1.2 – Il terremoto del 13 giugno 1642, Bergamo: Analisi
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1.2 – Il terremoto del 13 giugno 1642, Bergamo: Analisi
andrea moroni – opus contratto ord. N. 2000 000 61 del 20/09/00 1.2 – Il terremoto del 13 giugno 1642, Bergamo: Analisi Attraverso i Repertori ____________________________________________________________________________ studio Tipo Analisi ‘attraverso i repertori’ RC 1B ____________________________________________________________________________ L’analisi di questo terremoto è stata avviata con una rilettura critica di Baratta (1901), che in questo caso è lo studio di riferimento del catalogo PFG che riporta: “Verso le 3 della notte fra il 13 ed il 14 giugno si sentì in Bergamo un forte terremoto che apportò alle case molti danni, specialmente facendovi abbattere i comignoli. A Milano, secondo il Formentini, citato dal Mercalli, cadde il campanile di S. Stefano; a Lecco il terremoto si presentò sotto forma di una triplice scossa fortissima, talché sembrava volesse atterrare il convento e la chiesa di Pescarenico con sommo spavento di quelli che ivi si trovavano. Ora mentre in Lodi incusse panico grandissimo causando forte scuotimento di mobili e di tetti, la cronaca Zunti dice che in Parma per un terremoto avvenuto nel dì 13 (senza indicazione di ora) furono abbattuti molti comignoli: il che fa rimaner dubbiosi se si trata di un unico terremoto o del risveglio del centro sismico parmigiano avvenuto in concomitanza con il lombardo. Questa scossa, secondo quanto ricorda il Ghilini […] fu in [Alessandria] avvertita da poche persone.” In appendice Baratta aggiunge: “Nella notte a Mantova tre scosse che apportarono grande spavento, ma poco danno (Gionta: Il fioretto delle cronache di Mantova continuato ecc., 1884).” Baratta ricava le informazione in parte da una fonti edita raccolta di prima mano (Calvi, 1676), in parte attraverso la mediazione di altri autori (Mercalli, 1883, 1887, 1897; Agnelli, 1895; Appendice, 1895; Gionta, 1884), ciascuno dei quali cita cronache coeve all’evento. Altri due repertori, non rammentati da Baratta (1901) ricordano questo evento, Benassi (1899) e Seyfart (1756). Siamo così in presenza di molte fonti indipendenti che citano questo terremoto per differenti località. In particolare: Mercalli (1888): trattando del terremoto di Lecco del 20 maggio 1887, Mercalli si preoccupa di fornire alcune indicazioni sulla storia sismica della città soffermandosi in particolare su due eventi, questo del 1642 ed un altro del 1695, rammentati in una Cronichetta manoscritta del Convento dei Cappuccini di Lecco (Cronichetta, 1718). Questa cronaca si trova presso l’archivio della chiesa di Pescarenico. Vi si legge la seguente notizia: 24 “l’anno 1646 - La notte avanti la Festa di S. Antonio di Padova [che cade il 13 giugno] li 12 Giugno venne un grande e spaventoso terremoto, che per lo spatio d’un miserere circa diede tre continuati crolli. Il primo fece ben bene tremare questo Convento di Pescarenico, il secondo fu molto più impetuoso e formidabile, in modo che, se fosse durato più d’un miserere, siccome durò meno fu tenuto fermo il total diroccamento del Convento. Si svegliarono tutti li Religiosi . e tutti gridavano Giesù e Misericordia. Il terzo crollo fù simile al primo gratie a Dio, non vi fù danno notabile, come si può vedere dalla memoria dell’Archivio. Plico 4” (Cronichetta della fondazione del Convento de’ Ceppuccini di Lecco, par. 4, p. 14) La stessa notizia si ritrova più avanti nella medesima fonte, a p. 33, in forma più sintetica: “l’anno 1646 - La notte avanti la Festa di S. Antonio di Padova circa le tre o quattro ore di notte venne un grande e spaventoso terremoto, che diede tre crolli terribili con pericolo di atterrare il Convento e singolarmente la Chiesa con sommo spavento dei religiosi e dei secolari circonvicini, come si può vedere dalla memoria che è nell’Archivio distesamente” Mercalli riporta questa seconda versione e annota, a proposito della datazione che l’anno 1646 debba ritenersi un “errore, perché in altre cronache trovasi che un violento terremoto si sentì nel bergamasco ed a Milano il 13 giugno 1642 proprio a tre ore di notte”. Mercalli (1883) ricorda gli effetti del terremoto a Bergamo e a Milano. Per la prima di queste città si rifà a Calvi (1676), di cui riporta un riassunto (“notte un terremoto violento fece cadere in Bergamo quasi tutti i camini “), per Milano cita la Cronaca di Milano di Formentini da cui riporta il seguente brano: “nel giorno 13 provansi scosse di terremoto [a Milano], per le quali cade il Campanile di Santo Stefano, che viene rifabbricato dal lato destro invece del sinistro ove prima sorgeva” L’originale di questa cronaca non è stato individuato. Per quanto riguarda il Calvi (1676), il resoconto è simile a quelli che questo autore era solito fare in occasione di eventi sismici, cosa che rende questa fonte non molto attendibile: “verso le tre hore di notte fiero terremoto scosse la nostra patria [Bergamo] apportando alle case molti danni particolarmente ne camini, che quasi tutti cadero” Mercalli (1895) aggiunge la notizia, ripresa da Ghilini, di un risentimento ad Alessandria, ma non utilizza il suo lavoro su Lecco. Ghilini (1666) afferma: “La notte antecedente al suddetto giorno [13 giugno],fu sentito in Alessandria, e in altre parti un assai leggero terremoto, per il qual poco, e quasi niente si scosse la Terra, e pochi se n’accorsero.” Agnelli (1895) trascrive un brano tratto dalle Memorie manoscritte di don Lodovico Benzone, conservato presso la Biblioteca di Lodi, che afferma: “Memoria che alli 13 giugno 1642 che fu Venerdì tempora d’estate, giorno de Santo Antonio da Padova venendo il Sabbato circa alle tre hore di notte vense 25 nella città di Lodi, et credo anco in moltissime città della Lombardia, un terremoto così grandissimo et terribilissimo, che fece impaurire qualsivoglia persona di qualsivoglia età, stato, condicione e sesso, crolendo talmente le case, muraglie, lettere et tetti et terra, che pareva il giorno del giudicio, con fuoci et lampi nell’aria, cosa non più veduta, che ogniuno per il più fu colto all’improvviso, chi usciva dal letto per andar alla finestra, chi fugiva in corte, chi nelle strade, chi in qua chi in là senza cercar vestiti da coprirsi, chi gridava alli ladri, chi diceva che erano li sbirri, chi esclamava, chi piangeva, chi diceva una cosa, chi un’altra; cosa la più horenda che si sii mai vista, né sentita al mondo, poiché molti religiosi et religiose sbagutiti dal timore, dopo di essere levati giudicorono dire l’ufficio, benchè fosse ben tre hore di notte”. Appendice all'elenco dei terremoti di Parma (Bollettino del Com. agr. di Parma, 1895): questo catalogo cita un manoscritto, la Cronaca Zunti, conservata presso l'Archivio Comunale di Parma, che si dice riguardare il XVII secolo. L’originale di questo manoscritto è conservato presso l’Archivio di Stato di Parma in pessime condizioni; se ne conserva anche una trascrizione del 1842 eseguita da Enrico Scarabelli (ASPr, 1842). Il terremoto è ricordato in questi termini: "1642…. et il 13 giugno tirò si forte il terremoto che gettò a terra molte mazze da camino" Baratta (1901): ricorda gli effetti a Mantova, notizia che riprende da Gionta (1741; 1844) che afferma: “La notte delli 13 giugno in sabato, udironsi tre scosse di Tremuoto, che recarono grande spavento, ma poco danno fecero alle fabbriche” Benassi (1899): oltre all’Appendice (1895) cita anche un manoscritto (Pugolotti, XVI-XVII sec.) che ricorda: “alli 13 di Giugno 1642 giorno di Venerdì circa tre hore di notte venendo al sabato, si è sentito in generale il terremoto, con gran strepito, qual alli tutti (?) giorni non si è mai sentito così terribile, e spaventoso” Infine, Seyfart (1756) data il terremoto al 12 giugno sulla scorta del Theatrum Europeaeum, che parla genericamente di un terremoto in tutta la Lombardia. L’aspetto principale di questo insieme di informazioni è l’autonomia delle varie fonti, che, tre l’altro, trattano ciascuna di una sola località, solitamente quella di origine del compilatore della fonte stessa. In altre parole si tratterebbe di testimoni oculari, ma si devono fare alcune differenze. Alcune fonti sono probabilmente redatte da testimoni coevi: si tratta di cronache, Pugolotti (XVI-XVII sec.), Zunti (XVII sec. in Scarabelli, 1842) e la Cronichetta (1718), ma, tranne la prima, giunte fino a noi come trascrizioni più tarde. Altre fonti sono vicine all’evento ma hanno un carattere diverso dalle precedenti: non cronache manoscritte, ma opere scritte e 26 pensate per la pubblicazione (Ghilini e Calvi). In particolare il Calvi presta il fianco a qualche dubbio, visto la forma stereotipata con cui frequentemente ricorda gli avvenimenti sismici. Se si esclude l’informazione relativa a Parma, si sarebbe in presenza di un quadro abbastanza coerente di un terremoto di media entità con danni a Bergamo e più lievi a Mantova, mentre tutte le altre fonti parlano, per le altre località citate, di grande paura e di “quasi” crolli. Solo a Milano si sarebbe in presenza di un crollo, ma la notizia della caduta del campanile di Santo Stefano, unico danno registrato in tutta la città, appare quanto meno dubbia. Il terremoto sarebbe stato avvertito con forza a Lecco, a Lodi e più lievemente ad Alessandria. In questo quadro la notizia di danni a Parma (caduta di camini) ha sollevato giustamente le perplessità di Baratta, che avanza l’ipotesi che si tratti di due eventi separati. Si deve però notare che le due fonti riguardanti Parma, forniscono due versioni diverse degli effetti: la Cronaca Zuti (Scarabelli, 1842) parla di danni ai camini, mentre quella del Pugolotti (XVI-XVII sec.) non ricorda alcun danneggiamento, ma solo un forte risentimento. Si potrebbe avanzare anche l’ipotesi, da verificare con più approfondite ricerche, che la segnalazione di danni a Parma sia da collegare al terremoto dell’8-10 giugno 1641, ricordato dal cronista pontremolese Campi (XVIII sec.). Ma questa ipotesi non sembra essere suffragata da sufficienti evidenze documentarie: l’indicazione della data e dell’ora appare coerente in tutte le fonti analizzate (con la sola eccezione della Cronichetta, 1718). Allo stato attuale delle conoscenze sembra che gli effetti a Parma siano piuttosto esagerati dalla Cronaca Zuti (Scarabelli, 1842), come pure quelli ricordati per Bergamo dal Calvi (1676). Elenco delle osservazioni macrosismiche BERGAMO MANTOVA MILANO LECCO LODI PARMA ALESSANDRIA 65 60 55 55 50 50 30 Bibliografia Agnelli, 1895. I terremoti registrati nelle Cronache Lodigiane. In “Archivio storico per la città e comuni del circondario di Lodi”, anno XIV, pp. 90-96. Appendice, 1895. Appendice all’elenco dei terremoti di Parma. In “Bollettino del Comizio Agrario Parmense”, anno XXVIII, n° 4, Parma. Baratta M., 1901. I terremoti d’Italia, Torino. Benassi P., 1899. Materiali per la storia dei fenomeni sismici della regione parmense. Parma. Calvi, 1676. Effemeride Sacro-profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocesi, et territorio …, Milano, 3 voll. 1675-1676. Campi B., XVIII sec. Memorie storiche della città di Pontremoli. ediz. critica a cura di Vasco Bianchi, Pontremoli 1975. Cronichetta, 1718. Cronichetta della fondazione del Convento de’ Cappuccini di Lecco. Archivo della Parrocchia S. Maderno, Pescarenico (Como), ms.’ 27 Ghilini G., 1666. Annali di Alessandria, ovvero le cose accadute in detta città, nel suo circonvicino territorio dall’anno dell’origine sua sino al 1659. Milano. Gionta S., 1741. Il fioretto delle Croniche di Mantova raccolto già da Stefano Gionta, ed in quest’ultima edizione ampliato delle cose più notabili di essa città fino al presente anno MDCCXLI. Mantova. Gionta S., 1844. Il fioretto delle cronache di Mantova. Notabilmente accresciuto e continuato sino all’anno MDCCCXLIV per cura di Antonio Mainardi. Mantova. Mercalli, 1883. Vulcani e fenomeni vulcanici in Italia, Milano. Mercalli, 1888. Il terremoto di Lecco del 20 maggio 1887. In “Atti della Società Italiana di Scienze Naturali”, vol XXX, fasc. 4°, pp. 341-348. Mercalli, 1897. I terremoti della Liguria e del Piemonte, Napoli. Pugolotti A., XVI-XVII sec. Libro nel quale sono descritte molte cose di memorie da me Andrea Pugolotti. Ms. Biblioteca Palatina di Parma, ms parm. 461. Scarabelli E., 1842. Cronaca Zunti trascritta da me Enrico Scarabelli l’anno 1842. Archivio di Stato di Parma, A. Comunale, b. 4214. Seyfart J.F., 1756. Allgemeine Geschichte der Erdeben. Frankfurt und Leipzig. Theatrum Europaeum, 1642. IV, 902. Zunti Antonio, XVII sec. Cronaca parmigiana dal 18 maggio 1589 al 1645 28 Stemma 29 Tabella fonti-località Benzone, XVII (trascr; in Agnelli 1895) Cronichetta, 1718 Pugolotti, XVI-XVII sec. Bergamo “13 di Giugno 1642 giorno di Venerdì circa tre hore di notte …, si è sentito in generale il terremoto, con gran strepito, qual alli tutti (?) giorni non si è mai sentito così terribile, e spaventoso” Milano Lecco Mantova Formentini, XVII (?): trascr. in Mercalli, 1887 Cronaca Zunti (trascr. Scarabelli, 1842) Gionta, 1741 Ghilini, 1666 “verso le tre hore di notte fiero terremoto scosse la nostra patria [Bergamo] apportando alle case molti danni particolarmente ne camini, che quasi tutti cadero Parma L odi Calvi, 1676 "1642…. et il 13 giugno tirò si forte il terremoto che gettò a terra molte mazze da camino “nel giorno 13 provansi scosse di terremoto [a Milano], per le quali cade il Campanile di Santo Stefano, che viene rifabbricato dal lato destro invece del sinistro ove prima sorgeva forte terremoto che fece impaurire tutti, "crolendo talmente le case (…) che pareva il giorno del giudizio"; tutti uscirono dalle case, preghiere ecc. “l’anno 1646 - La notte avanti la esta di S. Antonio di Padova circa le tre o quattro ore di notte venne un grande e spaventoso terremoto, che diede tre crolli erribili con pericolo di atterrare il Convento e singolarmente la hiesa con sommo spavento dei religiosi e dei secolari “La notte delli 13 giugno in sabato, dironsi tre scosse di Tremuoto, che recarono grande pavento, ma poco danno fecero alle fabbriche Alessandria “La notte antecedente al suddetto giorno [13 giugno],fu sentito in Alessandria, e in altre parti un assai leggero terremoto, per il qual poco, e quasi niente si scosse la Terra, e pochi se n’accorsero.” 30 Trascrizione delle fonti Zunti Antonio, XVII sec. Cronaca parmigiana dal 18 maggio 1589 al 1645. Originale non reperito. Esiste una trascrizione del XIX secolo fatta da Enrico Scarabelli Zunti, archivista di Parma, che riporta: «22 gennaio 1642 La mattina il signor Duca andò al Ponte di Pienza […] et li 28 di detto venne tanta neve, che era alta una picha ove non si poteva andare per le strade, et li 12 febbraio morirono il signor dottore Marcello Prati, et li 6 giugno il signor canonico Pietro Maria Prati et li 13 giugno tirò forte il terremoto che gettò a terra molte mazze da camino» (Scarabelli E., 1842. Cronaca Zunti trascritta da me Enrico Scarabelli l’anno 1842. Archivio di Stato di Parma, A. Comunale, b. 4214) Cronichetta, 1718. Cronichetta della fondazione del Convento de’ Cappuccini di Lecco. Archivo della Parrocchia S. Maderno, Pescarenico (Como), ms. Trascrizione dall’originale: § 4 n° 32, pag. 14: «L’anno 1646. La notte avanti la festa di S. Antonio da Padova li 12 giugno venne un grande e spaventoso terremoto, che per lo spazio di un miserere circa diede tre continuati crolli. Il primo fece ben bene tremare questo Convento di Pescarenico, il secondo fu molto più impetuoso e formidabile, in modo che, se fosse durato più d’un miserere, siccome durò meno fu tenuto fermo cotal diroccamento del Convento. Si svegliarono tutti i Religiosi, e tutti gridavano Giesù, Maria e Misericordia. Il terzo crollo fu simile al primo gratie a Dio, non vi fu danno notabile, come si può vedere dalla memoria nell’Archivio. Plico 4» La notizia è riportata nuovamente più avanti, al § 9, n° 74, pag. 33: «L’anno 1646. La notte avanti la festa di S. Antonio da Padova circa le tre o quattro ore di notte venne un grande e spaventoso terremoto, che diede tre crolli terribili con pericolo di atterrare il Convento, e singolarmente, la Chiesa con sommo spavento de’ Religiosi e dei secolari circonvicini, come si può vedere dalla memoria, che è nell’Archivio distesamente» Ghilini G., 1666. Annali di Alessandria, ovvero le cose accadute in detta città, nel suo circonvicino territorio dall’anno dell’origine sua sino al 1659. Milano. Trascrizione dall’originale: «La notte antecedente al suddetto giorno [13 giugno], fu sentito in Alessandria, et in altre parti un assai leggiero Terremoto, per il quale poco, e quasi niente si scosse la Terra, e pochi se n’accorsero» Pugolotti A., XVI-XVII sec. Libro nel quale sono descritte molte cose di memorie da me Andrea Pugolotti. Ms. Biblioteca Palatina di Parma, ms parm. 461. Trascrizione dall’originale: 31 «alli 13 di Giugno 1642 suddetto giorno di Venerdì circa tre hore di notte venendo al sabato, si è sentito in generale il terremoto, con gran strepito, qual alli tutti (?) giorni non si è mai sentito così terribile, e spaventoso» Benzone, XVII sec. Memorie manoscritte. Originale non reperito. Si utilizza la trascrizione riportata in Agnelli, 1895. I terremoti registrati nelle Cronache Lodigiane. In “Archivio storico per la città e comuni del circondario di Lodi”, anno XIV, pp. 90-96. «Adì 13 Giugno 1642 – Memoria come alli 13 Giugno 1642 che fu venerdì tempora d’estate, giorno de Santo Antonio da Padova venendo il Sabbato circa alle tre hore di notte vense nella città di Lodi, et credo anco in moltissime città della Lombardia, un terremoto così grandissimo et terribilissimo, che fece impaurire qualsivoglia persona di qualsivoglia età, stato, condicione e sesso, crolendo talmente le case, muraglie, lettere et tetti et terra, che pareva il giorno del giudicio, con fuoci et lampi nell’aria, cosa non più veduta, che ogniuno per il più fu colto all’improvviso, chi usciva dal letto per andar alla finestra, chi fuggiva in corte, chi nelle strade, chi in qua chi in là senza cercar vestiti da coprirsi, chi gridava alli ladri, chi diceva che erano li sbirri, chi esclamava, chi piangeva, chi diceva una cosa, chi un’altra; cosa la più horenda che si sii mai vista, né sentita al mondo, poiché molti religiosi e religiose sbagutiti dal timore, dopo di essere levati giudicorono dire l’ufficio, benché fosse ben tre hore di notte» Calvi, 1676. Effemeride Sacro-profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocesi, et territorio. Da suoi principi fin al corrente anno et in tre volumi divisa, contenendosi quattro mesi in ciascun volume. Opera del padre Donato Calvi da Bergamo, prelato Agostiniano della Congregazione di Lombardia et Deffinitor perpetuo della medesima. 3 voll. Volume 2°, Milano nella stamperia di Francesco Vigone. Trascrizione dall’originale: «1642. Verso le tre hore di notte fiero terremoto scosse la nostra patria [Bergamo] apportando alle case molti danni particolarmente ne camini, che quasi tutti cadero» Gionta S., 1844. Il fioretto delle cronache di Mantova. Notabilmente accresciuto e continuato sino all’anno MDCCCXLIV per cura di Antonio Mainardi. Mantova. Questa edizione si fonda su una precedente (Gionta S., 1741. Il fioretto delle Croniche di Mantova raccolto già da Stefano Gionta, ed in quest’ultima edizione ampliato delle cose più notabili di essa città fino al presente anno MDCCXLI. Mantova) curata da Giuseppe Ferrari, che a sua volta riprese una precedente edizione del 1587, che pubblicò ampliandola fino al 1741. La notizia del terremoto è riportata dalle due edizioni senza sostanziali differenze. Edizione 1844: «Nel 1642, la notte del 13 giugno, in sabato, udironsi tre scosse di terremoto, che recarono grande spavento, ma poco danno fecero alle fabbriche» Edizione del 1741: «[1642] La notte delli 13 Giugno in Sabato, udironsi tre scosse di Tremuoto, che recarono grande spavento, ma poco danno fecero alle Fabbriche» 32