Prima Edizione - I.T.S . "Pier Paolo Pasolini"

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Prima Edizione - I.T.S . "Pier Paolo Pasolini"
ITT. “PIER PAOLO PASOLINI”
VIA BISTOLFI, 15 – 20134 MILANO
CONCORSO DI PROSA E POESIA
“ANNA CASO”
IL PIACERE DELLA LETTURA
1^ EDIZIONE ANNO SCOLASTICO 2011 – 2012
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DEDICATO A TE
Anna ha lo sguardo tondo
di un caldo colore dorato,
e di voce un tono chiaro
di misurata grazia ; e una
sensibilità che non si risparmia.
Quanta lieve e determinata
forza di lei ora ricordo.
Rivedo la sua cadenzata
sottigliezza nel cogliere una
sfumatura, un lato opaco.
Ora questo rivedo.
Ora che il suo sguardo si
allontana in una scia di luce.
{ Agostino Tomasuolo }
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PERCHÉ RICORDIAMO ANNA CASO
CON UN CONCORSO DI PROSA E POESIA
"Il vuoto che nella nostra scuola e nel nostro animo ha lasciato la scomparsa della
prof.ssa Anna Caso non potrà essere colmato: ma il ricordo della sua dedizione, della sua
curiosità, e dell'amore che aveva per la lettura e la scrittura, può essere mantenuto vivo
anche attraverso questa sorta di laboratorio espressivo che abbiamo organizzato in suo
nome per gli studenti del triennio."
“ANNA CASO”
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1° PREMIO PROSA
GRANATA LORENA 4^DL
LEGGERE COME PIACERE E LIBERTÀ
Molti hanno cercato di descrivere la sensazione, l‟emozione che trasmette l‟avere un
libro tra le mani.
Un oggetto che quando lo guardi chiuso, posto sopra uno scaffale appare misterioso,
da scoprire, da scrutare in tutti i suoi angoli, nei recessi più nascosti delle sue pagine.
Per me leggere un libro comincia con lo scrutarne la copertina, accarezzarlo con lo
sguardo, aprirlo con delicatezza come uno scrigno che contiene dei tesori.
E‟ vero!
Un libro è pieno delle parole dei saggi, degli esempi degli antichi, dei costumi, delle
leggi e delle religioni.
Per questo ogni libro ha un suo linguaggio, un proprio insegnamento, un ammonimento
a ricordare cose e persone che altrimenti sarebbero lontanissime nel tempo e nello spazio.
Senza questi amici preziosi saremmo tutti più rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del
passato, senza alcun esempio, non avremmo conoscenza delle cose umane e di quelle
divine.
Spesso un uomo che legge un libro è stato accostato ad un uomo che intraprende un
viaggio: un viaggio nella memoria, nella coscienza, nella fantasia, nell‟inesplorato.
Leggere è come fare un‟escursione.
Si può viaggiare in ogni direzione e conoscere nuovi luoghi e nuove persone.
Leggere trascende il tempo.
I libri ci trasportano in altri paesi dove possiamo incontrare personaggi che possono
diventare i nostri maestri di vita, che possono aiutarci a trovare le risposte ai nostri quesiti.
Leggere un libro ci dà il piacere di partecipare a una spedizione con Alessandro Magno o di
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diventare amici di persone come Socrate o Platone e intrattenere una conversazione con
loro.
Un buon libro ci dà la possibilità di appropriarci del modo di pensare dell‟autore, di
provare le sue stesse emozioni, di usare l‟immaginazione proprio come fa lui.
In questo modo le sue esperienze diventano le nostre.
Questo è il potere della lettura.
Essa apre infinite strade verso i tesori dello spirito umano di tutte le epoche e di tutte le
parti del mondo.
Ci permette di raggiungere una profonda comprensione della vita e della gente,
offrendoci una grande libertà di scelta.
Chi è consapevole di questo possiede una ricchezza infinita.
In un‟epoca come la nostra, dettata da ritmi e comportamenti frenetici, leggere sembra
diventato anacronistico e fuori moda.
Ma se il desiderio di leggere esiste non è possibile non trovare dieci o venti minuti per
farlo.
Noi amanti della lettura utilizziamo ogni momento libero per leggere: mentre viaggiamo
in treno o prima di andare a letto o alla mattina, appena svegli.
E quelli sono i momenti in cui la mente entra in un‟altra dimensione.
Ma leggere un libro è anche un esercizio di autoanalisi; è come guardarsi allo specchio
e riconoscere le proprie paure, le proprie ansie; è uno strumento ottico che permette di
vedere quello che senza libro non avremmo forse mai potuto vedere.
Per questo motivo la lettura di un libro può anche rappresentare un “ pericolo” in quanto
le sue parole spesso mettono a nudo la nostra anima, ci mostrano le nostre debolezze, le
nostre viltà, i nostri limiti.
Ma chi ama leggere non ha paura di questo potere terapeutico.
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Per me la lettura migliore è quella che non conduce a conclusioni o certezze
preconfezionate; la migliore lettura è quella che riconosce a noi lettori libertà di scegliere, di
valutare, di comprendere quali soluzioni siano più adatte a noi.
Leggere non può essere considerato un dovere; è un atto di libertà, è una scelta tra il
sogno e la realtà, è come innamorarsi di una persona, scoprirne le doti, i difetti, condividere
le emozioni nuove e inattese.
Ho descritto in questo modo il mio modo di intendere il piacere della lettura e concludo
con una frase di Flaubert che rispecchia ciò che io intendo…
”Non leggete, come fanno i bambini per divertirvi, o come gli ambiziosi, per istruirvi.
Leggete per vivere.”
{ Granata Lorena }
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1° PREMIO POESIA
MADDE‟ ILARIA 3^AT
UN LIBRO
Un libro …
Quanto può coinvolgere le persone nelle sue pagine, nelle sue parole, avventure.
E quanto simile al vero o meno potrà mai essere?
Leggere è la chiave … la chiave che apre la porta a queste domande,
che passo dopo passo al tuo dubbio risponde
e che a volte alla realtà corrisponde.
Può darsi anche che alla fantasia alluda
Ma lasciarsi avvolgere da un mondo diverso dalla realtà
A volte si presenta il sollievo più grande
Che un umano possa provare.
Scappare via da queste strade da queste case dall’altra gente
Che forse troppo arriva a soffocarti.
E avverti sempre di più la stretta di questo filo
Che ti rilega assieme alle pagine di quello scritto.
E che tu non vuoi, né puoi certo fermare.
E provi sollievo
E ti senti libero
E ti nascondi …
ti raggomitoli in una storia che ti separi totalmente dalla tua vita.
Ah, ma non illuderti se credi
Che non troverai mai,
nemmeno in una finzione, sconforto, pianti, paura, disgusto.
Ogni storia, come la tua realtà, nella quale Dio ti ha fatto sbocciare,
ha i suoi momenti spiacevoli.
Niente è fatto di soli sorrisi e amori.
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E come in un libro, la vita a volte si presenta difficile, un peso da sopportare,
una battaglia da vincere, un ostacolo da superare …
Ma con le persone che ami al tuo fianco
di questa avventura non sarai mai stanco ..
e ogni singolo pianto
diventa sorriso, risata, luce.
La vita a volte sembra caderti sotto i piedi,
come una lastra di ghiaccio frantumata ad ogni tuo passo …
Ma pensa …
pensa a tutto quello che hai attorno, cosa c’è di più bello? Il paradiso?
No, non credo … la passione, la gioia, la sofferenza, l’amore, la tristezza,
tutto rende ogni giorno una salita da affrontare.
E niente di tutto questo rende la vita monotona,
bensì piena di emozioni … ogni giorno un nuovo percorso, diverso da qualunque altro …
il paradiso è misericordia, è luogo lucente, è composto dal tranquillo silenzio, è morto …
per questo è paradiso.
Perciò non vedere la vita come il purgatorio,
vedila come una sfida, una cosa nuova,
una nuvola che si deforma man mano che prosegue.
Nei secoli,
negli anni,
nei giorni,
nelle ore,
nei minuti,
nei secondi.
È magico se ci rifletti.
È magico come quel filo che,
impertinente, ti avvolge per portarti sempre più
al nucleo della storia; e poi alla sua fine.
Io amo questa vita per tutto quello che essa regala, impone, distrugge …
Ma non vedo nulla di tutto questo come una punizione.
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Ma come un segno,
un segno che mi fa intuire che la mia realtà
non è ancora finita,
né sta per finire.
E così i libri mi aiutano
Mi danno una spinta a guardare.
Ma cosa..?
A guardare oltre, verso i confini inesplorati di un possibile futuro.
Verso una speranza di luce dei prossimi attimi
Che comporranno la mia vita.
Mi aiuta ad aprire gli occhi, alle volte,
davanti a ciò che accade nella mia realtà quotidiana.
Oppure mi distoglie dalla cruda verità.
E corro,
mi allontano sempre di più
arrivando a trovare la pace
in posti lontani, ove di ha tranquillità.
E riposo.
A lei …
Caduta da quella lastra di ghiaccio
E senza più forza per risalire.
Ma è ancora qui, nei cuori di molti,
tra i passi di tutti,
lei c’è ancora.
E allora …
Addio,
ma non rimpiangere ciò che ti è stato tolto per sempre ..
perché per sempre ti apparterrà.
La gioia, la noia, l’amore, il dolore, il calore …
La libertà.
{ Madde’ Ilaria }
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ELABORATI SCELTI PER LA LORO ORIGINALITÀ
GIULIA TESTA 4^DL
LA LETTURA CI RENDE LIBERI
In un mondo in cui i diritti vengono spesso e volentieri calpestati, in cui si è giudicati solo
in base alla condizione economica, in cui l'essere umano è visto come un animale sociale
che non guarda in faccia nessuno quando si parla di soldi e potere……. si cerca in tutti i
modi di evadere.
Si cerca rifugio in una realtà parallela, capace di assicurarti maggior riparo, facendoti
sentire a proprio agio e permettendoti di esprimere il tuo punto di vista senza nessuno
pronto a puntarti il dito contro.
E' strano credere come questo luogo quasi utopistico possa essere racchiuso in
un'azione quasi banale e consuetudinaria: la lettura.
Ognuno di noi ha un rapporto diverso con essa: può affascinarti e renderti quasi
dipendente, incuriosirti solamente da portarti a praticarla in modo superficiale, oppure può
annoiarti tremendamente e farti fare di tutto per evitare il suo incontro.
Io sono convinta che la lettura ci serva soprattutto per vivere.
Leggere con attenzione e passione ci rende più liberi, nutre lo spirito, perfeziona l'essere
umano che siamo, ci consola nei momenti di sconforto, ci libera dagli eventuali affanni della
solitudine.
Ci rende più coscienti e consapevoli, più creativi, meno soggetti (come accennato prima)
a pregiudizi e condizionamenti.
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Facendoci muovere nel tempo e nello spazio, leggere arricchisce le nostre esistenze.
Inoltre la lettura è anche un piacere fisico e psichico.
Saper godere di una bella frase, della perfetta eloquenza di uno scrittore, dell'architettura
ben progettata di un romanzo è un piacere intellettuale e sensuale.
La lettura stimola i sensi, la memoria, il ricordo e ci permette di interrogarci, senza fretta,
per tutto il tempo che vogliamo, sulle questioni che ci stanno più a cuore.
Spesso ci porta anche a trovare quelle risposte che abbiamo sempre cercato a domande
che ci tormentavano da tempo e che pensavamo fossero incomprese, senza senso.
Lettura vuol dire soprattutto fantasia e silenzio.
Fantasia perchè, quando leggi un libro, attraverso alcune parole quasi magiche scatta
una scintilla nella tua mente che, man mano si procede nella storia narrata, riescono ad
illustrare il racconto.
Fatti, personaggi, situazioni ed atmosfere prendono forma nella tua immaginazione
assumendo quella realisticità tipica del mondo che ti circonda.
Immagini che ogni lettore, più o meno appassionato che sia, crea a suo piacere e
somiglianza, perciò personali ed uniche, individuali nelle loro motivazioni profonde che
rappresentano o contengono elementi emotivi importantissimi; se non fondamentali per il
tuo sviluppo e la tua crescita interiore.
Lettura è sinonimo di libertà.
Ad oggi è difficile saper definire questo concetto perfettamente e la maggior parte delle
volte sembra quasi non esistesse affatto.
Leggere ti fa capire al meglio come ci si sente ad essere liberi, senza vincoli o regole,
accettati per quello che si è veramente e non per come ti vorrebbero gli altri.
E' uno dei pochi mezzi che permette di esprimere al meglio il nostro parere, il nostro
punto di vista che diventa sempre più chiaro e trasparente con lo scorrere delle pagine.
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Riesce ad appagarti in pieno, perfino a strapparti un sorriso o a farti scendere una
lacrima.
Il tutto è dettato solo dalle grandi emozioni che semplici pagine inanimate sono in grado
di regalare; tanto quanto persone in carne ed ossa.
Solitamente si pensa che le belle sensazioni siano frutto di sentimenti forti come l'amore
o l'amicizia, tralasciando ciò che di bello può darti un buon libro.
Esso può essere un vero amico pronto ad ascoltarti sempre nei momenti più bui senza
pensare minimamente di poter deludere o tradire.
Ti stupisce tanto da lasciarti a bocca aperta, ti fa sorridere ed a volte anche arrabbiare
perché magari ti fornisce un finale che non è pari alle tue aspettative.
Allora rimani così, sospeso ed attonito con l'amaro in bocca e cerchi di leggere più e più
volte le ultime pagine cercando di trovare un ipotetico senso nascosto nelle ultime parole,
ma con scarsi risultati.
Solo successivamente capisci che non c'è nessun senso nascosto, nessun secondo fine
ma finisce semplicemente nella maniera in cui ogni storia comune potrebbe finire anche
nella vita reale; non deve esserci per forza il lieto fine delle favole che vorremmo sempre ci
fosse.
Sono convinta che finché esiste la lettura esiste anche la possibilità di sognare.
Sono due azioni parallele che camminano l'una al fianco dell'altra ,dalla prima dipende
la seconda, sono direttamente proporzionali.
Lettura sta al sogno come il sogno sta alla lettura.
E non c'è niente capace di renderti più umano.
{ Giulia Testa }
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MATTEO NAVA 4^AT
GIAMMAI….
Giammai con la lettura molta intesa,
voglia e tempo per iniziar servono,
ma questi intenti presto si spengono
e la fatica nella mente pesa.
Una mano da lassù poi tendono;
comincio a leggere con gran sorpresa,
lontana ormai l'antecedente resa,
le pagine mancanti a men vengono!
Immagino, poi leggo, confidando
che i capitoli da esplorar con cura
mi possan divertire; fino a quando?
L'evento che da molte ore perdura
verifica ciò che andavo bramando:
ho scoperto la famosa lettura.
{ Matteo Nava }
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STEFANO RESTELLI 5^CL
LA LETTURA
Leggere è sempre stato, da quando il mondo è mondo, una forma di piacere, di
passatempo ma anche di acquisizione di coraggio morale attraverso la conoscenza.
Oggi, molto più di prima, bisogna conoscere; tante sono le cose con cui ci rapportiamo
ogni giorno, che l‟importanza della lettura è molteplice.
Ora la lettura non è più leggere e scrivere per un piacere fine a se stesso, ma anche
informazione e capacità di stare al passo con ciò che si sviluppa attorno a noi
quotidianamente.
La svolta, in positivo, che io conobbi riguardo la lettura risale a circa due anni fa, nel mio
soggiorno Californiano.
Era Aprile, il tempo era passato così in fretta, era quasi arrivato il momento di tornarsene
a casa.
La mia esperienza scolastica era stata abbastanza deludente se non fosse per quelle
due, tre palme in giardino e i “barritos” a pranzo sotto il sole cocente anche a febbraio, mi
sembrava la stessa identica a quella Italiana, e la monotonia mi assaliva tutte le mattine al
suono della sveglia.
Ad aprile però, quando i maturandi sono in pieno fermento per il loro diploma e ansiosi
di conoscere la loro destinazione universitaria, i Colleges presentano i loro programmi di
scuola in scuola con pignoli discorsi organizzati.
L‟università della California, Berkeley, Inglese e letterature Europee, proiettava in una
stanza buia e a dir poco vecchia e polverosa delle diapositive sull‟importanza della lettura
nel percorso del successo personale.
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Al che io pensai “ Ma guarda, i soliti capitalisti americani senza cultura! La lettura o è un
piacere o non esiste”, incuriosito, mi fermai ad assistere.
Il professore parlava di lettura, sia essa articolo di giornale, saggio o libro come non
strettamente strumento di informazione e conoscenza, ma anche fornitrice di pensiero
critico e abilità di comunicazione attraverso l‟uso di un vocabolario adeguato e di un
linguaggio ricco di termini.
Decise di utilizzare, come similitudine di una persona: una casa.
Una dialettica fluida e forbita trasformava da normale in sfarzosa e più appariscente, una
persona da banale in brillante ed interessante.
Se Malcom X non fosse stato così brillante e così “dritto al punto” nei suoi discorsi gli
Stati Uniti, probabilmente non sarebbero mai usciti dalla crisi di identità che ne ha
caratterizzato gli anni ‟60.
Forse oggi non avremmo un presidente nero, forse nemmeno un impiegato nero.
Per la prima volta in vita mia mi resi conto di quanto forte ricevetti il suo messaggio e
avevo imparato una cosa nuova, illuminante; e non accade certo tutti i giorni.
Me ne uscii da quella conferenza con il sorriso stampato, ansioso di condividere il
piccolo sapere acquisito con altre persone e rimisi insieme molti miei pensieri giovanili,
immaturi e negativi sull‟argomento e cambio lettura – dialettica.
La lettura mi appare come mezzo di conversazione del potenziale in talento che di
conseguenza conduce a non altro che il successo personale, che è tutto ciò che dovremmo
desiderare.
Non voglio, da quel giorno, che la mia generazione sia ricordata come quella che tutto ha
“avuto” ma che nulla ha desiderato e il nulla ha ottenuto.
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Groucho Marx
affermava “la televisione è davvero educativa, infatti, ogni volta che
l‟accendono, cambio stanza ed apro un libro”.
Alzatevi dai divani quindi, leggete romanzi, per conoscere meglio le persone che vi
affiancano; libri storici, per essere lungimiranti, dopotutto, la storia si ripete sempre è un
continuo ciclo di forza, affermava Nietzsche; e saggi filosofici per sviluppare pensieri
profondi e autocritici.
Se non volete farlo per piacere, fatelo almeno per convenienza, vi aiuterà a capire ciò
che veramente volete.
Perché se non sapete cosa e dove volete andare, finirete sicuramente da qualsiasi altra
parte.
Non c‟è niente di più potente delle vostre parole ma non pronunciatole se non sono
accompagnate dal sapere.
Leggete di più, imparate di più, cambiate di più il mondo.
{ Stefano Restelli }
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LUCA PECORONI 5^CL
LA LETTURA COME PIACERE
Durante l‟età infantile, nella maggior parte dei casi, leggere viene visto come uno sforzo
indesiderato, un‟azione non decisa in prima persona ma dall‟alto, che siano i genitori
premurosi o più spesso la maestra che agli ancor ingenui studenti assegna quel libro da
leggere durante il periodo delle vacanze estive, quel libro che a prescindere dal suo
contenuto, verrà letto contro voglia e superficialmente.
Trovo giusto che sin dalla giovane età ci sia qualcuno che stimoli i bambini a leggere libri
così da avvicinarli all‟ambiente della lettura, anche perché in alcuni casi, sarà proprio
questo il passo avanti che cambierà la loro vita, sarà l‟apertura di quella porta che li
condurrà nel fantastico, inatteso ed impensato mondo della lettura.
Quando ero piccolo, così come molti miei amici, non amavo affatto leggere, lo ritenevo
una grande perdita di tempo che preferivo utilizzare giocando a pallone con i miei compagni
o per vedere un film a cinema in famiglia; crescendo, con l‟età, maturando e sviluppando
interessi, ampliando una conoscenza generale ed instaurando un più solido rapporto con la
vita, mi sono avvicinato di anno in anno sempre di più a questo splendido mondo amato da
molte persone come me, un mondo capace di farti viaggiare nel tempo e nello spazio,
senza precisi limiti, una sorta di mondo parallelo.
Tutto ciò è quello che si vive leggendo, in particolare quando trattasi di romanzi,
chimerici o utopistici che siano.
Nel momento in cui una persona viene catturata dal libro, non esistono più distrazioni
esterne, e anche nel caso vi fossero, verrebbero respinte in un istante; alcuni libri sono
talmente intriganti e coinvolgenti che si lasceranno divorare dal lettore con più foga e
velocità di un pitone che costringe a sé un roditore pronto ad essere addentato.
La lettura trasmette delle emozioni uniche ed inimitabili, ti strappano dalla memoria
realtà, trascinandoti nel profondo del racconto, eclissandoti qualsiasi pensiero.
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Il momento migliore e più appagante per immergersi in una piacevole lettura è quando ci
si sente malinconici, quando si è abbattuti per un qualsivoglia motivo, quando si è di cattivo
umore e non si ha voglia né di uscire di casa né di parlare con nessuno, quando si è
scontenti anche solo per una futile ragione, quando semplicemente si ha la luna storta; in
questi precisi momenti sappiamo con certezza di avere un‟amica pronta a farci passare la
nostra negatività emotiva, pronta a rapirci per farci scordare per qualche ora tutti i nostri
problemi e i pensieri che ci assillano; per tirarci su il morale con qualche avvincente storia
nella quale spesso capita di rispecchiarsi in un particolare personaggio, coinvolgendoci
emotivamente e facendoci sentire parte del racconto.
Questa preziosa amica ha un preciso e ben noto nome: Lettura.
Essa è una disponibile amica che non fa discriminazioni: chiunque può accedervi, il
requisito necessario è il desiderio; che tu sia colto o meno, che tu abbia la laurea honoris
causa o solo la terza media non fa alcuna differenza, potrà variare il contenuto di un libro e
la sua dialettica a seconda delle proprie capacità cognitive, però si può stare certi che le
grandi emozioni e le incomparabili sensazioni che la lettura trasmette ad uno, saranno le
stesse che trasmetterà all‟altro.
La capacità della lettura di farci accrescere tanto l‟immaginazione quanto l‟abilità di
pensare, sia criticamente che non, è esclusiva e incomparabile.
La lettura è uno dei numerosi ingredienti della ricetta più inseguita e bramata dall‟uomo:
il successo personale e vivere la miglior vita che si possa.
{ Luca Pecoroni }
“Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”
{Daniel Pennac}
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SARA GHANEM 4^DL
LA LETTURA RENDE LIBERI
L‟uomo ha sempre cercato sin dai tempi antichi di trasmettere le proprie emozioni e
sensazioni attraverso la scrittura, per capire e farsi capire, per imparare ed insegnare.
Sui mezzi pubblici, a scuola, nei bar, alle fermate dei mezzi.. ovunque si vede gente che
legge, gente che invece di infilarsi le cuffie e ascoltare musica assordante preferisce
immergersi nei racconti altrui, gente che per dimenticare i problemi della vita si rifugia nei
libri per trovare, anche se momentaneamente, conforto.
Persone normali di qualsiasi età e nazione che camminando per strada vengono attirati
dalle vetrine delle librerie piuttosto che da quelle di negozi di vestiti o altro.
Gente, persone.. è proprio così, soltanto agli esseri umani è stata donata questa
meravigliosa capacità; tutti noi abbiamo la possibilità di leggere cose che riguardano le vite
di persone diverse da noi ma, purtroppo, non tutti riescono a sfruttare al meglio questo
dono.
C‟è chi ama leggere e chi non trae nessun tipo di piacere dalla lettura perché molti non
vengono abituati ad essa e quando viene chiesto loro di leggere un libro per la scuola si
sentono costretti a farlo non sapendo, che ogni singolo libro contiene un insegnamento
speciale, qualcosa che ti marchia per sempre, perché alla fine di ogni racconto c‟è un dono
che solo chi conosce il vero piacere di leggere può ottenere.
Ma la lettura non ha soltanto uno scopo educativo, a volte, è anche svago o semplice
diletto.
Saper leggere significa sapersi immergere con anima e corpo in un libro, sapersi
immedesimare, fare in modo che quella storia sia la propria.
Saper leggere significa anche capire la realtà che ci circonda, far si che tutto quello che
vediamo o con cui entriamo a contatto sia di insegnamento, esattamente come la morale di
un libro.
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Ho capito il vero significato del verbo „‟leggere‟‟ solamente all‟età di undici anni quando,
scoprendo casualmente la biblioteca vicino a scuola, cominciai a prendere in prestito libri.
Divoravo un libro dopo l‟altro, non facevo in tempo a finirne uno che mi veniva voglia di
leggerne un altro, ero assetata di lettura.
Cominciai anch‟io con storie fantastiche passando da un genere all‟altro finché scoprii di
avere un debole per i libri autobiografici, libri di persone vissute nella mia epoca o cent‟anni
prima che raccontano la loro storia attraverso uno stile che ti colpisce direttamente al cuore,
segnandoti per sempre.
Penso che la scrittura sia nata per questo: far capire a chi non è vissuto in una certa
epoca i fatti accaduti, le emozione provate, far vivere le stesse sensazioni a persone
sconosciute.
Ricordo giornate passate sotto il sole rovente di luglio in cui ero talmente immersa in un
libro che non mi accorgevo di tutto quello che mi accadeva attorno; parola dopo parola,
pagina dopo pagina e venivo improvvisamente interrotta nel punto più interessante, magari
dal telefono che squillava o da un semplice passante che chiedeva indicazioni.
E una volta risolto l‟inconveniente, la voglia di leggere era ancora più forte, talmente forte
da non permettermi di muovermi prima di essere giunta alla fine.
Il piacere di leggere non si può insegnare e non è trasmissibile, è una cosa improvvisa
che ti travolge come un fiume in piena.
La lettura è un viaggio che ti porta a esplorare vite, epoche e paesi sconosciuti e ti
riconduce a casa con più conoscenza ed esperienza.
Molte persone hanno il desiderio di visitare determinati luoghi ma, purtroppo, non ne
hanno la possibilità; è così che i libri sono un‟occasione per tutti loro perché permettono di
essere in quei posti, anche se, solo mentalmente e di provare le stesse emozioni dello
scrittore.
„‟ Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi.
No, leggete per vivere.‟‟ Diceva Gustave Flaubert in „‟Lettera a Mille de Chantepie,‟‟ ; infatti,
quella frase compendia il tutto.
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Ogni libro che leggiamo ci permette di scoprire il pensiero degli scrittori, di viaggiare con
l‟immaginazione e di provare le sue stesse emozioni in modo che l‟esperienza non sia più
soltanto dell‟autore ma anche di ogni singolo lettore.
Leggere ci aiuta a guardare la vita sotto una luce diversa, ci permette di comprendere
cose o persone che non siamo mai riusciti a capire, ci consente di affrontare le quotidiane
difficoltà della vita, ci permette di dedicare maggiore attenzione a tutto quello che facciamo
e di crescere come persona.
I lettori sono sempre stati una minoranza e, probabilmente, lo resteranno perché la
maggior parte delle persone vede la lettura come un mezzo da cui trarre informazioni, un
modo per apparire più saggi.
Normalmente chi legge lo fa troppo velocemente, individuando le informazioni principali
di una pagina per non doverla leggere tutta oppure addirittura saltandole, forse perché ha
fretta di finire il libro per la verifica a scuola o semplicemente per passare a un racconto
successivo.
Essi non avranno mai la fortuna di scoprire il vero piacere di leggere se nessuno riuscirà
a trasmetterglielo e a far capire il vero gradimento che deriva dai libri.
La lettura è come la benzina per l‟automobile, senza di essa non riusciremmo a
proseguire poiché ci arricchisce intellettualmente e secondo me le persone che leggono
hanno una prospettiva di vita più ampia di chi, per esempio, lo fa raramente.
Non tutti possono definirsi lettori perché, il vero lettore è colui che è in grado di crearsi un
momento di pace per leggere lontano dai disturbi e dalle distrazioni della vita quotidiana.
{ Sara Ghanem }
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MICHAELA UNGUREANU 4^DL
Le parole mi scorrevano sotto gli occhi, l‟inchiostro andava man mano sfuocandosi, i
rumori esterni erano diventati lontani ormai, esisteva soltanto la mia voce che mi risuonava
nella testa.
Non stavo diventando pazza, mi stavo semplicemente immergendo nel cuore di un libro,
mi stavo allontanando lentamente dalla realtà per addentrarmi in una storia a me ignota.
La curiosità cominciò a perseguitarmi e ogni volta che il mondo non risultava all‟altezza
dei miei sogni, prendevo in mano quelle pagine, chiudevo gli occhi e mi riempivo i polmoni
di quell‟aria pura, quell‟aria che mi rende migliore giorno dopo giorno.
Imparai col tempo che leggere non mi procurava soltanto piacere, ma mi aiutava in
qualsiasi circostanza, mi dava la forza per superare ogni ostacolo che mi si presentava
davanti al cammino perché è leggendo che ho fatto mia l‟esperienza altrui.
La vita è breve e il tempo a noi assegnato non basta per nutrire e soddisfare i nostri più
profondi desideri, le distanze non ci permettono di visitare tutti gli angoli incantevoli di
questa terra e l‟unico modo per rendere libera l‟anima di volare oltre l‟orizzonte è quello di
fantasticare sulle parole altrui, far diventare le pagine bianco nere immagini a colori e fare
di una semplice lettura un‟avventura verso la libertà.
Questo, un giro di parole per spiegare una cosa che accomuna grandi e piccini, maschi e
femmine, insegnanti e alunni, per spiegare soggettivamente il bello del leggere e l‟effetto
positivo che questo ha su di noi.
Sin da piccoli si è indirettamente a contatto con i libri ed è comune che i bambini si
affezionino ai noti personaggi delle favole, i quali fanno da buon esempio.
Ma è solo crescendo che ho imparato l‟utilità di quelle storie che in età adolescenziale
sembrano tanto banali.
Sempre crescendo ho capito che ogni libro ha uno scopo, ogni libro ha un insegnamento
da donarci e soprattutto una storia sulla quale riflettere.
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Ogni libro ha tanto da regalarci e sta al lettore accettare o meno ciò che lo scrittore ha
voluto tramandare.
Sempre col tempo, ho imparato a vedere il mondo della lettura con occhi versi, ho
imparato a cogliere il senso figurato di ogni parola e ad andare oltre le apparenze.
Ho capito che leggere non è un semplice passatempo, leggere è un piacere per l‟anima
e un allenamento per la mente.
La lettura è l‟abbattimento figurativo di tutte le frontiere di questo mondo, è proprio con la
lettura che si incrociano le idee di popolazioni diverse ed è sempre attraverso la lettura che
un individuo diventa libero di pensare e riflettere su tutto ciò che lo circonda.
Molto spesso però, la lettura viene interpretata in modo superficiale e viene negata
l‟utilità di quest‟ultima da gran parte degli adolescenti, i quali troppo distratti dalla
superficialità della società circostante la giudicano noiosa e priva di benefici.
Ma è solo leggendo che l‟uomo può comprendere il cambiamento che essa genera, solo
leggendo ci si accorge di quanto siamo privi di conoscenze e sempre continuando a
leggere nutriremo una curiosità tale da riempire sempre di più il nostro bagaglio culturale.
Mi piace pensare a tutto ciò come a un rifugio sicuro lontano dai quotidiani problemi,
perché al giorno d‟oggi non è rimasto niente di più sano che allenare la propria mente
girovagando tra pagine parlanti.
{ Michaela Ungureanu }
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LAURA CURCI 5^AT
Se dovessi dare la definizione di libro, direi che si tratta di una raccolta di parole scritte
che pongono in sequenza emozioni, sensazioni già vissute da chi le scrive e le ferma nel
tempo e nello spazio di una pagina.
Esso quindi rappresenta una sorta di tesoro che spetta scoprire a chi lo ha tra le mani.
Ripensando agli antichi scrittori, poeti, romanzieri, compositori è comprensibile come
ognuno di loro sia partito da una situazione iniziale particolare della propria vita, abbia
affrontato un lungo percorso, per giungere infine ad una meta prefissata, basti ricordare al
viaggio metafisico di Dante nei tre regni ultraterreni allo scopo di salvare la propria anima
dopo un periodo di perdizione e di allontanamento da Dio.
Penso che scrivere un libro sia la metafora di un lungo viaggio che inizialmente affronta
l'autore, partendo da pagine bianche, facendo i conti con il proprio "io", per arrivare a
destinazione, riuscendo a superare il proprio dolore, le proprie sofferenze, i disagi fisici o
sentimentali,o anche solo per il puro piacere.
Tale piacere deriva dalla reinterpretazione della realtà circostante che obbliga chi scrive
a tenere gli occhi ben aperti per guardare, osservare e trarre da lì lo spunto per creare una
realtà nuova che il lettore vivrà a modo suo.
Egli una volta entrato nel mondo della carta e penna, appartenente allo scrittore, è
libero di scegliere se osservare con gli stessi occhi dell'autore, immedesimandosi o se
"rifugiarsi" in un luogo proprio e profondo per evadere la realtà.
Egli dunque è avvantaggiato perché pur facendo lo stesso percorso può modificarlo a
seconda del proprio stato d'animo, a differenza di colui che scrive, che invece, una volta
messe nero su bianco le proprie sensazioni ed emozioni non può più tornare indietro.
Il lettore dopo aver chiuso le pagine di un libro può decidere se commentarlo,
positivamente o negativamente, se trarne una morale e quindi se mettere in pratica
l'insegnamento ricavato.
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Nel caso in cui la visione del mondo dello scrittore non rispecchi quella del lettore,
quest' ultimo può ricorrere alla fantasia, per modificarne una o più parti, il finale, i
personaggi o addirittura stravolgere l'intera vicenda.
Tutto ciò lo aiuta a mettersi in gioco affrontando i propri sentimenti, correndo anche il
rischio di provare quella sensazione di "vuoto" che ci affligge ogni volta che qualcosa
finisce.
Da qui deriva il bisogno, il desidero di iniziare una storia nuova che voltando pagina
dopo pagina può coinvolgerci ulteriormente dandoci o togliendoci il respiro.
Nonostante scrittore e lettore siano persone diverse possono essere considerate una il
rovescio della medaglia dell'altra, senza l'uno non esisterebbe l'altro.
In effetti, la destinazione dei due viaggiatori, scrittore e lettore, risulta comune :
entrambi possono ricavare e offrire insegnamenti da ciò che scrivono e da ciò che leggono,
infatti l'amore per la lettura si può tramandare; del resto è capitato anche a me in prima
persona di apprezzare la lettura grazie al suggerimento e alla guida di molti insegnanti nel
percorso scolastico.
Non a caso questo concorso è dedicato a una professoressa che ha impegnato parte
della sua vita alla letteratura, trasmettendo a noi studenti l'interesse per una materia tanto
affascinante.
{ Laura Curci }
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LISSET RODRIGUEZ 5^AT
Ogni persona ha un significato diverso per la parola "lettura". Per la maggior parte dei
giovani leggere è una perdita di tempo, è noioso ed è straziante.
Ma, a mio parere, la lettura è uno dei pochi elementi fondamentali per la diffusione delle
varie culture, dei vari avvenimenti o di molte altre storie che possono essere veritiere o
meno.
Ogni lettore si immedesima a suo modo in un personaggio.
Solitamente il lettore si immedesima in quello principale.
Cos è la lettura?
Personalmente credo che la lettura ci serva per vivere e sopravvivere da questa realtà
che ci sta pian piano uccidendo.
Anche se l'Italia negli ultimi anni ha avuto un elevato calo di lettori, rimango dell'idea
che leggere ci renda più liberi e perfeziona ciò che siamo, e ci è di conforto nei momenti in
cui abbiamo bisogno di essere capiti o consolati, e ci libera da quegli eventuali affanni di
solitudine.
Leggendo diventiamo sempre più consapevoli e coscienti, creativi e ci sentiamo di
conseguenza meno soggetti a vari pregiudizi o condizionamenti.
La lettura insegna a parlare meglio, a tenere in allenamento il cervello e gli occhi ed
inoltre rende un po‟ più istruiti e, in alcuni casi, più maturi, i lettori.
Anche io poco tempo fa la pensavo nello stesso modo di tutti gli altri giovani, ma un
giorno ho cambiato totalmente idea, ho voltato pagina.
La lettura ora è diventato un piacere sia fisico che mentale.
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Ho imparato ad assaporare la bellezza e la semplicità contenute nelle frasi; la lettura mi
stimola i sensi, la memoria e soprattutto il ricordo.
Leggere ci permette anche di immedesimarci nella mente dello scrittore e cercare di
capire il perché di quella frase,il perché di quell'avvenimento,e possiamo trovare tutte le
risposte alle domande che ognuno di noi si fa, senza nessuna fretta, prendendosi il tempo
necessario.
Gli scrittori sono pieni di fantasia e si calano nel personaggio con molta facilità. Il più
delle volte gli avvenimenti che accadono al personaggio sono avvenuti anche allo scrittore.
Devono immedesimarsi anche nella realtà che ci circonda per poter vendere un libro
che sia degno di essere letto.
Ogni giorno rimango sempre più attonita davanti a spettacoli di gente che non sa parlare
né scrivere, ma perché tutto ciò?
Facendo una breve riflessione sono arrivata al risultato che la lettura sia una delle cose
più importanti per imparare a scrivere ed esprimersi meglio con termini adeguati e ricercati.
Molte persone dicono che non hanno tempo di leggere, ma penso sia anche una
questione di voglia; io stessa, a volte, mi ritrovo la sera che avrei solamente voglia di
andare a dormire, ma alla fine leggere qualche pagina di un buon libro può essere un'ottima
idea.
Nelle scuole si cerca di insegnare ai ragazzi quanto sia importante leggere, non solo i
libri, ma anche quotidiani, riviste serie, e non libri come ad esempio "Tre metri sopra il cielo"
che non trasmettono nessun tipo di messaggio importante.
La scuola può fare molto per incrementare l'abitudine alla lettura. Insegnanti motivati ed
entusiasti, che siano anche lettori forti, e che sappiano comunicare agli allievi la propria
passione possono fare moltissimo per rendere la lettura un'attività seducente.
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Invito tutte quelle persone che non sono abituate a leggere,a farlo maggiormente,
perché viviamo in un paese dove a trent'anni non si sa ancora scrivere due righe in italiano
grammaticalmente corretto.
I giornali a volte possono essere noiosi e fino a tre anni fa quando mi mettevano davanti
un articolo di giornale sbuffavo, ma da quando ho cominciato a leggere maggiormente mi
sono resa conto io stessa di quanto il mio italiano sia migliorato, di quanto l'apprendimento
di nuovi termini possa servire per un futuro.
Chissà magari in un futuro l‟abitudine a leggere si riprenderà, anche se ormai computer
e videogames l'hanno seppellita.
{ Lisset Rodriguez }
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FRANCESCO MOTTA 4^BL
Si può notare che nella parola libero è contenuta un‟ altra parola: ” libro”; c‟è una “e” di
troppo, ma non fa differenza per quello che voglio scrivere.
Da una parola qualsiasi sono riuscito ad arrivare ad un‟altra parola completamente
differente, questa è già una forma di lettura, la mia forma di lettura .
Se leggere significa vivere o essere liberi, anno dopo anno, stiamo vivendo sempre di
meno e sprecando sempre di più la nostra libertà.
Viviamo un giorno in meno per ogni libro letto su dispositivi multimediali o su internet,
non sempre dando guadagno alla casa editrice e all‟autore interessato.
Ammetto di essere forse troppo drastico nei confronti di ciò che penso sulla tecnologia
perché non vedo, oggettivamente, i vantaggi che porta.
Dispositivi telematici e tecnologici possono far risparmiare carta e salvaguardare
l‟ambiente, possono darci maggiore comodità, però non possono darci l‟essenza di aprire e
sfogliare.
Più si accumula polvere sui libri che si trovano nella mensola della nostra camera e più
noi siamo bravi a sprecare la nostra dose di libertà che ha il semplice odore di carta
stampata.
Involontariamente leggiamo di tutto e di più … dai cartelloni pubblicitari, ai titoli di
giornali che ci capitano sott‟occhio, tutto tranne che un libro.
Siamo inseriti in un mondo dove il tempo ci fa affogare e ci dà poche possibilità di
tornare a galla, infatti è facilissimo sentire persone che dicono di non avere tempo per
leggere.
Abbiamo sempre più tempo per i doveri che fanno della nostra agenda un cimitero di
scarabocchi, ma ne abbiamo sempre meno per noi stessi.
Passiamo le nostre giornate dentro a un'unica routine, che ci possiede e ci rende
schiavi delle stesse azioni alla stessa ora; se provassimo a stravolgere tutto ciò
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diventeremmo pazzi o inizieremmo a sentirci in colpa per qualche dovere non portato a
termine.
Il senso di colpa ci divora insieme al tempo e noi non siamo capaci di prendere
iniziativa, di mollare tutto e tutti, di prendere in mano le lancette, spezzarle e
sbarazzarcene.
Non siamo capaci di respirare profondamente.
Del resto fa parte della nostra specie non capire il valore di quello che possediamo,
solo chi riesce a capirlo veramente può definirsi una persona piena di risorse.
Ogni persona è un libro e contiene in sé diverse frasi, capitoli, concetti che occorre una
vita per leggerli.
Spesso mostriamo agli altri la nostra copertina, o meglio, quello che vogliamo mettere
in mostra per essere accettati; dal taglio di capelli ai vestiti o addirittura dai tipi di locali che
si frequenta.
Ultimamente siamo sempre più libri svenduti che libri di valore.
Ognuno di noi ha un valore grande, impossibile non ammetterlo, ma allora perché
regalare agli altri il più delle volte solo la nostra copertina?
Perché regalare i nostri sorrisi di circostanza o, d‟altra parte, i nostri capitoli peggiori
tediando chi ci sta di fianco?
Probabilmente sarà il fatto che siamo uomini.
Uomini che si possono paragonare a libri letti a metà e lasciati su una mensola
impolverata da chi ci compra, da chi sta al potere, che sia un qualsiasi politico o la società
che ci ingloba e ci inghiotte.
Siamo libri letti a metà per ogni persona che non riesce a volerci bene fino in fondo, per
il vuoto che spesso ci circonda, mentre siamo alla ricerca della nostra sazietà.
La realtà, invece, è una lama sottile ma tagliente.
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La realtà è un bambino che chiede ai suoi genitori “ Perché non vi tenete più per mano
quando mi portate al parco? ”.
E‟ la carta che attesta le parole, la materia che sostituisce il metafisico, le immagini che
si riflettono nei nostri occhi e non il sogno che vive nei meandri del nostro cervello.
Dobbiamo leggere più spesso quello che ci circonda, per ritrovarla in ogni angolo di
questo mondo rotondo, lì dove c‟è polvere, lì dove non c‟è una massa di gente che fa la fila
per entrare in una discoteca, ma un clochard che chiede l‟elemosina.
La materia non è sinonimo di realtà; spesso si è fisicamente presenti in mezzo a una
massa di gente, ma tra quei centimetri che dividono i nostri corpi non c‟è realtà, c‟è solo un
triste vuoto.
Le persone bevono litri di alcool, per evadere da quello che li opprime, forse cercano
una chiave per poter sortire ma non si accorgono che stanno forzando troppo la serratura e
che prima o poi si romperà.
Rimandare non serve nella vita, non è mai servito e non servirà mai, invece ora sta
andando molto di moda.
Le persone, aggiungerei codarde, non affrontano ciò che hanno di fronte con il minimo
di forza che possono avere ma affogando tutto in qualche drink, sminuzzando i problemi
fino a farli diventare tabacco o marijuana da avvolgere dentro a cartine di indifferenza.
Il vuoto generato da queste realtà alternative, non può unire ma può assemblare
frivolamente, non ti fa osservare quello che hai intorno ma ti fa solo scorgere, con occhi
socchiusi e lucidi.
Oggi può essere Natale ma i negozi, le luci e l‟alberello non sono il Natale.
Noi non siamo una media matematica scolastica, un voto di condotta o la reputazione
che abbiamo all‟interno della scuola.
Non siamo una somma di sorrisi, di pianti o di ricordi, ma siamo una persona nuova, per
tutte quelle volte che sbagliamo e impariamo dai nostri errori, per tutte le volte che
riusciamo a penetrare le cose e non ci fermiamo al tatto e alle statistiche; per tutte le volte
che alziamo la persiana e vediamo sorgere una nuova alba.
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Più mi guardo intorno e più dico che a questo punto è meglio non essere che essere, è
meglio non essere un riflesso che riflette un‟immagine distorta, insomma è meglio non
assomigliare a quelle persone lì fuori che sembrano pecorelle smarrite dello stesso gregge.
Qui il pastore non c‟è, o meglio, ognuno si lascia guidare da quello che per lui/lei è
meglio.
C‟è chi trova il senso primario della realtà in Dio, chi nell‟amore verso la natura o per gli
animali e purtroppo c‟è anche chi crede che fare il pastore di se stesso sia una cosa
intelligente.
Non critico le scelte o le prese di posizione delle persone ma come si fa a essere
pastore di se stessi se si è già una piccola pecorella smarrita che per paura della solitudine
e del rifiuto ha seguito altre pecorelle guidate dal nulla?
E‟ inevitabile che ogni persona debba affidarsi a qualcuno o a qualcosa per questo
nascono le amicizie, le comunità di fedeli e le coppie che si amano.
Ognuno trova il suo punto cardine in qualcuno di esistente o no, in qualche sentimento
che ci lega, in qualche azione che compiamo e che ci fa sentire pieni in questa vita.
La realtà è che noi dipendiamo sempre da qualcosa o da qualcuno e non è una novità,
lo si è sempre saputo nel corso della storia.
Noi uomini siamo dei drogati, siamo dipendenti da una presenza che è la nostra
essenza e la nostra felicità, siamo felicemente drogati.
Le persone a cui vogliamo bene sono i nostri spacciatori di sentimenti, di felicità e noi
siamo consumatori, ma questa droga non è quella che gira tra le mani dei vip, questa è
vita, è un sorriso reale, è una boccata d‟aria pura.
Non dobbiamo aver paura di condividere il nostro ossigeno, l‟aria fresca anche se viene
condivisa non diventerà viziata e irrespirabile.
Non è una gara, chi respira di più o chi lo fa notare di più non vince nulla!
Al massimo tutti credono che quella persona sia felice ma non è così, è come una di
quelle monete che sembrano d‟oro, ma poi dentro, le apri e sono cioccolato … quelle che
ogni tanto mangiavo a Natale.
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Ognuno ha il suo ritmo, hai i suoi tempi, deve scegliere le persone giuste con cui
respirare e deve farlo nel modo migliore per aumentare di un‟unità il numero di persone
felici su questa Terra.
La realtà non è teoria, ma è pratica.
Non è il male che torna indietro a chi l‟ha fatto ma è amore dato, che non vuole nulla in
cambio.
Basta un cerotto per risanare un piccolo taglio, ma una cicatrice rimane tale; non
dobbiamo arrenderci perché tutti i giorni abbiamo a che fare con qualcosa di tagliente.
Noi viviamo e se ci tagliamo sappiamo che è sempre pronto un cerotto; ma lì dove rifarà
male una cicatrice, agirà il tempo, sì proprio quello che ci imprigiona e che per quanto
infinito ci sembra non essere mai abbastanza.
Che cosa strana è il tempo, ci rende schiavi e prigionieri ma è professore … un giorno
capiremo di più quello che per noi ora è solo l‟orizzonte illuminato dal tramonto.
Un giorno le lancette si fermeranno solo per noi e lì avremo tempo per tutto quello che
non abbiamo fatto, tutti i luoghi del mondo si ridurranno al nostro campo visivo, tutte le
lacrime versate saranno sotto il nostro viso raccolte in un secchio, tutti i sorrisi migliori
saranno catturati dalle foto che avremo sulla mensola di fianco al letto.
Basterà sentirsi vivi, per capire una ricchezza mai capita e contemplata.
Quel giorno sarà importante e magari un attimo dopo chiuderemo gli occhi con
tranquillità, pronti per un sonno infinito.
Tutto ciò che vediamo, tutto ciò che viviamo e che ci circonda può pure essere una
lama, ma se è così per davvero noi allora indosseremo i guanti più spessi e ci
impegneremo a piegarla fin che le estremità quasi si toccheranno.
Avremo così resa curva questa lama, la metteremo in posizione orizzontale e con i
nostri occhi vedremo questa curva divenire un sorriso.
{ FRANCESCO MOTTA }
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ELENA MICHELLI 5^DL
PLAY THE GAME
Non riusciva a concepire come potessero vivere senza vedere il cielo almeno una volta
al giorno.
Cadde a terra, spaventato dalla creatura che arrancando avanzava verso di lui e quando
quella, con un balzo fin troppo veloce per essere una vecchia signora colante di rughe, gli
azzannò la gamba, Enrico gridò; dalla paura, dall‟orrore che gli procurava la visione
dell‟unico occhio presente sul viso della mostruosità davanti a sé, che rischiava di cadere
da un momento a l‟altro e desiderò di non essere mai nato quando con patetico disgusto
vide la sua stessa carne intrappolata in quegli sporchi denti appuntiti.
Sua madre si era sicuramente accorta che qualcosa in lui era cambiato, aveva di certo
notato la pesante occhiaia sotto gli occhi, ma probabilmente non era riuscita a capirne la
causa.
Lui, dal suo canto, proseguiva la sua solita vita: andava all‟università e fumava sigarette
di hashish tutto il giorno e tornava a casa solo per la cena.
Era in quel momento che aveva occasione di stare con i suoi genitori, ma tutto ciò che
avevano da dirgli e gli dicevano, gli scivolava addosso viscidamente, dandogli solo un po‟ di
fastidio.
Era in piedi dinnanzi alla madre della sua amata, pronta a riempirlo di inquietanti
domande, scrutandolo con occhio attento e critico, speranzosa nel cogliere al voloil primo
errore che avrebbe commesso.
Enrico deglutì, cercando di non guardarla negli occhi, non se la sentiva.
Non aveva mai provato un sentimento di ansia così forte in tutta la sua vita.
Lì, rinchiuso in quella alta torre di quel castello lontano e staccato dal mondo, prigioniero
del più potente e temuto uomo che avesse mai sentito nominare; anche se,
paradossalmente parlando, non aveva mai udito il suo nome.
Si sentiva perso e l‟unica cosa che gli venne in mente di fare, fu di mettersi a pregare.
Aveva portato tante donne nel suo rifugio in mezzo agli alberi, ma pensava che lei
sarebbe stata l‟ultima, perché era la prima e l‟unica che avrebbe mai voluto vedere sdraiata
accanto a sé, priva di ogni abito e addormentata fra le sue braccia.
Enrico girò pagina e sospirò quando i suoi occhi incontrarono la scritta “Capitolo 24”.
Ormai era notte fonda e lui prese il segnalibro e lo appoggiò fra le due pagine.
Mise il libro sul comodino e si accoccolò comodo sotto le coperte.
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Spense la luce.
Spegnere la luce era come spegnere la realtà, una realtà vissuta nei libri passando da
un romanzo all‟altro, da una situazione a un‟altra, da una vita all‟altra; quelle avventure
erano tutto ciò che Enrico desiderava.
Vivere non gli dava lo stesso senso di libertà che provava leggendo.
Nella vita reale non poteva decidere di prendere la rincorsa e spiccare il volo e non
poteva navigare nello spazio andando di pianeta in pianeta o più semplicemente scoprire il
mondo con qualche soldo in tasca a cavallo del suo destriero.
Con i libri poteva vivere mille e mille volte; aveva visitato i posti più lontani ed esotici,
aveva amato come mai avrebbe potuto fare nella vita reale.
Leggere un libro voleva dire essere se stesso, perché ormai era stato chiunque e aveva
affrontato qualsiasi situazione.
Credeva che nessuno avrebbe mai capito a pieno quanto gli calzassero a pennello i
panni degli altri, i panni di persone mai esistite che però a lui sembrava di conoscere così
bene, esattamente come conosceva se stesso.
Nei romanzi è così, è tutto così chiaro: i comportamenti, i pensieri, le emozioni dei
personaggi erano chiare e come le provavano loro, le provava anche lui ed era quindi
semplice immedesimarsi e vivere con loro, per loro e come loro.
Proprio come Bastiano, Enrico entrava in ogni singolo libro che leggeva, entrava nel
personaggio e solo in quel modo sentiva di vivere, sentiva di essere libero di essere chi
voleva e di pensare e dire ciò che voleva.
Il mondo reale, invece, non era come le pagine di un libro.
Il mondo reale non era bianco e pieno di parole, era un gran pasticcio colorato pieno di
bugie e di limiti.
Non capiva dove fosse la libertà nel vivere perché non credeva che potesse trovarsi
nelle piccole cose, come scegliere il colore della maglietta da indossare ogni mattino, quelle
erano irrilevanti banalità e a lui non bastavano.
“Le storie già scritte e già dette, persone di vite passate e finite e volate, struggenti e
raccontate.
E questo allora che cos‟è?
Leggere di qualcosa di deciso, di deciso da altri.
E allora adesso girati e dimmi cosa vedi.
Te lo dico io che cosa vedi, c‟è un immenso spazio bianco, senza pareti e senza barriere
ed è completamente vuoto.
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Appare una donna e guarda intensamente qualcosa, quel qualcosa sembra essere tu.
Ma non lo sai.
Io si però.”
Play the game, gioco il gioco, ma è arrivato il momento di farlo partire e di cominciare a
giocarci.
Enrico si trovava in una stanza spoglia, quella era camera sua e, seduto sul suo letto,
pensava al libro bianco di fronte a sé e non sapeva cosa farsene.
Perché Enrico era se stesso nella lettura, Enrico leggeva parole di altri e non si
accorgeva che non era libero.
“Un libro è su un leggio ed è pieno di pagine vuote, tutte da riempire.”
Leggeva di altri e viveva di altri, prendeva le decisioni di altri.
“Un bambino si avvicina al libro e fortunatamente accanto c‟è una penna ad inchiostro
nero e lui è lì apposta per scrivere la sua storia e scrivere quello che vuole e che solo lui
può capire.
Nel momento in cui tu lo leggerai forse ti renderai conto che non c‟è niente di libero nel
leggere.
Se riesci a volerlo, però, il bambino sei tu.”
{Elena Michelli}
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MANDELLI GIULIA 4^AT
Direi che un posto più bello per scrivere non lo potevo trovare.
In montagna sul balcone, mentre fuori piove, il cielo è chiaro e silenzioso, come
silenzioso è anche il paesaggio che mi circonda.
Si sentono solo l‟odore e il rumore della pioggia e di qualche macchina che passa.
E‟ bello guardare le montagne, ti danno un senso di mistero, di infinito.
I gerani rossi sul balcone svolazzano e si piegano al volere del vento, la pioggia è
magnifica, fa pensare, fa tirar fuori da ognuno le proprie emozioni e nella solitudine ti
diventa compagna.
Fa freddo ma continuo a restare fuori, perché è a dir poco meraviglioso.
Quando inizia a tuonare e a piovere forte, quando senti il tintinnio delle gocce sulla
grondaia, quando senti solo il sibilo del vento e lo scoscio della pioggia.
E poi il nulla.
Piove sempre più forte, quasi diluvia e nella mia mente si affollano una miriade di
pensieri.
Si mescolano come le nuvole sopra le cime illuminate dagli ultimi sprazzi di sole, che
pian piano sta silenziosamente abbandonando la valle.
Guardo nel vuoto e scruto la pioggia, alzo lo sguardo e di colpo mi sento inondata da
mille sensazioni che non riesco a spiegare.
Sento il vento urlare, forse perché la pioggia sta diventando ogni minuto più forte.
Assomiglia a una gara e le montagne ne sono spettatori.
Alla gara ora si sono aggiunti anche lampi e tuoni.
Tu credi che il lampo sia soltanto una fascia di luce che improvvisamente solca il cielo.
Ma in realtà non lo è.
È semplicemente una provocazione, alla quale il tuono risponde.
Il tuono, un ruggito potente che rimbomba nella valle.
E le casette, messe un po‟ qua e là tra i boschi subiscono questo massacro, perché il
vento adesso urla davvero.
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Le nuvole iniziano ad abbassarsi, come se lo spettacolo fosse finito, come se si
chiudesse un sipario.
E le montagne restano lì impotenti.
Adesso sono io che osservo e la pioggia inizia a cadere di traverso, come per rendermi
partecipe in prima persona di tutto questo.
Ora posso dire di essere realmente consapevole del fatto che la natura mi stia
totalmente coinvolgendo.
È pazzesco quello che la natura ti può trasmettere.
Starei a scrivere per ore solo restando quì seduta ad osservare la natura e a
comprendere quello che mi vuole dire.
Perché per ogni secondo che passa cambia la situazione ed è come se la natura mi
volesse raccontare una storia, la sua storia.
Poi tre lampi, come i tre botti di capodanno.
E tutto finisce.
{ MANDELLI GIULIA }
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RINGRAZIAMENTI
La commissione cultura dell‟istituto Pier Paolo Pasolini ringrazia vivamente il Preside
prof. Michele Del Vecchio che ha accettato con entusiasmo di ricordare con un concorso di
prosa e poesia la collega prof.ssa Anna Caso mancata 11 luglio 2011.
Ringrazia la Preside reggente prof.ssa Maria Concetta Guerrera per aver dato continuità
al premio e un grazie particolare va agli studenti che hanno partecipato e hanno permesso
di realizzare la raccolta dei testi contenuti nel libro on line, curato dalla prof.ssa Francesca
Correra, e che può essere visitato da tutti gli studenti del Pasolini e dai loro familiari.
Un grazie particolare va alla collaboratrice scolastica Teodora Iungano che ha contribuito
per la parte tecnica.
LA COMMISSIONE CULTURA
PROF.SSA FRANCESCA CORRERA
PROF.SSA MARA GROSSI
PROF. CARLO FRANZA
PROF. AGOSTINO TOMASUOLO
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