scheda sul reato di adulterio ad Atene
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scheda sul reato di adulterio ad Atene
Percorso tematico (Il ruolo della donna in Grecia e a Roma) Il diritto di famiglia ad Atene: l’adulterio è un reato contro la polis La difesa di Eufileto, nell’orazione di Lisia “Per l’uccisione di Eratostene”, si fonda sul diritto che le leggi ateniesi riconoscono al marito tradito di punire l’adulterio anche con l’omicidio, se il colpevole è colto in flagranza di reato. Questa concessione è attribuita non solo al marito, ma anche al padre e al fratello della donna, anche non sposata, in quanto la moicheia (l’adulterio) è considerato una violazione dell’oikos, la famiglia in senso ampio, composta da persone, proprietà e propri riti, nucleo su cui si fonda la comunità civile incarnata dalla polis. Infatti Aristotele definisce l’uomo politikon zoon, ma aggiunge che ”ogni polis è composta da oikiai (termine usato come sinonimo di oikos). Le oikiai, a loro volta, sono costruite intorno a tre rapporti tra individui: tra padrone e schiavo, marito e moglie, padre e figlio”. (Pol.I 1153 b2-8). 1Tutelare l’oikos è talmente importante che contro il reato di adulterio poteva essere condotta un’azione legale pubblica (graphè), perché visto come un reato contro la polis. Rientra dunque nel reato di moicheia anche l’unione sessuale con donne non sposate che appartengono all’oikos, comprese le pallakai, le concubine, donne di umili condizioni sociali che si legano a un uomo, a cui devono essere fedeli, come una moglie.2 L’adulterio in quest’ottica costituisce per la polis una gravissima violazione morale che lede i princìpi e i valori su cui si basa la comunità civile. Perciò l’omicidio di un moichos (adultero), un uomo che ha oltraggiato l’oikos, viene concepita come una punizione legittima che la polis decreta e di cui l’offeso si fa esecutore: “Non ti ucciderò io, ma la legge della città, che tu, trasgredendo, hai reputato meno importante dei piaceri, e hai preferito macchiarti di tale colpa verso mia moglie e i miei figli, piuttosto che ubbidire alla legge e essere kosmios, un cittadino onesto”, dice Eufileto a Eratostene prima di compiere il delitto.(par.26). La legge attica a cui si riferisce Eufileto è attribuita da Plutarco a Solone (Vita di Solone,33,1-2), ma si reputa più probabile che fosse già inserita nella Costituzione di Dracone del 621-620 (Demostene, Contro Aristocrate,23,53; Pausania, IX,36,8; Ateneo, XIII,569d). Secondo questa legge vi è differenza tra lo stupro e l’adulterio, perché lo stupratore fa del male alla vittima, mentre chi con la seduzione induce a una relazione fuori dal matrimonio, o in generale dall’oikos, corrompe la donna moralmente (διαϕθείρει), getta il disonore sui figli, disgrega l’oikos, rende incerto il riconoscimento della prole legittima. In realtà la legge, anche nel caso di moicheia, lascia all’offeso la facoltà di accontentarsi di un risarcimento pecuniario,e, d’altra parte, per lo stupro consente di uccidere il violentatore, solo nel momento in cui avviene la violenza. La moicheia è dunque un reato commesso contro l’oikos, perché, rendendone dubbia la prole, ne contamina la funzione originaria di mantenere una discendenza familiare certa, che genera cittadini di cui è certa l’origine e l’appartenenza alla polis. L’oikos, come abbiamo detto, è infatti la cellula su cui si fonda la comunità civile della polis. L’uccisione di un adultero, sorpreso a contaminare l’oikos, si configura dunque come un’esecuzione in nome delle leggi della polis, non come una cieca vendetta personale, dettata dall’impeto di difendere il proprio onore ferito. L’omicidio si configura perciò come un ϕόνος δίκαιος. E proprio questa è la strategia difensiva elaborata da Lisia per far assolvere Eufileto. Per chiarire meglio il concetto leggiamo il saggio a pag.64. 1In particolare, sull’unione basata sulla philia tra marito e moglie, Aristotele, nell’Etica Nicomachea, evidenzai che l’uomo per sua natura sia più incline a vivere in coppia che ad associarsi politicamente, in quanto la famiglia è un’istituzione anteriore e di più necessaria della polis. Leggiamo sull’argomento anche i passi dell’Economico di Senofonte a pag 47. 2 Per quanto ad Atene vigesse la monogamia, l’uomo poteva avere più relazioni fuori dal matrimonio. A tal proposito ricordiamo le parole pronunciate da Apollodoro nell’orazione Contro Neera (par.122), inserita nel Corpus delle opere di Demostene: Abbiamo le etere per il piacere, le pallakai per la cura del corpo, le moglie per darci figli legittimi ed essere custodi fedeli delle nostre case. (vedi a pag.60).