Dicembre 2012
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Dicembre 2012 CORRIEREMEDITERRANEO Anno XLIII - N. 2 Redazione: Napoli - 80133 Ponte di Tappia, 82 - Tel. 0815521573 - Fax 0815521183 E-mail: [email protected] In caso di mancato recapito si prega restituire il giornale alla Redazione Spedizione in abbonamento postale: pubblicità non superiore al 50% PERIODICO SEMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE NAPOLETANA AMICI DI MALTA a leggersi anche online sul sito www.ucoi.it MICHELE DI GIANNI SCOMPARSO IL 27 LUGLIO 2012 “Padre” della Diplomazia onoraria Da Malta arriva a Pompei l’Arcivescovo Tommaso Caputo di Laurence Grech* di Ermanno Corsi* Ci si chiede: perché tanta commozione, piena di affetto e di stima, ha suscitato la perdita di Michele Di Gianni? Se si fosse trattato solo di esprimere il dolore fisico di un distacco, tutto si sarebbe potuto risol vere in un rapido necrologio, oppure scri vendo, come sanno fare i giornali, un “coc codrillo” spesso di maniera e sempre pron to per l’uso. Quello di Michele Di Gianni è un caso che resta nella memoria e che accompagna la nostra vita. La sua perdita è stata l’occasione per una riflessione col lettiva di cui si avvertiva il bisogno per capire come e quali valori danno senso al l’esistenza facendo di un uomo un riferi mento esemplare. Così nei diversi momenti di riflessione che si sono succeduti, non è bastato ricor dare che Michele Di Gianni è stato il “pa d re”, il vero fondatore della Diplomazia onoraria non solo a Napoli. Occorreva ca pire meglio attraverso quali passaggi si con quista un ruolo e lo si consolida con l’ac quisizione progressiva della considerazione generale. Capire, cioè, come si diventa per sonaggi di riferimento che ricevono presti gio da un ruolo, ma che soprattutto a que sto ruolo danno prestigio. Ecco, allora, che i tanti giudizi persona li espressi o i tanti ricordi tornati alla men te, ricostruiscono un percorso unico e ori ginale in cui si ritrovano le ragioni dei ri conoscimenti ottenuti: i diversi profili di una personalità non facilmente ripetibile. Punto di avvio è lo studio. Michele Di FONDATORE NEL 1970 MICHELE DI GIANNI Gianni, salernitano-cilentano, nasce a La viano (“nel fondo della valle del Sele, una terra abbracciata dall’Irpinia e dalla Luca nia”). Sente, ancora molto giovane, il for - Michele Di Gianni po specifico. Una lezione che Michele Di Gianni apprende fin dal 1955, quale Av vocato Civilista, nello studio di Francesco Barra Caracciolo. Napoli, però, come città di riferimento da sola non basta. Appena può, Michele Di Gianni mette studio anche a Roma e a Bruxelles. L’Europa si va deli neando sempre più come nuovo organismo economico e politico. Perché non farne pro prio lo spirito nuovo? Nell’attività profes sionale di Michele Di Gianni occupa sem p re più spazio, da allora, l’interesse per una cultura orientata verso i paesi dell’Europa continentale, ma sempre più aperta, conte stualmente, verso i Paesi arabi del Medi terraneo. L‘orizzonte è, per Michele Di Gianni, s e m p re più ampio. A Napoli si distingue come fondatore della Camera Civile, ma il suo sguardo va verso Malta e verso l’O riente, dal Giappone alla Cina. È uomo d’a vanguardia e anticipatore di tempi. Com prende che la internazionalizzazione dei rapporti è sempre più una realtà, che il ter mine ”glocal” è imprescindibile (ragionare globalmente e agire localmente). Per essere però dentro il nuovo dinamismo sociale, oc - Dopo cinque anni come Nunzio Apostolico a Malta, il prelato napoletano Mons. Tommaso Caputo, 62 anni, è stato nominato Ordinato sacerd o te nel 1974, dopo qualche anno di servizio n el l ’ a rcidiocesi di Nap o l i , Mons. C aputo entrò a far par- L’Arcivescovo Tommaso Caputo (a sinistra) con P. Richard Grech, parroco di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù di Sliema (Malta) dal Papa Benedetto XVI Arc ivete richiamo di Napoli nella cui Università scovo di Pompei e del egato ponavvia e completa la formazione giuridica. tificio per il santu a rio della BeaL’Ateneo è tale per definizione e ancora non ta Vergine del Santo Rosario di si chiama Federico II. I maestri del Diritto Pompei. (continua alla 4ª pag.) non mancano (Vincenzo Arangio Ruiz, An tonio Guarino, Giovanni Leone, Alfonso Te sauro, Rolando Quadri), ma agli studi non resta estranea la passione civile. E’ il tempo della ricostruzione materiale di Francesco Paolo Casavola* e morale del Paese. Occorrono professioni sti che sappiano agire oltre il proprio cam Carlo Cattaneo è pienamente in- ciologo ed economista che filosofo, e scritto nella storiografia italiana no- per quanto poi il suo nome vanavecentesca degli anni Trenta, a mez- mente si cercherebbe nella tanto breDONATELLA TROTTA: le ragioni di un incontro zo di una trattazione che ripercorre ve voce Positivismo del vol. XXVIII Sintetizzare “le stagioni della vita” di un amico come Michele Di Gianni non è impresa con ampiezza il sinuoso percorso del- della Treccani, anno 1935, forse una l’uomo di studi e deldelle più attualiste facile. E lo è ancora meno per chi abbia assaporato concretamente, nel tempo, l’entul’uomo d’azione. Un delle voci filosofiche siasmo eternamente giovanile (ma non giovanilistico), l’irruenza emotiva, l’inesausta percorso nel quale si di Guido Calogero, carica progettuale e la generosa, allegra esuberanza della sua figura affabile di uomo volle cogliere, accanpur evoluto in dire(padre, marito, nonno, fratello legatissi(continua alla 4ª pag.) to all’interesse del zione autonoma, poi, primo per la ricerca da Gentile, e il cui psicologica e gli stuprimo centenario delGUIDO BELMONTE: le radici nel cuore di sociali, il legame la nascita l’Istituto ha Michele Di Gianni, che d’altri fratelli non aveva certamente bisogno perché ne avetra pensiero e intercelebrato appena qualpretazione della stoche settimana fa. va già abbastanza, e splendidi, diceva di considerarmi un suo fratello maggiore perria nel suo movimenUn articolo breve, ché, in età, lo superavo di poco più di tre anni. Ma se parlo della sua infanzia e dei to economico. “Fauneppure due colonne, primi suoi anni giovanili, non lo faccio per averne avuto conoscenza diretta. Ho cotore ardente del libequello di Calogero, nosciuto infatti Michele soltanto nel (continua alla 4ª pag.) ralismo”, si legge nel quale il positivinella Treccani del smo italiano è riusol1931, Cattaneo ato tutto nell’opera di AMELIA CORTESE ARDIAS: il valore dell’amicizia vrebbe avuto il meriRoberto Ardigò e A Michele non piaceva stare solo, amava la compagnia e in questi to negli stessi anni in della sua scuola, e ultimi anni questa sua peculiarità si era accentuata. Riceveva con gioia cui Marx costituiva nel finale del quale si gli amici. Nei suoi ricevimenti riprendeva il filo di vecchie amicizie e la sua teoria materiaconclude che “il milistica della storia, di glior significato, antiCarlo Cattaneo contatti con gli ambienti di studio, lavoro, dei Consoli, il Tribunale, “mettere in luce i metafisico e antial’avvocatura. (continua alla 5ª pag.) complessi rapporti tra i fatti morali strattistico, del,positivismo” sarebbe e quelli economici senza arrivare al- stato peraltro compreso ed espresso l’assolutezza del determinismo eco- proprio dalle maggiori reazioni al poDARIO INCUTTI: il Diritto come vocazione nomico”. sitivismo stesso, dal pragmatismo a Michele Di Gianni, salernitano, completa gli studi giuridici nella UniverUn orientamento, quello di Catta- Bergson fino al neo idealismo italiasità di Napoli, conquista un’importante posizione professionale di avvocaneo, maturato alla scuola del suo no, che “pur così antipositivistico nel to civilista negli anni della ricostruzione del Paese - quando a Napoli inprincipale maestro, Gian Domenico suo iniziale atteggiamento polemico”, segnavano Maestri quali Vincenzo Arangio-Ruiz, Carmelo Scuto, Antonio Romagnosi, che con la sua fondazio- avrebbe rivendicato di aver prodotto ne di una “filosofia civile” – “ri- la “piena giustificazione della conGuarino, Biagio Petrocelli, Gio(continua alla 4ª pag.) spondente”, come avrebbe scritto certa esperienza”. Gioele Solari nella voce Romagnosi Ma è molto importante annotare MARGHERITA COSTA: l’apertura al mondo della stessa Treccani gentiliana, nel che il nome di Cattaneo di nuovo riHo incontrato la prima volta l’avv.to Michele Di Gianni al Ministero devol. XXIX del 1936, “alle esigenze corre in altre due voci di grande ridello stato nazionale” – aveva se- lievo in Enciclopedia Italiana: già gli Affari Esteri, nel 1998, quando ero responsabile degli Uffici I e II del gnato profondamente la formazione e in quella A n t i s e m i t i s m o, di Alberto Cerimoniale. L’ufficio si occupava allora, come ora, del Corpo Consolare, la ispirazione di uno dei più promet- Picherle, nel vol. III del 1929, conche comprende i Consoli di Carriera e i Consoli Onorari. Michele era actenti, e certamente del più affeziona- tributo di estrema delicatezza per il c o mpagnato dall’Ambasciatore Gian (continua alla 4ª pag.) to fra i suoi allievi. tempo in cui fu scritto, nella quale Il “positivismo” di Cattaneo sareb- le Interdizioni israelitiche pubblicate be fiorito sul tronco di questa “filo- da Cattaneo a Firenze nel 1836 sono TETSUO SAKAMOTO: dal Giappone amicizia e solidarietà sofia civile”, che affonda le sue ra- addotte a riprova dell’alto ostacolo La mia amicizia con Michele Di Gianni cominciò praticamente nella primavera del 1975 quandici in Antonio Genovesi e nella sua frapposto dalla cultura risorg i m e n t ado l’ambasciatore giapponese di quell’epoca di cognome Fujiyama mi affidò il compito della scelfilosofia “tutta cose”, nella stagione le alla penetrazione in Italia di condei lumi italiani, da Beccaria e dai cetti e pratiche antisemite in età conta del primo console onorario del Giappone a Napoli. Quest’ambasciatore era non solo un mio fratelli Verri, come nella tradizione temporanea, a differenza di quanto conoscente di vecchia data ma anche era un grande diplomatico tanto che prima di venire a Roma empiristica inglese, Francesco Baco- era avvenuto e avveniva nel mondo aveva accompagnato come capo delegazione (continua alla 5ª pag.) ne e John Locke in primo luogo, ol- germanico, in quello anglosassone e tre che nel sensismo di tardo Sette- in Francia come in tanti Paesi delcento, e non sarebbe invece scaturi- l’Europa orientale e in Russia; e anVINCENZO SINISCALCHI: la cultura dei valori to dalla lettura diretta di un Comte o cora nella voce Federalismo, dovuta Non si può, né si potrà, rievocare la nobile e cara figura di Michele Di Gianni senza di uno Spencer. a Carlo Morandi nel vol. XIV del una immaginaria ma sensibile interlocuzione con Lui, con il suo sorriso, con quel vol“Ignaro del positivismo inglese e 1932, in cui si rendeva apertamente to che era sempre atteggiato ad affettuosa cordialità, a disponibilità generosa, ad infrancese”, sottolinea Saffiotti, Catta- giustizia, sullo sfondo della storia retelligente propensione all’ascolto. neo sarebbe stato tuttavia “il primo cente d’Italia, sullo sfondo del cenE così è più semplice farlo perché sempositivista in Italia”, benché, o forse (continua alla 5ª pag.) proprio perché più psicologo e so(continua alla 3ª pag.) C at t a n eo o l t re i l Fe d e ra l i s m o te del servizio diplomatico della Santa Sede, prestando servizio presso le Nu n z i a tu re Ap o s t o l i che di Rwanda, n el l e Filippine ed in Venez u el a . Dal 1989 ha lavo rato presso il Segre ta riato di Stato, dive n ta ndo capo del protocollo nel 1993. Il 3 settembre 2007 Benedetto XVI lo nominò Nunzio Ap o s t olico per Malta e Libia, allo stesso tempo conferendogli il titolo di Arcivescovo di Otricoli. Fu consacrato arc ive s c o vo il 29 settembre dello stesso anno. L’ Arcive s c o vo di Malta, Mons. Paul Cremona, ed il Vescovo di G ozo, Mons. Mario Gre ch , si sono congratulati con l’ Arcivescovo Caputo per la sua nomina, ri n graziandolo per il suo impegno ed il suo servizio a Malta ed il costante sostegno dato alla Chiesa nelle Isole Maltesi. * Ambasciatore di Malta nei Paesi Baltici. Già Direttore del “Sunday Times” di Malta L’ILVA TRA AMBIENTE E LAVORO La lezione di Taranto di Fulvio Tessitore* Queste pagine sono scritte per Michele Di Gianni, pensando a tutte le sue cortesi, pressanti, amiche voli insistenze perché collaborassi al suo periodi co per il Mediterraneo, che egli voleva sede di li bere opinioni, tanto più gradite quanto più espres se senza ammiccamenti e compiacimenti ipocriti. Chi, come per un sortilegio, venendo da un altro mondo, sbarcasse a Taranto e sentisse parlare dell’ILVA e delle decisioni severe della magistratura di quella Procura non potrebbe non condividerle,senza esitazioni. Eppure… Quante vicende nascono e coprono col l o ro ru m o re quelle misure severe e sacrosante; quante asperità della vita vissuta, quante vite di innocenti vi sono coinvolte, ignare vittime di un tragico “gioco” più grande di loro. E allora anche lo spettatore casuale sarebbe investito da una folla di angosciose domande inquiete e inquietanti. Egli non potrebbe non domandarsi come mai solo oggi o ieri, dopo oltre cinquant’anni, ci si accorge,con appassionata indignazione, che lì a Taranto s’è lasciata cos t ru i re la più grande acciaieria d’Europa senza porsi mai il pro b l ema dell’inquinamento ambientale. Come mai s’è consentito che la zona più esposta alle conseguenze inquinanti della fabbrica fosse ritenuta zona di intenso insediamento abitativo. Come mai, in tanti e tanti anni, di fronte a tante cose e decisioni siano rimaste distratte, pur se irresponsabilmente attive, generazioni diverse di amministratori e politici, locali e nazionali, dei più diversi colori politici. Come mai tut- ti gli organi tutori, anche quelli della magistratura, non siano stati sufficientemente attenti e severi e rigorosi e inflessibili come quelli di oggi, che hanno, finalmente, riconosciuto che la salute è un diritto incomprimibile, solennemente sancito dalla nostra Carta Costituzionale. Come mai non si è ricordato, in tempo utile, che questo diritto trascurato sarebbe sicuramente andato a confliggere con un altro diritto incomprimibile, quello del lavoro, ancor più incomprimibile dell’altro perché sancito come principio solenne della stessa Carta, che lo individua quale il fondamento del la Repubblica democratica. Dinanzi a siffatte domande, l’ignaro visitatore per caso rimarrebbe di certo intontito, stranito, stordito, così come tali restano oggi non solo gli operai dell’ILVA e le l o ro famiglie, ma tutti i cittadini italiani consapevoli, tranne gli ambientalisti ideologicamente catafratti, gli ipocriti e i cinici (giacché v’è anche di questi e non pochi in questa drammatica vicenda). Inquietanti per costoro si affollano alt re domande ingenue, semplici, ineludibili. È possibile, è lecito oggi, dopo cinquant’anni di silenzio assordante o colpevole, o, peggio, inconsa(continua alla 3ª pag.) IN QUESTO NUMERO Hanno firmato articoli per il nostro giornale tra gli altri: da Napoli: Guido Be l m o nte, Francesco Paolo Casavola, Amelia Cortese Ardias, Ermanno Corsi, Guido D’Angelo, Renato De Falco, Lucio Fino, Antonio Guarino, Donatella Trotta, Vincenzo Siniscalchi, Fulvio Tessitore, Giovanni Ve rde; da An a c a p r i: Raffaele Vacca; da Ge n ova: Ma rgherita Costa; da Ro m a: Tetsuo Sakamoto; da Reggio Emilia: Isabella Trovato; da Sa lern o: Stefania Forlani, Dario Incutti; da Treviso: Livio Pauletto; da Ma l t a: Laure n c e Grech, Joe Zammit Ciantar. Maltanapoli li ringrazia viva m e n t e . nerocianomagentagiallo 2 • maltanapoli ❋ Dicembre 2012 CRONACA L’ESCURSIONE DELL’ERUDITO BARONE VON RIEDESEL di Lucio Fino* Johann Hermann von Riedesel, amico e discepolo di Winckelmann, oggi è considerato l’avanguardia di quel gran numero di viaggiatori che negli ultimi decenni del ‘700, e poi durante l’età romantica, si sarebbero recati finalmente oltre Napoli, per visitare anche la Puglia, la Sicilia e la Calabria, alla ricerca delle infinite suggestioni della cultura gre c a . Cultore di letteratura e di arte classica, questo giovane barone di Eisenbach venne in Italia una prima volta nel 1762, e in quella occasione conobbe a Roma il già celebre Winckelmann, allora considerato il padre della moderna archeologia tedesca. Tornò poi a Roma alla fine del 1765, anche a seguito delle insistenze epistolari del suo nuovo amico, per org a n i z z a re un viaggio in Magna Gre c i a, alla riscoperta delle più pure e arcaiche architetture doriche lì conservate. Il 10 marzo 1767 Riedesel s’imbarcò a Napoli su una nave militare diretta a Palermo, e qui si trattenne fino al 30 marzo. Visitò, poi, Segesta, Trapani, selinunte e Agrigento; giunto, infine, a Licata, da qui il 21 aprile raggiunse Malta, sbarcando alle otto del mattino a Gozo. Qui, dopo essersi arrampicato con grande fatica sulla rocca, provò un particolare stupore nel trovare coltivati in maniera prodigiosa il cotone e la canna da zucchero. Ebbe poi modo di osservare che le donne del posto lavoravano tappeti molto simili a quelli prodotti in Turchia, e che in genere il loro prezzo era molto buono. Nei villaggi, -dai residenti chiamati “casali”le case e le chiese, ben costruite con la tipica pietra bianca locale, gli apparvero particolarmente pulite. Infine, tra le antichità di Gozo a intere ssarlo particolarmente fu un muro a forma di semicerchio -a suo dire un monumento punico-, costruito a secco con pietre aventi forme e grandezze diverse, e simile alle mura di Fondi. cedri, produceva un eccezionale re ddito. In proposito, Riedesel osservò anche che i Maltesi, pur non sapendo né leggere né scrivere, riuscivano comunque a condurre con grande successo complesse attività comm e rciali, anche lontano dalla loro isola. Dunque, pur avendo la costante preoccupazione di rintracciare e inv e n t a r i a re qualche reperto classico, questo austero viaggiatore, poi nominato ciambellano di Federico II alla corte prussiana, fu anche molto attento alle bellezze del paesaggio, mostrò interesse per la natura modificata dall’uomo, e, da vero uomo del suo tempo, s’interessò anche al c a r a t t e re e alle condizioni di vita degli abitanti. Ricordò anche, infatti, che erano dolci, pazienti e tranquilli, e, in particolare, che le donne erano molto vivaci, ma riservate nello stesso tempo A proposito dell’aspetto fisico degli abitanti di Malta, Riedesel osservò che invano si sare b b e ro cercate sull’Isola quelle bellezze tanto famose nell’antichità: le donne, pur se di piccola statura, erano ben formate soltanto “nella parte superiore”, e avevano le più belle mani, un piede grazioso, e dei begli occhi neri, vivi e penetranti, in più “sono più bianche delle Siciliane”, per la cura che ponevano nel difendersi dal sole; però avevano il naso schiacciato e le labbra un po’ rialzate, cosa questa che subito faceva r i c o rd a re la vicinanza dell’Isola all’Africa. Per gli uomini, invece, -piccoli ma forti, e tutto nervi-, egli osservò che l’influenza del clima africano si avvertiva ancora di più, dal momento che tutti avevano il naso schiacciato, le labbra grosse, il mento carnoso ed i capelli molto crespi. Un’ultima sua osservazione degna di nota riguardò la ben nota sobrietà dei Maltesi: sulla speronara che il 23 aprile lo riportò in Sicilia Riedesel ebbe modo, infatti, di con- Veduta di Malta (incisione acquarellata tratta dall’Atlante Braun Hogenberg dell 1572) Dopo pranzo, questo erudito “antiquaire” si recò a Malta con un’imbarcazione a vela, rimanendo molto colpito durante l’escursione dal gran numero di torri e bastioni posti a difesa delle coste. Il porto dell’isola, ben difeso da imponenti fortificazioni, gli sembrò un’opera d’arte, degna della più grande ammirazione; tuttavia, deplorò anche la condizione degli abitanti dell’isola che, già ristretti dal mare, avevano disponibile per le loro abitazioni un territorio reso ancor più piccolo dall’uomo con le sue opere militari. Fu tale il senso di ristrettezza avvertito, che presto egli provò una così grande inquietudine da fargli desiderare di tornare al più presto in Sicilia. La Valletta gli apparve costruita molto bene. I dipinti del Cavalier Calabrese in S. Giovanni gli sembrarono avere “molto fuoco, nell’espressione”, pur se al solito li giudicò mal disegnati. Visitò poi il giardino del Gran Maestro che, con una abbondante coltivazione di fragole e con i suoi settecento aranci e mille statare che i marinai mangiavano e bevevano il doppio dei Siciliani! In definitiva, questo erudito barone prussiano, interessato esclusivamente alle testimonianze dell’antica civiltà greca, molto diffuse in Sicilia ma assenti a Malta, nei suoi ricordi di viaggio -pubblicati a Zurigo nel 1771 sotto forma epistolare con il titolo Reise durch Sizilien und Gro‚griechenland-, si limitò a descrizioni piuttosto meticolose e piatte, rivelandosi poco incline a guardare i paesaggi come un’esperienza estetica, e incapace d’individuare la bellezza in altre forme artistiche diverse da quelle dell’arte greca; tuttavia, la sua opera fu molto appre z z a t a dai successivi viaggiatori e, in particolare, da Goethe che, nell’imbarcarsi a Napoli per raggiungere via m a re la Sicilia, portò con sé il piccolo volume “come un breviario o come un talismano”. * Presidente dell’Associazione A mici dei Musei di Napoli DI M A LT A E DI GOZO ❋ TONIO BORG NUOVO COMMISSARIO EUROPEO di Laurence Grech* Il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri di Malta, To n i o Borg, è il nuovo Commissario Europeo per la Sanità e i diritti dei Francis Zammit Dimech Consumatori, dopo le dimissioni di John Dalli. La nomina di Borg fu contestata duramente dai membri liberali, Verdi, e di gran parte del gruppo Socialista del parlamento europeo, ma alla fine, grazie anche al sostegno compatto datogli dai sei Europarlamentari maltesi – due nazionalisti, appartenenti al Partito Popolare Europeo, e quattro laburisti, che fanno parte del gruppo del Partito Socialista Europeo, Borg ottenne la maggioranza dei consensi – 385 sì contro 281 no e 28 astensioni. L’opposizione contro Borg riguardava le sue dichiarazioni in passato contro l’aborto ed il trattamento uguale per coppie omosessuali nella legge che riguarda l’affitto di proprietà, ed ad un certo punto si temeva una ripetizione della bocciatura del candidato italiano per la Commissione, Rocco Buttiglione, qualche anno fa, proprio per queste ragioni. Malgrado la dichiarazione di Borg, durante la sua interrogazione da parte degli Europarlamentari, che nonostante i suoi principi personali, ai quali non rinuncerà mai, era disposto ad impegnarsi per applicare le leggi esistenti sulle materie in questione, i capigruppo dei partiti nel parlamento europeo hanno insistito che li vengono date garanzie per iscritto da parte di Borg. Borg ha accettato questa richiesta insolita e si è impegnato, nero su bianco: di presentare la proposta di legge sull’industria del tabacco entro gennaio 2013; ad adottare proposte Una lunga amicizia tra Napoli e Malta di Joe Zammit Ciantar* Ho incontrato Michele Di Gianni nel settembre del maltesi, e di spiegare come queste prelibatezze proveni1991, nella sala di ricevimento dell’Hotel Verdala a Ra- vano fresche da Malta. bat, Malta. Mi aveva telefonato chiedendo di incontrarIo, invece, ospitavo Michele ogni volta che veniva a mi prima che cominciassi Malta. L’ultima volta arrivò ad andare a Napoli come insieme a due sorelle: Flora Lettore di Scambio per la ed Elisa. In quell’occasione, lingua maltese presso l’Istidopo una giornata trascorsa tuto Universitario Orientaa Gozo, volle assaggiare lo le. Si presentò come il Constufato di coniglio fatto apsole Generale Onorario di positamente da mia moglie Malta. Mi chiese di andarIrma. lo a trovare presso il suo Ogni volta che veniva a studio di avvocato in Vi a Malta era sua abitudine rePonte di Tappia, appena arcarsi al cimitero Addolorata rivato a Napoli. per portare portare i fiori Fu la prima di molte visulle tombe dei suoi grandi site, durante i miei anni di amici maltesi che più di insegnamento a Napoli, ogni altro gli sono rimasti fino al 2006. Siamo divennel cuore: Silvio Mifsud (già Console del Giappone a tati grandi amici con reciMalta), Giovanni Mangion proco rispetto e stima. La prima volta che sono stato Michele di Gianni e Joe Zammit (Lettore di Lingua maltese presso L’Orientale di Napoinvitato a casa sua, in Via Ciantar. li e mio predecessore) e Crispi, mi ha mostrato le sue preziosi collezioni, un antico presepe napoletano e Guido De Marco (Presidente Emerito della Repubblica un paio di grandi dipinti di famosi maestri. Una volta di Malta che egli amava quasi come un fratello). Michele era un uomo di buon cuore, sempre sorrimi ha invitato per un pranzo che comprendeva pasta fatta da sua moglie Teresa Murolo: una donna adorabile, dente. Avrebbe aiutato tutti. Conosceva molte persone, morta dopo un intervento a Parigi, nel giugno 1992. Era non solo a Napoli. La sua carriera giuridica, le sue reorgoglioso dei risultati dei suoi due figli Antonietta (spo- sponsabilità come Console Onorario di Malta e del sata con Alberto e madre di tre figli) docente di Dirit- Giappone, ma soprattutto il suo contatto eccellente con to e Fabrizio (sposato con Mirta e padre di due figli) i Consoli Onorari nel momdo hanno fatto di lui un avvocato di Diritto Internazionale a Bruxelles e Conso- uomo ‘sempre a disposizione’. Infatti nel 2007 appena lo informai che avrei dovuto subire un delicato interle Onorario d’Italia a Lovanio, Belgio. Con Michele parlavo spesso dei suoi impegni pro- vento chirurgico, immediatamente si offrì di accompafessionali, della sua attività diplomatica e dell’Unione dei gnarmi a Parigi, di pagarmi tutte le cure e di farmi Consoli Onorari in Italia di cui era Segretario Generale operare da un suo grande amico chirurgo. Ho dovuto (anche a Malta nel maggio 1992 aveva organizzato una insistere non poco per convincerlo che dopo l’operazioAssemblea del Sodalizio) e della sua attività giornalisti- ne avrei avuto bisogno di molte altre cure che potevo ca con la pubblicazione del “Maltanapoli -Corriere del avere solo a Malta. Ma ogni volta che ci incontravamo Mediterraneo”. Un periodico, questo da lui fondato nel mi esprimeva il suo disappunto per il fatto che non 1970 e molto a cuore a Michele tanto da confessarmi avevo accettato la sua offerta. Michele era un cattolico praticante e ogni anno si redi essere preoccupato sulla sua continuazione una volta cava a Lourdes. Circa due o tre anni fa, mentre a casa scomparso. Alcune settimane prima di ogni numero, per sua guardavamo la TV, si rivolse a me dicendo a bassa telefono o per e-mail mi chiedeva di mandargli materiale connesso a notizie su Malta. I miei contributi riguarda- voce: ‘Lascia che ti dica una cosa che solo poche persovano pubblicazioni maltesi (ad esempio nel giugno 2007 ne conoscono. Oggi, la Grotta dove la Madonna è apparsa gli ho inviato un articolo su ‘Elevato sugli Altari Gior- a Bernadette è illuminata con luci speciali. Sono stato io gio Preca, umile Sacerdote maltese’. Anche l’Ambascia- a convincere le autorità francesi ad installarle pagandone tore Lawrence Grech, giornalista del The Sunday Ti - tutte le spese.’ Un breve articolo su questo è stato pubmes, divenne un assiduo collaboratore del Maltanapoli blicato sul Maltanapoli ma senza riportare il suo nome. Era una persona veramente rispettabile. Per il suo eccon articoli su eventi politici accaduti a Malta. cezionale lavoro ha ricevuto diversi riconoscimenti sia in Continuamente mi invitava a trascorrere qualche giorItalia che all’estero: tra questi l‘Unione Nazionale del no con lui nella sua villa a Capri dove siamo sempre staMerito’ conferitogli dall’allora presidente di Malta (e suo ti accolti io, mia moglie, i nostri figli e i nostri nipoti, amico) Ugo Mifsud Bonnici, nel marzo 1996. da ultimo nel settembre 2010. Siamo stati, io e mia moE’ stato un marito devoto, un padre severo, un nonglie Irma, anche ospiti nella sua casa di campagna ‘O no premuroso. Era un avvocato acclamato, stimato e giuPurtusillo’ in occasione della sua ultima vendemmia nel sto; un Console benvoluto e rispettato; un uomo sempre mese di ottobre dello scorso anno. allegro, generoso e felice quando incontrava gli amici. Durante il mio incarico di Lettore presso l’OrientaAntonietta, Fabrizio e i nipoti, hanno perso il padre più le di Napoli ho partecipato a numerose visite ufficiali amorevole e il nonno più premuroso che potevano mai avefatte -su invito di Michele- dai Presidenti di Malta: Dr. re. I molti amici hanno perso un vero amico, giusto e sinCensu Tabone e Dr. Ugo Mifsud Bonnici e da numero- cero. La categoria consolare -ma soprattutto Malta- ha perse altre Autorità maltesi. Sono stato testimone dell’im- so un Console Onorario eccezionale. Napoli ha perso un pegno e l’attenzione di Michele ai più piccoli dettagli, cittadino unico. Io ho perso un grande amico. mentre preparava i programmi delle loro visite che ter* Professore di lingua, letteratura minavano tutte con un ricevimento nella sua casa ove e cultura italiana presso l’Università Michele era orgoglioso di offrire, tra l’altro, i pastizzi di Malta. Tonio Borg legislative sulla clonazione degli animali ed alimentazione nuova entro la metà del 2013; a rispettare la scadenza di marzo 2013 per il divieto della sperimentazione su animali per uso nei cosmetici; di rispettare in pieno la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue, nonchè le leggi dell’Ue contro la discriminazione ed i principi enunciate in decisioni giudiziarie; a riconoscere la dignità innata di tutti i cittadini Ue, indipendentemente dalla loro orientazione sessuale o distinzioni elencate nell’Articolo 21, ed a trattare, come Commissario, tutti i cittadini Ue in modo giusto ed eguale, ad impegnarsi attivamente affinchè vengano indirizzati ineguaglianze nella salute pubblica e di agire contro la stigmatizzazione di persone sofferenti di HIV/AIDS; ed infine, di sostenere attivamente le politiche dell’Ue riguardanti i diritti delle donne. Il Commissario europeo maltese John Dalli, in carica dal 2009, fu costretto a dimettersi il 16 ottobre scorso in vista delle conclusioni di un’investigazione condotta da alcuni mesi dall’Ufficio Europeo contro la Frode (OLAF). Secondo il capo dell’OLAF, l’italiano Giovanni Kessler, Dalli era al corrente di tentativi da parte di un imprenditore maltese, vicino allo stesso Dalli, di impegnarsi, per conto di una società svedese, Swedish Match, per abolire il divieto sulla vendita in Europa di ‘snus’, un prodotto del tabacco senza fumo, il cui consumo è limitato per legge alla sola Svezia. L’OLAF ha precisato che Dalli non ha mai ricevuto alcuna forma di tangente in proposito, ma che sapeva che l’imprenditore maltese stava nego- John Dalli ziando con la società svedese e che avrebbe chiesto una grossa somma per fare pressione su Dalli. Infatti fu la stessa Swedish Match ad allertare l’OLAF agli approcci fatti dall’imprenditore maltese, in un secondo tempo identificato come Silvio nerocianomagentagiallo Zammit, già vice sindaco nazionalista di Sliema. Dal canto suo, Dalli ha strenuamente negato ogni addebito. Una volta nominato come successore di Dalli, il 55enne Tonio Borg si dimise da vice capo del Partito Nazionalista, attualmente al governo. L’elezione per il suo successore come numero due di Lawrence Gonzi avvenne il 30 novembre. L’elezione del vice capo era affidata ai circa 900 membri del consiglio generale del partito, i quali hanno dato 72 per cento dei loro voti a Simon Busuttil, uno dei due europarlamentari nazionalisti, contro il 28 per cento per Tonio Fenech, l’attuale ministro delle finanze. La scelta di Gonzi per il successore di Borg come ministro degli esteri è caduta su Francis Zammit Dimech, 58 anni, già presidente del comitato per gli affari esteri del parlamento maltese. Zammit Dimech, deputato dal 1987, era più volte ministro nei governi guidati da Eddie Fenech Adami e dallo stesso Gonzi. Intanto, a riempire il seggio parlamentare per la circoscrizione di Birkirkara-Lija vacato da Borg, è stato eletto il medico di famiglia ed exdeputato Michael Asciak. Intanto l’amministrazione Gonzi si avvicina alla sua scadenza, anche perchè il passaggio del bilancio del governo, su cui si voterà il 10 dicembre è molto incerto, dato le dichiarazioni di un membro del partito di governo, Franco Debono, che intende votare contro. Simon Busuttil Siccome la maggioranza del governo è di un solo seggio, il voto contrario di Debono risulterebbe non solo nella bocciatura del bilancio ma anche nello scioglimento della Camera ed elezioni politiche entro tre mesi. La data probabile delle elezioni è il 9 marzo, in coincidenza con le elezioni amministrative per il rinnovo della metà dei 68 consigli comunali. Come previsto, il governo Gonzi il 10 dicembre perse la maggioranza in parlamento nel voto sul bilancio, grazie alla defezione di Franco Debono, che aveva votato con l’Opposizione. Dopo il voto, Gonzi annunciò che l’indomani avrebbe consigliato al Presidente della Repubblica George Abela di sciogliere la Camera il 7 gennaio 2013 e di indire le elezioni politiche per il 9 marzo, come attualmente ha fatto. * Ambasciatore di Malta nei Paesi Baltici. Già Direttore del “Sunday Times” di Malta maltanapoli • 3 Dicembre 2012 LA LEZIONE (segue dalla pag. 1) pevole, guard a re a un solo corno del tragico dilemma e assumere la difesa inflessibile d’uno solo dei grandi diritti in discussione? È possibile farlo senza domandarsi, con t i m o re e tre m o re, quali sono le conseguenze di siffatte scelte, tanto giuste quanto unilaterali, ossia senza domandarsi se la vita di migliaia di persone, d’ogni età, non sia messa a rischio non solo dalla perseverante mancata difesa della salute e della salubrità dell’aria, ma anche dalla miseria e dal degrado sociale, economico, civile, morale? Già, perché di questo si tratta. La vita, che fa l’umanità d’ogni uomo e cittadino, non è solo quella fisica, è anche quella civile, economica, sociale, culturale. Un uomo è ucciso non solo dai malanni, bensì anche dall’abbrutimento della sua dignità, dalla disperazione di un padre di non poter esercitare il dovere/diritto di accudire alla crescita, allo sviluppo, alla garanzia di vita tranquilla dei propri figli. Nasce, forse, da tutto ciò la conseguenza che il diritto non va rispettato, pur se tardivamente, a carico di chi lo ha violato con igno- DI TA R A N TO bile cinismo, preoccupato solo del proprio interesse, di quello più s p o rco perché costruito e conservato a danno di altri, grazie alla lesione e all’offesa dei diritti altrui? Assolutamente no. I Giudici sanno, devono, dovre b b e ro sapere che a loro tocca l’esercizio e la difesa del diritto che impone di perseguire , senza debolezze, chi viola la legge e specie di chi lo fa ignobilmente, sapendo di farlo o trascurando i p ropri doveri d’ufficio (e tra questi sono da annoverare anche quelli di non rimanere tacito e indifferente dinanzi a manifeste violazioni di diritti, come quelli della salute e del lavoro). E però l’esercizio inflessibile del diritto non può c o l p i re,volontariamente o involontariamente, chi la legge non ha violato ed anzi ha subito la violenza di chi la legge non ha rispettato. Ciò richiama un principio semplice e solenne tanto quanto ignorato in questa nostra età di ideologismi esasperati ed estenuati, perciò più pericolosi. Il diritto è un’esperienza storica, ontologicamente storica, non è qualcosa che si libra in alto tra gli asfodeli della metafisica, anche la metafisica della giu- CARLO CATTANEO (segue dalla pag. 1) tralismo sabaudo e del regime autoritario imposto dal fascismo, all’ampio respiro nazionale e democratico della formula federalistica di Cattaneo e con lui di Ferrari, inoltre esulante, precisava Morandi, da “ogni gretta idea municipalistica”. Quasi mezzo secolo, e davvero molti mutamenti di storia, di cultura e di storiografia, corrono tra queste presenze di Cattaneo nell’opera maggiore dell’Istituto della Enciclopedia Italiana e l’ampio saggio che a Cattaneo dedica Ernesto Sestan nel vol. XXII del Dizionario Biografico degli Italiani, pubblicato nel 1979. Un saggio biografico avvincente, quello di Sestan, densa narrazione di una vita intensissima, che muovendo dalla difficoltà di rintracciare “un pensiero unitario centrale” nella riflessione di Cattaneo, individuava tuttavia due esigenze fondamentali, coerentemente mantenute sempre vive dallo scrittore milanese: il “rifiuto di ogni metafisica” e “l’idea e la fede nel progresso”. Per ricorrere subito dopo a Norberto Bobbio, che diceva, è noto, di aver assorbito Cattaneo, “l’unico filosofo italiano che non sia un metafisico”, attraverso le letture che del suo pensiero erano state compiute da tre diversi maestri di liberalismo, Gaetano Salvemini, Luigi Einaudi e Piero Gobetti. Bobbio aveva definito quella di Cattaneo, Sestan vi si sofferma, auna “filosofia militante”, ovvero ”uno satrumento per operare sulla società e contribuire a migliorarla”. Lasciand da canto e volutamente ”irrisolta”, come scriveva, ”la questione se il Cattaneo fosse o non fosse un positivista o addirittura il primo banditore del positivismo in Italia”, Sestan registrava una “indipendenza” di Cattaneo da Comte e da Spencer, autori da lui mai citati, che non ne oscurava tuttavia le “affinità” con quei filosofi europei. E soprattutto, vagliando in pagine di penetrante chiarore i molteplici studi e interventidi Cattaneo nei più diversi rami del sapere e del problemi umani, dall’economia alle comunicazioni, dal diritto alla tecnologia, dall’agricoltura alla linguistica, dalla pubblica istruzione alla psicologia, risolveva nella attitudine storica il principale tratto della “mente di storico”, poiché, proseguiva Sestan, “non c’è, si può dire, scritto suo di qualche ampiezza che non sia permeato di senso storico, den senso del nascere, dello svilupparsi, del trasformarsi in forme nuove”. A fronte di questo giudizio, fon- dato sulla lettura della multiforme opera di Cattaneo, muoveva a malinconia in Sestan il fatto che la valutazione negativa cresciuta nelle lotte per l’unità d’Italia e nel pensiero politico-istituzionale italiano a quegli anni successivo attorno alla soluzione federalista, proposta senza citazioni e senza compromessi (federazione di Stati o di Regni, non di regioni, la definitiva con chiarezza Cattaneo) avesse condizionato la ricezione di altri momenti del pensiero di Cattaneo nei circoli liberali di fine Ottocento. A quell’epoca, scrive Sestan, Cattaneo sembrava ritenuto, con ingenerosa approssimazione, aver manifestato, anche in campi diversi da quelli della ingegneria politico-istituzionale, idee di “scarsa presa sulla realtà” e di sicura “inattuabilità”, e la sua eredità pareva amministrata da una “chiesuola di pochi fedeli”. Eppure, così chiudeva Sestan la sua ricostruzione, Cattaneo era certamente stato, oltre che un interprete di prima grandezza del moto risorgimentale, “uno dei pochi grandi italiani del secolo scorso che ebbero statura veramente europea e moderna”. Di questo giudizio, e soprattutto della ricchezza e della fecondità del pensiero e della esperienza politica di Cattaneo, le attività, le edizioni, gli studi, le ricerche, i seminari e le esposizioni promosse e organizzate dal Comitato nazionale paiono davvero costituire, per chi sa bene intendere, un non inaspettato né sorprendente inveramento. E in questo impegno va sottolineato il convergere di realtà culturali e istituzionali diverse, della Repubblica Italiana e del Canton Ticino della Repubblica Elvetica, che fu per Cattaneo, come per molti altri italiani ed europei in epoche anche fra di loro lontane della storia, terra d’esilio, e però di esilio ospitale e operoso. Richiamo alla memoria quel territorio di Lugano nel quale, in mutate condizioni storiche e per altre prove politiche e intellettuali, poco più di mezzo secolo dopo la morte di Cattaneo, si ritroveranno per pregnanti incontri, attorno a Hermann Hesse, che lo aveva scelto a luogo di più serena virta e creazione letteraria, altre grandi anime dello spirito europeo del Novecento, esiliate o sospinte da inedite tirannidi, come Thomas Mann e Bertoldt Brecht. * Presidente Emerito della Corte Costituzionale MARNAVI S.P.A. UFFICI NAPOLI Via S. Brigida, 39 Ph. +390812513111 Fax +390815510865 E-mail: [email protected] Website: http://www.marnavi.it stizia. Il diritto è in sinolo indissolubile con la vita, giacché esso è la persecuzione e il superamento della lesione della vita, di ogni lesione che si rechi alla vita. Perché il diritto è cosa diversa dalla giustizia, è lo strumento, uno degli strumenti per rendere effettiva la giustizia, affinché si concretizzi nella vita, consapevole come deve essere della costitutiva storicità della vita. Perché la giustizia non è un concetto giuridico: è un principio “ultimo” a cui sono legati molti concetti, quelli del diritto, dell’economica, dell’etica, dell’educazione, del lavoro, ecc., ecc. In una parola il concetto del diritto della vita e alla vita. Ahimè, troppo spesso, in questi nostri anni nei quali l’ideologia fa premio sul sapere, i magistrati sembrano non saper distinguere le due situazioni logiche, che ho or ora richiamate. Operare perché la giustizia sia, non significa essere titolare e neppure operatore della giustizia, che è e non può non essere prerogativa di tutti e non solo dei magistrati, i quali sono titolari e operatori del diritto. Chi crede può ritenere (beato lui) che il solo titolare della giustizia sia il Padre Eterno, il Dio onnipotente dinanzi al cui sguard o radiale (che non lascia zone d’ombra) scorre tutto il mondo, tutta la vita di uomini e cose. Solo chi ritiene di poter eguagliare il Padre Eterno può ritenere di avere aff idato (chi sa da chi) il potere di compiere azioni assunte nella loro “ p u rezza”, senza valutare le conseguenze di esse. Insomma di essere il titolate dell’“etica della convinzione”, sganciata dall’“etica della responsabilità”. Siffatta convinzione può ritenere che un organo monocratico, cui è affidato l’esercizio del diritto, possa, nella solitudine della propria coscienza e nei limiti del proprio sapere, assumere decisioni che riguardano, nel senso che colpiscono una folla di uomini di cui egli non conosce nulla, né il numero, né il volto, né la consistenza esistenziale, al di là del generico immaginare. Com’è possibile che un uomo solo possa imboccare la strada di scelte unilaterali in una materia multilaterale, quale è quella che tocca la vita, che è fatta di molte cose, dalla salute (fisica e morale) alle condizioni di essa, ossia il lavoro (fisico e mentale)? Una simile convinzione non è un atto di superbia diabolica? “il mio vuoto e puro io – diceva Schlaiermacher – nudo e semplice, con la sua autonomia e libertà, è una maledizione”. Ricord a re questo non è mancare di rispetto ai giudici, perché so com’è terribile g i u d i c a re altri uomini. E però so che questo rispetto deve avere a corrispettivo che chi giudica abbia la consapevolezza del valore della vita, non solo fisica, ma morale, in una parola “l’uomo intero” di cui sapeva e diceva Dilthey. La vita non può essere tagliata a fettine. Chi giudica deve avere il senso della pietas, che significa, cristianamente, amore e, transitivamente amore tra gli uomini. Dunque nessun atto unilaterale e unid i rezionale può avere legittimità e legittimazione dinanzi ai problemi della vita e ai diritti della vita, come la salute e il lavoro . Anche in una vicenda come quella di Taranto, i re s p o n s a b i l i , tutti i responsabili (anche quelli della stampa) devono essere liberi dal giogo delle ideologie, che sono le idee snaturate, perché ossificate nella loro assolutizzazione tanto da divenire unilaterali. Molti degli ambientalisti di oggi (e ancor più quanti ne ripetono pappagallescamente affermazioni e anatemi) non sanno, o fingono di non sapere che il loro è un discorso antico, che rischia di essere inesorabilmente vecchio. Quest’ambientalismo non sa (non ha saputo) distinguere la sacro s a n t a difesa dell’ambiente, che l’uomo (continua alla 7ª pag.) A CAPODIMONTE BELLE EPOQUE E FONDAZIONE MELE La Fondazione Mele nasce nell’ottobre del 1989 per volontà della sua fondatrice Anna Maria Mele, per ricordare la laboriosità del padre Emiddio, Cavaliere del Lavoro per l’industria tessile (con nomina regia 6 marzo 1902), per tramandare in continuità con il passato, l’inestimabile patrimonio artistico, culturale e imprenditoriale ideato e realizzato con il fratello Alfonso. L’atto costitutivo della Fondazione stabilisce di sviluppare e divulgare, tramite la selezione e la formazione di giovani artigiani, l’immenso patrimonio culturale che l’artigianato tradizionale offre alla Regione Campania. L’attività è finalizzata, tramite l’impegno delle rendite del patrimonio di cui l’Ente dispone, a promuovere i valori dell’artigianato partenopeo in tutte le sue forme. In continuità con le innovative idee dei fratelli Emiddio e Alfonso Mele, la Fondazione ha inteso proseguire sulla strada da loro tracciata con il finanziamento delle migliori realtà del tessuto artigianale del territorio campano. In un processo virtuoso mirato alla valorizzazione delle risorse umane della nostra Regione. Il Presidente Alfonso Mele ed i Consiglieri Agostino Borselli, Renato Golia, Francesca Mele, Luisa Per- sico, Andrea Pisani Massamormile e Franco Tortorano, intendono oggi riconoscere a Napoli, in forma tangibile e propositiva, il successo che la stessa città, circa un secolo fa, volle attribuire ai fratelli Emiddio e Alfonso Mele. Il patrimonio della Fondazione è costituito anche da una consistente raccolta di manifesti della collezione Mele. La sezione espositiva permanente promossa dalla Soprintendenza al Polo Museale della città di Napoli, che ha offerto le opere e le sale del Museo di Capodimonte, è interamente realizzata con risorse professionali e finanziarie messe a disposizione dalla Fondazione Mele. Un archivio gentilizio miniera di storia È quello dei Conti Putaturo Donati Viscido di Nocera dei principi longobardi di Salerno della Prima Dinastia Nella monumentale sala degli Angeli Conti e del Consiglio di Stato; docenti dell’Università Suor Orsola Benincasa, si universitari tra cui Giacinto, Salvatore è svolta la presentazione del volume e Ferdinando Auricchio, Francesco San “L’archivio gentilizio dei Conti Putaturo toni, Elio Palombi presidente dell’Acca Donati Viscido di Nocera dei principi lon - demia della Cucina, Marcello Orefice, gobardi di Salerno della Prima Dinastia”, Raffaele Elefante, Lucio Fino presidente pubblicato dall’editore napoletano Perrot - dell’Associazione Amici dei Musei, Car ti di Luigi Buonincontro. L’occasione è lo de Pascale, Alessandra Perriccioli Or stata originata dall’affidamen to della raccol ta, vincolata dalla Soprin tendenza Archi vistica per la Campania, al l’archivio della Badia di Cava dei Tirreni, mil lenaria Abbazia Benedettina sa lernitana. Il volume, di Castello di Quaglietta (Valle del Sele) dei conti Viscido cui è autore di Nocera dei Principi Longobardi di Salerno della pril’avvocato Ma - ma dinastia – secoli IX-XII (disegno d’archivio) rio Putaturo Do nati Viscido di Nocera, presidente ag - dinaria di Storia dell’Arte Medievale, giunto della Corte di Cassazione, è com - Italo Ghidini, Francesco Caputo, Adria posto in questa seconda edizione di cir - na Carnevale già vice soprintendente ar ca trecento pagine. In esso è descritta chivistico per la Campania (che ha re con precisione tutta la documentazione datto la relazione storica in occasione anche pergamenacea. del vincolo apposto nel 1998 all’archi Una veloce rassegna del materiale vio gentilizio), Flavio Triggiani docente evidenzia la presenza di un importantis - di diritto costituzionale, Antonio Mora simo codice in pergamena del XIII se - bito de Luca, Eduardo di Castri, Lucia colo in scrittura carolina con piatti ori - na Ottone, Edoardo Fonti, Fausta di ginali in rovere, con la trascrizione di Palma; molti gli esponenti della nobiltà copia della platea di Luca Campano Ar - napoletana, tra cui Arduino Abiosi, Gio civescovo di Cosenza (1203-1227), fidu - vanna Abiosi, Carlo de Gregorio Catta ciario del Papa e di Federico II, pub - neo, Carminantonio del Plato di Qua blicata negli anni scorsi in due volumi glietta, Paolo Di Martino con Mimma de dal Centro Europeo di Studi Normanni Luca Tupputi Schinosa, Gerardo Rocco di Ariano Irpino. Fanno ancora part e di To rrepadula, Lucio de Luca di Mel dell’archivio gentilizio l’unica incisione pignano, Giancarlo dei Marchesi de conosciuta del 1590 di Scipione Ammi - Goyzueta, Antonio e Francesco Jodice rato con la raffigurazione dell’albero ge - d’Enza, Dario dei Conti Naselli, Ales nealogico dei Donati di Firenze, da cui sandro Caroelli. discendono i Donati Patrizi di Cosenza Hanno espresso voti augurali Fran e di Paola; alcune cartelle con la ri - cesco Casavola presidente emerito della produzione degli stemmi delle famiglie C o rte Costituzionale, Luigi Giampaoli alleate matrimonialmente, la minuta ori - no presidente della Corte dei Conti, il ginale di cui è autore il patriota Pa - presidente emerito del Consiglio di Sta squale Stanislao Mancini (poi docente di to Pasquale de Lise, il presidente Fran diritto internazionale e Ministro) il qua - cesco Bonanni di Ocre, Amedeo Miceli le fu incaricato nel 1848 dall’Assem - dei Baroni di Serradileo, Marino Zorzi blea dei Deputati, riunita in Monteoli - presidente del Notiziario dell’Associa veto, di redigere la Protesta alle Nazio - zione nobiliare regionale veneta, Edil ni Europee dei diritti fondamentali del - berto Ricciardi del foro di Salerno, Mi l’uomo: l’originale è conservato nel Mu - chele Cioffi, Sandro Donato dei Baroni seo di San Martino. di Migliardo. Nella sala degli Angeli erano presen Sono seguiti gli interventi del decano ti oltre cento persone, in grande part e e componente del Consiglio di Ammini cultori della materia e amici dell’auto - strazione dell’Università Suor Orsola re, oltre ai quattro nipoti e ai due figli: Benincasa, Renato Sparacio, il quale ha Maria Giulia, magistrato d’appello ad - portato i saluti del rettore Lucio d’Ales detto alla Corte Costituzionale e Fede - sandro, di Giordano Rota nominato da rico Maria, professore di Diritto del la - Benedetto XVI Abate della Badia di voro con la moglie Maria Chiara Pavo - Cava dei Tirreni, amministratore apo lini nobile di Piombino. stolico, di Gerardo Sangermano ed Er Notati: il presidente Emerito della rico Cuozzo, ordinari di Storia Medie Corte Costituzionale Francesco Amiran - vale, di Guglielmo de’Giovanni Centel te, il giudice della Corte Costituzionale les, assente per motivi familiari, rappre Alessandro Criscuolo, il rettore Gennaro sentato dal ricercatore Giuseppe Perta. F e rrara; esponenti della Corte di Cas Al ringraziamento dell’autore è se sazione tra cui il procuratore della Re - guito il ricevimento offerto da Mario Pu pubblica Roberto d’Ayello e il procura - taturo Donati Viscido di Nocera e da An tore della Repubblica dei Minori Gusta - tonella Murano nella loro abitazione na vo Sergio: rappresentanti della Corte dei poletana. CARRELLATA SU PAROLE E DETTI NAPOLETANI ❊ Tricche-tracche ❊ di Renato De Falco* Scoppiettanti fuochi d’artificio di indiscussa matrice napoletana, altrove asetticamente ribattezzati saltarelli o tipi-tappi: questi i tricche-tracche che, confezionati nella tipica forma di salsicciotti ed avvolti in spessa carta paglierina contenente la giusta dose di polvere pirica, si articolano in cinque o sei segmenti, per cui dando fuoco alla piccola miccia di botti si susseguono in una continuità cadenzata con quel particolare fragore ripetutamente scandito che dà al “pezzo” il suo onomatopeico appellativo. Sparati un tempo, assieme a tanti … colleghi tipo tronole, furole, fiaschelle e simili, nella notte di Natale in chiave di autentica maschiata per solennizzare la nascita del Re dei re, i tricche-trac che venivano a preferenza fabbricati in quelle allora periferiche zone di Napoli che ancor oggi portano il nome di Vico Trone e Vico Tronari alla Salute, già sito agreste molto distante da insediamenti abitativi. La presenza dei tricche-tracche nella nostra letteratura è molto rilevante: una delle prime testimo- nianze è contenuta nel Ritratto o modello... dove il Del Tufo ricorda come nella notte di San Giovanni -in cui si svolgeva una movimentata festa a mare- “gittar vedeste fuori certi altri tricchi-tracche...”; nel suo Viaggio de Parnaso il Cortese ha indire ad Apollo una festa “assaje chiù bona ca tra la gente a Napole s’ausa” e tale che “dureno no mese li remmure de li gran tricche-tracche e scoppature”; nel 9° Trattanemiento della 5° Giornata del Pentamerone (Le tre Cetre) il Basile afferma che dal petto di un innamorato “se tirassero furgole e tricche-tracche de sospire”; nella Tomba a taccone lo Sgruttendio fa dire a un personaggio: “Tu m’haje ntrunato chesta chierecocca (= cranio, testa) ca pare ogne sternuto tricchetracche” e dedica A la bella tricche-traccara il 1°Sonetto della 4° Corda; nell’Agnano zeffonato il Perruccio reca: “Ma che poteano si fossero state tutte frugole e tricche-tracche?”, mentre nel Socrate immaginario il Lorenzi riporta: “E appriesso li guagliune porzì le tricchetracche me vèneno a sparà...”. Da ricordare ancora l’anonima Canzona de lo Capodanno, densa di ben nerocianomagentagiallo settanta quartine, e recitata specie nella Costiera Amalfitana da allegri ragazzi-questuanti, il cui in cipit suona: “Aprimmo l’anno nuovo cu’ tricchetracche e botte...”, nonché l’ineffabile Zì Nicola de Le Voci di dentro di Eduardo, il quale – avendo rinunziato a parlare perchè “l’umanità è sorda” – si esprime solo mediante spari di botti da lui stesso preparati: così per lui chiedere un bicchier d’acqua viene esplicitato con “due tracchi e un fuie-fuie”. Ma la durata dei tricche-tracche è breve, ed il loro epilogo inglorioso, come confermato dal detto Fa’ ‘a fine d”e tracche, riferito a chi non riesce a … chiudere in bellezza o a qualcosa che termina squallidamente: proprio come i tricche-tracche che, dopo esplosi, finiscono muti e svuotati, contorti e bruciacchiati, tra le copiose ed ignominiose immondizie della notte di San Silvestro. (da Alfabeto Napoletano, 6ª ristampa 2002, per gentile concessione dell’Editore Colonnese) * Studioso del dialetto napoletano 4 • maltanapoli Dicembre 2012 PADRE DELLA DIPLOMAZIA (segue dalla pag. 1) corre avere un titolo e un ruolo, uno stru mento con cui agire. Lui non è diplomati co di carriera. Ma questo per lui non è un limite. I titoli sono pieni o vuoti di signi ficato secondo le proprie capacità. La di plomazia onoraria a questo punto non è più un ripiego o una esteriore vanità. E’ uno strumento e un ponte. Così dal 1969 Mi chele Di Gianni diventa Console Generale Onorario di Malta. Dal 1975 al 2008 a Napoli è primo Console Generale Onora rio del Giappone che lo tiene in grande ri spetto. Quelli che per altri potevano essere successi del tutto appaganti e definitivi, per Michele Di Ginni sono soltanto trampoli ni e occasioni per nuovi lanci. La diplomazia onoraria è infatti, per lui, conoscenza delle storie, delle tradizioni e delle civiltà. Occorre, perciò, una rete di rapporti che sviluppi quanto più possibile le relazioni internazionali. Per uno scena rio sempre più ampio, occorrono tuttavia anche nuovi strumenti. Nasce così l’Asso ciazione dei Consoli Onorari che dall’Eu ropa si estende all’Africa, dall’Asia all’A merica. Si riscopre il valore delle Conven zioni Internazionali (Vienna per esempio). Si elabora una strategia che valorizzi quel le figure onorarie che, a discapito del nome, “hanno più oneri che onori”. In nome del nuovo cosmopolitismo, Michele Di Gianni sembra fatto apposta per gli oneri (anche se onori molto lusinghieri e di grande qualità non gli sono mai mancati). Molto attivo in Italia (si muove con le giuste accortezze tra Vaticano e Quirina le) non lo è meno sul piano internaziona le. Arriva a pensare alla Federazione ac - c reditabile all’Onu come osservatorio per manente. Le 35 edizioni dell’Annuario Di plomatico Consolare sono la registrazione fedele di un lavoro costante e in progress. Il giornale “Maltanapoli –Corriere Medi terreaneo” che lui fonda nel 1970 e dirige per molti decenni, è anche lo specchio di come la Diplomazia Onoraria abbia contri buito al cambiamento della società. Nato a Laviano, Michele Di Gianni non ha mai dimenticano le sue radici. Col ter remoto del novembre 1980 si ha la misura di quanto il Giappone tenesse a lui. Un pri mo stanziamento di yen venne aumentato di cento volte. Ora la comunità di Lavia no, terribilmente colpita dalla tragedia, ri corda col nome di Michele Di Gianni una solidarietà venuta da tanto lontano. Anche a Napoli ha legato peraltro il suo nome al gemellaggio con Kagoshima. Galantuomo d’altri tempi e custode di va lori antichi, Michele Di Gianni ha imperso nato la Diplomazia d’onore come vocazione militante e irrinunciabile. L’ha sempre ac compagnato l’idea dell’amicizia intesa come categoria morale mentre la solidarietà e la comprensione fra i popoli sono stati fonda menti privi di alternative. Michele Di Gian ni, come uomo a più dimensioni, è stato rivi sitato, negli ultimi tempi, attraverso momen ti assai significativi: al Circolo Nazionale del l’Unione per la presentazione del suo libro “Carta Stampata”; alla Basilica di Santa Chia ra per i commossi funerali; al Premio CapriSan Michele; a Villa Pignatelli per un ricor do collettivo vissuto da tanti come atto profon damente dovuto e profondamente sentito. * Presidente dal 1989 al 2007 dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Trotta: le (segue dalla pag. 1) mo alla famiglia d’origine), di operoso avvocato civilista dal 1955 - con studi a Napoli, Roma e Bruxelles -, di fondatore della Camera Civile di Napoli e coordinatore dei rapporti internazionali per il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Napoli, e di diplomatico con la carica di Console Generale Onorario a Napoli di Malta, dal 1970, e del Giappone dal 1977 al 2007. La circostanza di questo ricordo, dunque, più che una dolorosa - per la mancanza solo fisica del suo protagonista - o formalmente rituale commemorazione vuole, piuttosto, essere un omaggio a un uomo di notevoli qualità, sul piano umano come su quello professionale: dimensioni in lui strettamente intrecciate, in una miscela alchemica di vulcanica efficienza “mittelmediterranea”. Un non casuale omaggio, insomma, doveroso e sentito, attraverso le testimonianze di persone vicine a Michele Di Gianni, e che continuano a sentirlo vicino. Ecco perché lo spirito giusto per celebrare insieme questa mattinata, in ricordo di un amico che nel suo passaggio terreno ha lasciato tanti segni e contributi indelebili, mi sembra quello sintetizzato da un proverbio egiziano, perno dell’ultimo romanzo del grande Gianni Rodari C’era due volte il barone Lamberto: «L’uomo il cui nome è pronunciato resta in vita». Quasi un viatico, per le partecipi riflessioni che ascolteremo. Ma prima di cedere la parola ai relatori di questo autorevole tavolo, permettetemi qualche minuto di riflessione legata al mio personale ricordo di Michele Di Gianni, del quale non sta ovviamente a me elencare in questa sede i molteplici meriti, ruoli, premi, onorificenze e contributi ragioni professionali e sociali da lui incarnati (e offerti a Napoli, alla professione forense, ai rapporti tra Italia e Giappone: altri ne parleranno, con dovizia di dettagli). Ed è un ricordo inevitabilmente autobiografico, strettamente intrecciato alle comuni passioni nipponiche, che ci fecero incontrare quasi trent’anni fa. di un incontro sionisti, dilettanti o semplici cultori della materia. Il mio personalissimo ricordo di Michele Di Gianni – e concludo – è legato a questo mondo: alla sua antica civiltà della cortesia e dell’efficienza moderna, alla sua cultura raffinata che convive con innovazioni tecnologiche avveniristiche, al suo senso posto di futuro e che Michele Di Gianni, nella sua passionalità e prorompente vitalità cilentana ed europea, aveva fatto proprio, nella promozione di un dialogo interculturale che sono certa sarà continuato dai suoi figli, Fabrizio e Antonietta, e dai loro figli: tra i quali il piccolo Michele junior che por- Una panoramica del salone di Villa Pignatelli. In prima fila da destra Fabrizio Di Gianni con in braccio il piccolo Michele, Antonietta Di Gianni e il marito Alberto Carotenuto, Paolo Russo De Cerame, Aldo Cafiero e Mario Del Vecchio. In seconda fila, da destra le sorelle di Michele Di Gianni Flora Caruso ed Elisa Razzino. Solo chi è di casa (e si sente in famiglia) a Tokyo e nel resto del Giappone può capire, cari amici, quanto la civiltà (e la sensibilità) di quel Paese così lontano, così vicino, possa entrare nel cuore, nell’anima e nella mente, unendo in questa passione contagiosa tutti gli “yamatomani” (e yamatologi) profes- dell’onore per il quale «il modo migliore di ottenere profitto con onore è ricercare l’onore senza profitto». Un mondo – annidato, da sempre, in una terra vulcanica e sismica soggetta a calamità naturali a noi purtroppo familiari - che è tuttora laboratorio antropologico di estremo interesse e avam- ta il nome del nonno, caro ai tantissimi amici che non a caso affollano con gli occhi lucidi, oggi, questa luminosa sala di Villa Pignatelli, e che ringraziamo di cuore per la loro affettuosa presenza. * Giornalista Costa: l’apertura al mondo (segue dalla pag. 1) Napoli, 17/11/2012. Villa Pignatelli. Al tavolo dei relatori: Guido Belmonte, Amelia Cortese Ardias, Tetsuo Sakamoto, la moderatrice Donatella Trotta, Dario Incutti e Margherita Costa. Belmonte: le radici nel cuore no sacerdote che al tempo degli studi di Michele ne era stato rettore. corso inoltrato degli anni cinquanta, dopo La sede del convitto era un vecchio conessermi trasferito a Napoli. Le nostre ter- vento, che presentava nella sala adibita a re di provenienza erano diverse. Io, prima refettorio un piccolo palchetto sopraeledi arrivare a Napoli, ero vissuto entro i vato, al quale, per una scaletta, il frate di vecchi confini della Terra di Lavoro (tra turno - quando v’erano i monaci - saliva Santa Maria Capua Vetere, dove ero nato, per fare delle letture edificanti che manteper tornarvi poi a svolgere la mia prima at- nessero pronto e vigile lo spirito dei contività d’avvocato, e Nola, dove ero vissu- fratelli anche durante quell’atto così indito con la famiglia da quando avevo appe- spensabile al corpo che è il pasto. Il retna quattro anni, compiendo in quella città tore del convitto aveva ritenuto che, per tutti gli studi, tanto da aver sempre consi- tener buoni ragazzi assai vivaci, fosse bene derato Nola la mia seconda città natale). far come i monaci: impegnarli ad ascoltaMichele era arrivato invece dal fondo del- re delle letture mentre pranzavano. Bisola Valle del Sele, una terra che - abbrac- gnava naturalmente trovare delle letture ciata dall’Irpinia e dalla Lucania - si di- adatte e un lettore che facesse al caso. Per rebbe incantevole se dentro di sé non rac- le prime si pensò al romanzo di chiudesse quella tremenda insidia che pur- Sienkiewicz, il Quo vadis. Il lettore pretroppo la sera fatale del 23 novembre ‘80 scelto - e divenuto poi abituale dopo esserla sconvolse irrimediabilmente. sene sperimentata la bravura - fu appunto Qualche conoscenza degli anni giovani- Michele. Venne scelto - spiegava il rettore li di Michele l’ho avuta, oltre che per le perché era spigliato, aveva già, per dir così, sue affettuose confidenze, anche per una una sua personalità, non si faceva vincere fafelice occasione che mi portò a Laviano. cilmente dalla timidezza; e poi aveva la paMichele era già da qualche anno sposato zienza di prepararsi bene alla lettura scorcon Teresa ed era nata Antonietta; ed egli rendo prima, anche più d’una volta, il testo fortemente volle che conoscessi quel suo da leggere; in più, sapeva rendersi conto che, paese al quale continuava a sentirsi legato. per dare alla voce un tono meno monotoMi mostrò i luoghi dei suoi giochi e del- no, occorreva opportunamente modularla, le sue monellerie infantili (intendo dire la specie quando a parlare non era il narratodistesa di stanze del vecchio castello, sco- re, ma uno dei personaggi del racconto. perchiate dopo l’unità d’Italia, come Mi- M’immagino perciò la voce di Michele nel chele ricorda nel suo libro Carta stampa - rievocare i casti dialoghi amorosi di Licia e ta, per non pagare l’imposta sul patrimo- Vinicio; e quella diversa che avrà prestato, nio, dove i bambini s’inseguivano giocan- per esempio, a un Nerone o, che dico, a un do a nascondino); ma volle pure che co- Pietro nel dialogo che ebbe col Cristo, innoscessi la scuola in cui, dopo le prime contrato dall’apostolo che tentava d’allonclassi fatte a Laviano, aveva studiato più a tanarsi da Roma. lungo da convittore. E così un pomeriggio, Quest’episodio che vi ho raccontato è superata la sella di Conza, arrivammo al già, secondo me, rivelatore di tratti della vecchio seminario di S. Andrea, già sede personalità che Michele, col crescere deldel convitto, dove ci attendeva un anzia- l’età, andava pian piano assumendo: qua(segue dalla pag. 1) li certo ritroveremo nelle testimonianze c he gli altri amici presenti renderanno tra poco su di lui in età diverse. Rivela, a mio avviso, la forza d’una volontà tesa al raggiungimento d’uno scopo apprezzabile, la disponibilità a secondare, oltre tutto con senso di disciplina, quell’indirizzo pedagogico che il Rettore aveva deciso di seguire, l’accettazione del dovere di rendersi utile alla comunità di cui faceva parte sforzandosi di dare il meglio di sé, l’offerta, infine, di un piccolo sacrificio (e non tanto piccolo per un Michele dotato di un appetito robusto): quello di veder mangiare i compagni e rimaner lui digiuno fino al termine della non breve lettura. Non pensai di chiedere a Michele se almeno la minestra gli venisse tenuta in caldo; ma credo che il buon cuore del sacerdote avesse avuto cura di farlo. * Componente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli Paolo Tozzoli, mio caro amico e Presidente dell’Unione dei Consoli Onorari in Italia, associazione costituita nel 1977 ed alla quale sono associati la quasi totalità dei Consoli Onorari in Italia. L’U.C.O.I. è riconosciuta dal M.A.E. e svolge un’intensa attività per promuovere la conoscenza dei Consoli Onorari operanti in Italia, tutelarne la dignità ed il prestigio e rappresentare le loro legittime richieste in linea con le Convenzioni Internazionali al Ministero degli Esteri in modo da creare uno stimolo per lavorare in un’atmosfera di maggiore cooperazione e di rispetto per l’attività svolta nell’interesse anche dell’Italia. Sin dal primo incontro sono rimasta conquistata dalla personalità di Michele, dall’impegno, dalla sensibilità e dalla passione con cui difendeva la categoria dei Consoli Onorari. In quel primo incontro parlammo della necessità di assicurare al Console Onorario nella sua funzione, le facilitazioni previste dalla Convenzione di Vienna per permettergli di svolgere la propria attività. In particolare l’U.C.O.I. ambiva ad ottenere una targa consolare, ovvero un distintivo di riconoscimento da poter mettere sull’auto, per evitare l’uso del “CC” in plastica bianca, utilizzato anche da chi non ne aveva diritto, per proprio vantaggio e tornaconto. In concomitanz a con l’Anno Santo, il 3 maggio 2000 Michele aveva promosso “La giornata Giubilare del Console Onorario”. In quell’occasione Michele regalò al Santo Padre Giovanni Paolo II una figura del Presepio napoletano del 700. L’indomani i Consoli furono anche ricevuti al Quirinale dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Michele ha voluto aggiungere un’altra organizzazione per compiere la sua strategia. Nel 2004 crea l’U.C.O.I.M. (Unione dei Consoli Onorari d’Italia nel mondo) il cui I Congresso Internazionale si è tenuto a Terni. Ho partecipato a vari Congressi dell’U.C.O.I.M. ma quello che mi ha particolarmente emozionato è stato il V Congresso Internazionale che si è svolto a Buenos Aires, il 28 ottobre 2008. Michele ha avuto in Argentina quell’accoglienza riservata alla persona non solo che si ammira e si stima, ma che si teme per tutto quello che si è impegnato a fare e che ha realizzato. Gli è stata consegnata dai Consoli Onorari d’Italia una targa d’oro accompagnata da parole che scaturivano dal cuore. Michele era visibilmente emozionato e commosso. Ecco un altro aspetto del carattere di Michele che apprezzavo molto oltre al suo impegno, al coraggio nelle sue scelte, la sua emotività, il saper ridere e commuoversi sino alle lacrime, e solo le persone buone e generose ne sono capaci. Si, perché Michele era pronto ad aiutare tutti quelli che si rivolgevano a lui. Nel rievocare l’opera di Michele per le sue crociate in difesa del Console Onorario, non posso tralasciare il suo obiettivo di arrivare, favorendo le aggregazioni a livello nazionale di Consoli Onorari a dar vita ad un corpus, una Federazione Internazionale che potesse essere accreditata come osservatore presso l’ONU. La Federazione si prefiggeva l’aggiornamento della normativa che regola le relazioni consolari e la rigorosa sua applicazione, in forma paritetica da parte di tutti gli Stati che vi partecipano. Sia i grandi Stati sia quelli emergenti fanno sempre più ricorso all’istituzione di consolati onorari, considerata una scelta idonea per mantenere relazioni senza oneri per lo Stato, quindi meno contributi e tasse per i cittadini. In cambio di questo servizio offerto ci si attende perlomeno un comportamento che si ispiri al principio del rispetto per l’attività svolta, ovvero che si riconosca ai consoli on. il loro contributo alle relazioni tra i Paesi. Questo in sintesi era quanto Michele auspicava di raggiungere, ma i tempi non sono maturi per una riedizione ed aggiornamento della Convenzione di Vienna. Quando ho terminato la mia attività diplomatica con Michele ho seguito l’U.C.O.I., prima come Presidente Onorario poi come Presidente. Per me è stato non solo un onore, ma un piacere collaborare con il Segretario Generale. La stima e la simpatia che ho provato sin dal nostro primo incontro con il tempo si è rafforzata e si è tramutata in una profonda amicizia. Condividendo gli stessi valori, eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, anche senza parlare ci capivamo a volo. Si, Gli volevo molto bene, perché lo stimavo per l’amore che aveva per la sua famiglia, per i suoi figli e nipoti, per la fede che lo ha sempre confortato, per la sua franchezza, per la sua intelligenza, per la sua tenacia e generosità. “Il tempo è galantuomo” diceva, io non so se il tempo è galantuomo ma posso senz’altro affermare che Michele lo era e le persone che sono qui per ricordarlo oggi, nel giono del suo compleanno, con le loro presenze testimoniano l’affetto, la stima e l’amicizia nei confronti di Michele. * Presidente dell’U.C.O.I. Incutti: il diritto come vocazione (segue dalla pag. 1) vanni Leone, Alfonso Tesauro e Rolando Quadri - orientò i suoi studi ed i suoi interessi di conoscenza verso i Paesi dell’Europa continentale ed i Paesi arabi del Mediterraneo. Dal Capoluogo del Mezzogiorno d’Italia, sbarcò a Malta, l’isola che nella storia ha visto passare mercanti fenici, marinai cartaginesi, legionari romani che del 218 a.C. la resero porto sicuro delle loro flotte commerciali da guerra. Costruendovi anche splendide ville e salubri terme. Michele seppe stringere amicizie importanti con uomini politici di valore, quali Guido De Marco, Ministro di Giustizia, Pre- sidente della Repubblica maltese e Presidente dell’Assemblea dell’O.N.U., con Letterati e Personalità religiose, giungendo dopo una serie di viaggi e di ricerche a fondare e dirigere il giornale “Corriere del Mediterraneo”, con publicazioni di interessanti articoli di diritto, politica, arte, diplomazia, operando colleganmenti nei Paesi del bacino del Mediterraneo e del lontano Oriente (Giappone e Cina). Riusciva a stringere influenti amicizie con Ministri ed Ambasciatori conseguendo anche rilevanti successi economici, da lui sapientemente investiti in dimore splendide a Napoli e Capri, arredate con gusto e raffinatezza. La stima da cui era circondato lo fa divenire Console Generale Onorario di Malta e Console Generale Onorario del Giappone (unico in Italia); fonda l’U.C.O.I. - Associazione dei Consoli Onorari -, che porta a livelli di grande prestigio nazionale ed internazionale in Europa, in Africa, in Asia ed in America. In riconoscimento di una fervida vita intellettuale e concretamente operativa in molteplici settori, gli viene conferito, nella Certosa di Padula, assieme all’Accademico di Francia Gilles Bertrand, directeur du Bureau /inguistique, il “Premio Va- nerocianomagentagiallo ladier” per alti meriti culturali e sociali. Michele Di Gianni nel suo tempo è stato un Uomo d’avanguar d i a, avendo contribuito con singolare energia e passione, al progresso e alla migliore conoscenza delle genti. Averlo conosciuto e frequentato “come amico” per me è un ‘retaggio” che non è meno orgoglioso del “sentimento” che i suoi figli, Fabrizio e Antonietta, custodi della sua Toga, hanno ammantato del velo della più disperata nostalgia. * Presidente Unione Paneuropea dei Giuristi maltanapoli • 5 Dicembre 2012 Cortese Ardias: il valore dell’amicizia (segue dalla pag. 1) Gli amici Il cerchio si allargava sempre più perché gli amici erano accolti nella bella casa con il calore della sua ospitalità. I buffet squisiti, opera dell’incomparabile figlia. La casa splendente di opere d’arte che si arricchiva sempre di nuovi acquisti dovuti all’amore quasi maniacale di Michele per le cose antiche, per le collezioni. Vedi l’armonium le tabacchiere, le trousses da viaggio, le pipe. L’Arcangelo illuminato in fondo al corridoio accoglieva con grande luce e suggestione gli ospiti. Il caffè. La domenica mattina al caffè con i vecchi amici e si rammaricava se doveva lasciarli per andare a messa. Arrivava al caffè con i giornali sotto al braccio e sempre il telefonino acceso che lo collegava al “mondo”, pronto ad invitare al tavolino amici e conoscenti, che giustificava ripescando qualche motivo di vecchi rapporti. Negli ultimi anni la sua vita sociale si era espansa, con il Circolo dell’Unione e con i rapporti consolari. Grande successo la sua conferenza all’Unione sul suo libro. Il mondo consolare. Il mondo consolare era stato il suo grande obiettivo, quello di valorizzare il ruolo dei consoli onorari e a tal fine era riuscito a dar vita ad una Associazione nazionale e internazionale. Con il suo giornale e con l’Annuario, frutto di un periodico e costante lavoro, arrivava agli ambienti vicini al mondo diplomatico e al mondo delle imprese e della politica. E il delizioso calendario giapponese all’inizio dell’anno. Andava a Roma ai ricevimenti del Quirinale, felice di incontrare tante personalità e stringere nuove amicizie. Così alle ricorrenze religiose al Vaticano, si intrecciavano in lui i sentimenti di profonda religiosità e il piacere di parteciparvi. Malta e il Giappone, i due poli consolari che tanto spazio avevano riempito nella sua vita. Amico del Presidente della Repubblica di Malta e dell’Ambasciatore del Giappone, li ospitava e li portava dagli amici. Si rammaricava della poca attenzione del Comune di Napoli per il gemellaggio tra Napoli e Kagoshima. Ricordando le festose accoglienze ricevute in Giappone e non egualmente ricambiate a Napoli. La casa di Capri. Era ospitale al massimo, felice di accogliere nella sua casa e alla sua tavola gli amici e di offrire il suo vino, quasi sempre non apprezzato e se ne rammaricava e cercava sempre di migliorarlo. La vigna era la sua passione, forse un ritorno all’infanzia o ad una vocazione sopita. La sua ospitalità lo aveva portato finanche ad ospitare la suocera del ministro Dini, oltre novantenne e rinunciava al mare per farle compagnia sempre cortese e galante. La vendemmia, gioioso incontro settembrino preceduto da un delizioso invito al “Pertusillo” tanta gente, tanta allegria, tanti piatti tradizionali e le pizze e le graffen finali. Ed infine le “pacchianelle di Scialapopolo”. La sua passione per i cibi semplici, i pomodori, le cipolline, i peperoncini soprattutto, felice delle sue colazioni sulla terrazza di fronte al mare. Amava moltissimo i fiori e ogni giorno ne verificava lo stato di salute. Michele, uomo semplice ma dominato da una spinta interna ad andare avanti a non fermarsi. Aveva conquistato tante simpatie in una società non facile come quella napoletana e basti pensare all’enorme folla al suo funerale nella Chiesa di Santa Chiara, folla di tutti i ceti, tutti sinceramente accorati. Ci ritroviamo ancora al caffè la domenica mattina senza Michele. I vuoti non si possono colmare, restano i ricordi e il rimpianto. Ho voluto molto bene a Michele. Mi è stato tanto vicino dopo la scomparsa di Roberto ospitandomi con grande affetto a Capri. Ed è per me questo un ricordo sofferto ed indimenticabile. Ricordare, dunque, è rivivere ma oggi con questa commozione, con quanta tristezza riandare con i ricordi ai momenti vissuti, significa richiamarli con la mente e ritrovarci di nuovo in quelle serate a Napoli e in quelle mattinate a Capri. Significa ritrovarci di nuovo con Michele come se non fosse passata l’ombra della sua fine. Michele, grande e indimenticabile amico. UN COSTRUTTORE DI PACE PREMIO CAPRI - SAN MICHELE Michele Di Gianni di Michele Capasso* Diplomatico d’onore di Ermanno Corsi* La 29esima edizione del Premio Capri-San Michele, svoltasi ad A n acapri, ha assegnato un riconoscimento, alla memoria, a Michele Di Gianni autore del libro “Carta Stampata” ed esponente, per decenni, del mondo consolare internazionale. Ermanno Corsi ne ha tracciato questo profilo. ALL’ANNUALE appuntamento per la vendemmia, gli ospiti erano accolti da un acronimo: Mi-Te-Fa- che significava Michele, Teresa, Fabrizio, Antonietta, per un’accoglienza che impegnava tutta la famiglia Di Gianni, nella suggestiva località Veruotto davanti al mare di Capri, al golfo di Napoli, alla penisola sorrentina e al Vesuvio. Era sempre un piacere arrivarci, salendo per un tratto di Marina Grande con l’orizzonte che via via diventava più largo. Nessun timore quando compariva la scritta ‘O purtusillo, come se si fosse dovuto passare per un piccolo, stretto ingresso. Al contrario, il vigneto di fronte era molto ampio, in grado di ospitare felicemente i tanti amici capresi e napoletani. A loro Michele Di Gianni si presentava, molto aff a b i lmente, con i versi di Compton Mechenzi, trovati in una lettera a Norman Douglas: “All’ombra di un pergolato d’uva / tirato su con la fantasia / io bevo egualmente / e col vino del posto / alla nostra lunga amicizia”. Caro Michele Di Gianni, la tua ultima vendemmia rimarrà Michele Di Gianni con Giorgio Napolitano faceva tutto questo. “Perché Capri ti acchiappa e non ti lascia più”, mi rispose. Aveva già una casa sui Due Golfi, ma gli mancava la “festa della vendemmia” che lui preparava personalmente quasi sempre per il giorno di San Michele. Era il desiderio di incontrare tanti amici, certamente, quello che agiva in lui, ma soprattutto l’occasione per rivivere, collettivamente, il valore dei rapporti e delle relazioni. Lui che di questo valore aveva fatto una ragione di vita. Avvocato civilista fin dal 1955, con studi professionali a Napoli, Roma e Bruxelles, subisce molto preso l’attrazione per l’attività diplomatica che ha esercitato per tanti anni come Console onorario di Malta e del Giappone. Grande la stima meritata anche per aver fondato e diretto l’Asso- * Presidente Fondazione Cortese L’ i n c o n t ro con Michele di Gianni data il 1992, quando costituii con Guido de Marco ed altri amici la Fondazione Medi terraneo. Di lui mi colpì la visione ampia di una diplomazia “dal basso”, territorialmente dif fusa, che vede nella figura del console ono rario non un semplice rappresentante di un Paese, ma un dinamico manager in grado di cre a re sinergie nei vari ambiti: politici, economici, culturali, scientifici, sociali. Rileggendo i testi di suoi interventi si re sta colpiti dalla puntuale previsione di fat ti ed accadimenti poi verificatisi negli anni successivi, sino ai nostri giorni, special mente inerenti i rapporti tra Malta e il re sto d’Europa. Si resta colpiti, tra le righe, dalla Mediterraneità vulcanica di Michele di Gianni: essa si intreccia con ideologie e pensieri che muovono oggi la società glo bale ed è la ricerca del senso e del legame in uno spazio globale dove tradizioni ed ideologie si sostituiscono fittiziamente alle speranze deluse di pace e democrazia. Come Presidente della Fondazione Me diterraneo e come Amico di Michele di Gianni, non posso altro che condividere la sua azione, lavorando perché essa si tradu ca sempre più in fatti concreti, l’afflato me diterraneo con al centro l’isola da lui ama ta: Malta, cuore del Mediterraneo. Esso è in piena sintonia con lo spirito che anima la Fondazione nel perseguimento dei suoi obiettivi primari: favorire il dialogo politi co ed economico tra i Paesi mediterranei e i n c e n t i v a re la re c i p roca conoscenza e l’a micizia tra i popoli di tutte le sponde del “Mare Nostrum”. Volendo fare un bilancio della situazio ne attuale, se è vero che già esistono posi tivi e soprattutto funzionanti esempi d’in tegrazione euro-mediterranea, lo è altre t tanto che vi sono state iniziative sulla car ta promettenti (si pensi all’“Unione per il Mediterraneo” e al “Processo di Barc e l l o na”), ma poi rivelatesi incapaci di esaltare, sia politicamente che economicamente, la nostra comune dimensione mediterranea. Purtroppo, anche a causa di indubbi e og gettivi problemi di comunicazione tra reli gioni e culture che sono quanto mai attua li nell’odierna fase storica, a prevalere nei rapporti tra i popoli mediterranei è spesso un senso di reciproca diffidenza. Siniscalchi: la cultura dei valori (segue dalla pag. 1) bra di stare in Sua compagnia riprendendo a n tichi incontri, comuni ricordi, vicende vissute nella vita pubblica ed in quella privata. La cerimonia rievocativa organizzata con “intelletto d’amore” da Fabrizio ed Antonietta, è bella proprio perché serena e consente di sostituire alla tristezza del rimpianto la forza e la dolcezza del ricordo in un incrociarsi di memorie che rivivono e si fanno spunti di narrazione. La conoscenza risale ai lontani anni della nostra giovinezza forense. I nostri rispettivi maestri – Francesco Saverio Siniscalchi, per me, Francesco Barra Caracciolo, per Michele – avevano a loro volta comunanza di stima e di affetto, , che si rifletteva anche negli allievi, propiziando l’incontro che diveniva seme fecondo di una amicizia duratura. Due ricordi, in particolare, avverto l’esigenza di citare perché sono due salienti momenti di riferimento della nostra amicizia. Il primo, commovente in modo speciale, è quello dell’ingresso nella vita di Michele di colei che divenne la sua adorata consorte fino alla lacerante vicenda della sua prematura scomparsa. Erano, Michele e Teresa due anime gemelle nel senso più autentico dell’espressione, capaci di essere a loro volta motori di intensa solidarietà familiare, di grande presenza sociale a mano a mano che si sviluppava la brillante carriera professionale di Michele. Un secondo ricordo è quello della presenza nella famiglia di Michele, di un cognato, il dott. Coviello, anch’egli prematuramente scomparso, figura mite e buona, di cui Michele volle che io curassi le questioni che nascevano per l’impegno generoso che Coviello profondeva come sindaco del comune cilentano il luogo della comune origine dei Di Gianni e dei Coviello oggi espressione di una unica e forte comunità familiare. Questo secondo ricordo mi è caro perché fu un segno affettuoso di amicizia, di stima, di fiducia nei miei confronti, sentimenti che Michele Di Gianni volle rinverdire tante volte nel corso dei decenni elevando sempre a categoria morale insostituibile l’amicizia. Entusiasmo e passione civile, due valori sicuri che Michele ha sempre rilanciato, offrendoli come dono anche nell’espletamento degli incarichi consolari di alto livello ricoperti a Napoli. L’U.C.O.I. era, con i consolati di Giappone e di Malta, una realtà viva cui Michele dava un senso che andava sempre al di là del ruolo onorario, per assumere connotazioni di rilievo istituzionale. Ricordo le volte che, durante l’espletamento del mio mandato parlamentare, Michele mi chiedeva di fare comprendere a Ministri e Sottosegretari agli esteri il valore dei congressi della U.C.O.I. che aveva trasformato in organismi di proposta culturale diplomatica superando ogni confine soltanto rituale di quelle assemblee. Ancora una preziosa testimonianza di questa attività infaticabile di Di Gianni si può rinvenire nella eccezionale puntualità con cui veniva pubblicato il periodico “Malta-Napoli”. Quante volte chiamava, insisteva, otteneva con la sua coinvolgente cordialità il contributo di un articolo dedicato al commento di prestigiosi incarichi conferiti a nostri concittadini illustri. Era, anche in questo, estremamente puntuale e dava così al giornale il ruolo di esaltazione delle più significative vicende civiche di napoletani. Ed è qui giusto ricordare la sua commozione in occasione della indimenticabile, grandiosa festa tenutasi al Circolo dell’Unione con la presentazione del libro contenente una raccolta dei suoi scritti arguti, ricchi di riferimenti, di analisi, di annotazioni. Che dire del valore dell’amicizia, che per Michele Di Gianni, possiamo dire, era vero e proprio oggetto di culto. Sia che vi fossero cerimonie ufficiali, sia che ricevesse nella sua bella casa di Via Crispi, sia che convocasse a Capri per la vendemmia, Michele traeva sempre da ogni circostanza occasione per manifestare un affetto costante, caloroso, sincero. Ti veniva vicino pieno di premure, di attenzione, ansioso di farti sentire a tuo agio e di farti comprendere la sua gioia di averti ospite, di sentire insieme la verità dell’amicizia. Ecco un’altra gemma dello scrigno in cui è e sarà custodita la memoria di Michele Di Gianni. Un carissimo amico, giusto e buono, di cui vorremmo sempre leggere con nostalgia nel sorriso disteso e felice il segno inconfondibile dei valori che ha saputo insegnare a tutti quelli che annoverano la fortuna di averlo conosciuto ed amato. * Componente del C.S.M., già Deputato al Parlamento I figli di Michele Di Gianni, Fabrizio e Antonietta, ricevono il premio dal sindaco di Capri Ciro Lembo. Sulla destra il Ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi. memorabile e la tua amicizia sarà come il tuo vino: più passerà tempo, più acquisterà sapore. Così succede quando i luoghi non sono scelti a caso e diventano una dimora morale prima ancora che finisca. Michele Di Gianni è arrivato al “purtusillo” girando molto, guidato dall’idea di coltivare un vigneto sull’isola azzurra. La casa colonica fatta a terrazzi, che trovò vent’anni fa, è rimasta com’era. “Non aveva voluto mai ampliamenti”, dicono i figli Antonietta e Fabrizio. “Niente modifiche, nessun accanimento ristrutturatorio. Intatto l’ambiente agreste e bucolico”. Insieme con i contadini che vengono da Sorrento, Michele zappa, innaffia, pota, anche negli ultimi tempi e nonostante l’età, sottolineano i figli. Gli ho chiesto una volta perché Oscar Mele ciazione nazionale dei Consoli onorari italiani, insieme con l’Annuario diplomatico consolare. Ma anche di un’altra iniziativa andava giustamente orgoglioso: il periodico “Maltanapoli” che aveva fondato nel 1970 e che si presentava come vero e proprio Corriere del Mezzogiorno nella fase in cui il Mare Nostrum diventava punto di convergenza per i Paesi impegnati a valorizzare la civiltà mediterranea come nuova frontiera per l’Europa moderna. Questo spirito internazionale Michele Di Gianni lo riflette pienamente nel libro “Carta Stampata” pubblicato a metà dell’anno 2011. i temi della sua riflessione, in tanti articoli e saggi, sono la solidarietà e la coesistenza, la tolleranza religiosa, i progressi della Scienza giuridica, la insostituibilità delle istituzioni parlamentari e democratiche. I consoli onorari dovevano essere ponti che avvicinano i popoli. Nel presentare questo libro, il presidente emerito della Corte costituzionale, Franco Casavola, ha definito Michele Di Gianni “un viaggiatore entusiasta” che ha saputo muoversi tra i luoghi e le personalità più rappresentative non solo del nostro Paese. Ta nti i riconoscimenti e le onorificenze in Italia e all’estero. Ma Capri rappresentava per Michele Di Gianni il premio più ambito e più alto. Quando era sull’isola trascorreva la mattina in campagna, per poi andare al mare dello Smeraldo. Da due mesi Michele Di Gianni non c’è più. Per i familiari, l’incontenibile energia, il travolgente entusiasmo e i valori che lui aveva fatto propri, rendono difficile e incolmabile il vuoto della scomparsa. Per quanti, salendo da Marina Grande passeranno davanti alla strada che porta al “purtusillo” sarà impossibile non pensare che, dietro quell’ingresso, si è svolta una bella, esemplare vicenda umana. * Presidente dal 1989 al 2007 dell’Ordine dei Giornalisti della Campania E p p u re proprio la comune appartenen za al mare Mediterraneo – come amava affermare Michele di Gianni - luogo che nel corso dei millenni ha fatto incontrare e sviluppare nuove civiltà, dovrebbe in vece rappre s e n t a re un fattore di unione e p rosperità. Di fronte a noi abbiamo molte incognite a partire da come si svilupperanno i tre dossier più delicati dell’area mediterranea: – la direzione che prenderanno le vicen de dell’Egitto, ovvero del più grande e po liticamente decisivo Paese del mondo arabo; – l’evolversi della guerra civile in Siria che, nella sua dimensione più tragica nel momento in cui come avviene quotidiana mente essa colpisce l’inerme popolazione ci vile, ci angoscia profondamente; – i nuovi sviluppi in Terra santa dopo le recenti novità in Israele e nei Territori Pa lestinesi. Mi auguro che un contributo positivo possa essere dato anche da chi, sul versan te della “diplomazia” , ritiene che questio ni così delicate tocchino in modo dire t t o tutti i popoli mediterranei. L’apporto degli esponenti del mondo della cultura e degli intellettuali è decisi vo per contribuire a far sì che quanto di buono viene detto e discusso sul Medi terraneo (inteso come spazio comune che tutti i Paesi dell’area avre b b e ro intere s s e a coltivare) in fori intergovernativi e in terparlamentari certo autorevoli ma spes so sentiti come distanti dai cittadini pos sa davvero diventare patrimonio di ogni uomo o donna europeo o arabo. Per que sto ringrazio profondamente Michele di Gianni per la qualità del suo impegno incessante in favore del dialogo euro - m e diterraneo, ricordando con gratitudine come, tra i suoi meriti, vi sia anche quel lo di aver proposto per primo, nel grande Forum Euromediterraneo di Napoli del 1997 - organizzato dalla Fondazione Me diterraneo - la creazione di un foro medi terraneo dei consoli. Un modo per onorarne la memoria sa rebbe quello di realizzarlo e strutturarlo. La Fondazione Mediterraneo sostiene questa iniziativa. * Presidente della Fondazione Mediterraneo Sakamoto: dal Giappone amicizia e solidarietà (segue dalla pag. 1) Sua Maestà l’Imperatore durante la visita ufficiale negli Stati Uniti. Lui mi consegnò una lista di nomi di candidati preparata dal Ministero degli Affari esteri italiano fra i quali c’era naturalmente il nome e il cognome di Michele Di Gianni che non avevo mai conosciuto. «L’ambasciatore mi ribadì più volte l’importanza della nomina del primo ed unico console onorario del Giappone in Italia spiegando pure che il Giappone ha solo circa 90 consoli onorali in tutto il mondo. Voi potete immaginare quanto non sia facile diventare l’unico console onorario del Giappone pensando al fatto che la Francia, solo in Italia, ha ben 27 consoli onorari. Così dopo aver fatto una specie di colloquio con questi candidati seguendo certi criteri che l’ambasciatore ed io avevamo stabilito precedentemente, alla fine ho consigliato all’ambasciatore di conferire l’incarico all’avv. Michele Di Gianni illustrandogli i relativi motivi. Allora l’ambasciatore mi domandò se io avessi ottenuto anche il consenso della moglie di questo candidato, cioè il consenso della nostra indimenticabile Teresa. L’ambasciatore Fujiyama, diplomatico perspicace, aveva ragione. Per me il più duro ostacolo da sormontare era convincere Teresa per ottenere il suo consenso. Teresa, ancora oggi ricordo chiaramente, mi disse testualmente così: “Non sono d’accordo che mio marito divenga il console onorario di un altro paese dal momento che lui trascura già abbastanza il proprio lavoro da avvocato per l’incarico del console onorario di Malta. Poi, noi non conosciamo quasi niente sul Giappone. Infatti, Lei è il primo giapponese che abbiamo conosciuto. Se Lei insiste che mio marito accetti questo incarico, deve promettermi che offrirà la sua collaborazione a mio marito almeno per i primi 5 anni, dato che Lei viene ogni settimana a Napoli per insegnare all’Orientale”. Nel novembre del 1980, quando la Campania fu colpita dal terremoto dell’ Irpinia, ho saputo per telefono da Michele ingenti danni subiti da vari piccoli paesi di montagna compreso il suo paese nativo. Pochi giorni dopo ho saputo questa volta ascoltando il giornale ra- nerocianomagentagiallo dio della Rai che il governo giapponese aveva deciso di stanziare la somma di 2 milioni di yen per l’aiuto ai terremotati. Una somma troppo piccola e vergognosa». Telefonai subito a Tokyo, al caporedattore di turno del mio giornale e ho dettato un articolo di severa protesta per la piccola somma stanziata dal governo per i terremotati di un paese amico come l’ Italia. Il giorno dopo, un ministro, potente politico, lesse ad alta voce il mio articolo nella sede del consiglio dei ministri del governo, il quale deliberò immediatamente di aumentare di 100 volte la somma precendemente decisa. Così Michele riuscì, con una parte della somma, a far regalare al suo paese nativo completamente distrutto una piccola costruzione sulla quale è apposta una targa con la scritta “ Il regalo amichevole del popolo nipponico”. La domenica del 19 agosto di quest’anno, nella pagina di notizie estere, non nella colonna necrologica di questo giornale, ho scritto la mia rubrica intitolata “La morte del primo console generale onorario del Giappone a Napoli”. La rubrica è stata riportata accanto alla notizia della nomina di Brahimi, diplomatico algerino come rappresentante dell’ONU e della Lega Araba per risolvere problemi interni della Siria. Ho cominciato con questa frase : “A partire dai nostri connnazionali derubati e disperati fino ai parlamentari nipponici venuti in missione a Napoli, non potrete immaginare quanti giapponesi sono stati aiutati da questo defunto console” e poi dopo una breve storia della nostra amicizia, ho concluso l’articolo con queste parole: “Voi lettori, potrete capire quanto dolore mi ha recato la morte di questo mio amico console con cui sono stato legato da lunga e sincera amicizia.” Alla fine, io e mia moglie ringraziamo di cuore tutti i membri e parenti della famiglia Di Gianni per averci accolto sempre con perenne amicizia e squisita gentilezza e poi posso riferire con orgoglio a Fabrizio ed Antonietta che ho mantenuto fedelmente e sinceramente fino alla fine la mia promessa fatta 37 anni fa a Teresa, vostra madre. * Consulente culturale presso l’Ambasciata del Giappone a Roma 6 • maltanapoli ❋ Dicembre 2012 ECHI FORENSI CONFERENZA INTERNAZIONALE A SALERNO Giuristi europei ed arabi su Avvocatura e rivoluzione tunisina di Stefania Forlani* L’onda del cambiamento è inarrestabile. Il desiderio di pace e libertà ha fatto scaturire la rivolta, il riscatto da parte delle popolazioni del Medio Ori e nte alla ricerca di un modello di democrazia che si armonizzi con la cultura e le tradizioni di quelle stesse. Malgrado il disorientamento in cui versano le democrazie occidentali causato dall’incertezza verso il futuro, dalla constatazione che non è possibile contare su una crescita continua del mercato economico e di quello del lavoro, dalla mancanza di garanzia per le nuove generazioni di una migliore esistenza, altri popoli, non appartenenti al- Stefania Forlani l’Occidente industri a l i z z a t o, invero, guardano a queste democrazie invidiandone lo stile di vita, il costume, la libertà. Mohamed Alì Gherib, avvocato della Corte di Cassazione in Tunisi, che ha incontrato i giuristi italiani ed europei a Paestum, presso la Sala Cassandra dell’Hotel Ariston, in occasione della II Conferenza Internazionale Europea, è riuscito, con la viva intensità propria di chi ha vissuto da protagonista la trasformazione, a trasmettere, a rendere vivo, quell’anelito di libertà che ha animato la rivolta del popolo tunisino. Solo recandosi in Tunisia, sull’altra sponda del Mare Nostrum, cercando peraltro di avere un contatto con i rappresentanti di base delle Istituzioni, si riesce a percepire cosa significa vivere in un regime: si scopre, sebbene nella condizione agevolata di essere un “turista occidentale”, che sono negati i diritti, per noi naturali, di esprimere liberamente il proprio pensiero, di riunirsi e confrontarsi nel dialogo e nelle idee. Ricordo le difficoltà e la tensione vissuta quando, da avvocati, nel settembre 2009, ci recammo al Palazzo di Giustizia di Tunisi per incontrare i nostri colleghi tunisini: riuscimmo a tenere l’in- c o n t r o, grazie alla mediazione dell’avvocato Gherib, ma fummo controllati a vista dalla Guardia nazionale, con qualche momento di reale tensione. Solo dopo essersi imbattuti in questa realtà, si riesce a comprendere il senso dell’affermazione con cui il “fratello” avvocato Alì Gherib ha iniziato la sua relazione: “Quando venivo nel vostro paese, vi invidiavo” … Ebbene, invidia, perché le libertà minime, durante il regime di Ben Alì, il presidente deposto, in Tunisia erano negate. E gli avvocati tunisini hanno svolto un ruolo preponderante in quella che viene, forse impropriamente, definita “la rivoluzione dei gelsomini”, poiché la locuzione sembra edulcorare una realtà amara, quello che è stato un avvenimento cruento, poiché la rivolta tunisina ha avuto picchi di grande tensione, grossi movimenti popolari e i suoi martiri - sono stati trecento - , anche se poi l’attenzione dei media occidentali sulla stessa è andata man mano svaporando a causa del dilagare, a macchia d ’ o l i o, del movimento rivoluzionario negli altri Paesi arabi del Mediterraneo. Se è vero che la rivoluzione del popolo tunisino è stata spontanea ed orfana di veri “leaders”, è altrettanto vero che gli avvocati tunisini hanno contribuito ad incanalarla in un’ideologia politica finalizzata alla creazione di un sistema democratico costituzionale, dunque appropriandosene, attraverso concrete rivendicazioni di “libertà e dignità”. Non sfugge l’attenzione sullo spirit o, sulla congiuntura comune agli avvocati di ogni nazione, ovvero sulla necessità ineludibile di porsi a garanzia dei diritti fondamentali di libertà e dignità del cittadino dinanzi al meccanismo giudiziario. Così come non è sfuggito al Procuratore Generale della Repubblica, Sua Eccellenza Vitagliano Esposito, che ha presieduto la Tavola Rotonda, ribadire ancora una volta che il senso di giustizia e di garanzia dei diritti della persona si pongono al di sopra della stessa legalità per ogni Istituzione nazionale e che la Carta Europea dei Diritti Fondamentali dell’uomo costituisce la piattaforma su cui, in modo diretto e senza il filtro della Corte Costituzionale, ogni Corte e ogni Tribunale europeo devono innestare il proprio giudizio. * Consigliere della Camera Penale Salernitana TOGA D’ONORE INTITOLATA A MICHELE DI GIANNI Alla presenza del Presidente della Camera dei Deputa ti, On. Gianfranco Fini, nel Gran Salone dei Busti del la Corte di Giustizia di Castelcapuano la cerimonia del le Toghe d’Onore intitolate ad Avvocati deceduti (tra i quali Achille Boccia, Michele Di Gianni, Mario Pisani Massamormile); queste Toghe consegnate agli iscritti all’Albo classificatisi con le migliori votazioni nella ses sione d’esame di abilitazione dell’anno 2010. ❋✭ECHI CHIOSE DI STORIA E DI DIRITTO FORENSI ❋ IL FUTURO DELL’AVVOCATURA di Giovanni Verde* Abbiamo una nuova legge che re ‘Bagatelle transfrontaliere’ nini, Il nuovo procedimento eurogola la professione legale. Era tempo. A part i re dal primo gennaio p e o, in Nu ove leggi civ. comm., Quella precedente risaliva agli anni 2009 ha preso a funzionare in Ita- 2008, 1217 ss.). Trenta, in piena epoca fascista. Ep lia e negli altri paesi dell’Unione Facile, no? Tanto facile che vien pure questa legge a Mario Monti non E u ropea (Danimarca esclusa) un fatto di chiedersi se non sia piú piace. Mi dicono che nel suo pro nuovo tipo di comodo e spicgramma egli sia favorevole ad una processo civile: il cio ri c o r re re, modifica nel nome della libera con p rocedimento per nelle località di correnza. le controversie di fron t i e ra alla Per ciò che riguarda le libere pro lieve entità tra giustizia ord i n afessioni, la visione di Monti sembra frontalieri. In ria dei giudici di assai più coerente con il suo liberismo a d e re n za alla ve cpace e simili. economico di quanto non sia in ge chia term i n o l o g i a Chi approfonnere quella che ha quando si tratta del del Codice Audirà la lettura mondo dell’economia e delle imprese. striaco (‘B a g a t e ldel com p l e s s o In questi giorni, sul Corriere della lensach e n’ , §§ p rovve d i m e n t o sera, Giavazzi e Alesina lo rimprove 448 ss.) parlerò ri s p onderà forse rano perché nel suo programma ci sa per esso di prodi si. E darà forrebbe troppo Stato. E se lo dicono cedimento bagase ragione alla loro, che con Monti hanno collabora tellare, ma vedremia diffidenza to o, comunque, hanno intrattenuto te che molti prenei riguardi delstretti contatti, c’è da crederci. ferira n n o, si sa, l’unific azione Perché, allora, Monti è così rigido l’inglese dello europea. Antonio Guarino nel pre t e n d e re che i professionisti si ‘s m a ll claim’, la Diffidenza piú assoggettino alla libera concorrenza? pretesa piccola piccola. volte manifestata (da ultimo in La È evidente che Egli è influenzato dal La novità è stata escogitata, ricerca del diritto. Spunti di un l’idea meritocratica secondo cui il pro dopo i consueti travagli elaborati- g i u s - romanista, Napoli, J ovene, fessionista più bravo tende ad emer vi, dal Parlamento e dal Consiglio 2007, 175 ss.), la quale non tocca g e re e, quindi, a gettare ai marg i n i di Europa, che l’hanno riversata certo l’unità monetaria e nemmechi non lo è. Già questa idea funzio nel re golamento CE n. 861/2007 no la conformità tra loro degli orna poco per alcune professioni che si reso pubblico nella G.U.U.E. n. dinamenti nazion a l i , ma si ri fe ri s c e occupano di beni primari, quale è 199 del 21 luglio 2007. In breve: – insisto, insisto – al sogno dell’uquello della salute. Se l’idea della con a) le con t roversie tra fron t a l i e ri, nità giuridica ad alla realtà di una c o r renza si spinge alle estreme con cioè tra dirimpettai rispetto ad un pletorica, ingom b rante e costosa seguenze, è evidente che chi è più po c onfine intern a z i on a l e, possono es- organizzazione intern a z i onale (a vero mai potrebbe godere di una tu sere rimesse ad una procedura al- com i n c i a re dal Pa rlamento di St ratela eccellente della sua salute, per ternativa semplificata e piú eco- sburgo). Organizzazione che lavoché non se la potrebbe pagare. È ine n om i ca; b) il beneficio è limitato ra poco e male e che cerca di giuvitabile che si impongano dei corret alle cause di stretto interesse eco- stificare se stessa mediante il contivi, che assicurino a tutti, anche ai nomico che siano di valore sino a cepimento, la gestazione e il parto meno abbienti, prestazioni pro f e s s i o 2000 euro, piú interessi e spese; c) di re golamenti plurilinguistici del nali adeguate, per lo meno quando il maggiori precisazioni (non poche) tipo di quello ve ramente bagatellatipo di malattia, che si è impossessa nei 29 articoli del provve d i m e n t o re accennato in questa nota. to dell’individuo, impone l’intervento (sul quale cfr. V. Pozzi, Il rito ba* Professore Emerito di Diritto ro- di specialisti particolarmente capaci. gatellare europeo, in Riv. trim. dir. mano nell’Università di Napoli “FeQuesto discorso può essere ripetu proc. civ., 2008, 616 ss.; L. Picci- derico II” to, parola per parola, per la pro f e s sione legale. Non tutte le controver sie si pongono come routinarie. Vi Diritti della persona sono questioni spesso assai complesse di Francesco Barra Caracciolo che impongono prestazioni di profes sionisti altamente specializzati. In Francesco Barra Caracciolo appartiene ad ziale come al processo, a questioni antiche questi casi il criterio del mercato e una famiglia che ha antiche e nobili tradi- e ad esigenze attuali, sempre con estrema della libera concorrenza non può non zioni nel campo del diritto; con la produ- chiarezza di pensiero e di linguaggio. Vi avere dei correttivi. Per non parlare zione scientifica, la vivace presenza nei no- sono settori che più di altri sollecitano il del processo penale. Qui, quante vol stri studi, la fervida attenzione alle novità discorso di Francesco Barra Caracciolo: in te è in gioco il bene primario della della legislazione e della giurisprudenza primo luogo l’area dei diritti della perso- libertà, il discorso non è e non può nalità, della tecnologia invasiva della sfera essere diverso da quello che si fa per privata, delle difese e della reazione con- i medici. Il cultore del libero mercato, che seguite al singolo. Con particolare sensibilità avvertito nei termini di un importante vuole estenderne le regole ai pro f e s capitolo del diritto privato, il tema è situa- sionisti, trae spunto dal mondo an to al confine tra il diritto delle persone (alla glosassone, che tratta il pro f e s s i o n i stregua dell’abituale modo di intenderlo sta alla stregua di un imprenditore. proprio delle dottrine italiana, tedesca, fran- Di più. Si rifà all’Europa, che quella cese) e la responsabilità aquiliana (dove ideologia sta mutuando. Non tutto ciò che avviene nel mon prevale, ciò che avviene nel mondo di com mon law, l’attenzione ai rimedi contro il do anglosassone esprime il meglio. La torto recato alla sfera soggettiva di un in- maniera di regolare, in quei Paesi, la p rofessione forense non sembra un dividuo o di un gruppo). Il saggio più risalente del libro riguarda, dei esempio da imitare. Lì prevale l’idea diritti della personalità, quello più contra- mercantile ed il rapporto tra avvoca stato nella sua esatta individuazione e nei to e cliente ne segue la legge. La con suoi precisi confini, anche per la mancan- troversia per l’avvocato è un “affare” za di una specifica disciplina e la neces- da coltivare per trarre il maggiore sità di ricostruirlo da norme disperse nel si- personale profitto possibile. Tant’è che, stema. Si allude, come è agevole com- in quei sistemi, il cuore dell’attività egli conferma il senso ed il valore di una prendere, alla riservatezza; a distanza di p rofessionale, a differenza di ciò che preziosa eredità. Questa raccolta di saggi, anni si coglie nelle pagine della nota a sen- avviene fra di noi, non è quella con che si collocano in epoche diverse, costi- tenza riprodotta nel libro la felice anticipa- tenziosa, ma quella delle trattative, tuisce una valida testimonianza di impe- zione di problemi e soluzioni. Allora la dei contratti, delle manipolazioni di gno intellettuale, di acuta conoscenza dei preoccupazione, per chi non condivideva aziende e società; e via di questo pas fenomeni, di capacità costruttiva, e prima l’idea di un unico, generale e onnicom- so. E quando il rapporto si altera, nel ancora della curiosità e del gusto con cui prensivo diritto della personalità, poteva senso che il contenzioso tende a cre l’autore si accosta alle materie che tratta. ravvisarsi nell’indefinito e sfuggente nove- scere, l’indice è preoccupante, perché L’interesse si rivolge così al diritto sostan- ro dei diritti a cui riconoscere tutela; oggi, segnala che l’economia è in crisi. Non so se questa cultura possa es muovendo dalla prospettiva del danno e dei rimedi risarcitori, può manifestarsi il timo- sere trapiantata tra di noi ed è sin re di una larga e indiscriminata richiesta di- golare che, in Europa, le cui matrici retta ad ottenere la riparazione di pregiudi- culturali non sono assai dissimili dal zi. Per il tempo in cui fu scritto, il contri- le nostre, abbia accettato che anche le buto conteneva, come si è detto, prese di cd. professioni liberali vengano risuc posizione equilibrate ed innovative, che ap- chiate nell’area del libero mercato e paiono ancor più convincenti alla luce dei della concorrenza. Che ci sia qualcosa di sbagliato lo successivi sviluppi del sistema (si pensi alla lettura “costituzionalmente orientata” della dimostra il fatto che stranamente li restrittiva disciplina del danno non patri- idee liberiste di Monti abbiano trova moniale, alla vicenda delle Sezioni Unite to convinta adesione nei partito della intervenute a chiarire nozioni decisive per nostra sinistra. Ma se il punto di ar la selezione degli interessi meritevoli e dei rivo è lo stesso, diversi sono i punti di partenza. Il liberista crede nelle valori di rilievo costituzionale. virtù salvifiche del mercato; l’uomo Pietro Rescigno di sinistra crede che l’unico lavoro de di Antonio Guarino* nerocianomagentagiallo gno di essere difeso sia il lavoro di pendente, ancora oggi coltivando un’i potetica contrapposizione tra il datore di lavoro, che tende allo sfruttamen to, ed il lavoratore, che lo subisce. Nel cuneo i lavoratori indipendenti e i professionisti non trovano posto e, per solito, sono sdegnosamente inseriti nel girone degli evasori. In questo modo nessuno si pre o c cupa dell’esercito infinito (duecento sessantamila o più: chi ne ha il con to?) di abilitati alla libera professione. E se una fabbrica chiude e qualche de cina o centinaia di lavoratori è desti nata a perdere il posto, tutti si pon gono il problema. Ed è giusto che sia così. Non è invece giusto che nessu no si chieda che cosa sono destinati a f a re e come potranno sopravvivere, con i recenti provvedimenti, le deci ne e decine di migliaia di avvocati che sono destinati ad uscire dal mercato. E nessuno si chiede se non sia delit tuoso tenere aperte facoltà di giuri sprudenza che sfornano ogni anno al tre decine di migliaia di laureati, con tanto di titolo di studio legale, desti nati a non trovare alcuna occupazio ne, anche non dignitosa. Mi raccon tano che, nel ricco nord, taluni gio vani avvocati, arrotondino i loro gua dagni, prestando di sera servizio nei bar o in altri pubblici locali. E credo che sia vero. Perché ciò sta avvenendo? Oramai lo Stato richiede, con il contributo unificato, il pagamento di una tassa preventiva, sicuramente incostituzio nale, che scoraggia l’utente che vuo le ricorre re al servizio giustizia. Di più. Il servizio che Esso rende è sem pre più aleatorio, tale che gli addetti ai lavori non sono in grado di preve derne in qualche misura ragionevole gli esiti. Le pro c e d u re e i riti sem brano favorire forme di giustizia som maria, che il cittadino mal sopporta e che cerca di evitare. E poi c’è il problema delle tariffe. Il mercato e, quindi, la legge impongo no che non ci siano tariffe predeter minate. Il rapporto è contrattualizza to. Chi è il beneficiario di questa li beralizzazione? Di sicuro non il qui sque de populo, che, se può, sceglie il difensore di sua fiducia e alle condi zioni che questi gli offre e, se non può, si rivolge al difensore che gli propone un patto di quota lite. I veri beneficiari sono i detentori dei poteri forti (le banche, le assicurazioni, le grosse imprese, ecc.), che oramai stan no imponendo condizioni capestro a quanti, per vera e propria fame, sono costretti ad accettarle. Per non dire degli strascichi di contenzioso per re sponsabilità professionale che sono in agguato e che lo stesso legislatore pre vede quando richiede che il professio nista dichiari nel contratto con il cliente l’assicurazione da cui è coper to e si pronunci in anticipo sulle pos sibilità di riuscita della difesa. Ho sempre pensato che l’art. 24, comma 2° della Costituzione, stabi lendo che “la difesa è diritto inviola bile in ogni stato e grado del pro c e dimento”, dia copertura costituziona le alla posizione del difensore e che, quindi, lo ponga al riparo dalla logi ca del mercato, che lo rende debole, nella misura in cui non è in grado di scegliere, per ragioni di sopravvi venza, chi e come difendere. Per bi sogno, se non per fame, si finisce con il difendere tutti, il che non è in sé negativo, e comunque, nel che si an nidano pericolose tentazioni. Negli anni Sessanta a Mosca esiste va un ufficio di avvocatura di appena cinquanta difensori, che erano suffi cienti per garantire (!) i diritti di dife sa di alcuni milioni di individui. Ma era l’epoca poststaliniana. Noi pensia mo, invece, di vivere in democrazia. La verità è che la saldezza di un re gime democratico si misura anche sulla base del grado di indipendenza della sua Avvocatura. Di ciò dovreb be tenere conto chi ci governa. * Già V. Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura maltanapoli • 7 Dicembre 2012 ❋ CORRIERE DIPLOMATICO CONTINUA LA SERIE DEI COREANI CHE DIVENTANO FAMOSI È reggiano il console della Repubblica di Bielorussia in Emilia Romagna MINISTRO LA SIG.RA KIM JONG-SUK E REGISTA IL SIG. KI M KI-DUK “II mondo gira intorno ai contatti” di Livio Pauletto* Allora è proprio vero: non c’è due senza tre. In un mio precedente articolo (vedi Maltanapoli del giugno 2012) ho voluto evidenziare come due Coreani siano stati ch i amati a due incarichi istituzionali di grande prestigio e visibilità. Dal 13 ottobre 2006 Ban Ki-Moon occupa la sedia di Segretario Generale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dal 1° luglio di quest’anno Jim Yong Kim è insediato a capo della Banca Mondiale. Ora è la volta della Sig.ra Kim Jongsuk, nominata ministro delle Piccole e Medie imprese, d e ll’Innovazione e dell’Economia digitale nel nuovo governo francese di Jean-Marc Ayrault formato il 15 maggio 2012 a seguito della vittoria elettorale di Fra n c o i s Hollande. E’ nata a Seul 38 anni fa ma, piccolissima, è stata adottata da una fa m iglia francese, cambiando così il cognome ed anche il nome in Fleur Pellerin. Tanto sarebbe bastato, ma ha ancora aumentato la sua “fra n c e s i zzazione” sposando un Fra ncese, dal quale ha avuto una figlia, ora di otto anni. Non viene dalla carriera politica, ma era magistrato della Corte dei Conti. Diversamente dai due personaggi coreani di cui ho detto, il caso della Kim/Pellerin è meno conosciuto da noi in Italia. Ma in Corea sono letteralmente impazziti per la sua nomina, diventando il simbolo del paese vincente. E giacché si parla di vittorie, non voglio trascura rne una ancora, r e c e ntissima e non istituzionale: quella del regista coreano Ki m Ki-duk, al quale è stato assegnato il Leone d’Oro della 69° Mostra cinematografica di Venezia per il film “Pietà”. * Console On. della Repubblica di Corea per il Veneto Antonio Sottile di Isabella Trovato* Italia-Bielorussia. La premessa è che l'Italia fa parte dei paesi più presenti in Bielorussia per il numero delle società a partecipazione straniera, ben 193 di cui 98 sono società miste e 95 sono controllate al 100% da capitale italia- La sede del consolato è una finestra del Paese Estero sull'Italia, e viceversa. E l'approccio, anche per un giornalista, e quello tipico di una visita di Stato. Lei e l'unico console per Reggio Emilia e provincia. Si aspettava il conferimento di questa carica? «La nomina rappresenta ufficialmente i rapporti che già da anni curo tra l'Italia e la Bielorussia, ho aspettato due anni prima che mi facessero console poiché il percorso e lungo e difficile e non è detto che vada sempre a buon fine. Devono essere d'accordo i governi di entrambi i Paesi». E dunque come è cambiata la vita da quando è diventato console onorario? «Il carico di lavoro è lo stesso che avevo prima della nomina, sono invece aumentate le responsabilità e i doveri, poiché comunque rivesto un incarico alle dipendenze del Ministero degli Esteri». Antonio Sottile no, e che rispetto al 2010, gli investimenti diretti delle aziende italiane in questo Stato sono cresciuti di circa 10 volte, passando da $ 17,3 milioni nel 2010, a $ 165,8 nel 2011. Con la prospettiva di una ulteriore crescita con la creazione di un distretto industriale italiano al confine con la Polonia, una finestra sui mercati con la Russia e il Kazakhistan, tra agevolazioni fiscali e doganali. Il resto della storia ha un nome, un volto, e una carica prestigiosa, quella di console onorario, rappresentata dal reggiano Antonio Sottile. 44 anni, dirigente commerciale di Coccinelle, e l'istituzione che dallo scorso mese di marzo rappresenta i rapporti, prevalentemente economici, che intercorrono tra il nostro Paese e lo Stato dell'est Europa. Nasce da famiglia borghese di pro f e ssionisti, il padre è stato dirigente legale delle Farmacie comunali riunite, la madre insegnante di latino e italiano. Sottile viaggia da quando aveva 14 anni, 'Il primo viaggio in Inghilterra, poi la Spagna, e l'America con un coast to coast a soli 18 anni, Los Angeles Miami. Nominato console della Repubblica di Bielorussia in Emiila Romagna , Sottile ha aperto la sede del consolato in via Gabbi, nel centro di Reggio Emilia. Un orgoglio per la citta, come ha dichiarato il sindaco Graziano Delrio, il 21 ott o b re scorso, in occasione della visita istituzionale dell'ambasciatore Evgeny A n d reevich Shestakov. Il 10% delle esportazioni della Bielorussia sono rivolte all'Emilia Romagna e il 20% delle importazioni provengono da questa regione. Reggio dunque capitale della cooperazione con la Bielorussia, e lo stesso sindaco ha promesso per l'inizio del prossimo anno una manifestazione di presentazione e promozione dell'economia bielorussa. Ma chi è Antonio Sottile e come si muove un console onorario nello scenario internazionale, in questo caso il nostro console, e come si arriva a ricoprire questa carica così importante, noi ce lo siamo chiesto e siamo andati a scoprirlo direttamente al consolato che non è propriamente come entrare in un ufficio pubblico e mettersi in sala d'attesa ad aspettare. LE NUOVE ADESIONI ALL’UCOI CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (Grosseto) Dott. Carluccio CASTELLI - Console On. di Svezia – Circoscrizione: Provincia di Grosseto - Exequatur: 1-8-2012 - Loc. Riva del Sole, 58043 Castiglione della Pescaia - Tel. 0564.928111 Fax: 0654.935607 e.mail: [email protected] MILANO Avv. Roberto RANDAZZO - Console On. dell’Uganda – Circoscrizione: Lombardia , Emilia Romagna e Veneto - Exequatur: 23.05.2012 - 20123, Piazzale Cadorna n. 4 – Tel. 02.8807290 – Fax 02.72000689 - E.mail: [email protected] NAPOLI Dott. Dario dal Verme - Console On. della Repubblica di Polonia -Circoscrizione: Regione Campania - Exequatur: 10-10-2012 - 80122 Viale A. Gramsci n. 12 Tel. 081.660009 - Fax 081.2404664 email: [email protected] PADOVA Dott. Pacifique MWISUMAMWO - Console On. del Burundi – Circoscrizione: Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta - Exequatur: 11-4-2012 - 35135, Via Istria 55 - Tel. 049.8658815 Fax: 049.8658875 e.mail: [email protected] Avv. Gianfranco RONDELLO – Console On. del Mali – Circoscrizione: Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige – Exequatur: 6-72012 - 35131, Piazzale Stazione, 6 - Tel. 049/65.11.90- Fax 049/87.81.401 - E-mail: [email protected] TRAPANI Avv. Gaspare PANFALONE - Console On. dell’Estonia – Circoscrizione: Sicilia Exequatur: 18-9-2012 - 91100, Via Libica 19 - Tel. 0923.444201 Fax: 0923.559027 e.mail: [email protected] UDINE Dott. Primo Ivo DI LUCA - Console On. del Canada – Circoscrizione: Friuli Venezia Giulia - Exequatur: 11-7-2012 - 33100, Via Morpurgo 4 - Tel. 0432.229709 e.mail: [email protected] È vero che il Console Onorario non viene retribuito dal Governo? «Si è vero, non percepisco alcun compenso dal Governo. Tutte le spese sono a carico del Console, la sede Consolare, le persone che lavorano all'interno, le trasferte ». Perché la scelta di Reggio per la sede consolare e non piuttosto Bologna che e capoluogo di Regione? «Il governo bielorusso avrebbe voluto l'apertura a Bologna ma ho spiegato a loro l'importanza della nostra citta in termine economi- co e culturale, Reggio è la citta del tricolore. E sono fiero di essere reggiano». Non solo Console ma anche rnanager. Come fa a conciliare queste due attività? «Ho un'addetta consolare all'interno del consolato, che segue gli aspetti più burocratici. E poi personalmente, lavoro anche la sera, senza risparmiare i fine settimana». Con che frequenza è in contatto con l’Ambasciata bielorussa? «I contatti con l'Ambasciata sono quotidiani, naturalmente anche con il Ministero degli Esteri e con i consiglieri del Premier». Dicono che Lei ha conoscenze importanti e influenti ..... «Giro il mondo da 15 anni e sono entrato in contatto con diverse personalità sia del mondo politico che economico». E come ci si rapporta con capi di governo e istituzioni internazionali? «Io sono sempre me stesso. Non cambio atteggiamento». Intorno a Lei si muove il mondo del volontariato. Tante le associazioni che si occupano dei bambini di Chernobyl «Si, non solo economia, ma anche volontariato. Quest'anno, per la prima volta, siamo riusciti a fare atterrare a Parma un aereo di bambini bielorussi ospiti delle associazioni della citta ducale e di Reggio e abbiamo organizzato per loro varie iniziative culturali, pedagogiche e sportive». Reggio Emilia ha ricevuto a fine ottobre la visita dell'Ambasciatore della Repubblica di Bielorussia. Come e stato accolto? «L'Ambasciatore è rimasto molto soddisfatto dell'accoglienza che le Autorità gli avevano riservato. Il Prefetto, il Sindaco, la Presidente della Provincia. Sono stati tutti e tre molto gentili e ospitali. Hanno parlato di potenziali sinerg i e e scambi culturali, commerciali e di iniziative umanitarie che possono attuarsi tra la citta di Reggio e la Bielorussia». Lei è sposato con una donna belga, ed ha tre figli. Quando trova il tempo per la famiglia? «Sono via sei mesi all'anno e per me stare a casa circondato dagli affetti è il mio più grande desiderio. Ho la fortuna di avere una persona speciale accanto a me. Mia moglie Sabine capisce il mio lavoro e spiega sempre ai miei figli p e rché il papà è così tanto in giro per il mondo. Mi ha dato tre splendidi figli, Sophie di 9 anni, Josephine di 6 e il piccolo Maxime di due». * Giornalista de’ “L’Informazione di Reggio Emilia” – CONSOLARE ENTRA ANCHE L’ESPERTO DI GIAPPONE, FRANCO MAZZEI Imprenditori e diplomatici nel CdA dell’Istituto Orientale di Napoli Imprenditori e diplomatici nel n u ovo consiglio d’amministrazione dell’Orientale – scrive Salvo Sapio su “Il Mattino” – che si è insediato sotto la presidenza del rettore Lida Viganoni. Oltre ai docenti e ai rappresentanti degli studenti, il cda ospiterà due «personalità esterne». Si tratta di Giuseppina Amarelli Mengano, rappresentante della «Amarelli», notissima azienda familiare nata a Rossano (in provincia di Cosenza) specializzata nella coltivazione, raccolta e lavorazione della liquirizia. L’azienda è attiva dal 1731. E persino Napoleone ne fece uso. Imprenditrice di spessore e di cultura , a Pina Amarelli è stato dedicato il libro «Il fascino discreto della liquerizia» di Manuela Piancastelli. Altra personalità esterna è l’orientalista Franco Mazzei. Docente in diversi atenei italiani è stato, tra l’altro, consigliere presso l’ambasciata d’Italia di Tokyo e continua a collaborare con il Ministero degli A f fa ri Esteri. Nel 1993, pwer meriti culturali, ha ricevuto dall’Imperatore del Giappone l’Ordine del Tesoro Sacro. Nel 2006 ha ricevuto l’Ordine del Sol Levante. Con loro i docenti Amedeo Di Maio, Augusto Guarino, Donatella Izzo, Amneris Boselli, Ivana Ruotolo; infine i due rappresentanti degli studenti Luigi Gentile e Giulia Petruzziello. «Il recente insediamento del nuovo Cda dell’Orientale – spiega il rettore – conclude il percorso di riforma della g o ve rnance di ateneo già avviato con la nomina di un nuovo Senato accademico e con la costituzione di tre Dipartimenti e di un Polo didattico. Le due personalità esterne che fanno parte del Cda sono Franco Mazzei e Giuseppina Amarelli Mangano. Il primo è un orientalista esperto di relazioni internazionali, la seconda è una imprenditrice meridionale impegnata sul territorio, esempio positivo di donna capace di coniugare attenzione al sociale e competenza professionale». LA LEZIONE (segue dalla pag. 3) ha violentato dall’apocalisse pro ssima ventura. La catastrofe è imminente e trasformerà la terra in un deserto. Quando siffatte convinzioni si sono affermate nella l o ro assolutezza e presuntuosa sic u rezza, s’è ritenuto che la risposta andava cercata in un poderoso re g resso verso il primitivo, alla r i c e rca di ripristinare una pre s u nta “armonia” del rinnovato rapporto uomo-natura, che può ottenersi facendo “terminare lo scandalo della storia”. Il che significa t r a d u r re l’esigenza del nuovo, equilibrato rapporto tra uomo e n a tura in “teorie apocalittiche della storia e in appelli per la fine imminente dell’autorità della scienza”, per la verità non sempre distinguendo i princìpi della scienza dalla loro utilizzazione. Insomma un mettere in discussione l’idea stessa di scienza moderna, tanto più quando aperta a (e consapevole di) storia, intesa come l’anti-natura. Forse qualcuno non ha dimenticato l’idea secondo la quale “il progetto della casa nuova che dovrà sorg e re al posto della prigione che è la società moderna potrà essere effettuato solo a dis t ruzione avvenuta”, come nel 1967 predicava Marc u s e . La conseguenza di questo ideologismo antistorico, perciò puramente astratto, neppure utopico e tanto meno liberatorio, è stata una stagione di lacrime e sangue, d a l l ’ e ffetto lungo, come, ad esempio, il capitalismo brutale, tipo quello esemplato dalla vicenda di ❋ L’Avv. Prof. Andrea Amatucci nuovo Segretario Generale dell’U.C.O.I. di Patrizia De Gisi* Dopo la scomparsa, avvenu- pubblica di Ungheria - Pre s ita il 27 luglio 2012, dell’Avv. dente dell’Unione Nazionale Michele Di Gianni, Fondatore delle Camere degli Avvocati nel 1977 dell’UTributaristi nione dei ConAutore di nusoli Onorari in m e rose pubbliItalia e suo pricazioni di diritmo Segretario to tributario e Generale, il finanziario delConsiglio Dile quali le prinrettivo del Socipali sono dalizio, svoltosi pubblicate ana Roma presso che all’estero in il Regent Hotel lingua inglese, il 21 settembre, tedesca e spaha approvato gnola. all’unanimità la È stato Consinomina del gliere di AmP rof. Avv. Anministrazione d rea Amatucci dell’ISVEIMER a Segretario (Istituto per lo Generale delSviluppo ecol’U.C.O.I. autonomico dell’ItaAndrea Amatucci rizzandolo a lia meridionale, compiere ogni necessario adem- Istituto di credito speciale), del pimento di cui all’art. 9 dello Banco di Napoli, della FinanStatuto. ziaria Meridionale (FIME LeaL’Avv. A n d rea Amatucci, sing), nonché, dal 2002 al 2009, Console Onorario di Ungheria P residente dell’Unione Nazioa Napoli dal 2001, è Professore nale delle Camere degli Av v oemerito di Diritto Finanziario e cati Tributaristi. Tributario dell’Università degli L’Avv. Amatucci si attiverà Studi di Napoli “Federico II” e così come comunicato a tutti gli autore di 121 pubblicazioni. In associati - affinchè il Sodalizio esse continua la tradizione del- continui ad operare nel solco la Scuola giuridico-finanziaria brillantemente tracciato dalnapoletana, elaborando motiva- l’Avv. Michele Di Gianni in zioni più ampie e rigorose del- trentasei anni di generosa ed efla metodologia dell’Analisi eco- ficace attività in favore della canomica del Diritto Finanziario e tegoria consolare onoraria. Tributario. Dichiara infatti di ritenersi Ricco il curriculum di Andrea sempre a completa disposizioAmatucci. ne degli associati per ogni sugGià Pro - R e t t o re e Preside del- gerimento e proposta che posla Facoltà di Scienze Politiche sano agevolare il delicato e dell’Università Federico II di complesso compito assunto. Nel corso dello stesso ConsiNapoli – Benemerito della Pubblica Finanza e Benemerito del- glio Direttivo del 21 settembre la Scienza e della Cultura con scorso, si è deliberato di istimedaglie d’oro assegnategli dal tuire un “Premio alla memoria Presidente della Repubblica ita- di Michele Di Gianni”. Verrà conferito a quei Consoliana. – Assegnatario dell’onorificenza di Croce media da li che si siano distinti in attività parte del Presidente della Re- efficaci di sostegno e collaborazione con i Paesi in via di Sviluppo. DI TARANTO Al momento l’U.C.O.I. è imTaranto. Qui si pensa che bloc- pegnata nell’organizzazione cando l’ILVA (mandando a casa della XXXVI Assemblea Naziomigliaia di lavoratori e le loro fa- nale che avrà luogo a Catanzamiglie, e aggravando la crisi so- ro nella prossima primavera. Rilevante l’impegno per la cio-economica del Paese intero ) il problema si risolve. Sì, lo si ri- programmazione di importanti solve nascondendolo, marg i n a l i z- incontri sia al Quirinale che al zandolo nella propria coscienza, ri- Vaticano, ma soprattutto al MAE per la discussione e solupetendo il silenzio che per cinzione dei problemi che aff l i gquant’anni ne ha accompagnato lo gono la categoria consolare sviluppo contra legem. Un pio so- onoraria. gno fantasioso, specie se coniugato con l’idea che, chiusa l’ILVA e la * Segreteria U.C.O.I. sua dimensione produttiva, qualcuno vorrà gestire una riconversione della fabbrica in una impresa di bonifica. La soluzione sta nel non chiudere gli occhi dinanzi alla realtà difficile di una storia passata senza uso della ragione. Sta nel trovare la coniugazione tra continuazione della produzione e conversione di una parte consistente degli utili (anche quelli accumulati illecitamente, che vanno riportati in Italia) nella bonifica e nell’adozione degli strumenti tecnici perché la produzione non sia inquinante. Ci vorrà tempo, il tempo che solo gli ideologi – specie se ignari come una parte dei nostri ambientalisti per professione politica – non sanno cogliere nella sua positiva ineluttabilità. Che Dio assista chi deve decidere, facendogli perd e re la tentazione del pro t a g onismo e chi da queste decisioni vede dipendere la dignità e tranquillità della vita, la sua e la nostra. * Ordinario di Storia della Filosofia all’Università Federico II di Napoli; già Senatore della Repubblica 0nerocianomagentagiallo 8 • maltanapoli ❋ Dicembre 2012 MOSTRE - CONVEGNI – LIBRI - NOZZE I vulcani d’Italia e di Francia tra illuminismo e romanticismo di Adriana Pignatelli Mangoni e Vincenzo Cabianca Un viaggio letterario umanisticoscientifico e pittorico in gouaches nella storia dell’interpretazione dell’attività vulcanica. Un libro davvero appassionante che interpreta e rilegge proprio questa straordinaria stagione dei grandi viaggiatori a Napoli e nel Sud d’Italia. Il tema del viaggio e del “Grand Tour” ha avuto una grandissima fortuna negli ultimi decenni, indagando in maniera sempre più approfondita il ruolo di grandi e piccoli protagonisti di un fenomeno culturale di portata davvero europea e la ricchissima produzione letteraria e artistica ad esso legato. Un fenomeno, tra Sette e Ottocento, che ha contribuito decisamente alla formazione di un’identità europea che ritrova nella cultura classica la sua ascendenza comune e le sue radici più profonde. Il filo portante del libro sono le Gouaches di Adriana Pignatelli. Recuperando sapientemente la tecnica privilegiata degli artisti del Gran Tour tra Sette e Ottocento, la gouache – i suoi colori opachi, la sua morbidezza e la sua vaporosità, i suoi ef- fetti luminosi e atmosferici -, ella rilegge in termini molto personali le rappresentazioni storiche di Desprez e Chatelet, di Fabris, Houel e Volaire, di Gaston Vuillier e dell’Arciduca Luigi-Salvatore d’Asburgo-Lorena. Si tratta di una ricerca formale molto approfondita e sistematica che vuole recuperare e attualizzare la bellezza ‘metafisica’ dei vulcani. La virtuosità del pennello, la luminosità dei colori, la fisicità delle superfici pittoriche non sono, infatti, mai fine a se stessi ma presupposti di una lettura che viene da lontano ma mira al presente. Sono, come sottolinea l’autrice stessa, “figurazioni di un viaggio mentale tra storia e territorio, tra scienza e poesia”. Le gouaches di Adriana Pignatelli Mangoni ci fanno scoprire un’artista raffinata, sensibile e piena di sorprese e segreti. Analizzando i centinaia di gouache ci rendiamo conto quanto intimamente Adriana conosca le opere dei suoi artisti viaggiatori. Si riconosce subito suo Chatelet, suo Desprez, suo Hamilton, suo Volaire. NOZZE DI GIANNI-ABBATI A Napoli nella Sala della Loggia del Maschio Angioino si sono svolte il giorno 8 settembre le nozze civili tra Gennaro Di Gianni, figlio di Rodolfo e Bianca Lo Judice e Alessandra Abbati, figlia di Antonio e Patrizia Taglialatela. Testimoni per lo sposo il fratello Pier Francesco Di Gianni e Paola Manduca, per la sposa Chiara Abbati. Dopo la cerimonia gli sposi, festeggiati da amici e parenti al Bertolini’s Hall nel corso di un raff inato ricevimento, sono partiti per una lunga luna di miele. FARRUGIA-CAMILLERI DE MARCO A Malta nella Cattedrale “St. Paul’s Metropolitan” di Mdina si sono uniti in matrimonio il giorno 21 settembre Michael Farrugia e Anjelica Camilleri De Marco. Testimoni per lo sposo il cugino Mark Gasan e per la sposa la zia Giannella De Marco. Al rito religioso, celebrato dal Rev. Anthony Sutch, oltre a tanti amici e parenti, erano presenti il Ministro del Turismo Mario De Marco (zio della sposa), il primo ministro Dr. Lawrence Gonzi e il ministro per la concorrenza e le piccole e medie imprese, Dr. Jason Azzopardi. Ha fatto seguito un raffinato ricevimento nel giardino della residenza dei genitori della sposa a Wardija. Roberto Di Stefano Maestro di restauro ❋ La Carta Stampata Soffre, La Salverà Soltanto l’Arte di Guido D’Angelo* di Raffaele Vacca* Recentemente si è svolto a Na- spazi per il tempo libero e la poli un Convegno internazionale sosta delle auto. Pertanto, è opporsul contributo e sultuno che l’Amle opere di Roberto ministrazione del Di Stefano, prestiComune di Napogioso professore di li – già obbligata restauro di monuda vari anni alla menti della Facoltà formazione del di Architettura di nuovo piano urNapoli scomparso banistico comunanel 2005. le – provveda raL ’ o c c a s i one è pidamente alla reservita anche per visione del vigenun esame interdite piano regolatosciplinare dei prore, avviando anblemi relativi alla che per il centro tutela del centro storico la possibistorico di Napoli. lità di realizzare Inevitabilmente gli interventi ausono emerse le Roberto Di Stefano spicati. carenze del viOccorre uno studio serio, digente piano regolatore generale del capoluogo parteno- retto ad individuare anche gli peo, a cominciare dall’eccessi- strumenti giuridici ed econova estensione del perimetro mico-finanziari (project finandel centro storico, nel quale cing compreso) per la riqualisono stati inclusi anche va- ficazione del detto centro nelsti nuclei edilizi costruiti nel- l’ambito di un assetto organico del territorio comunale (tel’ultimo dopoguerra. Sostanzialmente si è tra- nendo conto anche delle prescurata la distinzione tra viste detrazioni fiscali fino al centro antico e centro stori- 50 per cento della spesa). Non si immaginano sventraco, autorevolmente insegnata da Roberto Pane e Roberto menti, bensì di verificare la Di Stefano. Nel centro an- possibilità – anche mediante tico (la città greco-romana concorsi nazionali ed internanel caso di Napoli) possono zionali – di interventi di riessere consentiti soltanto in- strutturazione urbanistica in terventi di restauro e con la qualche nucleo edilizio del cenconservazione dei tracciati tro storico, nel rispetto delle viari, più o meno integral- carte internazionali del remente tramandati dalla stra- stauro e senza danneggiare tificazione secolare e che tutto ciò che può ritenersi vesono intesi come configura- ramente patrimonio dell’umazione d’arte e prezioso do- nità protetto dall’UNESCO. Ciò servirebbe anche ai fini cumenti di storia. Ma la medesima disciplina dell’incremento dell’occupanon può essere estesa ad al- zione ed a sviluppare un intre parti del centro storico, dotto nei settori del commerfermo restando il divieto di cio e dell’artigianato, nonché ristrutturazioni indiscrimi- al recupero di migliaia di alnate. In altri termini, si trat- loggi nel centro storico di ta di non pensare ad opera- Napoli. È opinione generale, che zioni di sventramento nel vastissimo centro storico, ma di l’Amministrazione di un Conon escludere progetti di ri- mune debba impegnarsi in strutturazione urbanistica in questi compiti fondamentali, qualche nucleo edilizio del più che in eventi effimeri, che non contribuiscono a soddetto centro storico. Talvolta, senza il pericolo di disfare le primarie esigenze danneggiare rilevanti valori dei cittadini. culturali, si dovrebbe agire con * Ordinario di Diritto Urbanistico il bisturi in un corpo urbano profondamente ammalato e drammaticamente privo di spazi per attrezzature collettive. Sui passi del passato Non si possono trascurare i di Francesca Ferbo numerosi casi di crolli e di segnalazioni di dissesti statici, Carol, per sfuggire al volere del padre che negli ultimi anni si sono che la vuole sposata con un possidente registrati nel centro storico in- napoletano, scappa di casa. dividuato dal piano regolatore. D’altra parte, ferma restando la pur necessaria tutela dei rilevanti valori culturali, non si può pretendere di imporre alla gente di vivere in abitazioni precarie negli angusti vicoli esistenti e senza il minimo indispensabile di attrezzature collettive, compresi gli Molti di coloro che vedono ogni giorno le edicole piene di quotidiani e periodici ritengono che il giornalismo goda ottima salute: continui ad esercitare il suo compito. Ben altro invece ci rivela la lettura di “L’esplosione del giornalismo” di Ignacio Ramonet, che ha come sottotitolo “Dai media di massa alla massa dei media” (IntraMoenia e DKm0). Per Ramonet, già direttore di “Le Monde diplomatique”, crisi, rotture e cambiamenti, caratteristici del nostro tempo, stanno avendo anche nel giornalismo. Dopo l’invenzione della stampa, i giornalisti avevano ricevuto un grande riconoscimento quando Edmund Burke pronunziò la famosa frase: “Voi siete il Quarto Potere”. Come osserva Ramonet, sarebbe meglio dire che il giornalismo era un contropotere, in grado di rivelare gli errori o gli abusi degli altri tre: legislativo, esecutivo e giudiziario. Ma poi il giornalismo si è rifugiato nel monopolio dell’informazione, ritenendo i lettori un pubblico “passivo e prigioniero” da guidare. Un giornalismo veramente indipendente si sarebbe dovuto mantenere con le vendite; ma ora i bilanci sono stati sempre più sostenuti dalla pubblicità (ovvero da comunicazioni per far comprare dei prodotti); e questo dopo la politica, ha condizionato l’oggettività dei giornali. Ora il giornalismo sta subendo un “trauma di un’ampiezza mai vista”. La Rete sta spogliando i giornalisti della loro identità di “preti secolari”. Essi non hanno più a disposizione un pubblico passivo, sia perché questo, negli ultimi tempi, ha scoperto che l’affidabilità dei giornali “diminuisce man mano che proliferano le informazioni”, sia perché nella nuova società della Rete ogni cittadino diventa un giornalista potenziale. Per di più, imperando l’urgenza, il far presto, non c’è più il tempo di raccogliere, verificare, confermare con rigore e serietà la notizia. E il giornalismo stampato vede diminuire sempre più i lettori, perchè gli utenti della Rete scrivono, parlano, fotografano, filmano, commentano, analizzano. E anche perchè si è scoperto che in passato il giornalismo, che si riteneva fonte di verità, si era dedicato ad addomesticare, ignorare, nascondere, deformare, manipolare notizie, anche di grande interesse ed utilità. Le valutazioni di Ramonet riguardano la situazione del giornalismo negli Stati Uniti (“Il paese più fortemente colpito dalla crisi”) e in Francia; quasi nulla scrive sulla situazione italiana, che però ci aiuta a comprendere meglio. E ci invita a domandarci a che cosa serve oggi il giornalismo e se e come sopravviverà. La carta stampata perde quotidianamente copie. C’è chi pensa che tra poco debba addirittura sparire. Ciò non solo perchè spesso i giornali sono venuti meno al loro storico compito , ma anche perchè c’è stata una esplosione, sovrabbondanza di informazioni. Parecchi giornali hanno assunto, accanto a quella stampata anche l’edizione web. Altri hanno abbandonato la prima per sviluppare solo la seconda. Tutto ciò ha portato il giornalismo a perdere una considerevole parte delle funzioni per le quali era nato e si era sviluppato. Secondo Ramonet i giornali in forma cartacea potranno sopravvivere se si ricorderà che “il giornalismo ha a che fare con l’arte letteraria”, e se ci sarà un ritorno della credibilità, il cui crollo (almeno all’estero) è una delle principali cause della crisi attuale. Il futuro sarà “un giornalismo di orientamento e approfondimento”. * Presidente del Premio Capri San Michele Maltanapoli agli auguri rivolti ai lettori e alle loro famiglie di un felice Natale, unisce quelli per un prospero anno nuovo GRIMALDI-MASTRO Il giorno 3 dicembre nella Cattedrale di Civitavecchia sono state celebrate le nozze di Guido, figlio di Iliana e Manuel Grimaldi e Fabia, figlia di Marina e Angelo Mastro. Ha officiato il rito religioso S.E. Luigi Marrucci, Vescovo di Civitavecchia e Tarquinia che ha coinvolto, per scelta dei giovani sposi, tutta la famiglia. La cerimonia nunziale non poteva che svolgersi - per una famiglia di armatori - sulla nave “Cruise Barcellona” dove gli sposi sono stati festeggiati da seicento, tra amici e parenti, nel corso di un elegante ricevimento. Alle felici coppie gli auguri del nostro giornale. Gennaro Razzino Direttore Responsabile Ass. Napoletana Amici di Malta Editrice - C.F. 80027800632 Gli articoli riportati nel presente giornale esprimono l’opinione degli autori. Arte Tipografica - Napoli Via S. Biagio dei Librai, 39 www: artetipografica.it E-mail: [email protected] Tel. 081.5517099 - Fax 081.5528651 Finisce nelle grinfie di una banda di malviventi il cui capo, Chris, si innamora perdutamente di lei. Ma la violenza dell’uomo e i continui tradimenti porteranno la loro storia d’amore ad un triste epilogo. Malta, Chiesa di Mosta, Natività (Giuseppe Cali, artista maltese) Reg. Trib. Napoli 2170/70 * ** * * Finito di stampare il 28-12-2012 Francesca Ferbo nasce nel 1992 a San Sal vador. All’età di un anno e mezzo viene porta ta dai suoi genitori adottivi nella città partenopea. Sogna un futuro di psicologia e scrittrice. Maltanapoli tawgura Milied Qaddis Hieni, u Sena Gdida Prosperuza lill-qarrejja u ‘l-familji taghhom kollha nerocianomagentagiallo