Pubblicazione dell`Istruzione “Redemptionis Sacramentum”

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Pubblicazione dell`Istruzione “Redemptionis Sacramentum”
Pubblicazione dell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”
Presentazione da parte del Presidio
dellaConferenza dei vescovi svizzeri
La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
pubblica questo venerdì (23 aprile 2004) un’Istruzione concernente alcuni
aspetti che, riguardo all’Eucaristia, sono da osservare o da evitare. Questo
testo, che è stato l’oggetto di parecchie voci di corridoio, vuole innanzitutto
ribadire i principi fondamentali concernenti questo mistero centrale della
fede cattolica, come pure vuole essere un aiuto nella loro applicazione
concreta. Esso nasce sullo sfondo dell’ammirabile Enciclica di Giovanni
Paolo II “Ecclesia de Eucharistia”, pubblicata un anno fa proprio su questo
tema.
Qualche chiave di lettura
Per ben comprendere questo documento, ecco qui di seguito una chiave di
lettura ed un breve riassunto.
Il tono generale del testo punta a valorizzare il ruolo specifico di ciascuna
persona nel contesto dell’Eucaristia, senza denigrare nessuno. I preti ed i
vescovi sono ordinati soprattutto per celebrare il sacrificio eucaristico e
donare il Corpo ed il Sangue di Cristo ai fedeli. I diaconi e, secondo il modo
loro proprio, gli accoliti, altri inservienti, i lettori e le corali, i laici che hanno
ricevuto un ministero particolare, sono tutti chiamati ad offrire il proprio
contributo secondo le differenti funzioni ed a compiere i loro diversi
ministeri con fede.
Si tratta di tornare alle radici dell’Eucaristia e di meglio comprendere il
motivo di tale o tal altra pratica, avendo come scopo quello di non perdere
questi tesori ricchi di storia e tradizione. Si tratta di un’es-plicazione che
permetta di accompagnare le comunità cattoliche sul loro cammino.
Come spesso capita con questo tipo di testi, il tono può sembrare
“giuridico” o “disciplinare”. Ciò è proprio dei documenti che devono essere
accolti e compresi in mondi culturali molto diversificati gli uni dagli altri. È
poi responsabilità delle Chiese locali la spiegazione e l’applicazione di questi
testi nell’ambito del contesto culturale, ciò che è un processo a lunga
scadenza. Questa sarà forzatamente una necessità in Svizzera, dove si tratta
di ben combinare specificità proprie e piena comunione con la Chiesa
universale. Una vera e propria sfida che i vescovi, i preti ed i laici dovranno
affrontare insieme.
L’Istruzione comprende un’introduzione, otto capitoli ed una conclusione.
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Il primo capitolo parla del ruolo della Sede apostolica, del Vescovo
diocesano, della Conferenza episcopale, dei preti e dei diaconi. Il ruolo
del vescovo, soprattutto, viene descritto in modo alquanto preciso.
Il secondo capitolo tratta della partecipazione dei laici alla celebrazione
eucaristica. Il battesimo è il fondamento del loro sacerdozio comune
(no. 36, 37). Il prete ordinato è sempre indispensabile ad una comunità
cristiana, ragion per cui i ruoli dei preti e dei fedeli laici non dovrebbero
essere confusi (no. 42, 45). I laici hanno un ruolo loro proprio. Secondo
l’Istruzione, si tratta di lasciarsi completamente vivificare da questo
grande privilegio, dono di Dio, che è la chiamata a partecipare alla
liturgia. È importante ben comprendere questo e quindi evitare di
supporre che l’Istruzione abbia qualche pregiudizio nei confronti dei
fedeli laici.
I capitoli 3, 4 e 5 cercano di rispondere a domande frequenti e di
affrontare alcuni dei risaputi abusi in occasione della celebrazione della
messa. A questo proposito vengono dunque indicati i criteri, riguardo a
chi può ricevere la Santa Comunione e a chi non dovrebbe riceverla.
Altre indicazioni riguardano la cura necessaria per la comunione sotto
le due specie, le attenzioni alle vesti liturgiche ed ai vasi sacri, la
posizione per la ricezione della Santa Comunione, ed altre questioni di
questo genere.
Il capitolo 6 riguarda la devozione all’Eucaristia fuori della messa.
Tratta del rispetto dovuto al tabernacolo e delle pratiche come le visite
al Santo Sacramento, le cappelle per l’adorazione perpetua, le
processioni ed i congressi eucaristici (no. 130, 135–136, 140, 142–145).
Il capitolo 7 riguarda i ministeri straordinari affidati ai laici, p. es. ai
ministri straordinari dell’Eucaristia oppure ai responsabili delle liturgie
di preghiera in assenza di un prete (no. 147–169). Qui si tratta di ciò che
i laici sono chiamati a compiere al momento in cui si verifica una
insufficiente presenza di sacerdoti o di diaconi.
L’ultimo capitolo riguarda il trattamento degli abusi in questo campo. A
lunga scadenza, il rimedio principale consiste in una formazione ed
un’istruzione appropriate ed in una fede solida. Ma quando ci sono
degli abusi, la Chiesa ha il dovere di affrontarli con chiarezza e carità.
Conclusione
Questa Istruzione riassume lo stato attuale della questione e non apporta
nulla di nuovo – sia sul piano di fondo che sul piano giuridico –, ma rende
attenti al fatto che la celebrazione dell’Eucaristia richiede la più grande cura.
Quest’attenzione e questo rispetto sono l’espressione di un atteggiamento
interiore, che è centrale: nella celebrazione della messa, fondamentalmente,
ne va dell’unione personale del fedele con il Cristo, unione che si può
davvero sperimentare in questo grande dono che è l’Eucaristia.
Nella sua Enciclica “Ecclesia de Eucharistia” il Santo Padre aveva richiamato
esplicitamente che l’Eucaristia è la forma più elevata della celebrazione
comunitaria ecclesiale e che non si tratta di una forma privata. Questa
Istruzione è dunque nata dalla preoccupazione che la forma nella quale
l’Eucaristia viene celebrata – come preghiera comune della Chiesa tutta
intera – sia impregnata di tutta l’attenzione e di tutto il rispetto che le sono
dovuti, in modo particolare anche per quanto concerne la preghiera
eucaristica. Questa raccolta di errori possibili e di pratiche da evitare
sottolineano il rispetto per i gesti sacri, secondo l’esperienza della Chiesa
universale.
In questa Istruzione non tutti gli errori e tutti gli abusi hanno lo stesso peso.
Al riguardo il documento considera ad es. come delitti gravi (graviora
delicta) l’azione di sottrarre o conservare le speci eucaristiche per scopi
sacrileghi, ed altri delitti. È poi responsabilità della saggezza pastorale del
vescovo diocesano l’esame di quelle pratiche abusive, alle quali egli deve
apportare un’attenzione particolare. Nello spirito del dovere che incombe ai
vescovi, così come è espresso nella parte iniziale dell’Istruzione (cfr. no. 19),
i vescovi svizzeri assumeranno la loro responsabilità. In ogni caso i “delitti
gravi” saranno esaminati con la massima attenzione.
I vescovi svizzeri ringraziano tutti i preti e i diaconi, tutte le persone
impegnate nella pastorale, tutte le parrocchie e le comunità che, nello spirito
della Chiesa, celebrano l’Eucaristia con una grande partecipazione ed un
grande rispetto.
Il Presidio della CVS

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