occupazione diverse, in termini di apprezzamento da
parte del lavoratore e dei potenziali benefici per il futuro del settore.
Report 2014
35
Fig. 24:
2011 – 2012: LAVORO FULL-TIME E PART-TIME
FRANCE
ITALY
3%
3%
part time
2011
97%
91,2%
full time
2011
2012
5%
full time
2011
3%
part time
2011
2011
2012
FRANCE
5%
part time
95%
part time
91,5%
full time
ROMANIA
full time
8,5%
part time
2011
97%
full time
8,8%
part time
3%
part time
part time
2011
95%
full time
2012
97%
full time
2011
97%
full time
2012
I dati sul lavoro part-time sono stati raccolti da Francia, Italia, Romania e Polonia. La situazione tra questi paesi è molto
simile e la grande maggioranza dei contratti sono full-time. Soltanto un numero esiguo di lavoratori viene assunto con
contratti part-time.
36
Report 2014
3.1.2
LE TENDENZE DEL MERCATO
FIG. 25:
2004 – 2014: INDICE RELATIVO AL VOLUME DELLA PRODUZIONE
PRODUZIONE DI CALZATURE- DATI CALCOLATI IN BASE AI GIORNI DI
LAVORO – UNIONE EUROPEA (28 PAESI)
300,00
250,00
200,00
150,00
100,00
50,00
0,00
2004
2006
2005
2008
2007
2010
2009
2012
2011
2014
2013
L’analisi dell’indice relativo al volume di produzione4 (dati calcolati in base ai giorni di lavoro) dal 2004 al 2014 rivela due
elementi di particolare rilievo. Il primo è costituito dal calo costante della produzione calzaturiera nel corso dell’ultimo
decennio, mentre il secondo riguarda l’impatto della stagionalità del lavoro. La produzione calzaturiera, alla stregua di altri
settori legati alla moda, conosce dei picchi produttivi durante determinati periodi dell’anno, seguiti da un calo importante
dell’attività delle aziende. I picchi produttivi corrispondono al momento in cui vengono decise le collezioni e le aziende
produttrici sono chiamate a consegnare le calzature richieste dai clienti e dai canali di distribuzione. I dati analizzati nella
figura 25 mostrano che il fenomeno della stagionalità ha ridotto il suo impatto sul comportamento dell’azienda nel corso
degli ultimi cinque anni in corrispondenza con la continua evoluzione del mercato. Se nel passato esistevano due stagioni
e due collezioni principali, oggi alcune aziende arrivano a presentare fino ad otto collezioni all’anno. Ciò si spiega con la
diffusione geografica sul mercato (che oggi è più orientato verso l’export) e la richiesta continua di nuovi prodotti da parte
dei consumatori.
5
EUROSTAT: : l’indice della produzione industriale è l’indicatore del ciclo economico che misura mensilmente i cambiamenti della produzione basata sul prezzo del settore.
http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Industrial_production_%28volume%29_index_overview
Report 2014
37
FIG. 26:
2004 – 2014: PANORAMICA DEL SETTORE MANIFATTURIERO
VS LA PRODUZIONE DI CALZATURE – INDICE DEI VOLUMI DI
PRODUZIONE
MANUFACTURING
OF FOOTWEAR
MANUFACTURING
2004
2005
2006
2007
2008
2010
2009
2012
2011
2013
2014
La figura 26 mette a confronto l’indice di produzione di tutto il settore manifatturiero dell’UE 28 con la performance
della produzione di calzature. In questa figura, i dati sono adeguati all’andamento stagionale al fine di avere una chiara
immagine della performance. E’ inutile dire che il settore calzaturiero ha perso quote significative della capacità produttiva
nel periodo 2004-2010; mentre a partire dal 2010, la situazione è diventata molto più stabile con un comportamento del
settore simile a quello dell’indicatore di produzione dell’UE 28.
FIG. 27:
2009 - 2013: LA PRODUZIONE DI CALZATURE, IMPORT ED EXPORT
(1.000 €)
2009
2010
2011
15.947.816
2012
2013
16.103.328
15.559.591
14.477.600
13.038.164
14.846.968
15.193.891
15.522.210
13.684.321
7.146.637
12.325.545
4.878.220
7.775.489
4.296.614
5.905.461
Production
38
Report 2014
Import
Export
La figura 27 fornisce un quadro
aggiornato della produzione
calzaturiera, dell’import et dell’export
nel periodo 2009–2013. I dati mettono
in luce una situazione sempre
più positiva con livelli produttivi in
progressione del 24% tra il 2009 e il
2013, l’import in crescita del 26% tra
il 2009 e il 2013 e il valore dell’export
in aumento del 74% nel 2013 rispetto
al 2009. L’Europa è uno dei maggiori
mercati mondiali per la calzatura
con un consumo che si attesta
sui 28 miliardi di euro. La bilancia
commerciale è ancora in rosso ma
il cospicuo aumento dell’export
contribuisce a ridurre il deficit. Mentre
nel 2009, il valore del deficit del
settore della calzatura si aggirava
sugli 8 miliardi di euro, nel 2013 era
sceso a 7,7 miliardi di euro.
FIG. 28:
2009 - 2013: LA PRODUZIONE DI CALZATURE IN VALORE E
NUMERO DI PAIA
Production in value
1.000 Mln euros
14.119.302
15.000.000
Production in pairs
1.000
600.000
470.588
13.000.000
500.000
11.000.000
526.464
9.000.000
400.000
11.218.193
7.000.000
300.000
5.000.000
200.000
3.000.000
100.000
1.000.000
2009
2010
2011
2012
2019
I dati della figura 27 sono riferiti a tutti i codici merceologici (in base alla nomenclatura CPA) e le cifre totali includono i
componenti di calzature (codice 152040). I dati riportati nella figura 28 fanno riferimento alla produzione della calzatura
come prodotto finale, vengono misurati in valore e in numero di paia prodotte e mostrano una crescita sostenuta di
entrambi gli indicatori. Tra il 209 e il 2013, il valore è aumentato di oltre il 25% mentre in numero di paia la progressione
è dell’11%. Questi dati mettono in evidenza una delle questioni di particolare attinenza per il settore ossia l’aumento
costante del valore aggiunto del settore calzaturiero europeo.
Report 2014
39
Fig. 29:
2009 - 2013: PRODUZIONE EUROPEA PER TIPOLOGIA DI
CALZATURA (% BASATA SUL VALORE AGGIUNTO)
2009
Leather
152013
2,6%
2,3%
2,8%
2,5%
2,3%
1,2%
1,7%
1,3%
1,2%
1,2%
2,4%
2,5%
2,3%
2,2%
2,2%
3,2%
3,5%
3,1%
3,0%
3,1%
5,7%
5,6%
5,7%
5,4%
5,5%
5,9%
5,8%
5,4%
5,4%
4,9%
79%
78,6%
79,3%
80,4%
80,7%
2010
Textiles
152014
2011
Safety
footwear
152031
Sports
footwear
152021
+152029
2012
Rubber
or
plastic
152012
2013
Waterproof
152011
Other
footwear
152032
I dati del 2009-2013 sul valore delle tipologie di calzature prodotte in Europa, (figura 29) mostrano come la scarpa in pelle
(codice 152013) rappresenti circa i 4/5 del totale della produzione europea. Questi dati confermano il posizionamento
della produzione calzaturiera europea nella fascia alta del mercato, non soltanto per il costo del lavoro maggiore rispetto
alle altre regioni del mondo, ma anche per l’alto valore aggiunto dei prodotti.
40
Report 2014
FIG. 30:
2009 - 2013: PRODUZIONE EUROPEA PER TIPOLOGIA DI CALZATURA (% BASATA SUL NUMERO DI PAIA)
2009
Leather
152013
4,1%
3,6%
4,7%
3,7%
3,4%
3,9%
5,1%
4,8%
4,3%
4,7%
5,4%
5,6%
6,0%
5,6%
7,9%
3,3%
3,7%
3,7%
3,4%
3,3%
4,9%
5,3%
5,5%
5,3%
5,6%
15,4%
15,2%
14,3%
14,7%
13,7%
62,9
61,5%
61,1%
63,0%
61,4%
2010
Textiles
152014
2011
Safety
footwear
152031
Sports
footwear
152021
+152029
2012
Rubber
or
plastic
152012
2013
Waterproof
152011
Other
footwear
152032
La figura 30 presenta la stessa analisi della figura 29, con la ripartizione della produzione in base al numero di
paia prodotte, escludendo il valore. La produzione di calzature di pelle rappresenta il volume più elevato, sebbene
con percentuali più piccole. Questo dato si spiega con un valore unitario (prezzo) delle calzature di pelle prodotte
sensibilmente più elevato rispetto al prezzo relativo alla produzione di altre tipologie di calzature.
Report 2014
41
Fig. 31:
2009 - 2013: CALZATURE PRODOTTE IN EUROPA, PREZZO
UNITARIO (€/PAIO)
2009
2010
2011
2012
2013
29,92
30,64
33,73
34,36
35,23
Leather
152013
2009
2010
2011
2012
2013
2011
2012
2013
27,55
25,32
27,10
27,26
26,43
14,78
15,67
15,37
17,97
18,31
2009
2010
2011
2012
2013
Rubber or plastic
152012
10,84
10,70
10,08
10,52
7,58
2009
2010
2011
2012
2013
20,87
20,59
20,25
22,12
22,79
Sports footwear
152021 +152029
Safety footwear
152031
Other footwear
152032
2009
2010
2009
2010
2011
2012
2013
2009
2010
2011
2012
2013
9,04
9,11
9,87
9,82
9,67
Textiles
152014
7,51
7,97
7,14
7,40
6,66
Waterproof
152011
Il prezzo unitario della calzatura di pelle è il più alto tra le varie tipologie prodotte in Europa ed è aumentato in modo
significativo (del 17,7%) tra il 2009 e il 2013. Il prezzo più alto potrebbe essere giustificato con l’aumento del costo di
materiali specifici nonché con il riconoscimento del valore aggiunto intrinseco della scarpa prodotta in Europa. Alcune
importanti tipologie di calzature prodotte nell’UE hanno registrato un aumento più contenuto del prezzo unitario nello
stesso periodo (scarpe sportive ad esempio) e in taluni casi una riduzione come le scarpe di sicurezza (codice 152031).
42
Report 2014
FIG. 32:
2009 - 2013: L’ESPORTAZIONE DI CALZATURE IN VALORE E IN
NUMERO DI PAIA
Production in value
1.000 Mln euros
Production in pairs
1.000
600.000
€ 7.000.000
€ 6.000.000
4.217.329
7.319.082
500.000
€ 5.000.000
400.000
€ 4.000.000
11.218.193
152.524
€ 3.000.000
300.000
€ 2.000.000
200.000
€ 1.000.000
223.207
100.000
€0
2009
2010
2011
2012
2019
I dati (esclusi i componenti per calzature - Codice 152040) fanno riferimento al numero di paia e valore e mostrano un
aumento significativo tra il 2009 e il 2013, un periodo durante il quale l’aumento delle esportazioni ha superato il 73% in
termini di valore e del 46% in numero di paia. Il valore unitario delle esportazioni è relativamente elevato ed è aumentato
nel periodo considerato passando da 27,7 € al paio nel 2009 a 32,8 € al paio nel 2013, con una progressione del 18,6%
nello stesso periodo. L’aumento delle esportazioni dimostra chiaramente il riconoscimento internazionale della qualità del
prodotto europeo.
Report 2014
43
Fig. 33:
LA CALZATURA EUROPEA: I 5 MERCATI PRINCIPALI PER LE
ESPORTAZIONI (% basato sul valore)
3,2%
3,5%
4,1%
3,5% 0,1%
3,6%
4,1%
1%
88,6%
88,2
2010
2011
4,2% 1,5%
4,0%
4,4%
85,7%
85,9%
2012
87,0%
3,7%
4,4%
USA
3,4% 1,6%
3,7%
4,4%
4,5% 1,5%
3,9%
4,4%
EU
Switzerland
87,0%
2013
2014
3,4%
Russia
1,6%
Hong Kong
L’analisi dei 5 principali mercati dell’esportazione, con una ripartizione in percentuali basate sul valore (Figure 33), indica
che l’export intra-UE costituisce il mercato di maggior peso per le calzature prodotte nell’UE, con valori superiori all’85%
in ogni anno del periodo considerato. Le destinazioni extra-UE più importanti per le calzature prodotte in Europa sono gli
USA, Russia, Svizzera e Hong Kong.
44
Report 2014
FIG. 34:
2009 - 2013: EXPORT DI CALZATURE EXTRA-UE PER TIPOLOGIA
(% BASATA SUL VALORE)
2009
Leather
152013
2,0%
4,3%
4,1%
4,6%
3,9%
0,8%
0,9%
0,9%
0,8%
0,8%
5,9%
4,8%
4,3%
4,6%
4,5%
2,4%
5,5%
4,7%
4,6%
4,3%
6,0%
5,6%
5,9%
5,8%
5,8%
6,5%
7,0%
6,9%
6,5%
6,2%
76,4%
72,1%
73,3%
73,1%
74,4%
2010
Textiles
152014
2011
Safety
footwear
152031
Sports
footwear
152021
+152029
2012
Rubber
or
plastic
152012
2013
Waterproof
152011
Other
footwear
152032
I dati sul valore delle esportazioni europee per tipologia di calzatura 8Figura 34), evidenzia che, per le esportazioni
extra-UE, le calzature di pelle (codice 152013) costituiscono la quota maggiore del valore esportato nel periodo 20092013. Nel 2013, circa tre euro su quattro generavano esportazioni corrispondenti alle calzature di pelle. Le calzature in
tessuto costituiscono la seconda quota più importante delle esportazioni europee, non lontano dal valore delle calzature
di gomma o di plastica.
Report 2014
45
FIG. 35:
2009 - 2013: ESPORTAZIONI EXTRA –UE DI CALZATUTA IN BASE
ALLA TIPOLOGIA (% BASATA SUL NUMERO DI PAIA)
7,0%
10,2%
9,5%
9,0%
8,7%
2,7%
3,0%
2,9%
2,4%
2,5%
5,8%
4,8%
4,4%
4,8%
4,7%
3,1%
5,7%
5,0%
5,0%
4,7%
19,1%
17,7%
17,9%
17.5%
18,8%
14,7%
14,7%
15,5%
16,9%
14,5%
47,6%
43,9%
44,8%
44,3%
46,1%
2009
Leather
152013
2010
Textiles
152014
2011
Safety
footwear
152031
Sports
footwear
152021
+152029
2012
Rubber
or
plastic
152012
2013
Waterproof
152011
Other
footwear
152032
La figura 35 fornisce la stessa analisi della figura 34, con la ripartizione della produzione badata sul numero di paia. I dati
rivelano che la calzatura di pelle detiene la quota maggiore delle esportazioni, seppur con percentuali più piccole che
oscillano tra il 43,9% e il 47,6% nel periodo considerato.
46
Report 2014
Fig. 36:
2009 - 2013: IMPORT E EXPORT DI CALZATURE EXTRA-UE:
PREZZO UNITARIO
2009
2010
2011
2012
2013
€ 50
€ 45
€ 40
27,7
28,4
30,3
31,3
32,8
€ 35
€ 30
€ 25
€ 20
€ 15
5,2
5,5
5,5
6,3
6,1
€ 10
€5
€0
Unitaty price
Imports
Unitaty price
Exports
Il prezzo unitario (€/paio) delle calzature esportate dall’Europa ai paesi extra-UE e quello della calzatura importata da
paesi extra-UE verso l’Europa mostra una differenza di rilievo e mostra come l’export europeo sia basato sull’alta qualità
e l’import essenzialmente sul prezzo. Nel 2009, il prezzo medio delle calzature importate era di 5,2 € al paio mentre per
le esportazioni il costo era di €27,7 al paio. Nel 2013, i dati indicavano un aumento del valore in entrambi i casi, con
un prezzo medio dell’import di 6,1 € al paio (un aumento del 17%) e il prezzo medio dell’export passava a 32,8 € (un
aumento del 18,4%).
Report 2014
47
Fig. 37:
2009 - 2013: CALZATURE ESPORTATE DALL’EUROPA, PREZZO
UNITARIO (€/PAIO)
2009
2010
2011
2012
2013
44,4
46,7
49,4
51,4
52,7
Leather
152013
26,9
27,7
29,5
30,0
32,0
12,3
13,4
13,4
12,0
13,8
Other footwear
152032
2009
2010
2011
2012
2013
Rubber or plastic
152012
2009
2010
2011
2012
2013
21,2
22,0
23,4
23,7
24,5
Sports footwear
152021 +152029
Safety footwear
152031
2009
2010
2011
2012
2013
2009
2010
2011
2012
2013
2009
2010
2011
2012
2013
8,7
9,0
10,0
10,2
10,1
2009
2010
2011
2012
2013
8,0
8,1
8,9
10,2
11,1
Textiles
152014
7,9
7,5
8,8
13,0
10,6
Waterproof
152011
Il prezzo unitario delle calzature in pelle prodotte nell’UE-28 è il più elevato tra tutte le tipologie di calzature, con un
aumento significativo del 17,7% nel periodo 2009-2013. Ciò potrebbe essere dovuto all’aumento del costo del materiale
specializzato nonché al riconoscimento sul mercato del valore intrinseco di questo tipo di calzatura prodotta nell’UE. Altre
tipologie importanti di calzature hanno registrato un aumento più contenuto del prezzo unitario nel corso dello stesso
periodo (le scarpe ad esempio) o addirittura una riduzione come le scarpe di sicurezza (codice 152031).
48
Report 2014
FIG. 38:
2009 - 2013: LE IMPORTAZIONI EUROPEE: I 5 FORNITORI
PRINCIPALI (% BASATA SUL VALORE)
Production in value
1.000 Mln euros
1.000 pairs
14.439.176
3.500.000
€ 16.000.000.
€ 14.000.000
11.704.482
3.000.000
€ 12.000.000
2.500.000
€ 8.000.000
€ 6.000 .000
2.377.423
2.241.111
2.000.000
€ 4.000.000
1.500.000
€ 2.000.000
1.000.000
€0
2009
2010
2011
2012
2019
In media, oltre il 60% del valore delle importazioni europee proviene dai 28 paesi membri dell’UE nel periodo 2009-2014.
La Cina è il maggiore fornitore extra-UE, con un volume di importazioni verso l’UE pari ad oltre un quinto del valore totale
dell’import europeo. Il Vietnam occupa il secondo posto ed aumeta in modo costante la sua importanza come fornitore
nel periodo 2011-2014, dopo la flessione registrata nel 2010. L’India e l’Indonesia sono gli altri paesi presenti tra i top 5,
a conferma del predominio dell’Asia nella produzione calzaturiera in serie.
Report 2014
49
Fig. 39:
2009 - 2013: IMPORTAZIONI EUROPEE PER TIPOLOGIE DI
CALZATURA (% BASATA SUL LAVORO)
7,2%
3,9% 3,2%
3,9% 3,3%
5,8%
24,9%
6,4%
23,9%
23,8%
63,1%
60,8%
2010
3,4% 3,7%
2011
3,5% 3,2%
7,1%
3,4% 3,5%
6,4%
22,5%
21,5%
64,1%
62,7%
2012
64,7%
2013
2014
64,7%
EU
21,5%
China
3,5%
Il valore dell’import per tipologia
mostra come la calzatura di pelle
continui ad essere proporzionalmente
l’articolo maggiormente importato.
La calzatura di gomma e di plastica
occupa il secondo posto (con valori
che si avvicinano al 25% negli anni
presi in esame) e la calzatura di
tessuto il terzo.
50
Report 2014
7,1%
India
Vietnam
3,2%
Indonesia
FIG. 40:
2009 - 2013: IMPORT DI CALZATURE IN VALORE E IN NUMERO
DI PAIA
2009
Leather
152013
1,0%
4,2%
4,2%
3,7%
3,9%
1,0%
1,1%
1,4%
1,1%
1,1%
9,1%
8,8%
8,5%
9,9%
10,4%
2,7%
6,0%
5,5%
5,5%
5,7%
25,9%
25,4%
25,6%
24,2%
23,6%
14,8%
14,6%
15,8%
16,4%
16,3%
45,4%
39,9%
39,0%
39,1%
39,0%
2010
Textiles
152014
2011
Safety
footwear
152031
Sports
footwear
152021
+152029
2012
Rubber
or
plastic
152012
2013
Waterproof
152011
Other
footwear
152032
L’import europeo cresce in modo significativo tra il 2009 e il 2011, sia in termini di valore che in numero di paia. Tuttavia
si evidenziano delle differenze tra questi due elementi nel periodo oggetto di analisi. Il valore delle calzature importate è
cresciuto ad un ritmo meno sostenuto fino al 2013, con una cifra che superava i 14,4 miliardi di euro (una progressione
del 23,3% rispetto al 2009). Il numero di paia importate è cresciuto fino al 2011 per poi diminuire nel 2012 e risalire nel
2013 con una quota del 6% dal 2009.
Report 2014
51
Fig. 41:
2009 - 2013: IMPORT EUROPEO PER TIPOLOGIA DI CALZATURA
(% BASATA SUL NUMERO DI PAIA)
2009
Leather
152013
1,1%
2,7%
2,5%
2,4%
2,4%
1,,3%
1,5%
1,8%
1,6%
1,6%
5,6%
5,5%
5,0%
6,0%
6,2%
1,3%
3,5%
3,1%
3,1%
3,2%
41,7%
42,6%
43,9%
40,8%
40,8%
29,2%
26,9%
27,8%
29,2%
29,4%
19,7%
17,4%
15,9%
17,0%
16,4%
2010
Textiles
152014
2011
Safety
footwear
152031
Sports
footwear
152021
+152029
2012
Rubber
or
plastic
152012
2013
Waterproof
152011
Other
footwear
152032
Il quadro rappresentato nella figura
41 (importazione di paia di scarpe)
diverge in modo significativo da quello
della figura 39. Le scarpe di gomma e
di plastica costituiscono la categoria
merceologica più importante per
numero di paia importate mentre la
calzatura di tessuto occupa il secondo
posto e quella di pelle il terzo.
52
Report 2014
Fig. 42:
2009 - 2013: LE CALZATURE IMPORTATE IN EUROPA, PREZZO
UNITARIO (€/PAIA)
2009
2010
2011
2012
2013
12,0
12,9
13,8
14,9
14,8
Leather
152013
2009
2010
2011
2012
2013
11,1
11,4
11,7
12,8
12,4
4,0
4,2
4,6
4,7
4,1
2009
2010
2011
2012
2013
Rubber or plastic
152012
2009
2010
2011
2012
2013
8,4
8,8
9,2
10,7
10,3
Sports footwear
152021 +152029
Safety footwear
152031
Other footwear
152032
2009
2010
2011
2012
2013
2009
2010
2011
2012
2013
3,2
3,3
3,3
3,8
3,6
2009
2010
2011
2012
2013
2,6
3,0
3,2
3,6
3,5
Textiles
152014
4,7
4,8
5,6
5,6
5,8
Waterproof
152011
Le calzature di gomma, plastica e pelle costituiscono la categoria merceologica con il prezzo unitario all’importazione più
basso, come si desume dalla figura 42. Ancora una volta, questi dati mostrano come la produzione europea di calzature
sia basata sulla qualità, con un prezzo unitario della scarpa “made in Europe” di gran lunga superiore a quello delle merci
importate.
Report 2014
53
3.2
IL DIALOGO SOCIALE NEL
SETTORE CALZATURIERO:
ANALISI PER PAESE
Questo capitolo presenta una valutazione più qualitativa dell’evoluzione delle relazioni industriali, con un accento
specifico sulle situazioni nazionali e una raccolta di elementi tesi a contribuire alle iniziative future del dialogo sociale
europeo nel settore della calzatura e a fornire alle parti sociali europee le strategie da mettere in campo in questo
momento storico. La CEC e IndustriAll Europe sono consapevoli del fatto che l’adeguamento del dialogo sociale europeo
risulterebbe inefficace senza la comprensione approfondita della situazione nazionale negli stati membri. A tal scopo,
sono state raccolte informazioni di prima mano mediante incontri specifici nei principali paesi produttori di calzature:
Francia, Italia, Portogallo, Romania e Spagna. Le riunioni sono state organizzate al fine di garantire la presenza dei
rappresentanti di parte datoriale e sindacale in un dibattito aperto con le parti sociali europee. La raccolta strutturata
di informazioni è stata possibile grazie all’elaborazione di un questionario specifico che è stato completato e discusso
durante gli incontri organizzati a livello locale e incentrati su quattro aspetti essenziali:
● Struttura e quadro del dialogo sociale nazionale
● Specificità settoriali
● Riunioni e risultati del dialogo sociale
● Priorità del dialogo sociale europeo
54
Report 2014
STRUTTURA E QUADRO DEL DIALOGO SOCIALE NAZIONALE
L’obiettivo di questa parte dell’analisi è quello di riflettere sulla situazione nazionale generale del dialogo sociale e delle
relazioni industriali per raccogliere informazioni direttamente dalle parti sociali ed integrarle con altre fonti al fine di
definire un quadro nazionale aggiornato, ponendo in rilievo gli elementi comuni e le specificità nazionali. I risultati descritti
di seguito forniscono un quadro esauriente dei 5 paesi dal quale emerge una grande varietà di situazioni.
SPECIFICITA’ SETTORIALI
La seconda parte dell’analisi verte sulle caratteristiche specifiche del dialogo sociale settoriale (ove esistente), presente
nei vari paesi. Il principale argomento oggetto di studio riguarda il rapporto tra parti sociali settoriali nazionali nel quadro
legislativo in vigore nei vari paesi. I risultati contenuti nelle pagine successive delineano un quadro alquanto variegato
in termini di esistenza di un autentico dialogo sociale settoriale, di frequenza e organizzazione delle riunioni, di requisiti di
rappresentatività settoriale stabiliti dalla legge, l’estensione e la validità degli accordi al di là delle parti firmatarie.
LE RIUNIONI E I RISULTATI DEL DIALOGO SOCIALE
Ai fini del presente progetto, risultano altresì importanti le informazioni relative alle riunioni del dialogo sociale e
all’individuazione di esempi di progetti bilaterali concreti derivanti dai sistemi nazionali di relazioni industriali settoriali.
Come si evince dal capitolo 3.2.2, oltre ai contratti collettivi e agli accordi salariali, gli argomenti affrontati nelle riunioni
del dialogo sociale vertono sugli aspetti seguenti: condizioni di lavoro, formazione e istruzione, situazione del settore,
evoluzione dell’occupazione. Il capitolo 3.2.2 presenta un elenco di esempi nazionali e di buone prassi, rispetto alle quali
la cooperazione e il dialogo tra le parti sociali ha condotto alla definizione e all’attuazione di azioni favorevoli allo sviluppo
del settore.
LE PRIORITA’ DEL DIALOGO SOCIALE EUROPEO
Nel corso delle interviste, una sessione specifica è stata dedicata all’individuazione delle priorità per il futuro del dialogo
sociale europeo. I risultati presentati nella sessione 3.2.3 rivela l’importante contributo che il dialogo sociale europeo del
settore della calzatura può apportare alle questioni seguenti:
● Rendere il settore più attrattivo per i giovani lavoratori
● Sviluppare un approccio armonizzato nell’analisi ed elaborazione dei dati nazionali ed europei per migliorare la qualità
delle previsioni
● Predisporre delle azioni coordinate a favore dello sviluppo di programmi e progetti tesi ad individuare le competenze
necessarie in futuro e risolvere l’inadeguamento tra domanda e offerta di competenze professionali.
● Favorire le iniziative per migliorare i controlli alle dogane
● Interagire con i servizi della Commissione affinchè la reciprocità sia tenuta in considerazione nell’apertura dei mercati e
la firma di accordi di libero scambio.
Secondo le parti sociali nazionali le altre priorità future del dialogo sociale settoriale sono: le azioni a favore
dell’occupazione settoriale, l’indicazione di origine obbligatoria, le politiche industriali a sostegno della produzione
Report 2014
55
3.2.1
STRUTTURA DEI SISTEMI NAZIONALI DI DIALOGO
SOCIALE PRESI IN ESAME
Specificita’ Settoriali
FRANCIA
LA SITUAZIONE GENERALE
RELATIVA AL DIALOGO SOCIALE E
ALLE RELAZIONI INDUSTRIALI6
La posizione del dialogo sociale
nazionale in Francia è stata rafforzata
dalla legislazione del 2007 che
conferisce alle parti sociali un ruolo
più chiaro nella messa a punto
della legislazione su ambiti come le
relazioni industriali, l’occupazione e
la formazione. Inoltre, la legislazione
stabilisce il quadro per un dialogo
trilaterale relativo alle modifiche
normative riguardanti gli aspetti
coperti dall’accordo esistente.
In Francia, la contrattazione settoriale
è di carattere generale e riguarda
i salari, la formazione, le questioni
procedurali, i premi, la pensione,
i contratti di lavoro e la parità di
genere. A livello aziendale, le imprese
sono tenute a negoziare il salario su
base annua, l’orario di lavoro e altre
questioni, laddove è presente un
rappresentante sindacale (aziende dai
50 addetti in su). Ai sensi della legge,
gli accordi di secondo livello possono
scostarsi dai contratti di categoria,
salvo in alcune rare eccezioni come
i minimi retributivi. Il governo spesso
estende gli accordi di categoria a
tutte le imprese innalzando il grado
di copertura della contrattazione
collettiva.
A livello nazionale, gli accordi
possono essere sottoscritti soltanto
dai rappresentanti sindacali. La
Francia conta 5 confederazioni
nazionali: CGT, CFDT, FO, CFE56
Report 2014
CGC e CFTC. A livello settoriale, le
organizzazioni sindacali che hanno
diritto alla contrattazione sono le
federazioni di categoria appartenenti
alle confederazioni rappresentative a
livello nazionale.
Ad essi si aggiungono le
organizzazioni sindacali che
dimostrano di avere almeno l’8% dei
voti espressi nel comitato d’impresa
e nelle elezioni simili organizzate a
livello settoriale. Lo stato svolge un
importante ruolo diretto o indiretto
mediante la fissazione del salario
minimo nazionale (SMIC).
6
www.worker-participation.eu
In Francia esiste il dialogo sociale
settore che si svolge tra la parte
datoriale rappresentata dalla
FFC – Federation Française de la
Chaussure e le federazioni sindacali
di categoria rappresentative delle
cinque confederazioni nazionali:
CGT, CFDT, FO, CFE-CGC, CFTC.
Entrambe le parti affermano che
il dialogo sociale è estremamente
collaborativo. L’attuale composizione
del dialogo sociale sarà valida
fino al 2017 ed è prevista almeno
una riunione annuale. Sovente,
il governo francese individua le
questioni trasversali che devono
essere discusse tra le parti
sociali settoriali. L’analisi di questi
argomenti varia dal semplice
contributo all’obbligo di raggiungere
un accordo entro la scadenza
stabilita.
ITALIA
LA SITUAZIONE GENERALE
DELL’ITALIA DEL DIALOGO
SOCIALE E DELLE RELAZIONI
INDUSTRIALI7
Il dialogo sociale e la contrattazione
collettiva in Italia si svolgono a due
livelli: settoriale ed aziendale. Talvolta
il dialogo sociale può essere esteso a
livello regionale. Le trattative a livello
settoriale sono tese ad agganciare i
salari all’inflazione. La contrattazione
di secondo livello verte sull’aspetto
salariale nonché sui cambiamenti
introdotti dall’azienda legati alle nuove
pratiche di lavoro. E’ altresì possibile
avviare la contrattazione a livello
provinciale o regionale coinvolgendo
diverse aziende. Le trattative a livello
settoriale coinvolgono le associazioni
datoriali e le federazioni sindacali di
categoria, appartenenti ai sindacati
confederali. Per sedersi al tavolo
delle trattative, un sindacato deve
dimostrare di avere il sostegno del
5% dei lavoratori del settore. Non è
necessario che tutte le federazioni
sottoscrivano l’accordo perché
quest’ultimo abbia effetto.
I contratti collettivi in Italia coprono
tuutta una serie di ambiti legati alle
condizioni di lavoro, come l’orario e
le ferie, la formazione, ambiente e
sicurezza, il ricorso alla manodopera
somministrata nonché alcuni aspetti
pensionistici. La contrattazione di
secondo livello è volta alla gestione
dei meccanismi a sostegno della
produttività, dell’innovazione e dei
premi di produttività. L’Italia non ha un
sistema per la fissazione di un salario
minimo per legge. Tuttavia, i tribunali
sono soliti utilizzare il salario minimo
stabilito mediante gli accordi settoriali
di secondo livello come punto di
riferimento per emettere le loro
sentenze, il che ci porta a dire che
di fatto tali accordi fissano un salario
minimo per quel settore specifico.
7
Specificita’ Settoriali
In Italia, il dialogo sociale ufficiale
del settore calzaturiero si svolge
nell’ambito di una piattaforma
conosciuta con il nome di “Relazioni
Industriali”. Le parti sociali che
partecipano al tavolo delle trattative
sono: Assocalzaturifici per la parte
datoriale, e i rappresentanti delle tre
federazioni di categoria: FEMCA –
CISL, FILCTEM – CGIL, e UILTECUIL. Il dialogo sociale settoriale in
Italia è essenzialmente (e quasi
esclusivamente) bipartito, con un
contributo molto limitato da parte
dell’autorità pubblica. Le riunioni
del dialogo sociale si svolgono al
meno due volte all’anno. Anche a
livello nazionale, il dialogo sociale
vede la cooperazione attiva di
entrambe le parti. Tuttavia, nella fase
di rinnovo dei contratti collettivi, la
frequenza delle riunioni può variare
in modo significativo ed essere più
o meno sostenuta a seconda delle
questioni oggetto di trattativa e
della situazione. L’ultimo contratto
collettivo è stato firmato nel 2013
e sarà valido fino al 2016. Le parti
sociali del settore calzaturiero
hanno sottolineato la collaborazione
effettiva sulle questioni di maggiore
valenza che incidono sullo sviluppo
industriale del settore.
www.worker-participation.eu
Report 2014
57
PORTOGALLO
LA SITUAZIONE GENERALE
RELATIVA AL DIALOGO SOCIALE E
ALLE RELAZIONI INDUSTRIALI8
In passato, la legislazione portoghese
ha fornito un quadro per il dialogo
sociale settoriale grazie agli accordi
collettivi sottoscritti a livello nazionale,
regionale e territoriale. Gli accordi
aziendali e quelli che coprono diverse
imprese sono altresì da prendere
in esame. Tradizionalmente, gli
accordi settoriali erano più importanti
in quanto coprivano oltre la metà di
tutti i lavoratori in 10 settori su 15.
Tuttavia questa situazione è cambiata
recentemente a motivo delle misure
adottate nel quadro del programma
di aggiustamento strutturale legato
al salvataggio finanziario del 2011.
Di conseguenza, il numero di accordi
settoriali è calato drasticamente
nel corso degli ultimi anni. Questa
tendenza è stata accentuata dal
cambiamento della politica governativa
rispetto all’estensione dei contratti
collettivi. I nuovi accordi, pubblicati
alla fine dell’ottobre 2012, possono
essere estesi oltre le parti firmatarie
soltanto se almeno un sindacato
e un’organizzazione datoriale ne
fanno richiesta e a condizione che
le organizzazioni datoriali firmatarie
occupino più della metà di tutti i
lavoratori del settore. Grazie alla
pressione esercitata dalle parti sociali,
nel 2014 è stato modificato il quadro
per l’estensione degli accordi ed inserito
un requisito di rappresentatività delle
organizzazioni datoriali: almeno il 30%
delle aziende rappresentate devono
essere PMI. In Portogallo, continuano
58
Report 2014
ad esistere accordi su questioni
generali come la formazione, l’ambiente
e la sicurezza ed esiste un dialogo
sociale nazionale tra i sindacati (CGTPIN e UGT), le imprese e il governo
nell’ambito di un organo tripartito
chiamato CPCS. Ai sensi della legge, al
tavolo delle trattative siedono i sindacati
e le imprese, sia individualmente che
attraverso le federazioni di imprese.
Gli accordi vertono sui salari e gli
aumenti salariali, nonché su altre
questioni come: orario di lavoro,
lavoro notturno, ambiente e sicurezza,
straordinari, trasferimenti temporanei,
mobilità geografica, formazione,
turni; deroghe agli orari fissi di lavoro
; modalità di cessazione e di rinnovo
degli accordi, flessibilità e prestazioni
sociali integrative. Altre questioni trattate
con meno frequenza comprendono
la non discriminazione, la parità, il
part-time, l’adeguamento dell’orario
di lavoro e il distacco dei lavoratori
in altre aziende. Il Portogallo ha un
salario minimo nazionale che viene
aumentato ogni anno a gennaio. Nel
2012, 2013, 2014, il salario minimo non
ha registrato nessun aumento a motivo
delle misure imposte dal programma
di aggiustamento strutturale legato al
salvataggio finanziario del 2011.
8
www.worker-participation.eu
Specificita’ Settoriali
Recentemente, non è stata
organizzata nessuna riunione
ufficiale del dialogo sociale settoriale
e nessun rappresentante settoriale
siede nel CPCS. Malgrado queste
difficoltà strutturali, l’organizzazione
nazionale di parte datoriale,
APICCAPS, e la federazione
sindacale nazionale FESETE, si
sono riunite in via non ufficiale.
Dal 2011, non si è svolta nessuna
contrattazione collettiva in Portogallo
per il settore della calzatura, a
causa delle difficoltà a decidere
l’estensione degli accordi oltre le
parti firmatarie. Nell’ottobre 2014, è
stato rinnovato il contratto collettivo,
grazie agli sforzi profusi dalle parti
sociali. La cooperazione tra le parti
sociali è considerata positiva ed ha
permesso la realizzazione di progetti
comuni (vedi di seguito: “Istruzione
e formazione in Portogallo ”).
ROMANIA
LA SITUAZIONE GENERALE DEL
DIALOGO SOCIALE E DELLE
RELAZIONI INDUSTRIALI 9
In Romania, il dialogo sociale si
svolge a diversi livelli ed i contratti
collettivi possono essere negoziati a
livello settoriale, aziendale o gruppo
di imprese. La legislazione è stata
modificata nel 2011 (legge sul dialogo
sociale) con l’abolizione degli accordi
di livello nazionale. Gli accordi settoriali
che coprivano una parte importante
dell’economia hanno subito delle
modifiche di rilievo. Questi accordi sono
vincolanti per tutto il settore soltanto se
le associazioni datoriali che li hanno
sottoscritti impiegano più della metà
dei lavoratori del settore interessato;
l’estensione deve essere richiesta dalle
parti firmatarie e approvata dal consiglio
tripartito nazionale. Se ciò non accade,
questi contratti vengono considerati
alla stregua di accordi per un gruppo
di imprese ed applicati soltanto alle
aziende iscritte alle associazioni che li
hanno sottoscritti. Per la contrattazione
di secondo livello, le aziende con più
di 21 addetti devono sedersi al tavolo
delle trattative, anche se non sono
obbligate a raggiungere un accordo.
Nel 2011, la legge sul dialogo sociale
ha modificato la composizione del
consiglio economico e sociale, con
l’introduzione di un nuovo organo (il
consiglio nazionale tripartito per il
dialogo sociale, CNTDS) che deve
essere consultato sulla legislazione in
materia finanziaria, economica, sociale
e sanitaria. Il suo ruolo riguarda la
consultazione sul salario minimo e la
negoziazione su alcuni accordi sociali.
Il nuovo codice sul dialogo sociale ha
modificato le norme che sanciscono
chi ha il diritto a negoziare a livello
aziendale. A livello settoriale, la
situazione non è mutata e i sindacati
devono rappresentare almeno il
7% dei lavoratori per partecipare
alle trattative (le associazioni
datoriali devono rappresentare il
10%). Parimenti, nelle trattative
che coinvolgono gruppi d’imprese,
i sindacati possono partecipare a
condizione che la maggioranza dei
lavoratori siano loro iscritti. Esiste un
salario minimo nazionale definito dal
governo a seguito di trattative con i
sindacati e gli imprenditori nell’ambito
del consiglio nazionale tripartito per il
dialogo sociale, CNTDS.
9
Specificita’ Settoriali
Nel settore romeno della calzatura,
le piattaforme ufficiali di dialogo
sociale esistono a livello aziendale
ma non a quello nazionale o
settoriale. Recentemente sono
state apportate delle modifiche
strutturali alla rappresentatività
settoriale, sebbene il settore
calzaturiero sia caratterizzato
dall’assenza di un’associazione
datoriale che ottemperi ai requisiti
di rappresentatività (10%). Di
conseguenza, nessun contratto
collettivo è stato firmato nel settore
della calzatura in Romania. Le
condizioni contrattuali e le evoluzioni
del settore, nonché altre questioni
relative alle condizioni di lavoro sono
i principali argomenti discussi ogni
anno a livello aziendale. Nell’intento
di rilanciare il dialogo sociale,
circa 65 imprese hanno costituito
un’associazione settoriale chiamata
SFERA FACTOR. Attualmente, la
SFERA FACTOR sta lavorando
con i rappresentanti sindacali per
rilanciare il dialogo sociale settoriale.
www.worker-participation.eu
Report 2014
59
SPAGNA
LA SITUAZIONE GENERALE DEL
DIALOGO SOCIALE E DELLE
RELAZIONI INDUSTRIALI10
In Spagna, il dialogo sociale e le
trattative fra imprese e sindacati si
svolgono a livello nazionale, settoriale
e aziendale. I più importanti accordi
non salariali possono essere tripartiti
e coinvolgere il governo, i sindacati
e le imprese. Nel 2010, l’ultimo
anno per il quale disponiamo dati
definitivi, la Spagna contava 5,067
accordi collettivi con una copertura
di 10.794.334 lavoratori. Il 75%
di questi accordi sono di secondo
livello. A livello settoriale nazionale,
gli accordi sottoscritti rappresentano
soltanto l’1,7% mentre quelli territoriali
si attestano sul 19,2%. Prima della
modifica del quadro legislativo, le
aziende medie e grandi avevano i
loro propri accordi, anche a livello
di sito produttivo, mentre le aziende
piccole applicavano l’accordo
settoriale territoriale. Il governo ha
il potere di estendere l’applicazione
degli accordi collettivi in ambiti esclusi
dalla contrattazione. Attualmente, la
tendenza generale è quella di dare
la precedenza agli accordi aziendali,
anche sugli accordi territoriali in
vigore. Gli accordi aziendali vertono
sulle condizioni salariali, l’orario di
lavoro, l’inquadramento ed altre
questioni come la conciliazione vitalavoro. Inoltre, in caso di difficoltà
finanziarie dell’azienda, quest’ultima
può decidere la sospensione delle
condizioni contenute negli accordi.
I contratti collettivi sono vincolanti
giuridicamente per tutti i lavoratori
del settore, a condizione che
le parti coinvolte nelle trattative
abbiano il diritto di firmare accordi.
Il contratto nazionale può essere
sottoscritto dai sindacati più
rappresentativi a livello nazionale e
regionale e da altre organizzazioni
sindacali che dimostrano di avere
un certo appoggio nel settore
nel quale vengono condotte le
trattative. La legge stabilisce norme
specifiche riguardanti le modalità di
sviluppo delle trattative nonché la
composizione delle delegazioni che
siedono al tavolo. La legge afferma
altresì che le trattative devono essere
svolte in buona fede e sfociare su
accordi della durata almeno due
anni. Tali accordi definiscono i
termini dell’eventuale rinnovo dopo
60
Report 2014
la scadenza. Questo aspetto è stato
recentemente modificato mediante
una legge che stabilisce un periodo
di un anno, trascorso il quale verrà
applicato l’accordo di livello superiore.
Gli accordi nazionali vertono su
questioni non salariali come i contratti
di lavoro, la formazione e la parità.
I contratti di livello inferiore coprono
l’aspetto salariale e l’orario di lavoro
e spesso sono accompagnati da
clausole per l’integrazione salariale in
caso di superamento dell’inflazione
programmata. Questi accordi possono
riguardare altresì la formazione,
la classificazione professionale, la
malattia e la maternità. La Spagna ha
un salario minimo a livello nazionale
che viene adeguato a gennaio di ogni
anno dal Governo.
10
www.worker-participation.eu
Specificita’ Settoriali
Non esiste una piattaforma ufficiale
di dialogo sociale del settore
spagnolo della calzatura. Le riunioni
del dialogo sociale hanno luogo tra
rappresentanti di parte datoriale
(FICE e AEC) e i sindacati maggiori:
FITAG-UGT, FITEQA-CC.OO (dal
2014 FI – CC.OO) anche se non
in modo regolare. Il 25 settembre
2014, un nuovo contratto collettivo
per il settore calzaturiero è stato
pubblicato dal ministero spagnolo
del lavoro e degli affari sociali ed è
stato sottoscritto dalle parti sociali
soprammenzionate. Le trattative
sono durate nove mesi ed hanno
portato alla firma di un accordo
che ha rinnovato la collaborazione
tra le parti sociali. Uno dei risultati
interessanti del nuovo contratto è
costituito dalla disposizione relativa
all ‘“Observatorio Industrial del
Calzado – Osservatorio del settore
della calzatura”: un organo bipartito
di informazione nel quale entrambe
parti sono attivamente coinvolte.
L’obiettivo principale dell’osservatorio
è quello di individuare le questioni
di natura strategica e le eventuali
soluzioni. Ciò rappresenta uno dei
numerosi passi compiuti al fine di
dare nuova linfa al dialogo sociale e
alla cooperazione tra i suoi membri.
3.2.2
LE RIUNIONI E I RISULTATI
DEL DIALOGO SOCIALE
Dalle interviste condotte nel 2013 e 2014 con le parti sociali dei cinque paesi coinvolti nello studio, emerge chiaramente
che il rinnovo dei contratti collettivi (ove esistente) condiziona pesantemente la frequenza delle riunioni del dialogo sociale
a livello nazionale. Le parti sociali intervistate si riuniscono regolarmente almeno una volta all’anno, in via ufficiale e non.
Ciò non vale per la Romania dove le riunioni sono più difficili da organizzare tra i rappresentanti delle parti sociali. Questa
situazione si deve essenzialmente alla struttura del dialogo sociale nazionale ed alla capacità di costituire gli organi di
rappresentanza datoriale e sindacali. In genere, le parti sociali nazionali sottolineano il clima di collaborazione attiva che
si è sviluppato nel corso del tempo. Questa osservazione tiene conto dei ruoli delle organizzazioni che sono coinvolte
nelle riunioni del dialogo sociale.
In linea di massima, esiste una crescente consapevolezza circa l’esigenza di sviluppare iniziative congiunte tra parti
sociali tese alla promozione dello sviluppo sostenibile del settore. Le numerose iniziative comuni sviluppate nei paesi
oggetto di studio dimostrano l’importanza delle piattaforme di dialogo sociale nazionale come strumento per individuare
i problemi e proporre le eventuali soluzioni. In genere, gli argomenti discussi nelle riunioni del dialogo sociale sono i
seguenti:
● Trattative per i contratti collettivi
● Salari
● Condizioni di lavoro
● Conflitti sociali a livello aziendale
● Situazione del settore sul piano industriale
● Formazione e istruzione
● Posizioni comuni nei confronti delle autorità pubbliche
● Evoluzione delle occupazioni e dei profili professionali
● Trattative di secondo livello
● Interpretazione dei contratti collettivi
Se consideriamo le questioni per grado d’importanza e la frequenza con la quale sono state oggetto di discussione nel
periodo delle interviste (stando alle risposte ricevute dalle parti sociali), i salari e le condizioni di lavoro sono le priorità
rilevate in ciascuno dei paesi in questione. La formazione e l’istruzione costituiscono argomenti di primaria importanza
che hanno portato alla definizione di posizioni comuni stabilite con il governo e/o le autorità pubbliche. Al di fuori di queste
tematiche, altre questioni sono state prese in esame con minora frequenza dalle parti sociali nazionali.
Come abbiamo visto in precedenza, le parti sociali nazionali riconoscono il buon livello di cooperazione tra le parti
interessate durante le riunioni del dialogo sociale e nella concezione, sviluppo e applicazione delle azioni proposte di
comune accordo.
Tuttavia, va ricordato che talvolta gli accordi a livello nazionale sono difficili da tradurre in simili rapporti di collaborazione
e in un’azione incisiva a livello locale. Ciò può essere imputabile al fatto che talvolta (e con particolare riferimento ai
paesi dove la produzione calzaturiera è concentrata nei distretti industriali), i bisogni del settore possono variare a livello
regionale e aziendale. Tale affermazione prende in esame le peculiarità dei vari segmenti del mercato, le specificità della
distribuzione e le caratteristiche dei prodotti.
Report 2014
61
La lista di seguito presentata verte sugli esempi nazionali e le buone pratiche che sono state oggetto di cooperazione e di
dibattito tra le parti sociali portando alla definizione ed esecuzione di azioni tangibili a favore dello sviluppo settoriale 11.
INNOVAZIONE DEL CONTRATTO COLLETTIVO: ITALIA
Durate le trattative per l’ultimo contratto collettivo, le parti sociali italiane hanno introdotto diverse innovazioni che hanno
reso l’accordo più in linea con le esigenze mutevoli del settore. Le parti sociali hanno sottolineato la nuova disposizione
relativa alla gestione delle ferie del personale. Grazie ad un contributo congiunto delle parti sociali, l’azienda può avere una
maggiore flessibilità nella gestione delle ferie estive del personale. Questa esigenza è stata particolarmente avvertita in
occasione del MICAM (la più importante fiera internazionale del settore della calzatura) alla fine di agosto (un mese in cui
tradizionalmente le aziende italiane chiudono per due settimane) .
Visto il potenziale impatto del nuovo contratto collettivo sulle aziende e sui lavoratori, le parti sociali hanno deciso di
applicare una strategia per diffondere gli elementi innovativi in esso contenuti. A tal fine, sono stati organizzati incontri con
le maggiori aziende locali, i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori. Questa iniziativa è stata apprezzata dalle parti
intervistate.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE : FRANCIA
La cooperazione fra parti sociali nazionali sull’istruzione e la formazione è particolarmente forte. I fondi allocati
all’istruzione e alla formazione vengono raccolti direttamente dalla FFC (attraverso la taxe d’apprentissage) e gestiti
dalle parti sociali attraverso OPCALIA, (l’organo congiunto preposto alla raccolta dei fondi della formazione, gestiti dalle
imprese e dai sindacati sotto la supervisione dello stato francese). Di conseguenza, le parti sociali hanno sviluppato tutta
una serie di competenze nella definizione delle priorità settoriali in materia di formazione professionale e di formazione
continua, permettendo di orientare le scuole e i centri di formazione per ottenere qualifiche in linea con le esigenze del
settore. Malgrado la rapida evoluzione delle modalità di raccolta e di gestione dei fondi per la formazione (che può portare
ad un indebolimento del potere di controllo affidato alle parti sociali), i rapporti di collaborazione sviluppati tra le parti
sociali dovrebbero consentire la definizione di posizioni comuni. Sarà, tuttavia, necessario rafforzare la voce del settore
calzaturiero su questa questione specifica .
FORMAZIONE E ISTRUZIONE: ITALIA
Il contratto collettivo nazionale definisce il quadro per la creazione dell’Osservatorio Nazionale Bilaterale per il settore
della calzatura (Osservatorio Bilaterale Calzatura - “OBN-C”). Tra gli obiettivi definiti dallo statuto dell’osservatorio
ricordiamo:
● Individuare ed illustrare l’evoluzione dei bisogni formativi
● Predisporre le azioni formative adeguate
● Promuovere i rapporti positivi tra produttori e sistemi di formazione.
11
E’ inutile dire che i rapporti tra le parti sociali sono talvolta conflittuali. La decisione di illustrare soltanto i casi
positivi e le buone prassi è dettata dal fatto che rientrano nel campo della presente relazione e possono essere
utilizzati come esempi da trasferire in altri paesi europei.
62
Report 2014
Un obiettivo dell’OBN-C è quello di fornire un’informazione continua al fine di ottimizzare e promuovere la qualità e
l’efficacia della formazione e l’apprendimento basato sulle esigenze del settore. Questi due obiettivi mirano a sviluppare
le risorse umane del settore e aumentare la competitività mediante gli aumenti di produttività. All’interno dell’OBC-N, tre
sindacati e tre associazioni datoriali compongono il comitato di pilotaggio responsabile dell’esecuzione di diverse iniziative
nel settore dell’istruzione e della formazione professionale. Recentemente, l’OBN-C ha compiuto passi decisi per
diventare membro del Consiglio europeo settoriale delle competenze professionali del settore tessile, abbigliamento, pelle
e calzatura (European Sector Skills Council for the Textile, Clothing, Leather and Footwear sectors- ESSC TCLF).
ISTRUZIONE E FORMAZIONE: PORTOGALLO
In Portogallo, fin dal 1965 la questione dello sviluppo delle competenze ha tratto beneficio dai legami con il dialogo sociale.
Un protocollo sottoscritto dall’associazione datoriale e dai rappresentanti dei sindacati ha portato alla creazione del “Centro
de Formação Professional da Indústria de Calçado (CFPIC)”, conosciuto come accademia per il design e la calzatura. Si
tratta di un organo molto attivo che in futuro potrebbe diventare membro dell’ ESSC TCLF, gestito congiuntamente dalle
parti sociali e lo stato portoghese. L’obiettivo principale del CFPIC è quello di rispondere tempestivamente alle esigenze del
settore in termini di formazione professionale. Le parti sociali svolgono un ruolo importante nell’individuazione delle priorità
future.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE– ROMANIA:
non esistono organi bilaterali e trilaterali ufficiali per la gestione delle questioni legate alla formazione, tuttavia le parti sociali
del settore calzaturiero, con il sostegno dell’Università di Tuiasi, hanno aperto un tavolo per la creazione di un gruppo di
lavoro/organo preposto alla gestione delle esigenze del settore tessile, abbigliamento, pelle e calzatura. Fino a poco tempo
fa, la formazione non veniva riconosciuta ufficialmente dal governo. Oggi appare evidente il bisogno di investire sulla
formazione e le competenze tecniche poichè la Romania rappresenta il secondo paese europeo per numero di lavoratori e
la formazione esiste soltanto nelle grandi imprese.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE: SPAGNA
La Fundación Tripartita para la Formación en el Empleo12-FTFE (fondazione tripartita per la formazione sul lavoro) è un organo
nazionale che appartiene al settore pubblico. La FTFE è l’organo deputato alla gestione a livello nazionale della formazione
professionale continua nel quadro del dialogo sociale e di un rapporto trilaterale (servizi pubblici per l’impiego, organizzazioni
datoriali e sindacali). La Fundaciòn è altresì coinvolta nella promozione, disseminazione e finanziamento dei programmi di
formazione professionale continua per i lavoratori, nella ricerca mirata ad affrontare le esigenze formative del settore e di gruppi
target nonché a definire strumenti e metodologie di apprendimento. In questo sistema complesso di formazione professionale,
uno degli elementi di maggiore rilievo è rappresentato dai Comitati settoriali congiunti, che rappresentano la parte datoriale
e sindacale di categoria e che rientrano nell’ambito della contrattazione collettiva. Questi comitati aggiungono flessibilità al
modello formativo ed hanno una conoscenza diretta ed approfondita della situazione delle imprese. La loro competenza è
molto vasta e riguarda la decisione sui piani di formazione oggetto di finanziamento, la definizione della ricerca e degli strumenti
formativi del settore. Gli esperti spagnoli di parte datoriale e sindacale presentano regolarmente delle proposte per lo sviluppo
di nuovi corsi agevolando il corretto stanziamento dei fondi destinati alla formazione.
12
La nuova normativa entrata in vigore il 24 marzo 2015 “Real Decreto-ley 4/2015, de 22 de marzo, para la
reforma urgente del Sistema de Formación Profesional para el Empleo en el ámbito laboral” ha cambiato il nome
in Fundación Estatal para la Formación en el Empleo, e introdotto modifiche nell’assegnazione delle competenze
tra le parti interessate. .
Report 2014
63
EVOLUZIONE DEL SETTORE: FRANCIA
Una delle questioni di maggiore valenza per lo sviluppo del settore calzaturiero è costituita dalla ricerca e dallo sviluppo,
ambito nel quale la Francia ha un ruolo di leadership a livello europeo. Il CTC è un’importante organizzazione francese
riconosciuta a livello mondiale: si tratta di un centro di ricerca attivo nel settore della pelle, degli articoli di cuoio e
della calzatura. Il consiglio di amministrazione del CTC è costituito dai rappresentanti delle imprese, dei sindacati e
delle maggiori imprese del settore. I membri delle associazioni di parte datoriale e sindacale siedono nel consiglio di
amministrazione insieme ai rappresentanti delle più grandi imprese francesi. Le parti del dialogo sociale svolgono un
ruolo attivo nella definizione delle priorità di ricerca, un elemento cruciale per la competitività del settore.
EVOLUZIONE DEL SETTORE: ITALIA
La scarsa attrattività del settore per i giovani costituisce un serio problema che le parti sociali del settore calzaturiero
hanno cercato di affrontare insieme mediante lo sviluppo di un progetto specifico. Le attività progettuali hanno permesso
di produrre del materiale promozionale al fine di mettere in luce il lato positivo del lavoro nel settore calzaturiero. Questo
materiale viene prodotto allo scopo di incoraggiare e rafforzare il trasferimento della conoscenza tra le generazioni.
64
Report 2014
3.2.3
LE PRIORITA’ EUROPEE
DELLE PARTI SOCIALI NAZIONALI
Nel corso delle interviste, una domanda specifica riguardava l’individuazione delle priorità future del dialogo sociale
europeo. La seguente tabella illustra i risultati ottenuti.
Le parti sociali nazionali intervistate indicano il valore aggiunto derivante dalle iniziative intraprese a livello europeo al fine
di:
● Migliorare l’immagine del settore nei confronti dei giovani che costituiscono un asset fondamentale per il futuro
● Stabilire uno schema condiviso per l’analisi e l’elaborazione di dati nazionali ed europei per una migliore capacità
previsionale necessaria alla definizione del piano di azioni strategiche a livello settoriale.
● Stabilire azioni coordinate per incoraggiare lo sviluppo di programmi e progetti tesi ad individuare i bisogni emergenti in
materia di competenze e gestire l’inadeguamento tra domanda e offerta di qualifiche professionali.
● Promuovere le azioni volte ad accrescere l’efficacia dei controlli alle dogane
● Interagire con i servizi della Commissione al fine di tenere nella giusta considerazione la reciprocità nell’apertura dei
mercati e negli accordi di libero scambio, con un’attenzione particolare alla responsabilità sociale delle imprese.
● Individuare e attuare le iniziative atte a rilanciare l’occupazione a livello settoriale
● Rispondere alla richiesta dei consumatori di un’informazione completa sui prodotti (compresa l’indicazione della
provenienza geografica), attraverso l’indicazione di origine obbligatoria
● Promuovere e analizzare politiche industriali concrete a sostegno del settore manifatturiero europeo.
Tutti questi argomenti saranno presi in esame nella definizione delle priorità future e del programma di lavoro del dialogo
sociale europeo.
Report 2014
65
PRIORITA’ PER IL FUTURO DEL DIALOGO SOCIALE DEL SETTORE
DELLA CALZATURA
Attractiveness
of the Sector toward
young workers
Foresight and
forecast
Training and Skills needs,
Skills mismatches
Actions on more effective
implementation of custom
controls
Reciprocity while opening
markets and signing Free
Trade Agreements (CSR)
Employment
Mandatory origin labelling
Indusrial policies
in support of UE
manufacturing
Corporate Social
Responsability
66
Report 2014
3.3
I FATTORI TRAINANTI DEL FUTURO
DEL SETTORE CALZATURIERO:
L’ANALISI S.W.O.T.
3.3.1
QUANTITATIVE AND QUALITATIVE OVERVIEW
Uno dei principali obiettivi del progetto consiste nello sviluppo delle condizioni ottimali per rinnovare e adeguare il dialogo
sociale europeo della calzatura alle esigenze del settore.
Di qui l’esigenza di raccogliere una serie d’informazioni aggiornate sulle questioni più importanti che possono essere
affrontate a livello europeo in stretta collaborazione con le parti sociali nazionali.
Un approccio “Bottom up” rinnovato doveva portare alla definizione delle priorità di azione del dialogo sociale europeo,
su una base pratica, tenendo conto delle esigenze reali espresse delle associazioni nazionali di parte sindacale e
datoriale.
A tal fine, le parti sociali hanno definito l’analisi SWOT come lo strumento di studio più adeguato: una pianificazione
strutturata del metodo di valutazione dei punti di forza, di debolezza, delle opportunità e delle minacce :
● Punti di forza : caratteristiche che conferiscono al settore europeo della calzatura un vantaggio rispetto agli altri settori
● Punti di debolezza: caratteristiche che creano uno svantaggio per il settore calzaturiero europeo rispetto agli altri.
● Opportunità: elementi che il settore europeo della calzatura potrebbe sfruttare a suo vantaggio
● Minacce: elementi di contesto che potrebbero causare delle difficoltà al settore europeo della calzatura .
L’analisi condotta si snoda su diverse fasi. Le parti sociali europee hanno fornito alle associazioni datoriali e sindacali
nazionali una panoramica delle proposte relative alle quattro categorie dell’analisi SWOT. Gli argomenti analizzati nel
dettaglio nella panoramica sono stati oggetto di discussione approfondita durante un seminario organizzato a Bruxelles
con il coinvolgimento delle parti sociali nazionali.
Come si evince dal grafico a radar di seguito riportato, questo lavoro ha permesso di individuare ed analizzare 7 punti di
forza, 9 punti di debolezza, 10 opportunità e 6 minacce.
Report 2014
67
L’ANALISI SWOT DEL SETTORE CALZATURIERO:
UNA PANORAMICA QUANTITATIVA
STRENGTHS
THREATS
WEAKNESSES
OPPORTUNITIES
Il presente capitolo illustra nel dettaglio tutti gli elementi collegati ai punti di forza, di debolezza, opportunità e minacce del
settore europeo della calzatura, individuati grazie alla metodologia descritta in precedenza.
68
Report 2014
PUNTI DI FORZA
● Un prodotto che soddisfa le esigenze di base e quelle più
sofisticate dei consumatori
● La calzatura europea è comunemente riconosciuta come un
prodotto originale e di alta qualità
● Una lunga tradizione europea
● Design Europeo
● Una manodopera qualificata
● La vicinanza tra mercato e filiera
● Potenziale e capacità di innovazione
OPPORTUNITA’
● Nuovi mercati emergenti
● Migliori condizioni di acceso ai mercati
● Rafforzamento dei distretti industriali e del sostegno
infrastrutturale alle PMI
● Nuove tecnologie di produzione e di vendita
● Tendenze demografiche e sociali: nuovi bisogni
● Un’attività di ricerca e sviluppo più mirata
● Sostenibilità sociale/ambientale e trasparenza
● Rilocalizzazione della produzione in Europa
● Branding europeo
● Indicazione di origine obbligatoria
PUNTI DI DEBOLEZZA
● Scarsa attrattività del settore per i giovani lavoratori
● Assenza di coordinamento tra i centri di formazione professionale e le
aziende
● Scarsa considerazione del lavoro manuale
● Assenza di un coordinamento effettivo tra i centri di ricerca e le aziende
● In media le aziende sono di piccola dimensione
● Scarso accesso al credito
● Le aziende si concentrano sul mercato domestico
● Squilibro a livello mondiale nell’applicazione della legislazione in materia sociale e ambientale
● Svantaggi competitivi strutturali legati al contesto nel quale operano le
imprese
MINACCE
● Calo del consumo locale negli stati membri dell’UE
● Protezionismo
● Scarsità e costo delle materie prime
● Contraffazione
● Scarsità futura di manodopera qualificata con particolare
riferimento alle competenze tecniche
● “Designed in Europe” un modello di business emergente nei paesi
a basso costo
Per riassumere possiamo dire che:
● Il settore europeo della calzatura mantiene la sua forza grazie ad una lunga traduzione e al retaggio culturale che
caratterizzano la produzione di un articolo che sarà richiesto da un numero sempre più importante di consumatori
in tutto il mondo. L’Europa si distingue per il design e l’ottima qualità dei suoi prodotti creati da una manodopera
qualificata alla quale si deve una parte importante del valore aggiunto. Il settore europeo della calzatura ha creato una
filiera estremamente sofisticata nei territori di uno dei mercati mondiali di maggiore peso (l’Europa rappresenta il 46%
dell’import mondiale in termini di valore) .
● Poiché la manodopera è uno degli asset principali del settore europeo della calzatura e considerando l’invecchiamento
progressivo degli addetti, la scarsa attrattività del settore per i giovani lavoratori costituisce un punto di debolezza di
particolare valenza. Alcuni fattori strutturali creano particolari difficoltà alle piccole aziende nell’accesso al credito, nella
predisposizione di strategie a lungo termine e nell’affrontare i mercati internazionali.
● Le principali opportunità per il settore europeo della calzatura sono rappresentate dai mercati emergenti che possono
assorbire una maggiore quantità di calzature europee grazie alle migliori condizioni commerciali e all’elevato potere
d’acquisto di una parte sempre più numerosa della popolazione (Cina). La firma di accordi commerciali tra l’UE e i partner
strategici come gli USA e il Giappone continua ad essere una priorità per il settore.
● Sul versante della produzione, le nuove tecnologie e i nuovi materiali dovrebbero essere maggiormente sfruttati nel
settore della calzatura, insieme a servizi avanzati forniti dai distretti e da altri supporti infrastrutturali. Altre opportunità
derivano dalle attività di ricerca e sviluppo che possono aiutare le imprese del settore a rispondere ai bisogni di nuove
categorie di consumatori. A tal riguardo, gli aspetti ambientali e sociali costituiscono dei fattori di particolare importanza
per un numero crescente di consumatori. I calzaturifici europei sono all’avanguardia per la sostenibilità della produzione e
della filiera. Questa è una delle ragioni per cui i calzaturifici europei vedono in modo positivo l’indicazione obbligatoria di
origine: essa rappresenta la risposta naturale alla crescente domanda da parte dei consumatori di informazioni esaurienti
sul prodotto, compresa la provenienza geografica.
● Il calo del consumo locale negli stati membri dell’UE costituisce una della maggiori minacce per il settore calzaturiero
europeo. Alcuni stati membri (soprattutto quelli dell’Europa del Sud) continuano ad essere pesantemente penalizzati
dalle conseguenze della recessione economica. D’altro canto, molti mercati potenziali per le attività di export rimangono
virtualmente chiusi per ragioni tariffarie e per la presenza di barriere non-tariffarie, che costituiscono un pesante
disincentivo al commercio internazionale. Altre minacce derivano dal continuo aumento del costo delle materie prime
(soprattutto la pelle), necessarie a garantire la qualità per fare la differenza rispetto ai competitor internazionali e dalla
contraffazione, ampiamente riconosciuta dagli attori industriali e dagli stakeholder istituzionali.
Report 2014
69
3.3.2
PUNTI DI FORZA
Un prodotto che soddisfa i bisogni essenziali e sofisticati dei consumatori
Il settore calzaturiero ha un punto di forza unico rispetto ad altri settori che producono beni di consumo, ossia fornire un prodotto che non smetterà
mai di essere richiesto da un numero sempre più importanti di consumatori di tutto il mondo. La calzatura risponde ad un bisogno essenziale che non
cambierà in futuro: camminare e proteggere i piedi. Ci sarà sempre un mercato per le calzature. I bisogni mutevoli dei consumatori sono strettamente
connessi alle emozioni e alla funzionalità. Alla stregua di altri prodotti legati al fashion, la calzatura di moda può creare un legame emozionale con i
consumatori, soprattutto per le scarpe di alta gamma, per le quali il settore europeo occupa un posto importante. La specializzazione è stata ottenuta
per soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori, strettamente connessi alle funzionalità tecniche e alle caratteristiche del prodotto. A tal riguardo
dobbiamo ricordare il confort, la resistenza, il peso, l’assorbimento degli urti. I produttori europei contribuiscono a garantire il futuro del settore
considerando questi fattori nella risposta alle esigenze mutevoli dei consumatori in tutto il mondo.
Il settore europeo della calzatura come sinonimo di prodotto unico e
di alta qualità
L’Europa rappresenta circa il 4% della quantità di calzature prodotte a livello mondiale. Altri continenti svolgono un ruolo di gran lunga più importante in
termini di quantità prodotta sul mercato internazionale. L’Asia è il maggiore produttore con una quota a livello mondiale che si attesta sull’87%, mentre
il Sud America occupa il secondo posto con il 5%. Tuttavia, le statistiche mostrano come le esportazioni di calzature europee sono in continuo aumento
a motivo del valore aggiunto del prodotto. Tra il 2009 e il 2013, l’export di calzature verso i paesi terzi è aumentato del 46% in numero di paia e del 73%
in valore. Inoltre, nove dei 15 più importanti paesi in termini di valore dell’export sono europei. Il prezzo medio all’export dei principali paesi europei è
molto più elevato della media mondiale, il che rispecchia l’alto valore unitario della calzatura europea. Ciò è dovuto ai costi di produzione, notevolmente
più elevati nella UE rispetto agli altri attori del mercato mondiale, e al valore intrinseco delle calzature prodotte in Europa, che sono caratterizzate dalla
qualità, il design e la tradizione manifatturiera. L’alta qualità della calzatura prodotta in Europa rispecchia la creatività del design che utilizza materiali
sicuri e funzionali per un prodotto di qualità, resistente e fabbricato in condizioni sostenibili.
Una lunga tradizione industriale
L’Europa ha una lunga tradizione industriale nella produzione calzaturiera, che si ritrova nella specializzazione della produzione in regioni e distretti
industriali europei. La lunga tradizione europea ha condotto alla creazione di musei a tutela del retaggio culturale della produzione calzaturiera. Esempi
possono essere trovati in Francia, Italia, Spagna e Regno Unito. Il retaggio culturale del settore ha svolto un ruolo importante nell’evoluzione storica dei
calzaturifici europe. Ciò ha permesso lo sviluppo di una serie di tratti distintivi come la natura del talento creativo, le innovazioni nei metodi tradizionali
di produzione, la preservazione e lo sviluppo di una manodopera formata per permettere all’Europa di salvaguardare la sua leadership in termini di
qualità. La presenza in Europa di oltre 40 scuole specializzate e centri di formazione è un ulteriore indicatore della forza delle radici culturali del settore
calzaturiero in Europa. La specializzazione di diverse regioni in Europa è andata di pari passo con la crescita parallela dei fornitori europei di materie
prime, accessori e componenti che contribuisce a mantenere la posizione della calzatura europea all’avanguardia della qualità, dello stile , della
tecnologia e del design.
70
Report 2014
Design Europeo
Il design svolge un ruolo cruciale nell’attuale evoluzione del mercato mondiale della calzatura e delle richieste dei consumatori, oltre ad essere
fondamentale per distinguere la calzatura europea da quella prodotta dagli altri competitor. Il design caratterizza tutte le fasi di produzione ed impatta
sulla tempestività della risposta e sulle esigenze mutevoli dei consumatori. Ciò porta all’innovazione dei materiali, accessori e processi produttivi
derivanti dalla stretta interazione tra designer e altre aree delle aziende produttrici di calzature. Le aziende europee sviluppano nuove collezioni e il
design di nuove calzature internamente o attraverso la collaborazione con stilisti esterni, quest’ultimo caso si riscontra con maggiore frequenza nelle
PMI. Il design di calzature si è evoluto negli ultimi decenni portando alla proposta di nuovi modelli, materiali , accessori tesi a fornire una risposta rapida
alle esigenze dei consumatori in termini di performance e sostenibilità del prodotto. I produttori europei di calzature sono stati in grado di garantire una
crescita qualitativa e quantitativa grazie alle loro competenze in materia di design rafforzate dagli strumenti CAD avanzati sviluppati in Europa.
Una manodopera qualificata
Come asserito in precedenza, la lunga e robusta tradizione culturale del settore europeo della calzatura è stata creata grazie alla presenza di
una manodopera qualificata sostenuta dallo sviluppo di programmi di formazione e aggiornamento professionale. Le competenze e le qualifiche
professionali sono tra i maggiori fattori competitivi per i produttori europei e consentono il mantenimento di un vantaggio competitivo nella produzione di
calzature di fascia alta. Di conseguenza, lo sviluppo delle competenze professionali svolge un ruolo cruciale al fine di consentire il rafforzamento della
posizione delle imprese in Europa e in altri mercati. Il settore investe massicciamente in questo ambito anche se rimane ancora molto da fare in tutta
una serie di profili professionali e di competenze.
La vicinanza tra il mercato e la filiera
L’Europa rappresenta il 46% delle importazioni mondiali in termini di valore con circa un terzo del commercio mondiale che corrisponde all’import
intra-UE. Uno dei maggiori punti di forza del settore europeo della calzatura deriva da una filiera ben strutturata e estremamente sviluppata sui territori
europei. I produttori europei di calzature possono contare sulla stretta cooperazione con i fornitori di materiali ed accessori, su un facile accesso alle
infrastrutture e agli stakeholder, come associazioni di categoria, sindacati, centri di ricerca e di sviluppo e istituti di formazione. La concentrazione di una
parte significativa della produzione calzaturiera dell’UE in distretti produttivi regionali consente una forte partnership tra stakeholders, la disponibilità di
servizi di supporto, una maggiore flessibilità produttiva e un’infrastruttura efficiente per il mercato e l’innovazione del prodotto. In un settore sempre più
rivolto la personalizzazione del prodotto, una filiera corta garantisce un vantaggio competitivo ai venditori al dettaglio che sono chiamati a soddisfare le
esigenze dei consumatori.
Potenziale e capacità di innovazione
La competitività internazionale del settore europeo della calzatura è strettamente collegata alla capacità generale di innovare in modo costante.
Esistono tre livelli di innovazione nei quali le aziende del settore investono tempo e risorse. Il primo livello pone l’accento sulla moda, lo stile e
l’immagine del prodotto. Richiede uno sforzo importante da parte delle imprese che interagiscono continuamente con gli stilisti e i fornitori di materiali
e componenti per sviluppare nuove proposte per il mercato. Il secondo livello, anch’esso legato al prodotto, è strettamente connesso alle funzionalità
nuove ed avanzate, ai servizi (come la personalizzazione) al fine di rispondere alle esigenze di una fascia sempre più estesa di consumatori. Ciò
è particolarmente vero per alcune calzature specializzate come le scarpe ortopediche, di protezione e sportive. Il secondo livello di innovazione ha
una prospettiva a medio termine e richiede più tempo e una maggiore interazione con altri attori della filiera come le università e i centri di ricerca. Un
terzo livello di innovazione, nel quale il settore europeo della calzatura ha dimostrato la capacità di conseguire risultati tangibili, è legato all’ efficacia
e all’efficienza delle fabbriche e della filiera. I processi e le innovazioni legate al prodotto possono facilitare nuovi modelli di impresa e opportunità di
marketing.
Report 2014
71
3.3.2
PUNTI DI DEBOLEZZA
Scarsa attrattività nei confronti dei giovani lavoratori
L’asset principale del settore europeo della calzatura è rappresentato dalla manodopera. Tuttavia, le aziende hanno difficoltà nell’attrarre lavoratori
giovani nel settore. Questa questione ha acquisito un’importanza crescente nell’ultimo decennio con l’invecchiamento progressivo della forza lavoro. Di
qui l’esigenza di affrontare la questione dell’assunzione di giovani e definire strategie a medio termine tese ad attirare, formare e assumere manodopera
giovane, garantendo le opportunità necessarie per ottenere lavori di qualità nel settore. Il processo di assunzione di manodopera giovanile può iniziare
in due diversi scenari: quando i giovani si iscrivono a programmi di formazione professionale e quando scelgono il settore dove cercare un lavoro. In
entrambi i casi l’orientamento riveste un ruolo cruciale. Il settore affronta una doppia sfida: attirare una nuova generazione nel settore e garantire studi
professionali adeguati al fine di garantire ai neo assunti l’acquisizione delle competenze tecniche necessarie. Per conseguire risultati migliori a livello di
assunzione dei giovani, il settore dovrebbe cercare di trasmettere un’immagine più attrattiva del settore puntando su una comunicazione che mostra un
settore dinamico caratterizzato dall’insieme di design, tecnologia ed informatica a servizio della domanda dei consumatori. Esiste altresì un bisogno
urgente di lavorare sulle campagne di comunicazione e sullo sviluppo di pacchetti informativi mirati e rivolti a scuole, servizi di orientamento e centri di
formazione. Lavorare con questi enti può aumentare l’efficacia dei messaggi se supportati da misure adeguate che coinvolgono i vari stakeholder. Tra
queste misure ricordiamo la definizione di business case e il sostegno dei media a livello regionale, nazionale ed europeo.
Scarso coordinamento tra istituti di formazione professionale e
aziende
L’assenza di una comunicazione adeguata e di coordinamento tra gli enti che erogano la formazione professionale e le aziende impatta negativamente
sulle assunzioni necessarie al settore. I bisogni delle aziende e dei lavoratori si evolvono rapidamente: come ha dimostrato il lavoro dello Skills Council
del settore tessile, calzatura, abbigliamento e pelle13, la globalizzazione, la tecnologia e le richieste dei consumatori costituiscono i principali motori di
cambiamento del settore. Le professioni esistenti assistono ad un cambiamento radicale del loro profilo e all’emergere di nuove professioni. Questa
rapida evoluzione è spesso accompagnata da uno sviluppo coerente dei curriculum proposti dagli enti di formazione professionale. In altri termini, c’è
una differenza strutturale nella velocità alla quale le competenze richieste delle aziende si evolvono e quelle fornite dall’offerta formativa.
13
ESSC TCLF - relazione 2014, page 101 - www.europeanskillscouncil.t-c-l.eu
Scarsa considerazione del lavoro manuale in Europa
La produzione di calzature è un processo industriale con una forte incidenza del lavoro manuale. Come affermato nel capitolo precedente, una
manodopera formata e competente costituisce uno dei fattori competitivi di maggiore valenza per il settore. Di qui, il ruolo essenziale dei colletti
blu, dal punto di vista produttivo e qualitativo. Per queste ragioni, la svalutazione del lavoro manuale, che costituisce un problema condiviso da vari
settori industriali in Europa, ha un impatto significativo sulle imprese produttrici. Ancora una volta, è necessario dare la precedenza alle campagne di
comunicazione che sottolineano l’importanza del lavoro manuale che contribuisce a costruire la reputazione culturale ed industriale dell’Europa.
Dimensione media piccola delle imprese
Il settore della produzione calzaturiera è dominato dalla presenza di PMI. Gli ultimi dati europei mostrano in modo nitido questa situazione: il 96,99%
(pagina 47) delle aziende del settore sono PMI, di cui il 74% occupa meno di 10 lavoratori. Il fatturato realizzato dalle PMI si attesta sul 65% del totale.
Sebbene le attuali condizioni del mercato possono offrire opportunità alle PMI (nicchie sul mercato globale, risposte rapide alle tendenze emergenti),
appare chiaro che le piccoli dimensioni di queste aziende possono creare difficoltà strutturali che ne frenano l’evoluzione. Tali difficoltà sono legate alla
possibilità di affrontare adeguatamente i fattori esterni all’attività e gli sviluppi strategici a medio termine. Le PMI trovano difficile individuare e gestire in
modo idoneo l’evoluzione della normativa internazionale oltre ad avere maggiori difficoltà nell’esecuzione dei programmi di formazione. Inoltre, le PMI
hanno un più difficile accesso ai progetti di Ricerca e sviluppo e dispongono di risorse più limitate da assegnare all’esplorazione di nuovi mercati.
72
Report 2014
Scarso accesso al credito
Alla stregua di altri settori legati alla moda, anche l’industria calzaturiera ha un bisogno strutturale di accesso al credito. Ciò è dovuto essenzialmente
alla struttura e al funzionamento della filiera, all’interno della quale le aziende devono garantirsi le materie prime che devono essere lavorate per
consegnare il prodotto finale al cliente. Ciò significa che, stando alle normali condizioni di pagamento, una parte importante del capitale di gestione delle
imprese viene immobilizzato per lunghi periodi. Negli ultimi anni, si avverte maggiormente l’esigenza di un credito esterno a motivo della crisi economica
e dei ritardi di pagamento che interessano tutta la filiera. L’accesso al credito è di gran lunga più difficile per le PMI, per le quali i prodotti bancari (prestiti
e scoperto) costituiscono la principale fonte di finanziamento 14. Il credito è alquanto difficile da ottenere perché le banche richiedono sempre più
garanzie, applicano procedure di valutazione del rischio particolarmente rigorose che portano al rifiuto di molte richieste di credito e rendono i prestiti
particolarmente onerosi. Queste questioni creano molte difficoltà alle PMI del settore della calzatura e ne limitano la possibilità di mettere in campo piani
di sviluppo e di investimento a medio termine.
14
Banca Centrale Europea: Survey on the access to finance of enterprises in the euro area – Nov 2014
Focus sui mercati nazionali interni
Le esportazioni intra-EU ed extra-EU costituiscono una quota significativa del fatturato della produzione europea di calzature con un continuo
miglioramento del valore dell’export. In molti casi, le esportazioni continuano a rappresentare la soluzione naturale a fronte del crollo dei mercati interni
dell’UE causato dalla crisi economica. Tuttavia questa soluzione non è accessibile a tutti i produttori di calzature. Un numero importante di imprese,
soprattutto le PMI, continuano a concentrarsi sui mercati nazionali per una parte significativa del loro fatturato (oltre l’85%) . Questa situazione è
strettamente connessa alla sostanziale mancanza di esperienza, che spesso scoraggia le aziende dal cercare nuovi mercati, anche in presenza di
incentivi e di strutture di sostegno. L’impossibilità di contare su mercati esterni (soprattutto extra-UE) comporta la mancata diversificazione delle fonti di
guadagno e un maggiore rischio legato al crollo dei mercati europei.
Squilibrio a livello mondiale nell’applicazione della legislazione in
materia sociale ed ambientale
Alla stregua di altre settori industriali, i calzaturifici devono far fronte alla concorrenza feroce dei paesi terzi. Considerando il forte impatto del lavoro
manuale sui processi produttivi, il settore calzaturiero è stato colpito più degli altri dal processo di trasferimento dei siti produttivi nei paesi extraeuropei
che applicano normative sociali, ambientali e occupazionali meno rigorose. Questa tendenza ha contribuito ampiamente alla perdita di posti di lavoro in
Europa. Le politiche commerciali della UE e gli accordi di libero scambio puntano alla creazione di un insieme di norme comuni per i produttori europei
e i partner commerciali dei paesi terzi. Le aziende che operano nei paesi terzi godono di vantaggi significativi legati ad una legislazione sul lavoro
debole e agli scarsi controlli relativi al rispetto delle norme sociali ed ambientali nella produzione industriale. Ciò comporta la creazione di un ulteriore
svantaggio in termini di produttività, costi e flessibilità che ha ulteriormente peggiorato la competitività dei calzaturifici europei.
Svantaggi competitivi strutturali legati al contesto nel quale operano
le imprese
Da un punto di vista geografico, la produzione calzaturiera si concentra in alcune regioni europee che sono strutturalmente più deboli rispetto ad
altre zone continentali e mondiali. Per una migliore analisi di questo aspetto, l’indice europeo di competitività regionale15 dimostra come le regioni
dell’Europa centrale e meridionale abbiano sofferto della scarsa performance in termini di competitività. Un confronto sullo stesso indice con i paesi terzi
non è attualmente possibile.
15
http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/studies/pdf/6th_report/rci_2013_report_final.pdf. Calcola l’indice della competitività regionale combinando 11 indicatori.
Gli elementi di base sono costituiti dai principali driver dell’economia ed includono (1) la qualità delle istituzioni, (2) la stabilità macroeconomica, (3) le infrastrutture, (4) la
salute e l’ambiente (5) la qualità dell’istruzione primaria e secondaria (6) L’istruzione universitaria e la formazione durante tutta la vita (7) l’efficienza del mercato del lavoro (8)
la dimensione del mercato (9) il livello tecnologico, (10) il grado di sviluppo delle imprese (11) l’innovazione.
Assenza di un coordinamento effettivo tra i centri di ricerca e le
aziende
Il vantaggio competitivo del settore europeo della calzatura può essere mantenuto nel tempo soltanto attraverso una produzione adeguata
accompagnata dal trasferimento di conoscenza utile allo sviluppo industriale. Centri di ricerca altamente specializzati nel settore calzaturiero sono
presenti nei maggiori paesi produttori europei. La scarsa interazione tra questi centri di ricerca, che detengono un alto livello di conoscenza, non
favorisce l’incontro tra i bisogni delle aziende e il sapere creato. Di qui la scarsa efficienza del trasferimento dei risultati della ricerca al mondo delle
imprese con il conseguente rallentamento dell’innovazione europea e il rischio di perdita di competitività.
Report 2014
73
3.3.3
OPPORTUNITA’
Nuovi mercati emergenti
I fattori chiavi per il successo del settore calzaturiero poggiano sull’alta qualità del mercato, che si allontana dalla produzione in serie, e un’enfasi
maggiore sull’export. A tal riguardo, numerosi paesi hanno il potenziale di assorbimento di un’elevata quota di prodotti di qualità provenienti dall’Europa.
I principali mercati storici per le scarpe made in Europe (compresa la Russia, la Svizzera e la Turchia) dovrebbero mantenere le loro quote, ad
eccezione della Russia, quantomeno a breve termine. Un’attenzione speciale deve essere rivolta agli USA, che dovrebbero registrare un aumento
significativo dell’export a seguito della firma del TTIP. Lo stesso va sottolineato per il Giappone, con il quale l’UE sta negoziando l’FTA. Altri mercati
importanti si stanno aprendo e dimostrano livelli di consumo in crescita per la calzatura europea, per la presenza di un numero vieppiù importante di
consumatori benestanti alla ricerca di prodotti di qualità, resistenti e originali. Ciò è vero per alcuni paesi PECO ed extraeuropei, come la Cina che
potrebbe essere un mercato molto promettente a patto che i produttori europei siano in grado di adeguare il loro business model ai distributori e i venditori
ed alla situazione specifica di questo paese. Va sottolineato che la Cina è il paese che paga il prezzo più alto tra i maggiori importatori mondiali 15.
Tuttavia, il modello di distribuzione in Cina è totalmente diverso da quello tradizionale applicato dai produttori europei di calzature. Il modello cinese
agevola gli accordi con gli attori locali del mercato ed è quindi orientato ad una maggiore condivisione del rischio di affitto e gestione dei punti vendita. Il
modello cinese è meno idoneo alla distribuzione multimarca, con pochi distributori pronti all’acquisto di scarpe provenienti dall’Europa e destinate alla
vendita, per i rischi rischi legati all’acquisto di uno stock e ai scarsi risultati di vendita. Questo esempio mostra che, per sfruttare al meglio le opportunità
legate ai nuovi mercati, il settore europeo della calzatura necessita un’azione collettiva e strutturale per sostenere gli sforzi profusi dalle aziende che
operano in contesti diversi.
16
World footwear report – APICAPPS 2013
Migliori condizioni di accesso al mercato
Storicamente le esportazioni di calzature sono state pesantemente influenzate da politiche protezioniste del settore calzaturiero dei paesi extraeuropei.
Tuttavia, alcuni di questi paesi sono oggi visti come dei nuovi mercati interessanti per l’export europeo di calzature. Va peraltro sottolineato l’alto
potenziale del settore calzaturiero europeo nei paesi terzi sviluppati, che sono pronti ad assorbire quote significative della produzione europea.
Sarebbe necessario adottare le misure idonee allo sfruttamento del potenziale di sviluppo di nuovi mercati. La firma di accordi di libero scambio che
garantiscono pari trattamento con i paesi interessati può sicuramente accrescere l’export di calzature e contribuire alla crescita futura del settore
europeo della calzatura. Come vedremo nei capitoli successivi, le parti sociali della calzatura riconoscono l’importanza delle clausole speciali sulle
questioni sociali e ambientali contenute negli accordi di libero scambio. Il principio è quello di rafforzare i rapporti commerciali con i paesi che adottano,
applicano e rispettano norme rigorose (come sta facendo l’Europa) al fine di evitare la “concorrenza sleale liberalizzata” che impatta negativamente sul
settore calzaturiero e su altri settori manifatturieri dell’UE. La reciprocità è la parola chiave da tenere in considerazione.
Rafforzamento dei distretti e del sostegno infrastrutturale alle PMI
Come abbiamo osservato, le PMI dominano il settore calzaturiero europeo. In risposta alle difficoltà strutturali, molte PMI del settore calzaturiero
europeo hanno messo in campo una serie di strategie aziendali con il sostegno di organizzazioni e stakeholder esterni, come i distretti, le associazioni
industriali e le fiere. I servizi di sostegno più frequentemente utilizzati dalle PMI comprendono l’assistenza all’export e la ricerca di partner internazionali,
le campagne internazionali di comunicazione e marketing, lo sviluppo dei programmi di formazione, i progetti di ricerca e di innovazione. Un ulteriore
rafforzamento della cooperazione tra singole aziende e tra aziende e le infrastrutture esterne specifiche per il settore possono portare a strategie di
sviluppo migliori, più coerenti ed efficaci in grado di ottimizzare l’uso delle risorse disponibili per il conseguimento di un obiettivo comune.
74
Report 2014
Nuove tecnologie di produzione e di vendita
Storicamente l’Europa è stata all’avanguardia nello sviluppo delle tecnologie di produzione calzaturiera. La crescita costante del settore, che lo
ha portato ad una posizione di leadership in termini di qualità e di reputazione, è stata conseguita grazie allo sviluppo parallelo delle tecnologie di
produzione, design ed informatiche. I fornitori di tecnologie utilizzate nel settore calzaturiero sviluppano continuamente soluzioni innovative in tutti i
campi, consentendo la realizzazione di prodotti ad alto contenuto tecnologico rivolti alla personalizzazione, all’anticipo di nuove tendenze di consumo
e allo sviluppo parallelo di servizi alla clientela più sofisticati. Le aziende del settore utilizzano nuovi materiali, nuove tecnologie di produzione
(come ad esempio la produzione additiva) mentre la presenza di nuovi software consente di accelerare e migliorare il design delle calzature e la
personalizzazione all’interno del punto vendita. Oggi, i calzaturifici possono contare su una piattaforma commerciale consolidata che permette loro
di esplorare nuove strategie di marketing, mirate al consumatore e alle aziende. Il commercio elettronico rappresenta una grande opportunità per
agevolare l’ingresso nel mercato mondiale, anche se alcune aziende sono reticenti per il fatto di dover competere con i loro clienti retail. I produttori
dell’UE hanno la possibilità concreta di sfruttare i risultati innovativi della ricerca tecnologica del settore e le tecnologie avanzate di e-commerce al fine
di garantire la visibilità del loro prodotto in un processo di acquisto sempre più frammentato. Tuttavia, è necessario puntare su un’azione più concertata
tesa a questo obiettivo a livello europeo e locale.
Tendenze sociali e demografiche: nuovi bisogni
Gli sviluppi a medio e lungo termine della produzione deve tenere conto dell’evoluzione continua della popolazione mondiale. I principali indicatori
hanno dimostrato che una fetta importante dei futuri consumatori avranno delle esigenze specifiche, che devono essere prese in esame nello
sviluppo di nuove calzature e di nuovi servizi collegati alla produzione. Ad esempio, una parte importante dei futuri consumatori nei mercati maturi
(come ad esempio il Nord America e l’Europa) conosceranno un aumento della speranza di vita. Il che sottende l’esigenza di sviluppare prodotti
nuovi e mirati, con un design integrato dedicato, materiali che garantiscono il confort e le proprietà del prodotto specializzato. Va detto altresì che un
numero importante di consumatori dei paesi emergenti saranno più giovani, avranno un maggiore potenziale di spesa e dimostreranno una maggiore
consapevolezza dell’acquisto. Questo può comportare uno spostamento dal prodotto fashion di firma ad altri prodotti di maggiore qualità e valore
intrinseco (magari meno riconosciuti sul mercato mondiale), come ad esempio i prodotti delle PMI dell’UE. I calzaturifici europei dovranno tenere conto
di questi sviluppi nel definire l’evoluzione dei prodotti e delle strategie di marketing.
Un’attività di ricerca e sviluppo più mirata
La ricerca e lo sviluppo rivestono un’importanza strategica per la competitività del settore europeo della calzatura. L’attività di ricerca e sviluppo è
considerata un fattore chiave per una crescita economica sostenibile del settore che permette di unire lo sviluppo del prodotto con le innovazioni del
modello di business e di marketing. Il dialogo sempre più intenso tra il settore e gli enti preposti alla ricerca e lo sviluppo costituisce un fattore cruciale
per massimizzare l’impatto dei risultati di R&S sullo sviluppo industriale del settore. Questo dialogo dovrebbe avvenire nella fase di individuazione delle
priorità future della ricerca (l’approccio Bottom up) e nella definizione delle strategie tese a sfruttare i risultati della ricerca. Un’azione concertata è
necessaria in futuro per migliorare il dialogo e la creazione di canali di comunicazione efficienti ed efficaci.
Sostenibilità e trasparenza
A livello mondiale, i consumatori sono sempre più esigenti sulla questione della sostenibilità dei prodotti e dei servizi. Questo aspetto è di particolare
pertinenza per le imprese del settore moda. Se consideriamo la dimensione economica della produzione calzaturiera 17 (e di altri settori), la sostenibilità
dei prodotti deve essere valutata considerando tre fattori principali: l’adeguatezza delle condizioni sociali all’interno dei siti produttivi e della filiera; le
performance ambientali dei processi e dei prodotti; la sicurezza dei consumatori. L’Europa vanta la legislazione più avanzata (ed applicata) in materia
sociale, ambientale e dei consumatori. Se da un lato, questa legislazione impatta sulla produzione industriale creando tutta una serie di vincoli ed
obblighi per i calzaturifici europei, dall’altro crea grandi opportunità per trasformare la sostenibilità in fattore strategico fondamentale per lo sviluppo dei
prodotti e lo sfruttamento delle potenzialità di marketing ad esso collegate. La messa in campo di strategie comuni, con il sostegno delle parti sociali
europee, tese a garantire e a comunicare i valori sostenibili della calzatura europea, permette al settore di migliorare la sua immagine di qualità sul
mercato globale.
17
Our Common Future (WCED - 1987): Concept of Sustainable development
Report 2014
75
La rilocalizzazione della produzione in Europa
Nel corso degli ultimi venti anni, l’Europa ha conosciuto un periodo di ristrutturazioni con la conseguente delocalizzazione delle aziende verso paesi
terzi a basso costo della manodopera, come l’Asia. Produrre calzature in Europa continua ad essere una possibilità vantaggiosa sotto diversi punti di
vista. Tra questi ricordiamo la vicinanza ai maggiori mercati mondiali; una filiera corta, ben organizzata e di agevole controllo; la disponibilità di materie
prime di assoluta qualità; servizi avanzati alle imprese; buoni sistemi di istruzione; conoscenza e sviluppo; trasporti a costo contenuto. La significativa
rilocalizzazione intra-UE dei siti produttivi ha interessato soprattutto i paesi dell’Est come la Romania, la Polonia e l’Ungheria. Questi paesi hanno
sviluppato una buona conoscenza della produzione calzaturiera che sarà ulteriormente rafforzata in futuro grazie alla cooperazione con tutta una serie
di stakeholder europei, in grado di trasmettere la conoscenza, la tradizione, l’istruzione e l’esperienza. L’evoluzione del mercato porta ad un migliore
controllo sui prodotti e sulla filiera poiché la produzione calzaturiera europea punta sempre più su scarpe di grande valore e di prezzo più alto in un
momento in cui i costi energetici e sociali aumentano nei paesi terzi. Di qui, la presenza di grandi potenzialità per il settore manifatturiero legate alla
rilocalizzazione dei siti produttivi in Europa.
Il branding europeo
Come detto in precedenza, le esportazioni sono diventate un elemento cruciale per il settore europeo della calzatura grazie alla reputazione dei marchi
europei particolarmente apprezzata nei mercati esteri. Mentre i marchi europei più prestigiosi hanno la capacità e le risorse di costruire e consolidare
l’immagine e la reputazione del brand, ciò non può essere detto per le PMI che rappresentano il 96% delle aziende, con un fatturato superiore al
65% del fatturato europeo della calzatura. Di qui la chiara esigenza di sostenere queste imprese nello sviluppo e nella comunicazione di un’immagine
riconosciuta sul mercato mondiale. La reputazione mondiale della produzione europea offre la possibilità di collegare l’origine delle calzature con i valori
di qualità, design, innovazione e rispetto delle regole. In questo contesto, l’etichetta della scarpa “Made in xxx” o “Made in Europe” è un’opportunità per
le PMI del settore calzaturiero che voglio ottenere risultati importanti con risorse limitate.
Indicazione di origine obbligatoria
I calzaturifici europei considerano l’indicazione di origine obbligatoria come la risposta naturale alla richiesta dei consumatori di maggiori informazioni
sul prodotto, compresa la provenienza geografica. I consumatori hanno il diritto di decidere i loro acquisti sulla base dei valori o dei fattori che essi
ritengono importanti (prezzo, qualità, marchio, origine, sostenibilità dei materiali, sicurezza, rispetto delle norme..). L’indicazione di origine obbligatoria
diventa uno strumento essenziale per garantire la trasparenza ai consumatori. Tale iniziativa dovrebbe ricompensare le strategie europee di produzione
locale, sostenere la crescita e lo sviluppo della produzione europea.
76
Report 2014
3.3.4
MINACCE
Calo del consumo locale nei paesi membri dell’UE
Come abbiamo detto in precedenza, l’Europa rappresenta il 46% delle importazioni mondiali in termini di valore, con circa un terzo del commercio
mondiale di calzature che si sviluppa a livello di import intra-UE. Inoltre, un importante numero di PMI continua a puntare sul mercato domestico come
sbocco principale per la produzione. Alcuni stati membri dell’UE (segnatamente nella parte sud del continente) continuano a soffrire delle conseguenze
della recessione economica. Questo significa che una quota significativa del mercato della calzatura è penalizzata dal calo del potere di acquisto dei
consumatori registrato negli ultimi anni. In questo scenario, i consumatori privilegiano l’acquisto di beni e prodotti essenziali rispetto ad articoli di moda
come ad esempio le calzature, pur trattandosi di un prodotto di base. Nell’acquistare un paio di scarpe o un capo di abbigliamento, il potere di acquisto
limitato porta a ridurre il numero di articoli acquistati ed a basare la scelta sul prezzo più conveniente. Attualmente non si segnalano misure significative
poste in essere per rilanciare il consumo interno di calzature. Questo fatto può causare un’ulteriore perdita occupazionale soprattutto nelle PMI.
Protezionismo
Visto il contesto illustrato nel capitolo precedente, è chiara la valenza strategica dell’accesso ai mercati emergenti che registrano un aumento della
classe media, un mercato trainato da un consumi incentrati sulla qualità e la richiesta di prodotti “Made in Europe”. Peraltro, molti mercati potenziali
per l’export rimangono virtualmente chiusi per i dazi elevati e il prevalere delle barriere non tariffarie, che scoraggiano pesantemente il commercio
internazionale. Il settore europeo della calzatura è chiamato a migliorare l’accesso ai mercati più strategici attraverso la negoziazione di accordi
commerciali basati sulla reciprocità.
Scarsità e costo delle materie prime di qualità
L’importanza del settore calzaturiero assume una valenza maggiore nei mercati di fascia alta. Come abbiamo ricordato in precedenza, uno dei fattori
che distinguono le calzature prodotte in Europa è l’uso di materie prime di alta qualità. La pelle è la materia prima maggiormente responsabile della
creazione del valore aggiunto della calzatura. Attualmente la pelle europea registra dei problemi strutturali che impattano sul settore calzaturiero in
termini di costi e di disponibilità. Tra i fattori che influenzano questo fenomeno ricordiamo: le barriere all’esportazione delle materie prime in alcuni
importanti mercati extra europei; la minore disponibilità di pelli grezze (a motivo del declino continuo della produzione interna e dell’aumento dell’export
extra-UE); e lo sviluppo della concia in alcuni paesi extra-UE nella fascia medio bassa di prodotti.
Report 2014
77
Contraffazione
Il problema della contraffazione è ampiamente riconosciuto da entrambi gli attori del settore e dagli stakeholder istituzionali. “la contraffazione costituisce un
problema grave per il settore della moda e dei prodotti di fascia alta, per i quali la creatività costituisce il nocciolo duro del processo produttivo18 .” A detta dei
produttori europei di calzature, la contraffazione interessa principalmente i marchi commerciali, il design e l’indicazione geografica. Tuttavia, questa minaccia non
riguarda soltanto le calzature ma tutto il settore della moda, con il 50% dei prodotti sequestrati nel 2013 dalla polizia doganale dei vari paesi europei appartenenti
al settore fashion 19. L’’aumento del commercio elettronico ha consentito la vendita di prodotti contraffatti sul mercato internazionale, in modo più facile, più
veloce e più difficile da contrastare. Ancora una volta le PMI si trovano in una situazione critica in quanto sprovviste degli strumenti e delle risorse necessarie
per l’applicazione di strategie di protezione della proprietà intellettuale. A fronte delle iniziative e dei progetti lanciati dalla Commissione, le autorità nazionali e gli
stakeholder industriali devono sensibilizzare il consumatore sui possibili rischi legati alla merce contraffatta e promuovere i valori della prodotto “made in Europe”.
Il consumo internazionale di articoli contraffatti continua ad essere importante e crea un danno significativo al settore europeo della calzatura.
18
19
http://ec.europa.eu/growth/sectors/fashion/high-end-industries/eu-support/index_en.htm
http://ec.europa.eu/growth/sectors/fashion/high-end-industries/eu-support/index_en.htm
Scarsità futura di manodopera qualificata, con particolare
riferimento alle competenze tecniche
Come descritto nei capitoli precedenti, a fronte dell’invecchiamento della manodopera altamente qualificata, il settore europeo della calzatura deve porre in
essere strategie a medio termine per attrarre, formare e assumere giovani lavoratori. L’incapacità di attrarre giovani lavoratori qualificati avrà un impatto di
rilievo sul futuro del settore. A motivo delle specificità della produzione calzaturiera, si avverte l’esigenza di permettere alla manodopera l’acquisizione delle
competenze tecniche e produttive necessarie.
“Designed in Europe” un modello di business emergente nei paesi a basso
costo
Come abbiamo visto in precedenza, il nome Europa associato ad una scarpa (o ai principali paesi produttori europei) crea un evidente valore aggiunto
sul mercato internazionale. Questo valore è legato all’alta percezione dei consumatori della tradizione e della reputazione della produzione europea. Lo
sviluppo rapido della capacità nel settore della moda nei paesi a basso costo di manodopera (soprattutto la Cina) e i miglioramenti generali dell’efficienza
produttiva e della qualità, stanno portando alla produzione di calzature concepite in Europa e prodotte con materiali di alta qualità selezionati da designer
europei. Questi prodotti possono creare una concorrenza nella stessa fascia di mercato di scarpe prodotte in Europa. Lo sviluppo futuro di questo modello
di business potrebbe portare all’ulteriore riduzione della base produttiva europea e aumentare la concorrenza in futuro.
78
Report 2014
Report 2014
79
EUROPEAN CONFEDERATION
OF THE FOOTWEAR INDUSTRY
Rue de la Science nº14b
1040 Brussels (Belgium)
Tel. +32 (0)2 808 4452
Fax.+32 (0)2 808 8464
E-mail: [email protected]
www. cec-footwearindustry.eu
INDUSTRIALL EUROPEAN
TRADE UNION
addFuel.it
Bd roi Albert II, 5
1210 Brussels, (Belgium)
Tel: +32 2226 0050
Fax: +32 2217 5963
E-Mail: [email protected]
www. industriAll-europe.eu
80
Report 2014