Scarica il volantino completo.

Transcript

Scarica il volantino completo.
17-29 GENNAIO 2017
MISERIA & NOBILTÁ
dal testo di Eduardo Scarpetta
regia Michele Sinisi
scritto con Francesco M. Asselta
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D'addario,
Gianluca delle Fontane, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro
Masella, Stefania Medri Giuditta Mingucci, Donato Paternoster,
Michele Sinisi
scene Federico Biancalani
direzione tecnica Rossano Siragusano
costumi GdF Studio
Assistente ai costumi Arman Avetikyan
Aiuto regia Domenico Ingenito, Roberta Rosignoli
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
Miseria&Nobiltà spettacolo finalista premio Hystrio Twister
2016
Michele Sinisi premio ANCT – premio della critica 2016
Dopo il sucesso dello scorso anno torna al Teatro Sala Fontana
Miseria&Nobiltà, tratto dal testo di Eduardo Scarpetta e reso
celebre dal film del ‘54 di Mattioli con Totò. Miseria&Nobiltà è uno
dei classici della tradizione napoletana che ha fatto divertire e
commuovere tutta Italia.
Reinterpretando nuovamente un vero e proprio mito della
modernità, Michele Sinisi ci racconta una storia tipicamente
italiana, capace di essere attuale e autentica sia dentro che fuori la
scena.
E’ la storia di un povero squattrinato che costretto a vivere di
espedienti per rimediare a fatica un tozzo di pane, dà vita a una
fitta tessitura di trovate dialogiche e di situazioni che
rappresentano la summa dell’arte attoriale italiana e di quanto di
meglio la storia del teatro (in particolare quella napoletana) abbia
prodotto nel tenere il pubblico inchiodato alla sedia:
Lo scrivano Felice Sciosciammocca e il suo amico Pasquale sono
due poveracci che vivono alla giornata. Senza uno spicciolo in
tasca e affamati, i due amici e le loro famiglie vengono ingaggiati
dal marchesino Eugenio perché si fingano suoi nobili parenti
presso la casa del futuro suocero, un cuoco arricchito, con lo
scopo strappare il consenso al matrimonio. Colpi di scena ed
equivoci renderanno le cose più complicate e nulla andrà secondo
i piani.
Nella messa in scena di Sinisi, la farsa di Scarpetta si libera dal
napoletano e con l’uso di diversi dialetti gioca a rappresentare
realtà e finzione facendo leva sulle suggestioni evocate da questo
testo.
Come una canzone pop il cui ritornello potrebbe essere ripetuto
all'unisono da tutta la platea, i dialoghi e le scene di
Miseria&Nobiltà sono un vero e proprio collante sociale, la
ripetizione di un rito collettivo che unisce e diverte. Questo avviene
senza dimenticare il lascito del cinema e la potenza espressiva
che questo veicola, il grande schermo bianco che compare in
scena ne è la prova più efficace. Si aderisce all'originale sì, ma
tradendolo continuamente, in un gioco continuo di partiture teatrali
tra le più interessanti per un qualsiasi attore che decida di
misurarsi con il palcoscenico.
Un'occasione per interrogarsi sulla vita di oggi, un'occasione per
interrogarsi sul teatro di oggi. Miseria& Nobiltà ritorna a quel testo
del 1888 solo riscoprendosi rito nell’oggi con una straordinaria
squadra di attori che s’impossessano della scena. Dice
Sciosciammocca nell’ultimissima battura della storia “Torno nella
miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è
contento.” Miseria & Nobiltà del mestiere del vivere recitando.
ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA
“ …Vediamo tanto (troppo?) teatro che quando ci imbattiamo in un lavoro
dove si unisce, e fiorisce, l’ingegno, l’inventiva, le capacità, la caparbietà, ma
anche la semplicità e la sobrietà, le idee, e una visione precisa e una
direzione chiara d’approdo come definirei questo “Miseria e Nobiltà” per la
lucida percezione di Michele Sinisi, allora rimane soltanto un tempo sospeso
nel quale fermarsi, attendere, alloggiare, far decantare, e poi, tornare a
respirare. Questo è il teatro che vogliamo, quello che spinge, che pungola e
stimola e al contempo accontenta palati e papille gustative, riempie gli occhi
di temi e di colori, rimane fedele all’originale pur tradendolo continuamente
ma in maniera così altruistica e sfacciata che è impossibile non volergli
bene…”
Tommaso Chimenti – IL FATTO QUOTIDIANO
“…Interessante operazione quella di Michele Sinisi con Miseria&Nobiltà
(produzione Elsinor), molto applaudita dal pubblico. Non c’è farsa ma lo
sguardo su una condizione umana di programmatica falsità. Uomini e donne
incapaci di relazioni normali e tutti dentro il gioco dell’artificialità tanto che gli
attori, bravi, stanno sempre in scena anche quando non sono coinvolti nella
scena, compreso il regista, e la recitazione è sopra le righe ed è inutile trovare
una verità psicologica. Il risultato è limpido…”
Anna Bandettini – LA REPUBBLICA
“…Michele Sinisi alla regia è una garanzia nella sua ramificata curiosità. Mai
pigra. Qui lasciandosi ispirare dalla commedia di Scarpetta, per uno
spettacolo in equilibrio tra il rispetto e il trip d’autore, fra la tradizione e la sua
rilettura. Lo spettacolo è una meraviglia che prende vita con i dialetti di tutta la
geografia nazionale. Poiché pure la povertà (la miseria?) è ormai un
patrimonio collettivo…”
Diego Vincenti – IL GIORNO
“… L’idea di accostarsi a Miseria&Nobiltà come a un emblema del
trasformisimo, dell’artificio rappresentativo, è intelligente anche se non del
tutto risolta. L’inizio risulta un po’ faticoso ma poi la freschezza della
compagnia prende piede e la commedia funziona puntualmente dove è
previsto che funzioni, pur senza perdere la sua cifra sospesa tra vita e
finzione. Alla fine, perché questa sia dichiarata e scoperta, c’è la voce di Totò
che pronuncia la battuta conclusiva “Torno nella miseria però non mi lamento,
mi basta sapere che il pubblico è contento”…
Renato Palazzi – IL SOLE 24 ORE
“ … Sinisi affronta coraggiosamente il precedente vincolante, lo aggira –
complice la ottima drammaturgia di Francesco M. Asselta – declinando il testo
in una miriade di dialetti italiani, salvaguardando, però, il primato del pugliese
madrelingua (di Sinisi, non della commedia che era tutta pregnatamente
partenopea). Si tiene un tono leggero, divertente, commovente. Merito del
cast, straordinario in ogni componente, in cui spicca specialmente Ciro
Masella, da ricordare, che si destreggia ottimamente in coppia comica con un
validissimo Gianni D’Addario. La scelta del finale è significativa: “fateci
giocare”, “non ci rovinate la festa”, sembra dire il gruppo; fateci ancora
sognare e commuovere con queste storie semplici e eternamente magiche…”
Andrea Porcheddu – GLI STATI GENERALI
“ … Nel ruolo di Peppiniello capocomico Sinisi estrae la vicenda da una
botola, scatola magica dove attingere ai sogni e ricordi, segnando tempi e
ritmi per il bel gruppo di attori (chapeau a Ciro Masella/Pasquale). Ognuno
con il suo dialetto, senza costumi se non quelli esagerati richiesti dall’inganno
in un continuo dentro e fuori che dichiara la finzione cercandone la verità.
Ovvero la miseria e nobiltà di fare teatro …”
Sara Chiappori – LA REPUBBLICA MILANO
“… Si ride tanto, scivola giù come se fosse bevuto tutto d’un sorso, ma il
sapore amaro in bocca prende sempre più piede man mano che la storia
prosegue. La miseria è ben diversa dalla povertà e ce lo mostrano
l’evoluzione della commedia così come alcuni gesti delle persone che stanno
recitando a soggetto, anzi ci mostrano noi stessi. In che stato si ridurrebbe
l’uomo se perdesse la dignità e la libertà? Questa farsa lo svela, lo fa senza
giri di parole e alla fine sappiamo bene che si tratta di un affresco molto vicino
a noi… Servendosi di cesure che richiamano il montaggio cinematografico,
Sinisi scandisce il ritmo, sfruttando anche una botola, e come il bambino di
“Nuovo Cinema Paradiso” conserva persino uno sguardo sognante. Sono gli
occhi di chi guarda al di là della miseria umana (de)scritta e del luccichio della
nobiltà e si perde nel gioco del teatro e del cinema, rimanendo, al contempo,
attaccato alla realtà…”
Maria Lucia Tangorra – IL GIORNALE OFF
“… Quanta poesia in quella botola di luce, con cui l’eclettico regista
costantemente duetta in modo quasi ipercinetico: ora facendosene scudo, ora
facendola scattare, col suono sordo del ciak cinematografico, nell’irruente
movimento di interazione con gli attori. La finzione scenica cade e nel gioco
del meta teatro c’è spazio per libere variazioni sul tema e omaggi a altri film.
Omaggio al cinema è anche lo schermo bianco su cui provano la celeberrima
farsa di cui si racconta pure nella pellicola. E’ un altro pezzo di bravura
attoriale e intelligenza registica, non da meno dell’intuizione di adottare un
dialetto spinto – e non quello napoletano, come si si aspetterebbe, ma quello
dei “padri”, appunto, e cioè il pugliese e, per converso, un emiliano,
sconosciuto idioma del Nord Italia, che dice ipso facto di tutta la distanza
culturale e antropologica, quasi, delle due “padrone di casa” costrette
comunque a convivere in quella situazione di disagio.
Il risultato? Applausi a scena aperta …”
Francesca Romana Lino – FATTI DI TEATRO
In questo gruppo si apprezza la coralità, l’orizzontalità che Sinisi riesce a dare
all’impianto narrativo che fa si che il contributo di ogni attore diventi
essenziale al ritmo e allo svolgimento complessivo. Notevole si segnala
l’interpretazione di Masella, vero e proprio metronomo dei ritmi scenici, ma le
prove di qualità sono in realtà tutte. E benissimo funzionano anche le idee
sceniche di Federico Biancalani, che con poco riesce a rileggere gli elementi
della tradizione fino al finale disvelamento, al velo che si alza sulla finzione
del teatro e dell’arte in generale, quello che serve a far ripensare al reale, al
vero, senza nominarlo mai.
Renzo Francabandera|Vincenzo Sardelli - PANEACQUACULTURE
“…Si ride parecchio e con gusto in questo spettacolo merito indubbio anche di
un testo che contiene in sé tutti i meccanismi più adatti a creare una comicità
immediata nonché fervida di significati, che resistono ottimamente al
tempo…Sinisi, come un vero e proprio deus ex machina, entra negli
ingranaggi della messa in scena cambiando le luci, sottolineando i vari
passaggi della storia, dando spessore a personaggi apparentemente
secondari come Peppiniello, e imprimendo una svolta benefica al finale.
La forza dello spettacolo è infatti anche l'impiego di undici attori spesso
encomiabili nel loro prodigarsi…”
Mario Bianchi – KRAPP’S LAST POST
“…Questo spettacolo potrebbe fare molta scuola, anche rispetto a quello che,
finalmente, del vero Sud si racconta e si mostra. C’è tanto cinema, ma non
quello strabusato, come avviene in altre riscritture dello stesso testo. Non è
un caso che, nel mentre, dello stesso spettacolo si rida di gusto, senza farsi
mancare la lacrima, niente affatto facile, ma che arriva al momento giusto.
Perché i protagonisti risultano tutti ultimi, ma desiderosi di essere primi,
semplici ma per niente ingenui nelle loro giuste rivendicazioni. Delusi ma non
illusi. Sinisi è coaudiuvato da una squadra di attori tutti davvero eccellenti e
che difficilmente si potranno scordare. Rimangono appiccicati addosso e ce li
si porta insieme, uscendo dalla sala…”
Giancarlo Visitilli – LA REPUBBLICA BARI