Dicembre 2012

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Dicembre 2012
Dicembre 2012
CORRIEREMEDITERRANEO
Anno XLIII - N. 2
Redazione: Napoli - 80133 Ponte di Tappia, 82 - Tel. 0815521573 - Fax 0815521183
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PERIODICO SEMESTRALE
DELL’ASSOCIAZIONE NAPOLETANA AMICI DI MALTA
a leggersi anche online sul sito www.ucoi.it
MICHELE DI GIANNI SCOMPARSO IL 27 LUGLIO 2012
“Padre” della Diplomazia onoraria
Da Malta arriva a Pompei
l’Arcivescovo Tommaso Caputo
di Laurence Grech*
di Ermanno Corsi*
Ci si chiede: perché tanta commozione,
piena di affetto e di stima, ha suscitato la
perdita di Michele Di Gianni? Se si fosse
trattato solo di esprimere il dolore fisico di
un distacco, tutto si sarebbe potuto risol vere in un rapido necrologio, oppure scri vendo, come sanno fare i giornali, un “coc codrillo” spesso di maniera e sempre pron to per l’uso. Quello di Michele Di Gianni
è un caso che resta nella memoria e che
accompagna la nostra vita. La sua perdita
è stata l’occasione per una riflessione col lettiva di cui si avvertiva il bisogno per
capire come e quali valori danno senso al l’esistenza facendo di un uomo un riferi mento esemplare.
Così nei diversi momenti di riflessione
che si sono succeduti, non è bastato ricor dare che Michele Di Gianni è stato il “pa d re”, il vero fondatore della Diplomazia
onoraria non solo a Napoli. Occorreva ca pire meglio attraverso quali passaggi si con quista un ruolo e lo si consolida con l’ac quisizione progressiva della considerazione
generale. Capire, cioè, come si diventa per sonaggi di riferimento che ricevono presti gio da un ruolo, ma che soprattutto a que sto ruolo danno prestigio.
Ecco, allora, che i tanti giudizi persona li espressi o i tanti ricordi tornati alla men te, ricostruiscono un percorso unico e ori ginale in cui si ritrovano le ragioni dei ri conoscimenti ottenuti: i diversi profili di
una personalità non facilmente ripetibile.
Punto di avvio è lo studio. Michele Di
FONDATORE NEL 1970
MICHELE DI GIANNI
Gianni, salernitano-cilentano, nasce a La viano (“nel fondo della valle del Sele, una
terra abbracciata dall’Irpinia e dalla Luca nia”). Sente, ancora molto giovane, il for -
Michele Di Gianni
po specifico. Una lezione che Michele Di
Gianni apprende fin dal 1955, quale Av vocato Civilista, nello studio di Francesco
Barra Caracciolo. Napoli, però, come città
di riferimento da sola non basta. Appena
può, Michele Di Gianni mette studio anche
a Roma e a Bruxelles. L’Europa si va deli neando sempre più come nuovo organismo
economico e politico. Perché non farne pro prio lo spirito nuovo? Nell’attività profes sionale di Michele Di Gianni occupa sem p re più spazio, da allora, l’interesse per una
cultura orientata verso i paesi dell’Europa
continentale, ma sempre più aperta, conte stualmente, verso i Paesi arabi del Medi terraneo.
L‘orizzonte è, per Michele Di Gianni,
s e m p re più ampio. A Napoli si distingue
come fondatore della Camera Civile, ma il
suo sguardo va verso Malta e verso l’O riente, dal Giappone alla Cina. È uomo d’a vanguardia e anticipatore di tempi. Com prende che la internazionalizzazione dei
rapporti è sempre più una realtà, che il ter mine ”glocal” è imprescindibile (ragionare
globalmente e agire localmente). Per essere
però dentro il nuovo dinamismo sociale, oc -
Dopo cinque anni come Nunzio Apostolico a Malta, il prelato
napoletano Mons. Tommaso Caputo, 62 anni, è stato nominato
Ordinato sacerd o te nel 1974,
dopo qualche anno di servizio
n el l ’ a rcidiocesi di Nap o l i ,
Mons. C aputo entrò a far par-
L’Arcivescovo Tommaso Caputo (a sinistra) con P. Richard Grech, parroco di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù di Sliema (Malta)
dal Papa Benedetto XVI Arc ivete richiamo di Napoli nella cui Università
scovo di Pompei e del egato ponavvia e completa la formazione giuridica.
tificio per il santu a rio della BeaL’Ateneo è tale per definizione e ancora non
ta Vergine del Santo Rosario di
si chiama Federico II. I maestri del Diritto
Pompei.
(continua alla 4ª pag.)
non mancano (Vincenzo Arangio Ruiz, An tonio Guarino, Giovanni Leone, Alfonso Te sauro, Rolando Quadri), ma agli studi non
resta estranea la passione civile.
E’ il tempo della ricostruzione materiale
di Francesco Paolo Casavola*
e morale del Paese. Occorrono professioni sti che sappiano agire oltre il proprio cam Carlo Cattaneo è pienamente in- ciologo ed economista che filosofo, e
scritto nella storiografia italiana no- per quanto poi il suo nome vanavecentesca degli anni Trenta, a mez- mente si cercherebbe nella tanto breDONATELLA TROTTA: le ragioni di un incontro
zo di una trattazione che ripercorre ve voce Positivismo del vol. XXVIII
Sintetizzare “le stagioni della vita” di un amico come Michele Di Gianni non è impresa
con ampiezza il sinuoso percorso del- della Treccani, anno 1935, forse una
l’uomo di studi e deldelle più attualiste
facile. E lo è ancora meno per chi abbia assaporato concretamente, nel tempo, l’entul’uomo d’azione. Un
delle voci filosofiche
siasmo eternamente giovanile (ma non giovanilistico), l’irruenza emotiva, l’inesausta
percorso nel quale si
di Guido Calogero,
carica progettuale e la generosa, allegra esuberanza della sua figura affabile di uomo
volle cogliere, accanpur evoluto in dire(padre, marito, nonno, fratello legatissi(continua alla 4ª pag.)
to all’interesse del
zione autonoma, poi,
primo per la ricerca
da Gentile, e il cui
psicologica e gli stuprimo centenario delGUIDO BELMONTE: le radici nel cuore
di sociali, il legame
la nascita l’Istituto ha
Michele Di Gianni, che d’altri fratelli non aveva certamente bisogno perché ne avetra pensiero e intercelebrato appena qualpretazione della stoche settimana fa.
va già abbastanza, e splendidi, diceva di considerarmi un suo fratello maggiore perria nel suo movimenUn articolo breve,
ché, in età, lo superavo di poco più di tre anni. Ma se parlo della sua infanzia e dei
to economico. “Fauneppure due colonne,
primi suoi anni giovanili, non lo faccio per averne avuto conoscenza diretta. Ho cotore ardente del libequello di Calogero,
nosciuto infatti Michele soltanto nel
(continua alla 4ª pag.)
ralismo”, si legge
nel quale il positivinella Treccani del
smo italiano è riusol1931, Cattaneo ato tutto nell’opera di
AMELIA CORTESE ARDIAS: il valore dell’amicizia
vrebbe
avuto
il
meriRoberto Ardigò e
A Michele non piaceva stare solo, amava la compagnia e in questi
to negli stessi anni in
della sua scuola, e
ultimi anni questa sua peculiarità si era accentuata. Riceveva con gioia
cui Marx costituiva
nel finale del quale si
gli amici. Nei suoi ricevimenti riprendeva il filo di vecchie amicizie e
la sua teoria materiaconclude che “il milistica della storia, di
glior significato, antiCarlo Cattaneo
contatti con gli ambienti di studio, lavoro, dei Consoli, il Tribunale,
“mettere in luce i
metafisico e antial’avvocatura.
(continua alla 5ª pag.)
complessi rapporti tra i fatti morali strattistico, del,positivismo” sarebbe
e quelli economici senza arrivare al- stato peraltro compreso ed espresso
l’assolutezza del determinismo eco- proprio dalle maggiori reazioni al poDARIO INCUTTI: il Diritto come vocazione
nomico”.
sitivismo stesso, dal pragmatismo a
Michele Di Gianni, salernitano, completa gli studi giuridici nella UniverUn orientamento, quello di Catta- Bergson fino al neo idealismo italiasità di Napoli, conquista un’importante posizione professionale di avvocaneo, maturato alla scuola del suo no, che “pur così antipositivistico nel
to civilista negli anni della ricostruzione del Paese - quando a Napoli inprincipale maestro, Gian Domenico suo iniziale atteggiamento polemico”,
segnavano Maestri quali Vincenzo Arangio-Ruiz, Carmelo Scuto, Antonio
Romagnosi, che con la sua fondazio- avrebbe rivendicato di aver prodotto
ne di una “filosofia civile” – “ri- la “piena giustificazione della conGuarino, Biagio Petrocelli, Gio(continua alla 4ª pag.)
spondente”, come avrebbe scritto certa esperienza”.
Gioele Solari nella voce Romagnosi
Ma è molto importante annotare
MARGHERITA COSTA: l’apertura al mondo
della stessa Treccani gentiliana, nel che il nome di Cattaneo di nuovo riHo incontrato la prima volta l’avv.to Michele Di Gianni al Ministero devol. XXIX del 1936, “alle esigenze corre in altre due voci di grande ridello stato nazionale” – aveva se- lievo in Enciclopedia Italiana: già
gli Affari Esteri, nel 1998, quando ero responsabile degli Uffici I e II del
gnato profondamente la formazione e in quella A n t i s e m i t i s m o, di Alberto
Cerimoniale. L’ufficio si occupava allora, come ora, del Corpo Consolare,
la ispirazione di uno dei più promet- Picherle, nel vol. III del 1929, conche comprende i Consoli di Carriera e i Consoli Onorari. Michele era actenti, e certamente del più affeziona- tributo di estrema delicatezza per il
c o mpagnato dall’Ambasciatore Gian
(continua alla 4ª pag.)
to fra i suoi allievi.
tempo in cui fu scritto, nella quale
Il “positivismo” di Cattaneo sareb- le Interdizioni israelitiche pubblicate
be fiorito sul tronco di questa “filo- da Cattaneo a Firenze nel 1836 sono
TETSUO SAKAMOTO: dal Giappone amicizia e solidarietà
sofia civile”, che affonda le sue ra- addotte a riprova dell’alto ostacolo
La mia amicizia con Michele Di Gianni cominciò praticamente nella primavera del 1975 quandici in Antonio Genovesi e nella sua frapposto dalla cultura risorg i m e n t ado l’ambasciatore giapponese di quell’epoca di cognome Fujiyama mi affidò il compito della scelfilosofia “tutta cose”, nella stagione le alla penetrazione in Italia di condei lumi italiani, da Beccaria e dai cetti e pratiche antisemite in età conta del primo console onorario del Giappone a Napoli. Quest’ambasciatore era non solo un mio
fratelli Verri, come nella tradizione temporanea, a differenza di quanto
conoscente di vecchia data ma anche era un grande diplomatico tanto che prima di venire a Roma
empiristica inglese, Francesco Baco- era avvenuto e avveniva nel mondo
aveva accompagnato come capo delegazione
(continua alla 5ª pag.)
ne e John Locke in primo luogo, ol- germanico, in quello anglosassone e
tre che nel sensismo di tardo Sette- in Francia come in tanti Paesi delcento, e non sarebbe invece scaturi- l’Europa orientale e in Russia; e anVINCENZO SINISCALCHI: la cultura dei valori
to dalla lettura diretta di un Comte o cora nella voce Federalismo, dovuta
Non si può, né si potrà, rievocare la nobile e cara figura di Michele Di Gianni senza
di uno Spencer.
a Carlo Morandi nel vol. XIV del
una immaginaria ma sensibile interlocuzione con Lui, con il suo sorriso, con quel vol“Ignaro del positivismo inglese e 1932, in cui si rendeva apertamente
to che era sempre atteggiato ad affettuosa cordialità, a disponibilità generosa, ad infrancese”, sottolinea Saffiotti, Catta- giustizia, sullo sfondo della storia retelligente propensione all’ascolto.
neo sarebbe stato tuttavia “il primo cente d’Italia, sullo sfondo del cenE così è più semplice farlo perché sempositivista in Italia”, benché, o forse
(continua alla 5ª pag.)
proprio perché più psicologo e so(continua alla 3ª pag.)
C at t a n eo o l t re
i l Fe d e ra l i s m o
te del servizio diplomatico della Santa Sede, prestando servizio presso le Nu n z i a tu re
Ap o s t o l i che di Rwanda, n el l e
Filippine ed in Venez u el a . Dal
1989 ha lavo rato presso il Segre ta riato di Stato, dive n ta ndo capo del protocollo nel 1993.
Il 3 settembre 2007 Benedetto
XVI lo nominò Nunzio Ap o s t olico per Malta e Libia, allo stesso
tempo conferendogli il titolo di
Arcivescovo di Otricoli. Fu consacrato arc ive s c o vo il 29 settembre dello stesso anno.
L’ Arcive s c o vo di Malta, Mons.
Paul Cremona, ed il Vescovo di
G ozo, Mons. Mario Gre ch , si
sono congratulati con l’ Arcivescovo Caputo per la sua nomina,
ri n graziandolo per il suo impegno ed il suo servizio a Malta
ed il costante sostegno dato alla
Chiesa nelle Isole Maltesi.
* Ambasciatore di Malta nei Paesi
Baltici. Già Direttore del “Sunday Times” di Malta
L’ILVA TRA AMBIENTE E LAVORO
La lezione di Taranto
di Fulvio Tessitore*
Queste pagine sono scritte per Michele Di Gianni,
pensando a tutte le sue cortesi, pressanti, amiche voli insistenze perché collaborassi al suo periodi co per il Mediterraneo, che egli voleva sede di li bere opinioni, tanto più gradite quanto più espres se senza ammiccamenti e compiacimenti ipocriti.
Chi, come per un sortilegio, venendo da un altro mondo, sbarcasse a Taranto e sentisse parlare
dell’ILVA e delle decisioni severe
della magistratura di quella Procura non potrebbe non condividerle,senza esitazioni. Eppure… Quante vicende nascono e coprono col
l o ro ru m o re quelle misure severe
e sacrosante; quante asperità della
vita vissuta, quante vite di innocenti vi sono coinvolte, ignare vittime di un tragico “gioco” più
grande di loro. E allora anche lo
spettatore casuale sarebbe investito
da una folla di angosciose domande inquiete e inquietanti.
Egli non potrebbe non domandarsi come mai solo oggi o ieri,
dopo oltre cinquant’anni, ci si accorge,con appassionata indignazione, che lì a Taranto s’è lasciata cos t ru i re la più grande acciaieria
d’Europa senza porsi mai il pro b l ema dell’inquinamento ambientale.
Come mai s’è consentito che la
zona più esposta alle conseguenze
inquinanti della fabbrica fosse ritenuta zona di intenso insediamento
abitativo. Come mai, in tanti e tanti anni, di fronte a tante cose e decisioni siano rimaste distratte, pur
se irresponsabilmente attive, generazioni diverse di amministratori e
politici, locali e nazionali, dei più
diversi colori politici. Come mai tut-
ti gli organi tutori, anche quelli della magistratura, non siano stati sufficientemente attenti e severi e rigorosi e inflessibili come quelli di
oggi, che hanno, finalmente, riconosciuto che la salute è un diritto
incomprimibile, solennemente sancito dalla nostra Carta Costituzionale. Come mai non si è ricordato,
in tempo utile, che questo diritto
trascurato sarebbe sicuramente andato a confliggere con un altro diritto incomprimibile, quello del lavoro, ancor più incomprimibile dell’altro perché sancito come principio solenne della stessa Carta, che
lo individua quale il fondamento del la Repubblica democratica.
Dinanzi a siffatte domande, l’ignaro visitatore per caso rimarrebbe di certo intontito, stranito, stordito, così come tali restano oggi
non solo gli operai dell’ILVA e le
l o ro famiglie, ma tutti i cittadini
italiani consapevoli, tranne gli ambientalisti ideologicamente catafratti, gli ipocriti e i cinici (giacché
v’è anche di questi e non pochi in
questa drammatica vicenda). Inquietanti per costoro si affollano alt re domande ingenue, semplici,
ineludibili.
È possibile, è lecito oggi, dopo
cinquant’anni di silenzio assordante o colpevole, o, peggio, inconsa(continua alla 3ª pag.)
IN QUESTO NUMERO
Hanno firmato articoli per il nostro giornale tra gli altri: da Napoli: Guido Be l m o nte, Francesco Paolo Casavola, Amelia Cortese Ardias, Ermanno Corsi, Guido D’Angelo, Renato De Falco, Lucio Fino, Antonio Guarino, Donatella Trotta, Vincenzo Siniscalchi, Fulvio Tessitore, Giovanni Ve rde; da An a c a p r i: Raffaele Vacca; da Ge n ova: Ma rgherita Costa; da Ro m a: Tetsuo Sakamoto; da Reggio Emilia: Isabella Trovato; da Sa lern o: Stefania Forlani, Dario Incutti; da Treviso: Livio Pauletto; da Ma l t a: Laure n c e
Grech, Joe Zammit Ciantar. Maltanapoli li ringrazia viva m e n t e .
nerocianomagentagiallo
2 • maltanapoli
❋
Dicembre 2012
CRONACA
L’ESCURSIONE DELL’ERUDITO
BARONE VON RIEDESEL
di Lucio Fino*
Johann Hermann von Riedesel,
amico e discepolo di Winckelmann,
oggi è considerato l’avanguardia di
quel gran numero di viaggiatori che
negli ultimi decenni del ‘700, e poi
durante l’età romantica, si sarebbero recati finalmente oltre Napoli, per
visitare anche la Puglia, la Sicilia e
la Calabria, alla ricerca delle infinite suggestioni della cultura gre c a .
Cultore di letteratura e di arte classica, questo giovane barone di Eisenbach venne in Italia una prima
volta nel 1762, e in quella occasione conobbe a Roma il già celebre
Winckelmann, allora considerato il
padre della moderna archeologia tedesca. Tornò poi a Roma alla fine
del 1765, anche a seguito delle insistenze epistolari del suo nuovo amico, per org a n i z z a re un viaggio in
Magna Gre c i a, alla riscoperta delle
più pure e arcaiche architetture doriche lì conservate.
Il 10 marzo 1767 Riedesel s’imbarcò a Napoli su una nave militare
diretta a Palermo, e qui si trattenne
fino al 30 marzo. Visitò, poi, Segesta,
Trapani, selinunte e Agrigento; giunto, infine, a Licata, da qui il 21 aprile raggiunse Malta, sbarcando alle
otto del mattino a Gozo. Qui, dopo
essersi arrampicato con grande fatica
sulla rocca, provò un particolare stupore nel trovare coltivati in maniera
prodigiosa il cotone e la canna da
zucchero. Ebbe poi modo di osservare che le donne del posto lavoravano tappeti molto simili a quelli prodotti in Turchia, e che in genere il
loro prezzo era molto buono. Nei villaggi, -dai residenti chiamati “casali”le case e le chiese, ben costruite con
la tipica pietra bianca locale, gli apparvero particolarmente pulite. Infine, tra le antichità di Gozo a intere ssarlo particolarmente fu un muro a
forma di semicerchio -a suo dire un
monumento punico-, costruito a secco con pietre aventi forme e grandezze diverse, e simile alle mura di
Fondi.
cedri, produceva un eccezionale re ddito. In proposito, Riedesel osservò
anche che i Maltesi, pur non sapendo né leggere né scrivere, riuscivano comunque a condurre con grande successo complesse attività comm e rciali, anche lontano dalla loro
isola.
Dunque, pur avendo la costante
preoccupazione di rintracciare e inv e n t a r i a re qualche reperto classico,
questo austero viaggiatore, poi nominato ciambellano di Federico II
alla corte prussiana, fu anche molto
attento alle bellezze del paesaggio,
mostrò interesse per la natura modificata dall’uomo, e, da vero uomo
del suo tempo, s’interessò anche al
c a r a t t e re e alle condizioni di vita degli abitanti. Ricordò anche, infatti,
che erano dolci, pazienti e tranquilli, e, in particolare, che le donne erano molto vivaci, ma riservate nello
stesso tempo
A proposito dell’aspetto fisico degli abitanti di Malta, Riedesel osservò che invano si sare b b e ro cercate sull’Isola quelle bellezze tanto
famose nell’antichità: le donne, pur
se di piccola statura, erano ben formate soltanto “nella parte superiore”, e avevano le più belle mani, un
piede grazioso, e dei begli occhi
neri, vivi e penetranti, in più “sono
più bianche delle Siciliane”, per la
cura che ponevano nel difendersi
dal sole; però avevano il naso
schiacciato e le labbra un po’ rialzate, cosa questa che subito faceva
r i c o rd a re la vicinanza dell’Isola all’Africa. Per gli uomini, invece, -piccoli ma forti, e tutto nervi-, egli osservò che l’influenza del clima africano si avvertiva ancora di più, dal
momento che tutti avevano il naso
schiacciato, le labbra grosse, il mento carnoso ed i capelli molto crespi.
Un’ultima sua osservazione degna
di nota riguardò la ben nota sobrietà dei Maltesi: sulla speronara
che il 23 aprile lo riportò in Sicilia
Riedesel ebbe modo, infatti, di con-
Veduta di Malta (incisione acquarellata tratta dall’Atlante Braun
Hogenberg dell 1572)
Dopo pranzo, questo erudito “antiquaire” si recò a Malta con un’imbarcazione a vela, rimanendo molto
colpito durante l’escursione dal gran
numero di torri e bastioni posti a difesa delle coste. Il porto dell’isola,
ben difeso da imponenti fortificazioni, gli sembrò un’opera d’arte,
degna della più grande ammirazione; tuttavia, deplorò anche la condizione degli abitanti dell’isola che,
già ristretti dal mare, avevano disponibile per le loro abitazioni un
territorio reso ancor più piccolo dall’uomo con le sue opere militari. Fu
tale il senso di ristrettezza avvertito,
che presto egli provò una così grande inquietudine da fargli desiderare di tornare al più presto in Sicilia.
La Valletta gli apparve costruita
molto bene. I dipinti del Cavalier
Calabrese in S. Giovanni gli sembrarono avere “molto fuoco, nell’espressione”, pur se al solito li giudicò mal disegnati. Visitò poi il giardino del Gran Maestro che, con una
abbondante coltivazione di fragole e
con i suoi settecento aranci e mille
statare che i marinai mangiavano e
bevevano il doppio dei Siciliani!
In definitiva, questo erudito barone prussiano, interessato esclusivamente alle testimonianze dell’antica civiltà greca, molto diffuse in Sicilia ma assenti a Malta, nei suoi ricordi di viaggio -pubblicati a Zurigo nel 1771 sotto forma epistolare
con il titolo Reise durch Sizilien und
Gro‚griechenland-, si limitò a descrizioni piuttosto meticolose e piatte,
rivelandosi poco incline a guardare
i paesaggi come un’esperienza estetica, e incapace d’individuare la bellezza in altre forme artistiche diverse da quelle dell’arte greca; tuttavia,
la sua opera fu molto appre z z a t a
dai successivi viaggiatori e, in particolare, da Goethe che, nell’imbarcarsi a Napoli per raggiungere via
m a re la Sicilia, portò con sé il piccolo volume “come un breviario o
come un talismano”.
* Presidente dell’Associazione A mici dei Musei di Napoli
DI
M A LT A
E
DI
GOZO
❋
TONIO BORG NUOVO COMMISSARIO EUROPEO
di Laurence Grech*
Il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri di Malta, To n i o
Borg, è il nuovo Commissario Europeo per la Sanità e i diritti dei
Francis Zammit Dimech
Consumatori, dopo le dimissioni di
John Dalli.
La nomina di Borg fu contestata
duramente dai membri liberali, Verdi,
e di gran parte del gruppo Socialista
del parlamento europeo, ma alla fine,
grazie anche al sostegno compatto datogli dai sei Europarlamentari maltesi – due nazionalisti, appartenenti al
Partito Popolare Europeo, e quattro
laburisti, che fanno parte del gruppo
del Partito Socialista Europeo, Borg
ottenne la maggioranza dei consensi –
385 sì contro 281 no e 28 astensioni.
L’opposizione contro Borg riguardava le sue dichiarazioni in passato
contro l’aborto ed il trattamento
uguale per coppie omosessuali nella
legge che riguarda l’affitto di proprietà, ed ad un certo punto si temeva una ripetizione della bocciatura del
candidato italiano per la Commissione, Rocco Buttiglione, qualche anno
fa, proprio per queste ragioni.
Malgrado la dichiarazione di Borg,
durante la sua interrogazione da parte degli Europarlamentari, che nonostante i suoi principi personali, ai
quali non rinuncerà mai, era disposto ad impegnarsi per applicare le leggi esistenti sulle materie in questione, i capigruppo dei partiti nel parlamento europeo hanno insistito che li
vengono date garanzie per iscritto da
parte di Borg.
Borg ha accettato questa richiesta
insolita e si è impegnato, nero su
bianco: di presentare la proposta di
legge sull’industria del tabacco entro
gennaio 2013; ad adottare proposte
Una lunga amicizia tra Napoli e Malta
di Joe Zammit Ciantar*
Ho incontrato Michele Di Gianni nel settembre del maltesi, e di spiegare come queste prelibatezze proveni1991, nella sala di ricevimento dell’Hotel Verdala a Ra- vano fresche da Malta.
bat, Malta. Mi aveva telefonato chiedendo di incontrarIo, invece, ospitavo Michele ogni volta che veniva a
mi prima che cominciassi
Malta. L’ultima volta arrivò
ad andare a Napoli come
insieme a due sorelle: Flora
Lettore di Scambio per la
ed Elisa. In quell’occasione,
lingua maltese presso l’Istidopo una giornata trascorsa
tuto Universitario Orientaa Gozo, volle assaggiare lo
le. Si presentò come il Constufato di coniglio fatto apsole Generale Onorario di
positamente da mia moglie
Malta. Mi chiese di andarIrma.
lo a trovare presso il suo
Ogni volta che veniva a
studio di avvocato in Vi a
Malta era sua abitudine rePonte di Tappia, appena arcarsi al cimitero Addolorata
rivato a Napoli.
per portare portare i fiori
Fu la prima di molte visulle tombe dei suoi grandi
site, durante i miei anni di
amici maltesi che più di
insegnamento a Napoli,
ogni altro gli sono rimasti
fino al 2006. Siamo divennel cuore: Silvio Mifsud (già
Console del Giappone a
tati grandi amici con reciMalta), Giovanni Mangion
proco rispetto e stima. La
prima volta che sono stato Michele di Gianni e Joe Zammit (Lettore di Lingua maltese
presso L’Orientale di Napoinvitato a casa sua, in Via Ciantar.
li e mio predecessore) e
Crispi, mi ha mostrato le
sue preziosi collezioni, un antico presepe napoletano e Guido De Marco (Presidente Emerito della Repubblica
un paio di grandi dipinti di famosi maestri. Una volta di Malta che egli amava quasi come un fratello).
Michele era un uomo di buon cuore, sempre sorrimi ha invitato per un pranzo che comprendeva pasta fatta da sua moglie Teresa Murolo: una donna adorabile, dente. Avrebbe aiutato tutti. Conosceva molte persone,
morta dopo un intervento a Parigi, nel giugno 1992. Era non solo a Napoli. La sua carriera giuridica, le sue reorgoglioso dei risultati dei suoi due figli Antonietta (spo- sponsabilità come Console Onorario di Malta e del
sata con Alberto e madre di tre figli) docente di Dirit- Giappone, ma soprattutto il suo contatto eccellente con
to e Fabrizio (sposato con Mirta e padre di due figli) i Consoli Onorari nel momdo hanno fatto di lui un
avvocato di Diritto Internazionale a Bruxelles e Conso- uomo ‘sempre a disposizione’. Infatti nel 2007 appena
lo informai che avrei dovuto subire un delicato interle Onorario d’Italia a Lovanio, Belgio.
Con Michele parlavo spesso dei suoi impegni pro- vento chirurgico, immediatamente si offrì di accompafessionali, della sua attività diplomatica e dell’Unione dei gnarmi a Parigi, di pagarmi tutte le cure e di farmi
Consoli Onorari in Italia di cui era Segretario Generale operare da un suo grande amico chirurgo. Ho dovuto
(anche a Malta nel maggio 1992 aveva organizzato una insistere non poco per convincerlo che dopo l’operazioAssemblea del Sodalizio) e della sua attività giornalisti- ne avrei avuto bisogno di molte altre cure che potevo
ca con la pubblicazione del “Maltanapoli -Corriere del avere solo a Malta. Ma ogni volta che ci incontravamo
Mediterraneo”. Un periodico, questo da lui fondato nel mi esprimeva il suo disappunto per il fatto che non
1970 e molto a cuore a Michele tanto da confessarmi avevo accettato la sua offerta.
Michele era un cattolico praticante e ogni anno si redi essere preoccupato sulla sua continuazione una volta
cava
a Lourdes. Circa due o tre anni fa, mentre a casa
scomparso. Alcune settimane prima di ogni numero, per
sua
guardavamo
la TV, si rivolse a me dicendo a bassa
telefono o per e-mail mi chiedeva di mandargli materiale
connesso a notizie su Malta. I miei contributi riguarda- voce: ‘Lascia che ti dica una cosa che solo poche persovano pubblicazioni maltesi (ad esempio nel giugno 2007 ne conoscono. Oggi, la Grotta dove la Madonna è apparsa
gli ho inviato un articolo su ‘Elevato sugli Altari Gior- a Bernadette è illuminata con luci speciali. Sono stato io
gio Preca, umile Sacerdote maltese’. Anche l’Ambascia- a convincere le autorità francesi ad installarle pagandone
tore Lawrence Grech, giornalista del The Sunday Ti - tutte le spese.’ Un breve articolo su questo è stato pubmes, divenne un assiduo collaboratore del Maltanapoli blicato sul Maltanapoli ma senza riportare il suo nome.
Era una persona veramente rispettabile. Per il suo eccon articoli su eventi politici accaduti a Malta.
cezionale lavoro ha ricevuto diversi riconoscimenti sia in
Continuamente mi invitava a trascorrere qualche giorItalia che all’estero: tra questi l‘Unione Nazionale del
no con lui nella sua villa a Capri dove siamo sempre staMerito’ conferitogli dall’allora presidente di Malta (e suo
ti accolti io, mia moglie, i nostri figli e i nostri nipoti, amico) Ugo Mifsud Bonnici, nel marzo 1996.
da ultimo nel settembre 2010. Siamo stati, io e mia moE’ stato un marito devoto, un padre severo, un nonglie Irma, anche ospiti nella sua casa di campagna ‘O no premuroso. Era un avvocato acclamato, stimato e giuPurtusillo’ in occasione della sua ultima vendemmia nel sto; un Console benvoluto e rispettato; un uomo sempre
mese di ottobre dello scorso anno.
allegro, generoso e felice quando incontrava gli amici.
Durante il mio incarico di Lettore presso l’OrientaAntonietta, Fabrizio e i nipoti, hanno perso il padre più
le di Napoli ho partecipato a numerose visite ufficiali amorevole e il nonno più premuroso che potevano mai avefatte -su invito di Michele- dai Presidenti di Malta: Dr. re. I molti amici hanno perso un vero amico, giusto e sinCensu Tabone e Dr. Ugo Mifsud Bonnici e da numero- cero. La categoria consolare -ma soprattutto Malta- ha perse altre Autorità maltesi. Sono stato testimone dell’im- so un Console Onorario eccezionale. Napoli ha perso un
pegno e l’attenzione di Michele ai più piccoli dettagli, cittadino unico. Io ho perso un grande amico.
mentre preparava i programmi delle loro visite che ter* Professore di lingua, letteratura
minavano tutte con un ricevimento nella sua casa ove e cultura italiana presso l’Università
Michele era orgoglioso di offrire, tra l’altro, i pastizzi di Malta.
Tonio Borg
legislative sulla clonazione degli animali ed alimentazione nuova entro la
metà del 2013; a rispettare la scadenza di marzo 2013 per il divieto della
sperimentazione su animali per uso
nei cosmetici; di rispettare in pieno la
Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue, nonchè le leggi dell’Ue contro la
discriminazione ed i principi enunciate in decisioni giudiziarie; a riconoscere la dignità innata di tutti i cittadini Ue, indipendentemente dalla
loro orientazione sessuale o distinzioni elencate nell’Articolo 21, ed a trattare, come Commissario, tutti i cittadini Ue in modo giusto ed eguale, ad
impegnarsi attivamente affinchè vengano indirizzati ineguaglianze nella salute pubblica e di agire contro la stigmatizzazione di persone sofferenti di
HIV/AIDS; ed infine, di sostenere attivamente le politiche dell’Ue riguardanti i diritti delle donne.
Il Commissario europeo maltese
John Dalli, in carica dal 2009, fu costretto a dimettersi il 16 ottobre
scorso in vista delle conclusioni di
un’investigazione condotta da alcuni mesi dall’Ufficio Europeo contro
la Frode (OLAF).
Secondo il capo dell’OLAF, l’italiano Giovanni Kessler, Dalli era al
corrente di tentativi da parte di un
imprenditore maltese, vicino allo
stesso Dalli, di impegnarsi, per conto di una società svedese, Swedish
Match, per abolire il divieto sulla
vendita in Europa di ‘snus’, un prodotto del tabacco senza fumo, il cui
consumo è limitato per legge alla
sola Svezia.
L’OLAF ha precisato che Dalli non
ha mai ricevuto alcuna forma di tangente in proposito, ma che sapeva che
l’imprenditore maltese stava nego-
John Dalli
ziando con la società svedese e che
avrebbe chiesto una grossa somma
per fare pressione su Dalli.
Infatti fu la stessa Swedish Match
ad allertare l’OLAF agli approcci fatti dall’imprenditore maltese, in un secondo tempo identificato come Silvio
nerocianomagentagiallo
Zammit, già vice sindaco nazionalista
di Sliema.
Dal canto suo, Dalli ha strenuamente negato ogni addebito.
Una volta nominato come successore di Dalli, il 55enne Tonio Borg si
dimise da vice capo del Partito Nazionalista, attualmente al governo. L’elezione per il suo successore come
numero due di Lawrence Gonzi avvenne il 30 novembre. L’elezione del
vice capo era affidata ai circa 900
membri del consiglio generale del
partito, i quali hanno dato 72 per
cento dei loro voti a Simon Busuttil,
uno dei due europarlamentari nazionalisti, contro il 28 per cento per Tonio Fenech, l’attuale ministro delle
finanze.
La scelta di Gonzi per il successore di Borg come ministro degli esteri
è caduta su Francis Zammit Dimech,
58 anni, già presidente del comitato
per gli affari esteri del parlamento
maltese. Zammit Dimech, deputato
dal 1987, era più volte ministro nei
governi guidati da Eddie Fenech Adami e dallo stesso Gonzi.
Intanto, a riempire il seggio parlamentare per la circoscrizione di
Birkirkara-Lija vacato da Borg, è stato eletto il medico di famiglia ed exdeputato Michael Asciak.
Intanto l’amministrazione Gonzi si
avvicina alla sua scadenza, anche perchè il passaggio del bilancio del governo, su cui si voterà il 10 dicembre è molto incerto, dato le dichiarazioni di un membro del partito di governo, Franco Debono, che intende
votare contro.
Simon Busuttil
Siccome la maggioranza del governo è di un solo seggio, il voto
contrario di Debono risulterebbe
non solo nella bocciatura del bilancio ma anche nello scioglimento della Camera ed elezioni politiche entro tre mesi. La data probabile delle elezioni è il 9 marzo, in coincidenza con le elezioni amministrative per il rinnovo della metà dei 68
consigli comunali.
Come previsto, il governo Gonzi
il 10 dicembre perse la maggioranza
in parlamento nel voto sul bilancio,
grazie alla defezione di Franco Debono, che aveva votato con l’Opposizione. Dopo il voto, Gonzi annunciò che l’indomani avrebbe consigliato al Presidente della Repubblica George Abela di sciogliere la Camera il 7 gennaio 2013 e di indire le
elezioni politiche per il 9 marzo,
come attualmente ha fatto.
* Ambasciatore di Malta nei Paesi
Baltici. Già Direttore del “Sunday Times” di Malta
maltanapoli • 3
Dicembre 2012
LA
LEZIONE
(segue dalla pag. 1)
pevole, guard a re a un solo corno
del tragico dilemma e assumere la
difesa inflessibile d’uno solo dei
grandi diritti in discussione? È possibile farlo senza domandarsi, con
t i m o re e tre m o re, quali sono le
conseguenze di siffatte scelte, tanto giuste quanto unilaterali, ossia
senza domandarsi se la vita di migliaia di persone, d’ogni età, non
sia messa a rischio non solo dalla
perseverante mancata difesa della
salute e della salubrità dell’aria, ma
anche dalla miseria e dal degrado
sociale, economico, civile, morale?
Già, perché di questo si tratta. La
vita, che fa l’umanità d’ogni uomo
e cittadino, non è solo quella fisica, è anche quella civile, economica, sociale, culturale. Un uomo è
ucciso non solo dai malanni, bensì
anche dall’abbrutimento della sua
dignità, dalla disperazione di un
padre di non poter esercitare il dovere/diritto di accudire alla crescita, allo sviluppo, alla garanzia di
vita tranquilla dei propri figli. Nasce, forse, da tutto ciò la conseguenza che il diritto non va rispettato, pur se tardivamente, a carico di chi lo ha violato con igno-
DI
TA R A N TO
bile cinismo, preoccupato solo del
proprio interesse, di quello più
s p o rco perché costruito e conservato a danno di altri, grazie alla lesione e all’offesa dei diritti altrui?
Assolutamente no. I Giudici sanno,
devono, dovre b b e ro sapere che a
loro tocca l’esercizio e la difesa del
diritto che impone di perseguire ,
senza debolezze, chi viola la legge
e specie di chi lo fa ignobilmente,
sapendo di farlo o trascurando i
p ropri doveri d’ufficio (e tra questi sono da annoverare anche quelli di non rimanere tacito e indifferente dinanzi a manifeste violazioni di diritti, come quelli della salute e del lavoro). E però l’esercizio inflessibile del diritto non può
c o l p i re,volontariamente o involontariamente, chi la legge non ha violato ed anzi ha subito la violenza
di chi la legge non ha rispettato.
Ciò richiama un principio semplice e solenne tanto quanto ignorato
in questa nostra età di ideologismi
esasperati ed estenuati, perciò più
pericolosi. Il diritto è un’esperienza storica, ontologicamente storica, non è qualcosa che si libra in
alto tra gli asfodeli della metafisica, anche la metafisica della giu-
CARLO CATTANEO
(segue dalla pag. 1)
tralismo sabaudo e del regime autoritario imposto dal fascismo, all’ampio respiro nazionale e democratico
della formula federalistica di Cattaneo e con lui di Ferrari, inoltre esulante, precisava Morandi, da “ogni
gretta idea municipalistica”.
Quasi mezzo secolo, e davvero
molti mutamenti di storia, di cultura
e di storiografia, corrono tra queste
presenze di Cattaneo nell’opera maggiore dell’Istituto della Enciclopedia
Italiana e l’ampio saggio che a Cattaneo dedica Ernesto Sestan nel vol.
XXII del Dizionario Biografico degli
Italiani, pubblicato nel 1979. Un saggio biografico avvincente, quello di
Sestan, densa narrazione di una vita
intensissima, che muovendo dalla difficoltà di rintracciare “un pensiero
unitario centrale” nella riflessione di
Cattaneo, individuava tuttavia due
esigenze fondamentali, coerentemente mantenute sempre vive dallo scrittore milanese: il “rifiuto di ogni metafisica” e “l’idea e la fede nel progresso”. Per ricorrere subito dopo a
Norberto Bobbio, che diceva, è noto,
di aver assorbito Cattaneo, “l’unico
filosofo italiano che non sia un metafisico”, attraverso le letture che del
suo pensiero erano state compiute da
tre diversi maestri di liberalismo,
Gaetano Salvemini, Luigi Einaudi e
Piero Gobetti.
Bobbio aveva definito quella di
Cattaneo, Sestan vi si sofferma, auna
“filosofia militante”, ovvero ”uno satrumento per operare sulla società e
contribuire a migliorarla”. Lasciand
da canto e volutamente ”irrisolta”,
come scriveva, ”la questione se il
Cattaneo fosse o non fosse un positivista o addirittura il primo banditore del positivismo in Italia”, Sestan
registrava una “indipendenza” di Cattaneo da Comte e da Spencer, autori
da lui mai citati, che non ne oscurava tuttavia le “affinità” con quei filosofi europei. E soprattutto, vagliando in pagine di penetrante chiarore i
molteplici studi e interventidi Cattaneo nei più diversi rami del sapere e
del problemi umani, dall’economia
alle comunicazioni, dal diritto alla
tecnologia, dall’agricoltura alla linguistica, dalla pubblica istruzione alla
psicologia, risolveva nella attitudine
storica il principale tratto della “mente di storico”, poiché, proseguiva Sestan, “non c’è, si può dire, scritto suo
di qualche ampiezza che non sia permeato di senso storico, den senso del
nascere, dello svilupparsi, del trasformarsi in forme nuove”.
A fronte di questo giudizio, fon-
dato sulla lettura della multiforme
opera di Cattaneo, muoveva a malinconia in Sestan il fatto che la valutazione negativa cresciuta nelle lotte per l’unità d’Italia e nel pensiero
politico-istituzionale italiano a quegli anni successivo attorno alla soluzione federalista, proposta senza citazioni e senza compromessi (federazione di Stati o di Regni, non di regioni, la definitiva con chiarezza Cattaneo) avesse condizionato la ricezione di altri momenti del pensiero di
Cattaneo nei circoli liberali di fine
Ottocento.
A quell’epoca, scrive Sestan, Cattaneo sembrava ritenuto, con ingenerosa approssimazione, aver manifestato, anche in campi diversi da quelli della ingegneria politico-istituzionale, idee di “scarsa presa sulla
realtà” e di sicura “inattuabilità”, e la
sua eredità pareva amministrata da
una “chiesuola di pochi fedeli”. Eppure, così chiudeva Sestan la sua ricostruzione, Cattaneo era certamente
stato, oltre che un interprete di prima
grandezza del moto risorgimentale,
“uno dei pochi grandi italiani del secolo scorso che ebbero statura veramente europea e moderna”.
Di questo giudizio, e soprattutto
della ricchezza e della fecondità del
pensiero e della esperienza politica di
Cattaneo, le attività, le edizioni, gli
studi, le ricerche, i seminari e le
esposizioni promosse e organizzate
dal Comitato nazionale paiono davvero costituire, per chi sa bene intendere, un non inaspettato né sorprendente inveramento. E in questo
impegno va sottolineato il convergere di realtà culturali e istituzionali diverse, della Repubblica Italiana e del
Canton Ticino della Repubblica Elvetica, che fu per Cattaneo, come per
molti altri italiani ed europei in epoche anche fra di loro lontane della
storia, terra d’esilio, e però di esilio
ospitale e operoso.
Richiamo alla memoria quel territorio di Lugano nel quale, in mutate
condizioni storiche e per altre prove
politiche e intellettuali, poco più di
mezzo secolo dopo la morte di Cattaneo, si ritroveranno per pregnanti
incontri, attorno a Hermann Hesse,
che lo aveva scelto a luogo di più serena virta e creazione letteraria, altre
grandi anime dello spirito europeo
del Novecento, esiliate o sospinte da
inedite tirannidi, come Thomas Mann
e Bertoldt Brecht.
* Presidente Emerito della Corte
Costituzionale
MARNAVI
S.P.A.
UFFICI NAPOLI
Via S. Brigida, 39
Ph. +390812513111
Fax +390815510865
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stizia. Il diritto è in sinolo indissolubile con la vita, giacché esso è la
persecuzione e il superamento della lesione della vita, di ogni lesione che si rechi alla vita. Perché il
diritto è cosa diversa dalla giustizia, è lo strumento, uno degli strumenti per rendere effettiva la giustizia, affinché si concretizzi nella
vita, consapevole come deve essere della costitutiva storicità della
vita. Perché la giustizia non è un
concetto giuridico: è un principio
“ultimo” a cui sono legati molti
concetti, quelli del diritto, dell’economica, dell’etica, dell’educazione, del lavoro, ecc., ecc. In una parola il concetto del diritto della vita
e alla vita. Ahimè, troppo spesso,
in questi nostri anni nei quali l’ideologia fa premio sul sapere, i
magistrati sembrano non saper distinguere le due situazioni logiche,
che ho or ora richiamate. Operare
perché la giustizia sia, non significa essere titolare e neppure operatore della giustizia, che è e non
può non essere prerogativa di tutti e non solo dei magistrati, i quali sono titolari e operatori del diritto. Chi crede può ritenere (beato
lui) che il solo titolare della giustizia sia il Padre Eterno, il Dio onnipotente dinanzi al cui sguard o
radiale (che non lascia zone d’ombra) scorre tutto il mondo, tutta la
vita di uomini e cose. Solo chi ritiene di poter eguagliare il Padre
Eterno può ritenere di avere aff idato (chi sa da chi) il potere di
compiere azioni assunte nella loro
“ p u rezza”, senza valutare le conseguenze di esse. Insomma di essere il titolate dell’“etica della convinzione”, sganciata dall’“etica della responsabilità”. Siffatta convinzione può ritenere che un organo
monocratico, cui è affidato l’esercizio del diritto, possa, nella solitudine della propria coscienza e nei
limiti del proprio sapere, assumere decisioni che riguardano, nel
senso che colpiscono una folla di
uomini di cui egli non conosce nulla, né il numero, né il volto, né la
consistenza esistenziale, al di là del
generico immaginare. Com’è possibile che un uomo solo possa imboccare la strada di scelte unilaterali in una materia multilaterale,
quale è quella che tocca la vita, che
è fatta di molte cose, dalla salute
(fisica e morale) alle condizioni di
essa, ossia il lavoro (fisico e mentale)? Una simile convinzione non
è un atto di superbia diabolica? “il
mio vuoto e puro io – diceva Schlaiermacher – nudo e semplice,
con la sua autonomia e libertà, è
una maledizione”. Ricord a re questo non è mancare di rispetto ai
giudici, perché so com’è terribile
g i u d i c a re altri uomini. E però so
che questo rispetto deve avere a
corrispettivo che chi giudica abbia
la consapevolezza del valore della
vita, non solo fisica, ma morale,
in una parola “l’uomo intero” di
cui sapeva e diceva Dilthey. La
vita non può essere tagliata a fettine. Chi giudica deve avere il senso della pietas, che significa, cristianamente, amore e, transitivamente amore tra gli uomini. Dunque nessun atto unilaterale e unid i rezionale può avere legittimità e
legittimazione dinanzi ai problemi
della vita e ai diritti della vita, come la salute e il lavoro .
Anche in una vicenda come
quella di Taranto, i re s p o n s a b i l i ,
tutti i responsabili (anche quelli
della stampa) devono essere liberi dal giogo delle ideologie, che
sono le idee snaturate, perché ossificate nella loro assolutizzazione
tanto da divenire unilaterali. Molti degli ambientalisti di oggi (e
ancor più quanti ne ripetono pappagallescamente affermazioni e
anatemi) non sanno, o fingono di
non sapere che il loro è un discorso antico, che rischia di essere inesorabilmente vecchio. Quest’ambientalismo non sa (non ha
saputo) distinguere la sacro s a n t a
difesa dell’ambiente, che l’uomo
(continua alla 7ª pag.)
A CAPODIMONTE
BELLE EPOQUE E
FONDAZIONE MELE
La Fondazione Mele nasce nell’ottobre del 1989 per volontà della
sua fondatrice Anna Maria Mele, per
ricordare la laboriosità del padre
Emiddio, Cavaliere del Lavoro per
l’industria tessile (con nomina regia
6 marzo 1902), per tramandare in
continuità con il passato, l’inestimabile patrimonio artistico, culturale e
imprenditoriale ideato e realizzato
con il fratello Alfonso. L’atto costitutivo della Fondazione stabilisce di
sviluppare e divulgare, tramite la selezione e la formazione di giovani
artigiani, l’immenso patrimonio culturale che l’artigianato tradizionale
offre alla Regione Campania.
L’attività è finalizzata, tramite l’impegno delle rendite del patrimonio
di cui l’Ente dispone, a promuovere
i valori dell’artigianato partenopeo
in tutte le sue forme.
In continuità con le innovative idee
dei fratelli Emiddio e Alfonso Mele,
la Fondazione ha inteso proseguire
sulla strada da loro tracciata con il finanziamento delle migliori realtà del
tessuto artigianale del territorio campano. In un processo virtuoso mirato
alla valorizzazione delle risorse umane della nostra Regione.
Il Presidente Alfonso Mele ed i
Consiglieri Agostino Borselli, Renato Golia, Francesca Mele, Luisa Per-
sico, Andrea Pisani Massamormile
e Franco Tortorano, intendono oggi
riconoscere a Napoli, in forma tangibile e propositiva, il successo che
la stessa città, circa un secolo fa,
volle attribuire ai fratelli Emiddio e
Alfonso Mele.
Il patrimonio della Fondazione è
costituito anche da una consistente
raccolta di manifesti della collezione
Mele. La sezione espositiva permanente promossa dalla Soprintendenza
al Polo Museale della città di Napoli, che ha offerto le opere e le sale del
Museo di Capodimonte, è interamente realizzata con risorse professionali
e finanziarie messe a disposizione dalla Fondazione Mele.
Un archivio gentilizio miniera di storia
È quello dei Conti Putaturo Donati Viscido di Nocera dei principi
longobardi di Salerno della Prima Dinastia
Nella monumentale sala degli Angeli Conti e del Consiglio di Stato; docenti
dell’Università Suor Orsola Benincasa, si universitari tra cui Giacinto, Salvatore
è svolta la presentazione del volume e Ferdinando Auricchio, Francesco San “L’archivio gentilizio dei Conti Putaturo toni, Elio Palombi presidente dell’Acca Donati Viscido di Nocera dei principi lon - demia della Cucina, Marcello Orefice,
gobardi di Salerno della Prima Dinastia”, Raffaele Elefante, Lucio Fino presidente
pubblicato dall’editore napoletano Perrot - dell’Associazione Amici dei Musei, Car ti di Luigi Buonincontro. L’occasione è lo de Pascale, Alessandra Perriccioli Or stata originata
dall’affidamen to della raccol ta, vincolata
dalla Soprin tendenza Archi vistica per la
Campania, al l’archivio della
Badia di Cava
dei Tirreni, mil lenaria Abbazia
Benedettina sa lernitana.
Il volume, di Castello di Quaglietta (Valle del Sele) dei conti Viscido
cui è autore di Nocera dei Principi Longobardi di Salerno della pril’avvocato Ma - ma dinastia – secoli IX-XII (disegno d’archivio)
rio Putaturo Do nati Viscido di Nocera, presidente ag - dinaria di Storia dell’Arte Medievale,
giunto della Corte di Cassazione, è com - Italo Ghidini, Francesco Caputo, Adria posto in questa seconda edizione di cir - na Carnevale già vice soprintendente ar ca trecento pagine. In esso è descritta chivistico per la Campania (che ha re con precisione tutta la documentazione datto la relazione storica in occasione
anche pergamenacea.
del vincolo apposto nel 1998 all’archi Una veloce rassegna del materiale vio gentilizio), Flavio Triggiani docente
evidenzia la presenza di un importantis - di diritto costituzionale, Antonio Mora simo codice in pergamena del XIII se - bito de Luca, Eduardo di Castri, Lucia colo in scrittura carolina con piatti ori - na Ottone, Edoardo Fonti, Fausta di
ginali in rovere, con la trascrizione di Palma; molti gli esponenti della nobiltà
copia della platea di Luca Campano Ar - napoletana, tra cui Arduino Abiosi, Gio civescovo di Cosenza (1203-1227), fidu - vanna Abiosi, Carlo de Gregorio Catta ciario del Papa e di Federico II, pub - neo, Carminantonio del Plato di Qua blicata negli anni scorsi in due volumi glietta, Paolo Di Martino con Mimma de
dal Centro Europeo di Studi Normanni Luca Tupputi Schinosa, Gerardo Rocco
di Ariano Irpino. Fanno ancora part e di To rrepadula, Lucio de Luca di Mel dell’archivio gentilizio l’unica incisione pignano, Giancarlo dei Marchesi de
conosciuta del 1590 di Scipione Ammi - Goyzueta, Antonio e Francesco Jodice
rato con la raffigurazione dell’albero ge - d’Enza, Dario dei Conti Naselli, Ales nealogico dei Donati di Firenze, da cui sandro Caroelli.
discendono i Donati Patrizi di Cosenza
Hanno espresso voti augurali Fran e di Paola; alcune cartelle con la ri - cesco Casavola presidente emerito della
produzione degli stemmi delle famiglie C o rte Costituzionale, Luigi Giampaoli alleate matrimonialmente, la minuta ori - no presidente della Corte dei Conti, il
ginale di cui è autore il patriota Pa - presidente emerito del Consiglio di Sta squale Stanislao Mancini (poi docente di to Pasquale de Lise, il presidente Fran diritto internazionale e Ministro) il qua - cesco Bonanni di Ocre, Amedeo Miceli
le fu incaricato nel 1848 dall’Assem - dei Baroni di Serradileo, Marino Zorzi
blea dei Deputati, riunita in Monteoli - presidente del Notiziario dell’Associa veto, di redigere la Protesta alle Nazio - zione nobiliare regionale veneta, Edil ni Europee dei diritti fondamentali del - berto Ricciardi del foro di Salerno, Mi l’uomo: l’originale è conservato nel Mu - chele Cioffi, Sandro Donato dei Baroni
seo di San Martino.
di Migliardo.
Nella sala degli Angeli erano presen Sono seguiti gli interventi del decano
ti oltre cento persone, in grande part e e componente del Consiglio di Ammini cultori della materia e amici dell’auto - strazione dell’Università Suor Orsola
re, oltre ai quattro nipoti e ai due figli: Benincasa, Renato Sparacio, il quale ha
Maria Giulia, magistrato d’appello ad - portato i saluti del rettore Lucio d’Ales detto alla Corte Costituzionale e Fede - sandro, di Giordano Rota nominato da
rico Maria, professore di Diritto del la - Benedetto XVI Abate della Badia di
voro con la moglie Maria Chiara Pavo - Cava dei Tirreni, amministratore apo lini nobile di Piombino.
stolico, di Gerardo Sangermano ed Er Notati: il presidente Emerito della rico Cuozzo, ordinari di Storia Medie Corte Costituzionale Francesco Amiran - vale, di Guglielmo de’Giovanni Centel te, il giudice della Corte Costituzionale les, assente per motivi familiari, rappre Alessandro Criscuolo, il rettore Gennaro sentato dal ricercatore Giuseppe Perta.
F e rrara; esponenti della Corte di Cas Al ringraziamento dell’autore è se sazione tra cui il procuratore della Re - guito il ricevimento offerto da Mario Pu pubblica Roberto d’Ayello e il procura - taturo Donati Viscido di Nocera e da An tore della Repubblica dei Minori Gusta - tonella Murano nella loro abitazione na vo Sergio: rappresentanti della Corte dei poletana.
CARRELLATA SU PAROLE E DETTI NAPOLETANI
❊
Tricche-tracche ❊
di Renato De Falco*
Scoppiettanti fuochi d’artificio di indiscussa matrice napoletana, altrove asetticamente ribattezzati
saltarelli o tipi-tappi: questi i tricche-tracche che,
confezionati nella tipica forma di salsicciotti ed
avvolti in spessa carta paglierina contenente la giusta dose di polvere pirica, si articolano in cinque o
sei segmenti, per cui dando fuoco alla piccola miccia di botti si susseguono in una continuità cadenzata con quel particolare fragore ripetutamente scandito che dà al “pezzo” il suo onomatopeico appellativo.
Sparati un tempo, assieme a tanti … colleghi
tipo tronole, furole, fiaschelle e simili, nella notte
di Natale in chiave di autentica maschiata per solennizzare la nascita del Re dei re, i tricche-trac che venivano a preferenza fabbricati in quelle allora periferiche zone di Napoli che ancor oggi portano il nome di Vico Trone e Vico Tronari alla Salute, già sito agreste molto distante da insediamenti
abitativi.
La presenza dei tricche-tracche nella nostra letteratura è molto rilevante: una delle prime testimo-
nianze è contenuta nel Ritratto o modello... dove il
Del Tufo ricorda come nella notte di San Giovanni -in cui si svolgeva una movimentata festa a
mare- “gittar vedeste fuori certi altri tricchi-tracche...”; nel suo Viaggio de Parnaso il Cortese ha
indire ad Apollo una festa “assaje chiù bona ca tra
la gente a Napole s’ausa” e tale che “dureno no
mese li remmure de li gran tricche-tracche e scoppature”; nel 9° Trattanemiento della 5° Giornata del
Pentamerone (Le tre Cetre) il Basile afferma che
dal petto di un innamorato “se tirassero furgole e
tricche-tracche de sospire”; nella Tomba a taccone
lo Sgruttendio fa dire a un personaggio: “Tu m’haje
ntrunato chesta chierecocca (= cranio, testa) ca pare
ogne sternuto tricchetracche” e dedica A la bella
tricche-traccara il 1°Sonetto della 4° Corda; nell’Agnano zeffonato il Perruccio reca: “Ma che poteano si fossero state tutte frugole e tricche-tracche?”, mentre nel Socrate immaginario il Lorenzi
riporta: “E appriesso li guagliune porzì le tricchetracche me vèneno a sparà...”. Da ricordare ancora
l’anonima Canzona de lo Capodanno, densa di ben
nerocianomagentagiallo
settanta quartine, e recitata specie nella Costiera
Amalfitana da allegri ragazzi-questuanti, il cui in cipit suona: “Aprimmo l’anno nuovo cu’ tricchetracche e botte...”, nonché l’ineffabile Zì Nicola de
Le Voci di dentro di Eduardo, il quale – avendo rinunziato a parlare perchè “l’umanità è sorda” – si
esprime solo mediante spari di botti da lui stesso
preparati: così per lui chiedere un bicchier d’acqua
viene esplicitato con “due tracchi e un fuie-fuie”.
Ma la durata dei tricche-tracche è breve, ed il loro
epilogo inglorioso, come confermato dal detto Fa’
‘a fine d”e tracche, riferito a chi non riesce a …
chiudere in bellezza o a qualcosa che termina squallidamente: proprio come i tricche-tracche che, dopo
esplosi, finiscono muti e svuotati, contorti e bruciacchiati, tra le copiose ed ignominiose immondizie della notte di San Silvestro.
(da Alfabeto Napoletano, 6ª ristampa 2002, per
gentile concessione dell’Editore Colonnese)
* Studioso del dialetto napoletano
4 • maltanapoli
Dicembre 2012
PADRE DELLA DIPLOMAZIA
(segue dalla pag. 1)
corre avere un titolo e un ruolo, uno stru mento con cui agire. Lui non è diplomati co di carriera. Ma questo per lui non è un
limite. I titoli sono pieni o vuoti di signi ficato secondo le proprie capacità. La di plomazia onoraria a questo punto non è più
un ripiego o una esteriore vanità. E’ uno
strumento e un ponte. Così dal 1969 Mi chele Di Gianni diventa Console Generale
Onorario di Malta. Dal 1975 al 2008 a
Napoli è primo Console Generale Onora rio del Giappone che lo tiene in grande ri spetto. Quelli che per altri potevano essere
successi del tutto appaganti e definitivi, per
Michele Di Ginni sono soltanto trampoli ni e occasioni per nuovi lanci.
La diplomazia onoraria è infatti, per lui,
conoscenza delle storie, delle tradizioni e
delle civiltà. Occorre, perciò, una rete di
rapporti che sviluppi quanto più possibile
le relazioni internazionali. Per uno scena rio sempre più ampio, occorrono tuttavia
anche nuovi strumenti. Nasce così l’Asso ciazione dei Consoli Onorari che dall’Eu ropa si estende all’Africa, dall’Asia all’A merica. Si riscopre il valore delle Conven zioni Internazionali (Vienna per esempio).
Si elabora una strategia che valorizzi quel le figure onorarie che, a discapito del nome,
“hanno più oneri che onori”. In nome del
nuovo cosmopolitismo, Michele Di Gianni
sembra fatto apposta per gli oneri (anche se
onori molto lusinghieri e di grande qualità
non gli sono mai mancati).
Molto attivo in Italia (si muove con le
giuste accortezze tra Vaticano e Quirina le) non lo è meno sul piano internaziona le. Arriva a pensare alla Federazione ac -
c reditabile all’Onu come osservatorio per manente. Le 35 edizioni dell’Annuario Di plomatico Consolare sono la registrazione
fedele di un lavoro costante e in progress.
Il giornale “Maltanapoli –Corriere Medi terreaneo” che lui fonda nel 1970 e dirige
per molti decenni, è anche lo specchio di
come la Diplomazia Onoraria abbia contri buito al cambiamento della società.
Nato a Laviano, Michele Di Gianni non
ha mai dimenticano le sue radici. Col ter remoto del novembre 1980 si ha la misura
di quanto il Giappone tenesse a lui. Un pri mo stanziamento di yen venne aumentato
di cento volte. Ora la comunità di Lavia no, terribilmente colpita dalla tragedia, ri corda col nome di Michele Di Gianni una
solidarietà venuta da tanto lontano. Anche
a Napoli ha legato peraltro il suo nome al
gemellaggio con Kagoshima.
Galantuomo d’altri tempi e custode di va lori antichi, Michele Di Gianni ha imperso nato la Diplomazia d’onore come vocazione
militante e irrinunciabile. L’ha sempre ac compagnato l’idea dell’amicizia intesa come
categoria morale mentre la solidarietà e la
comprensione fra i popoli sono stati fonda menti privi di alternative. Michele Di Gian ni, come uomo a più dimensioni, è stato rivi sitato, negli ultimi tempi, attraverso momen ti assai significativi: al Circolo Nazionale del l’Unione per la presentazione del suo libro
“Carta Stampata”; alla Basilica di Santa Chia ra per i commossi funerali; al Premio CapriSan Michele; a Villa Pignatelli per un ricor do collettivo vissuto da tanti come atto profon damente dovuto e profondamente sentito.
* Presidente dal 1989 al 2007 dell’Ordine dei Giornalisti della Campania
Trotta:
le
(segue dalla pag. 1)
mo alla famiglia d’origine), di operoso avvocato civilista dal 1955 - con studi a Napoli,
Roma e Bruxelles -, di fondatore della Camera Civile di Napoli e coordinatore dei rapporti internazionali per il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Napoli,
e di diplomatico con la carica di Console Generale Onorario a Napoli di Malta, dal 1970,
e del Giappone dal 1977 al 2007. La circostanza di questo ricordo, dunque, più che una
dolorosa - per la mancanza solo fisica del suo
protagonista - o formalmente rituale commemorazione vuole, piuttosto, essere un
omaggio a un uomo di notevoli qualità, sul
piano umano come su quello professionale:
dimensioni in lui strettamente intrecciate, in
una miscela alchemica di vulcanica efficienza “mittelmediterranea”. Un non casuale
omaggio, insomma, doveroso e sentito, attraverso le testimonianze di persone vicine
a Michele Di Gianni, e che continuano a
sentirlo vicino.
Ecco perché lo spirito giusto per celebrare insieme questa mattinata, in ricordo di un amico che nel suo passaggio terreno ha lasciato
tanti segni e contributi indelebili, mi sembra
quello sintetizzato da un proverbio egiziano,
perno dell’ultimo romanzo del grande Gianni Rodari C’era due volte il barone Lamberto: «L’uomo il cui nome è pronunciato resta
in vita». Quasi un viatico, per le partecipi riflessioni che ascolteremo. Ma prima di cedere la parola ai relatori di questo autorevole tavolo, permettetemi qualche minuto di riflessione legata al mio personale ricordo di Michele Di Gianni, del quale non sta ovviamente
a me elencare in questa sede i molteplici meriti, ruoli, premi, onorificenze e contributi
ragioni
professionali e sociali da lui incarnati (e offerti a Napoli, alla professione forense, ai rapporti tra Italia e Giappone: altri ne parleranno, con dovizia di dettagli). Ed è un ricordo
inevitabilmente autobiografico, strettamente
intrecciato alle comuni passioni nipponiche,
che ci fecero incontrare quasi trent’anni fa.
di
un
incontro
sionisti, dilettanti o semplici cultori della
materia. Il mio personalissimo ricordo di
Michele Di Gianni – e concludo – è legato
a questo mondo: alla sua antica civiltà della
cortesia e dell’efficienza moderna, alla sua
cultura raffinata che convive con innovazioni tecnologiche avveniristiche, al suo senso
posto di futuro e che Michele Di Gianni,
nella sua passionalità e prorompente vitalità
cilentana ed europea, aveva fatto proprio,
nella promozione di un dialogo interculturale che sono certa sarà continuato dai suoi
figli, Fabrizio e Antonietta, e dai loro figli:
tra i quali il piccolo Michele junior che por-
Una panoramica del salone di Villa Pignatelli. In prima fila da destra Fabrizio Di Gianni con in braccio il piccolo Michele, Antonietta Di Gianni e il marito Alberto Carotenuto, Paolo Russo De Cerame,
Aldo Cafiero e Mario Del Vecchio. In seconda fila, da destra le sorelle di Michele Di Gianni Flora Caruso ed Elisa Razzino.
Solo chi è di casa (e si sente in famiglia) a
Tokyo e nel resto del Giappone può capire,
cari amici, quanto la civiltà (e la sensibilità)
di quel Paese così lontano, così vicino, possa entrare nel cuore, nell’anima e nella mente, unendo in questa passione contagiosa tutti gli “yamatomani” (e yamatologi) profes-
dell’onore per il quale «il modo migliore di
ottenere profitto con onore è ricercare l’onore senza profitto». Un mondo – annidato, da sempre, in una terra vulcanica e sismica soggetta a calamità naturali a noi purtroppo familiari - che è tuttora laboratorio
antropologico di estremo interesse e avam-
ta il nome del nonno, caro ai tantissimi amici che non a caso affollano con gli occhi lucidi, oggi, questa luminosa sala di Villa Pignatelli, e che ringraziamo di cuore per la
loro affettuosa presenza.
* Giornalista
Costa: l’apertura al mondo
(segue dalla pag. 1)
Napoli, 17/11/2012. Villa Pignatelli. Al tavolo dei relatori: Guido Belmonte, Amelia Cortese Ardias, Tetsuo Sakamoto, la moderatrice Donatella Trotta, Dario Incutti e Margherita Costa.
Belmonte: le radici nel cuore
no sacerdote che al tempo degli studi di
Michele ne era stato rettore.
corso inoltrato degli anni cinquanta, dopo
La sede del convitto era un vecchio conessermi trasferito a Napoli. Le nostre ter- vento, che presentava nella sala adibita a
re di provenienza erano diverse. Io, prima refettorio un piccolo palchetto sopraeledi arrivare a Napoli, ero vissuto entro i vato, al quale, per una scaletta, il frate di
vecchi confini della Terra di Lavoro (tra turno - quando v’erano i monaci - saliva
Santa Maria Capua Vetere, dove ero nato, per fare delle letture edificanti che manteper tornarvi poi a svolgere la mia prima at- nessero pronto e vigile lo spirito dei contività d’avvocato, e Nola, dove ero vissu- fratelli anche durante quell’atto così indito con la famiglia da quando avevo appe- spensabile al corpo che è il pasto. Il retna quattro anni, compiendo in quella città tore del convitto aveva ritenuto che, per
tutti gli studi, tanto da aver sempre consi- tener buoni ragazzi assai vivaci, fosse bene
derato Nola la mia seconda città natale). far come i monaci: impegnarli ad ascoltaMichele era arrivato invece dal fondo del- re delle letture mentre pranzavano. Bisola Valle del Sele, una terra che - abbrac- gnava naturalmente trovare delle letture
ciata dall’Irpinia e dalla Lucania - si di- adatte e un lettore che facesse al caso. Per
rebbe incantevole se dentro di sé non rac- le prime si pensò al romanzo di
chiudesse quella tremenda insidia che pur- Sienkiewicz, il Quo vadis. Il lettore pretroppo la sera fatale del 23 novembre ‘80 scelto - e divenuto poi abituale dopo esserla sconvolse irrimediabilmente.
sene sperimentata la bravura - fu appunto
Qualche conoscenza degli anni giovani- Michele. Venne scelto - spiegava il rettore li di Michele l’ho avuta, oltre che per le perché era spigliato, aveva già, per dir così,
sue affettuose confidenze, anche per una una sua personalità, non si faceva vincere fafelice occasione che mi portò a Laviano. cilmente dalla timidezza; e poi aveva la paMichele era già da qualche anno sposato zienza di prepararsi bene alla lettura scorcon Teresa ed era nata Antonietta; ed egli rendo prima, anche più d’una volta, il testo
fortemente volle che conoscessi quel suo da leggere; in più, sapeva rendersi conto che,
paese al quale continuava a sentirsi legato. per dare alla voce un tono meno monotoMi mostrò i luoghi dei suoi giochi e del- no, occorreva opportunamente modularla,
le sue monellerie infantili (intendo dire la specie quando a parlare non era il narratodistesa di stanze del vecchio castello, sco- re, ma uno dei personaggi del racconto.
perchiate dopo l’unità d’Italia, come Mi- M’immagino perciò la voce di Michele nel
chele ricorda nel suo libro Carta stampa - rievocare i casti dialoghi amorosi di Licia e
ta, per non pagare l’imposta sul patrimo- Vinicio; e quella diversa che avrà prestato,
nio, dove i bambini s’inseguivano giocan- per esempio, a un Nerone o, che dico, a un
do a nascondino); ma volle pure che co- Pietro nel dialogo che ebbe col Cristo, innoscessi la scuola in cui, dopo le prime contrato dall’apostolo che tentava d’allonclassi fatte a Laviano, aveva studiato più a tanarsi da Roma.
lungo da convittore. E così un pomeriggio,
Quest’episodio che vi ho raccontato è
superata la sella di Conza, arrivammo al già, secondo me, rivelatore di tratti della
vecchio seminario di S. Andrea, già sede personalità che Michele, col crescere deldel convitto, dove ci attendeva un anzia- l’età, andava pian piano assumendo: qua(segue dalla pag. 1)
li certo ritroveremo nelle testimonianze
c he gli altri amici presenti renderanno tra
poco su di lui in età diverse. Rivela, a mio
avviso, la forza d’una volontà tesa al raggiungimento d’uno scopo apprezzabile, la
disponibilità a secondare, oltre tutto con
senso di disciplina, quell’indirizzo pedagogico che il Rettore aveva deciso di seguire, l’accettazione del dovere di rendersi utile alla comunità di cui faceva parte
sforzandosi di dare il meglio di sé, l’offerta, infine, di un piccolo sacrificio (e non
tanto piccolo per un Michele dotato di un
appetito robusto): quello di veder mangiare i compagni e rimaner lui digiuno fino
al termine della non breve lettura. Non
pensai di chiedere a Michele se almeno la
minestra gli venisse tenuta in caldo; ma
credo che il buon cuore del sacerdote avesse avuto cura di farlo.
* Componente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli
Paolo Tozzoli, mio caro amico e Presidente dell’Unione dei Consoli Onorari in Italia, associazione costituita
nel 1977 ed alla quale sono associati
la quasi totalità dei Consoli Onorari
in Italia. L’U.C.O.I. è riconosciuta dal
M.A.E. e svolge un’intensa attività per
promuovere la conoscenza dei Consoli Onorari operanti in Italia, tutelarne la dignità ed il prestigio e rappresentare le loro legittime richieste in
linea con le Convenzioni Internazionali al Ministero degli Esteri in modo
da creare uno stimolo per lavorare in
un’atmosfera di maggiore cooperazione e di rispetto per l’attività svolta
nell’interesse anche dell’Italia.
Sin dal primo incontro sono rimasta conquistata dalla personalità di
Michele, dall’impegno, dalla sensibilità
e dalla passione con cui difendeva la
categoria dei Consoli Onorari. In quel
primo incontro parlammo della necessità di assicurare al Console Onorario nella sua funzione, le facilitazioni previste dalla Convenzione di
Vienna per permettergli di svolgere la
propria attività. In particolare
l’U.C.O.I. ambiva ad ottenere una targa consolare, ovvero un distintivo di
riconoscimento da poter mettere sull’auto, per evitare l’uso del “CC” in
plastica bianca, utilizzato anche da chi
non ne aveva diritto, per proprio vantaggio e tornaconto.
In concomitanz a con l’Anno Santo, il 3 maggio 2000 Michele aveva
promosso “La giornata Giubilare del
Console Onorario”. In quell’occasione Michele regalò al Santo Padre Giovanni Paolo II una figura del Presepio
napoletano del 700. L’indomani i
Consoli furono anche ricevuti al Quirinale dal Presidente Carlo Azeglio
Ciampi. Michele ha voluto aggiungere
un’altra organizzazione per compiere
la sua strategia. Nel 2004 crea
l’U.C.O.I.M. (Unione dei Consoli
Onorari d’Italia nel mondo) il cui I
Congresso Internazionale si è tenuto a
Terni. Ho partecipato a vari Congressi dell’U.C.O.I.M. ma quello che mi
ha particolarmente emozionato è stato
il V Congresso Internazionale che si è
svolto a Buenos Aires, il 28 ottobre
2008. Michele ha avuto in Argentina
quell’accoglienza riservata alla persona non solo che si ammira e si stima,
ma che si teme per tutto quello che si
è impegnato a fare e che ha realizzato. Gli è stata consegnata dai Consoli
Onorari d’Italia una targa d’oro accompagnata da parole che scaturivano
dal cuore. Michele era visibilmente
emozionato e commosso. Ecco un altro aspetto del carattere di Michele che
apprezzavo molto oltre al suo impegno, al coraggio nelle sue scelte, la sua
emotività, il saper ridere e commuoversi sino alle lacrime, e solo le persone buone e generose ne sono capaci. Si, perché Michele era pronto ad
aiutare tutti quelli che si rivolgevano
a lui.
Nel rievocare l’opera di Michele per
le sue crociate in difesa del Console
Onorario, non posso tralasciare il suo
obiettivo di arrivare, favorendo le aggregazioni a livello nazionale di Consoli Onorari a dar vita ad un corpus,
una Federazione Internazionale che
potesse essere accreditata come osservatore presso l’ONU. La Federazione
si prefiggeva l’aggiornamento della
normativa che regola le relazioni consolari e la rigorosa sua applicazione, in
forma paritetica da parte di tutti gli
Stati che vi partecipano. Sia i grandi
Stati sia quelli emergenti fanno sempre
più ricorso all’istituzione di consolati
onorari, considerata una scelta idonea
per mantenere relazioni senza oneri
per lo Stato, quindi meno contributi e
tasse per i cittadini. In cambio di questo servizio offerto ci si attende perlomeno un comportamento che si ispiri al principio del rispetto per l’attività svolta, ovvero che si riconosca ai
consoli on. il loro contributo alle relazioni tra i Paesi.
Questo in sintesi era quanto Michele auspicava di raggiungere, ma i tempi non sono maturi per una riedizione ed aggiornamento della Convenzione di Vienna.
Quando ho terminato la mia attività
diplomatica con Michele ho seguito
l’U.C.O.I., prima come Presidente
Onorario poi come Presidente. Per me
è stato non solo un onore, ma un piacere collaborare con il Segretario Generale. La stima e la simpatia che ho
provato sin dal nostro primo incontro
con il tempo si è rafforzata e si è tramutata in una profonda amicizia. Condividendo gli stessi valori, eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, anche senza
parlare ci capivamo a volo.
Si, Gli volevo molto bene, perché lo
stimavo per l’amore che aveva per la sua
famiglia, per i suoi figli e nipoti, per la
fede che lo ha sempre confortato, per
la sua franchezza, per la sua intelligenza, per la sua tenacia e generosità.
“Il tempo è galantuomo” diceva, io
non so se il tempo è galantuomo ma
posso senz’altro affermare che Michele lo era e le persone che sono qui per
ricordarlo oggi, nel giono del suo
compleanno, con le loro presenze testimoniano l’affetto, la stima e l’amicizia nei confronti di Michele.
* Presidente dell’U.C.O.I.
Incutti: il diritto come vocazione
(segue dalla pag. 1)
vanni Leone, Alfonso Tesauro e Rolando Quadri - orientò i suoi studi ed
i suoi interessi di conoscenza verso i
Paesi dell’Europa continentale ed i
Paesi arabi del Mediterraneo. Dal Capoluogo del Mezzogiorno d’Italia,
sbarcò a Malta, l’isola che nella storia ha visto passare mercanti fenici,
marinai cartaginesi, legionari romani
che del 218 a.C. la resero porto sicuro delle loro flotte commerciali da
guerra. Costruendovi anche splendide
ville e salubri terme. Michele seppe
stringere amicizie importanti con uomini politici di valore, quali Guido
De Marco, Ministro di Giustizia, Pre-
sidente della Repubblica maltese e Presidente dell’Assemblea dell’O.N.U.,
con Letterati e Personalità religiose,
giungendo dopo una serie di viaggi e
di ricerche a fondare e dirigere il giornale “Corriere del Mediterraneo”, con
publicazioni di interessanti articoli di
diritto, politica, arte, diplomazia, operando colleganmenti nei Paesi del bacino del Mediterraneo e del lontano
Oriente (Giappone e Cina). Riusciva
a stringere influenti amicizie con Ministri ed Ambasciatori conseguendo
anche rilevanti successi economici,
da lui sapientemente investiti in dimore splendide a Napoli e Capri, arredate con gusto e raffinatezza.
La stima da cui era circondato lo
fa divenire Console Generale Onorario di Malta e Console Generale
Onorario del Giappone (unico in
Italia); fonda l’U.C.O.I. - Associazione dei Consoli Onorari -, che
porta a livelli di grande prestigio nazionale ed internazionale in Europa, in Africa, in Asia ed in America. In riconoscimento di una fervida vita intellettuale e concretamente
operativa in molteplici settori, gli
viene conferito, nella Certosa di Padula, assieme all’Accademico di
Francia Gilles Bertrand, directeur du
Bureau /inguistique, il “Premio Va-
nerocianomagentagiallo
ladier” per alti meriti culturali e sociali.
Michele Di Gianni nel suo tempo è stato un Uomo d’avanguar d i a, avendo contribuito con singolare energia e passione, al progresso e alla migliore conoscenza delle genti. Averlo conosciuto e frequentato “come amico” per me è
un ‘retaggio” che non è meno orgoglioso del “sentimento” che i
suoi figli, Fabrizio e Antonietta,
custodi della sua Toga, hanno ammantato del velo della più disperata nostalgia.
* Presidente Unione Paneuropea
dei Giuristi
maltanapoli • 5
Dicembre 2012
Cortese Ardias: il valore dell’amicizia
(segue dalla pag. 1)
Gli amici
Il cerchio si allargava sempre più perché gli amici erano accolti nella bella casa
con il calore della sua ospitalità. I buffet
squisiti, opera dell’incomparabile figlia.
La casa splendente di opere d’arte che si
arricchiva sempre di nuovi acquisti dovuti all’amore quasi maniacale di Michele per le cose antiche, per le collezioni.
Vedi l’armonium le tabacchiere, le trousses da viaggio, le pipe. L’Arcangelo illuminato in fondo al corridoio accoglieva
con grande luce e suggestione gli ospiti.
Il caffè.
La domenica mattina al caffè con i
vecchi amici e si rammaricava se doveva
lasciarli per andare a messa. Arrivava al
caffè con i giornali sotto al braccio e
sempre il telefonino acceso che lo collegava al “mondo”, pronto ad invitare al
tavolino amici e conoscenti, che giustificava ripescando qualche motivo di vecchi rapporti. Negli ultimi anni la sua vita
sociale si era espansa, con il Circolo dell’Unione e con i rapporti consolari.
Grande successo la sua conferenza all’Unione sul suo libro.
Il mondo consolare.
Il mondo consolare era stato il suo
grande obiettivo, quello di valorizzare il
ruolo dei consoli onorari e a tal fine era
riuscito a dar vita ad una Associazione
nazionale e internazionale. Con il suo
giornale e con l’Annuario, frutto di un
periodico e costante lavoro, arrivava agli
ambienti vicini al mondo diplomatico e
al mondo delle imprese e della politica.
E il delizioso calendario giapponese all’inizio dell’anno.
Andava a Roma ai ricevimenti del
Quirinale, felice di incontrare tante personalità e stringere nuove amicizie. Così
alle ricorrenze religiose al Vaticano, si intrecciavano in lui i sentimenti di profonda religiosità e il piacere di parteciparvi.
Malta e il Giappone, i due poli consolari che tanto spazio avevano riempito
nella sua vita. Amico del Presidente della Repubblica di Malta e dell’Ambasciatore del Giappone, li ospitava e li portava dagli amici. Si rammaricava della poca
attenzione del Comune di Napoli per il
gemellaggio tra Napoli e Kagoshima. Ricordando le festose accoglienze ricevute
in Giappone e non egualmente ricambiate a Napoli.
La casa di Capri.
Era ospitale al massimo, felice di accogliere nella sua casa e alla sua tavola gli
amici e di offrire il suo vino, quasi sempre non apprezzato e se ne rammaricava
e cercava sempre di migliorarlo.
La vigna era la sua passione, forse un ritorno all’infanzia o ad una vocazione sopita. La sua ospitalità lo aveva portato finanche ad ospitare la suocera del ministro
Dini, oltre novantenne e rinunciava al mare
per farle compagnia sempre cortese e galante.
La vendemmia, gioioso incontro settembrino preceduto da un delizioso invito al “Pertusillo” tanta gente, tanta allegria,
tanti piatti tradizionali e le pizze e le graffen finali. Ed infine le “pacchianelle di
Scialapopolo”. La sua passione per i cibi
semplici, i pomodori, le cipolline, i peperoncini soprattutto, felice delle sue colazioni sulla terrazza di fronte al mare.
Amava moltissimo i fiori e ogni giorno
ne verificava lo stato di salute.
Michele, uomo semplice ma dominato
da una spinta interna ad andare avanti a
non fermarsi. Aveva conquistato tante
simpatie in una società non facile come
quella napoletana e basti pensare all’enorme folla al suo funerale nella Chiesa
di Santa Chiara, folla di tutti i ceti, tutti sinceramente accorati.
Ci ritroviamo ancora al caffè la domenica mattina senza Michele. I vuoti non si
possono colmare, restano i ricordi e il rimpianto. Ho voluto molto bene a Michele.
Mi è stato tanto vicino dopo la scomparsa di Roberto ospitandomi con grande affetto a Capri. Ed è per me questo un ricordo sofferto ed indimenticabile.
Ricordare, dunque, è rivivere ma oggi
con questa commozione, con quanta tristezza riandare con i ricordi ai momenti
vissuti, significa richiamarli con la mente e ritrovarci di nuovo in quelle serate
a Napoli e in quelle mattinate a Capri.
Significa ritrovarci di nuovo con Michele come se non fosse passata l’ombra della sua fine. Michele, grande e indimenticabile amico.
UN COSTRUTTORE DI PACE
PREMIO CAPRI - SAN MICHELE
Michele Di Gianni
di Michele Capasso*
Diplomatico d’onore
di Ermanno Corsi*
La 29esima edizione del Premio
Capri-San Michele, svoltasi ad A n acapri, ha assegnato un riconoscimento, alla memoria, a Michele Di
Gianni autore del libro “Carta
Stampata” ed esponente, per decenni, del mondo consolare internazionale. Ermanno Corsi ne ha
tracciato questo profilo.
ALL’ANNUALE appuntamento per la
vendemmia, gli ospiti erano accolti da un
acronimo: Mi-Te-Fa- che significava Michele, Teresa, Fabrizio, Antonietta, per
un’accoglienza che impegnava tutta la famiglia Di Gianni, nella suggestiva località Veruotto davanti al mare di Capri,
al golfo di Napoli, alla penisola sorrentina e al Vesuvio. Era sempre un piacere arrivarci, salendo per un tratto di Marina Grande con l’orizzonte che via via
diventava più largo. Nessun timore quando compariva la scritta ‘O purtusillo,
come se si fosse dovuto passare per un
piccolo, stretto ingresso. Al contrario, il
vigneto di fronte era molto ampio, in
grado di ospitare felicemente i tanti amici capresi e napoletani. A loro Michele
Di Gianni si presentava, molto aff a b i lmente, con i versi di Compton Mechenzi, trovati in una lettera a Norman Douglas: “All’ombra di un pergolato d’uva /
tirato su con la fantasia / io bevo egualmente / e col vino del posto / alla nostra lunga amicizia”. Caro Michele Di
Gianni, la tua ultima vendemmia rimarrà
Michele Di Gianni con Giorgio
Napolitano
faceva tutto questo. “Perché Capri ti acchiappa e non ti lascia più”, mi rispose.
Aveva già una casa sui Due Golfi, ma gli
mancava la “festa della vendemmia” che
lui preparava personalmente quasi sempre per il giorno di San Michele. Era il
desiderio di incontrare tanti amici, certamente, quello che agiva in lui, ma soprattutto l’occasione per rivivere, collettivamente, il valore dei rapporti e delle
relazioni. Lui che di questo valore aveva fatto una ragione di vita. Avvocato civilista fin dal 1955, con studi professionali a Napoli, Roma e Bruxelles, subisce molto preso l’attrazione per l’attività
diplomatica che ha esercitato per tanti
anni come Console onorario di Malta e
del Giappone. Grande la stima meritata
anche per aver fondato e diretto l’Asso-
* Presidente Fondazione Cortese
L’ i n c o n t ro con Michele di Gianni data
il 1992, quando costituii con Guido de
Marco ed altri amici la Fondazione Medi terraneo.
Di lui mi colpì la visione ampia di una
diplomazia “dal basso”, territorialmente dif fusa, che vede nella figura del console ono rario non un semplice rappresentante di un
Paese, ma un dinamico manager in grado
di cre a re sinergie nei vari ambiti: politici,
economici, culturali, scientifici, sociali.
Rileggendo i testi di suoi interventi si re sta colpiti dalla puntuale previsione di fat ti ed accadimenti poi verificatisi negli anni
successivi, sino ai nostri giorni, special mente inerenti i rapporti tra Malta e il re sto d’Europa. Si resta colpiti, tra le righe,
dalla Mediterraneità vulcanica di Michele
di Gianni: essa si intreccia con ideologie e
pensieri che muovono oggi la società glo bale ed è la ricerca del senso e del legame
in uno spazio globale dove tradizioni ed
ideologie si sostituiscono fittiziamente alle
speranze deluse di pace e democrazia.
Come Presidente della Fondazione Me diterraneo e come Amico di Michele di
Gianni, non posso altro che condividere la
sua azione, lavorando perché essa si tradu ca sempre più in fatti concreti, l’afflato me diterraneo con al centro l’isola da lui ama ta: Malta, cuore del Mediterraneo. Esso è
in piena sintonia con lo spirito che anima
la Fondazione nel perseguimento dei suoi
obiettivi primari: favorire il dialogo politi co ed economico tra i Paesi mediterranei e
i n c e n t i v a re la re c i p roca conoscenza e l’a micizia tra i popoli di tutte le sponde del
“Mare Nostrum”.
Volendo fare un bilancio della situazio ne attuale, se è vero che già esistono posi tivi e soprattutto funzionanti esempi d’in tegrazione euro-mediterranea, lo è altre t tanto che vi sono state iniziative sulla car ta promettenti (si pensi all’“Unione per il
Mediterraneo” e al “Processo di Barc e l l o na”), ma poi rivelatesi incapaci di esaltare,
sia politicamente che economicamente, la
nostra comune dimensione mediterranea.
Purtroppo, anche a causa di indubbi e og gettivi problemi di comunicazione tra reli gioni e culture che sono quanto mai attua li nell’odierna fase storica, a prevalere nei
rapporti tra i popoli mediterranei è spesso
un senso di reciproca diffidenza.
Siniscalchi: la cultura dei valori
(segue dalla pag. 1)
bra di stare in Sua compagnia riprendendo
a n tichi incontri, comuni ricordi, vicende vissute nella vita pubblica ed in quella privata.
La cerimonia rievocativa organizzata con
“intelletto d’amore” da Fabrizio ed Antonietta, è bella proprio perché serena e consente di sostituire alla tristezza del rimpianto la forza e la dolcezza del ricordo in un incrociarsi di memorie che rivivono e si fanno
spunti di narrazione. La conoscenza risale ai
lontani anni della nostra giovinezza forense.
I nostri rispettivi maestri – Francesco Saverio Siniscalchi, per me, Francesco Barra Caracciolo, per Michele – avevano a loro volta
comunanza di stima e di affetto, , che si rifletteva anche negli allievi, propiziando l’incontro che diveniva seme fecondo di una
amicizia duratura.
Due ricordi, in particolare, avverto l’esigenza di citare perché sono due salienti momenti di riferimento della nostra amicizia. Il
primo, commovente in modo speciale, è
quello dell’ingresso nella vita di Michele di
colei che divenne la sua adorata consorte fino
alla lacerante vicenda della sua prematura
scomparsa. Erano, Michele e Teresa due anime gemelle nel senso più autentico dell’espressione, capaci di essere a loro volta motori di intensa solidarietà familiare, di grande presenza sociale a mano a mano che si
sviluppava la brillante carriera professionale
di Michele.
Un secondo ricordo è quello della presenza nella famiglia di Michele, di un cognato, il dott. Coviello, anch’egli prematuramente scomparso, figura mite e buona, di cui Michele volle che io curassi le questioni che nascevano per l’impegno generoso che Coviello
profondeva come sindaco del comune cilentano il luogo della comune origine dei Di Gianni e dei Coviello oggi espressione di una unica e forte comunità familiare. Questo secondo ricordo mi è caro perché fu un segno affettuoso di amicizia, di stima, di fiducia nei
miei confronti, sentimenti che Michele Di
Gianni volle rinverdire tante volte nel corso
dei decenni elevando sempre a categoria morale insostituibile l’amicizia.
Entusiasmo e passione civile, due valori sicuri che Michele ha sempre rilanciato, offrendoli come dono anche nell’espletamento
degli incarichi consolari di alto livello ricoperti a Napoli. L’U.C.O.I. era, con i consolati di Giappone e di Malta, una realtà viva
cui Michele dava un senso che andava sempre al di là del ruolo onorario, per assumere connotazioni di rilievo istituzionale.
Ricordo le volte che, durante l’espletamento del mio mandato parlamentare, Michele mi
chiedeva di fare comprendere a Ministri e Sottosegretari agli esteri il valore dei congressi della U.C.O.I. che aveva trasformato in organismi
di proposta culturale diplomatica superando
ogni confine soltanto rituale di quelle assemblee. Ancora una preziosa testimonianza di
questa attività infaticabile di Di Gianni si può
rinvenire nella eccezionale puntualità con cui
veniva pubblicato il periodico “Malta-Napoli”. Quante volte chiamava, insisteva, otteneva
con la sua coinvolgente cordialità il contributo di un articolo dedicato al commento di prestigiosi incarichi conferiti a nostri concittadini
illustri. Era, anche in questo, estremamente
puntuale e dava così al giornale il ruolo di esaltazione delle più significative vicende civiche di
napoletani. Ed è qui giusto ricordare la sua
commozione in occasione della indimenticabile, grandiosa festa tenutasi al Circolo dell’Unione con la presentazione del libro contenente una raccolta dei suoi scritti arguti, ricchi
di riferimenti, di analisi, di annotazioni. Che
dire del valore dell’amicizia, che per Michele
Di Gianni, possiamo dire, era vero e proprio
oggetto di culto. Sia che vi fossero cerimonie
ufficiali, sia che ricevesse nella sua bella casa
di Via Crispi, sia che convocasse a Capri per
la vendemmia, Michele traeva sempre da ogni
circostanza occasione per manifestare un affetto costante, caloroso, sincero. Ti veniva vicino
pieno di premure, di attenzione, ansioso di farti sentire a tuo agio e di farti comprendere la
sua gioia di averti ospite, di sentire insieme la
verità dell’amicizia. Ecco un’altra gemma dello
scrigno in cui è e sarà custodita la memoria di
Michele Di Gianni.
Un carissimo amico, giusto e buono, di
cui vorremmo sempre leggere con nostalgia
nel sorriso disteso e felice il segno inconfondibile dei valori che ha saputo insegnare a tutti quelli che annoverano la fortuna di averlo conosciuto ed amato.
* Componente del C.S.M., già Deputato al Parlamento
I figli di Michele Di Gianni, Fabrizio e Antonietta, ricevono il premio dal sindaco di Capri Ciro Lembo. Sulla destra il Ministro dei
Beni Culturali Lorenzo Ornaghi.
memorabile e la tua amicizia sarà come
il tuo vino: più passerà tempo, più acquisterà sapore. Così succede quando i
luoghi non sono scelti a caso e diventano una dimora morale prima ancora che
finisca. Michele Di Gianni è arrivato al
“purtusillo” girando molto, guidato dall’idea di coltivare un vigneto sull’isola
azzurra. La casa colonica fatta a terrazzi, che trovò vent’anni fa, è rimasta
com’era. “Non aveva voluto mai ampliamenti”, dicono i figli Antonietta e Fabrizio. “Niente modifiche, nessun accanimento ristrutturatorio. Intatto l’ambiente agreste e bucolico”. Insieme con i contadini che vengono da Sorrento, Michele zappa, innaffia, pota, anche negli ultimi tempi e nonostante l’età, sottolineano
i figli. Gli ho chiesto una volta perché
Oscar Mele
ciazione nazionale dei Consoli onorari
italiani, insieme con l’Annuario diplomatico consolare. Ma anche di un’altra
iniziativa andava giustamente orgoglioso:
il periodico “Maltanapoli” che aveva fondato nel 1970 e che si presentava come
vero e proprio Corriere del Mezzogiorno nella fase in cui il Mare Nostrum diventava punto di convergenza per i Paesi impegnati a valorizzare la civiltà mediterranea come nuova frontiera per l’Europa moderna. Questo spirito internazionale Michele Di Gianni lo riflette pienamente nel libro “Carta Stampata” pubblicato a metà dell’anno 2011. i temi della sua riflessione, in tanti articoli e saggi, sono la solidarietà e la coesistenza,
la tolleranza religiosa, i progressi della
Scienza giuridica, la insostituibilità delle
istituzioni parlamentari e democratiche.
I consoli onorari dovevano essere ponti
che avvicinano i popoli. Nel presentare
questo libro, il presidente emerito della
Corte costituzionale, Franco Casavola, ha
definito Michele Di Gianni “un viaggiatore entusiasta” che ha saputo muoversi
tra i luoghi e le personalità più rappresentative non solo del nostro Paese. Ta nti i riconoscimenti e le onorificenze in Italia e all’estero. Ma Capri rappresentava
per Michele Di Gianni il premio più ambito e più alto. Quando era sull’isola trascorreva la mattina in campagna, per poi
andare al mare dello Smeraldo. Da due
mesi Michele Di Gianni non c’è più. Per
i familiari, l’incontenibile energia, il travolgente entusiasmo e i valori che lui aveva fatto propri, rendono difficile e incolmabile il vuoto della scomparsa. Per
quanti, salendo da Marina Grande passeranno davanti alla strada che porta al
“purtusillo” sarà impossibile non pensare
che, dietro quell’ingresso, si è svolta una
bella, esemplare vicenda umana.
* Presidente dal 1989 al 2007 dell’Ordine dei Giornalisti della Campania
E p p u re proprio la comune appartenen za al mare Mediterraneo – come amava
affermare Michele di Gianni - luogo che
nel corso dei millenni ha fatto incontrare
e sviluppare nuove civiltà, dovrebbe in vece rappre s e n t a re un fattore di unione e
p rosperità.
Di fronte a noi abbiamo molte incognite
a partire da come si svilupperanno i tre
dossier più delicati dell’area mediterranea:
– la direzione che prenderanno le vicen de dell’Egitto, ovvero del più grande e po liticamente decisivo Paese del mondo arabo;
– l’evolversi della guerra civile in Siria
che, nella sua dimensione più tragica nel
momento in cui come avviene quotidiana mente essa colpisce l’inerme popolazione ci vile, ci angoscia profondamente;
– i nuovi sviluppi in Terra santa dopo le
recenti novità in Israele e nei Territori Pa lestinesi.
Mi auguro che un contributo positivo
possa essere dato anche da chi, sul versan te della “diplomazia” , ritiene che questio ni così delicate tocchino in modo dire t t o
tutti i popoli mediterranei.
L’apporto degli esponenti del mondo
della cultura e degli intellettuali è decisi vo per contribuire a far sì che quanto di
buono viene detto e discusso sul Medi terraneo (inteso come spazio comune che
tutti i Paesi dell’area avre b b e ro intere s s e
a coltivare) in fori intergovernativi e in terparlamentari certo autorevoli ma spes so sentiti come distanti dai cittadini pos sa davvero diventare patrimonio di ogni
uomo o donna europeo o arabo. Per que sto ringrazio profondamente Michele di
Gianni per la qualità del suo impegno
incessante in favore del dialogo euro - m e diterraneo, ricordando con gratitudine
come, tra i suoi meriti, vi sia anche quel lo di aver proposto per primo, nel grande
Forum Euromediterraneo di Napoli del
1997 - organizzato dalla Fondazione Me diterraneo - la creazione di un foro medi terraneo dei consoli.
Un modo per onorarne la memoria sa rebbe quello di realizzarlo e strutturarlo.
La Fondazione Mediterraneo sostiene
questa iniziativa.
* Presidente della Fondazione Mediterraneo
Sakamoto: dal Giappone
amicizia e solidarietà
(segue dalla pag. 1)
Sua Maestà l’Imperatore durante la visita ufficiale negli Stati Uniti.
Lui mi consegnò una lista di nomi di candidati preparata dal Ministero degli Affari esteri italiano fra i quali c’era naturalmente il nome
e il cognome di Michele Di Gianni che non
avevo mai conosciuto.
«L’ambasciatore mi ribadì più volte l’importanza della nomina del primo ed unico console onorario del Giappone in Italia spiegando pure che il Giappone ha solo circa 90 consoli onorali in tutto il mondo. Voi potete immaginare quanto non sia facile diventare l’unico console onorario del Giappone pensando
al fatto che la Francia, solo in Italia, ha ben
27 consoli onorari.
Così dopo aver fatto una specie di colloquio
con questi candidati seguendo certi criteri che
l’ambasciatore ed io avevamo stabilito precedentemente, alla fine ho consigliato all’ambasciatore di conferire l’incarico all’avv. Michele Di
Gianni illustrandogli i relativi motivi. Allora
l’ambasciatore mi domandò se io avessi ottenuto anche il consenso della moglie di questo candidato, cioè il consenso della nostra indimenticabile Teresa. L’ambasciatore Fujiyama, diplomatico perspicace, aveva ragione. Per me il più
duro ostacolo da sormontare era convincere Teresa per ottenere il suo consenso. Teresa, ancora oggi ricordo chiaramente, mi disse testualmente così: “Non sono d’accordo che mio marito divenga il console onorario di un altro paese dal momento che lui trascura già abbastanza
il proprio lavoro da avvocato per l’incarico del
console onorario di Malta. Poi, noi non conosciamo quasi niente sul Giappone. Infatti, Lei è
il primo giapponese che abbiamo conosciuto.
Se Lei insiste che mio marito accetti questo incarico, deve promettermi che offrirà la sua collaborazione a mio marito almeno per i primi 5
anni, dato che Lei viene ogni settimana a Napoli
per insegnare all’Orientale”.
Nel novembre del 1980, quando la Campania fu colpita dal terremoto dell’ Irpinia, ho saputo per telefono da Michele ingenti danni
subiti da vari piccoli paesi di montagna compreso il suo paese nativo. Pochi giorni dopo ho
saputo questa volta ascoltando il giornale ra-
nerocianomagentagiallo
dio della Rai che il governo giapponese aveva
deciso di stanziare la somma di 2 milioni di
yen per l’aiuto ai terremotati.
Una somma troppo piccola e vergognosa».
Telefonai subito a Tokyo, al caporedattore di
turno del mio giornale e ho dettato un articolo di severa protesta per la piccola somma stanziata dal governo per i terremotati di un paese amico come l’ Italia.
Il giorno dopo, un ministro, potente politico, lesse ad alta voce il mio articolo nella sede
del consiglio dei ministri del governo, il quale
deliberò immediatamente di aumentare di 100
volte la somma precendemente decisa.
Così Michele riuscì, con una parte della
somma, a far regalare al suo paese nativo completamente distrutto una piccola costruzione
sulla quale è apposta una targa con la scritta “
Il regalo amichevole del popolo nipponico”.
La domenica del 19 agosto di quest’anno,
nella pagina di notizie estere, non nella colonna necrologica di questo giornale, ho scritto la mia rubrica intitolata “La morte del primo console generale onorario del Giappone a
Napoli”. La rubrica è stata riportata accanto
alla notizia della nomina di Brahimi, diplomatico algerino come rappresentante dell’ONU e della Lega Araba per risolvere problemi interni della Siria. Ho cominciato con questa frase : “A partire dai nostri connnazionali
derubati e disperati fino ai parlamentari nipponici venuti in missione a Napoli, non potrete immaginare quanti giapponesi sono stati
aiutati da questo defunto console” e poi dopo
una breve storia della nostra amicizia, ho concluso l’articolo con queste parole: “Voi lettori, potrete capire quanto dolore mi ha recato
la morte di questo mio amico console con cui
sono stato legato da lunga e sincera amicizia.” Alla fine, io e mia moglie ringraziamo
di cuore tutti i membri e parenti della famiglia Di Gianni per averci accolto sempre con
perenne amicizia e squisita gentilezza e poi
posso riferire con orgoglio a Fabrizio ed Antonietta che ho mantenuto fedelmente e sinceramente fino alla fine la mia promessa fatta
37 anni fa a Teresa, vostra madre.
* Consulente culturale presso l’Ambasciata del Giappone a Roma
6 • maltanapoli
❋
Dicembre 2012
ECHI
FORENSI
CONFERENZA INTERNAZIONALE A SALERNO
Giuristi europei ed arabi su
Avvocatura e rivoluzione tunisina
di Stefania Forlani*
L’onda del cambiamento è inarrestabile. Il desiderio di pace e libertà ha
fatto scaturire la rivolta, il riscatto da
parte delle popolazioni del Medio Ori e nte alla ricerca di un modello di democrazia che si armonizzi con la cultura
e le tradizioni di quelle stesse.
Malgrado il disorientamento in cui
versano le democrazie occidentali causato dall’incertezza verso il futuro, dalla constatazione che non è possibile contare su una crescita continua del mercato economico e di quello del lavoro,
dalla mancanza di garanzia per le nuove generazioni di una migliore esistenza, altri popoli, non appartenenti al-
Stefania Forlani
l’Occidente industri a l i z z a t o, invero,
guardano a queste democrazie invidiandone lo stile di vita, il costume, la libertà.
Mohamed Alì Gherib, avvocato della Corte di Cassazione in Tunisi, che ha
incontrato i giuristi italiani ed europei
a Paestum, presso la Sala Cassandra
dell’Hotel Ariston, in occasione della II
Conferenza Internazionale Europea, è
riuscito, con la viva intensità propria di
chi ha vissuto da protagonista la trasformazione, a trasmettere, a rendere
vivo, quell’anelito di libertà che ha animato la rivolta del popolo tunisino.
Solo recandosi in Tunisia, sull’altra
sponda del Mare Nostrum, cercando peraltro di avere un contatto con i rappresentanti di base delle Istituzioni,
si riesce a percepire cosa significa vivere in un regime: si scopre, sebbene nella condizione agevolata di essere un “turista occidentale”, che sono negati i diritti, per noi naturali, di esprimere liberamente il proprio pensiero, di riunirsi e confrontarsi nel dialogo e nelle idee.
Ricordo le difficoltà e la tensione vissuta quando, da avvocati, nel settembre
2009, ci recammo al Palazzo di Giustizia di Tunisi per incontrare i nostri colleghi tunisini: riuscimmo a tenere l’in-
c o n t r o, grazie alla mediazione dell’avvocato Gherib, ma fummo controllati a
vista dalla Guardia nazionale, con
qualche momento di reale tensione.
Solo dopo essersi imbattuti in questa realtà, si riesce a comprendere il senso dell’affermazione con cui il “fratello”
avvocato Alì Gherib ha iniziato la sua
relazione:
“Quando venivo nel vostro paese, vi
invidiavo” … Ebbene, invidia, perché
le libertà minime, durante il regime di
Ben Alì, il presidente deposto, in Tunisia erano negate.
E gli avvocati tunisini hanno svolto
un ruolo preponderante in quella che
viene, forse impropriamente, definita “la
rivoluzione dei gelsomini”, poiché la locuzione sembra edulcorare una realtà
amara, quello che è stato un avvenimento cruento, poiché la rivolta tunisina ha avuto picchi di grande tensione,
grossi movimenti popolari e i suoi martiri - sono stati trecento - , anche se
poi l’attenzione dei media occidentali
sulla stessa è andata man mano svaporando a causa del dilagare, a macchia
d ’ o l i o, del movimento rivoluzionario negli altri Paesi arabi del Mediterraneo.
Se è vero che la rivoluzione del popolo tunisino è stata spontanea ed orfana di veri “leaders”, è altrettanto vero
che gli avvocati tunisini hanno contribuito ad incanalarla in un’ideologia politica finalizzata alla creazione di un
sistema democratico costituzionale,
dunque appropriandosene, attraverso
concrete rivendicazioni di “libertà e dignità”.
Non sfugge l’attenzione sullo spirit o, sulla congiuntura comune agli avvocati di ogni nazione, ovvero sulla necessità ineludibile di porsi a garanzia
dei diritti fondamentali di libertà e dignità del cittadino dinanzi al meccanismo giudiziario.
Così come non è sfuggito al Procuratore Generale della Repubblica, Sua Eccellenza Vitagliano Esposito, che ha
presieduto la Tavola Rotonda, ribadire ancora una volta che il senso di giustizia e di garanzia dei diritti della persona si pongono al di sopra della stessa legalità per ogni Istituzione nazionale e che la Carta Europea dei Diritti Fondamentali dell’uomo costituisce la
piattaforma su cui, in modo diretto e
senza il filtro della Corte Costituzionale, ogni Corte e ogni Tribunale europeo devono innestare il proprio giudizio.
* Consigliere della Camera Penale
Salernitana
TOGA D’ONORE INTITOLATA A
MICHELE DI GIANNI
Alla presenza del Presidente della Camera dei Deputa ti, On. Gianfranco Fini, nel Gran Salone dei Busti del la Corte di Giustizia di Castelcapuano la cerimonia del le Toghe d’Onore intitolate ad Avvocati deceduti (tra i
quali Achille Boccia, Michele Di Gianni, Mario Pisani
Massamormile); queste Toghe consegnate agli iscritti
all’Albo classificatisi con le migliori votazioni nella ses sione d’esame di abilitazione dell’anno 2010.
❋✭ECHI
CHIOSE DI STORIA E DI DIRITTO
FORENSI
❋
IL FUTURO DELL’AVVOCATURA
di Giovanni Verde*
Abbiamo una nuova legge che re ‘Bagatelle transfrontaliere’
nini, Il nuovo procedimento eurogola la professione legale. Era tempo.
A part i re dal primo gennaio p e o, in Nu ove leggi civ. comm.,
Quella precedente risaliva agli anni
2009 ha preso a funzionare in Ita- 2008, 1217 ss.).
Trenta, in piena epoca fascista. Ep lia e negli altri paesi dell’Unione
Facile, no? Tanto facile che vien
pure questa legge a Mario Monti non
E u ropea (Danimarca esclusa) un fatto di chiedersi se non sia piú
piace. Mi dicono che nel suo pro nuovo tipo di
comodo e spicgramma egli sia favorevole ad una
processo civile: il
cio
ri c o r re re,
modifica nel nome della libera con p rocedimento per
nelle località di
correnza.
le controversie di
fron t i e ra
alla
Per ciò che riguarda le libere pro lieve entità tra
giustizia ord i n afessioni, la visione di Monti sembra
frontalieri.
In
ria dei giudici di
assai più coerente con il suo liberismo
a d e re n za alla ve cpace e simili.
economico di quanto non sia in ge chia term i n o l o g i a
Chi approfonnere quella che ha quando si tratta del
del Codice Audirà la lettura
mondo dell’economia e delle imprese.
striaco (‘B a g a t e ldel com p l e s s o
In questi giorni, sul Corriere della
lensach e n’ , §§
p rovve d i m e n t o
sera, Giavazzi e Alesina lo rimprove 448 ss.) parlerò
ri s p onderà forse
rano perché nel suo programma ci sa per esso di prodi si. E darà forrebbe troppo Stato. E se lo dicono
cedimento bagase ragione alla
loro, che con Monti hanno collabora tellare, ma vedremia diffidenza
to o, comunque, hanno intrattenuto
te che molti prenei riguardi delstretti contatti, c’è da crederci.
ferira n n o, si sa,
l’unific azione
Perché, allora, Monti è così rigido
l’inglese
dello
europea.
Antonio Guarino
nel pre t e n d e re che i professionisti si
‘s m a ll claim’, la
Diffidenza piú
assoggettino alla libera concorrenza?
pretesa piccola piccola.
volte manifestata (da ultimo in La
È evidente che Egli è influenzato dal La novità è stata escogitata, ricerca del diritto. Spunti di un
l’idea meritocratica secondo cui il pro dopo i consueti travagli elaborati- g i u s - romanista, Napoli, J ovene,
fessionista più bravo tende ad emer vi, dal Parlamento e dal Consiglio 2007, 175 ss.), la quale non tocca
g e re e, quindi, a gettare ai marg i n i
di Europa, che l’hanno riversata certo l’unità monetaria e nemmechi non lo è. Già questa idea funzio nel re golamento CE n. 861/2007 no la conformità tra loro degli orna poco per alcune professioni che si
reso pubblico nella G.U.U.E. n. dinamenti nazion a l i , ma si ri fe ri s c e
occupano di beni primari, quale è
199 del 21 luglio 2007. In breve: – insisto, insisto – al sogno dell’uquello della salute. Se l’idea della con a) le con t roversie tra fron t a l i e ri, nità giuridica ad alla realtà di una
c o r renza si spinge alle estreme con cioè tra dirimpettai rispetto ad un pletorica, ingom b rante e costosa
seguenze, è evidente che chi è più po c onfine intern a z i on a l e, possono es- organizzazione intern a z i onale (a
vero mai potrebbe godere di una tu sere rimesse ad una procedura al- com i n c i a re dal Pa rlamento di St ratela eccellente della sua salute, per ternativa semplificata e piú eco- sburgo). Organizzazione che lavoché non se la potrebbe pagare. È ine n om i ca; b) il beneficio è limitato ra poco e male e che cerca di giuvitabile che si impongano dei corret alle cause di stretto interesse eco- stificare se stessa mediante il contivi, che assicurino a tutti, anche ai
nomico che siano di valore sino a cepimento, la gestazione e il parto
meno abbienti, prestazioni pro f e s s i o 2000 euro, piú interessi e spese; c) di re golamenti plurilinguistici del
nali adeguate, per lo meno quando il
maggiori precisazioni (non poche) tipo di quello ve ramente bagatellatipo di malattia, che si è impossessa nei 29 articoli del provve d i m e n t o re accennato in questa nota.
to dell’individuo, impone l’intervento
(sul quale cfr. V. Pozzi, Il rito ba* Professore Emerito di Diritto ro- di specialisti particolarmente capaci.
gatellare europeo, in Riv. trim. dir. mano nell’Università di Napoli “FeQuesto discorso può essere ripetu proc. civ., 2008, 616 ss.; L. Picci- derico II”
to, parola per parola, per la pro f e s sione legale. Non tutte le controver sie si pongono come routinarie. Vi
Diritti della persona
sono questioni spesso assai complesse
di Francesco Barra Caracciolo
che impongono prestazioni di profes sionisti altamente specializzati. In
Francesco Barra Caracciolo appartiene ad ziale come al processo, a questioni antiche questi casi il criterio del mercato e
una famiglia che ha antiche e nobili tradi- e ad esigenze attuali, sempre con estrema della libera concorrenza non può non
zioni nel campo del diritto; con la produ- chiarezza di pensiero e di linguaggio. Vi avere dei correttivi. Per non parlare
zione scientifica, la vivace presenza nei no- sono settori che più di altri sollecitano il del processo penale. Qui, quante vol stri studi, la fervida attenzione alle novità discorso di Francesco Barra Caracciolo: in te è in gioco il bene primario della
della legislazione e della giurisprudenza primo luogo l’area dei diritti della perso- libertà, il discorso non è e non può
nalità, della tecnologia invasiva della sfera essere diverso da quello che si fa per
privata, delle difese e della reazione con- i medici.
Il cultore del libero mercato, che
seguite al singolo. Con particolare sensibilità avvertito nei termini di un importante vuole estenderne le regole ai pro f e s capitolo del diritto privato, il tema è situa- sionisti, trae spunto dal mondo an to al confine tra il diritto delle persone (alla glosassone, che tratta il pro f e s s i o n i stregua dell’abituale modo di intenderlo sta alla stregua di un imprenditore.
proprio delle dottrine italiana, tedesca, fran- Di più. Si rifà all’Europa, che quella
cese) e la responsabilità aquiliana (dove ideologia sta mutuando.
Non tutto ciò che avviene nel mon prevale, ciò che avviene nel mondo di com mon law, l’attenzione ai rimedi contro il do anglosassone esprime il meglio. La
torto recato alla sfera soggettiva di un in- maniera di regolare, in quei Paesi, la
p rofessione forense non sembra un
dividuo o di un gruppo).
Il saggio più risalente del libro riguarda, dei esempio da imitare. Lì prevale l’idea
diritti della personalità, quello più contra- mercantile ed il rapporto tra avvoca stato nella sua esatta individuazione e nei to e cliente ne segue la legge. La con suoi precisi confini, anche per la mancan- troversia per l’avvocato è un “affare”
za di una specifica disciplina e la neces- da coltivare per trarre il maggiore
sità di ricostruirlo da norme disperse nel si- personale profitto possibile. Tant’è che,
stema. Si allude, come è agevole com- in quei sistemi, il cuore dell’attività
egli conferma il senso ed il valore di una prendere, alla riservatezza; a distanza di p rofessionale, a differenza di ciò che
preziosa eredità. Questa raccolta di saggi, anni si coglie nelle pagine della nota a sen- avviene fra di noi, non è quella con che si collocano in epoche diverse, costi- tenza riprodotta nel libro la felice anticipa- tenziosa, ma quella delle trattative,
tuisce una valida testimonianza di impe- zione di problemi e soluzioni. Allora la dei contratti, delle manipolazioni di
gno intellettuale, di acuta conoscenza dei preoccupazione, per chi non condivideva aziende e società; e via di questo pas fenomeni, di capacità costruttiva, e prima l’idea di un unico, generale e onnicom- so. E quando il rapporto si altera, nel
ancora della curiosità e del gusto con cui prensivo diritto della personalità, poteva senso che il contenzioso tende a cre l’autore si accosta alle materie che tratta. ravvisarsi nell’indefinito e sfuggente nove- scere, l’indice è preoccupante, perché
L’interesse si rivolge così al diritto sostan- ro dei diritti a cui riconoscere tutela; oggi, segnala che l’economia è in crisi.
Non so se questa cultura possa es muovendo dalla prospettiva del danno e dei
rimedi risarcitori, può manifestarsi il timo- sere trapiantata tra di noi ed è sin re di una larga e indiscriminata richiesta di- golare che, in Europa, le cui matrici
retta ad ottenere la riparazione di pregiudi- culturali non sono assai dissimili dal zi. Per il tempo in cui fu scritto, il contri- le nostre, abbia accettato che anche le
buto conteneva, come si è detto, prese di cd. professioni liberali vengano risuc posizione equilibrate ed innovative, che ap- chiate nell’area del libero mercato e
paiono ancor più convincenti alla luce dei della concorrenza.
Che ci sia qualcosa di sbagliato lo
successivi sviluppi del sistema (si pensi alla
lettura “costituzionalmente orientata” della dimostra il fatto che stranamente li
restrittiva disciplina del danno non patri- idee liberiste di Monti abbiano trova moniale, alla vicenda delle Sezioni Unite to convinta adesione nei partito della
intervenute a chiarire nozioni decisive per nostra sinistra. Ma se il punto di ar la selezione degli interessi meritevoli e dei rivo è lo stesso, diversi sono i punti
di partenza. Il liberista crede nelle
valori di rilievo costituzionale.
virtù salvifiche del mercato; l’uomo
Pietro Rescigno di sinistra crede che l’unico lavoro de di Antonio Guarino*
nerocianomagentagiallo
gno di essere difeso sia il lavoro di pendente, ancora oggi coltivando un’i potetica contrapposizione tra il datore
di lavoro, che tende allo sfruttamen to, ed il lavoratore, che lo subisce. Nel
cuneo i lavoratori indipendenti e i
professionisti non trovano posto e, per
solito, sono sdegnosamente inseriti nel
girone degli evasori.
In questo modo nessuno si pre o c cupa dell’esercito infinito (duecento sessantamila o più: chi ne ha il con to?) di abilitati alla libera professione.
E se una fabbrica chiude e qualche de cina o centinaia di lavoratori è desti nata a perdere il posto, tutti si pon gono il problema. Ed è giusto che sia
così. Non è invece giusto che nessu no si chieda che cosa sono destinati a
f a re e come potranno sopravvivere,
con i recenti provvedimenti, le deci ne e decine di migliaia di avvocati che
sono destinati ad uscire dal mercato.
E nessuno si chiede se non sia delit tuoso tenere aperte facoltà di giuri sprudenza che sfornano ogni anno al tre decine di migliaia di laureati, con
tanto di titolo di studio legale, desti nati a non trovare alcuna occupazio ne, anche non dignitosa. Mi raccon tano che, nel ricco nord, taluni gio vani avvocati, arrotondino i loro gua dagni, prestando di sera servizio nei
bar o in altri pubblici locali. E credo
che sia vero.
Perché ciò sta avvenendo? Oramai
lo Stato richiede, con il contributo
unificato, il pagamento di una tassa
preventiva, sicuramente incostituzio nale, che scoraggia l’utente che vuo le ricorre re al servizio giustizia. Di
più. Il servizio che Esso rende è sem pre più aleatorio, tale che gli addetti
ai lavori non sono in grado di preve derne in qualche misura ragionevole
gli esiti. Le pro c e d u re e i riti sem brano favorire forme di giustizia som maria, che il cittadino mal sopporta
e che cerca di evitare.
E poi c’è il problema delle tariffe. Il
mercato e, quindi, la legge impongo no che non ci siano tariffe predeter minate. Il rapporto è contrattualizza to. Chi è il beneficiario di questa li beralizzazione? Di sicuro non il qui sque de populo, che, se può, sceglie il
difensore di sua fiducia e alle condi zioni che questi gli offre e, se non
può, si rivolge al difensore che gli
propone un patto di quota lite. I veri
beneficiari sono i detentori dei poteri
forti (le banche, le assicurazioni, le
grosse imprese, ecc.), che oramai stan no imponendo condizioni capestro a
quanti, per vera e propria fame, sono
costretti ad accettarle. Per non dire
degli strascichi di contenzioso per re sponsabilità professionale che sono in
agguato e che lo stesso legislatore pre vede quando richiede che il professio nista dichiari nel contratto con il
cliente l’assicurazione da cui è coper to e si pronunci in anticipo sulle pos sibilità di riuscita della difesa.
Ho sempre pensato che l’art. 24,
comma 2° della Costituzione, stabi lendo che “la difesa è diritto inviola bile in ogni stato e grado del pro c e dimento”, dia copertura costituziona le alla posizione del difensore e che,
quindi, lo ponga al riparo dalla logi ca del mercato, che lo rende debole,
nella misura in cui non è in grado
di scegliere, per ragioni di sopravvi venza, chi e come difendere. Per bi sogno, se non per fame, si finisce con
il difendere tutti, il che non è in sé
negativo, e comunque, nel che si an nidano pericolose tentazioni.
Negli anni Sessanta a Mosca esiste va un ufficio di avvocatura di appena
cinquanta difensori, che erano suffi cienti per garantire (!) i diritti di dife sa di alcuni milioni di individui. Ma
era l’epoca poststaliniana. Noi pensia mo, invece, di vivere in democrazia.
La verità è che la saldezza di un re gime democratico si misura anche
sulla base del grado di indipendenza
della sua Avvocatura. Di ciò dovreb be tenere conto chi ci governa.
* Già V. Presidente del Consiglio
Superiore della Magistratura
maltanapoli • 7
Dicembre 2012
❋
CORRIERE DIPLOMATICO
CONTINUA LA SERIE DEI COREANI
CHE DIVENTANO FAMOSI
È reggiano il console della Repubblica di Bielorussia in Emilia Romagna
MINISTRO LA SIG.RA
KIM JONG-SUK
E REGISTA IL SIG.
KI M KI-DUK
“II mondo gira intorno ai contatti”
di Livio Pauletto*
Allora è proprio vero: non
c’è due senza tre. In un mio
precedente articolo (vedi Maltanapoli del giugno 2012)
ho voluto evidenziare come
due Coreani siano stati ch i amati a due incarichi istituzionali di grande prestigio e
visibilità. Dal 13 ottobre
2006 Ban Ki-Moon occupa
la sedia di Segretario Generale dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite. Dal 1°
luglio di quest’anno Jim Yong
Kim è insediato a capo della Banca Mondiale. Ora è la
volta della Sig.ra Kim Jongsuk, nominata ministro delle
Piccole e Medie imprese, d e ll’Innovazione e dell’Economia digitale nel nuovo governo francese di Jean-Marc
Ayrault formato il 15 maggio 2012 a seguito della vittoria elettorale di Fra n c o i s
Hollande. E’ nata a Seul 38
anni fa ma, piccolissima, è
stata adottata da una fa m iglia francese, cambiando così
il cognome ed anche il nome
in Fleur Pellerin. Tanto sarebbe bastato, ma ha ancora
aumentato la sua “fra n c e s i zzazione” sposando un Fra ncese, dal quale ha avuto una
figlia, ora di otto anni. Non
viene dalla carriera politica,
ma era magistrato della Corte dei Conti. Diversamente
dai due personaggi coreani di
cui ho detto, il caso della
Kim/Pellerin è meno conosciuto da noi in Italia. Ma
in Corea sono letteralmente
impazziti per la sua nomina, diventando il simbolo del
paese vincente. E giacché si
parla di vittorie, non voglio
trascura rne una ancora, r e c e ntissima e non istituzionale:
quella del regista coreano Ki
m Ki-duk, al quale è stato
assegnato il Leone d’Oro
della 69° Mostra cinematografica di Venezia per il film
“Pietà”.
* Console On. della Repubblica di
Corea per il Veneto
Antonio Sottile
di Isabella Trovato*
Italia-Bielorussia. La premessa è che l'Italia fa
parte dei paesi più presenti in Bielorussia per
il numero delle società a partecipazione straniera, ben 193 di cui 98 sono società miste e
95 sono controllate al 100% da capitale italia-
La sede del consolato è una finestra del Paese
Estero sull'Italia, e viceversa. E l'approccio, anche per un giornalista, e quello tipico di una visita di Stato.
Lei e l'unico console per Reggio Emilia e
provincia. Si aspettava il conferimento di questa carica?
«La nomina rappresenta ufficialmente i rapporti che già da anni curo tra l'Italia e la Bielorussia, ho aspettato due anni prima che mi facessero console poiché il percorso e lungo e difficile e non è detto che vada sempre a buon fine.
Devono essere d'accordo i governi di entrambi i
Paesi».
E dunque come è cambiata la vita da quando
è diventato console onorario?
«Il carico di lavoro è lo stesso che avevo prima della nomina, sono invece aumentate le responsabilità e i doveri, poiché comunque rivesto
un incarico alle dipendenze del Ministero degli
Esteri».
Antonio Sottile
no, e che rispetto al 2010, gli investimenti diretti delle aziende italiane in questo Stato sono cresciuti di circa 10 volte, passando da $ 17,3 milioni nel 2010, a $ 165,8 nel 2011.
Con la prospettiva di una ulteriore crescita
con la creazione di un distretto industriale italiano al confine con la Polonia, una finestra sui
mercati con la Russia e il Kazakhistan, tra agevolazioni fiscali e doganali.
Il resto della storia ha un nome, un volto, e una
carica prestigiosa, quella di console onorario, rappresentata dal reggiano Antonio Sottile. 44 anni,
dirigente commerciale di Coccinelle, e l'istituzione che dallo scorso mese di marzo rappresenta i rapporti, prevalentemente economici, che
intercorrono tra il nostro Paese e lo Stato dell'est Europa. Nasce da famiglia borghese di pro f e ssionisti, il padre è stato dirigente legale delle Farmacie comunali riunite, la madre insegnante di latino e italiano. Sottile viaggia da quando aveva 14
anni, 'Il primo viaggio in Inghilterra, poi la Spagna, e l'America con un coast to coast a soli 18
anni, Los Angeles Miami.
Nominato console della Repubblica di Bielorussia in Emiila Romagna , Sottile ha aperto la
sede del consolato in via Gabbi, nel centro di
Reggio Emilia. Un orgoglio per la citta, come
ha dichiarato il sindaco Graziano Delrio, il 21 ott o b re scorso, in occasione della visita istituzionale dell'ambasciatore Evgeny A n d reevich Shestakov. Il 10% delle esportazioni della Bielorussia sono rivolte all'Emilia Romagna e il 20% delle importazioni provengono da questa regione.
Reggio dunque capitale della cooperazione con
la Bielorussia, e lo stesso sindaco ha promesso
per l'inizio del prossimo anno una manifestazione di presentazione e promozione dell'economia bielorussa. Ma chi è Antonio Sottile e
come si muove un console onorario nello scenario internazionale, in questo caso il nostro console, e come si arriva a ricoprire questa carica
così importante, noi ce lo siamo chiesto e siamo
andati a scoprirlo direttamente al consolato che
non è propriamente come entrare in un ufficio
pubblico e mettersi in sala d'attesa ad aspettare.
LE NUOVE ADESIONI ALL’UCOI
CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (Grosseto)
Dott. Carluccio CASTELLI - Console On. di Svezia – Circoscrizione: Provincia di
Grosseto - Exequatur: 1-8-2012 - Loc. Riva del Sole, 58043 Castiglione della Pescaia - Tel. 0564.928111 Fax: 0654.935607 e.mail: [email protected]
MILANO
Avv. Roberto RANDAZZO - Console On. dell’Uganda – Circoscrizione: Lombardia , Emilia Romagna e Veneto - Exequatur: 23.05.2012 - 20123, Piazzale Cadorna
n. 4 – Tel. 02.8807290 – Fax 02.72000689 - E.mail: [email protected]
NAPOLI
Dott. Dario dal Verme - Console On. della Repubblica di Polonia -Circoscrizione:
Regione Campania - Exequatur: 10-10-2012 - 80122 Viale A. Gramsci n. 12
Tel. 081.660009 - Fax 081.2404664
email: [email protected]
PADOVA
Dott. Pacifique MWISUMAMWO - Console On. del Burundi – Circoscrizione: Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto
Adige, Valle d’Aosta - Exequatur: 11-4-2012 - 35135, Via Istria 55 - Tel. 049.8658815
Fax: 049.8658875
e.mail: [email protected]
Avv. Gianfranco RONDELLO – Console On. del Mali – Circoscrizione: Veneto,
Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige – Exequatur: 6-72012 - 35131, Piazzale Stazione, 6 - Tel. 049/65.11.90- Fax 049/87.81.401 - E-mail:
[email protected]
TRAPANI
Avv. Gaspare PANFALONE - Console On. dell’Estonia – Circoscrizione: Sicilia Exequatur: 18-9-2012 - 91100, Via Libica 19 - Tel. 0923.444201 Fax: 0923.559027
e.mail: [email protected]
UDINE
Dott. Primo Ivo DI LUCA - Console On. del Canada – Circoscrizione: Friuli Venezia Giulia - Exequatur: 11-7-2012 - 33100, Via Morpurgo 4 - Tel. 0432.229709
e.mail: [email protected]
È vero che il Console Onorario non viene retribuito dal Governo?
«Si è vero, non percepisco alcun compenso
dal Governo. Tutte le spese sono a carico del
Console, la sede Consolare, le persone che lavorano all'interno, le trasferte ».
Perché la scelta di Reggio per la sede consolare e non piuttosto Bologna che e capoluogo di Regione?
«Il governo bielorusso avrebbe voluto l'apertura a Bologna ma ho spiegato a loro l'importanza della nostra citta in termine economi-
co e culturale, Reggio è la citta del tricolore. E
sono fiero di essere reggiano».
Non solo Console ma anche rnanager. Come
fa a conciliare queste due attività?
«Ho un'addetta consolare all'interno del consolato, che segue gli aspetti più burocratici. E poi
personalmente, lavoro anche la sera, senza risparmiare i fine settimana».
Con che frequenza è in contatto con l’Ambasciata bielorussa?
«I contatti con l'Ambasciata sono quotidiani,
naturalmente anche con il Ministero degli Esteri e con i consiglieri del Premier».
Dicono che Lei ha conoscenze importanti e
influenti .....
«Giro il mondo da 15 anni e sono entrato in
contatto con diverse personalità sia del mondo
politico che economico».
E come ci si rapporta con capi di governo e
istituzioni internazionali?
«Io sono sempre me stesso. Non cambio atteggiamento».
Intorno a Lei si muove il mondo del volontariato. Tante le associazioni che si occupano
dei bambini di Chernobyl
«Si, non solo economia, ma anche volontariato. Quest'anno, per la prima volta, siamo riusciti
a fare atterrare a Parma un aereo di bambini bielorussi ospiti delle associazioni della citta ducale
e di Reggio e abbiamo organizzato per loro varie
iniziative culturali, pedagogiche e sportive».
Reggio Emilia ha ricevuto a fine ottobre la
visita dell'Ambasciatore della Repubblica di
Bielorussia. Come e stato accolto?
«L'Ambasciatore è rimasto molto soddisfatto
dell'accoglienza che le Autorità gli avevano riservato. Il Prefetto, il Sindaco, la Presidente della Provincia. Sono stati tutti e tre molto gentili
e ospitali. Hanno parlato di potenziali sinerg i e
e scambi culturali, commerciali e di iniziative
umanitarie che possono attuarsi tra la citta di
Reggio e la Bielorussia».
Lei è sposato con una donna belga, ed ha tre
figli. Quando trova il tempo per la famiglia?
«Sono via sei mesi all'anno e per me stare a
casa circondato dagli affetti è il mio più grande
desiderio. Ho la fortuna di avere una persona
speciale accanto a me. Mia moglie Sabine capisce il mio lavoro e spiega sempre ai miei figli
p e rché il papà è così tanto in giro per il mondo. Mi ha dato tre splendidi figli, Sophie di 9
anni, Josephine di 6 e il piccolo Maxime di due».
* Giornalista de’ “L’Informazione di
Reggio Emilia”
–
CONSOLARE
ENTRA ANCHE L’ESPERTO DI
GIAPPONE, FRANCO MAZZEI
Imprenditori e diplomatici
nel CdA dell’Istituto
Orientale di Napoli
Imprenditori e diplomatici nel n u ovo consiglio d’amministrazione dell’Orientale – scrive Salvo Sapio su “Il
Mattino” – che si è insediato sotto
la presidenza del rettore Lida Viganoni. Oltre ai docenti e ai rappresentanti degli studenti, il cda ospiterà due
«personalità esterne». Si tratta di Giuseppina Amarelli Mengano, rappresentante della «Amarelli», notissima
azienda familiare nata a Rossano (in
provincia di Cosenza) specializzata
nella coltivazione, raccolta e lavorazione della liquirizia.
L’azienda è attiva dal 1731. E persino Napoleone ne fece uso. Imprenditrice di spessore e di cultura , a Pina
Amarelli è stato dedicato il libro «Il fascino discreto della liquerizia» di Manuela Piancastelli.
Altra personalità esterna è l’orientalista Franco Mazzei. Docente in diversi
atenei italiani è stato, tra l’altro, consigliere presso l’ambasciata d’Italia di
Tokyo e continua a collaborare con il
Ministero degli A f fa ri Esteri. Nel
1993, pwer meriti culturali, ha ricevuto dall’Imperatore del Giappone
l’Ordine del Tesoro Sacro. Nel 2006
ha ricevuto l’Ordine del Sol Levante.
Con loro i docenti Amedeo Di
Maio, Augusto Guarino, Donatella
Izzo, Amneris Boselli, Ivana Ruotolo;
infine i due rappresentanti degli studenti Luigi Gentile e Giulia Petruzziello.
«Il recente insediamento del nuovo
Cda dell’Orientale – spiega il rettore
– conclude il percorso di riforma della
g o ve rnance di ateneo già avviato con
la nomina di un nuovo Senato accademico e con la costituzione di tre Dipartimenti e di un Polo didattico.
Le due personalità esterne che fanno
parte del Cda sono Franco Mazzei e
Giuseppina Amarelli Mangano. Il primo è un orientalista esperto di relazioni internazionali, la seconda è una
imprenditrice meridionale impegnata sul
territorio, esempio positivo di donna capace di coniugare attenzione al sociale
e competenza professionale».
LA LEZIONE
(segue dalla pag. 3)
ha violentato dall’apocalisse pro ssima ventura. La catastrofe è imminente e trasformerà la terra in
un deserto. Quando siffatte convinzioni si sono affermate nella
l o ro assolutezza e presuntuosa sic u rezza, s’è ritenuto che la risposta andava cercata in un poderoso re g resso verso il primitivo, alla
r i c e rca di ripristinare una pre s u nta “armonia” del rinnovato rapporto uomo-natura, che può ottenersi facendo “terminare lo scandalo della storia”. Il che significa
t r a d u r re l’esigenza del nuovo,
equilibrato rapporto tra uomo e
n a tura in “teorie apocalittiche della storia e in appelli per la fine imminente dell’autorità della scienza”, per la verità non sempre distinguendo i princìpi della scienza
dalla loro utilizzazione. Insomma
un mettere in discussione l’idea
stessa di scienza moderna, tanto
più quando aperta a (e consapevole di) storia, intesa come l’anti-natura. Forse qualcuno non ha
dimenticato l’idea secondo la quale “il progetto della casa nuova
che dovrà sorg e re al posto della
prigione che è la società moderna
potrà essere effettuato solo a dis t ruzione avvenuta”, come nel
1967 predicava Marc u s e .
La conseguenza di questo ideologismo antistorico, perciò puramente astratto, neppure utopico e
tanto meno liberatorio, è stata
una stagione di lacrime e sangue,
d a l l ’ e ffetto lungo, come, ad esempio, il capitalismo brutale, tipo
quello esemplato dalla vicenda di
❋
L’Avv. Prof. Andrea Amatucci
nuovo Segretario Generale dell’U.C.O.I.
di Patrizia De Gisi*
Dopo la scomparsa, avvenu- pubblica di Ungheria - Pre s ita il 27 luglio 2012, dell’Avv. dente dell’Unione Nazionale
Michele Di Gianni, Fondatore delle Camere degli Avvocati
nel 1977 dell’UTributaristi nione dei ConAutore di nusoli Onorari in
m e rose pubbliItalia e suo pricazioni di diritmo Segretario
to tributario e
Generale,
il
finanziario delConsiglio Dile quali le prinrettivo del Socipali
sono
dalizio, svoltosi
pubblicate ana Roma presso
che all’estero in
il Regent Hotel
lingua inglese,
il 21 settembre,
tedesca e spaha approvato
gnola.
all’unanimità la
È stato Consinomina
del
gliere di AmP rof. Avv. Anministrazione
d rea Amatucci
dell’ISVEIMER
a
Segretario
(Istituto per lo
Generale delSviluppo ecol’U.C.O.I. autonomico dell’ItaAndrea Amatucci
rizzandolo a
lia meridionale,
compiere ogni necessario adem- Istituto di credito speciale), del
pimento di cui all’art. 9 dello Banco di Napoli, della FinanStatuto.
ziaria Meridionale (FIME LeaL’Avv. A n d rea Amatucci, sing), nonché, dal 2002 al 2009,
Console Onorario di Ungheria P residente dell’Unione Nazioa Napoli dal 2001, è Professore nale delle Camere degli Av v oemerito di Diritto Finanziario e cati Tributaristi.
Tributario dell’Università degli
L’Avv. Amatucci si attiverà Studi di Napoli “Federico II” e così come comunicato a tutti gli
autore di 121 pubblicazioni. In associati - affinchè il Sodalizio
esse continua la tradizione del- continui ad operare nel solco
la Scuola giuridico-finanziaria brillantemente tracciato dalnapoletana, elaborando motiva- l’Avv. Michele Di Gianni in
zioni più ampie e rigorose del- trentasei anni di generosa ed efla metodologia dell’Analisi eco- ficace attività in favore della canomica del Diritto Finanziario e tegoria consolare onoraria.
Tributario.
Dichiara infatti di ritenersi
Ricco il curriculum di Andrea sempre a completa disposizioAmatucci.
ne degli associati per ogni sugGià Pro - R e t t o re e Preside del- gerimento e proposta che posla Facoltà di Scienze Politiche sano agevolare il delicato e
dell’Università Federico II di complesso compito assunto.
Nel corso dello stesso ConsiNapoli – Benemerito della Pubblica Finanza e Benemerito del- glio Direttivo del 21 settembre
la Scienza e della Cultura con scorso, si è deliberato di istimedaglie d’oro assegnategli dal tuire un “Premio alla memoria
Presidente della Repubblica ita- di Michele Di Gianni”.
Verrà conferito a quei Consoliana. – Assegnatario dell’onorificenza di Croce media da li che si siano distinti in attività
parte del Presidente della Re- efficaci di sostegno e collaborazione con i Paesi in via di Sviluppo.
DI TARANTO
Al momento l’U.C.O.I. è imTaranto. Qui si pensa che bloc- pegnata nell’organizzazione
cando l’ILVA (mandando a casa della XXXVI Assemblea Naziomigliaia di lavoratori e le loro fa- nale che avrà luogo a Catanzamiglie, e aggravando la crisi so- ro nella prossima primavera.
Rilevante l’impegno per la
cio-economica del Paese intero )
il problema si risolve. Sì, lo si ri- programmazione di importanti
solve nascondendolo, marg i n a l i z- incontri sia al Quirinale che al
zandolo nella propria coscienza, ri- Vaticano, ma soprattutto al
MAE per la discussione e solupetendo il silenzio che per cinzione dei problemi che aff l i gquant’anni ne ha accompagnato lo
gono la categoria consolare
sviluppo contra legem. Un pio so- onoraria.
gno fantasioso, specie se coniugato
con l’idea che, chiusa l’ILVA e la
* Segreteria U.C.O.I.
sua dimensione produttiva, qualcuno vorrà gestire una riconversione
della fabbrica in una impresa di bonifica. La soluzione sta nel non
chiudere gli occhi dinanzi alla realtà
difficile di una storia passata senza
uso della ragione. Sta nel trovare la
coniugazione tra continuazione della produzione e conversione di una
parte consistente degli utili (anche
quelli accumulati illecitamente, che
vanno riportati in Italia) nella bonifica e nell’adozione degli strumenti
tecnici perché la produzione non sia
inquinante. Ci vorrà tempo, il tempo che solo gli ideologi – specie se
ignari come una parte dei nostri
ambientalisti per professione politica – non sanno cogliere nella sua
positiva ineluttabilità. Che Dio assista chi deve decidere, facendogli
perd e re la tentazione del pro t a g onismo e chi da queste decisioni
vede dipendere la dignità e tranquillità della vita, la sua e la nostra.
* Ordinario di Storia della Filosofia all’Università Federico II di Napoli; già Senatore della Repubblica
0nerocianomagentagiallo
8 • maltanapoli
❋
Dicembre 2012
MOSTRE - CONVEGNI – LIBRI - NOZZE
I vulcani d’Italia e di Francia
tra illuminismo e romanticismo
di Adriana Pignatelli Mangoni e Vincenzo Cabianca
Un viaggio letterario umanisticoscientifico e pittorico in gouaches nella storia dell’interpretazione dell’attività vulcanica.
Un libro davvero appassionante che interpreta e rilegge proprio
questa straordinaria
stagione dei grandi
viaggiatori a Napoli e
nel Sud d’Italia.
Il tema del viaggio
e del “Grand Tour”
ha avuto una grandissima fortuna negli
ultimi decenni, indagando in maniera
sempre più approfondita il ruolo di grandi e piccoli protagonisti di un fenomeno
culturale di portata davvero europea
e la ricchissima produzione letteraria
e artistica ad esso legato. Un fenomeno, tra Sette e Ottocento, che ha
contribuito decisamente alla formazione di un’identità europea che ritrova nella cultura classica la sua
ascendenza comune e le sue radici
più profonde.
Il filo portante del libro sono le
Gouaches di Adriana Pignatelli. Recuperando sapientemente la tecnica
privilegiata degli artisti del Gran
Tour tra Sette e Ottocento, la gouache – i suoi colori opachi, la sua morbidezza e la sua vaporosità, i suoi ef-
fetti luminosi e atmosferici -, ella rilegge in termini molto personali le
rappresentazioni storiche di Desprez
e Chatelet, di Fabris,
Houel e Volaire, di
Gaston Vuillier e dell’Arciduca Luigi-Salvatore d’Asburgo-Lorena. Si tratta di una
ricerca formale molto
approfondita e sistematica che vuole recuperare e attualizzare la bellezza ‘metafisica’ dei vulcani. La
virtuosità del pennello, la luminosità dei
colori, la fisicità delle
superfici pittoriche
non sono, infatti, mai
fine a se stessi ma
presupposti di una lettura che viene
da lontano ma mira al presente.
Sono, come sottolinea l’autrice stessa,
“figurazioni di un viaggio mentale tra
storia e territorio, tra scienza e poesia”.
Le gouaches di Adriana Pignatelli
Mangoni ci fanno scoprire un’artista raffinata, sensibile e piena di
sorprese e segreti. Analizzando i
centinaia di gouache ci rendiamo
conto quanto intimamente Adriana
conosca le opere dei suoi artisti viaggiatori. Si riconosce subito suo Chatelet, suo Desprez, suo Hamilton,
suo Volaire.
NOZZE
DI GIANNI-ABBATI
A Napoli nella Sala della Loggia
del Maschio Angioino si sono svolte il giorno 8 settembre le nozze civili tra Gennaro Di Gianni, figlio
di Rodolfo e Bianca Lo Judice e
Alessandra Abbati, figlia di Antonio e Patrizia Taglialatela.
Testimoni per lo sposo il fratello
Pier Francesco Di Gianni e Paola
Manduca, per la sposa Chiara Abbati.
Dopo la cerimonia gli sposi, festeggiati da amici e parenti al Bertolini’s Hall nel corso di un raff inato ricevimento, sono partiti per
una lunga luna di miele.
FARRUGIA-CAMILLERI DE MARCO
A Malta nella Cattedrale “St. Paul’s
Metropolitan” di Mdina si sono uniti in matrimonio il giorno 21 settembre Michael Farrugia e Anjelica
Camilleri De Marco. Testimoni per
lo sposo il cugino Mark Gasan e per
la sposa la zia Giannella De Marco.
Al rito religioso, celebrato dal Rev.
Anthony Sutch, oltre a tanti amici e
parenti, erano presenti il Ministro del
Turismo Mario De Marco (zio della
sposa), il primo ministro Dr. Lawrence Gonzi e il ministro per la concorrenza e le piccole e medie imprese, Dr. Jason Azzopardi. Ha fatto seguito un raffinato ricevimento nel
giardino della residenza dei genitori
della sposa a Wardija.
Roberto Di Stefano
Maestro di restauro
❋
La Carta Stampata Soffre,
La Salverà Soltanto l’Arte
di Guido D’Angelo*
di Raffaele Vacca*
Recentemente si è svolto a Na- spazi per il tempo libero e la
poli un Convegno internazionale sosta delle auto.
Pertanto, è opporsul contributo e sultuno che l’Amle opere di Roberto
ministrazione del
Di Stefano, prestiComune di Napogioso professore di
li – già obbligata
restauro di monuda vari anni alla
menti della Facoltà
formazione del
di Architettura di
nuovo piano urNapoli scomparso
banistico comunanel 2005.
le – provveda raL ’ o c c a s i one è
pidamente alla reservita anche per
visione del vigenun esame interdite piano regolatosciplinare dei prore, avviando anblemi relativi alla
che per il centro
tutela del centro
storico la possibistorico di Napoli.
lità di realizzare
Inevitabilmente
gli interventi ausono emerse le
Roberto Di Stefano
spicati.
carenze del viOccorre uno studio serio, digente piano regolatore generale del capoluogo parteno- retto ad individuare anche gli
peo, a cominciare dall’eccessi- strumenti giuridici ed econova estensione del perimetro mico-finanziari (project finandel centro storico, nel quale cing compreso) per la riqualisono stati inclusi anche va- ficazione del detto centro nelsti nuclei edilizi costruiti nel- l’ambito di un assetto organico del territorio comunale (tel’ultimo dopoguerra.
Sostanzialmente si è tra- nendo conto anche delle prescurata la distinzione tra viste detrazioni fiscali fino al
centro antico e centro stori- 50 per cento della spesa).
Non si immaginano sventraco, autorevolmente insegnata
da Roberto Pane e Roberto menti, bensì di verificare la
Di Stefano. Nel centro an- possibilità – anche mediante
tico (la città greco-romana concorsi nazionali ed internanel caso di Napoli) possono zionali – di interventi di riessere consentiti soltanto in- strutturazione urbanistica in
terventi di restauro e con la qualche nucleo edilizio del cenconservazione dei tracciati tro storico, nel rispetto delle
viari, più o meno integral- carte internazionali del remente tramandati dalla stra- stauro e senza danneggiare
tificazione secolare e che tutto ciò che può ritenersi vesono intesi come configura- ramente patrimonio dell’umazione d’arte e prezioso do- nità protetto dall’UNESCO.
Ciò servirebbe anche ai fini
cumenti di storia.
Ma la medesima disciplina dell’incremento dell’occupanon può essere estesa ad al- zione ed a sviluppare un intre parti del centro storico, dotto nei settori del commerfermo restando il divieto di cio e dell’artigianato, nonché
ristrutturazioni indiscrimi- al recupero di migliaia di alnate. In altri termini, si trat- loggi nel centro storico di
ta di non pensare ad opera- Napoli.
È opinione generale, che
zioni di sventramento nel vastissimo centro storico, ma di l’Amministrazione di un Conon escludere progetti di ri- mune debba impegnarsi in
strutturazione urbanistica in questi compiti fondamentali,
qualche nucleo edilizio del più che in eventi effimeri,
che non contribuiscono a soddetto centro storico.
Talvolta, senza il pericolo di disfare le primarie esigenze
danneggiare rilevanti valori dei cittadini.
culturali, si dovrebbe agire con
* Ordinario di Diritto Urbanistico
il bisturi in un corpo urbano
profondamente ammalato e
drammaticamente privo di spazi per attrezzature collettive.
Sui passi del passato
Non si possono trascurare i
di Francesca Ferbo
numerosi casi di crolli e di segnalazioni di dissesti statici, Carol, per sfuggire al volere del padre
che negli ultimi anni si sono che la vuole sposata con un possidente
registrati nel centro storico in- napoletano, scappa di casa.
dividuato dal piano regolatore.
D’altra parte, ferma restando la pur necessaria tutela dei
rilevanti valori culturali, non
si può pretendere di imporre
alla gente di vivere in abitazioni precarie negli angusti vicoli esistenti e senza il minimo indispensabile di attrezzature collettive, compresi gli
Molti di coloro che vedono ogni giorno le edicole piene di quotidiani e periodici
ritengono che il giornalismo
goda ottima salute: continui
ad esercitare il suo compito.
Ben altro invece ci rivela la
lettura di “L’esplosione del
giornalismo” di Ignacio Ramonet, che ha come sottotitolo “Dai media di massa alla
massa dei media” (IntraMoenia e DKm0). Per Ramonet,
già direttore di “Le Monde
diplomatique”, crisi, rotture e
cambiamenti, caratteristici del
nostro tempo, stanno avendo anche nel giornalismo.
Dopo l’invenzione della
stampa, i giornalisti avevano ricevuto un grande riconoscimento quando Edmund Burke pronunziò la
famosa frase: “Voi siete il
Quarto Potere”.
Come osserva Ramonet,
sarebbe meglio dire che il
giornalismo era un contropotere, in grado di rivelare
gli errori o gli abusi degli altri tre: legislativo, esecutivo
e giudiziario. Ma poi il giornalismo si è rifugiato nel
monopolio dell’informazione, ritenendo i lettori un
pubblico “passivo e prigioniero” da guidare.
Un giornalismo veramente indipendente si sarebbe
dovuto mantenere con le
vendite; ma ora i bilanci
sono stati sempre più sostenuti dalla pubblicità (ovvero da comunicazioni per
far comprare dei prodotti);
e questo dopo la politica,
ha condizionato l’oggettività
dei giornali.
Ora il giornalismo sta subendo un “trauma di
un’ampiezza mai vista”. La
Rete sta spogliando i giornalisti della loro identità di
“preti secolari”.
Essi non hanno più a disposizione un pubblico passivo, sia perché questo, negli ultimi tempi, ha scoperto che l’affidabilità dei giornali “diminuisce man mano
che proliferano le informazioni”, sia perché nella nuova società della Rete ogni
cittadino diventa un giornalista potenziale.
Per di più, imperando
l’urgenza, il far presto, non
c’è più il tempo di raccogliere, verificare, confermare
con rigore e serietà la notizia.
E il giornalismo stampato
vede diminuire sempre più i
lettori, perchè gli utenti della Rete scrivono, parlano,
fotografano, filmano, commentano, analizzano.
E anche perchè si è scoperto che in passato il giornalismo, che si riteneva fonte di verità, si era dedicato
ad addomesticare, ignorare,
nascondere, deformare, manipolare notizie, anche di
grande interesse ed utilità.
Le valutazioni di Ramonet
riguardano la situazione del
giornalismo negli Stati Uniti (“Il paese più fortemente
colpito dalla crisi”) e in
Francia; quasi nulla scrive
sulla situazione italiana, che
però ci aiuta a comprendere meglio.
E ci invita a domandarci
a che cosa serve oggi il giornalismo e se e come sopravviverà.
La carta stampata perde
quotidianamente copie. C’è
chi pensa che tra poco debba addirittura sparire.
Ciò non solo perchè spesso i giornali sono venuti
meno al loro storico compito , ma anche perchè c’è
stata una esplosione, sovrabbondanza di informazioni.
Parecchi giornali hanno assunto, accanto a quella stampata anche l’edizione web.
Altri hanno abbandonato la
prima per sviluppare solo la
seconda.
Tutto ciò ha portato il giornalismo a perdere una considerevole parte delle funzioni per le quali era nato e si
era sviluppato. Secondo Ramonet i giornali in forma
cartacea potranno sopravvivere se si ricorderà che “il
giornalismo ha a che fare
con l’arte letteraria”, e se ci
sarà un ritorno della credibilità, il cui crollo (almeno
all’estero) è una delle principali cause della crisi attuale.
Il futuro sarà “un giornalismo di orientamento e approfondimento”.
* Presidente del Premio Capri San
Michele
Maltanapoli
agli auguri rivolti ai lettori e alle loro famiglie
di un felice Natale,
unisce quelli per un prospero anno nuovo
GRIMALDI-MASTRO
Il giorno 3 dicembre nella Cattedrale di Civitavecchia sono state
celebrate le nozze di Guido, figlio
di Iliana e Manuel Grimaldi e Fabia, figlia di Marina e Angelo Mastro. Ha officiato il rito religioso
S.E. Luigi Marrucci, Vescovo di
Civitavecchia e Tarquinia che ha
coinvolto, per scelta dei giovani
sposi, tutta la famiglia. La cerimonia nunziale non poteva che
svolgersi - per una famiglia di armatori - sulla nave “Cruise Barcellona” dove gli sposi sono stati
festeggiati da seicento, tra amici e
parenti, nel corso di un elegante
ricevimento.
Alle felici coppie gli auguri del nostro giornale.
Gennaro Razzino
Direttore Responsabile
Ass. Napoletana Amici di Malta
Editrice - C.F. 80027800632
Gli articoli riportati nel presente
giornale esprimono l’opinione degli autori.
Arte Tipografica - Napoli
Via S. Biagio dei Librai, 39
www: artetipografica.it
E-mail: [email protected]
Tel. 081.5517099 - Fax 081.5528651
Finisce nelle grinfie di una banda di malviventi il cui capo, Chris, si innamora perdutamente di lei. Ma la violenza dell’uomo e i continui tradimenti porteranno la
loro storia d’amore ad un triste epilogo.
Malta, Chiesa di Mosta, Natività (Giuseppe Cali, artista maltese)
Reg. Trib. Napoli 2170/70
* ** * *
Finito di stampare il 28-12-2012
Francesca Ferbo nasce nel 1992 a San Sal vador.
All’età di un anno e mezzo viene porta ta dai suoi genitori adottivi nella città
partenopea.
Sogna un futuro di psicologia e scrittrice.
Maltanapoli
tawgura Milied Qaddis Hieni, u Sena Gdida
Prosperuza lill-qarrejja u ‘l-familji taghhom kollha
nerocianomagentagiallo