I “SIGNORI DELL`ENERGIA” CI AVEVANO INGANNATI
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I “SIGNORI DELL`ENERGIA” CI AVEVANO INGANNATI
L’ANTITRUST MULTA ENEL, ENI & C. I “SIGNORI DELL’ENERGIA” CI AVEVANO INGANNATI di GIUSEPPE ALTAMORE Hanno orchestrato campagne pubblicitarie su giornali e Tv ingannando i cittadini sul prezzo complessivo applicato per l’erogazione dell’energia. Paginate e spot che inneggiavano alle offerte “prezzo fisso/certo/bloccato” e a quelle relative alla tariffa bioraria di energia elettrica e gas. Ma sono state beccate dall’Antitrust che le ha multate: 250.000 euro all’Enel, 260.000 all’Eni, 135.000 ad Acea-Electrabel Elettricità, 140.000 ad Aem Energia, 110.000 ad Asm Energia e Ambiente, 90.000 a Trenta, 95.000 a Enìa Energia, 100.000 a Mpe Energia e 95.000 a Italcogim Energie. Insomma, quasi tutte le aziende del settore energetico, forse d’accordo tra di loro, hanno barato. Secondo l’Antitrust nelle «offerte non è stata sufficientemente specificata la presenza di componenti di prezzo regolamentate dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas e, quindi, soggette a variazioni. Tali componenti – ricorda l’Antitrust – possono ammontare a oltre il 40 per cento del costo complessivo sostenuto dal cliente per i consumi di energia elettrica e gas. Inoltre, non sono stati adeguatamente indicati i maggiori costi dell’energia previsti nelle fasce diurne delle proposte reclamizzate». Certo, queste multe per i colossi dell’energia sono quasi simboliche, ma pesano sulla loro immagine e forse sulla coscienza dei loro manager che, in barba alla liberalizzazione, in realtà approfittano della fiducia che i clienti-cittadini ripongono nelle aziende di servizi pubblici passate dal monopolio e dal controllo statale o degli enti locali ai giochi di Borsa e all’inseguimento del puro profitto. Ai danni di onesti utenti dei servizi essenziali. All’interno OCCUPAZIONE Come trovare lavoro in tempo di crisi 2 PREVIDENZA La pensione aumenta 5 VOLONTARIATO Un mondo di benefit 6 NORMATIVA Si viaggia in Europa con meno contanti 8 IMMOBILI Questioni di casa Suonare costa caro Sicura, ma per tutti 9 10 12 ASSISTENZA Meglio a domicilio 14 IN AUTO Guida al risparmio 16 DIRITTI Processo troppo lungo: c’è il risarcimento 18 Class action? Forse 20 ASSICURAZIONI Polizze da terza età 22 A CURA DI 2C EDIZIONI NOTES 1 FEBBRAIO 2009 OCCUPAZIONE Come è possibile trovare lavoro anche con la crisi LE DIFFICOLTÀ CRESCONO PER CHI HA PIÙ DI 40 ANNI, MA CI SONO ” Previste riduzioni del personale con forti differenze: al Nord -2%, al Sud si arriva a -15% ” ul fronte occupazione il 2008 si è chiuso – secondo le stime di Confindustria – con un saldo positivo dello 0,3%, tutto merito del boom di inizio anno, visto che già dal terzo trimestre l’Istat registrava un aumento della disoccupazione del 6,1% rispetto allo stesso periodo del 2007. E le prospettive per l’anno in corso non sono migliori: secondo le previsioni la variazione annua dei posti di lavoro sarà negativa. Un segno meno che non si registrava da quasi ven- S t’anni. La crisi si riverserà sull’occupazione soprattutto nel Sud Italia: da un’indagine su mille aziende realizzata dalla società per l’impiego Manpower, al Nord la flessione sarà del -2%, al Centro del -8% e al Sud addirittura del -15%. Trovare lavoro in tempo di crisi non è facile sia per chi, fresco di studi, si affaccia sul mondo del lavoro, sia per chi deve trovare una nuova occupazione dopo la ristrutturazione o la chiusura della propria azienda. Perché, e le prospettive non sono rosee per i giovani, le difficoltà aumentano per chi ha superato la soglia dei 40 o 50 anni e ha ancora davanti a sé anni di contributi prima di arrivare alla pensione. In crisi sono interi settori e ricollocarsi non è semplice. DOVE CRESCE LA DOMANDA Il mercato del lavoro non è tutto nero e a volte il pessimismo è eccessivo. Da un’indagine di Unioncamere sulle assunzioni del 2008 emergono intere categorie GLI INCENTIVI PER LE IMPRESE CHE ASSUMONO PROVVEDIMENTO Piani di inserimento giovani disoccupati Disoccupati di lunga durata (L.407/1990) Contratti di reinserimento (L. 223/1991) 2 FEBBRAIO 2009 NOTES DESTINATARI INCENTIVI DATORI DI LAVORO Giovani dai 19 ai 32 anni – fino a 35 anni per disoccupati di lunga durata – che vivono nelle aree ad alto tasso di disoccupazione o aree a declino industriale, individuate dai regolamenti CEE 2052/1988 e 328/1988 L'azienda deve erogare solo il 50% dell'indennità spettante al lavoratore che mantiene l'iscrizione all'ufficio di collocamento I progetti di PIP possono essere attivati dalle associazioni di categoria dei datori di lavoro e dagli ordini e/o collegi professionali Lavoratori disoccupati da almeno 24 mesi Lavoratori in disoccupazione speciale da oltre 12 mesi licenziati da imprese edili a causa di cessazione attività, riduzione personale, procedura concorsuale, stato di grave crisi occupazionale SETTORI CHE CERCANO FIGURE CON ALTE SPECIALIZZAZIONI non inflazionate, dove anzi c’è una forte discrepanza tra domanda e offerta. Il fabbisogno occupazionale è in crescita per amministratori, contabili, progettisti e tecnici informatici. Reggono bene gli ingegneri, in particolare del settore informatico, ma anche gli specializzati in contabilità, revisione e imposte. Anche per il 2009 i mestieri dove c’è maggior domanda sono quelli con un’alta specializzazione. Assumono le imprese del settore energia (luce, acqua e gas) tra cui Enel, dove il personale era PROVVEDIMENTO Tutti Sgravi contributivi del 75% per 12-36 mesi Tutti tranne chi ha fatto riduzione del personale nei 12 mesi precedenti 600 posti Tra le grandi aziende che assumeranno c’è Telecom, ma resta l’incognita degli interinali DESTINATARI INCENTIVI DATORI DI LAVORO Lavoratori iscritti alle liste regionali di mobilità Contributo pari al 50% dell’indennità di mobilità che sarebbe spettata al lavoratore per massimo 36 mesi Tutti tranne chi ha fatto riduzione del personale con la stessa qualifica nei 12 mesi precedenti Licenziati da aziende con meno di 15 dipendenti o che non possono godere dell'indennità perché con meno di 6 mesi di lavoro prestato Contributi pari a quello per gli apprendisti per 12-18 mesi (prorogabili) Tutti tranne chi ha fatto riduzione del personale nei 12 mesi precedenti Lavoratori Lavoratori dipendenti da imprese in Cigs da almeno sei mesi e che godono del trattamento da almeno tre mesi. Contributi come per gli apprendisti per un anno; rimborso pari al 50% dell'indennità; riduzione del 50% dei contributi per le imprese artigiane Tutti eccetto coloro che hanno in corso sospensioni dal lavoro o che hanno proceduto a riduzione del personale nell'ultimo anno Reimpiego Dirigenti privi di occupazione Sgravio del 50% Aziende fino a 250 dipendenti Lavoratori in mobilità (L.223/1991) Lavoratori Riduzione del 50% dei contributi dovuti a carico del datore di lavoro per un periodo di 36 mesi, fermo restando il versamento dell'intera quota a carico del lavoratore congelato da tre anni: i sindacati hanno ottenuto già nel dicembre scorso 150 nuove assunzioni nella produzione che si stanno realizzando proprio in questi mesi, soprattutto per effetto dell’assesta- mento degli “asset” della Divisione generazione della nuova Divisione per le energie rinnovabili. Tra le grosse aziende che hanno già annunciato ampliamento dell’organico c’è Telecom: tra il 2009 e il 2011 è prevista l’assunzione di 600 addetti. Con un’incognita: i tanti che già in passato hanno lavorato per il colosso della telefonia attraverso contratti interinali non sono sicuri di essere inclusi nella nuova tornata. Tra i settori in cerca di nuovi occupati risultano anche quello finanziario e assicurativo e quel- in mobilità senza indennità in cassa integrazione guadagni speciali dei dirigenti (L.266/1997) sulla contribuzione per massimo 12 mesi NOTES 3 FEBBRAIO 2009 PREVIDENZA MANAGER “A TEMPO” NON CI SI IMPROVVISA Ristrutturazioni, fusioni, aziende che vengono acquistate da un gruppo più grande: anche le poltrone dei manager in tempi di crisi possono vacillare. Ma esistono altre figure che, proprio nei periodi di difficoltà, sono richieste dalle grandi come dalle piccole imprese. Sono i temporary manager, chiamati per risollevare le sorti di un’azienda o per seguire un settore che va rilanciato. Una figura nata nel mondo anglosassone, che in Italia si sta affermando proprio in questi anni: sono circa 500 i manager che hanno fatto questa scelta professionale e che operano in maniera autonoma o tramite le cinque società specializzate più note, contro i settemila colleghi che operano in Gran Bretagna attraverso oltre 200 società. Si tratta di manager con una solida carriera alle spalle, spesso over 50 che decidono di non andare in pensione ma di dedicarsi a progetti a tempo. Ma ci sono anche manager che, consapevoli dei possibili cambiamenti all’interno dell’azienda, decidono di mettersi in gioco puntando su un settore che può portare loro ritorni più alti rispetto al “posto fisso”. «Qualcuno anticipa i tempi, in vista dell’arrivo di un nuovo azionista o di una possibile fusione, e decide di avviare un nuovo percorso professionale come temporary manager – spiega Maurizio Quarta, della società Temporary Management & Capital Advisors e autore di “Game Over. Percorsi professionali per gli over 40” – ma non è un mestiere che si ” Per affrontare le incertezze è importante curare la propria formazione 4 ” FEBBRAIO 2009 NOTES improvvisa, ci vuole una capacità specifica a risolvere problemi in tempi brevi, per cui preparazione e reattività sono requisiti indispensabili». Se è vero che il temporary management non è una soluzione per il problema della mobilità dei dirigenti, è però sicuramente un settore in crescita dove può trovare spazio chi è disposto a rischiare: «Si tratta di lavori a tempo che non danno una sicurezza sul lungo periodo, ma con ottimi guadagni - sottolinea Maurizio Quart. - Gli imprenditori sono disposti a investire per il rilancio della propria azienda, ma vogliono persone capaci di risolvere effettivamente il loro problema: su 20 curriculum spontanei che riceviamo, solo 4 o 5 corrispondono al giusto profilo». In tempi di crisi la paura di “restare a casa” colpisce anche i manager e i dirigenti che sono tutt’altro che immuni dai tagli al personale. L’errore comune, però, è di lavorare senza pensare alla propria crescita personale e alla propria rivendibilità sul mercato del lavoro. «Spesso si arriva tardi alla decisione di intraprendere una professione alternativa spiega Maurizio Quarta - ma chi vuole intraprendere questa strada è bene che segua un percorso propedeutico sulla transizione da dirigente a manager a tempo, si informi attraverso il web e curi la propria formazione. Tutti dovrebbero non trascurare mai la propria crescita, restare continuamente aggiornati, così da non farsi sorprendere dagli eventi». lo immobiliare - nonostante le difficoltà delle banche e la frenata del mattone - e poi quello dei servizi alle aziende, dove si prevede una crescita del 2 per cento. I SERVIZI ALLA PERSONA Un più 1 per cento invece si registrerà in ristoranti e alberghi e nel commercio, sia all’ingrosso sia al dettaglio. I servizi alla persona richiedono sempre molto personale, dall’assistenza agli anziani al baby sitting. Ma anche per i profili più bassi ci sono settori aperti: ogni anno in Italia c’è bisogno di 67 mila commesse e 43 mila donne delle pulizie. Dietro ai numeri resta però un’incognita. Quella del tipo di contratto che viene offerto e soprattutto quella sui livelli di retribuzione. Nessun dato emerge dalle indagini delle Camere di commercio e anche la maggior parte degli annunci di lavoro è vaga nel dare dettagli. La maggioranza delle offerte rivolte ai giovani si presenta sotto forma di stage o di contratto a progetto, mentre è sempre più in uso la richiesta della partita Iva. Diversa la situazione per gli over 40: nel caso di figure professionali con una specializzazione, retribuzione e inquadramento non sono un problema. Per chi si trova in mobilità o è disoccupato esistono appositi contratti che permettono al datore di lavoro di avere incentivi (vedi tabella). Più difficile è il reinserimento per chi vuole – o deve – cambiare settore. In questo caso sono le conoscenze trasversali, come le lingue straniere, ad essere il punto di forza per un nuovo impiego. Da parte loro le istituzioni e le associazioni come, ad esempio, la Cna, creano percorsi formativi ad hoc in base alla domanda da parte delle aziende. A costo zero per i disoccupati, o con un piccolo contributo, i centri per l’impiego organizzano corsi in particolare per il settore dei servizi. Chi invece vuole provare a mettersi in proprio può frequentare apposite lezioni che vengono attivate al raggiungimento di un numero minimo di domande e chiedere presso le Camere di commercio istruzioni sull’iter per l’adempimento delle regole burocratiche. LE STRADE DA SEGUIRE Si tratta di una delle maggiori difficoltà. Tante persone che cercano un’occupazione da una parte e le aziende che non trovano la persona giusta. Per chi deve trovare un nuovo lavoro sono di- verse le strade da poter seguire, dalle agenzie di collocamento a quelle interinali. Per registrarsi nella banca dati delle agenzie di collocamento è necessario avere la residenza o un permesso di permanenza nel Comune in cui ci si trova ed essere in possesso di un libretto di lavoro, documenti non necessari per le agenzie interinali. Spesso si pensa che questa sia la strada per trovare unicamente lavori che non richiedono un profilo specializzato: è un errore, molte aziende si rivolgono a questo servizio per avere già pronta una selezione del personale e poter fare contratti di tipo interinale che hanno minori costi di contributi. Molto specializzati per settori o per target sono invece gli head hunter: i cosiddetti cacciatori di teste possono essere un buon canale per le professioni ad alto profilo o per entrare in contatto con grandi aziende e multinazionali che in genere affidano l’attività di recruiting all’esterno per poi fare un’ultima selezione attraverso il proprio ufficio risorse umane. Infine il canale web. Sempre più spesso il curriculum viene veicolato su Internet, attraverso siti specifici, come Monster.it, blog o sistemi che intrecciano le aziende con i professionisti. Per chi vuole lavorare in contesti internazionali uno dei siti più adatti è Linkdiln, un servizio di social networking professionale che aiuta gli utenti a “fare rete”. Tutti i dati presenti nel proprio profilo e curriculum possono essere garantiti da altri ex colleghi, datori di lavoro, insegnanti che sono registrati nel sito, così come altre persone possono “raccomandarvi”. Allo stesso tempo è possibile trovare annunci e informazioni sulle aziende che ricercano personale. Eleonora Della Ratta Pensioni: l’aumento del 2009 E si può continuare a lavorare DA GENNAIO INCREMENTO DEL 3,3 PER CENTO E ABOLIZIONE DEL LIMITE DI DIVIETO DI CUMULO on la prima circolare dell’anno l’Inps tre altre con un importo superiore, per effetha fissato gli aumenti per perequa- to della diminuzione dei redditi. zione di tutte le pensioni. In via previDal 1° gennaio è stato abolito anche il sionale, per il 2009 è stato fissato nella mi- limite di divieto di cumulo. Le pensioni sura del 3,3%, mentre quello definitivo per di anzianità e i trattamenti di prepenil 2008 è stato stabilito sionamento sono tonella misura dell’1,7%; talmente cumulabili PEREQUAZIONI DELLE PENSIONI poiché l’aumento previcon i redditi da lavoro ANNO 2008 ANNO 2009 sionale per il 2008 era autonomo e dipendenProvvisoria: 1,6% stato stabilito nella mite, a prescindere dalla Provvisoria: 3,3% decorrenza della pensura dell’1,6%, i pensioDefinitiva: 1,7% nati riceveranno il consione stessa, e anche le guaglio pari allo 0,1%. pensioni di vecchiaia IMPORTI MENSILI PENSIONI 2009 La sospensione delanticipate, liquidate inl’indicizzazione delle TRATTAMENTO MINIMO 458,20 euro teramente con il sistepensioni superiori a otma contributivo in fa337,11 euro to volte il minimo, pre- PENSIONI SOCIALI vore di soggetti con vista per l’anno 2008, ASSEGNI SOCIALI 409,05 euro un’anzianità contribunon opera per l’anno tiva pari o superiore a 2009, perciò la percentuale di aumento per 40 anni, ovvero in favore di soggetti con variazione del costo vita è stata applicata età pari o superiore a 65 anni per gli uoper intero (3,3%), sull’importo di pensio- mini e 60 anni per le donne. ne non eccedente il quintuplo del trattaLa nuova disciplina in materia di cumumento minimo e per il 75% (2,475%), per lo non si applica: l’importo eccedente il quintuplo del tratta- ai lavoratori che passano dal rapporto di mento minimo. lavoro a tempo pieno a tempo parziale; ai trattamenti provvisori liquidati ai laVERIFICA DEI DATI REDDITUALI voratori socialmente utili; Con il rinnovo, l’Inps ha provveduto agli assegni straordinari per il sostegno anche all’aggiornamento dei redditi, del reddito. aggregando i dati reddituali dichiarati e In fase di prima attuazione, la nuova dipresenti nel database con quelli derivanti sciplina è stata applicata alle pensioni lida pensioni presenti sul Casellario centra- quidate con il sistema retributivo e misto. le dei pensionati, e a elaborarli per deterIn attesa dei chiarimenti da parte dei Miminare i cumuli, a seconda della tipologia nisteri, sono state per il momento escluse e della rilevanza per le varie prestazioni. dall’applicazione della nuova disciplina le Alcune pensioni sono già state poste in pa- pensioni di vecchiaia contributiva di cui algamento a gennaio con un importo inferio- la legge 335/1995. re rispetto a quello di dicembre 2008, menAldo Forte C NOTES 5 FEBBRAIO 2009 L’ALTRO LAVORO Ecco le opportunità per fare il volontario senza rimetterci CHI SI IMPEGNA IN QUESTO SETTORE HA DIRITTO A UN RIMBORSO-SPESE, ” L’Associazione Carabinieri offre buoni carburante, pedaggi per i viaggi in autostrada e pernottamenti ” are volontariato sì, ma senza perderci. Buoni benzina, pasti pagati, sconti da spendere in negozi o palestre convenzionate: i modi per rimborsare i volontari sono numerosi. Il Sea, Servizio emergenza anziani, un’organizzazione composta soprattutto da over 60 che aiutano altri senior in difficoltà, fornisce buoni benzina e buoni parcheggio per motivi di servizio. Il Sea organizza l’accompagnamento a visite mediche, a musei, o a fare la spesa. Informazioni su: www.seaitalia.org. A Milano, il telefono è 0239219977. Come volontari si può anche essere parte di un grande evento sportivo e così assistere gratis alle gare, spesso con facilitazioni per vitto e alloggio e ricevendo la divisa in omaggio: ad esem- F pio, per le Olimpiadi Torino 2006, era una giaccavento, maglioni e altri accessori di marca. Tra i prossimi appuntamenti i XVI Giochi del Mediterraneo a Pescara (26 giugno-5 luglio). Per proporsi: www.pescara2009.it, pagina volontari. Tel: 0854219994. Sostenere i meno fortunati nelle metropoli è la missione dei City Angels, www.cityangels.it, presenti a Milano, Roma, Napoli, Bologna, Reggio Emilia e in altre cit- tà. I volontari forniscono pasti ai senzatetto e, se in servizio, utilizzano gratis tram e bus, per ora a Milano e Varese. Durante il turno possono avere il vitto gratis, se sostengono spese di servizio vengono rimborsati. Cityangels ha anche 40 dipendenti che sono lavoratori a tutti gli effetti. Per saperne di più, c’è il numero gratuito: 800.92.30.21 o si può contattare il coordinatore nazionale Alfredo Tavernese al 3294345492. Il servizio d’ordine di sagre e fiere è uno degli obiettivi dell’Associazione carabinieri, www.assocarabinieri.it, formata da carabinieri in servizio e in congedo, familiari e simpatizzanti, con sedi in tutta Italia. Sono previsti rim- CONTRIBUTI PER CHI ACCOGLIE UN MINORE L’affidamento familiare prevede in molti casi dei rimborsi. Si tratta di una forma di volontariato che consiste nell’accoglienza temporanea nella propria casa di un bambino o di un ragazzo ancora minore. Molti gli over 60 anche single che hanno scelto la strada dell’affidamento. Durante il periodo rimane il legame fra minore e famiglia d’origine. L’affidamento può essere di tipo residenziale, sia di notte 6 FEBBRAIO 2009 NOTES che di giorno, o diurno, solo di giorno. Il comune di Roma, ad esempio, ha previsto un contributo mensile per il mantenimento del minore da un minimo di 300 sino a 450 euro. Sono previsti rimborsi aggiuntivi per le spese in base alle esigenze del minore, come le visite mediche o le medicine. Per informazioni Centro Comunale per l’affido “Pollicino”, telefono 06.68806880. A Torino, il Comune prevede un contributo mensile a partire da un minimo di 413 euro al mese. Per informazioni si può consultare: www.comune.torino.it/casaffido/, o chiamare il numero verde 800.254444. A Bologna, ad esempio, c’è “Il centro delle famiglie”, in via Orfeo 40/2, telefono: 051.6563311. Per Palermo informazioni nell’area affidi del sito www.comune.palermo.it o per telefono allo 091.322656. MA ANCHE A BUONI PASTO, PALESTRE CONVENZIONATE E ALTRI BENEFIT borsi per motivi di servizio in buoni pasto, carburante, per i pedaggi autostradali e per i pernottamenti. Anzichè in città vorreste fare i volontari all’estero? Seniores Italia, www.senioresitalia.it, è un’associazione che si occupa di paesi dal Burkina Faso al Guatemala. Il gruppo ha come obiettivo compiti di alto profilo professionale. Grazie agli accordi con la Ue e altre istituzioni c’è la copertura delle spese: vengono pagati il costo del biglietto aereo, vitto, alloggio, il trasporto da e per l’aeroporto, il visto, le vaccinazioni e l’assicurazione. La sede nazionale è a Roma, tel: 06.4819540. Il volontariato può essere fatto anche via telefono: si viene formati e si risponde alle telefonate di chi è in difficoltà. E se il volontario ha un piano telefonico che prevede una ricarica in base alle chiamate ricevute, il telefonino si auto-ricarica. Un esempio di volontariato telefonico è proposto dalla www.lidap.it, Lega italiana per i disturbi d’ansia e gli attacchi di panico. Informazioni allo 0521.463447. Infine, aiutare i bambini negli ospedali è l’obiettivo dell’Abio, www.abio.org, l’associazione, presente in tutta la penisola, che ha alcune convenzioni con ospedali che permettono di usufruire di pasti in mensa con costi minimi. Vengono rimborsate le spese per missioni, come i biglietti del treno. Per informazioni: 02.45497494. Sergio Demarchi PER CHI SI OCCUPA DI PROTEZIONE CIVILE Una palestra che offre attrezzature professionali e istruttori qualificati gratis: un benefit per i volontari della protezione civile di Torino. Anche nel resto d’Italia questi volontari possono avere rimborsi e benefit per le loro attività. Sergio Zaccaria, direttore della direzione provinciale della protezione civile di Torino, spiega: «Il concetto è fare i volontari senza perderci economicamente. La palestra torinese è un’area fitness, per far sì che i volontari siano sempre allenati e in salute, pronti per gli interventi». Il direttore aggiunge: «Nel gruppo comunale i volontari sono quasi tutti in pensione. I senior sono più responsabili, più attenti e mettono passione». Per informazioni il sito internet è www.comune.torino.it/ protezionecivile/. Questi volontari, in caso di terremoti, alluvioni, incendi, sono tra i primi a intervenire, fornendo aiuti e gestendo il trasporto di cose e persone. Ci sono associazioni in tutta Italia, per capire qual è la più vicina a casa nostra si può andare sul sito: www.protezionecivile. it/volontariato/organizzazio ni.php. Per maggiori informazioni si può contattare il centralino del dipartimento della protezione civile allo 06.68201. Per avere ragguagli in Campania il numero è 800.232525, in Sardegna 070.6066517 e in Sicilia 800.458787. LE INFORMAZIONI SI TROVANO ONLINE Molti i siti web sul volontariato. Per cominciare, Wikipedia, l’enciclopedia libera, dedica spazio al tema all’indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Volontariato. Su www.volontariato.org/leggequadro.htm troviamo la legge 266/1998, dedicata al volontariato e all’articolo 2 si parla di rimborsi. Ricco di spunti il portale www.volontariamo.com, con aree dedicate alla formazione e a bandi e concorsi per le associazioni. Sul portale nazionale del cittadino, su www.italia.gov.it, basta cliccare in fondo a destra nell’area “Io sono volontario” per saperne di più. Informazioni sulla Caritas, l’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana, su www.caritasitaliana.it. Per la regione Lazio c’è un intero portale: www.volontariato.lazio.it. Anche la Lega Ambiente, che organizza “viaggi-lavoro” a costi minimi ha un web: www.legambiente. it. Per conoscere la più grande associazione per la difesa degli animali, il link è invece www.wwf.it. NOTES 7 FEBBRAIO 2009 Questioni di casa PAGAMENTI Novità: chi viaggia nei Paesi europei deve avere meno contanti in tasca DALL’INIZIO DELL’ANNO SONO OPERATIVE LE NORME COMUNITARIE ANTIRICICLAGGIO: VANNO NOTIFICATE LE SOMME OLTRE 10 MILA EURO ora in poi, sarà più complicato viaggiare entro i confini dell’Unione europea, con al seguito molti contanti. Dal 1° gennaio sono entrate in vigore anche in Italia le regole comunitarie sui movimenti transfrontalieri di denaro, stabilite dal regolamento (Ce) 1889/2005, relativo ai controlli di denaro in entrata e uscita dalla Ue, che ha completato la normativa europea in materia valutaria. Obiettivo: introdurre misure più stringenti contro il riciclaggio di capitali. D’ QUANDO DICHIARARE ALL’AGENZIA DELLE DOGANE 250 mila È il limite fissato per la sanatoria: se l’importo eccedente supera questa soglia, l’oblazione non è ammessa 8 FEBBRAIO 2009 NOTES La novità che più incide sui cittadini consiste nell’obbligo, per chi entra nel territorio nazionale o ne esce e trasporta denaro di importo pari o superiore a 10.000 euro, di dichiarare questa somma all’agenzia delle Dogane. Il regolamento del 2005 è stato recepito nel nostro ordinamento interno con il decreto legislativo n. 195/2008, varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 19 novembre (Modifiche e integrazioni alla normativa in materia valutaria in attuazione del regolamento); questo provvedimento fissa l’obbligo di compilare una dichiarazione da parte delle persone fisiche in entrata o in uscita dalla Ue che portano con sé danaro per un importo pari o superiore a 10.000 euro (il Dm 15 giugno 2007 aveva già provveduto a diminuire il tetto rispetto a 12.500 euro). Ma va precisato che per «danaro contante» va inteso anche qualsiasi strumento non tracciabile utilizzato come mezzo di pagamento, compresi, pertanto, i travellers cheque o gli strumenti incompleti firmati ma privi del beneficiario. Le disposizioni del decreto non si applicano ai trasferimenti di vaglia postali o cambiari, ovvero di assegni postali, bancari o circolari, tratti su o emessi da banche o Poste italiane che rechino l’indicazione del nome del beneficiario e la clausola di non trasferibilità. La dichiarazione cartacea o telematica va inoltrata direttamente all’agenzia delle Dogane (è l’unico organo competente a riceverla) e redatta su un formulario standard (in conformità al modello al- legato al decreto) composto da una trentina di voci, fra cui, nella sezione relativa al trasferimento, l’origine del denaro (cioè se proveniente da vendita di immobili, risparmi, proventi commerciali) e le generalità del dichiarante. Se la denuncia è cartacea va presentata, in forma scritta, quando si passa la frontiera agli uffici doganali che ne rilasciano copia con attestazione del ricevimento da parte dell’ufficio; se invece si preferisce inviarla via e-mail all’agenzia (in base alle indicazioni su www.agenziadogane.it), prima del passaggio del confine, allora si dovrà portare al seguito copia della dichiarazione assieme al numero di registrazione attribuito dal sistema telematico doganale. I poteri di vigilanza, accertamento e contestazione delle violazioni sono divisi fra Dogane e Guardia di Finanza, che può arrivare a sequestrare fino al 40% delle somme non dichiarate che superano il tetto dei 10.000 euro. A chi non rispetta l’obbligo, però, è fatta salva l’opportunità di sanare la propria posizione tramite un adempimento oblatorio, che consiste nel pagamento di una somma pari al 5% (con un minimo di 200 euro) del denaro che eccede la soglia. Oltre i 250 mila euro l’oblazione non sarà ammessa. Chiara Conti a cura di SILVIO REZZONICO I DIRITTI DELLA NUORA SULL’ALLOGGIO EREDITATO ono proprietaria di una casa per 3/4 Smarito) mentre 1/4 (dopo la morte di mio appartiene a mio figlio. Vorrei dividere la casa e fare due appartamenti, uno per piano. L’ufficio tecnico però non lo permette perché il nuovo piano regolatore ha collocato la casa in una zona classificata come “Zona E 6” ambito di interesse agricolo e pertanto deve rimanere, se non si è agricoltori, edificio unico (non così 30 anni fa). Ora mio figlio vorrebbe sposarsi e, d’accordo con la futura nuora, venire ad abitare con me, però la casa resterebbe sempre edificio unico. Venendo ad abitare con me faremmo tutti parte dello stesso nucleo familiare e se domani dovesse capitare una separazione, la casa resterebbe tutta a mia nuora o soltanto il piano che concedo loro? E se nel frattempo io dovessi morire (ho 76 anni) mio figlio (erede) potrebbe restare nella mia parte? L. P. Genova I Non ci esprimiamo sull’impossibilità di frazionare l’edificio in due appartamenti, non conoscendo le specifiche di piano (che ci paiono un po’ “strane”, però). Sia che suo figlio si sposi in comunione che in separazione dei beni, il quarto di proprietà appartiene solo a lui, come bene posseduto prima del matrimonio. In caso di separazione tra coniugi, tuttavia, il giudice potrebbe assegnare in uso (non in proprietà) la casa alla moglie, ma solo se affida ad essa i figli eventualmente nati dal matrimonio e solo fino a quando i loro figli non divengono indipendenti. In ogni caso, l’attribuzione riguarderebbe solo la casa familiare in cui effettivamente vivono (quindi il relativo piano). In caso di morte sua, la futura nuora non vanta diritti ereditari. In caso morisse prima di lei suo figlio (stiamo vagliando tutte le possibilità) i diritti ereditari passerebbero solo ad eventuali figli della nuova coppia, non a sua nuora (diritto di rappresentazione, articoli 467 e seguenti del Codice civile). Solo in caso di morte prima sua e in seguito di suo figlio, sua nuora potrebbe accampare diritti. LA VETRATA SUL BALCONE: CHI PAGA LE SPESE? Sono proprietaria di un appartamento in un condominio dove su una facciata c’è un balcone lungo e stretto per piano. Un condomino ha chiuso il suo balcone con una vetrata appoggiata al soffitto soprastante fino al limite del soffitto stesso. Ora si lamenta di alcune infiltrazioni d’acqua che avverrebbero dal pavimento del mio balcone sovrastante, che mi pare in ottime condizioni. Vorrei sapere se il calpestio del balcone è del proprietario del balcone stesso e così il soffitto sottostante. Il frontalino di detto poggiolo, poiché fa parte dell’estetica del caseggiato, a chi appartiene? Poiché è quello che si vede danneggiato, a chi spetta la spesa di riparazione? S. B. Bergamo I Il balcone sporgente appartiene al proprietario del balcone, a cui compete la manutenzione sia del piano di calpestio che della parte sottostante (le sentenze di Cassazione più recenti hanno scartato l’orientamento dei giudici che stabiliva che la manutenzione competesse al proprietario del balcone sottostante). La chiusura di un balcone con una vetrata, incrementando di fatto la superficie calpestabile dell’alloggio di competenza, costituisce un abuso edilizio, a meno che l’opera sia assentita dal Comune o condonata. Va inoltre aggiunto che, essendo la soletta del balcone superiore di proprietà del relativo proprietario, non è possibile per colui che è proprietario del balcone inferiore utilizzarla per agganciare tende o inserire profilati che sorreggano vetrate, senza l’assenso del relativo proprietario (sentenze anche recenti lo confermano). Tale diritto può però essere usucapito se esercitato ininterrottamente per vent’anni. Il frontalino del balcone è normalmente attribuibile al proprietario del balcone stesso, a meno che il frontalino stesso non corra lungo tutta la facciata, divenendone una componente determinante. Tuttavia, anche in questo caso, se i danni al frontalino sono causati dalla mancata manutenzione da parte di un condomino del proprio balcone, la riparazione spetta al condomino stesso. La responsabilità dei danni da infiltrazione provenienti dal balcone sovrastante compete al proprietario del balcone soprastante, se si prova che egli ne sia la causa. Non sempre l’apparente buono stato del piano di calpestio esclude che l’infiltrazione esista. Da questa serie di considerazioni discende che, anche nel caso in cui l’infiltrazione sia dovuta a problemi del piano di calpestio del balcone sovrastante, il proprietario di quello sottostante può a sua volta trovarsi “in torto” per altri e diversi motivi. Il condominio, comunque, non c’entra. Forse è il caso, su queste basi, di giungere a un compromesso. NOTES 9 FEBBRAIO 2009 REGOLAMENTI Vademecum di “sopravvivenza” per il musicista in condominio È SOLO UNA QUESTIONE DI DECIBEL, MA TROVARE UN ACCORDO PER SUONARE SENZA DISTURBARE I VICINI NON È COSA FACILE ’è chi paga per sentir suonare e chi per mettere a tacere per sempre lo strumento del proprio vicino. Che si tratti di un violino o di un martello pneumatico la legge è uguale per tutti: niente rumori molesti in condominio. E a fare la differenza tra l’aspiratore e la Sonata n°11 di Mozart è solo una questione di decibel: probabilmente l’apparecchio elettronico ha la meglio sul rondò “Alla Turca”. Le liti tra condomini riguardano C sempre più spesso l’uso di uno strumento musicale e la passione o lo studio possono diventare impossibili se non si raggiungono accordi. Tutti gli strumenti, in effetti, possono superare la soglia dei 5 decibel oltre la quale un rumore può essere ritenuto “molesto”: un livello che viene superato anche dall’autobus che passa sotto casa, talvolta anche da stereo e tv. Ma è il livello di tolleranza dei vicini che fa la differenza. Là dove c’è un rispetto delle fasce orarie e delle esigenze dei condomini che si coniuga con l’amore per la musica o la “comprensione” verso chi si dedica ad uno strumento non insorgono problemi. Spesso però accade che non basta un semplice accordo di civile convivenza e chi suona può solo mettere mano al portafoglio per cercare di isolare il più possibile la propria abitazione. LE POSSIBILI SOLUZIONI Ai musicisti non resta che adeguarsi cercando di isolare il proprio appartamento – o la stanza in cui studiano – per non far uscire i rumori. La soluzione più efficiente – ma costosa – è quindi l’insonorizzazione della stan- za, che deve riguardare anche porte e finestre. I pannelli fonoassorbenti possono essere di diverso materiale, dal poliuretano al sughero con uno spessore di circa 10-20 centimetri. Il costo parte dai 50 euro al metro quadro per il solo materiale, ma il preventivo per una stanza di 15 metri quadri è di circa 5 mila euro per ogni parete, a cui si devono aggiungere finestre fonoisolanti e porte insonorizzate. Un’alternativa più economica, adatta per chi suona il pianoforte – uno degli strumenti più “rumorosi” – sono le pedane fonoassorbenti che riducono le vibrazioni dei bassi. Le pedane sono composte da pannelli in gomma e lana di roccia e costano circa 350 euro: l’isolamento però non è totale e protegge soprattutto il piano sottostante. Esistono anche pannelli da mettere dietro la cassa armonica dello strumento, che hanno l’effetto di ridurre l’intensità del suono. Sia per il pianoforte che per altri strumenti a corda (come il LA NORMATIVA A CUI RIFARSI Il ricorso all’intervento dei vigili o addirittura al tribunale si basa sull’articolo 659 del Codice penale che punisce “il disturbo della pubblica quiete da chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori […] disturba le occupazioni o il riposo delle persone”. Suonare uno strumento in condominio rientra in questa specie. E a fare giurisprudenza è stata violino, il violoncello, ecc.) esiste la possibilità di applicare delle cuffie, così da poter eliminare del tutto l’emissione del suono. Per chi suona molte ore al giorno può essere difficile sentire il suono in cuffia invece che al naturale e, secondo alcuni accordatori, corde e martelletti ten- anche la Cassazione con una sentenza del 2001 (sentenza n° 10735 del 3 agosto 2001) che dopo 19 anni di processo ha stabilito che, per capire se il rumore è eccessivo, non si deve prendere come riferimento i normali livelli di decibel (che dipendono dai regolamenti comunali) superati i quali si può parlare di inquinamento acustico. La differenza va fatta con i rumori di fondo, così che in un condominio immerso nel verde il suono dovrà essere ben più basso rispetto a quello permesso in un appartamento vicino alla tangenziale. Nel caso preso in esame dalla Cassazione una pianista di Firenze non avrebbe dovuto superare, suonando, i tre decibel, nonostante che si dedicasse allo studio solo nei giorni feriali, dalle 16 alle 20, e dopo aver insonorizzato lo strumento. dono a consumarsi di più. Alcune grosse aziende, come la Kawai, da qualche anno producono strumenti elettronici del tutto simili a quelli classici: il costo si aggira sui 7.000 euro, ma è possibile applicare le cuffie ogni volta che ce n’è bisogno. Eleonora Della Ratta 5.000 euro a parete Un sistema efficace è insonorizzare e usare materiali fonoassorbenti per porte e finestre IL CASO STUDIARE IL PIANOFORTE PUÒ COSTARE IL CARCERE Due mesi di carcere e 20 mila euro di risarcimento danni. Questa la condanna che il Tribunale di primo grado di Formia ha inflitto a un giovane pianista che da oltre sei anni è in causa con il vicino di casa per colpa della musica. Apprezzato nei concerti, applaudito alla Fenice di Venezia, premiato in importanti concorsi internazionali, Marco Ciampi 10 FEBBRAIO 2009 NOTES ha raccolto il consenso di critica e pubblico, ma non di chi abita alla porta accanto. E così dal 2002 si incontrano in tribunale. «Vivo in questo condominio da più di vent’anni e fino al 2002 ho sempre studiato senza alcun problema – racconta Marco Ciampi, 27 anni, – poi è arrivato un nuovo condomino che da subito ha protestato perché non voleva che suonassi, nonostante che io avessi sempre rispettato gli orari previsti dal regolamento condominiale». Il primo passo è stata una denuncia all’Arpa che nel dicembre di quell’anno è intervenuta con un perito per rilevare il livello di inquinamento acustico: «Tutto è avvenuto a mia insaputa, ma i decibel registrati erano di 4,1, mentre il limite per legge è di 5 in orario diurno e 3 di notte – spiega il pianista. – Nonostante ciò le proteste sono continuate e ho cercato di porre rimedio con l’insonorizzazione». Pannelli di polistirolo per il pianoforte, una doppia parete – in sughero e poliuretano – per isolare la parte confinante hanno abbassato i decibel, ma non riportato la pace sul pianerottolo: «La vigilia di Natale di sei anni fa c’è stata la prima querela e il Gip di Latina ha deciso per una multa di 160 euro per me e altrettanti per mio padre come proprietario dell’immobile. La sentenza del giudice di pace è stata invece a nostro favore, ma il mio vicino ha avviato un processo civile». Nuove perizie con un pianista nominato dal tribunale e nuovi rilievi fonometrici: il valore registrato – come racconta Ciampi – questa volta era di 2,7 e il giudice ha assolto il pianista. Ma l’art. 659 del codice penale ha dato modo al vicino di avviare un processo penale: disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone, il reato contestato. Nuove perizie e un risultato sorprendente: «Non si capisce con quali calcoli il perito abbia registrato un livello di 7 decibel, nettamente superiore a tutti i rilievi precedenti – racconta Ciampi. – Che qualcosa non torni in questa perizia è chiaro, ma intanto io e mio padre siamo stati condannati a due mesi di carcere ciascuno e 20 mila euro di risarcimento danni». Tra qualche mese il ricorso in secondo grado, al tribunale di Roma. NOTES 11 FEBBRAIO 2009 IN CASA Sicuro, ma anche accogliente: l’alloggio a misura di anziano È IMPORTANTE PREVENIRE GLI INCIDENTI DOMESTICI, MA BISOGNA AVERE UNA CASA CHE SIA CONFORTEVOLE E FACILE DA VIVERE ” Il 60% degli anziani sta molto davanti alla tv, ma il 31% preferisce dedicarsi alla lettura ” a stragrande maggioranza degli italiani ama stare nella propria casa. Ma se in media il salotto è l’ambiente preferito, ciò non vale per la fascia sempre più ampia di over 65, che preferisce la cucina (55%). È quanto emerge dall’indagine “Gli italiani e la casa”, volta a scoprire i costumi abitativi del nostro Paese e curata da Astarea per Stannah, leader nella produzione di montascale. La ricerca (basata su 2.100 interviste telefoniche, raccolte in 180 punti della Penisola con un campione rappresentativo dai 35 anni in su) evidenzia che la maggioranza dei connazionali (60%) abita in condominio e solo il restante 40% in case individuali: nel Nord Est, dove so- L no meno diffusi i condomini, sono soprattutto le persone over 65 a vivere in case monofamiliari. IL CENTRO DEGLI AFFETTI Ma cosa rappresenta la casa per gli italiani? Se dal 45% dei 5465enni è considerata il “centro dei propri affetti”, questo valore scende al 35% per la popolazione di over 65 intervistati contro una media nazionale del 39 per cento. Per Astarea questo fenomeno si spiega con il fatto che “i 54-65enni vivono in una dimensione casa-centrica e presumibilmente ancora in coppia, svolgono diverse attività, con la presenza, anche intermittente, di nipoti”. Andando invece avanti con gli anni, “questa situazione rischia di depauperarsi, con la perdita del compagno/a, degli amici, con la riduzione della vita sociale” e la casa finisce per essere vissuta in “modo meno affettivo”. La percentuale di anziani che guarda la tv, se pur in cucina, è superiore alla media nazionale (60% contro 57%). La lettura è invece prediletta di più nei grandi centri (36%) e tra le persone di ceto superiore (53%) e gli anziani la scelgono, in linea con la media nazionale, per il 31% dei casi. La ricerca di Astarea voleva anche verificare la presenza di barriere architettoniche all’interno delle case: risulta che il 36% degli anziani deve superare una scala esterna, mentre il 29% ha una scala all’interno della casa. Più di un terzo sceglierebbe, se necessario, l’installazione di un montascale o di un ascensore. UN AMBIENTE PER TUTTI Ma è possibile realizzare una casa “a misura” di anziano con specifiche soluzioni architettoniche, tecnologiche e gestionali? «Noi partiamo da un’ottica più ampia, quella del Progetto per l’Utenza Ampliata, – spiega l’architetto milanese Giovanni Del Zanna – che cioè considera un nuovo modo positivo e propositivo di porsi davanti al progetto, per realizzare spazi fruibili per tutti. Da oltre quindici anni ci occupiamo di progettazione per l’accessibilità, il che però non significa realizzare abitazioni specifiche per anziani o persone disabili, anzi lo sforzo è proprio quello di evitare una stigmatizzazione delle persone con qualche difficoltà». Non esiste, pertanto, una ricetta “a prio- ri” valida per tutti. Senza dubbio, però, dice l’architetto, «una progettazione accessibile richiede una certa attenzione alla sicurezza, ma ciò non significa che l’ambiente non possa essere accogliente. Bisogna sempre partire dalla persona, dall’uomo, dai suoi bisogni e provvedere con interventi calibrati». Del Zanna cita l’esempio del bagno: «Al posto di stanze con piastrelle rigorosamente di colore bianco e nero, poco illuminate e tristi, è senz’altro meglio un ambiente colorato e pieno di luce, che invece dei sanitari per i disabili utilizza quelli sospesi, molto più comodi e utili». La domotica, e quindi la tecnologia, può poi dare un aiuto importante nel rendere la quotidianità domestica più semplice, un aspetto su cui l’architetto Del Zanna è stato tra i primi a cimentarsi con il “Progetto Abrì”, che, sviluppato dal 1999 al 2001, proponeva già ai tempi di inserire all’interno della casa la domotica per garantire l’accessibilità. «Con l’impiego della tecnologia si può fare molto, ma occorre abbinare al problema le funzioni che possono ritornare utili. A proposito, si dovrà distinguere fra domotica per l’autonomia della persona – in cui rientrano co- L’ASSOCIAZIONE NATA AD HOC “Invecchiare bene restando a casa propria, mantenendo autonomia e indipendenza e un buon livello di qualità della vita”. Come si legge all’indirizzo Internet www.uni.net/aea/, è questo l’obiettivo che si è posta l’Associazione “Abitare e Anziani” (AeA), fondata a Roma nel 1998 e guidata dal presidente Mario Corsini. L’associazione si impegna affinché vengano messi in campo tutti gli strumenti tecnici, economici e sociali che permettano all’anziano e alla sua famiglia di non ricorrere a una casa di riposo. Di qui il sostegno a tutta una serie di iniziative finalizzate principalmente a migliorare la qualità abitativa, in modo che l’alloggio e il quartiere siano in grado di rispondere ai bisogni dell’anziano anche quando l’autonomia si riduce e, al contempo, per garantire aiuti a domicilio. mandi vocali, sensori per fare accendere tv e luci, per le poltrone reclinabili ecc. – e quella mirata alla sicurezza, e a sua volta, per quest’ultima, si deve distinguere fra interventi per la sicurezza dell’abitazione o della persona». In questa categoria rientrano i sistemi per le chiamate d’emergenza, gli allarmi che segnalano un rubinetto rimasto aperto, il gas lasciato acceso, ecc. Chiara Conti 55 per cento La maggior parte di chi ha superato i 65 anni sceglie la cucina come ambiente preferito I CONSIGLI PRATICI PER NON CORRERE RISCHI NELLE CAMERE I tappeti Fare attenzione a non inciampare. Utilizzare la retina antiscivolo. Per evitare il rischio di incendio non far correre i fili elettrici sotto i tappeti. Evitare di utilizzare per i pavimenti la cera ed eliminare tutto ciò che è superfluo e può ostacolare il passaggio della persona anziana. 12 FEBBRAIO 2009 NOTES L’illuminazione Non lasciare le lampade vicino alle tende; soprattutto quelle alogene, che sviluppano molto calore e possono dar fuoco a tende e tappezzerie. Non coprire i lumi con un giornale o un panno, perché possono prendere fuoco. Per attenuare la luminosità esistono degli speciali dispositivi chiamati “varialuce”. Punti di appoggio. È bene averne a portata di mano. SULLE SCALE Devono essere illuminate in modo che non si creino zone d’ombra. Gli interruttori devono essere a portata di mano, collocati all’inizio e alla fine della scala. Per evitare che le scale si rivelino un luogo insidioso, è bene avere il corrimano installato su entrambi i lati e composto da materiale resistente e non tagliente. I gradini devono avere un rivestimento stabile e antisdrucciolo da mantenere sempre in buone condizioni. IN CUCINA Il piano di lavoro deve essere ben illuminato da tubi fluorescenti o alogene a bassissima tensione da applicare sotto i pensili. Ricordatevi di tenere sempre sotto mano una torcia da utilizzare in caso di black out. Bene anche le luci di emergenza che entrano in funzione automaticamente. Piano di cottura. Se è ancora uno di quelli vecchi, meglio sostituirlo con uno dotato di termocoppie, un dispositivo di sicurezza che, nel caso la fiamma si spenga a causa di una corrente d’aria o acqua bollente che tracima, blocca l’uscita di gas. In cucina occorre avere un foro, ossia un’apertura verso l’esterno normalmente di 10x10 cm che assicuri il ricambio dell’aria. IN BAGNO È consigliabile utilizzare i maniglioni antiscivolo, posizionando anche un seggiolino nella vasca. NOTES 13 FEBBRAIO 2009 NON AUTOSUFFICIENTI L’assistenza a domicilio può sostituire la casa di riposo 80 milioni per 87.000 famiglie È quanto stanzia il Veneto per chi cura i parenti a casa: un risparmio sulla spesa sanitaria 14 FEBBRAIO 2009 NOTES a sfida delle politiche sociali nel prossimo futuro si chiama domiciliarità: con l’aumento delle persone non autosufficienti in età avanzata, la permanenza degli anziani nel proprio domicilio è una strada quasi obbligata, complementare o sostitutiva alle case di riposo. Le Regioni sembrano essere d’accordo sull’importanza dell’assistenza domiciliare, dal Piemonte, con1.000.739 ultra 65enni, di cui 481.388 ultra 75enni, alla Lombardia, dove gli over 75 sono 848.066, circa il 9% dell’intera popolazione, e incidono per il 28% sulla spesa sanitaria, al Veneto, con 887.000 anziani (il 19% della popolazione), che potrebbero salire a 1.256.000 (26% della popolazione) entro il 2025. L Stefano Valdegamberi, assessore alle politiche sociali del Veneto, definisce la famiglia “l’ammortizzatore sociale per eccellenza”. «La casa di riposo, per quanto accogliente, è un luogo lontano dagli affetti, mentre la famiglia mette in moto un principio di solidarietà automatico tra generazioni che crea effetti benefici per tutta la società» dice l’assessore. E anche per le casse pubbliche: «In Veneto i centri per persone non autosufficienti accolgono circa 25mila persone, con un costo che ricade sulla spesa sanitaria per 429 milioni di euro. Mentre la spesa per sostenere 87 mila famiglie che scelgono di assistere i propri cari a casa è di 80 milioni di euro». Secondo l’assessore della Campania, Alfonsina de Felice, «prima le famiglie meridionali tenevano con sé i propri vecchi, ora l’assistenza è sempre più relegata alla struttura pubblica. La domiciliarità impedisce l’impoverimento dei rapporti parentali e non disperde il vissuto degli anziani che hanno bisogno di rimanere nel proprio contesto affettivo e sociale. La medicina riconosce da tempo l’incidenza dei fattori psicologici sulle origini cliniche della malattia». Ma implica l’organizzazione di servizi «che sostengano l’intero bagaglio di pesi sulle famiglie per alleggerirne il carico di cura». Il primo di questi, declinato in modi diversi nelle Regioni, è l’assegno di cura, un contributo che viene dato all’anziano non auto- sufficiente per incentivare la domiciliarità. In Veneto il contributo regionale va dai 100 ai 600 euro mensili ed è riservato agli anziani non autosufficienti con reddito Isee inferiore ai 15mila euro. UN “TITOLO D’ACQUISTO” In Lombardia non esiste nessuna limitazione di età o reddito, l’unica discriminante è la condizione sanitaria dell’assistito. Il voucher, che può essere ottenuto rivolgendosi alle Asl, è una specie di “titolo di acquisto”, da utilizzare per comprare prestazioni di assistenza socio-sanitaria. Esistono tre diversi livelli di contributo: uno “di base” da 362 euro mensili, il secondo per pazienti critici da 464 euro e il buono da 619 euro per pazienti terminali, che può essere erogato anche più di una volta al mese. Nel 2007 i “buoni sociali” hanno raggiunto 22.178 fruitori, di cui il 52% rappresentato da anziani (11.478), di cui la maggior parte, 6.759, hanno oltre 80 anni. Complessivamente, gli assegni erogati sono stati 116.313. Assegni per non autosufficienti anche in Liguria. L’importo del buono dipende dal reddito: è di 280 euro mensili per i redditi Isee compresi tra 10.001 e 20mila euro, di 350 euro per i redditi uguali o inferiori a 10mila euro. In Piemonte, dove esiste un fondo regionale che viene ripartito sul territorio, ci sono poi interventi economici specifici, tra cui il buono famiglia, CON UNA RETE DI SERVIZI SPECIFICI. CHE COSA FANNO LE REGIONI riservato a persone assistite direttamente dai familiari, l’assegno di cura per gli assistiti da personale specializzato assunto dalla famiglia e i buoni servizio per l’acquisto di prestazioni specifiche erogate da strutture accreditate. Campania, Emilia Romagna e Lazio hanno istituito fondi per i non autosufficienti che ripartiscono i contributi ai Comuni. La tendenza, o almeno l’intenzione, sembra essere quella di aumentare l’entità di questi fondi per far fronte alle esigenze di assistenza domiciliare. In Campania, ad esempio, il Fondo per le non autosufficienze (8 milioni nel 2008, che saliranno a 25 nel 2009) prevede che almeno il 60% delle risorse venga utilizzato per servizi domiciliari. Nel Lazio, nel 2008, il fondo è stato finanziato dalla Regione con 12 milioni. La domiciliarità richiede però una diversa struttura dei servizi. Secondo Teresa Angela Migliasso, assessore della Regione Piemonte, «non bisogna contrapporre domiciliarità e residenzialità, ma pensare a un sistema di servizi per rispondere in modo flessibile ai bisogni delle persone». Per l’assessore, «la permanenza a domicilio ha indubbi vantaggi sul piano psicosociale poiché consente agli anziani di rimanere nel proprio contesto di vita, che non è solo fatto dalla casa bensì dalle relazioni, dagli affetti, dalla propria storia». Ma ci sono casi in cui la domi- ciliarità non è la soluzione migliore. Ci sono patologie che non possono essere curate a domicilio, ma anche specificità territoriali: in Piemonte d’inverno alcune frazioni restano isolate. «Gli operatori socio-sanitari devono saper sciare per raggiungere alcune valli montane», continua l’assessore. La casa di riposo, dunque, non è un’ “ultima spiaggia”, ma una parte attiva nella rete dei servizi. «In quest’ottica, le strutture residenziali non devono essere entità chiuse che danno servizi solo ai propri assistiti, ma devono fornire servizi a tutto il territorio», dice Valdegamberi della Regione Veneto. Anche le famiglie che scelgono la domiciliarità possono affidarsi alle case di riposo per periodi limitati. IL SERVIZIO DIURNO Con il servizio diurno, l’anziano può trascorrere la giornata in casa di riposo, mentre i suoi familiari sono al lavoro, e tornare a casa la sera. Oppure, con i “servizi di sollievo”, la famiglia può affidare l’anziano alle strutture residenziali per periodi di tempo limitati. In Lombardia i centri diurni integrati per non autosufficienti, con funzione intermedia tra l’assistenza domiciliare e le strutture residenziali, offrono prestazioni di tipo sanitario, riabilitativo e socioassistenziale come le Rsa, ma anche servizi di animazione e di socializzazione. Il Piemonte offre dei “letti di sollievo”, periodi tempo- ranei di inserimento in struttura della persona non autosufficiente, e l’inserimento in centri diurni semiresidenziali. La Liguria prevede due livelli di centri diurni, a seconda della gravità delle capacità cognitive dell’anziano, mentre in Campania esistono strutture semiresidenziali, i centri sociali polifunzionali, e centri diurni per non autosufficienti. A questi centri si accede facendo domanda ai servizi sociali del Comune di residenza. La distribuzione dei centri sul territorio regionale è varia e dipende dalle strutture presenti in ogni Comune. In Emilia Romagna sono le case di riposo a occuparsi dell’inserimento temporaneo degli anziani, con una funzione di sollievo per la famiglia, mentre in Lazio questa funzione è assegnata ai centri diurni. Nell’assistenza domiciliare sono fondamentali anche i corsi di formazione per le badanti. In alcuni casi organizzati direttamente dalla Regione, in altri affidati a Comuni, Province e al terzo settore. Domiciliarità significa investimenti, servizi integrati sul territorio e soprattutto la definizione di piani personalizzati, ma può essere la soluzione migliore per una società in cui aumenterà il numero di anziani non autosufficienti. La famiglia, se non lasciata sola, può tornare a essere un forte ammortizzatore sociale. Michela Gelati ” PERMETTE, SE POSSIBILE, A CHI NON È AUTONOMO DI STARE IN FAMIGLIA Alcune Regioni sperimentano l’alternanza fra periodi in strutture e altri a domicilio ” NOTES 15 FEBBRAIO 2009 IN AUTO ALCUNI ACCORGIMENTI FANNO RISPARMIARE FINO A 150 EURO ALL’ANNO SUL CARBURANTE E CALA ANCHE L’INQUINAMENTO ” Tenere sotto controllo lo stato degli pneumatici è utile per contenere i consumi ” 16 FEBBRAIO 2009 NOTES sare la macchina in modo responsabile può far risparmiare fino al 10-15% dei consumi, pari a una minore spesa di carburante di circa 150 euro l’anno, e al contempo contribuire a inquinare meno. Il Ministero dello Sviluppo economico dà qualche indicazione al riguardo nell’ultima “Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di Co2 delle autovetture”, realizzata in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con quello delle Infrastrutture e dei Trasporti. U LA MANUTENZIONE È D’OBBLIGO Innanzitutto si deve badare alla manutenzione del veicolo: si tratta di una variabile importante per i consumi, oltre ad essere indispensabile per viaggiare in sicurezza. Il primo consiglio della Guida è di eseguire i controlli e le registrazioni previste dalla casa costruttrice. È bene poi fare attenzione periodicamente allo stato degli pneumatici: con pressioni troppo basse i consumi aumentano, dato che è maggiore la resistenza al “rotolamento” della gomma (e lo pneumatico si usura più velocemente). In fatto di gomme non bisogna scordarsi di usare quelle invernali solo quando le condizioni climatiche lo rendono indispensabile, visto che fanno salire i consumi. Altro accorgimento utile è cercare di non sovraccaricare la macchina, dato che il peso del veicolo e il suo assetto influenzano consumi e stabilità del mezzo. Anche togliere dal tetto portapacchi o portasci appena non più necessari permette di risparmiare qualcosa. Per la stessa ragione è bene evitare di viaggiare con i finestrini aperti. Passando ai dispositivi elettrici, le apparecchiature come il lunotto termico, i tergicristalli o la ventola di riscaldamento assorbono molta corrente, portando a bruciare più carburante. L’uso del climatizzatore aumenta parecchio i consumi, per cui è meglio usare gli aeratori. LO STILE AL VOLANTE Il volume del Ministero si occupa poi degli stili di guida. Al primo posto si trova il consiglio di partire subito e lentamente dopo l’avviamento del motore. Quest’ultimo non va fatto riscaldare restando fermi, visto che in questo modo ci mette più tempo e i consumi e l’usura delle parti meccaniche aumentano (così come le emissioni nocive all’ambiente). È bene poi non dare colpi di acceleratore quando si aspetta il sema- foro verde ed è invece consigliabile spegnere il motore in caso di sosta o fermata. Per quanto riguarda la scelta della marcia, bisogna passare il prima possibile a quella più alta: in caso contrario, il motore si usura in misura maggiore e si spendono più soldi per il carburante. Quanto alla velocità, il consumo cresce esponenzialmente quando si accelera, pertanto è bene non andare troppo forte, così come vanno evitate frenate e riprese brusche (mantenere la distanza di sicurezza aiuta ad avere un’andatura regolare). Oltre a permettere di avere qualche risparmio, adottando atteggiamenti di questo tipo si può dare il proprio contributo alla riduzione di anidride carbonica (o Co2). Un’azione importante se si pensa che il principale gas serra prodotto dall’uomo è proprio la Co2, che rappresenta circa il 75% delle emissioni mondiali. E la più rilevante sorgente di anidride carbonica è la combustione di carbone, petrolio e gas naturale. Per questo motivo, nel 1997 fu approvato il Protocollo di Kyoto, in vigore dal febbraio 2005, che impegna diversi paesi industrializzati nel mondo, tra cui il nostro, a ridurre le emissioni di una certa percentuale entro il 2012. La Ue dovrà ridurle complessivamente emissioni del trasporto cresceranno ancora del 13,2% entro il 2010 e di un altro 16% entro il 2020. Va detto però che l’inquinamento prodotto dai veicoli è legato anche alle prestazioni dei diversi modelli di auto. Si può dire che le nuove macchine di norma consumano meno di quelle prodotte in passato, grazie ai vincoli normativi sempre più stringenti imposti ai costruttori. Per incentivare l’acquisto di veicoli a basso consumo e la rottamazione di quelli più vecchi, sia la Finanziaria 2007 sia quella 2008 hanno stabilito contributi all’acquisto di macchine con basse emissioni che prevedevano anche l’esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per un certo periodo di tempo. Chi è interessato a comprare una nuova macchina può trovare un valido aiuto nella Guida del Ministero. Il testo riporta i dati dei consumi e delle emissioni di tutti i modelli in vendita al 31 marzo 2008 (si vedano le tabelle sotto). La Guida, diffusa in 35mila copie attraverso concessionari automobilistici, camere di commercio ecc. può essere scaricata gratuitamente all’indirizzo web www.sviluppoeconomico.gov.it. Marco Bortolato QUELLE CHE... PIÙ VERDE NON SI PUÒ A BENZINA Ministero dello Sviluppo economico, Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di Co2 delle autovetture - 2008 Con una guida consapevole si riescono a ridurre i costi dell’8% rispetto ai livelli del 1990 (l’Italia del 6,5%). E nella lotta all’inquinamento lo spostamento su gomma è responsabile di una grosse parte del consumo di energia. Nel 2005, infatti, il trasporto su strada rappresentava il 20,9% di emissioni di gas serra a livello nazionale e le auto hanno contribuito al raggiungimento di questo valore per il 60% circa. Nel nostro Paese la situazione sembra essere particolarmente critica: l’Italia presenta il primato mondiale di macchine procapite (1,69 abitanti per auto) e ha più di 46 milioni di veicoli circolanti. Le proiezioni dicono che le CONSUMO (litro/100 km) CASA COSTRUTTRICE E MODELLO 1 2 2 3 4 SMART FORTWO aut 2P coupè MHD DAIHATSU CUORE man 5P TOYOTA PRIUS due vol 5P (IBRIDO)* SMART FORTWO aut 2P cabrio MHD TOYOTA AYGO 1.0 aut due vol 3/5P (anche 3P aut) CILINDRATA EMISSIONI Co2 (gr/km) URBANO EXTRA MISTO 999 998 1497 999 103 104 104 105 4,9 5,5 5 5,1 3,9 3,8 4,2 4 4,3 4,4 4,3 4,4 998 108 5,5 4,1 4,6 A GASOLIO CONSUMO (litro/100 km) CASA COSTRUTTRICE E MODELLO 1 SMART FORTWO CDI aut 2P coupè/cabrio 2 VOLKSWAGEN POLO Bluemotion 1,4/59 kW FAP 3 BMW MINI Cooper D 2P ber due vol 4 BMW MINI Cooper D Clubman 3P SW 4 CITROËN C1 14 HDi 55cv 3/5P ber 4 PEUGEOT 107 ber 3P 1.4HDi 3/5P 4 TOYOTA AYGO 1.4 D due vol 3/5P * Auto a propulsione ibrida: accoppiano un motore a benzina con un motore elettrico. CILINDRATA EMISSIONI Co2 (gr/km) URBANO EXTRA MISTO 799 88 3,4 3,2 3,3 1422 99 4,9 3,2 3,8 1560 1560 1398 1398 1398 104 109 109 109 109 4,7 4,9 5,3 5,3 5,3 3,5 3,6 3,4 3,4 3,4 3,9 4,1 4,1 4,1 4,1 NOTA: la classifica considera i modelli in vendita al 31 marzo 2008 e suddivide i consumi a seconda che ci si muova nel traffico urbano, extraurbano o in entrambi. ABBREVIAZIONI: ber-berlina; P-porte; SW-station wagon; vol-volume; cambio automatico-aut, manuale-man, meccanico-mecc, semiautomatico-semiaut. NOTES 17 FEBBRAIO 2009 DIRITTI Quando il processo è troppo lungo si può essere risarciti ANCHE L’ORDINAMENTO ITALIANO HA RICONOSCIUTO IL GRAVE DANNO osa fare nell’ipotesi assai frequente che un processo duri sei, sette o addirittura nove anni prima di ottenere la tanto sospirata sentenza del tribunale? Quale rimedio viene garantito al cittadino che, talvolta anche per i motivi più futili (come liti condominiali, esigui crediti non soddisfatti), deve aspettare anni per vedere riconosciuto il proprio diritto? Oggi a tutti coloro che sono rimasti vittima di processi lunghi e troppo dispendiosi, viene almeno riconosciuta la giusta tutela risarcitoria nei confronti dello Stato. Il diritto a un processo di ragionevole durata, del resto, è stato garantito già dall’articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali firmata a Roma nel 1950, secondo cui “ogni persona ha il diritto a che la causa sia definita in modo giusto con un processo pubblico e in un tempo ragionevole”. La regola della “ragionevole durata” del processo è stata poi recepita dalla nostra Costituzione all’articolo 111 e tradotta in legge solo nel 2001, con la cosiddetta “Legge Pinto”. L’ordinamento italiano ha voluto così offrire tutela a tutti i cittadini che, indipendentemente dalla loro volontà, han- ai numerosi rinvii dovuti ad assenze o sostituzioni dei giudici). C ” Ma ai fini del conteggio non va considerato il tempo perduto per l’eventuale inerzia delle parti ” 18 FEBBRAIO 2009 NOTES I TEMPI DA RISPETTARE no dovuto aspettare molto tempo per vedere definito un processo e lo ha voluto fare introducendo un procedimento di rito camerale presso le Corti di Appello che, entro quattro mesi dal deposito del ricorso, hanno l’obbligo di pronunciarsi. NON IN TUTTI I CASI Ma non tutti i processi, sebbene apparentemente lunghi, possono dar luogo al risarcimento, dovendo essere considerati una serie di criteri: complessità del caso, comportamento delle parti, del giudice, ricorso a consulenze tecniche, testimonianze. In particolare, ai fini del conteggio dei tempi, non va considerato il tempo perduto per l’eventuale inerzia delle parti, ma andranno considerati i tempi prolungati dalla colpa dei tecnici eventualmente nominati o dalla carenza di strutture o dalla mancanza di organico (basti pensare Quando un processo può dirsi irragionevolmente lungo? Le Corti d’Appello, anche alla luce delle prassi giurisprudenziali della Corte europea dei diritti dell’uomo, hanno ritenuto ragionevole un processo che abbia una durata non superiore a tre anni per il primo grado e non superiore a due per il secondo. Tutto il tempo trascorso al di là di questi limiti è considerato irragionevole e fonda il diritto a vedersi risarcito per la eccessiva attesa. Il risarcimento riguarda sia il danno patrimoniale sia quello non patrimoniale, anche se, rispetto al primo, soltanto poche pronunce lo hanno riconosciuto, stante la difficoltà di correlare il suddetto danno patrimoniale alla eccessiva durata dei processi. Diversamente, la quantificazione del danno non patrimoniale è stata oggetto di numerosi dibattiti giurisprudenziali che hanno condotto alla regola non scritta che quantifica il risarcimento in circa 1.000 o 1.500 euro per ogni anno di ritardo. Problematico è stato fino al 2003 fornire la prova dell’irragionevole durata del processo; la Cassazione, infatti, fino a quel momento aveva sempre rigettato l’idea che il danno consistesse nello stesso ritardo del giudizio, ritenendo che le conseguenze negative provocate da CHE PUÒ DERIVARE DALL’“IRRAGIONEVOLE DURATA” DI UN GIUDIZIO un processo troppo lungo, andassero provate specificamente. Sul punto però sono poi intervenute quattro pronunce della Cassazione, che, proprio muovendo dalla rilevanza costituzionale del diritto alla ragionevole durata del processo, hanno stabilito che il diritto non patrimoniale, sussiste ogni volta che, accertata la durata irragionevole del processo, non ricorrano circostanze particolari che facciano escludere che tale danno sia stato subito dal ricorrente. Pertanto, ai fini di un risarcimento, non servirà più una specifica prova del danno, ma basterà dimostrare l’irragionevole durata del processo, sempre che non venga accertato il conseguimento di un vantaggio dal ritardo. I REQUISITI PER L’AZIONE La domanda di equa riparazione è proponibile solo se ricorrono tre presupposti: 1. l’irragionevole durata; 2. l’esistenza di un danno; 3. il nesso causale tra il primo e il secondo elemento. Il ricorso va depositato nella cancelleria della Corte d’Appello da un avvocato munito di procura speciale. Occorre poi conoscere i seguenti aspetti. Legittimato attivo. A ricorrere presso le Corti italiane per ottenere l’indennizzo del danno è chiunque nel processo “incriminato” abbia rivestito la qualità di parte; il diritto al risarcimento, infatti, è esercitabile a prescindere da quel- lo che sia l’esito della lite che si è protratta nel tempo, dunque, indipendentemente dal fatto che si abbia o meno vinto la causa. Giudice competente. La domanda di equa riparazione si propone dinanzi alla Corte d’Appello del distretto in cui ha sede il giudice competente (ai sensi dell’art. 11 del Codice di procedura penale) a giudicare nei procedimenti riguardanti i magistrati. Fondamentale, tuttavia, è il principio secondo cui la Corte d’Appello investita non può e non deve essere quella che incide sul territorio del circondario del Tribunale presso il quale si è instaurato il giudizio cosiddetto “lumaca” (ad esempio se il processo irragionevolmente lungo si è svolto a Napoli, competente per l’equa riparazione non potrà mai essere la Corte d’Appello di Napoli). Legittimati passivi. Il ricorso si deve proporre nei confronti del ministro della Giustizia quando si ricorre per il risarcimento di procedimenti troppo lunghi svoltisi dinanzi al giudice ordinario. Nei confronti del ministro della Difesa, quando si tratta di procedimenti del giudice militare, e nei confronti del ministro delle Finanze, quando si tratta di procedimenti del giudice tributario. In tutti gli altri casi il ricorso dovrà essere proposto nei confronti del presidente del Consiglio dei ministri. Termine di proponibilità. La domanda può essere proposta durante la pendenza del procedimento nel cui ambito la violazione si intende verificata o, a pena di decadenza, entro 6 mesi dal momento in cui la sentenza è divenuta definitiva (e non potrà più essere impugnata). SENTENZE ESEMPLARI Ecco alcuni esempi di pronunce che hanno tutelato vittime di processi assai lunghi. In particolare, va ricordato il decreto dell 16 marzo 2004 della Corte d’Appello di Napoli che accoglieva il ricorso presentato per ottenere la riparazione per il danno subito a causa dell’irragionevole durata di un processo iniziato nel 1998 (con ricorso al Tar Campania), contro il silenzio-rifiuto verso la richiesta di contributo per l’assistenza al familiare disabile del ricorrente e ancora pendente nel 2003. La Corte riconosceva un risarcimento di 500 euro per ogni anno di ritardo. Ancora, con decreto n. 13/06 la Corte d’Appello di Campobasso ha consolidato la giurisprudenza europea in materia, ravvisando un’equa riparazione nel riconoscimento di mille euro per ogni anno di ritardo in una causa di lavoro durata 10 anni e 7 mesi in primo grado. La Corte riconosceva sette anni di ritardo ritenendo che il processo in questione dovesse avere una durata non superiore a tre anni in primo grado. Laura Genovese 3 anni È la durata che non deve superare un giudizio in primo grado, che si riduce a due anni per il secondo grado NOTES 19 FEBBRAIO 2009 CONSUMATORI Per le cause “collettive” si dovrà aspettare luglio ANCORA UN RINVIO PER LA CLASS ACTION CHE CONSENTE DI AGIRE ” Legittimate a presentare le cause sono soltanto le associazioni iscritte nel registro nazionale ” a Finanziaria del 2008 aveva previsto la tanto attesa “class action”, ossia la normativa sulle cause collettive di risarcimento di danni a tutela di consumatori e risparmiatori. Queste novità dovevano entrare in vigore dal luglio del 2008 e invece sono stati già approvati due provvedimenti di rinvio. Non se ne parlerà fino a luglio. La class action rappresenta uno strumento importante per chi ha subito torti: se non si tratta di un caso isolato, ma uguale a quello di tanti altri, scatta il diritto di fare causa contro l’azienda responsabile insieme con gli altri, assumendo un peso decisamente maggiore rispetto all’azione individuale. Può trattarsi di prodotti difettosi o di danni conseguenti a comportamenti illeciti nell’ambito di qualsiasi rapporto contrattuale. Mentre, per il settore del risparmio, si pensi alle famose “truffe finanziarie” (Cirio, Parmalat, Argentina), caratterizzate in gran parte da modalità uguali che potrebbero essere risolte con sentenze valide per tutti. Per i risparmiatori, pertanto, si tratta di una grande vittoria, specie per gli aspetti economici (ogni aderente all’azione legale paga spese modeste rispetto a quelle legate a un’azione individuale). L LA PRIMA VERSIONE Le norme approvate inizialmente prevedevano alcuni articoli molto significativi, vediamoli. In 20 FEBBRAIO 2009 NOTES primo luogo, i soggetti abilitati a presentare la causa in Tribunale sono le associazioni di tutela dei consumatori e degli utenti, iscritte nell’elenco tenuto presso il Ministero delle attività produttive, o associazioni e comitati rappresentativi degli interessi collettivi. Un aspetto importante per garantire un’efficace difesa di un interesse collettivo ed evitare che piccoli gruppi potessero avviare azioni meramente ricattatorie. Oggetto della richiesta di risarcimento sono i danni subiti da singoli per prodotti difettosi, pratiche concorrenziali scorrette, comportamenti anticoncorrenziali o atti illeciti contrattuali (esempio: mancato rispetto delle norme sul collocamento o la negoziazione di obbligazioni Cirio, Parmalat, Argentina o altri casi simili). Gli utenti che vogliono aderire alla causa devono comunicare l’adesione all’inizio della procedura o successivamente (anche nel giudizio d’appello). Il Tribunale deve valutare se l’azione è ammissibile nella forma collettiva; se il giudizio è positivo, ne viene data diffusione per aprire anche ad altri l’adesione. Una volta emessa la sentenza, l’azienda colpevole deve pagare a tutti (in proporzione dei danni subiti) quanto stabilito dal giudice. Qui sta la forza della legge, perché evita tante cause singole che potrebbero anche chiudere (è successo spesso in passato) in modo diverso pur con caratteristiche identiche dei fatti. LE RESISTENZE Come accennato, la class action avrebbe dovuto entrare a regime dal luglio 2008, ma fin dall’inizio ad essa si sono opposte potenti lobbies, guidate da Confindustria e dall’Associazione bancaria italiana (le due principali categorie che rappresentano i soggetti che potrebbero essere chiamati in cause collettive). Dal fronte delle imprese (produttive e bancarie) è infatti un istituto assai temuto. Fin dall’inizio, infatti, Confindustria ha definito la legge un “atto di grave ostilità all’impresa, un provvedimento rozzo che espone le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi”. Reazioni non diverse nella sostanza da quelle dell’Abi (l’associazione che tutela gli interessi delle banche). Dopo un primo rinvio dovuto alla necessità di apportare “miglioramenti” e dare “chiarimenti” alle norme, la prossima data è luglio 2009, quando le va- CONTRO UN’AZIENDA INSIEME CON TUTTI GLI ALTRI DANNEGGIATI rie proposte di modifica al testo (già approvato, ricordiamolo, nel 2007) dovranno convergere in una proposta unica. IL PROGETTO DI LEGGE ATTUALE In base alla “proposta di testo unificato” presentata a fine 2008, le norme sarebbero un po’ diverse, tanto che molti già protestano temendo che l’arma della class action nasca spuntata e inefficace. Vediamo perché. Viene anzitutto previsto che sia obbligatorio costituire un “comitato” con atto pubblico, con denominazione dell’ente, della sede, l’indicazione dello scopo, l’elenco dei consumatori o utenti che ne fanno parte, con le generalità di ciascuno, nonché la dotazione del fondo comune, indicando il nome del presidente che ne avrà la pie- na rappresentanza. L’azione è ammessa quando il numero delle persone che aderiscono al comitato è pari ad almeno 250; nel caso in cui al comitato aderiscano una o più associazioni rappresentative dei consumatori e degli utenti, l’azione è ammessa se il numero è almeno pari a 100 persone. Rispetto al testo iniziale vi è un evidente aggravio d’incombenze: prima, se l’azione era guidata da un’associazione di difesa dei consumatori, non vi era alcuna necessità di formalizzare un gruppo. Ogni imposizione burocratica è fonte di possibili rigetti dell’azione per motivi formali e non sostanziali. Ma una volta costituito il comitato è “chiuso” e nessun altro può aderirvi. Un altro elemento lesivo degli interessi della collettività, basti pensare a ASSOCIAZIONI DI DIFESA DI CONSUMATORI E RISPARMIATORI NOME E-MAIL TELEFONO Adiconsum [email protected] 06.4417021 Adoc [email protected] 06.45420928 Adusbef [email protected] 06.4818632 Assorisp [email protected] 02.66703906 Assoutenti [email protected] 06.6833617 Cittadinanzattiva [email protected] 06.367181 Un. consumatori [email protected] 06.32695362 Federconsumatori federconsumatori @federconsumatori.it 06.42020755 quante persone possono non essere informate in tempo della nascita della class action, restandone esclusi. Se la causa viene vinta è efficace nei confronti di tutti i partecipanti al gruppo, ma non nei confronti di altri, pur se nelle stesse identiche condizioni. Dunque in attesa che la legge veda definitivamente la luce, è bene che tutti coloro che possono avere interesse ad un’azione collettiva contattino un’associazione di tutela dei loro diritti (si veda l’elenco sotto) e comincino a dare l’adesione potenziale a una class action. Come finirà? Difficile dirlo, visti gli enormi interessi in gioco. Certo è che l’esigenza di disporre di uno strumento utile per evitare di ingolfare i Tribunali con centinaia di cause singole è molto sentita. E un’efficace class action è indispensabile anche come “deterrente” nei confronti di chi oggi può contare sull’effetto “demoralizzante” di dover affrontare da solo una causa contro i “giganti” dell’economia e della finanza. Ricordiamoci che negli Stati Uniti (dove alcune aziende sono colossi mondiali) la class action è in vigore da decenni e il leader della più attiva associazione di difesa dei consumatori (Ralph Nader) è una celebrità, un vero e proprio benefattore di centinaia di migliaia di persone che hanno potuto recuperare somme anche ingenti per i danni subiti. Gianluigi De Marchi 250 aderenti È il minimo da cui dovrà essere composto il comitato per far partire la causa NOTES 21 FEBBRAIO 2009 ASSICURAZIONI Terza età: tante necessità e polizze per ogni esigenza OGGI È POSSIBILE SCEGLIERE FRA UN’AMPIA ROSA DI OFFERTE PER na volta lasciato il lavoro molti si pongono la domanda: “Come farò a mantenere un livello decoroso di assistenza in vista della vecchiaia?”. Con l’allungamento dell’età media, infatti, la speranza di vita di un pensionato è di circa 20 anni, un periodo durante il quale, oltre ad alcune soddisfazioni (come godersi la vita dopo tante fatiche), possono sorgere preoccupazioni per la salute o l’assistenza. Ecco perché negli ultimi anni le compagnie assicurative hanno preparato alcune polizze studiate ad hoc per la terza età e i suoi bisogni. I settori a cui un anziano dovrebbe dedicare attenzione sono almeno due: la protezione della salute e quella dell’autonomia. U ” Sono due gli ambiti ai quali un anziano deve badare: tutela della persona e dell’autonomia ” L’ASSISTENZA SANITARIA È la formula classica per coprirsi dai rischi derivanti da malattie, la soluzione ideale per chi vuole garantire a sé e alla propria famiglia un’assistenza di alta qualità, soprattutto nei casi di “grandi rischi” (interventi chirurgici, ricoveri per malattie gravi ecc.). Può sembrare strano, ma anche chi sceglie un ospedale a gestione pubblica può essere interessato: ad esempio, un professionista o un artigiano grazie a una polizza possono incassare, nel caso di ricovero, una diaria che consente loro di ricuperare parte del mancato guadagno nel periodo di malattia o per l’operazione subita. Quasi tutte le compagnie hanno oggi formule diverse che consentono di “ritagliarsi” la polizza su misura. Si può scegliere una formula “economica” che copre i rischi più gravi (interventi di alta chirurgia al cuore o al cervello, trapianti, ecc.), o una formula standard che copre interventi chirurgici e ricoveri per malattie e infortuni, o una formula “completa” che copre pure le visite specialistiche anche senza ricovero. Naturalmente meno si paga meno si riceve. Proprio perché le formule sono tante, bisogna fare attenzione a tutte le clausole, pretendere informazioni chiare, farsi fare più preventivi da più assicurazioni. Alcune compagnie, ad esempio, non rimborsano le visite specialistiche, altre non pagano la diaria in caso di ricovero, altre escludono le analisi di laboratorio e così via. MASSIMALI E FRANCHIGIE Attenzione anche a massimali e franchigie. Il massimale indica l’importo massimo che la compagnia paga: se per un intervento chirurgico c’è un limite di 50 mila euro, nel caso questo costi in realtà 70 mila l’esborso per il paziente sarà di 20 mila euro. Viceversa, con una franchigia di 5 mila euro, ogni rimborso sarà decurtato di questo importo che rimane a carico dell’assicurato. AVERE ASSISTENZA ANCHE A DOMICILIO. MA ATTENTI AI PREVENTIVI Reale Mutua offre “Assicurarsi Reale”, polizza di assistenza sanitaria per la famiglia alla quale è possibile abbinare la sezione “assistenza” (copertura che permette di usufruire di una serie di servizi, come un’ambulanza per il trasporto in ospedale o l’assistenza a domicilio di un fisioterapista). Si può scegliere fra tre formule, la “globale” (che assicura il rimborso delle spese sostenute in caso di ricovero, con o senza intervento chirurgico), la “grandi patologie” (che assicura il rimborso delle spese sostenute per le situazioni più delicate quali, ad esempio, interventi di alta chirurgia, trapianti ecc.), e la “diagnostica” (che rimborsa le spese sostenute per accertamenti resi necessari da malattia o infortunio). La polizza può essere stipulata fino a 70 anni e decade al 75° anno di età (ma esiste anche la formula “vita intera” senza scadenza, purché stipulata prima dei 55 anni). Il gruppo francese AXA offre PER ABBINARE LA PROTEZIONE SALUTE ALLA GESTIONE DEL RISPARMIO Una soluzione interessante nel settore dell’offerta di polizze agli anziani è quella messa a punto da Assicurazioni Generali e dalle principali compagnie del gruppo. Si tratta di Vivifuturo, un “pacchetto” completo di copertura che combina la protezione della salute alla gestione e tutela del risparmio, dedicato a persone 22 FEBBRAIO 2009 NOTES con età compresa tra 50 e 70 anni. Questo prodotto è composto da due moduli, denominati “Protezione & Assistenza” e “Gestione & Tutela”. Il primo è un piano assicurativo con tre diversi livelli di garanzia (Argento, Oro e Platino) che permette di scegliere, per tutta la vita e ad un costo predefinito, la copertura più adeguata alle proprie necessità. Sono previste tre diverse coperture: salute, con il rimborso delle spese chirurgiche e ospedaliere, check up, preventivi, ecc. persona, con pagamento di indennizzi per morte e invalidità permanente; autonomia, con il pagamento di una rendita vitalizia nel caso intervenga la perdita dell’autosufficienza. Il secondo si tratta di un investimento in una polizza che alimenta il pagamento dei premi del modulo di protezione. Con un unico contratto si mettono a frutto i risparmi e si utilizzano, in tutto o in parte, per coprirsi dagli eventi negativi. AXA Protezione Salute, un prodotto che propone tre formule: Completa (ogni tipo di copertura in qualunque struttura), Integrativa (per un miglior comfort nelle strutture pubbliche) e Speciale (per gli eventi gravi che possono compromettere la stabilità economica). Una formula particolare è quella seguita da Allianz (la società tedesca che ha rilevato le attività di RAS in Italia). La compagnia ha infatti stipulato un accordo con Arkimedica (una società specializzata nell’assistenza degli anziani) che prevede il programma Domani Sereno. L’offerta consente agli assicurati di utilizzare residenze gestite da Arkimedica, attrezzate per dare servizi di tipo assistenziale, sanitario, fisioterapico, alberghiero e ricreativo-culturale. Le strutture sono presenti in quasi tutte le regioni, in particolare in Piemonte, Lombardia, Toscana e Abruzzo. LA COPERTURA “DREAD DISEASE” Per chi non conosce l’inglese, “dread disease” significa “malattia terribile”. Si tratta, dunque, di una copertura contro il rischio di malattie gravi che comportano spese ospedaliere enormi, interventi chirurgici complessi, spesso viaggi all’estero per cure specialistiche. Non è però una polizza autonoma, ma una copertura complementare, perché è sempre abbinata a un’assicurazione vita. L’abbinamento più frequente è con una polizza caso morte (temporanea o a vita intera) o con una polizza mista. Una copertura che ha finalità soprattutto previdenziali, poiché l’indennizzo consiste in un sostegno economico che la compagnia s’impegna a erogare. Da notare che la copertura assicurativa è del tipo “una tantum”, nel senso che copre l’insorgenza di una sola malattia gravissima. Pertanto, una volta ottenuto l’indennizzo, nulla è più erogabile nel caso di una seconda malattia; peraltro, rimane in essere la polizza base (morte o mista) con la copertura in caso di decesso. L’insorgenza della malattia grave, oltre al diritto alla prestazione del capitale d’indennizzo, prevede anche un benefit costituito dall’esenzione dal pagamento dei premi non ancora scaduti, e ciò rappresenta un ulteriore vantaggio per i titolari della copertura, che possono così beneficiare di una prestazione senza dover più pagare. Il termine “Long term care” (Ltc) in Italia non è ancora molto conosciuto, ma si tratta di una formula interessante che potrebbe offrire un servizio indispensabile a molte persone che temono di in- 50 mila Se è il massimale previsto per un intervento che ne costa in realtà 70.000, l’assicurato verserà 20.000 euro NOTES 23 FEBBRAIO 2009 ” I premi sono più bassi se il contratto si stipula da giovani e se quindi è più lunga la durata dei versamenti ” vecchiare in cattive e complesse condizioni di salute. La soluzione immediata, se la famiglia non può o non vuole occuparsi di un anziano non autosufficiente, è sicuramente quella di cercare una badante, che risolve il problema dell’assistenza, anche dal punto di vista della compagnia quotidiana, ma non lo risolve (anzi, lo aggrava) dal punto di vista finanziario, perché la badante ha comunque un costo che cambia a seconda dei casi. Ecco allora che il sistema ideale per coprirsi dal costo può essere proprio quello offerto da una polizza Ltc, che garantisce, al verificarsi di certe condizioni, una rendita mensile o il pagamento di una retta presso una casa di riposo convenzionata. Si tratta di un contratto assicurativo che copre i bisogni dell’assicurato nel momento in cui non è più in grado di provvedere a se stesso. L’assicurazione parte dal pagamento per un certo periodo di premi e i premi sono più bassi se la polizza si stipula da giovani e se la durata dei versamenti previsti è lunga. In genere la durata è “a vita intera”, cioè copre il rischio fino alla morte dell’assicurato; il pagamento dei premi si sospende non appena sorge il diritto alla prestazione. Il diritto sorge al momento in cui si accerta la perdita dell’autosufficienza dell’assicurato, che si manifesta quando non può più compiere le cosiddette “attività elementari”, quali farsi il bagno, vestirsi/svestirsi, muoversi, alimentarsi. L’erogazione da parte della compagnia assicuratrice può avvenire in due modi: 1. rendita mensile 2. assistenza (senza alcun onere di spesa a carico dell’assicurato) in istituti convenzionati. LA RENDITA MAGGIORATA Un’altra modalità di realizzazione della copertura Ltc è quella della rendita “maggiorata”, che è un semplice contratto di rendita vitalizia immediata a premio unico, stipulato da una persona già bisognosa di assistenza in modo supposto permanente. Il senso della maggiorazione consiste semplicemente nel fatto che le condizioni sanitarie dell’assicurato comportano una più elevata mortalità e quindi, a parità di premio unico, una maggiore rata della rendita. Attenzione al fatto che quasi tutte le compagnie stabiliscono il cosiddetto “periodo di carenza” cioè un periodo nel quale non pagano (per evitare che chi ha già sintomi gravi riesca a nasconderli): un anno se l’inabilità è legata a malattia, tre anni per demenza senile. Ovvio che convenga pensarci per tempo, finché si è sani e non ci sono problemi. In teoria la polizza Ltc interessa gli anziani che temono di non poter più essere in grado di badare a se stessi, ma dovrebbe interessare tutti, perché anche i giovani devono programmare per tempo il loro “investimento in salute”. Alcuni esempi di compagnie che offrono polizze Ltc: Generali-lungavita ltc, Reale-assicurarsi reale ltc, Cattolica-sereno stabile, Axa-protezione autonomia, Fondiaria Sai-Ltc. Gianluigi De Marchi VOI DOMANDATE GLI ESPERTI RISPONDONO Club3 fornisce ai lettori anche un servizio Gli esperti di Club3 rispondono ad ogni di consulenza da parte dei suoi esperti. Le domande e le risposte di interesse generale potranno essere pubblicate, per gli altri quesiti la risposta sarà privata. Chi desidera usufruire di questa opportunità deve utilizzare il modulo qui a fianco versando un contributo spese di 25,82 Euro. domanda di carattere economico, finanziario, fiscale, normativo e previdenziale purché sia esposta in forma breve e non si tratti di un quesito multiplo. Gli esperti di Club3 si riservano di non dare seguito a quesiti ritenuti impropri, a loro insindacabile giudizio, rimborsando il contributo spese al lettore. Il contributo va versato mediante bonifico sul c/c 000000320800 c/o Banco Desio Ag.42 di Milano ABI 03440 – CAB 01601 IBAN: IT95W0344001601000000320800 intestato a 2C Edizioni. Allegare questo modulo e copia del bonifico e spedire in busta chiusa a: GLI ESPERTI DI CLUB3 c/o 2C Edizioni, Via Albani 21, 20149 Milano. 24 FEBBRAIO 2009 NOTES Nome e Cognome Via (o piazza) Cap Provincia Città Telefono Per informazioni su questo servizio si può telefonare ogni mercoledì – dalle 14 alle 15 – al numero 02.36.53.83.08.