Significato spirituale del pellegrinaggio alla Mecca

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Significato spirituale del pellegrinaggio alla Mecca
DOSSIER PELLEGRINAGGIO
Significato spirituale del pellegrinaggio alla Mecca
Ho cercato di presentare uno dei cinque pilastri dell'Islam, che
ogni musulmano deve compiere se ne ha la possibilità, sia nei
suoi riti spesso pagani, sia nella sua spiritualità. Per la grande
maggioranza dei musulmani quest'ultima dimensione non è
abbastanza sottolineata. Credo però che l'Islam abbia delle grande potenzialità spirituali non ancora del tutto sviluppate. Di solito prevale la dimensione giuridica e socio-politica; la dimensione
spirituale non è mai assente, ma non è generalizzata come lo è
stata nel Cristianesimo.
a cura della redazione*
Qual’è il significato spirituale che si può trarre dai
riti del pellegrinaggio alla
Mecca? Per tutti i musulmani la dimensione abramitica è ovvia; ogni gesto
è messo in connessione
con Abramo, con Agar,
con Ismaele ecc. Queste
figure bibliche, rivisitate
dalla tradizione araba e
islamica, sono diventate
per i credenti modelli di
fede e di spiritualità.
La rottura con il mondo, con il profano
Il pellegrinaggio è un atto di rottura con la vita quotidiana, con la famiglia, con il benessere, con il lusso,
con la vita normale. In esso, come durante gli esercizi spirituali, ci si ritira per alcuni giorni. Questa
realtà era molto sentita fino al XIX secolo. Oggi,
invece, il pellegrinaggio viene spesso compiuto con
l'aereo, e buona parte di questa spiritualità di distacco dal mondo è andata persa. Tuttavia, quando si
pensa che un tempo il viaggio poteva durare per
mesi interi e comportava la possibilità di contrarre
molte malattie ecc., ben si comprende il rapporto fra
il pellegrinaggio e la morte: era una prova, e chi partiva non era sicuro di tornare. Il pellegrino doveva
affrontare condizioni atmosferiche difficili: l'estremo caldo di giorno e il freddo desertico della notte,
soprattutto d'inverno, oltre al pericolo rappresentato
dagli animali (serpenti, scorpioni, animali selvaggi) e
dagli uomini (briganti). Il pellegrino rischiava di trovarsi alle mercé di malattie sconosciute, in preda alla
fame o alla sete. Insomma il rischio che si correva
era grande, e il pellegrino, se non era ricco, doveva
avere molta fede e ‘abbandonarsi’ a Dio per intraprendere tale viaggio.
La rottura assoluta con il mondo terreno: la morte.
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il dialogo IV/06
Nella tradizione musulmana molti autori hanno sottolineato questa dimensione di rottura. L’abito del
pellegrino in particolare, questa semplice veste bianca, è simile al sudario funebre. Il disporsi al pellegrinaggio implica una rinuncia al mondo intero, come
quando ci si prepara a morire, rinunciando al mondo
per incontrare il Signore.
L'incontro con il Dio trascendente e vicino
Un secondo aspetto è l'incontro con il trascendente.
Il pellegrinaggio è un atto d'obbedienza assoluta a
un ordine di Dio, proprio perché ci impone degli atti
che ripugnano alla ragione. Molti detti sostengono
che il pellegrinaggio è 'il jihad degli anziani, dei deboli e delle donne', cioè di chi non può fare la guerra
santa. Ma nello stesso tempo, il pellegrinaggio è l'incontro con il Dio vicino. Alla Mecca i gesti materiali, concreti (toccare la Pietra Nera, lanciare i sassi
contro il demonio, correre da una collina all'altra,
portare l'abito del pellegrino ecc.) fanno sentire Dio
come una presenza molto vicina, quasi tangibile,
anche se è e rimarrà sempre inaccessibile. Secondo
un detto maomettano quelli che compiono il pellegrinaggio sono 'la delegazione' di Dio, cioè gli ospiti
di Dio secondo il testo del capitolo di Maria.
La disponibilità totale a Dio: labbayka! Eccomi!
Questa doppia caratteristica (la trascendenza e la
vicinanza di Dio) si esprime in una parola che il pellegrino ripeterà decine di volte: labbayka! (Eccomi!).
Questa parola permette a noi musulmani, al di là dei
riti pagani dei pellegrinaggio alla pietra sacra, di accedere alla dimensione biblica riposta nei pellegrinaggio. In effetti, 'l'eccomi' è l'atteggiamento tipico dei
santi dell'Antico e del Nuovo Testamento. 'L'eccomi'
percorre tutta la Bibbia: da Abramo a Isacco, a
Giacobbe, a Giuseppe, a Mosè, a Samuele, a Isaia,
alla Vergine Maria, ad Anaìa, a san Pietro. Anzi,
Cristo stesso e addirittura il Dio dell'Antico
Testamento dicono ‘eccomi!’. Per capire meglio l'importanza di questo êccomi!’ faremo notare che, nella
Genesi, dopo che il primo uomo ha disobbedito al
Signore, Dio si mette in cerca dell'uomo e lo chiama.
Ora, Adamo non risponde ‘eccomi!’, come sempre
nella Bibbia: «Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli
disse: - Dove sei? -. Rispose: - Ho udito il tuo passo
nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi
sono nascosto -».
La forte esperienza della Ummah
Una quarta dimensione è che il pellegrinaggio, oltre
a favorire un contatto personale con Dio e con la
comunità dei fedeli (ummah), dà al pellegrino un
fortissimo senso di appartenenza alla comunità isla-