Segnalato Sezione Narrativa
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Premio Nazionale Erica Fraiese Segnalato Sezione Narrativa I cambiamenti climatici e il dissesto idrogeologico: il ruolo del bosco Una quercia impiega cinque anni per diventare grossa come un pollice, probabilmente se adesso piantassimo una ghianda, i nostri figli forse potranno godere in estate della sua ombra. Dieci minuti circa, occorrono per abbattere una quercia. Le piante sono i primi esseri viventi ad aver colonizzato pianeta. In base alle caratteristiche geochimiche e climatiche delle diverse aree, le piante hanno sviluppato strategie di sopravvivenza diverse per adattarsi all’ambiente. Sono organismi autotrofi, sintetizzano molecole utili partendo da materia inorganica; sono autosufficienti, svolgono la fotosintesi clorofilliana producendo energia. L’uomo, fin dalla notte dei tempi, sfruttò gli alberi per il benessere personale, li usarono per difendersi e conquistare. Paradossalmente potremmo definirli i migliori amici dell’uomo, un rapporto di dipendenza perché gli uomini non possono vivere senza di loro, ma forse gli alberi gioverebbero dell’assenza dell’uomo. Finché l’uomo visse a contatto con la natura, la temeva ma allo stesso tempo viveva in sintonia con essa, e godeva dei frutti che gli venivano donati. Quando da nomade l’uomo divenne sedentario, nel neolitico, diede inizio al disboscamento: gli alberi venivano abbattuti per creare spazio utile all’agricoltura, il legno impiegato nella costruzione di palafitte e per cuocere i cibi. Durante il fenomeno dell’urbanizzazione, i ritmi di abbattimento degli alberi aumentarono: il legno venne impiegato per costruire ponti, case, oggetti per uso quotidiano, legna da ardere, e macchine da guerra. Dato però l’esiguo tasso di popolosità globale tutto sommato le azioni degli antichi non avevano incidenze disastrose. Dalla rivoluzione industriale la situazione cambiò radicalmente, venne intensificato lo sfruttamento delle risorse naturali e a causa della rivoluzione demografica occorreva maggiore superficie coltivabile, dando vita ad uno tra gli aspetti più preoccupanti delle innovazione: l’inquinamento, e se non troviamo in fretta una soluzione potrebbe significare la fine della vita sul pianeta terra. I problemi più urgenti sono: l’inquinamento globale, il disboscamento, l’estinzione, dissesto idrologico e il cambiamento climatico. Analizziamo per punti queste problematiche. Disboscamento Le zone rimaste quasi intatte sono quelle meno adatte a grossi insediamenti umani, come la Siberia, o le aree forestali del Canada e dell’Amazzonia. Ma anche queste foreste incontaminate sono state oggetto di disboscamenti, il più noto e recente è la deforestazione nell’Amazzonia. L’Amazzonia, la più grande foresta pluviale del mondo, tra l’agosto del 2012 e l’aprile del 2013, ha perduto una superficie di 606 chilometri quadrati, praticamente 300.000 campi da calcio. Per fortuna il tasso di deforestazione è in calo, ma per sterminare gli ettari di foresta è stata usata la pratica del “taglia e brucia” condannata per l’impatto ambientale, sarebbe invece risultata sostanziale per la rigenerazione delle aree verdi annuncia uno studio della Bioversity International. Nonostante l’impegno delle compagnie ecologiste nell’allarmare la gente sul pericolo di questa frenetica corsa alla distruzione dei polmoni del pianeta, le multinazionali continuano imperterrite a rubare zone verdi per ricavare legna da ardere e produrre carta, oppure per ricavare aree edificabili o adibite ad allevamento e all’agricoltura. La parola “disboscamento” spesso è associata al rischio di alluvioni e smottamenti del terreno. Le inondazioni, si verificano quando il terreno raggiunto il suo massimo livello di saturazione non riesce più ad assorbire l’acqua che comincia a scorrere in superficie aumentando la portata del corso d’acqua verso valle e il conseguente straripamento. Alcuni interventi umani favoriscono questo rischio, gli alberi infatti aiutano ad assorbire parte dell’acqua e rallentano l’azione erosiva dell’acqua. Il binomio disboscamento desertificazione è inscindibile. L’aumento della popolazione, richiede una maggiore produzione di beni di consumo alimentari e carburanti, sacrificano le aree boschive a favore di aree coltivabili o da destinare agli allevamenti intensivi di bestiame, e il legno viene impiegato come combustibile o per produrre carta. Il pascolo praticato nelle steppe era di tipo nomade, le mandrie si muovevano secondo percorsi stabiliti, ciò permetteva al terreno poco fertile, quasi privo di acque, di rigenerare la coltre erbosa. Questo equilibrio è stato spezzato da due fattori tra cui la creazione di confini nazionali e l’aumento della popolazione di animali da macello. I confini nazionali hanno limitato la migrazione di questi gruppi a pochi territori consumando troppo in fretta la zona verde, rendendo il terreno privo della protezione dall’erosione e dal processo di desertificazione. Lo sfruttamento intensivo del terreno senza l’utilizzo di adeguati metodi per riequilibrare il microclima del suolo causa il deperimento e l’abbandono delle terre e permettono al deserto di ampliare i suoi confini. Paradossalmente anche l’irrigazione delle zone aride può compromettere la sua fertilità, infatti i suoli salini se vengono a contatto con acqua abbondante causano la mobilizzazione degli ioni come il sodio, e ciò comporta un “alcalizzazione” che riduce la fertilità. Il disboscamento influisce anche sulla biodiversità. Innanzi tutto capiamo bene il concetto di biodiversità, la biodiversità è la ricchezza delle diverse forme di vita che popolano il pianeta. La ricchezza di un ambiente è collegata alla stabilità di un ecosistema, cioè alla capacità di resistere alle perturbazioni. Un ecosistema "è l'unità che include gli organismi che vivono insieme in una certa area (comunità biotica o biocenosi), interagenti con l'ambiente fisico (biotopo) in modo tale che un flusso di energia porti ad una ben definita struttura biotica e ad una ciclizzazione dei materiali fra viventi e non viventi all'interno del sistema" (Howard Odum). Il flusso di energia si origina dal sole, questa energia viene catturata dagli organismi autotrofi fotosintetici e attraverso la fotosintesi vengono prodotte proteine, carboidrati e grassi. Ha inizio la rete alimentare, i consumatori primari, gli erbivori, sfruttano l'energia chimica immagazzinata nelle sostanze organiche, a loro volta sono preda dei carnivori, i consumatori secondari, fino ai decompositori. La fotosintesi è un processo che porta alla produzione di glucosio a partire da acqua e anidride carbonica, utilizzando come fonte di energia la luce solare assorbita da un particolare pigmento fotosensibile, la clorofilla presenti nelle parti verdi della pianta. Il meccanismo avviene diviso in due fasi, fase oscura e fase luminosa, in quest’ultima viene prodotto l’ossigeno come sostanza di scarto. Un’area verde di circa tre metri quadrati produce il fabbisogno giornaliero di ossigeno per un uomo. Inquinamento globale L’inquinamento atmosferico è un’alterazione dell’ambiente, cioè un disequilibrio, con accezione negativa, nocivo per la vita. In poche parole l’aria che respiriamo contiene sostanze che normalmente non sono presenti in natura, o almeno sono in concentrazione minore. I principali agenti inquinanti sono: gli ossidi dello zolfo, del carbonio e dell’azoto, http://www.premioericafraiese.org Realizzata con Joomla! Generata: 15 March, 2017, 15:41 Premio Nazionale Erica Fraiese particolati (conosciuti come nanopolveri) e radicali, sono sostanze derivate da fonti antropiche, che producono le fabbriche e le automobili. Questi agenti presenti nell’aria vengono respirati dagli esseri umani, causando l’insorgere di patologie soprattutto a carico dell’apparato polmonare, cardiocircolatorio e del sistema immunitario, e tristemente i bambini sono gli individui più colpiti. Le patologia sono l’asma, cancro, piombo nel sangue, allergie e autismo. I composti dello zolfo derivano da processi di combustione, sono sostanze che hanno un’alta solubilità in acqua sia in forma liquida sia vapore, creando l’acido solforico che viene rimosso dall’atmosfera attraverso le piogge acide. I composti dell’azoto sono responsabili del colore giallognolo delle foschie delle città altamente inquinate, sono responsabili delle piogge acide e vengono trasportati dal vento anche per lunghe distanze. Gli ossidi del carbonio sono tra i protagonisti dell’effetto serra, è il fenomeno del riscaldamento globale (global warming) determinato dall'eccessiva concentrazione dell'anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera terrestre, e sono particolarmente pericolosi gli effetti sull’uomo: l’emoglobina, che viene trasportata dal sangue, permette l’ossigenazione dei tessuti, il monossido di carbonio viene legato al posto dell’ossigeno provocando debolezza e giramenti di testa; a concentrazioni alte può provocare esiti letali. I particolati sono la causa per cui vengono predisposti i blocchi del traffico, sono costituiti principalmente da cenere e composti metallici. Sono polveri inalabili in gradi di penetrare e depositarsi nell’apparato respiratorio. Estinzione La trasformazione dei paesaggi causa la scomparsa degli ambienti naturali e dei suoi elementi come corsi d’acqua, siepi, frutteti, boschetti. Più del 20% delle piante sono minacciate da estinzione o scomparse, e di conseguenza gli erbivori che vivono nutrendosi di queste causando la contesa del cibo tra le diverse specie e la selezione delle più forti, riducendosi la base alimentare consegue il restringimento delle specie predatrici e dei parassiti che scompaiono o emigrano. Le zone umide hanno sofferto particolarmente degli interventi a favore dell’agricoltura, le torbiere vennero prosciugate con i canali di drenaggio e usate per ricavare la torba. Il corso dei fiumi venne corretto attraverso la cementificazione dell’alveo facendo scomparire molti ambienti ricchi di specie animali: il fondale offre riparo e sono luoghi di riproduzione per le specie marine, inoltre le alghe producono la maggior parte dell’ossigeno respirabile. Il margine del bosco è costituito da cespugli e boschetti, considerati ostacoli per le macchine agricole e non forniscono alcun prodotto oggi utilizzabile, gli arbusti sono decimati per fare spazio ai campi pingui mediante concimi. Le siepi e i prati da fieno sono importanti per l'equilibrio biologico, rappresentano lo spazio vitale per molte specie animali. I prati da fieno, magri e ricchi di fiori, sono sostituiti da prati artificiali di foraggio da insilare e granturco, privi di coccinelle, ragni, farfalle e api indispensabili all’impollinazione. L’abbattimento delle siepi e gli intervalli tra gli sfalci di un prato sono troppo brevi per consentire lo sviluppo di insetti. Un'abbondante presenza di insetti è necessaria affinché uccelli come l'allodola o la pernice possano allevare i loro piccoli e nidificare nei frutteti o nei cespugli. Anche i piccoli mammiferi e i rettili utilizzano la siepe come rifugio e per allevare la prole. Soprattutto in inverno le lepri hanno bisogno di strutture come le siepi o i margini dei campi dove trovare riparo dai nemici. L’agricoltura deve incrementare la produzione su una superficie, di conseguenza vengono utilizzati dei concimi e dei pesticidi per reintegrare le risorse nutritive. Gli agenti chimici vengono impiegati in una misura tale da non essere più assorbiti dal terreno, a questo si aggiunge l’azoto diluito in gocce di pioggia, questi composti raggiungono le falde idriche, con le conseguenti ripercussioni sugli esseri che vivono in queste acque o che le devono. La concimazione elimina circa l’80% delle specie vitali, insieme agli erbicidi che fanno deperire le ‘malerbe’, scompaiono anche le larve che dipendono dalla pianta uccisa. Oltre ai concimi, anche i pesticidi, influiscono sul cambiamento della flora e della fauna. Spesso gli insetticidi colpiscono i geni, alterano o inibendo l’azione di funzioni fisiologiche, agendo negativamente sulla biodiversità. Dissesto idrologico e cambiamenti climatici In estrema sintesi due sono le cause principali di questa situazione: l’aggressione al territorio e i cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici che vengono registrati sono: tendenza all’innalzamento delle temperature, modifica delle precipitazioni, scioglimento dei ghiacciai e aumento del livello del mare. Probabilmente la causa principale è l’effetto serra, i gas serra (anidride carbonica, vapore acqueo…) permettono alle radiazioni solari di entrare nell’atmosfera, quando vengono riflesse dalla superficie terrestre restano intrappolate all’interno dell’atmosfera, si comportano come i vetri di una serra. I maggiori aumenti di temperatura si registrano nelle zone artiche con il conseguente scioglimento dei ghiacciai e nell’Europa meridionale con una diminuzione delle precipitazioni, che sono invece aumentate nel nord, la Mongolia colpita dalla siccità, la Thailandia colpita dalle alluvioni, l’Australia devastata dal fuoco e le comunità dell’Himalaya minacciate dallo scioglimento dei ghiacciai. Ogni volta che prendiamo il giornale leggiamo di calamità classificate come “naturali”, ma dobbiamo arrenderci alla realtà che i gas serra sono principalmente prodotte da attività umane, che rilasciano ingenti quantità di gas serra nell’atmosfera: combustione di idrocarburi producono CO2 aumentata dall’inizio della rivoluzione industriale del 40%; l’agricoltura e la messa a discarica dei rifiuti producono metano cresciuto del 150%. L’avanzata del deserto, pressa gli ecosistemi perché i cambiamento sono talmente repentini da mettere a rischio la capacità di adattamento degli esseri viventi, spingendo le specie animali e vegetali verso i poli. Il problema principale è l’oro blu. L’acqua è alla base dell’esistenza di tutte le forme di vita sulla terra e ricopre un ruolo fondamentale nell’uso civile, agricolo e industriale. La superficie terrestre è coperta per il 70,8% di acqua, che si divide in acqua salata (97,5%) e acqua dolce. L’acqua dolce potenzialmente disponibile è quella che si trova nei fiumi e nei laghi che costituisce solo lo 0,3%, la parte restante è costituita da ghiacciai o si trova nel sottosuolo. Si tratta di un quantitativo irrisorio distribuito in modo ineguale sulla superficie terrestre. Nel mondo, molte persone non hanno accesso all’acqua potabile e, in alcune regioni del mondo, la scarsità di acqua potrebbe creare conflitti tra paesi che attingono dagli stessi sistemi fluviali. Le zone calde sono principalmente in Asia, l’India e il Bangladesh si contendono il Gange; in Africa l’Egitto e il Sudan dipendono dal Nilo. È chiaro che l’acqua si sta trasformando in una risorsa strategica vitale e molti paesi ne auspicano la privatizzazione (Germania federale, Canada, Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi e moltissime città del Sud del Mondo), a beneficio delle poche aziende multinazionali ed a scapito delle popolazioni meno abbienti. L’accesso all’acqua dovrebbe essere un diritto umano inalienabile; riconoscerla come patrimonio dell’umanità significherebbe ridurre http://www.premioericafraiese.org Realizzata con Joomla! Generata: 15 March, 2017, 15:41 Premio Nazionale Erica Fraiese l’influenza della mercificazione e sedare il disquilibrio tra i Paesi che ne abusano e quelli che la elemosinano. L’acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni. Rimedi Le alternative esistono, ma è necessario potenziarle. Contro il disboscamento… Bisogna rallentare, o nel migliore dei casi fermare, il disboscamento, minore ossigeno significa minore aria respirabile, purtroppo non ci sono molti metodi per produrre ossigeno, se non l’elettrolisi, un metodo di separazione abbastanza dispendioso energeticamente parlando. Per il rimboscamento sono state attivate diverse iniziative di “adotta un albero” che non vengono adeguatamente pubblicizzate, per un conflitto di interessi di cui non occorre discutere perché noti a tutti. Una rivisitazione del regime alimentare sarebbe indispensabile per un minor consumo di carni e un incremento di alimenti come frutta e verdura, favorendo la rinascita delle zone verdi logorate. Contro l’estinzione… Anche per la fauna, gli enti che tutelano gli animali promuovono iniziative di “adozione”. Ma non occorre andare molto distante da casa, basterebbe salvaguardare gli animali autoctoni, magari costruendo dei rifugi o piantando dei frutteti; selezionare i metodi naturali per combattere i parassiti (per esempio le coccinelle si nutrono di afidi). Sarebbe opportuno che imparassimo a mangiare alimento a “kilometro zero” e riducessimo l’impatto ambientale delle discariche con l’utilizzo di materiali biodegradabili. Contro l’inquinamento… Come abbiamo visto nel processo di fotosintesi, le piante contribuiscono a ridurre la quantità di anidride carbonica nell'aria. La distruzione delle foreste riduce la capacità di assorbimento naturale dei gas serra, accelerando il processo di concentrazione nell'atmosfera terrestre e il surriscaldamento climatico. Aria, Sole e acqua sono le cosiddette energie rinnovabili con le quali è possibili combattere l’inquinamento, sono fonti pulite perché il loro impiego non prevede l’emissione di sostanze dannose. A questo scopo sono in aumento le industrie che producono macchine elettriche, ma per il momento non hanno un grande impatto nel mercato perché sono costose e cadrebbe il mercato dei carburanti fossili. Anche l’esercizio fisico costituisce una variante alla guida, è un modo per allenare mente e corpo e prevenire malattie cardiovascolari. La fotosintesi produce idrogeno naturalmente usando la luce solare per rompere le molecole di acqua in idrogeno e ossigeno. Quattro piccioni con una fava, sarebbe fantastico poter produrre contemporaneamente ossigeno (per respirarlo) e idrogeno (una fonte di energia pulita), consumando anidride carbonica (responsabile dell’innalzamento delle temperature) e acqua (di cui abbondiamo e forse verremo sommersi), se fossimo in grado di replicare adeguatamente questo processo. In effetti il JCAP sta lavorando a pieno ritmo per produrre un dispositivo, ancora segreto, che sia in grado di generare carburante dall’aria e dalla luce solare in maniera efficiente ed economica. Contro il dissesto idrico… Il sogno di poter controllare i fenomeni metereologici è diventato realtà, gli scienziati del meteo di Pechino puntano a piegare la natura tramite l'artiglieria. La strategia consiste nell’immettere nell'atmosfera sostanze capaci di implementare la condensazione dell'acqua presente nell'aria, rendendola sufficientemente pesante da precipitare. Contro la siccità è stato impiegato il sistema di semina delle nuvole, non un sistema per creare la pioggia, ma per accrescere le condizioni atmosferiche favorevoli alla pioggia. Quando è stata individuata la nuvola giusta prima che si dissipi vengono sparati dei razzi che disperdono dei sali come lo ioduro di argento. Le minuscole particelle di sale inseminate nelle nuvole “appesantiscono” le goccioline di vapore acqueo che ricadono al suolo sotto forma di pioggia. I risultati ottenuti in Cina sono eccezionali e hanno scongiurato l’ondata di siccità. Ma queste azioni hanno controindicazioni: lo ioduro d'argento è una sostanza tossica, se rilasciato in dosi massicce può avere ripercussioni. Esistono dei metodi per rendere potabile l’acqua salata. Già nel 1920 Maria Telkes inventò un marchingegno che sfrutta la distillazione solare. Il sistema permetteva di versare 5 litri di acqua salina in un contenitore, rivestito da una lastra in vetro trasparente; sfruttando l’evaporazione veniva diviso il solvente dai sali, poi per condensazione venivano raccolte le gocce di liquido. Non è possibile immaginare che l’influsso umano non abbia ripercussioni negative sulla natura, ma anche l’uomo ha il diritto alla vita. Ma noi siamo l'unica specie che ha l’obbligo di valutare le proprie azioni e salvaguardare la nostra casa, assumendoci la prerogativa di proteggere tutti i suoi abitanti. È parte della selezione naturale la scomparsa e la nascita di specie, ma noi possiamo influenzare la pressione esercitata dalla natura, conservare la biodiversità e vivere in un ambiente variegato è un bisogno antropologico dell’uomo, e di questo ambiente fanno parte flora e fauna tra le più ricche possibili. AUTORE Classe 4L http://www.premioericafraiese.org Realizzata con Joomla! Generata: 15 March, 2017, 15:41 Premio Nazionale Erica Fraiese CLASSIFICATO Segnalato dalla giuria MOTIVAZIONE Frutto di una ricerca, questo elaborato denota capacità di sintesi e anche di analisi e di collegamento tra le varie problematiche su cui si sofferma. Chiarisce in modo semplice e sistematico di cosa si tratta quando si parla di concetti chiave quali il disboscamento e le sue conseguenze, l'inquinamento globale, l'estinzione, il dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici, l'oro blu... Risultano interessanti (benchè meno esaustivi) anche i rimedi suggeriti. Tra questi, in particolare, il suggerimento di una rivisitazione del regime alimentare, a nostro avviso utile anche per la lotta contro l'obesità. SEZIONE Narrativa EDIZIONE XIII- 2015/2016 SCUOLA Liceo Scientifico "Grigoletti" Pordenone ORIGINALE http://www.premioericafraiese.org Realizzata con Joomla! Generata: 15 March, 2017, 15:41