deterioramento cognitivo dopo intervento chirurgico
Transcript
deterioramento cognitivo dopo intervento chirurgico
DETERIORAMENTO COGNITIVO DOPO INTERVENTO CHIRURGICO Rapporto controverso tra anestesia e demenza nel paziente anziano La demenza negli adulti più anziani è quasi sempre il risultato di una malattia cerebrale progressiva. Gli individui affetti sono inconsapevoli della gravità dei loro sintomi e sono in apparenza normali. La demenza, soprattutto nelle sue fasi lieve e moderata, è spesso una malattia occulta. Anche quando si potrebbe sospettare, gli individui e le famiglie pensano che i sintomi facciano parte di un “normale” processo di invecchiamento e non ritengono di segnalarli al medico. Dall’altra parte il medico di fronte ad un individuo adulto anziano e sano per l’età spesso non ha alcun motivo di sospettare problemi quando non viene allertato. L’intervento chirurgico in questi soggetti può rappresentare un evento capace di evidenziare una demenza latente. La complessa correlazione tra il deterioramento cognitivo post-operatorio (POCD) e la malattia di Alzheimer (AD) è il tema di un editoriale introduttivo al monografico del Journal of Alzheimer Disease sull’argomento⁽¹⁾. In letteratura ci sono numerose segnalazioni aneddotiche su come in soggetti anziani sottoposti a procedure chirurgiche possa verificarsi, a lungo termine, un deterioramento cognitivo con caratteristiche cliniche simili a quelli dei pazienti con demenza. Sulla base delle conoscenze e degli strumenti disponibili è difficile stabilire a priori quanto l'intervento chirurgico e l'anestesia possano aumentare il rischio di malattia di Alzheimer (AD) o accelerare la progressione verso questa condizione. La ricerca si è orientata alla comprensione delle cause e dei meccanismi fisiopatologici che sostengono il POCD, all’eventuale identificazione di fattori di rischio modificabili per il miglioramento delle capacità predittive nei casi di AD non nota. Nella pratica clinica è comune osservare pazienti con disfunzione cognitiva postoperatoria che rappresenta la tipologia più frequente di POCD. Questa condizione si risolve per lo più in pochi giorni o settimane, ma può diventare un disturbo permanente con impatto significativo sulla qualità della vita del paziente. La fisiopatologia della POCD non è ancora completamente chiara. I fattori di rischio per POCD noti sono rappresentati essenzialmente da età avanzata, predisposizione genetica e deterioramento cognitivo preesistente. Le prime valutazioni sulla compromissione delle funzioni cognitive nel postoperatorio, fatte in ambito cardiochirurgico, non hanno fornito correlazioni significative tra cambiamenti osservati e tipo di anestesia essendo il numero dei fattori di confondimento coinvolti (tra gli altri per es. la circolazione extracorporea, la malattia vascolare, il dolore e lo stress) probabilmente troppo elevato⁽²⁾. Gli studi di chirurgia non cardiaca hanno prodotto una serie di osservazioni sul ruolo potenziale degli anestetici inalatori nell’aumento del rischio di AD. Rimane controverso se l’anestesia generale inalatoria sia un fattore di rischio indipendente o solo indiretto per AD. Un recente studio sperimentale pubblicato sul Journal of Experimental Medicine ha dimostrato, in un modello animale, la citotossicità sui neuroni da parte di alotano, un comune anestetico inalatorio. I risultati dimostrano e confermano che alotano aumenta la neurotossicità per elevati livelli di beta amiloide e di morte cellulare neuronale indotta da apoptosi, processi presenti nella fisiopatologia di AD a conferma della probabile connessione tra la somministrazione di alotano e AD⁽³⁾. Sicuramente ci sono dati che hanno confermato come una maggior portata e durata di chirurgia e dell’anestesia aumentano il rischio di POCD, così come il delirio postoperatorio e le infezioni. L'uso di farmaci potenzialmente neurotossici e la bassa ossigenazione cerebrale intraoperatorio sono stati considerati come possibili fattori eziologici di POCD. Diversi farmaci neuroprotettivi sono attualmente in fase di studio, ma nessuno ha dimostrato benefici consistenti per la prevenzione e il trattamento di questa patologia. L’AD è una patologia devastante, a volte temuta più del cancro, in particolare dai soggetti anziani. E’ importante che tale paura non porti ad un rifiuto irrazionale da parte del paziente anziano delle procedure chirurgiche dimenticando quanto chirurgia e anestesia hanno concorso al miglioramento della durata e qualità di vita delle persone⁽¹⁾. Le evidenze disponibili sull’argomento non permettono di orientare in modo univoco il medico pratico, anche se non escludono l’importanza di un’attenta valutazione dello stato cognitivo di un paziente anziano prima di un intervento chirurgico. Questo al fine di fornire al paziente, ai famigliari, ai chirurgi e agli anestesisti informazioni utili per decidere, contenendo emotività e paure, su procedure appropriate e condivise.