articolo - Il ponte dei Canais
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articolo - Il ponte dei Canais
Istituto Comprensivo di Pagnacco Scuola Secondaria di primo grado “G. B. Tiepolo” Via Freschi, 6 – 33010 Pagnacco (UD) Prof.ssa Frieda Farnetti Materiale didattico n°2 DISCIPLINA CLASSE ATTIVITÀ OBIETTIVI FASI DELL’ATTIVITÀ (tempo: 1 ora) ITALIANO 1^C PRODUZIONE SCRITTA PER CASA/ relazione di una mostra. PRENDERE APPUNTI Scrivere una relazione su una mostra; Prendere appunti sulle informazioni principali (guidati); Organizzare gli appunti insieme ai compagni. Fase 1 (35 minuti): Visita della mostra; guida nel prendere appunti; vengono scattate delle foto. Fase 2 (25 minuti): Discussione in classe; organizzazione collettiva degli appunti; ideazione della scaletta di un ipotetico articolo da scrivere a casa. Segue un esempio di articolo inviatomi da un gruppo di alunne. “LAS NIÑAS INVISIBLES DE LOS ANDES” (articolo di L. A., J. P., S. T., F. Z.) Noi, alunni della 1° C, con l’insegnante di italiano, prof. ssa Farnetti, e con la prof. ssa Valerio, venerdì 18 dicembre siamo andati a visitare la mostra allestita dalla prof. ssa Agostinis nella nostra scuola per aiutare le bambine delle Ande. La mostra era situata all’interno di una delle aule, ma alcuni lavori svolti su cartelloni erano esposti nell’atrio di fronte ad essa. Altri cartelloni, sempre preparati dagli alunni della scuola, decoravano gli spazi con i colori e i motivi tipici dell’America Latina. All’intero della classe, appese a dei fili, si potevano vedere delle fotografie stampate su tela, ognuna con la didascalia che illustravano la vita nei piccoli paesi andini: i bambini che lavorano anche giovanissimi, i giochi semplici costruiti con materiali di recupero, le abitazioni essenziali, la scuola come luogo di alfabetizzazione di bambini e giovani, le feste tradizionali, la povertà dei vestiti. “Las niñas invisibles de los Andes” sono le figlie di famiglie povere che sono prelevate da persone senza scrupoli in modo crudele e con scopi altrettanto crudeli. Infatti tali persone si presentano alle famiglie povere chiedendo di avere in affidamento una delle loro figlie per darle istruzione, pulizia e ricchezza e fanno firmare alcune carte ai genitori che non sanno nemmeno leggere e questi credono di fare alle loro figlie del bene. Le figlie, anche a tre o quattro anni, sono portate nelle belle case ricche e costrette a lavorare per tutto il giorno, senza alcun compenso, solo un cantuccio per dormire e poco di cui nutrirsi. Non ricordando né la propria età né il proprio nome, anche se riescono a scappare, non hanno alcuna possibilità di riunirsi con la propria famiglia. Sono chiamate “bambine invisibili” sia perché non sono registrate all’anagrafe e quindi sono invisibili allo Stato, sia perché, una volta allontanate dal loro villaggio, non hanno più memoria della loro origine. I cartelloni che precedono la mostra raccontano la situazione dell’infanzia in altri luoghi del mondo: in Africa i figli maschi sono iniziati alla guerra e diventano bambini-soldato. Prima di ogni battaglia sono drogati e gli viene detto che la droga è una medicina che fa diventare invincibili. I bambini, non più consapevoli delle loro azioni, sterminano gli abitanti di interi villaggi, a volte anche quelli del proprio. Altri bambini, soprattutto in Asia, sono confinati in fabbriche e costretti a cucire i palloni e le scarpe che usiamo noi. Anche gli industriali che accettano questa situazione danno un misero compenso ai bambini, che spesso dormono nei posti in cui lavorano. Alcune famiglie si accorgono dell’inganno e cercano di riavere i loro bambini, ma non ci riescono per la mancanza di denaro e per i molti debiti accumulati, oltre che per i documenti firmati. La mostra ha colpito molto la nostra classe: tutti noi non sapevamo nemmeno dell’esistenza di situazioni come queste.