Alfanorassicura:«Teniamo laguardiaalta».Inarrivo
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Alfanorassicura:«Teniamo laguardiaalta».Inarrivo
CON IL PDL ANNO LXI N.107 Alfano rassicura: «Teniamo la guardia alta». In arrivo interventi in difesa delle donne Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Se io avessi votato per Grillo… Marcello de Angelis Se io avessi votato per Grillo – e conosco veramente tantissimi che lo hanno fatto e me ne hanno spiegato le ragioni – lʼavrei fatto non tanto perché credevo alle sparate al fulmicotone del comico, né perché pensavo che dietro di lui ci fossero persone in grado di risolvere la crisi, né tantomeno perché pensavo che avrebbe portato in Parlamento persone più oneste o più capaci. Se avessi votato per Grillo, come tutti quelli che conosco lo avrei fatto perché ero disgustato, stufo, arrabbiato e perché lʼunica alternativa sarebbe stato il non voto, che mi sembrava una fuga o almeno una rinuncia allʼunico diritto che ho di esprimermi da cittadino sul destino mio e del mio Paese. Venendo da venti, trenta o anche quarantʼanni di radicamento in una identità che definivo di destra, prima di votare Grillo avrei pensato bene se i miei valori erano incarnati o onestamente proposti o portati avanti da qualcuno. E avrei votato Grillo solo se mi fossi convinto che non cʼera nessuno che potesse rappresentare la mia anima, o proiettare il mio passato – non dico nellʼattualità – ma almeno nel futuro. Non mi sarei soffermato sui programmi, né certo sugli slogan, perché la mia età ormai è tale che so che le parole sono solo parole e che gli slogan si possono indossare e dismettere come le mutande e – soprattutto – che chi si loda si sbroda. Non è che vado a votare uno perché dice “io sono onesto, votatemi!”. Se avessi votato Grillo, quindi, lʼavrei fatto per rabbia e per disperazione. Ma nella disperazione – ahimé – cʼè sempre un granello di stupida speranza. Forse lʼillusione che, tra gli eletti al traino di Grillo, avrei alla fine scovato uno, magari tra i più nascosti, che si sarebbe dimostrato diverso e migliore. E se avessi votato Grillo, a oggi, questa persona avrei scoperto che non cʼè. Sarei anche leggermente imbarazzato per il livello di quelli che sono andati a occupare gli scranni in Parlamento non certo scalzando quelli che io ritenevo inadeguati o imbarazzanti, perché quelli invece hanno saputo salvarsi gettando fuori bordo la zavorra dei non tutelati, dei competenti che non vedevi mai in tv e di quelli che non hanno saputo “blindarsi” in un modo o in un altro. Oggi sarei ancora arrabbiato con quelli che avrei voluto poter definire i miei, dai quali mi sono sentito abbandonato, ma sarei anche WWW.SECOLODITALIA.IT d’Italia mercoledì 8/5/2013 ➼ ➼ ➼ Articolo 18, le modifiche della Fornero non valgono per i processi già in corso BIANCHINI PAG.3 ➼ SIGONA PAG.3 ➼ REDAZIONE PAG.6 ➼ Imu, botta e risposta tra Squinzi e Confedilizia: la guerra tra categorie non fa bene al Paese «Una decisione irresponsabile lo slittamento dei fondi per la Tav Torino-Lione» più arrabbiato per aver creduto per lʼennesima volta in qualcuno che mi ha deluso dopo appena pochi giorni. Qualcuno che speravo facesse – in mancanza di una capacità rivoluzionaria – almeno il bastone tra le ruote. E invece li vedo tutti carichi a lanciare aut-aut per ottenere vicepresidenze in tutte le commissioni… Che tristezza. Se la politica era un teatrino, con questo nuovo apporto è diventata un Circo. E adesso – mi direi – a chi mi rivolgo? Al bambino delle pubblicità del Cacao Matteo Renzi? A un grande vecchio? A una delle ormai inflazionate “giovani e donne” di ogni colore, genere, tipo e provenienza purché siano under 40 e – ovviamente – di sesso femminile? Ragazzi, non è che se avessi votato Grillo sarei anche completamente deficiente… anche per arrabbiarsi ci vuole un minimo di raziocinio, mica mi possono rifilare una patacca a settimana. E allora che farei? Farei che il cambiamento vorrei provocarlo io a questo punto. Farei però che non credo più a chi mi ha già fregato troppe volte. Farei tesoro del detto che “lʼio è nemico del noi” e siccome io voglio il noi direi a tutti quegli io che sono stati in parte o in toto responsabili della dissoluzione del mio noi, che quegli io lì non possono venire a dirmi oggi che sono io nuovi. Per far emergere io nuovi ci vuole tempo e pazienza e innanzitutto prima ci vuole il noi. Non un vecchio noi, ma un nuovo noi. Uno in cui credere di nuovo. Non un leader, o due, o tre. Non un portavoce, un conduttore, un volto. Magari uno stile, un modo di comportarsi. Quello sì antico. E quindi, visto in che mondo viviamo, veramente innovativo. Francesco Signoretta Sondaggi, maledetti sondaggi, incubo perenne del centrosinistra.Avevano sperato in unʼinversione di rotta, dopo la domandatrappola con cui hanno tentato di prendere in giro gli italiani, una sorta di bianco o nero, ti piacciono più le bionde o le brune: «Preferite non pagare lʼImu o avere più posti di lavoro?». Molti esponenti del Pd speravano di cogliere nel segno, buttando altro fumo negli occhi. Ma è difficile che ci sia ancora qualcuno disposto a farsi ipnotizzare dagli illusionisti. LʼIstituto Ipr Marketing ha diffuso i dati dellʼultimo sondaggio. E sono numeri che turbano i sogni dei Bersani e delle Bindi. Nelle intenzioni di voto il centrodestra rag- giunge il 34,5% ed è avanti di 6 punti rispetto al centrosinistra, con il Pdl che conquista stabilmente la posizione di primo partito, con il 27% dei voti (un aumento pari al 5,4%), seguito dal M5S con il 26,5% e il Pd che scivola al 22%. Per il centro di Monti è una vera catastrofe, dopo lʼemorragia subìta con lʼultima consultazione elettorale oggi non raccoglierebbe più del 6,3 per cento dei voti, con lʼUdc inchiodata allʼ1 e Scelta civica al 5 (la perdita secca è del 3,31%). Scenari del tutto cambiati rispetto a due mesi fa con il Pd in caduta libera, oggi con il 3,4% in meno. Se domani si svolgesse una consultazione elettorale, non ci sarebbe nessun dubbio su chi sarebbe il vincitore, senza neppure il bisogno di consultazioni in ginocchio coi grillini. Tutto questo nonostante il governo non abbia ancora messo mano alla riforma fiscale, tanto cara a Berlusconi, né allʼabolizione dellʼImu su cui il Pdl durante la campagna elettorale si è giocato la faccia. I mal di pancia allʼinterno del Pd sulla questione Imu sono dovuti proprio ai sondaggi. Non sono le cifre di bilancio a creare problemi, ma il fatto che il Paese percepirebbe lʼeliminazione dellʼImu come un successo del Cavaliere e ne trarrebbe le conseguenze in termini di consensi elettorali. Una cosa che né Bersani, né Renzi, né Letta si possono permettere.Anche a rischio di farsi sorprendere con le mani nella marmellata. Sondaggi: il centrodestra stacca tutti. E nel Pd emerge la corrente della “vendetta”: niente sconti sullʼImu Commissioni: il Pd viola i patti col Pdl sulla giustizia, trema il governo. Rissa Sel-grillini sulle poltrone 2 Luca Maurelli Cʼè accordo, quasi su tutto. Ma quel “quasi” aleggia come una bomba sul futuro del governo Letta. A dispetto degli impegni presi dal Pd, infatti, la casella della Commissione Giustizia del Senato è rimasta vuota perché al candidato del Pdl, Nitto Palma, su cui era stato costruito lʼaccordo bipartisan per lʼintero scacchiere, sono mancati i voti dei Democratici nelle prime due votazioni. Non proprio un dettaglio, anche perché la decisione del Pd di votare scheda bianca è scaturita da una precisa logica politica, altro che franchi tiratori. La conferma arriva dalla dichiarazione di Felice Casson, che sembra soddisfatto dallʼesito della votazione: «Domani dalla terza votazione noi voteremo un nostro candidato. Un accordo politico? Evidentemente non cʼera», risponde Casson. Si scherza col fuoco, però, perché alla Camera la Commissione Giustizia è andata a un esponente del Pd, Donatella Ferranti, proprio sulla base dellʼintesa col Pdl. I 12 voti ottenuti dallʼex ministro della Giustizia del governo Berlusconi nella prima e i 13 nella seconda non sono stati dunque sufficienti a farlo eleggere, visto che maggioranza sarebbe dovuta essere di 14. La reazione di Renato Schifani non lascia presagire niente di buono per il governo: «È stato un atto poltiico, ognuno si assumerà le proprie responsabilità». «Quanto accaduto è inaccettabile. È chiaro ora a tutti chi viola i patti e chi li rispetta. Il Pdl è un partito serio. Il Pd è il regno del caos», stigmatizza il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. Ep- pure in questa distribuzione di cariche bipartisan, la parte del leone lʼha fatta comunque il Pd che alla Camera ha ottenuto otto presidenze, Pdl cinque e Scelta civica una. Al Senato al Pd sono andate sette presidenze, al Pdl sei e a Scelta civica una. Alla Camera la commissione Affari costituzionali va a Francesco Paolo Sisto (Pdl), la commissione Giustizia a Donatella Ferranti (Pd), la commissione Esteri a Fabrizio Cicchitto (Pdl), la commissione Difesa a Elio Vito (Pdl), la commissione Bilancio a Francesco Arriva il sì bipartisan al Def: il Pdl chiede al governo più coraggio sullʼeconomia Redazione Lʼesito del voto era scontato, gli argomenti utilizzati da Pd e Pdl nelle dichiarazioni un poʼ meno. Il via libera della Camera al Documento di economia e finanza, il cosiddetto “Def”, ha ottenuto 419 sì, 153 no, con 17 astenuti. In aula il Movimento Cinque Stelle, Fratelli dʼItalia, Sel e la Lega hanno votato contro, mentre dal Pd sono arrivati i distinguo maggiori. «Il Def è carente sui temi dellʼoccupazione e della produttività ma è frutto di un momento eccezionale. Dobbiamo consentire di recuperare la fiducia necessaria per spingere le imprese a investire e le famiglie a acquistare», ha detto Paola De Micheli (Pd). Le ha fatto eco, però, Rosi Bindi, che ha dichiarato di votare sì solo per disciplina di partito. «Il testo della Camera è un cattivo esempio della cosiddetta “pacificazione”, un mascheramento di ciò che in modo esplicito si afferma nel testo stampato della Camera come in quello del Senato e che per quel che mi riguarda non è condivisibile», ha detto la deputata del Pd in una nota. Il Pdl invece, ha chiesto politiche economiche “diverse e di maggior coraggio». Il deputato del Pdl Maurizio Bernardo, nella dichiarazione di voto, ha indicato tra le priorità quella di “vigilare affinché la liquidità vada a sostegno alle pmi e i rubinetti tornino a aprirsi”. Bernardo sottolinea inoltre la necessità dellʼaggiornamento del Def, per fare in modo che il documento possa rispecchiare le promesse fatte. Sulle contraddizioni tra le promesse di Letta e quanto contenuto nel Def, ha puntato invece il deputato di Fratelli dʼItalia Massimo Corsaro. «Il pacchetto anticipato dal premier prevede un impegno di circa 10 miliardi e contempla tra lʼaltro lo stop allʼImu e allʼaumento dellʼIva, due capitoli sui quali però è costruito il Def». Boccia (Pd), la commissione Finanze a Daniele Capezzone (Pdl), la commissione Cultura a Giancarlo Galan (Pdl), la commissione Ambiente a Ermete Realacci (Pd), la commissione Trasporti a Michele Meta (Pd), la commissione Attività produttive a Guglielmo Epifani (Pd), la commissione Lavoro a Cesare Damiano (Pd), la commissione Affari sociali a Pier Paolo Vargiu di Scelta civica , la commissione Politiche Ue a Matteo Bordo (Pd), il Democratico Luca Sani alla Commissione Agricoltura. Al Senato il nuovo presidente della Commissione Ambiente è Giuseppe Marinello del Pdl, al senatore del Pdl Altero Matteoli va la presidenza della Commissione Lavori pubblici-Tlc, il presidente della Commissione Industria del Senato è Massimo Mucchetti del Partito Democratico, la commissione Affari costituzionali va ad Anna Finocchiaro (Pd), la commissione Esteri a Pier Ferdinando Casini (Sc), la commissione Difesa a Nicola Latorre (Pd), la commissione Bilancio ad Antonio Azzollini (Pdl), la commissione Finanze a Mauro Marino (Pd), la commissione Cultura ad Andrea Marcucci (Pd), la commissione Agricoltura a Roberto Formigoni (Pdl), la commissione Lavoro a Maurizio Sacconi (Pdl), la commissione Sanità a Emilia De Biase (Pd). Resta da definire la commissione Politiche Ue, dove il candidato è Vannino Chiti (Pd). La giunta per le autorizzazioni a procedere va invece a Fratelli dʼItalia, con Ignazio La Russa, mentre il Movimento Cinque Stelle denuncia un accordo segreto tra FdI e Pdl per una poltrona che spetta allʼopposizione, che in effetti sta allʼopposizione. Ma i grillini, che ottengono la presidenza della giunta per le elezioni e chiedono la Vigilanza Rai e il Copasir, dovrebbero spiegare perché sono loro al centro delle accuse di Sinistra Ecologia e Libertà, che parla di “poltronismo”: «Ci aspettavamo il rispetto da parte del M5S dellʼaccordo tra le opposizioni. Lo hanno rifiutato e si sono presi tutto, accaparrandosi le poltrone di vicepresidente e segretario in tutte le commissioni della Camera», attacca Gennaro Migliore. Per la serie, chi è senza peccato scagli la prima poltrona. Articolo 18, le modifiche della Fornero non valgono per i processi già in corso Franco Bianchini Ora si fa luce. Le modifiche apportate dalla legge Fornero all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori non si applicano ai procedimenti in corso prima dell'entrata in vigore della legge stessa. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, in una sentenza in cui ha esaminato la vicenda di un lavoratore Telecom. Questi aveva inviato 13mila sms da un telefono aziendale con un danno, per l'azienda, di 3 milioni di lire in meno di un anno: per questo era stato licenziato nel 2001. La Corte d'Appello di Napoli, ribaltando le decisione di primo grado ne aveva ordinato il reintegro, e ora la Cassazione, dopo il ricorso dell'azienda, ha confermato quella decisione, evidenziando, nella sentenza, la n. 10550, l'inapplicabilità della nuova formulazione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori ai processi in corso. Bene ha fatto la Corte d'Appello, scrivono i giudici della Sezione Lavoro della Cassazione, a ordinare che il dipendente torni al lavoro: esaminando la condotta tenuta e l'importanza del danno i giudici di secondo grado non hanno ravvisato nel comportamento contestato «una irreversibile lesione del vincolo di fiducia» tra il datore di lavoro e il lavoratore. La Telecom, in una memoria allegata al ricorso ha evidenziato l'assenza di disposizioni transitorie della legge Fornero, motivo per cui ha richiesto l'applicazione del nuovo testo dell'articolo 18, con il nuovo regime sanzionatorio. Ma la Cassazione ha ritenuto di confermare il giudizio senza un nuovo esame. «Con la legge – sottolinea le Suprema Corte – è stata introdotta una nuova, complessa e articolata disciplina dei licenziamenti» in base alla quale le sanzioni irrogabili nel caso di licenziamento illegittimo (che vanno dal reintegro all'indennizzo di un minino di dodici mensilità) non sono compatibili con il giudizio di legittimità proprio della Cassazione, ma – aggiungono i giudici – anche il rinvio al giudice di merito «risulterebbe in contrasto con il principio della ragionevole durata del processo» e con la Costituzione. L'introduzione della nuova disciplina «non incide sul solo apparato sanzionatorio, ma impone un approccio diverso alla qualificazione giuridica dei fatti, incompatibile – concludono i giudici di Piazza Cavour – con una sua immediata applicazione ai processi in corso». Giorgio Sigona «È assolutamente più importante intervenire sulla tassazione del lavoro che sulla casa». Lo sostiene il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha parlato a margine della commemorazione del cinquantesimo del premio Nobel a Giulio Natta, scopritore del polipropilene, al Politecnico di Milano. Immediata la replica di Confedilizia con un “no" a guerre tra categorie: «Se si vuole la crescita, bisogna partire dal concetto che essa può derivare solo da uno sforzo comune e dal riconoscimento del ruolo che ogni operatore svolge, senza strumentalizzare a proprio vantaggio un'alternativa fra lavoro e immobiliare» che non esiste, soprattutto se si considera che «l'edilizia è il settore che muove certamente più indotto di ogni altro. E il sistema delle imprese, come accertato in sede ministeriale, gode già di agevolazioni fiscali per una somma che supera il gettito annuale dell'Imu». Ad affermarlo è Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia. «La crescita – aggiunge Sforza Fogliani – richiede poi, in special modo, fiducia, come l'esperienza di Einaudi nell'ultimo dopoguerra dimostra, e l'abolizione dell'Imu è il solo provvedimento che avrebbe un effetto psicologico moltiplicatore senza pari. Al proposito, si consideri solo che la Confedilizia calcola che vi siano in Italia dalle 700 alle 800mila unità immobiliari che non possono essere riattate, e restano quindi inutilizzate, per mancanza di fondi da parte della proprietà. Il rendere abitabile anche solo due terzi di questo stock immobiliare comporterebbe lavori per 7,5 miliardi di euro». Imu, botta e risposta tra Squinzi e Confedilizia: la guerra tra categorie non fa bene al Paese 3 Basta con gli allarmi sulla salute, si ottiene l'effetto contrario Redazione Le notizie di salute possono farci ammalare? Forse sì. Infatti, quando sentiamo alla tv che una certa cosa può rappresentare un rischio per la salute, ad esempio le onde degli apparecchi wi-fi o i telefonini, molti di noi sono suggestionabili e provano quei sintomi paventati dai media anche se, in realtà, non sono stati esposti ad alcun rischio. Lo rivela uno studio condotto da Michael Witthoft dell'università Johannes Gutenberg a Mainz. Quando ci dicono di prendere un farmaco (che a nostra insaputa è finto) e ci sentiamo meglio anche se non abbiamo assunto nulla, subiamo l'effetto placebo. Viceversa, quando ci dicono che un farmaco ci procurerà effetti collaterali, spesso proviamo quei sintomi anche se ci hanno somministrato solo un farmaco finto (effetto nocebo). Gli esperti hanno dimostrato che anche i media, coi loro contenuti spesso allarmistici, procurano effetto nocebo. I ricercatori hanno diviso un campione di persone in due gruppi: a uno hanno mostrato un documentario della Bbc sui rischi dell'esposizione a onde elettromagnetiche, all'altro un documentario sulle tecnologie wi-fi. Poi hanno detto loro che si trovavano in un ambiente con presenza di onde elettromagnetiche da apparecchi wi-fi. Ebbene, coloro che avevano visto il documentario sui rischi delle onde tendevano a manifestare la sintomatologia dell'ipersensibilità elettromagnetica (mal di testa, distrazione, confusione, vertigini etc). Eppure non erano stati esposti ad alcuna onda. L'esperimento ha mostrato l'impatto che può avere una notizia allarmistica sulla salute di chi la riceve. Fuga dalla pillola anticoncezionale: crollano le vendite in Francia dopo i troppi incidenti cardiovascolari 4 Usa: Chris Christie si fa operare per la salute e per... la Casa Bianca Redazione La pillola che per decenni è stato il simbolo della libertà sessuale sventolata in Italia come bandiera della cultura femminista e non solo, oggi non è più così “di moda”. Il contrordine arriva dalla "liberalissima” Francia, dove l'anticoncezionale un tempo preferito dalle donne francesi non è più così popolare: nel giro di pochi mesi, tra il dicembre 2012 e lo scorso mese di marzo, le vendite delle pillole di terza e quarta generazione sono crollate in Francia del 26%. Fino a poco tempo fa queste pillole occupavano più del 50% del mercato, ora ne rappresentano il 32%. È l'effetto del grido d'allarme lanciato di recente Oltralpe dalle vittime di embolie e trombosi legate al consumo della pillola. A dicembre la storia di Marion Larat, 25 anni, la prima donna in Francia ad aver denunciato gli effetti devastanti di una pillola anticoncezionale e a portare in tribunale il gigante farmaceutico Bayer, ha lasciato il segno. La ricordiamo: nel 2006 la giovane è rimasta vittima di un incidente vascolare cerebrale che l'ha resa disabile al 65%. Erano passati solo tre mesi da quando, per sconfiggere l'acne, aveva cominciato a prendere la Meliane. Diverse altre denunce hanno fatto seguito. Un recente rapporto dell'Agenzia nazionale di sicurezza del farmaco (Ansm) ha contribuito a peggiorare la reputazione del contrac- Guglielmo Federici 5Pointz addio. E stavolta, anche se per anni se ne parlava, le ruspe della demolizione sono davvero vicine per il caseggiato “paradiso”di graffitari (Writers) venuti da tutto il mondo. L'avamposto autogestito di Queens, davanti a PS One, che negli anni aveva richiamato artisti di ogni provenienza, sarà sostituito presto da abitazioni di lusso. Due torri, una di 41 piani e l'altra di 47, collegate al quinto piano da un giardino pensile. Piscina, una palestra di mille metri quadri, party room, galleria d'arte e un parcheggio per 200 posti auto. Insomma, arrivano i ricchi e per 5Pointz un futuro di “gentrificazione” agli antipodi dello spirito ribelle che aveva trasformato un isolato di Long Island City - museo all'aperto - nella “Mecca dei Graffiti”. Cortesia della famiglia Wolkoff, i proprietari del lotto e responsabili del progetto, ci sarà una lobby di ingresso con cortile su Crain Street che ingloberà un murale: omaggio alla storia, anzi la leggenda dell'Aerosol Art Center, l'unico luogo a New York dove per lungo tempo si poteva legalmente fare arte con la bomboletta. Settembre 2013 sembra essere il termine ultimo per la demolizione nonostante la forte opposizione cettivo ormonale: in Francia, dicono i dati dell'Ansm, prendere la pillola causa ogni anno più di 2.500 incidenti legati alla formazione di grumi di sangue nelle vene. Non basta. Secondo il rapporto, sempre in Francia, si verificano in media ogni anno 20 decessi prematuri. Di questi 14 sono attribuibili alle pillole di recente generazione. Per molte donne questi ultimi mesi sono stati dunque il momento di fare un bilancio. Molte hanno abbandonato le pillole di 3/a e 4/a generazione (a base di nuovi progestativi, come il gestodene o il desogestrel), accusate di moltiplicare per due il rischio di incidenti vascolari. Le vendite di questi farmaci si sono così ritrovate in caduta libera. Ruspe in arrivo, addio 5Pointz, paradiso dei “graffitari”. In compenso nasce una Street art a Brooklyn delle organizzazioni di quartiere. Ma se 5Pointz di Queens sparirà, a Brooklyn, anzi, più precisamente a Bushwick, è nata un anno fa tra St. Nicholas Ave e Redazione Il governatore del New Jersey, Chris Christie, ha segretamente subìto un intervento chirurgico lo scorso febbraio per perdere peso. Christie – secondo quanto riportato dai media statunitensi – avrebbe accettato di sottoporsi all'operazione dopo le insistenze della moglie e dei quattro figli, preoccupati per la sua salute, e da febbraio ha già perso oltre venti chili. Secondo diversi osservatori tuttavia, l'intervento è un segnale che il governatore repubblicano del New Jersey pensa di candidarsi alla Casa Bianca per le presidenziali del 2016: i suoi chili di troppo infatti erano stati tempo fa al centro di una forte polemica dopo che Connie Mariano, ex medico a Pennsylvania Avenue all'epoca di Clinton e dei Bush, aveva lanciato l'allarme-peso per Christie, sostenendo che «potrebbe anche morire mentre è in carica». Insomma l'essere fortemente sovrappeso rappresentava un notevole ostacolo ad un'ipotetica candidatura. Il governatore tuttavia smentisce, e al New York Post afferma che quando ha deciso di farsi operare ha pensato ai suoi figli, e al fatto che era giunto il momento di prendersi più cura della sua salute. «Ho lottato con questo problema per venti anni», ha detto, smentendo di essere stato spinto all'intervento per la corsa alla Casa Bianca. «È molto più di questo», ha continuato. Trotman Street una nuova sede per l'Urban Art, fondata dal 34enne Joseph Ficalora, che ha invitato artisti come Jim Avignon, ND'A, Nick Walker, OverUnder, Joe Iurato a creare nuovi e grandissimi murales. Per New York e per chi per anni ha seguito il lavoro dei Writers, Ficalora è un eroe («È bello aveve un'altra opzione», ha commentato sul New York Times un artista australiano che si cela dietro il nome di Yok), ma quel che sta succedendo a 5Pointz è una sorta di tradimento. Siria, i ribelli sequestrano quattro caschi blu. Israele, siamo intervenuti solo per fermare l'afflusso di armi Redazione I ribelli siriani, che per la maggior parte non sono siriani, sono arrivati a punto di sequestrare quattro caschi bli delle Nazioni Unite, che probabilmente avevano visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere. I quattro sono «trattenuti» in Siria sulle Alture del Golan vicino al confine con la parte occupata da Israele. Ne dà notizia la tv panaraba Al Jazira. L'azione è avvenuta nella stessa area dove in marzo 21 caschi blu filippini vennero trattenuti alcuni giorni dai ribelli. I ribelli della Siria sud-occidentale hanno immediatamente annunciato di aver «assicurato la protezione» ai quattro caschi blu della forza Onu schierata tra la Siria e Israele sulle alture del Golan. Il gruppo, Brigata dei Martiri di Yarmuk, ha diffuso la foto dei quattro militari Onu. In un comunicato, l'ufficio stampa della Brigata Martiri di Yarmuk, che opera nella parte meridionale della zona frontaliera tra Siria e la zona controllata dalla missione Onu (Undof) si legge che «durante scontri armati tra le forze del (presidente Bashar) al Assad e l'esercito libero (i ribelli)», la postazione dell'Onu dove si trovavano i quattro caschi blu si è trovata «in mezzo al fuoco. I membri della Brigata hanno dunque assicurato protezione ai membri della forza Onu, sono riusciti a portarli fuori dalla postazione e a portarli al sicuro», prosegue il comunicato. Nel momento in cui le forze di interposizione hanno bisogno della «protezione» delle parti in causa, vuol dire che non c'è più bisogno di loro. Probabilmente invece i caschi blu erano capitati vicino a qualche arsenale dei ribelli e avevano visto armi di tipo proibito. A nord della valle dello Yarmuk comincia la striscia di territorio controllata da Undof che nella parte meridionale è pattugliata da battaglioni di militari filippini. Gli altri contingenti Onu sul Golan sono quello austriaco, indiano, marocchino e della Moldavia. La Croazia si è ritirata nei mesi scorsi. Al Palazzo di Vetro, a New York, confermano che quattro caschi blu nel Golan sono finiti nelle mani di «un gruppo armato sconosciuto mentre erano impegnati in una operazione di pattugliamento nell'area vicino ad al Jamlah. Stiamo facendo di tutto per assicurare il loro rilascio al più presto», ha affermato la portavoce del Dipartimento delle operazioni di pace dell'Onu. Intanto c'è rabbia in tutto il Medio Oriente per i raid aerei israeliani sulla Siria. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan li ha definiti «inaccettabili». Gerusalemme risponde che Israele non sta intervenendo nella guerra civile siriana ma «ha posto delle linee rosse e queste riguardano il trasferimento di armi alle organizzazioni terroristiche o la violazione della sovranità» territoriale. Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano, Moshé Yaalon, durante una visita al comando del sud. Quindi c'è qualcuno che fornisce le armi ai ribelli siriani, circostanza negata da Francia e altri Paesi occidentali, Italia compresa. Giovanni Trotta Dopo la misteriosa scomparsa in Siria del giornalista italiano Domenico Quirico, della Stampa di Torino, si apprende che ben 36 giornalisti stranieri e siriani sono stati uccisi negli ultimi due anni di violenze in Siria e numerosi altri sono rimasti feriti o sequestrati dalle milizie lealiste o da gruppi del fronte dei ribelli anti-regime: sono i numeri che rendono attualmente la Siria il Paese più pericoloso per i reporter, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti basato a New York. La maggior parte dei rapimenti e delle uccisioni è avvenuta nella parte nord-occidentale al confine con la provincia turca dell'Hatay, nelle regioni di Idlib, Aleppo e nella zona montagnosa di Latakia. La stessa zona dove, a inizio aprile, sono stati sequestrati e poi rilasciati Amedeo Ricucci del programma Rai “La Storia siamo noi", il fotografo Elio Colavolpe, il documentarista Andrea Vignali e la reporter freelance Susan Dabbous. L'ultimo reporter a esser stato ferito è Joerg Armbuster, corrispondente della tv di Stato tedesca Ard, colpito da spari di arma da fuoco ad Aleppo lo scorso 29 marzo e poi rimpatriato in Germania. Meno fortunati sono stati diversi altri giornalisti stranieri colpiti a morte in circostanze misteriose. Si sono perse invece le tracce di due giornalisti freelance americani: Austin Tice e James Foley. Il primo, scomparso il 13 agosto 2012, secondo il Dipartimento di Stato Usa è probabilmente finito in mano a milizie lealiste anche se appare in un video amatoriale nel quale viene mostrato prigio- niero di sedicenti fondamentalisti islamici. Tice, 31 anni, lavorava per il gruppo editoriale McClatchy e il Washington Post ed è stato avvistato l'ultima volta tra Homs e Damasco. Foley, 39 anni, è scomparso invece nella regione di Idlib, nei pressi di Taftanaz, lo scorso 22 novembre. Collaborava con l'agenzia France Presse. Damasco, ben 36 giornalisti uccisi nei due anni di guerra civile 5 Il Kosovo si conferma crocevia dei traffici internazionali di organi e di droga Redazione Ancora grane giudiziarie per la classe politica dirigente del Kosovo. L'ex ministro della Sanità del Kosovo, Alush Gashi, e l'ex consigliere del premier per le questioni della salute, Shaip Muja, sono coinvolti con altre sei persone in una nuova inchiesta per traffico di organi avviata dalla magistratura di Eulex, la missione civile europea in Kosovo. A riferirlo è il quotidiano di Pristina Koha Ditore. Già all'indomani della condanna a fine aprile di cinque imputati nel processo per traffico di organi alla clinica Medicus, Eulex aveva annunciato la nuova inchiesta su altre otto persone, senza tuttavia rivelarne l'identità. Nessuna conferma é arrivata finora da Eulex sul coinvolgimento nell'inchiesta dei due alti ex esponenti governativi kosovari, dei quali parla il giornale. La grave notizia avviene al'indomani dell'altro fatto di cronaca che ha scosso i Balcani: il narcoboss Naser Kelmendi, ritenuto uno dei più pericolosi trafficanti internazionali di droga, è stato arrestato a Pristina dalla polizia kosovara. Lo ha rivelato la televisione montenegrina Vijesti e altre conferme sono subito arrivate dai media kosovari. Su Kelmendi, 55 anni, albanese kosovaro ma in possesso anche del passaporto della Bosnia-Erzegovina, pendeva un mandato di cattura internazionale emesso da una procura bosniaca. Kelmendi è sospettato di essere uno dei maggiori organizzatori del traffico di eroina e cocaina verso l'Europa attraverso la cosiddetta Balkan Route. Il primo giugno 2012, su iniziativa personale del presidente Usa, Barack Obama, Kelmendi era stato inserito in una lista nera comprendente altri 96 pericolosi narcotrafficanti internazionali. «Una decisione irresponsabile lo slittamento dei fondi per la Tav Torino-Lione» 6 Redazione «Quella di ritardare lʼerogazione dei fondi compensativi dedicati alla Torino-Lione, facendo slittare la quota da 8 milioni di euro al 2016, è una scelta miope che espone ancor di più i nostri territori alla violenza ed alla demagogia dei facinorosi No-Tav». Lo dichiara Agostino Ghiglia, portavoce regionale di Fratelli dʼItalia, che aggiunge: «Se poi le notizie che vogliono tali fondi impiegati per la realizzazione dellʼauditorium di Firenze dovessero trovare conferma, saremmo di fronte ad un grave errore di programmazione e ad un meschino ribaltamento di priorità. La decisione del Cipe – prosegue Ghi- glia – è un colpo di coda del vuoto gestionale cui il Paese è stato esposto per lʼirresponsabilità della sinistra, arroccata in difesa della pirrica vittoria alle ultime elezioni: di sicuro il Piemonte, ancora ferito dalla mancata nomina di propri sottosegretari nella compagine di governo, non dovrà essere lasciato da solo nel rappresentare quella maggioranza silenziosa che intende assicurare un futuro di crescita sostenibile e di benessere sociale alle future generazioni». Sullo stesso tema interviene Paola Ambrogio, consigliere comunale di Fratelli d'Italia a Torino, secondo cui «la decisione del Cipe di tagliare le risorse del Fondo per le infrastrutture ferroviarie e stradali relativo ad opere di interesse strategico appare come un forzatura irresponsabile che soffia sui tizzoni della protesta ancora presenti in Val di Susa. Da un lato si spalmano le compensazioni per la Tav, congelando la tranche da 8 milioni fino al 2016, dallʼaltra si stanziano fondi per lʼauditorium di Firenze, unʼopera che, con tutto il rispetto, non pare essere una priorità per favorire la crescita e ridare slancio al nostro sistema-Paese. Il governo deve chiarire immediatamente – conclude la Ambrogio – quali siano le priorità e le linee programmatiche in tal senso: il Piemonte non può essere lasciato da solo in difesa di unʼopera fondamentale e strategica come la Torino-Lione, né può accettare di ricevere le briciole da un sistema centrale che si dimostra spesso estraneo alle dinamiche locali e completamente sordo dinnanzi alle esigenze del territorio». Perché la Giunta emiliana non agevola l'accesso delle aziende al mercato elettronico della Pubblica Amministrazione? Redazione In poco più di sei anni il valore del mercato elettronico della Pubblica Amministrazione (quello sul quale transitano gli acquisti degli enti pubblici per importi singolarmente inferiori ai 180.000 euro) è passato da 38 a 360 miliardi: cifra destinata a salire, in quanto legata ai principi della Spending Review che impongono agli enti locali il ricorso al mercato elettronico per i loro acquisti definiti sotto la suddetta soglia. In questo contesto – sottolinea Fabio Filippi, consigliere del Pdl alla Regione Emilia Romagna – è evidente la potenzialità di un mercato che richiede un accreditamento delle imprese sulla piattaforma elettronica dei fornitori della Pubblica Amministrazione, ma anche la necessità che le im- prese emiliano-romagnole compiano una decisa accelerazione per cogliere occasioni di lavoro favorite da norme riguardanti la trasparenza e il risparmio, cui sono chiamati gli enti locali. Rilevato che sono circa 7.000 le imprese italiane iscritte al mercato elettronico della Pubblica Amministrazione (quelle reggiane, per fare un esempio, sono solo 49, ovvero lo 0,7% del totale) e che vi sono notevoli potenzialità di crescita da parte di un tessuto imprenditoriale che conta decine di migliaia di imprese, fra cui tantissime interessate ad una più incisiva penetrazione in un mercato la cui espansione è favorita da norme che hanno esteso lʼobbligo a tutte le amministrazioni pubbliche di ricorrere, per i propri acquisti di beni e servizi, al mercato elettronico, Filippi interroga la Giunta di centrosinistra per sapere «cosa intenda fare per favorire lʼaccesso delle aziende emiliano-romagnole, attive nel settore, al mercato elettronico della Pubblica Amministrazione e se reputi opportuno collaborare con lʼUnioncamere dellʼEmilia Romagna, al fine di agevolare lo sviluppo economico del territorio, anche nellʼambito del mercato elettronico». Occupazioni abusive a Roma: chiesto l'intervento della Corte dei Conti Redazione «Auspichiamo lʼapertura di unʼindagine della Corte dei Conti per verificare quanto emerge sugli sprechi causati dalle occupazioni abusive degli immobili di Roma e consentire lʼavvio delle procedure per i risarcimenti. Palazzi interi inutilizzabili, allacci ai servizi abusivi, il cui costo sfiora i 100 mila euro allʼanno per un solo immobile, mancati introiti per vendite o affitti che costringono la proprietà a trovare soluzioni alternative dispendiose. Ma non solo: 33 milioni di euro allʼanno per un business i cui fili sono tenuti dalla sinistra estrema. Una valanga di soldi che si somma ad altre spese, dal momento che a chi lascia un edificio occupato abusivamente viene offerta dallʼamministrazione capitolina unʼaltra soluzione abitativa, con un costo di ben 40 milioni di euro allʼanno spesi per lʼassistenza alloggiativa temporanea. Un paradosso che consente a chi delinque di superare nelle liste di attesa famiglie in difficoltà ed in coda regolarmente, addirittura da decenni». È la denuncia del capogruppo de La Destra alla Regione Lazio Fabrizio Santori, che come presidente della commissione Sicurezza di Roma Capitale ha presentato una mappa degli immobili capitolini occupati: «In tutto 58, tra pubblici e privati, sono entrati perfino negli ospedali e nei teatri, uno scempio che dura da decenni. Una pratica violenta ed illegale – continua Santori – che va avanti da troppo tempo intimidendo sindaci, prefetti e burocrati, mentre la Giunta Zingaretti riunisce inutili tavoli tecnici cercando una mediazione inaccettabile. Tutti questi costi gravano sulle spalle dei cittadini costretti a pagare un salato e sgradito biglietto per assistere a questo disgustoso spettacolo, mentre si dimenticano le reali finalità delle soluzioni di emergenza abitativa». Non ci sono più soldi: rischia di chiudere il Catalogo delle biblioteche 7 Carlotta DeʼBellis Rischia la chiusura, per mancanza di fondi e materiale umano, il Catalogo unico delle biblioteche italiane. La rete, cui aderiscono oltre cinquemila biblioteche, consente a più di 2 milioni e mezzo di visitatori l'anno, studiosi o semplici lettori, di individuare, via web, in quale biblioteca di quale città è custodito un libro o un documento raro. «Un catalogo spiegano le responsabili del Servizio bibliotecario nazionale Gabriella Contardi e Silvia Simonelli - che permette di accedere a 14 milioni di titoli con 64 milioni di localizzazioni, circa 50 milioni di ricerche bibliografiche e più di 35 milioni di pagine visitate». E consente, inoltre, di prenotare la consultazione del libro o del documento, chiederne una riproduzione e in alcuni casi il prestito. Un servizio indispensabile per la ricerca «la cui interruzione, a causa dei tagli indiscriminati riferisce la denuncia del personale dell'Istituto centrale per il Catalogo unico (Iccu) - appare ormai inevitabile». «Chiunque svolga un'attività di studio o di ricerca, e più in generale chiunque, in Italia o all'estero, sia interessato ad ottenere in lettura un documento nell'immenso patrimonio delle biblioteche italiane – spiegano Contadi e Simonelli - conosce il Servizio Bibliotecario Nazionale e ha sperimentato l'utilità del Catalogo collettivo nazionale consultabile via internet (www.opac.sbn.it)». Ma dopo anni di costanti tagli il Catalogo unico non dispone più dei finanziamenti necessari alla sua gestione. «Si è dovuto ridurre il livello del servizio offerto - spiega il personale - e cercare finanziamenti al di fuori del bilancio dell'Iccu. Ma ormai la chiusura è inevitabile». «I tagli - prosegue la denuncia hanno colpito pesantemente anche il personale. Da anni i pensionamenti non vengono compensati da nuove assunzioni, ma soltanto provvisoriamente e in misura minima da collaborazioni esterne. Si interrompe così il passaggio di saperi ed esperienze che da sempre ha completato la formazione dei colleghi più giovani: è tutto il bagaglio di conoscenze tecnicoscientifiche relativo al materiale antico e manoscritto, alla catalogazione e alla gestione dell'informazione che si perde, nella totale indifferenza di chi ha responsabilità di governo». E pensare che, come spiegano gli addetti, il Catalogo unico «è considerato una realizzazione all'avanguardia, presa a modello di buona pratica a livello internazionale. Cessarne la manutenzione in assenza di risorse, nella solita logica di tagli indiscriminati concludono - è l'ennesima offesa del diritto allo studio, alla ricerca e alla crescita culturale». Emma e Mengoni danno il via alle sfide estive dei tour Bianca Conte Prende il via il prossimo 16 novembre dal 105 Stadium di Rimini lo “Schiena tour 2013”, il nuovo live di Emma. In vetta alle classifiche di vendita con il nuovo album “Schiena”, già disco d'oro, Emma attraverserà tutta la penisola nei mesi di novembre e dicembre. Le prevendite saranno disponibili da giovedì 9 maggio, dalle ore 12, esclusivamente per gli iscritti a My Live Nation, mentre la vendita generale partirà venerdì 10 maggio dalle ore 10 sul circuito TicketOne. A poco più di un anno dall'ultimo tour, che ha raccolto in 46 date oltre 170.000 spettatori, Emma presenta un spettacolo tutto nuovo, sia dal punto di vista artistico che pro- duttivo. Dopo l'avvio a Rimini, Schiena Tour 2013 a novembre toccherà le seguenti città: il 17 Ancona (Palarossini), il 19 Mantova (Palabam), il 20 Milano (Mediolanum Forum), il 22 e 23 Padova (Gran Teatro Geox), il 26 Bologna (Paladozza), il 27 Firenze (Mandela Forum), il 29 Roma (Palalottomatica). A dicembre sarà il primo ad Acireale (Palasport), il 3 a Napoli (Palapartenope), il 5 a Pescara (Pala Giovanni Paolo II), il 7 a Torino (Palaolimpico), l'8 a Cuneo (Palasport) e il 10 a Montichiari - BS (Palageorge). Debutta oggi, in prima nazionale a Milano, l'Essenziale Anteprima Tour di Marco Mengoni. Il cantautore, in testa alle classifiche di vendita dopo la vittoria al Festival di Sanremo con l'«Essenziale», già multiplatino, si esibirà nelle principali città italiane, per poi tornare, in una versione estiva, nei più prestigiosi anfiteatri della penisola. Oltre alle 11 date estive già annunciate, si aggiungono 6 nuove tappe: Trento (4 luglio), Govone (CN) (20 luglio), Cagliari (6 agosto), Bolgheri (LI) - (13 agosto), Milano - Teatro degli Arcimboldi (25 settembre), Roma Gran Teatro (28 settembre). «Sono “analogico” e dalla tecnologia non sono dipendente – dice Mengoni presentando il tour – però la uso per documentarmi, per studiare; ma sono nato nel 1988, in piena era tecnologica e non posso ignorare uno stru- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi mento che mi permette di condividere con tutti quelli che hanno creduto in me questo momento così positivo». Nove colonne di led al centro del palco presentano proiezioni futuristiche pur simboleggiando, dal basso verso l'alto, un forte radicamento alle radici e alla terra. Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250