I “SIGNORI DELL`ENERGIA” CI AVEVANO INGANNATI

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I “SIGNORI DELL`ENERGIA” CI AVEVANO INGANNATI
L’ANTITRUST MULTA ENEL, ENI & C.
I “SIGNORI DELL’ENERGIA”
CI AVEVANO INGANNATI
di GIUSEPPE ALTAMORE
Hanno orchestrato campagne pubblicitarie su giornali e Tv ingannando
i cittadini sul prezzo complessivo applicato per l’erogazione dell’energia.
Paginate e spot che inneggiavano alle offerte “prezzo fisso/certo/bloccato”
e a quelle relative alla tariffa bioraria di energia elettrica e gas. Ma sono state
beccate dall’Antitrust che le ha multate: 250.000 euro all’Enel, 260.000 all’Eni,
135.000 ad Acea-Electrabel Elettricità, 140.000 ad Aem Energia, 110.000
ad Asm Energia e Ambiente, 90.000 a Trenta, 95.000 a Enìa Energia, 100.000
a Mpe Energia e 95.000 a Italcogim Energie.
Insomma, quasi tutte le aziende del settore energetico, forse d’accordo tra di
loro, hanno barato. Secondo l’Antitrust nelle «offerte non è stata
sufficientemente specificata la presenza di componenti di prezzo regolamentate
dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas e, quindi, soggette a variazioni.
Tali componenti – ricorda l’Antitrust – possono ammontare a oltre il 40 per
cento del costo complessivo sostenuto dal cliente per i consumi di energia
elettrica e gas.
Inoltre, non sono stati adeguatamente indicati i maggiori costi dell’energia
previsti nelle fasce diurne delle proposte reclamizzate».
Certo, queste multe per i colossi dell’energia sono
quasi simboliche, ma pesano sulla loro immagine e
forse sulla coscienza dei loro manager che, in barba
alla liberalizzazione, in realtà approfittano della
fiducia che i clienti-cittadini ripongono nelle aziende
di servizi pubblici passate dal monopolio e dal
controllo statale o degli enti locali ai giochi di
Borsa e all’inseguimento del puro profitto.
Ai danni di onesti utenti dei servizi essenziali.
All’interno
OCCUPAZIONE
Come trovare lavoro
in tempo di crisi
2
PREVIDENZA
La pensione aumenta 5
VOLONTARIATO
Un mondo di benefit
6
NORMATIVA
Si viaggia in Europa
con meno contanti
8
IMMOBILI
Questioni di casa
Suonare costa caro
Sicura, ma per tutti
9
10
12
ASSISTENZA
Meglio a domicilio
14
IN AUTO
Guida al risparmio
16
DIRITTI
Processo troppo lungo:
c’è il risarcimento
18
Class action? Forse 20
ASSICURAZIONI
Polizze da terza età
22
A CURA DI 2C EDIZIONI
NOTES
1
FEBBRAIO 2009
OCCUPAZIONE
Come è possibile trovare lavoro anche con la crisi
LE DIFFICOLTÀ CRESCONO PER CHI HA PIÙ DI 40 ANNI, MA CI SONO
”
Previste riduzioni
del personale
con forti differenze:
al Nord -2%, al Sud
si arriva a -15%
”
ul fronte occupazione il
2008 si è chiuso – secondo
le stime di Confindustria – con
un saldo positivo dello 0,3%, tutto merito del boom di inizio anno, visto che già dal terzo trimestre l’Istat registrava un aumento della disoccupazione del 6,1%
rispetto allo stesso periodo del
2007. E le prospettive per l’anno in corso non sono migliori:
secondo le previsioni la variazione annua dei posti di lavoro sarà negativa. Un segno meno che
non si registrava da quasi ven-
S
t’anni. La crisi si riverserà sull’occupazione soprattutto nel Sud
Italia: da un’indagine su mille
aziende realizzata dalla società
per l’impiego Manpower, al Nord
la flessione sarà del -2%, al
Centro del -8% e al Sud addirittura del -15%.
Trovare lavoro in tempo di crisi non è facile sia per chi, fresco
di studi, si affaccia sul mondo del
lavoro, sia per chi deve trovare
una nuova occupazione dopo la
ristrutturazione o la chiusura della propria azienda. Perché, e le
prospettive non sono rosee per i
giovani, le difficoltà aumentano per chi ha superato la soglia
dei 40 o 50 anni e ha ancora davanti a sé anni di contributi prima di arrivare alla pensione. In
crisi sono interi settori e ricollocarsi non è semplice.
DOVE CRESCE LA DOMANDA
Il mercato del lavoro non è tutto nero e a volte il pessimismo è
eccessivo. Da un’indagine di
Unioncamere sulle assunzioni del
2008 emergono intere categorie
GLI INCENTIVI PER LE IMPRESE CHE ASSUMONO
PROVVEDIMENTO
Piani
di inserimento
giovani disoccupati
Disoccupati
di lunga
durata (L.407/1990)
Contratti
di reinserimento
(L. 223/1991)
2
FEBBRAIO 2009
NOTES
DESTINATARI
INCENTIVI
DATORI DI LAVORO
Giovani dai 19 ai 32 anni – fino a 35
anni per disoccupati di lunga durata –
che vivono nelle aree ad alto tasso di
disoccupazione o aree a declino
industriale, individuate dai regolamenti
CEE 2052/1988 e 328/1988
L'azienda deve erogare
solo il 50% dell'indennità
spettante al lavoratore che
mantiene l'iscrizione all'ufficio
di collocamento
I progetti di PIP possono
essere attivati dalle
associazioni di categoria dei
datori di lavoro e dagli ordini
e/o collegi professionali
Lavoratori disoccupati
da almeno 24 mesi
Lavoratori in disoccupazione
speciale da oltre 12 mesi licenziati
da imprese edili a causa di cessazione
attività, riduzione personale,
procedura concorsuale, stato di grave
crisi occupazionale
SETTORI CHE CERCANO FIGURE CON ALTE SPECIALIZZAZIONI
non inflazionate, dove anzi c’è
una forte discrepanza tra domanda e offerta.
Il fabbisogno occupazionale
è in crescita per amministratori, contabili, progettisti e tecnici informatici. Reggono bene gli ingegneri, in particolare
del settore informatico, ma
anche gli specializzati in contabilità, revisione e imposte.
Anche per il 2009 i mestieri
dove c’è maggior domanda sono
quelli con un’alta specializzazione. Assumono le imprese del settore energia (luce, acqua e gas)
tra cui Enel, dove il personale era
PROVVEDIMENTO
Tutti
Sgravi contributivi
del 75% per 12-36 mesi
Tutti tranne chi ha fatto
riduzione del personale
nei 12 mesi precedenti
600 posti
Tra le grandi
aziende che
assumeranno
c’è Telecom,
ma resta l’incognita
degli interinali
DESTINATARI
INCENTIVI
DATORI DI LAVORO
Lavoratori iscritti
alle liste regionali di mobilità
Contributo pari al 50%
dell’indennità di mobilità che
sarebbe spettata al lavoratore
per massimo 36 mesi
Tutti tranne chi ha fatto
riduzione del personale
con la stessa qualifica
nei 12 mesi precedenti
Licenziati da aziende con meno di 15
dipendenti o che non possono godere
dell'indennità perché con meno di 6
mesi di lavoro prestato
Contributi pari a quello
per gli apprendisti per 12-18
mesi (prorogabili)
Tutti tranne chi ha fatto
riduzione del personale
nei 12 mesi precedenti
Lavoratori
Lavoratori dipendenti da imprese in
Cigs da almeno sei mesi e che godono
del trattamento da almeno tre mesi.
Contributi come per gli
apprendisti per un anno;
rimborso pari al 50%
dell'indennità; riduzione del
50% dei contributi per le
imprese artigiane
Tutti eccetto coloro che
hanno in corso sospensioni
dal lavoro o che hanno
proceduto a riduzione del
personale nell'ultimo anno
Reimpiego
Dirigenti privi di occupazione
Sgravio del 50%
Aziende fino a
250 dipendenti
Lavoratori
in mobilità
(L.223/1991)
Lavoratori
Riduzione del 50% dei
contributi dovuti a carico del
datore di lavoro per un periodo
di 36 mesi, fermo restando il
versamento dell'intera quota a
carico del lavoratore
congelato da tre anni: i sindacati
hanno ottenuto già nel dicembre
scorso 150 nuove assunzioni nella produzione che si stanno realizzando proprio in questi mesi, soprattutto per effetto dell’assesta-
mento degli “asset” della Divisione generazione della nuova
Divisione per le energie rinnovabili. Tra le grosse aziende che
hanno già annunciato ampliamento dell’organico c’è Telecom:
tra il 2009 e il 2011 è prevista
l’assunzione di 600 addetti. Con
un’incognita: i tanti che già in
passato hanno lavorato per il colosso della telefonia attraverso
contratti interinali non sono sicuri di essere inclusi nella nuova
tornata.
Tra i settori in cerca di nuovi
occupati risultano anche quello
finanziario e assicurativo e quel-
in mobilità
senza indennità
in
cassa integrazione
guadagni speciali
dei
dirigenti (L.266/1997)
sulla contribuzione per
massimo 12 mesi
NOTES
3
FEBBRAIO 2009
PREVIDENZA
MANAGER “A TEMPO” NON CI SI IMPROVVISA
Ristrutturazioni, fusioni, aziende che
vengono acquistate da un gruppo più
grande: anche le poltrone dei manager in
tempi di crisi possono vacillare. Ma
esistono altre figure che, proprio nei
periodi di difficoltà, sono richieste dalle
grandi come dalle piccole imprese. Sono i
temporary manager, chiamati per
risollevare le sorti di un’azienda o per
seguire un settore che va rilanciato. Una
figura nata nel mondo anglosassone, che in
Italia si sta affermando proprio in questi
anni: sono circa 500 i manager che hanno
fatto questa scelta professionale e che
operano in maniera autonoma o tramite le
cinque società specializzate più note,
contro i settemila colleghi che operano in
Gran Bretagna attraverso oltre 200 società.
Si tratta di manager con una solida
carriera alle spalle, spesso over 50 che
decidono di non andare in pensione ma di
dedicarsi a progetti a tempo. Ma ci sono
anche manager che, consapevoli dei
possibili cambiamenti all’interno
dell’azienda, decidono di mettersi in gioco
puntando su un settore che può portare loro
ritorni più alti rispetto al “posto fisso”.
«Qualcuno anticipa i tempi, in vista
dell’arrivo di un nuovo azionista o di una
possibile fusione, e decide di avviare un
nuovo percorso professionale come
temporary manager – spiega Maurizio
Quarta, della società Temporary
Management & Capital Advisors e autore
di “Game Over. Percorsi professionali per
gli over 40” – ma non è un mestiere che si
”
Per affrontare
le incertezze
è importante
curare la propria
formazione
4
”
FEBBRAIO 2009
NOTES
improvvisa, ci vuole una capacità specifica
a risolvere problemi in tempi brevi, per cui
preparazione e reattività sono requisiti
indispensabili».
Se è vero che il temporary management non
è una soluzione per il problema della
mobilità dei dirigenti, è però sicuramente
un settore in crescita dove può trovare
spazio chi è disposto a rischiare: «Si tratta
di lavori a tempo che non danno una
sicurezza sul lungo periodo, ma con ottimi
guadagni - sottolinea Maurizio Quart. - Gli
imprenditori sono disposti a investire per il
rilancio della propria azienda, ma vogliono
persone capaci di risolvere effettivamente il
loro problema: su 20 curriculum spontanei
che riceviamo, solo 4 o 5 corrispondono al
giusto profilo».
In tempi di crisi la paura di “restare a
casa” colpisce anche i manager e i
dirigenti che sono tutt’altro che immuni dai
tagli al personale. L’errore comune, però, è
di lavorare senza pensare alla propria
crescita personale e alla propria
rivendibilità sul mercato del lavoro.
«Spesso si arriva tardi alla decisione di
intraprendere una professione alternativa spiega Maurizio Quarta - ma chi vuole
intraprendere questa strada è bene che
segua un percorso propedeutico sulla
transizione da dirigente a manager a
tempo, si informi attraverso il web e curi la
propria formazione. Tutti dovrebbero non
trascurare mai la propria crescita, restare
continuamente aggiornati, così da non farsi
sorprendere dagli eventi».
lo immobiliare - nonostante le
difficoltà delle banche e la frenata del mattone - e poi quello dei servizi alle aziende, dove si prevede una crescita del 2 per cento.
I SERVIZI ALLA PERSONA
Un più 1 per cento invece si registrerà in ristoranti e alberghi e
nel commercio, sia all’ingrosso
sia al dettaglio. I servizi alla persona richiedono sempre molto personale, dall’assistenza agli anziani al baby sitting. Ma anche per i
profili più bassi ci sono settori
aperti: ogni anno in Italia c’è bisogno di 67 mila commesse e 43
mila donne delle pulizie.
Dietro ai numeri resta però
un’incognita. Quella del tipo di
contratto che viene offerto e soprattutto quella sui livelli di retribuzione. Nessun dato emerge dalle indagini delle Camere di commercio e anche la maggior parte degli
annunci di lavoro è vaga nel dare
dettagli. La maggioranza delle offerte rivolte ai giovani si presenta
sotto forma di stage o di contratto a progetto, mentre è sempre più
in uso la richiesta della partita Iva.
Diversa la situazione per gli over
40: nel caso di figure professionali con una specializzazione, retribuzione e inquadramento non sono
un problema. Per chi si trova in
mobilità o è disoccupato esistono
appositi contratti che permettono al datore di lavoro di avere
incentivi (vedi tabella). Più difficile è il reinserimento per chi vuole – o deve – cambiare settore. In
questo caso sono le conoscenze
trasversali, come le lingue straniere, ad essere il punto di forza per un
nuovo impiego.
Da parte loro le istituzioni e le
associazioni come, ad esempio, la
Cna, creano percorsi formativi ad
hoc in base alla domanda da parte
delle aziende. A costo zero per i disoccupati, o con un piccolo contributo, i centri per l’impiego organizzano corsi in particolare
per il settore dei servizi. Chi invece vuole provare a mettersi in proprio può frequentare apposite lezioni che vengono attivate al raggiungimento di un numero minimo di domande e chiedere presso
le Camere di commercio istruzioni sull’iter per l’adempimento delle regole burocratiche.
LE STRADE DA SEGUIRE
Si tratta di una delle maggiori
difficoltà. Tante persone che cercano un’occupazione da una parte
e le aziende che non trovano la
persona giusta. Per chi deve trovare un nuovo lavoro sono di-
verse le strade da poter seguire,
dalle agenzie di collocamento a
quelle interinali. Per registrarsi nella banca dati delle agenzie di collocamento è necessario avere la
residenza o un permesso di permanenza nel Comune in cui ci si
trova ed essere in possesso di un
libretto di lavoro, documenti non
necessari per le agenzie interinali. Spesso si pensa che questa sia
la strada per trovare unicamente
lavori che non richiedono un profilo specializzato: è un errore, molte aziende si rivolgono a questo
servizio per avere già pronta una
selezione del personale e poter fare contratti di tipo interinale che
hanno minori costi di contributi.
Molto specializzati per settori o
per target sono invece gli head
hunter: i cosiddetti cacciatori di teste possono essere un buon canale
per le professioni ad alto profilo o
per entrare in contatto con grandi
aziende e multinazionali che in genere affidano l’attività di recruiting all’esterno per poi fare un’ultima selezione attraverso il proprio
ufficio risorse umane.
Infine il canale web. Sempre
più spesso il curriculum viene
veicolato su Internet, attraverso siti specifici, come Monster.it,
blog o sistemi che intrecciano le
aziende con i professionisti. Per
chi vuole lavorare in contesti internazionali uno dei siti più adatti
è Linkdiln, un servizio di social
networking professionale che aiuta gli utenti a “fare rete”. Tutti i
dati presenti nel proprio profilo e curriculum possono essere garantiti
da altri ex colleghi, datori di lavoro, insegnanti che sono registrati
nel sito, così come altre persone
possono “raccomandarvi”. Allo
stesso tempo è possibile trovare
annunci e informazioni sulle aziende che ricercano personale.
Eleonora Della Ratta
Pensioni: l’aumento del 2009
E si può continuare a lavorare
DA GENNAIO INCREMENTO DEL 3,3 PER CENTO
E ABOLIZIONE DEL LIMITE DI DIVIETO DI CUMULO
on la prima circolare dell’anno l’Inps tre altre con un importo superiore, per effetha fissato gli aumenti per perequa- to della diminuzione dei redditi.
zione di tutte le pensioni. In via previDal 1° gennaio è stato abolito anche il
sionale, per il 2009 è stato fissato nella mi- limite di divieto di cumulo. Le pensioni
sura del 3,3%, mentre quello definitivo per di anzianità e i trattamenti di prepenil 2008 è stato stabilito
sionamento sono tonella misura dell’1,7%;
talmente cumulabili
PEREQUAZIONI DELLE PENSIONI
poiché l’aumento previcon i redditi da lavoro
ANNO 2008
ANNO 2009
sionale per il 2008 era
autonomo e dipendenProvvisoria: 1,6%
stato stabilito nella mite, a prescindere dalla
Provvisoria: 3,3% decorrenza della pensura dell’1,6%, i pensioDefinitiva: 1,7%
nati riceveranno il consione stessa, e anche le
guaglio pari allo 0,1%.
pensioni di vecchiaia
IMPORTI
MENSILI
PENSIONI
2009
La sospensione delanticipate, liquidate inl’indicizzazione delle TRATTAMENTO MINIMO 458,20 euro
teramente con il sistepensioni superiori a otma contributivo in fa337,11 euro
to volte il minimo, pre- PENSIONI SOCIALI
vore di soggetti con
vista per l’anno 2008, ASSEGNI SOCIALI
409,05 euro un’anzianità contribunon opera per l’anno
tiva pari o superiore a
2009, perciò la percentuale di aumento per 40 anni, ovvero in favore di soggetti con
variazione del costo vita è stata applicata età pari o superiore a 65 anni per gli uoper intero (3,3%), sull’importo di pensio- mini e 60 anni per le donne.
ne non eccedente il quintuplo del trattaLa nuova disciplina in materia di cumumento minimo e per il 75% (2,475%), per lo non si applica:
l’importo eccedente il quintuplo del tratta- ai lavoratori che passano dal rapporto di
mento minimo.
lavoro a tempo pieno a tempo parziale;
ai trattamenti provvisori liquidati ai laVERIFICA DEI DATI REDDITUALI
voratori socialmente utili;
Con il rinnovo, l’Inps ha provveduto agli assegni straordinari per il sostegno
anche all’aggiornamento dei redditi, del reddito.
aggregando i dati reddituali dichiarati e
In fase di prima attuazione, la nuova dipresenti nel database con quelli derivanti sciplina è stata applicata alle pensioni lida pensioni presenti sul Casellario centra- quidate con il sistema retributivo e misto.
le dei pensionati, e a elaborarli per deterIn attesa dei chiarimenti da parte dei Miminare i cumuli, a seconda della tipologia nisteri, sono state per il momento escluse
e della rilevanza per le varie prestazioni. dall’applicazione della nuova disciplina le
Alcune pensioni sono già state poste in pa- pensioni di vecchiaia contributiva di cui algamento a gennaio con un importo inferio- la legge 335/1995.
re rispetto a quello di dicembre 2008, menAldo Forte
C
NOTES
5
FEBBRAIO 2009
L’ALTRO LAVORO
Ecco le opportunità per fare il volontario senza rimetterci
CHI SI IMPEGNA IN QUESTO SETTORE HA DIRITTO A UN RIMBORSO-SPESE,
”
L’Associazione
Carabinieri offre
buoni carburante,
pedaggi per i viaggi
in autostrada
e pernottamenti
”
are volontariato sì, ma senza
perderci. Buoni benzina, pasti pagati, sconti da spendere in
negozi o palestre convenzionate: i modi per rimborsare i
volontari sono numerosi.
Il Sea, Servizio emergenza anziani, un’organizzazione
composta soprattutto da over
60 che aiutano altri senior in
difficoltà, fornisce buoni benzina e buoni parcheggio per
motivi di servizio.
Il Sea organizza l’accompagnamento a visite mediche, a
musei, o a fare la spesa. Informazioni su: www.seaitalia.org.
A Milano, il telefono è
0239219977.
Come volontari si può anche
essere parte di un grande evento
sportivo e così assistere gratis alle gare, spesso con facilitazioni
per vitto e alloggio e ricevendo
la divisa in omaggio: ad esem-
F
pio, per le Olimpiadi Torino
2006, era una giaccavento, maglioni e altri accessori di marca. Tra
i prossimi appuntamenti i XVI
Giochi del Mediterraneo a Pescara (26 giugno-5 luglio). Per proporsi: www.pescara2009.it, pagina volontari. Tel: 0854219994.
Sostenere i meno fortunati nelle metropoli è la missione dei City Angels, www.cityangels.it, presenti a Milano, Roma, Napoli, Bologna, Reggio Emilia e in altre cit-
tà. I volontari forniscono pasti ai senzatetto e, se in servizio,
utilizzano gratis tram
e bus, per ora a Milano e Varese. Durante il turno possono
avere il vitto gratis,
se sostengono spese di servizio vengono rimborsati. Cityangels ha anche
40 dipendenti che sono lavoratori a tutti gli effetti. Per saperne di più, c’è il numero gratuito:
800.92.30.21 o si può contattare
il coordinatore nazionale Alfredo
Tavernese al 3294345492.
Il servizio d’ordine di sagre e
fiere è uno degli obiettivi dell’Associazione carabinieri, www.assocarabinieri.it, formata da carabinieri in servizio e in congedo,
familiari e simpatizzanti, con sedi
in tutta Italia. Sono previsti rim-
CONTRIBUTI PER CHI ACCOGLIE UN MINORE
L’affidamento familiare prevede in
molti casi dei rimborsi. Si tratta di una
forma di volontariato che consiste
nell’accoglienza temporanea nella
propria casa di un bambino o di un
ragazzo ancora minore. Molti gli over
60 anche single che hanno scelto la
strada dell’affidamento. Durante il
periodo rimane il legame fra minore e
famiglia d’origine. L’affidamento può
essere di tipo residenziale, sia di notte
6
FEBBRAIO 2009
NOTES
che di giorno, o diurno, solo di giorno.
Il comune di Roma, ad esempio, ha
previsto un contributo mensile per il
mantenimento del minore da un
minimo di 300 sino a 450 euro. Sono
previsti rimborsi aggiuntivi per le spese
in base alle esigenze del minore, come
le visite mediche o le medicine. Per
informazioni Centro Comunale per
l’affido “Pollicino”, telefono
06.68806880. A Torino, il Comune
prevede un contributo mensile a partire
da un minimo di 413 euro al mese. Per
informazioni si può consultare:
www.comune.torino.it/casaffido/, o
chiamare il numero verde 800.254444.
A Bologna, ad esempio, c’è “Il centro
delle famiglie”, in via Orfeo 40/2,
telefono: 051.6563311. Per Palermo
informazioni nell’area affidi del sito
www.comune.palermo.it o per telefono
allo 091.322656.
MA ANCHE A BUONI PASTO, PALESTRE CONVENZIONATE E ALTRI BENEFIT
borsi per motivi di servizio in buoni pasto, carburante, per i pedaggi autostradali e per i pernottamenti. Anzichè in città vorreste
fare i volontari all’estero? Seniores Italia, www.senioresitalia.it,
è un’associazione che si occupa
di paesi dal Burkina Faso al Guatemala. Il gruppo ha come obiettivo compiti di alto profilo professionale. Grazie agli accordi con la
Ue e altre istituzioni c’è la copertura delle spese: vengono pagati
il costo del biglietto aereo, vitto,
alloggio, il trasporto da e per l’aeroporto, il visto, le vaccinazioni e
l’assicurazione. La sede nazionale è a Roma, tel: 06.4819540.
Il volontariato può essere fatto
anche via telefono: si viene formati e si risponde alle telefonate
di chi è in difficoltà. E se il volontario ha un piano telefonico che
prevede una ricarica in base alle
chiamate ricevute, il telefonino si
auto-ricarica. Un esempio di volontariato telefonico è proposto
dalla www.lidap.it, Lega italiana
per i disturbi d’ansia e gli attacchi di panico. Informazioni allo
0521.463447.
Infine, aiutare i bambini negli
ospedali è l’obiettivo dell’Abio,
www.abio.org, l’associazione,
presente in tutta la penisola, che
ha alcune convenzioni con ospedali che permettono di usufruire di
pasti in mensa con costi minimi.
Vengono rimborsate le spese per
missioni, come i biglietti del treno.
Per informazioni: 02.45497494.
Sergio Demarchi
PER CHI SI OCCUPA DI PROTEZIONE CIVILE
Una palestra che offre
attrezzature professionali e
istruttori qualificati gratis:
un benefit per i volontari
della protezione civile di
Torino. Anche nel resto
d’Italia questi volontari
possono avere rimborsi e
benefit per le loro attività.
Sergio Zaccaria, direttore
della direzione provinciale
della protezione civile di
Torino, spiega: «Il concetto
è fare i volontari senza
perderci economicamente.
La palestra torinese è
un’area fitness, per far sì
che i volontari siano
sempre allenati e in salute,
pronti per gli interventi».
Il direttore aggiunge: «Nel
gruppo comunale i
volontari sono quasi tutti in
pensione. I senior sono più
responsabili, più attenti e
mettono passione». Per
informazioni il sito internet
è www.comune.torino.it/
protezionecivile/. Questi
volontari, in caso di
terremoti, alluvioni,
incendi, sono tra i primi a
intervenire, fornendo aiuti
e gestendo il trasporto di
cose e persone.
Ci sono associazioni in
tutta Italia, per capire qual
è la più vicina a casa
nostra si può andare sul
sito: www.protezionecivile.
it/volontariato/organizzazio
ni.php. Per maggiori
informazioni si può
contattare il centralino
del dipartimento della
protezione civile allo
06.68201.
Per avere ragguagli in
Campania il numero è
800.232525, in Sardegna
070.6066517 e in Sicilia
800.458787.
LE INFORMAZIONI SI TROVANO ONLINE
Molti i siti web sul volontariato. Per
cominciare, Wikipedia, l’enciclopedia
libera, dedica spazio al tema all’indirizzo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Volontariato.
Su www.volontariato.org/leggequadro.htm
troviamo la legge 266/1998, dedicata al
volontariato e all’articolo 2 si parla di
rimborsi. Ricco di spunti il portale
www.volontariamo.com, con aree dedicate
alla formazione e a bandi e concorsi per le
associazioni. Sul portale nazionale del
cittadino, su www.italia.gov.it, basta
cliccare in fondo a destra nell’area
“Io sono volontario” per saperne di più.
Informazioni sulla Caritas, l’organismo
pastorale della Conferenza episcopale
italiana, su www.caritasitaliana.it.
Per la regione Lazio c’è un intero portale:
www.volontariato.lazio.it. Anche la Lega
Ambiente, che organizza “viaggi-lavoro” a
costi minimi ha un web: www.legambiente.
it. Per conoscere la più grande associazione
per la difesa degli animali, il link è invece
www.wwf.it.
NOTES
7
FEBBRAIO 2009
Questioni di casa
PAGAMENTI
Novità: chi viaggia nei Paesi europei
deve avere meno contanti in tasca
DALL’INIZIO DELL’ANNO SONO OPERATIVE LE NORME COMUNITARIE
ANTIRICICLAGGIO: VANNO NOTIFICATE LE SOMME OLTRE 10 MILA EURO
ora in poi, sarà più complicato viaggiare entro i
confini dell’Unione europea, con
al seguito molti contanti. Dal 1°
gennaio sono entrate in vigore anche in Italia le regole comunitarie sui movimenti transfrontalieri
di denaro, stabilite dal regolamento (Ce) 1889/2005, relativo ai controlli di denaro in entrata e uscita
dalla Ue, che ha completato la
normativa europea in materia valutaria. Obiettivo: introdurre
misure più stringenti contro il
riciclaggio di capitali.
D’
QUANDO DICHIARARE
ALL’AGENZIA DELLE DOGANE
250 mila
È il limite fissato
per la sanatoria: se
l’importo eccedente
supera questa
soglia, l’oblazione
non è ammessa
8
FEBBRAIO 2009
NOTES
La novità che più incide sui cittadini consiste nell’obbligo, per
chi entra nel territorio nazionale
o ne esce e trasporta denaro di importo pari o superiore a 10.000 euro, di dichiarare questa somma all’agenzia delle Dogane.
Il regolamento del 2005 è stato
recepito nel nostro ordinamento
interno con il decreto legislativo
n. 195/2008, varato dal Consiglio
dei ministri lo scorso 19 novembre (Modifiche e integrazioni alla
normativa in materia valutaria in
attuazione del regolamento); questo provvedimento fissa l’obbligo
di compilare una dichiarazione da
parte delle persone fisiche in entrata o in uscita dalla Ue che portano con sé danaro per un importo pari o superiore a 10.000 euro
(il Dm 15 giugno 2007 aveva già
provveduto a diminuire il tetto rispetto a 12.500 euro).
Ma va precisato che per «danaro contante» va inteso anche
qualsiasi strumento non tracciabile utilizzato come mezzo
di pagamento, compresi, pertanto, i travellers cheque o gli strumenti incompleti firmati ma privi
del beneficiario. Le disposizioni
del decreto non si applicano ai trasferimenti di vaglia postali o cambiari, ovvero di assegni postali,
bancari o circolari, tratti su o
emessi da banche o Poste italiane
che rechino l’indicazione del nome
del beneficiario e la clausola di
non trasferibilità.
La dichiarazione cartacea o telematica va inoltrata direttamente
all’agenzia delle Dogane (è l’unico organo competente a riceverla)
e redatta su un formulario standard (in conformità al modello al-
legato al decreto) composto da una
trentina di voci, fra cui, nella sezione relativa al trasferimento,
l’origine del denaro (cioè se proveniente da vendita di immobili, risparmi, proventi commerciali) e le generalità del dichiarante.
Se la denuncia è cartacea va presentata, in forma scritta, quando
si passa la frontiera agli uffici doganali che ne rilasciano copia con
attestazione del ricevimento da
parte dell’ufficio; se invece si preferisce inviarla via e-mail all’agenzia (in base alle indicazioni su
www.agenziadogane.it), prima del
passaggio del confine, allora si dovrà portare al seguito copia della
dichiarazione assieme al numero
di registrazione attribuito dal sistema telematico doganale. I poteri di vigilanza, accertamento e
contestazione delle violazioni sono divisi fra Dogane e Guardia di
Finanza, che può arrivare a sequestrare fino al 40% delle somme
non dichiarate che superano il tetto dei 10.000 euro.
A chi non rispetta l’obbligo,
però, è fatta salva l’opportunità di sanare la propria posizione tramite un adempimento
oblatorio, che consiste nel pagamento di una somma pari al 5%
(con un minimo di 200 euro) del
denaro che eccede la soglia. Oltre
i 250 mila euro l’oblazione non
sarà ammessa.
Chiara Conti
a cura di SILVIO REZZONICO
I DIRITTI DELLA NUORA SULL’ALLOGGIO EREDITATO
ono proprietaria di una casa per 3/4
Smarito)
mentre 1/4 (dopo la morte di mio
appartiene a mio figlio. Vorrei
dividere la casa e fare due
appartamenti, uno per piano.
L’ufficio tecnico però non
lo permette perché il
nuovo piano regolatore ha
collocato la casa in una
zona classificata come
“Zona E 6” ambito di
interesse agricolo e
pertanto deve rimanere, se
non si è agricoltori, edificio
unico (non così 30 anni fa). Ora mio figlio
vorrebbe sposarsi e, d’accordo con la
futura nuora, venire ad abitare con me,
però la casa resterebbe sempre edificio
unico. Venendo ad abitare con me
faremmo tutti parte dello stesso nucleo
familiare e se domani dovesse capitare
una separazione, la casa resterebbe tutta
a mia nuora o soltanto il piano che
concedo loro? E se nel frattempo io
dovessi morire (ho 76 anni) mio figlio
(erede) potrebbe restare nella mia parte?
L. P. Genova
I Non ci esprimiamo sull’impossibilità
di frazionare l’edificio in due
appartamenti, non conoscendo le
specifiche di piano (che ci paiono un
po’ “strane”, però). Sia che suo figlio si
sposi in comunione che in separazione
dei beni, il quarto di proprietà
appartiene solo a lui, come bene
posseduto prima del matrimonio.
In caso di separazione tra coniugi,
tuttavia, il giudice potrebbe assegnare
in uso (non in proprietà) la casa alla
moglie, ma solo se affida ad essa i figli
eventualmente nati dal matrimonio e
solo fino a quando i loro figli non
divengono indipendenti. In ogni caso,
l’attribuzione riguarderebbe solo la casa
familiare in cui effettivamente vivono
(quindi il relativo piano). In caso di
morte sua, la futura nuora non vanta
diritti ereditari. In caso morisse prima
di lei suo figlio (stiamo vagliando
tutte le possibilità) i diritti
ereditari passerebbero
solo ad eventuali figli
della nuova coppia, non
a sua nuora (diritto di
rappresentazione,
articoli 467 e seguenti
del Codice civile).
Solo in caso di morte
prima sua e in seguito
di suo figlio, sua nuora potrebbe
accampare diritti.
LA VETRATA SUL BALCONE:
CHI PAGA LE SPESE?
Sono proprietaria di un appartamento in
un condominio dove su una facciata c’è un
balcone lungo e stretto per piano. Un
condomino ha chiuso il suo balcone con
una vetrata appoggiata al soffitto
soprastante fino al limite del soffitto
stesso. Ora si lamenta di alcune
infiltrazioni d’acqua che avverrebbero dal
pavimento del mio balcone sovrastante,
che mi pare in ottime condizioni.
Vorrei sapere se il calpestio del balcone è
del proprietario del balcone stesso e così
il soffitto sottostante. Il frontalino di detto
poggiolo, poiché fa parte dell’estetica del
caseggiato, a chi appartiene? Poiché è
quello che si vede danneggiato, a chi
spetta la spesa di riparazione?
S. B. Bergamo
I Il balcone sporgente appartiene al
proprietario del balcone, a cui compete
la manutenzione sia del piano di
calpestio che della parte sottostante
(le sentenze di Cassazione più recenti
hanno scartato l’orientamento dei
giudici che stabiliva che la manutenzione
competesse al proprietario del balcone
sottostante). La chiusura di un balcone
con una vetrata, incrementando di fatto
la superficie calpestabile dell’alloggio di
competenza, costituisce un abuso
edilizio, a meno che l’opera sia
assentita dal Comune o condonata.
Va inoltre aggiunto che, essendo la
soletta del balcone superiore di
proprietà del relativo proprietario, non è
possibile per colui che è proprietario
del balcone inferiore utilizzarla per
agganciare tende o inserire profilati che
sorreggano vetrate, senza l’assenso del
relativo proprietario (sentenze anche
recenti lo confermano). Tale diritto può
però essere usucapito se esercitato
ininterrottamente per vent’anni.
Il frontalino del balcone è normalmente
attribuibile al proprietario del balcone
stesso, a meno che il frontalino stesso
non corra lungo tutta la facciata,
divenendone una componente
determinante. Tuttavia, anche in
questo caso, se i danni al frontalino
sono causati dalla mancata
manutenzione da parte di un
condomino del proprio balcone, la
riparazione spetta al condomino
stesso. La responsabilità dei danni da
infiltrazione provenienti dal balcone
sovrastante compete al proprietario
del balcone soprastante, se si prova
che egli ne sia la causa.
Non sempre l’apparente buono stato
del piano di calpestio esclude che
l’infiltrazione esista.
Da questa serie di considerazioni
discende che, anche nel caso in cui
l’infiltrazione sia dovuta a problemi del
piano di calpestio del balcone
sovrastante, il proprietario di quello
sottostante può a sua volta trovarsi
“in torto” per altri e diversi motivi.
Il condominio, comunque, non c’entra.
Forse è il caso, su queste basi, di
giungere a un compromesso.
NOTES
9
FEBBRAIO 2009
REGOLAMENTI
Vademecum di “sopravvivenza”
per il musicista in condominio
È SOLO UNA QUESTIONE DI DECIBEL, MA TROVARE UN ACCORDO
PER SUONARE SENZA DISTURBARE I VICINI NON È COSA FACILE
’è chi paga per sentir suonare e chi per mettere a tacere per sempre lo strumento del
proprio vicino. Che si tratti di un
violino o di un martello pneumatico la legge è uguale
per tutti: niente rumori molesti in condominio. E a fare la
differenza
tra
l’aspiratore e la Sonata n°11 di Mozart è
solo una questione di
decibel: probabilmente l’apparecchio
elettronico ha la meglio sul
rondò “Alla Turca”. Le liti
tra condomini riguardano
C
sempre più spesso l’uso di uno
strumento musicale e la passione o lo studio possono diventare
impossibili se non si raggiungono accordi.
Tutti gli strumenti, in effetti, possono superare la soglia
dei 5 decibel oltre la quale un
rumore può essere ritenuto
“molesto”: un livello che viene superato anche dall’autobus che passa sotto casa, talvolta anche da stereo e tv. Ma è
il livello di tolleranza dei vicini
che fa la differenza. Là dove c’è
un rispetto delle fasce orarie e
delle esigenze dei condomini che
si coniuga con l’amore per la
musica o la “comprensione” verso chi si dedica ad uno strumento non insorgono problemi.
Spesso però accade che non basta un semplice accordo di civile convivenza e chi suona può
solo mettere mano al portafoglio
per cercare di isolare il più possibile la propria abitazione.
LE POSSIBILI SOLUZIONI
Ai musicisti non resta che adeguarsi cercando di isolare il proprio appartamento – o la stanza
in cui studiano – per non far
uscire i rumori. La soluzione più
efficiente – ma costosa – è quindi l’insonorizzazione della stan-
za, che deve riguardare anche
porte e finestre. I pannelli fonoassorbenti possono essere di diverso materiale, dal poliuretano
al sughero con uno spessore di
circa 10-20 centimetri. Il costo
parte dai 50 euro al metro quadro
per il solo materiale, ma il preventivo per una stanza di 15 metri
quadri è di circa 5 mila euro per
ogni parete, a cui si devono aggiungere finestre fonoisolanti e
porte insonorizzate.
Un’alternativa più economica, adatta per chi suona il pianoforte – uno degli strumenti
più “rumorosi” – sono le pedane fonoassorbenti che riducono le vibrazioni dei bassi. Le
pedane sono composte da pannelli in gomma e lana di roccia e
costano circa 350 euro: l’isolamento però non è totale e protegge soprattutto il piano sottostante. Esistono anche pannelli
da mettere dietro la cassa armonica dello strumento, che hanno
l’effetto di ridurre l’intensità del
suono.
Sia per il pianoforte che per
altri strumenti a corda (come il
LA NORMATIVA A CUI RIFARSI
Il ricorso all’intervento dei
vigili o addirittura al
tribunale si basa
sull’articolo 659 del
Codice penale che punisce
“il disturbo della pubblica
quiete da chiunque,
mediante schiamazzi o
rumori, ovvero abusando
di strumenti sonori […]
disturba le occupazioni o il
riposo delle persone”.
Suonare uno strumento in
condominio rientra in
questa specie. E a fare
giurisprudenza è stata
violino, il violoncello, ecc.) esiste la possibilità di applicare delle cuffie, così da poter eliminare del tutto l’emissione del suono. Per chi suona molte ore al
giorno può essere difficile sentire il suono in cuffia invece che
al naturale e, secondo alcuni accordatori, corde e martelletti ten-
anche la Cassazione con
una sentenza del 2001
(sentenza n° 10735 del 3
agosto 2001) che dopo 19
anni di processo ha
stabilito che, per capire se
il rumore è eccessivo, non
si deve prendere come
riferimento i normali
livelli di decibel (che
dipendono dai regolamenti
comunali) superati i quali
si può parlare di
inquinamento acustico. La
differenza va fatta con i
rumori di fondo, così che
in un condominio immerso
nel verde il suono dovrà
essere ben più basso
rispetto a quello permesso
in un appartamento vicino
alla tangenziale. Nel caso
preso in esame dalla
Cassazione una pianista di
Firenze non avrebbe
dovuto superare,
suonando, i tre decibel,
nonostante che si
dedicasse allo studio solo
nei giorni feriali, dalle 16
alle 20, e dopo aver
insonorizzato lo strumento.
dono a consumarsi di più.
Alcune grosse aziende, come
la Kawai, da qualche anno producono strumenti elettronici del tutto simili a quelli classici: il costo
si aggira sui 7.000 euro, ma è
possibile applicare le cuffie ogni
volta che ce n’è bisogno.
Eleonora Della Ratta
5.000 euro
a parete
Un sistema efficace
è insonorizzare
e usare materiali
fonoassorbenti
per porte e finestre
IL CASO STUDIARE IL PIANOFORTE PUÒ COSTARE IL CARCERE
Due mesi di carcere e 20 mila
euro di risarcimento danni.
Questa la condanna che il
Tribunale di primo grado di
Formia ha inflitto a un
giovane pianista che da oltre
sei anni è in causa con il
vicino di casa per colpa della
musica. Apprezzato nei
concerti, applaudito alla
Fenice di Venezia, premiato in
importanti concorsi
internazionali, Marco Ciampi
10
FEBBRAIO 2009
NOTES
ha raccolto il consenso di
critica e pubblico, ma non di
chi abita alla porta accanto.
E così dal 2002 si incontrano
in tribunale.
«Vivo in questo condominio
da più di vent’anni e fino al
2002 ho sempre studiato
senza alcun problema –
racconta Marco Ciampi, 27
anni, – poi è arrivato un
nuovo condomino che da
subito ha protestato perché
non voleva che suonassi,
nonostante che io avessi
sempre rispettato gli orari
previsti dal regolamento
condominiale». Il primo
passo è stata una denuncia
all’Arpa che nel dicembre di
quell’anno è intervenuta con
un perito per rilevare il
livello di inquinamento
acustico: «Tutto è avvenuto a
mia insaputa, ma i decibel
registrati erano di 4,1, mentre
il limite per legge è di 5 in
orario diurno e 3 di notte –
spiega il pianista. –
Nonostante ciò le proteste
sono continuate e ho cercato
di porre rimedio con
l’insonorizzazione».
Pannelli di polistirolo per il
pianoforte, una doppia parete
– in sughero e poliuretano –
per isolare la parte
confinante hanno abbassato i
decibel, ma non riportato la
pace sul pianerottolo: «La
vigilia di Natale di sei anni fa
c’è stata la prima querela e il
Gip di Latina ha deciso per
una multa di 160 euro per me e
altrettanti per mio padre come
proprietario dell’immobile. La
sentenza del giudice di pace è
stata invece a nostro favore,
ma il mio vicino ha avviato un
processo civile». Nuove perizie
con un pianista nominato dal
tribunale e nuovi rilievi
fonometrici: il valore registrato
– come racconta Ciampi –
questa volta era di 2,7 e il
giudice ha assolto il pianista.
Ma l’art. 659 del codice penale
ha dato modo al vicino di
avviare un processo penale:
disturbo delle occupazioni o
del riposo delle persone, il
reato contestato. Nuove perizie
e un risultato sorprendente:
«Non si capisce con quali
calcoli il perito abbia
registrato un livello di 7
decibel, nettamente superiore a
tutti i rilievi precedenti –
racconta Ciampi. – Che
qualcosa non torni in questa
perizia è chiaro, ma intanto io
e mio padre siamo stati
condannati a due mesi di
carcere ciascuno e 20 mila
euro di risarcimento danni».
Tra qualche mese il ricorso in
secondo grado, al tribunale
di Roma.
NOTES
11
FEBBRAIO 2009
IN CASA
Sicuro, ma anche accogliente:
l’alloggio a misura di anziano
È IMPORTANTE PREVENIRE GLI INCIDENTI DOMESTICI, MA BISOGNA
AVERE UNA CASA CHE SIA CONFORTEVOLE E FACILE DA VIVERE
”
Il 60% degli anziani
sta molto davanti
alla tv, ma il 31%
preferisce dedicarsi
alla lettura
”
a stragrande maggioranza degli italiani ama stare nella
propria casa. Ma se in media il salotto è l’ambiente preferito, ciò
non vale per la fascia sempre più
ampia di over 65, che preferisce
la cucina (55%). È quanto emerge
dall’indagine “Gli italiani e la casa”, volta a scoprire i costumi abitativi del nostro Paese e curata da
Astarea per Stannah, leader nella
produzione di montascale.
La ricerca (basata su 2.100 interviste telefoniche, raccolte in 180
punti della Penisola con un campione rappresentativo dai 35 anni in su) evidenzia che la maggioranza dei connazionali (60%)
abita in condominio e solo il
restante 40% in case individuali: nel Nord Est, dove so-
L
no meno diffusi i condomini, sono
soprattutto le persone over 65 a
vivere in case monofamiliari.
IL CENTRO DEGLI AFFETTI
Ma cosa rappresenta la casa per
gli italiani? Se dal 45% dei 5465enni è considerata il “centro
dei propri affetti”, questo valore scende al 35% per la popolazione di over 65 intervistati
contro una media nazionale del
39 per cento. Per Astarea questo
fenomeno si spiega con il fatto che
“i 54-65enni vivono in una dimensione casa-centrica e presumibilmente ancora in coppia, svolgono diverse attività, con la presenza, anche intermittente, di nipoti”. Andando invece avanti con gli
anni, “questa situazione rischia di
depauperarsi, con la perdita del
compagno/a, degli amici, con la
riduzione della vita sociale” e la
casa finisce per essere vissuta in
“modo meno affettivo”. La percentuale di anziani che guarda la
tv, se pur in cucina, è superiore
alla media nazionale (60% contro 57%). La lettura è invece prediletta di più nei grandi centri
(36%) e tra le persone di
ceto superiore (53%) e gli anziani
la scelgono, in linea con la media
nazionale, per il 31% dei casi. La
ricerca di Astarea voleva anche
verificare la presenza di barriere
architettoniche all’interno delle
case: risulta che il 36% degli anziani deve superare una scala esterna, mentre il 29% ha una scala all’interno della casa. Più di un terzo sceglierebbe, se necessario,
l’installazione di un montascale o
di un ascensore.
UN AMBIENTE PER TUTTI
Ma è possibile realizzare una
casa “a misura” di anziano con
specifiche soluzioni architettoniche,
tecnologiche e gestionali? «Noi
partiamo da un’ottica più ampia,
quella del Progetto per l’Utenza
Ampliata, – spiega l’architetto milanese Giovanni Del Zanna – che
cioè considera un nuovo modo positivo e propositivo di porsi davanti al progetto, per realizzare
spazi fruibili per tutti. Da oltre
quindici anni ci occupiamo di progettazione per l’accessibilità, il
che però non significa realizzare
abitazioni specifiche per anziani
o persone disabili, anzi lo sforzo è
proprio quello di evitare una stigmatizzazione delle persone con
qualche difficoltà». Non esiste,
pertanto, una ricetta “a prio-
ri” valida per tutti. Senza dubbio,
però, dice l’architetto, «una progettazione accessibile richiede una
certa attenzione alla sicurezza, ma
ciò non significa che l’ambiente
non possa essere accogliente. Bisogna sempre partire dalla persona, dall’uomo, dai suoi bisogni e
provvedere con interventi calibrati». Del Zanna cita l’esempio del
bagno: «Al posto di stanze con
piastrelle rigorosamente di colore bianco e nero, poco illuminate
e tristi, è senz’altro meglio un ambiente colorato e pieno di luce,
che invece dei sanitari per i disabili utilizza quelli sospesi, molto più
comodi e utili». La domotica, e
quindi la tecnologia, può poi
dare un aiuto importante nel
rendere la quotidianità domestica più semplice, un aspetto su
cui l’architetto Del Zanna è stato
tra i primi a cimentarsi con il
“Progetto Abrì”, che, sviluppato
dal 1999 al 2001, proponeva già
ai tempi di inserire all’interno della casa la domotica per garantire
l’accessibilità.
«Con l’impiego della tecnologia si può fare molto, ma occorre abbinare al problema le funzioni che possono ritornare utili.
A proposito, si dovrà distinguere
fra domotica per l’autonomia della persona – in cui rientrano co-
L’ASSOCIAZIONE NATA AD HOC
“Invecchiare bene
restando a casa propria,
mantenendo autonomia
e indipendenza e un buon
livello di qualità della
vita”. Come si legge
all’indirizzo Internet
www.uni.net/aea/, è
questo l’obiettivo che si
è posta l’Associazione
“Abitare e Anziani”
(AeA), fondata a Roma
nel 1998 e guidata dal
presidente Mario Corsini.
L’associazione si
impegna affinché
vengano messi in campo
tutti gli strumenti tecnici,
economici e sociali
che permettano
all’anziano e alla sua
famiglia di non ricorrere
a una casa di riposo.
Di qui il sostegno a tutta
una serie di iniziative
finalizzate principalmente
a migliorare la qualità
abitativa, in modo che
l’alloggio e il quartiere
siano in grado di
rispondere ai bisogni
dell’anziano anche
quando l’autonomia si
riduce e, al contempo,
per garantire aiuti a
domicilio.
mandi vocali, sensori per fare accendere tv e luci, per le poltrone
reclinabili ecc. – e quella mirata alla
sicurezza, e a sua volta, per quest’ultima, si deve distinguere fra interventi per la sicurezza dell’abitazione o della persona». In questa categoria rientrano i sistemi
per le chiamate d’emergenza, gli
allarmi che segnalano un rubinetto rimasto aperto, il gas lasciato
acceso, ecc.
Chiara Conti
55 per cento
La maggior parte
di chi ha superato
i 65 anni sceglie
la cucina come
ambiente preferito
I CONSIGLI PRATICI PER NON CORRERE RISCHI
NELLE CAMERE
I tappeti
Fare attenzione a non inciampare.
Utilizzare la retina antiscivolo.
Per evitare il rischio di incendio non
far correre i fili elettrici sotto i tappeti.
Evitare di utilizzare per i pavimenti la
cera ed eliminare tutto ciò che è
superfluo e può ostacolare il passaggio
della persona anziana.
12
FEBBRAIO 2009
NOTES
L’illuminazione
Non lasciare le lampade vicino alle
tende; soprattutto quelle alogene, che
sviluppano molto calore e possono dar
fuoco a tende e tappezzerie.
Non coprire i lumi con un giornale o
un panno, perché possono prendere
fuoco. Per attenuare la luminosità
esistono degli speciali dispositivi
chiamati “varialuce”.
Punti di appoggio. È bene averne a
portata di mano.
SULLE SCALE
Devono essere illuminate in modo che
non si creino zone d’ombra.
Gli interruttori devono essere a portata
di mano, collocati all’inizio e alla fine
della scala. Per evitare che le scale si
rivelino un luogo insidioso, è bene avere
il corrimano installato su entrambi i lati
e composto da materiale resistente e non
tagliente. I gradini devono avere un
rivestimento stabile e antisdrucciolo da
mantenere sempre in buone condizioni.
IN CUCINA
Il piano di lavoro deve essere ben
illuminato da tubi fluorescenti o alogene
a bassissima tensione da applicare sotto i
pensili. Ricordatevi di tenere sempre
sotto mano una torcia da utilizzare in
caso di black out. Bene anche le luci
di emergenza che entrano in funzione
automaticamente.
Piano di cottura. Se è ancora uno di
quelli vecchi, meglio sostituirlo con uno
dotato di termocoppie, un dispositivo di
sicurezza che, nel caso la fiamma si
spenga a causa di una corrente d’aria o
acqua bollente che tracima, blocca
l’uscita di gas. In cucina occorre avere
un foro, ossia un’apertura verso l’esterno
normalmente di 10x10 cm che assicuri il
ricambio dell’aria.
IN BAGNO
È consigliabile utilizzare i maniglioni
antiscivolo, posizionando anche un
seggiolino nella vasca.
NOTES
13
FEBBRAIO 2009
NON AUTOSUFFICIENTI
L’assistenza a domicilio può sostituire la casa di riposo
80 milioni
per 87.000 famiglie
È quanto stanzia
il Veneto per chi
cura i parenti a
casa: un risparmio
sulla spesa sanitaria
14
FEBBRAIO 2009
NOTES
a sfida delle politiche sociali nel prossimo futuro si chiama domiciliarità: con l’aumento
delle persone non autosufficienti
in età avanzata, la permanenza
degli anziani nel proprio domicilio è una strada quasi obbligata,
complementare o sostitutiva alle
case di riposo.
Le Regioni sembrano essere
d’accordo sull’importanza dell’assistenza domiciliare, dal Piemonte, con1.000.739 ultra 65enni, di cui 481.388 ultra 75enni,
alla Lombardia, dove gli over 75
sono 848.066, circa il 9% dell’intera popolazione, e incidono per
il 28% sulla spesa sanitaria, al Veneto, con 887.000 anziani (il 19%
della popolazione), che potrebbero salire a 1.256.000 (26% della popolazione) entro il 2025.
L
Stefano Valdegamberi, assessore alle politiche sociali del Veneto, definisce la famiglia “l’ammortizzatore sociale per eccellenza”. «La casa di riposo, per
quanto accogliente, è un luogo
lontano dagli affetti, mentre la
famiglia mette in moto un principio di solidarietà automatico
tra generazioni che crea effetti
benefici per tutta la società» dice l’assessore. E anche per le casse pubbliche: «In Veneto i centri
per persone non autosufficienti
accolgono circa 25mila persone,
con un costo che ricade sulla spesa sanitaria per 429 milioni di euro. Mentre la spesa per sostenere 87 mila famiglie che scelgono
di assistere i propri cari a casa è di
80 milioni di euro».
Secondo l’assessore della Campania, Alfonsina de Felice, «prima le famiglie meridionali tenevano con sé i propri vecchi, ora
l’assistenza è sempre più relegata
alla struttura pubblica. La domiciliarità impedisce l’impoverimento dei rapporti parentali e non disperde il vissuto degli anziani che hanno bisogno di rimanere nel proprio contesto affettivo e sociale.
La medicina riconosce da tempo
l’incidenza dei fattori psicologici
sulle origini cliniche della malattia». Ma implica l’organizzazione
di servizi «che sostengano l’intero
bagaglio di pesi sulle famiglie per
alleggerirne il carico di cura».
Il primo di questi, declinato in
modi diversi nelle Regioni, è l’assegno di cura, un contributo che
viene dato all’anziano non auto-
sufficiente per incentivare la domiciliarità. In Veneto il contributo
regionale va dai 100 ai 600 euro
mensili ed è riservato agli anziani non autosufficienti con reddito
Isee inferiore ai 15mila euro.
UN “TITOLO D’ACQUISTO”
In Lombardia non esiste nessuna limitazione di età o reddito, l’unica discriminante è la
condizione sanitaria dell’assistito. Il voucher, che può essere ottenuto rivolgendosi alle Asl, è
una specie di “titolo di acquisto”,
da utilizzare per comprare prestazioni di assistenza socio-sanitaria. Esistono tre diversi livelli
di contributo: uno “di base” da
362 euro mensili, il secondo per
pazienti critici da 464 euro e il
buono da 619 euro per pazienti
terminali, che può essere erogato anche più di una volta al mese. Nel 2007 i “buoni sociali”
hanno raggiunto 22.178 fruitori,
di cui il 52% rappresentato da
anziani (11.478), di cui la maggior
parte, 6.759, hanno oltre 80 anni.
Complessivamente, gli assegni
erogati sono stati 116.313.
Assegni per non autosufficienti anche in Liguria. L’importo del
buono dipende dal reddito: è di
280 euro mensili per i redditi
Isee compresi tra 10.001 e 20mila euro, di 350 euro per i redditi
uguali o inferiori a 10mila euro.
In Piemonte, dove esiste un
fondo regionale che viene ripartito sul territorio, ci sono
poi interventi economici specifici, tra cui il buono famiglia,
CON UNA RETE DI SERVIZI SPECIFICI. CHE COSA FANNO LE REGIONI
riservato a persone assistite direttamente dai familiari, l’assegno di cura per gli assistiti
da personale specializzato assunto dalla famiglia e i buoni
servizio per l’acquisto di prestazioni specifiche erogate da
strutture accreditate.
Campania, Emilia Romagna e
Lazio hanno istituito fondi per i
non autosufficienti che ripartiscono i contributi ai Comuni. La
tendenza, o almeno l’intenzione,
sembra essere quella di aumentare l’entità di questi fondi per
far fronte alle esigenze di assistenza domiciliare. In Campania,
ad esempio, il Fondo per le non autosufficienze (8 milioni nel 2008,
che saliranno a 25 nel 2009) prevede che almeno il 60% delle risorse venga utilizzato per servizi
domiciliari. Nel Lazio, nel 2008,
il fondo è stato finanziato dalla
Regione con 12 milioni.
La domiciliarità richiede però
una diversa struttura dei servizi.
Secondo Teresa Angela Migliasso, assessore della Regione Piemonte, «non bisogna contrapporre domiciliarità e residenzialità,
ma pensare a un sistema di servizi per rispondere in modo flessibile ai bisogni delle persone». Per
l’assessore, «la permanenza a domicilio ha indubbi vantaggi sul
piano psicosociale poiché consente agli anziani di rimanere nel proprio contesto di vita, che non è solo fatto dalla casa bensì dalle relazioni, dagli affetti, dalla propria
storia».
Ma ci sono casi in cui la domi-
ciliarità non è la soluzione migliore. Ci sono patologie che non possono essere curate a domicilio, ma
anche specificità territoriali: in
Piemonte d’inverno alcune frazioni restano isolate. «Gli operatori
socio-sanitari devono saper sciare
per raggiungere alcune valli montane», continua l’assessore.
La casa di riposo, dunque, non
è un’ “ultima spiaggia”, ma una
parte attiva nella rete dei servizi.
«In quest’ottica, le strutture residenziali non devono essere entità chiuse che danno servizi solo ai
propri assistiti, ma devono fornire servizi a tutto il territorio», dice Valdegamberi della Regione
Veneto. Anche le famiglie che
scelgono la domiciliarità possono
affidarsi alle case di riposo per
periodi limitati.
IL SERVIZIO DIURNO
Con il servizio diurno, l’anziano può trascorrere la giornata in casa di riposo, mentre i
suoi familiari sono al lavoro, e
tornare a casa la sera. Oppure,
con i “servizi di sollievo”, la famiglia può affidare l’anziano
alle strutture residenziali per
periodi di tempo limitati.
In Lombardia i centri diurni integrati per non autosufficienti, con
funzione intermedia tra l’assistenza domiciliare e le strutture residenziali, offrono prestazioni di tipo sanitario, riabilitativo e socioassistenziale come le Rsa, ma anche servizi di animazione e di socializzazione. Il Piemonte offre dei
“letti di sollievo”, periodi tempo-
ranei di inserimento in struttura della persona non autosufficiente, e l’inserimento in centri
diurni semiresidenziali.
La Liguria prevede due livelli
di centri diurni, a seconda della
gravità delle capacità cognitive dell’anziano,
mentre in Campania esistono strutture semiresidenziali, i centri sociali
polifunzionali, e centri
diurni per non autosufficienti. A questi centri si accede facendo domanda ai servizi
sociali del Comune di residenza.
La distribuzione dei centri sul territorio regionale è varia e dipende
dalle strutture presenti in ogni Comune. In Emilia Romagna sono
le case di riposo a occuparsi dell’inserimento temporaneo degli
anziani, con una funzione di sollievo per la famiglia, mentre in
Lazio questa funzione è assegnata ai centri diurni. Nell’assistenza domiciliare sono fondamentali anche i corsi di formazione
per le badanti. In alcuni casi organizzati direttamente dalla Regione, in altri affidati a Comuni,
Province e al terzo settore. Domiciliarità significa investimenti,
servizi integrati sul territorio e soprattutto la definizione di piani
personalizzati, ma può essere la
soluzione migliore per una società in cui aumenterà il numero di anziani non autosufficienti. La famiglia, se non lasciata sola, può
tornare a essere un forte ammortizzatore sociale.
Michela Gelati
”
PERMETTE, SE POSSIBILE, A CHI NON È AUTONOMO DI STARE IN FAMIGLIA
Alcune Regioni
sperimentano
l’alternanza fra
periodi in strutture
e altri a domicilio
”
NOTES
15
FEBBRAIO 2009
IN AUTO
ALCUNI ACCORGIMENTI FANNO RISPARMIARE FINO A 150 EURO
ALL’ANNO SUL CARBURANTE E CALA ANCHE L’INQUINAMENTO
”
Tenere sotto
controllo lo stato
degli pneumatici è
utile per contenere
i consumi
”
16
FEBBRAIO 2009
NOTES
sare la macchina in modo
responsabile può far risparmiare fino al 10-15% dei consumi,
pari a una minore spesa di carburante di circa 150 euro l’anno, e
al contempo contribuire a inquinare meno. Il Ministero dello Sviluppo economico dà qualche indicazione al riguardo nell’ultima
“Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di Co2 delle autovetture”, realizzata in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con quello delle Infrastrutture e dei Trasporti.
U
LA MANUTENZIONE È D’OBBLIGO
Innanzitutto si deve badare alla
manutenzione del veicolo: si tratta di una variabile importante per
i consumi, oltre ad essere indispensabile per viaggiare in sicurezza. Il primo consiglio della
Guida è di eseguire i controlli
e le registrazioni previste dalla casa costruttrice. È bene poi
fare attenzione periodicamente allo stato degli pneumatici: con
pressioni troppo basse i consumi
aumentano, dato che è maggiore la
resistenza al “rotolamento” della
gomma (e lo pneumatico si usura più velocemente). In fatto
di gomme non bisogna scordarsi di
usare quelle invernali solo quando le
condizioni climatiche lo rendono
indispensabile, visto che fanno salire i consumi. Altro accorgimento utile è cercare di non sovraccaricare la macchina, dato che il peso del veicolo e il suo assetto influenzano consumi e stabilità del
mezzo. Anche togliere dal tetto
portapacchi o portasci appena non
più necessari permette di risparmiare qualcosa. Per la stessa ragione è bene evitare di viaggiare
con i finestrini aperti. Passando
ai dispositivi elettrici, le apparecchiature come il lunotto termico, i tergicristalli o la ventola di
riscaldamento assorbono molta
corrente, portando a bruciare più
carburante. L’uso del climatizzatore aumenta parecchio i consumi, per cui è meglio usare gli aeratori.
LO STILE AL VOLANTE
Il volume del Ministero si occupa poi degli stili di guida. Al primo posto si trova il consiglio di
partire subito e lentamente dopo
l’avviamento del motore. Quest’ultimo non va fatto riscaldare
restando fermi, visto che in questo modo ci mette più tempo e i
consumi e l’usura delle parti meccaniche aumentano (così come le
emissioni nocive all’ambiente). È
bene poi non dare colpi di acceleratore quando si aspetta il sema-
foro verde ed è invece consigliabile spegnere il motore in caso di
sosta o fermata. Per quanto riguarda la scelta della marcia, bisogna
passare il prima possibile a quella più alta: in caso contrario, il
motore si usura in misura maggiore e si spendono più soldi per il
carburante. Quanto alla velocità,
il consumo cresce esponenzialmente quando si accelera, pertanto è bene non andare troppo forte, così come vanno evitate frenate e riprese brusche (mantenere la distanza di sicurezza aiuta ad
avere un’andatura regolare).
Oltre a permettere di avere qualche risparmio, adottando atteggiamenti di questo tipo si può dare il
proprio contributo alla riduzione
di anidride carbonica (o Co2).
Un’azione importante se si pensa
che il principale gas serra prodotto dall’uomo è proprio la Co2, che
rappresenta circa il 75% delle
emissioni mondiali. E la più rilevante sorgente di anidride
carbonica è la combustione di
carbone, petrolio e gas naturale. Per questo motivo, nel 1997 fu
approvato il Protocollo di Kyoto,
in vigore dal febbraio 2005, che
impegna diversi paesi industrializzati nel mondo, tra cui il nostro,
a ridurre le emissioni di una certa
percentuale entro il 2012. La Ue
dovrà ridurle complessivamente
emissioni del trasporto cresceranno ancora del 13,2% entro il 2010
e di un altro 16% entro il 2020.
Va detto però che l’inquinamento prodotto dai veicoli è legato anche alle prestazioni dei diversi modelli di auto. Si può dire che le nuove macchine di norma
consumano meno di quelle prodotte in passato, grazie ai vincoli
normativi sempre più stringenti
imposti ai costruttori. Per incentivare l’acquisto di veicoli a basso consumo e la rottamazione di
quelli più vecchi, sia la Finanziaria 2007 sia quella 2008 hanno stabilito contributi all’acquisto di
macchine con basse emissioni che
prevedevano anche l’esenzione dal
pagamento delle tasse automobilistiche per un certo periodo di tempo. Chi è interessato a comprare
una nuova macchina può trovare
un valido aiuto nella Guida del
Ministero. Il testo riporta i dati dei
consumi e delle emissioni di tutti
i modelli in vendita al 31 marzo
2008 (si vedano le tabelle sotto).
La Guida, diffusa in 35mila copie attraverso concessionari automobilistici, camere di commercio
ecc. può essere scaricata gratuitamente all’indirizzo web
www.sviluppoeconomico.gov.it.
Marco Bortolato
QUELLE CHE... PIÙ VERDE NON SI PUÒ
A BENZINA
Ministero dello Sviluppo economico, Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di Co2 delle autovetture - 2008
Con una guida consapevole
si riescono a ridurre i costi
dell’8% rispetto ai livelli del 1990
(l’Italia del 6,5%). E nella lotta
all’inquinamento lo spostamento su gomma è responsabile di
una grosse parte del consumo
di energia. Nel 2005, infatti, il
trasporto su strada rappresentava
il 20,9% di emissioni di gas serra
a livello nazionale e le auto hanno contribuito al raggiungimento di
questo valore per il 60% circa.
Nel nostro Paese la situazione sembra essere particolarmente critica: l’Italia presenta il
primato mondiale di macchine
procapite (1,69 abitanti per auto) e
ha più di 46 milioni di veicoli circolanti. Le proiezioni dicono che le
CONSUMO (litro/100 km)
CASA COSTRUTTRICE E MODELLO
1
2
2
3
4
SMART FORTWO aut 2P coupè MHD
DAIHATSU CUORE man 5P
TOYOTA PRIUS due vol 5P (IBRIDO)*
SMART FORTWO aut 2P cabrio MHD
TOYOTA AYGO 1.0 aut due vol 3/5P
(anche 3P aut)
CILINDRATA
EMISSIONI Co2
(gr/km)
URBANO
EXTRA
MISTO
999
998
1497
999
103
104
104
105
4,9
5,5
5
5,1
3,9
3,8
4,2
4
4,3
4,4
4,3
4,4
998
108
5,5
4,1
4,6
A GASOLIO
CONSUMO (litro/100 km)
CASA COSTRUTTRICE E MODELLO
1 SMART FORTWO CDI aut 2P coupè/cabrio
2 VOLKSWAGEN POLO
Bluemotion 1,4/59 kW FAP
3 BMW MINI Cooper D 2P ber due vol
4 BMW MINI Cooper D Clubman 3P SW
4 CITROËN C1 14 HDi 55cv 3/5P ber
4 PEUGEOT 107 ber 3P 1.4HDi 3/5P
4 TOYOTA AYGO 1.4 D due vol 3/5P
*
Auto a propulsione ibrida:
accoppiano un motore a benzina
con un motore elettrico.
CILINDRATA
EMISSIONI Co2
(gr/km)
URBANO
EXTRA
MISTO
799
88
3,4
3,2
3,3
1422
99
4,9
3,2
3,8
1560
1560
1398
1398
1398
104
109
109
109
109
4,7
4,9
5,3
5,3
5,3
3,5
3,6
3,4
3,4
3,4
3,9
4,1
4,1
4,1
4,1
NOTA: la classifica considera i modelli in vendita al 31
marzo 2008 e suddivide i consumi a seconda che ci si
muova nel traffico urbano, extraurbano o in entrambi.
ABBREVIAZIONI: ber-berlina; P-porte; SW-station wagon;
vol-volume; cambio automatico-aut, manuale-man,
meccanico-mecc, semiautomatico-semiaut.
NOTES
17
FEBBRAIO 2009
DIRITTI
Quando il processo è troppo lungo si può essere risarciti
ANCHE L’ORDINAMENTO ITALIANO HA RICONOSCIUTO IL GRAVE DANNO
osa fare nell’ipotesi assai
frequente che un processo duri sei, sette o addirittura nove anni prima di
ottenere la tanto sospirata sentenza del tribunale?
Quale rimedio viene
garantito al cittadino che, talvolta anche per i
motivi più futili (come liti
condominiali,
esigui crediti
non soddisfatti), deve aspettare anni
per vedere riconosciuto il proprio
diritto? Oggi a tutti coloro che sono rimasti vittima di processi lunghi e troppo dispendiosi, viene almeno riconosciuta la giusta tutela risarcitoria nei confronti dello
Stato. Il diritto a un processo di
ragionevole durata, del resto, è
stato garantito già dall’articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e
delle libertà fondamentali firmata
a Roma nel 1950, secondo cui
“ogni persona ha il diritto a che
la causa sia definita in modo
giusto con un processo pubblico
e in un tempo ragionevole”.
La regola della “ragionevole durata” del processo è stata poi recepita dalla nostra Costituzione
all’articolo 111 e tradotta in legge
solo nel 2001, con la cosiddetta
“Legge Pinto”. L’ordinamento italiano ha voluto così offrire tutela
a tutti i cittadini che, indipendentemente dalla loro volontà, han-
ai numerosi rinvii dovuti ad assenze o sostituzioni dei giudici).
C
”
Ma ai fini del
conteggio non va
considerato il
tempo perduto per
l’eventuale inerzia
delle parti
”
18
FEBBRAIO 2009
NOTES
I TEMPI DA RISPETTARE
no dovuto aspettare molto tempo per
vedere definito un processo e lo
ha voluto fare introducendo un
procedimento di rito camerale
presso le Corti di Appello che, entro quattro mesi dal deposito del
ricorso, hanno l’obbligo di pronunciarsi.
NON IN TUTTI I CASI
Ma non tutti i processi, sebbene apparentemente lunghi, possono dar luogo al risarcimento, dovendo essere considerati una serie di
criteri: complessità del caso, comportamento delle parti, del giudice, ricorso a consulenze tecniche,
testimonianze. In particolare, ai fini del conteggio dei tempi, non va
considerato il tempo perduto per
l’eventuale inerzia delle parti, ma
andranno considerati i tempi prolungati dalla colpa dei tecnici
eventualmente nominati o dalla
carenza di strutture o dalla mancanza di organico (basti pensare
Quando un processo può dirsi
irragionevolmente lungo? Le Corti d’Appello, anche alla luce delle
prassi giurisprudenziali della Corte europea dei diritti dell’uomo,
hanno ritenuto ragionevole un
processo che abbia una durata
non superiore a tre anni per il
primo grado e non superiore a
due per il secondo. Tutto il tempo trascorso al di là di questi limiti è considerato irragionevole e
fonda il diritto a vedersi risarcito per
la eccessiva attesa.
Il risarcimento riguarda sia il
danno patrimoniale sia quello non
patrimoniale, anche se, rispetto al
primo, soltanto poche pronunce lo
hanno riconosciuto, stante la difficoltà di correlare il suddetto danno patrimoniale alla eccessiva durata dei processi. Diversamente,
la quantificazione del danno
non patrimoniale è stata oggetto di numerosi dibattiti giurisprudenziali che hanno condotto alla regola non scritta che
quantifica il risarcimento in circa 1.000 o 1.500 euro per ogni
anno di ritardo.
Problematico è stato fino al 2003
fornire la prova dell’irragionevole
durata del processo; la Cassazione,
infatti, fino a quel momento aveva
sempre rigettato l’idea che il danno consistesse nello stesso ritardo
del giudizio, ritenendo che le conseguenze negative provocate da
CHE PUÒ DERIVARE DALL’“IRRAGIONEVOLE DURATA” DI UN GIUDIZIO
un processo troppo lungo, andassero provate specificamente. Sul
punto però sono poi intervenute
quattro pronunce della Cassazione, che, proprio muovendo dalla
rilevanza costituzionale del diritto alla ragionevole durata del processo, hanno stabilito che il diritto non patrimoniale, sussiste ogni
volta che, accertata la durata irragionevole del processo, non ricorrano circostanze particolari che
facciano escludere che tale danno
sia stato subito dal ricorrente. Pertanto, ai fini di un risarcimento,
non servirà più una specifica prova del danno, ma basterà dimostrare l’irragionevole durata del
processo, sempre che non venga
accertato il conseguimento di un
vantaggio dal ritardo.
I REQUISITI PER L’AZIONE
La domanda di equa riparazione è proponibile solo se ricorrono tre presupposti:
1. l’irragionevole durata;
2. l’esistenza di un danno;
3. il nesso causale tra il primo e il
secondo elemento.
Il ricorso va depositato nella
cancelleria della Corte d’Appello da un avvocato munito di procura speciale. Occorre poi conoscere i seguenti aspetti.
Legittimato attivo. A ricorrere
presso le Corti italiane per ottenere l’indennizzo del danno è chiunque nel processo “incriminato”
abbia rivestito la qualità di parte;
il diritto al risarcimento, infatti, è
esercitabile a prescindere da quel-
lo che sia l’esito della lite che si è
protratta nel tempo, dunque, indipendentemente dal fatto che si abbia o meno vinto la causa.
Giudice competente. La domanda
di equa riparazione si propone dinanzi alla Corte d’Appello del distretto in cui ha sede il giudice
competente (ai sensi dell’art. 11
del Codice di procedura penale) a
giudicare nei procedimenti riguardanti i magistrati. Fondamentale,
tuttavia, è il principio secondo cui
la Corte d’Appello investita non
può e non deve essere quella che
incide sul territorio del circondario del Tribunale presso il
quale si è instaurato il giudizio
cosiddetto “lumaca” (ad esempio se il processo irragionevolmente lungo si è svolto a Napoli,
competente per l’equa riparazione non potrà mai essere la Corte
d’Appello di Napoli).
Legittimati passivi. Il ricorso si deve proporre nei confronti del ministro della Giustizia quando si ricorre per il risarcimento di procedimenti troppo lunghi svoltisi dinanzi al giudice ordinario. Nei
confronti del ministro della Difesa, quando si tratta di procedimenti del giudice militare, e nei confronti del ministro delle Finanze, quando si tratta di procedimenti del
giudice tributario. In tutti gli altri
casi il ricorso dovrà essere proposto nei confronti del presidente del
Consiglio dei ministri.
Termine di proponibilità. La domanda può essere proposta durante la
pendenza del procedimento nel
cui ambito la violazione si intende
verificata o, a pena di decadenza,
entro 6 mesi dal momento in cui
la sentenza è divenuta definitiva (e
non potrà più essere impugnata).
SENTENZE ESEMPLARI
Ecco alcuni esempi di pronunce che hanno tutelato vittime di
processi assai lunghi. In particolare, va ricordato il decreto dell 16
marzo 2004 della Corte d’Appello
di Napoli che accoglieva il ricorso presentato per ottenere la riparazione per il danno subito a causa
dell’irragionevole durata di un
processo iniziato nel 1998 (con ricorso al Tar Campania), contro il
silenzio-rifiuto verso la richiesta
di contributo per l’assistenza al
familiare disabile del ricorrente e
ancora pendente nel 2003. La Corte riconosceva un risarcimento di
500 euro per ogni anno di ritardo.
Ancora, con decreto n. 13/06
la Corte d’Appello di
Campobasso ha consolidato la giurisprudenza europea in materia, ravvisando
un’equa riparazione
nel riconoscimento di
mille euro per ogni anno
di ritardo in una causa
di lavoro durata 10 anni e 7 mesi in primo grado. La
Corte riconosceva sette anni di ritardo ritenendo che il processo in
questione dovesse avere una durata non superiore a tre anni in primo grado.
Laura Genovese
3 anni
È la durata che non
deve superare un
giudizio in primo
grado, che si riduce
a due anni per il
secondo grado
NOTES
19
FEBBRAIO 2009
CONSUMATORI
Per le cause “collettive” si dovrà aspettare luglio
ANCORA UN RINVIO PER LA CLASS ACTION CHE CONSENTE DI AGIRE
”
Legittimate a
presentare le cause
sono soltanto
le associazioni
iscritte nel registro
nazionale
”
a Finanziaria del 2008 aveva
previsto la tanto attesa “class
action”, ossia la normativa sulle
cause collettive di risarcimento
di danni a tutela di consumatori
e risparmiatori. Queste novità dovevano entrare in vigore dal luglio del 2008 e invece sono stati già
approvati due provvedimenti di
rinvio. Non se ne parlerà fino a
luglio. La class action rappresenta uno strumento importante per
chi ha subito torti: se non si tratta di un caso isolato, ma uguale a quello di tanti altri, scatta
il diritto di fare causa contro
l’azienda responsabile insieme
con gli altri, assumendo un peso decisamente maggiore rispetto all’azione individuale.
Può trattarsi di prodotti difettosi o di danni conseguenti a comportamenti illeciti nell’ambito di
qualsiasi rapporto contrattuale.
Mentre, per il settore del risparmio, si pensi alle famose “truffe
finanziarie” (Cirio, Parmalat, Argentina), caratterizzate in gran
parte da modalità uguali che potrebbero essere risolte con sentenze
valide per tutti.
Per i risparmiatori, pertanto, si
tratta di una grande vittoria, specie per gli aspetti economici (ogni
aderente all’azione legale paga
spese modeste rispetto a quelle legate a un’azione individuale).
L
LA PRIMA VERSIONE
Le norme approvate inizialmente prevedevano alcuni articoli
molto significativi, vediamoli. In
20
FEBBRAIO 2009
NOTES
primo luogo, i soggetti abilitati a presentare la causa in Tribunale sono le associazioni di tutela dei
consumatori e degli utenti, iscritte nell’elenco tenuto presso il Ministero delle attività produttive, o
associazioni e comitati rappresentativi degli interessi collettivi. Un
aspetto importante per garantire
un’efficace difesa di un interesse
collettivo ed evitare che piccoli
gruppi potessero avviare azioni
meramente ricattatorie.
Oggetto della richiesta di risarcimento sono i danni subiti da
singoli per prodotti difettosi,
pratiche concorrenziali scorrette, comportamenti anticoncorrenziali o atti illeciti contrattuali (esempio: mancato rispetto
delle norme sul collocamento o la
negoziazione di obbligazioni Cirio, Parmalat, Argentina o altri casi simili).
Gli utenti che vogliono aderire alla
causa devono comunicare l’adesione all’inizio della procedura o
successivamente (anche nel giudizio d’appello).
Il Tribunale deve valutare se
l’azione è ammissibile nella forma collettiva; se il giudizio è positivo, ne viene data diffusione per
aprire anche ad altri l’adesione.
Una volta emessa la sentenza, l’azienda colpevole deve pagare a tutti (in proporzione dei
danni subiti) quanto stabilito
dal giudice. Qui sta la forza della legge, perché evita tante cause
singole che potrebbero anche
chiudere (è successo spesso in
passato) in modo diverso pur con
caratteristiche identiche dei fatti.
LE RESISTENZE
Come accennato, la class action
avrebbe dovuto entrare a regime
dal luglio 2008, ma fin dall’inizio
ad essa si sono opposte potenti
lobbies, guidate da Confindustria
e dall’Associazione bancaria italiana (le due principali categorie che
rappresentano i soggetti che potrebbero essere chiamati in cause
collettive). Dal fronte delle imprese (produttive e bancarie) è infatti un istituto assai temuto. Fin dall’inizio, infatti, Confindustria ha
definito la legge un “atto di grave
ostilità all’impresa, un provvedimento rozzo che espone le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi”. Reazioni non diverse nella
sostanza da quelle dell’Abi (l’associazione che tutela gli interessi
delle banche). Dopo un primo rinvio dovuto alla necessità di apportare “miglioramenti” e dare “chiarimenti” alle norme, la prossima
data è luglio 2009, quando le va-
CONTRO UN’AZIENDA INSIEME CON TUTTI GLI ALTRI DANNEGGIATI
rie proposte di modifica al testo
(già approvato, ricordiamolo, nel
2007) dovranno convergere in una
proposta unica.
IL PROGETTO DI LEGGE ATTUALE
In base alla “proposta di testo
unificato” presentata a fine 2008,
le norme sarebbero un po’ diverse, tanto che molti già protestano
temendo che l’arma della class action nasca spuntata e inefficace.
Vediamo perché. Viene anzitutto previsto che sia obbligatorio costituire un “comitato”
con atto pubblico, con denominazione dell’ente, della sede, l’indicazione dello scopo, l’elenco dei
consumatori o utenti che ne fanno parte, con le generalità di ciascuno, nonché la dotazione del
fondo comune, indicando il nome
del presidente che ne avrà la pie-
na rappresentanza. L’azione è ammessa quando il numero delle persone che aderiscono al comitato
è pari ad almeno 250; nel caso in
cui al comitato aderiscano una o
più associazioni rappresentative
dei consumatori e degli utenti,
l’azione è ammessa se il numero è
almeno pari a 100 persone.
Rispetto al testo iniziale vi è un
evidente aggravio d’incombenze:
prima, se l’azione era guidata da
un’associazione di difesa dei consumatori, non vi era alcuna necessità di formalizzare un gruppo.
Ogni imposizione burocratica è
fonte di possibili rigetti dell’azione per motivi formali e non sostanziali. Ma una volta costituito il comitato è “chiuso” e nessun altro può aderirvi. Un altro
elemento lesivo degli interessi della collettività, basti pensare a
ASSOCIAZIONI DI DIFESA
DI CONSUMATORI E RISPARMIATORI
NOME
E-MAIL
TELEFONO
Adiconsum
[email protected] 06.4417021
Adoc
[email protected]
06.45420928
Adusbef
[email protected]
06.4818632
Assorisp
[email protected]
02.66703906
Assoutenti
[email protected]
06.6833617
Cittadinanzattiva
[email protected]
06.367181
Un. consumatori
[email protected]
06.32695362
Federconsumatori
federconsumatori
@federconsumatori.it
06.42020755
quante persone possono non essere informate in tempo della nascita della class action, restandone esclusi. Se la causa viene vinta è efficace nei confronti di tutti i
partecipanti al gruppo, ma non nei
confronti di altri, pur se nelle stesse identiche condizioni.
Dunque in attesa che la legge
veda definitivamente la luce, è bene che tutti coloro che possono
avere interesse ad un’azione collettiva contattino un’associazione di
tutela dei loro diritti (si veda
l’elenco sotto) e comincino a dare l’adesione potenziale a una
class action. Come finirà? Difficile dirlo, visti gli enormi interessi in gioco. Certo è che l’esigenza
di disporre di uno strumento utile per evitare di ingolfare i Tribunali con centinaia di cause singole è molto sentita. E un’efficace
class action è indispensabile anche come “deterrente” nei confronti di chi oggi può contare sull’effetto “demoralizzante” di dover
affrontare da solo una causa contro i “giganti” dell’economia e
della finanza.
Ricordiamoci che negli Stati
Uniti (dove alcune aziende sono
colossi mondiali) la class action è
in vigore da decenni e il leader
della più attiva associazione di difesa dei consumatori (Ralph Nader)
è una celebrità, un vero e proprio
benefattore di centinaia di migliaia di persone che hanno potuto recuperare somme anche ingenti per
i danni subiti.
Gianluigi De Marchi
250
aderenti
È il minimo
da cui dovrà
essere composto
il comitato per far
partire la causa
NOTES
21
FEBBRAIO 2009
ASSICURAZIONI
Terza età: tante necessità e polizze per ogni esigenza
OGGI È POSSIBILE SCEGLIERE FRA UN’AMPIA ROSA DI OFFERTE PER
na volta lasciato il lavoro
molti si pongono la domanda: “Come farò a mantenere un
livello decoroso di assistenza in
vista della vecchiaia?”. Con l’allungamento dell’età media, infatti, la speranza di vita di un pensionato è di circa 20 anni, un periodo durante il quale, oltre ad alcune soddisfazioni (come godersi la vita dopo tante fatiche),
possono sorgere preoccupazioni per la salute o l’assistenza.
Ecco perché negli
ultimi anni le compagnie
assicurative hanno preparato
alcune polizze studiate ad hoc
per la terza età e i suoi bisogni.
I settori a cui un anziano dovrebbe dedicare attenzione sono almeno due: la protezione della salute
e quella dell’autonomia.
U
”
Sono due gli
ambiti ai quali
un anziano deve
badare: tutela
della persona e
dell’autonomia
”
L’ASSISTENZA SANITARIA
È la formula classica per coprirsi dai rischi derivanti da malattie,
la soluzione ideale per chi vuole
garantire a sé e alla propria famiglia un’assistenza di alta qualità,
soprattutto nei casi di “grandi rischi” (interventi chirurgici, ricoveri per malattie gravi ecc.). Può
sembrare strano, ma anche chi sceglie un ospedale a gestione pubblica può essere interessato: ad esempio, un
professionista o un artigiano grazie a una polizza possono incassare,
nel caso di ricovero, una
diaria che consente loro di
ricuperare parte del mancato guadagno nel periodo di malattia o per
l’operazione subita. Quasi tutte le compagnie hanno oggi
formule diverse che consentono di
“ritagliarsi” la polizza su misura.
Si può scegliere una formula
“economica” che copre i rischi più
gravi (interventi di alta chirurgia
al cuore o al cervello, trapianti,
ecc.), o una formula standard che
copre interventi chirurgici e ricoveri per malattie e infortuni, o una
formula “completa” che copre pure le visite specialistiche anche
senza ricovero. Naturalmente meno si paga meno si riceve.
Proprio perché le formule sono
tante, bisogna fare attenzione a tutte le clausole, pretendere informazioni chiare, farsi fare più preventivi da più assicurazioni. Alcune
compagnie, ad esempio, non rimborsano le visite specialistiche, altre non pagano la diaria in caso di
ricovero, altre escludono le analisi di laboratorio e così via.
MASSIMALI E FRANCHIGIE
Attenzione anche a massimali
e franchigie. Il massimale indica
l’importo massimo che la compagnia paga: se per un intervento
chirurgico c’è un limite di 50 mila euro, nel caso questo costi in
realtà 70 mila l’esborso per il paziente sarà di 20 mila euro. Viceversa, con una franchigia di 5 mila euro, ogni rimborso sarà decurtato di questo importo che rimane a carico dell’assicurato.
AVERE ASSISTENZA ANCHE A DOMICILIO. MA ATTENTI AI PREVENTIVI
Reale Mutua offre “Assicurarsi
Reale”, polizza di assistenza sanitaria per la famiglia alla quale è
possibile abbinare la sezione “assistenza” (copertura che permette
di usufruire di una serie di servizi,
come un’ambulanza per il trasporto in ospedale o l’assistenza a domicilio di un fisioterapista). Si può
scegliere fra tre formule, la “globale” (che assicura il rimborso delle
spese sostenute in caso di ricovero, con o senza intervento chirurgico), la “grandi patologie” (che
assicura il rimborso delle spese
sostenute per le situazioni più delicate quali, ad esempio, interventi di alta chirurgia, trapianti ecc.),
e la “diagnostica” (che rimborsa
le spese sostenute per accertamenti resi necessari da malattia o infortunio). La polizza può essere
stipulata fino a 70 anni e decade
al 75° anno di età (ma esiste anche la formula “vita intera” senza
scadenza, purché stipulata prima
dei 55 anni).
Il gruppo francese AXA offre
PER ABBINARE LA PROTEZIONE SALUTE ALLA GESTIONE DEL RISPARMIO
Una soluzione interessante nel settore
dell’offerta di polizze agli anziani è
quella messa a punto da Assicurazioni
Generali e dalle principali compagnie
del gruppo.
Si tratta di Vivifuturo, un “pacchetto”
completo di copertura che combina la
protezione della salute alla gestione e
tutela del risparmio, dedicato a persone
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NOTES
con età compresa tra 50 e 70 anni.
Questo prodotto è composto da due
moduli, denominati “Protezione &
Assistenza” e “Gestione & Tutela”.
Il primo è un piano assicurativo con tre
diversi livelli di garanzia (Argento, Oro
e Platino) che permette di scegliere, per
tutta la vita e ad un costo predefinito,
la copertura più adeguata alle proprie
necessità. Sono previste tre diverse
coperture:
salute, con il rimborso delle spese
chirurgiche e ospedaliere, check up,
preventivi, ecc.
persona, con pagamento di indennizzi
per morte e invalidità permanente;
autonomia, con il pagamento di una
rendita vitalizia nel caso intervenga la
perdita dell’autosufficienza.
Il secondo si tratta di un
investimento in una polizza che
alimenta il pagamento dei premi
del modulo di protezione.
Con un unico contratto si
mettono a frutto i risparmi e si
utilizzano, in tutto o in parte, per
coprirsi dagli eventi negativi.
AXA Protezione Salute, un prodotto che propone tre formule:
Completa (ogni tipo di copertura in qualunque struttura), Integrativa (per un miglior comfort
nelle strutture pubbliche) e Speciale (per gli eventi gravi che
possono compromettere la stabilità economica).
Una formula particolare è quella seguita da Allianz (la società tedesca che ha rilevato le attività di
RAS in Italia). La compagnia ha infatti stipulato un accordo con Arkimedica (una società specializzata nell’assistenza degli anziani)
che prevede il programma Domani Sereno. L’offerta consente agli
assicurati di utilizzare residenze
gestite da Arkimedica, attrezzate
per dare servizi di tipo assistenziale, sanitario, fisioterapico, alberghiero e ricreativo-culturale.
Le strutture sono presenti in quasi tutte le regioni, in particolare in
Piemonte, Lombardia, Toscana e
Abruzzo.
LA COPERTURA “DREAD DISEASE”
Per chi non conosce l’inglese,
“dread disease” significa “malattia terribile”. Si tratta, dunque, di
una copertura contro il rischio di
malattie gravi che comportano spese ospedaliere enormi, interventi
chirurgici complessi, spesso viaggi all’estero per cure specialistiche. Non è però una polizza autonoma, ma una copertura complementare, perché è sempre abbinata a un’assicurazione vita.
L’abbinamento più frequente è con
una polizza caso morte (temporanea o a vita intera) o con una polizza mista. Una copertura che ha finalità soprattutto previdenziali,
poiché l’indennizzo consiste in un
sostegno economico che la compagnia s’impegna a erogare. Da
notare che la copertura assicurativa è del tipo “una tantum”,
nel senso che copre l’insorgenza di una sola malattia gravissima. Pertanto, una volta ottenuto l’indennizzo, nulla è più erogabile nel caso di una seconda malattia; peraltro, rimane in essere la
polizza base (morte o mista) con
la copertura in caso di decesso.
L’insorgenza della malattia grave, oltre al diritto alla prestazione
del capitale d’indennizzo, prevede anche un benefit costituito dall’esenzione dal pagamento dei premi non ancora scaduti, e ciò rappresenta un ulteriore vantaggio per
i titolari della copertura, che possono così beneficiare di una prestazione senza dover più pagare.
Il termine “Long term care”
(Ltc) in Italia non è ancora molto
conosciuto, ma si tratta di una formula interessante che potrebbe offrire un servizio indispensabile a
molte persone che temono di in-
50 mila
Se è il massimale
previsto per un
intervento che ne
costa in realtà
70.000, l’assicurato
verserà 20.000 euro
NOTES
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”
I premi sono più
bassi se il contratto
si stipula da giovani
e se quindi è più
lunga la durata
dei versamenti
”
vecchiare in cattive e complesse
condizioni di salute.
La soluzione immediata, se la
famiglia non può o non vuole occuparsi di un anziano non autosufficiente, è sicuramente quella di
cercare una badante, che risolve il
problema dell’assistenza, anche
dal punto di vista della compagnia
quotidiana, ma non lo risolve (anzi, lo aggrava) dal punto di vista
finanziario, perché la badante ha
comunque un costo che cambia a
seconda dei casi.
Ecco allora che il sistema ideale per coprirsi dal costo può essere proprio quello offerto da una
polizza Ltc, che garantisce, al verificarsi di certe condizioni, una
rendita mensile o il pagamento di
una retta presso una casa di riposo
convenzionata. Si tratta di un
contratto assicurativo che copre i bisogni dell’assicurato nel
momento in cui non è più in
grado di provvedere a se
stesso. L’assicurazione parte dal pagamento per un
certo periodo di premi e i
premi sono più bassi se
la polizza si stipula da
giovani e se la durata dei versamenti previsti è lunga.
In genere la durata è “a vita intera”, cioè copre il rischio fino alla morte dell’assicurato; il pagamento dei premi si sospende non appena sorge il diritto alla prestazione. Il diritto sorge al momento in
cui si accerta la perdita dell’autosufficienza dell’assicurato,
che si manifesta quando non
può più compiere le cosiddette
“attività elementari”, quali farsi il bagno, vestirsi/svestirsi, muoversi, alimentarsi. L’erogazione
da parte della compagnia assicuratrice può avvenire in due modi:
1. rendita mensile
2. assistenza (senza alcun onere
di spesa a carico dell’assicurato)
in istituti convenzionati.
LA RENDITA MAGGIORATA
Un’altra modalità di realizzazione della copertura Ltc è quella
della rendita “maggiorata”, che è un
semplice contratto di rendita vitalizia immediata a premio unico,
stipulato da una persona già bisognosa di assistenza in modo supposto permanente. Il senso della
maggiorazione consiste semplicemente nel fatto che le condizioni
sanitarie dell’assicurato comportano una più elevata mortalità e
quindi, a parità di premio unico,
una maggiore rata della rendita.
Attenzione al fatto che quasi
tutte le compagnie stabiliscono il
cosiddetto “periodo di carenza”
cioè un periodo nel quale non pagano (per evitare che chi ha già
sintomi gravi riesca a nasconderli):
un anno se l’inabilità è legata a
malattia, tre anni per demenza senile. Ovvio che convenga pensarci per tempo, finché si è sani e non
ci sono problemi. In teoria la polizza Ltc interessa gli anziani che
temono di non poter più essere in
grado di badare a se stessi, ma
dovrebbe interessare tutti, perché
anche i giovani devono programmare per tempo il loro “investimento in salute”.
Alcuni esempi di compagnie
che offrono polizze Ltc: Generali-lungavita ltc, Reale-assicurarsi
reale ltc, Cattolica-sereno stabile,
Axa-protezione autonomia, Fondiaria Sai-Ltc.
Gianluigi De Marchi
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