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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
L’influsso delle nuove norme sulla operatività della Cassa
Banca e cooperativa
Appariva man mano più evidente la difficoltà di essere banca e cooperativa.
Alla prudenza, al buon governo e alla responsabilità degli amministratori e della direzione
erano quindi affidate le scelte e la strategia per lo sviluppo, ai sindaci i necessari e delicati controlli.
Il nostro consiglio continuò ad affrontare i problemi con dibattiti sempre più partecipati.
Lo testimoniano i verbali delle lunghe sedute, puntuali e dettagliati, da cui emergevano le preoccupazioni e il senso di
responsabilità.
La partecipazione era larga e non mancava il necessario
dibattito, anche con la contrapposizione di idee, prima di
assumere le decisioni.
L’opera di formazione e di coinvolgimento che negli anni
Ottanta, attraverso i convegni, le lezioni didattiche, i contatti con le realtà del movimento, le pubblicazioni e le circolari della nostra federazione, gli stessi dibatti nelle sedute,
avevano messo il consiglio in grado di affrontare gli aspetti
sempre più complicati dell’attività della Cassa.
Contro le spinte ai cambiamenti era stato necessario mantenere la stabilità del consiglio, perché questo, assieme all’impegno responsabile e alla preparazione, era (ma sempre lo
sarà) un valore ed una sicurezza per momenti importanti. Per
un più rapido cambio degli amministratori non mancò qualche critica isolata.
Nella assemblea del 1991 cominciò a farsi evidente il desiderio di partecipazione di qualche socio con proposte di avviare un ricambio nel consiglio. Anche nella assemblea del 1993
emerse qualche malumore per il ritardo nei cambiamenti e la riduzione a 13 dei consiglieri.
Questo aspetto, che fino a pochi anni prima non era oggetto di attenzione, con l’ampliarsi dell’attività, con il crescere della compagine sociale e in previsione dei tempi nuovi cominciò a diventare argomento di discussione del consiglio. Appariva ormai opportuno avviare una
fase di rinnovamento dell’organo amministrativo perché il ricambio sarebbe stato anche un
fattore di sviluppo. Bisognava preparare nuovi amministratori scegliendoli tra giovani preparati, capaci di analisi e di proposte, svincolando le loro nomine dalla rappresentanza di interessi di categorie, graduando comunque i ricambi per conservare una base stabile.
La recente creazione della consulta dei soci aveva avuto anche lo scopo di favorire i cambiamenti
avendo, tra gli altri, il compito di proporre autonomamente liste elettorali. Il regolamento della
consulta, approvato dalla assemblea dei soci, fu lo strumento necessario per fornire gli opportuni indirizzi alle decisioni assembleari e ad evitare inutili e eccessivi frazionamenti dei voti.
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1991 – Assemblea dei soci.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
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Nel suo primo secolo di vita il consiglio aveva avuto la seguente composizione:
1894-1939: 5 amministratori, tutti
agricoltori;
1939-1961: 7 amministratori, 5 agricoltori, 2 artigiani;
1961-1967: 9 amministratori, 5 agricoltori, 4 artigiani;
1967-1971: 11 amministratori, 8 sede
Treviglio, 3 filiali (Castel Rozzone,
Arzago e Casirate d’Adda);
1971-1990: 12 amministratori, 8
Treviglio + 4 filiali (Castel Rozzone,
Arzago, Casirate, Vailate);
1990-1991: 13 amministratori, 8
Treviglio + 5 filiali (Castel Rozzone,
Arzago, Casirate, Vailate, Fara);
1991-1992: 14 amministratori, 8
Treviglio + 6 filiali (Castel Rozzone,
Arzago, Casirate, Vailate, Fara,
Truccazzano);
1993: Fermo restando il numero di 14
ne vengono eletti solo 13, avviando
un programma di riduzione a 11 perché non sarebbe più stato opportuno
adeguare il numero dei consiglieri a
quello delle filiali per non rendere pletorico l’organo amministrativo.
I dibattiti nel consiglio, le decisioni delle assemblee e l’opera della consulta dei soci portarono nel decennio 1993-2003 al totale cambiamento dei membri del consiglio e del collegio sindacale, con la prevista gradualità mantenendo la stabilità del consiglio, adattando le
sue capacità ai tempi nuovi e a programmi strategici di ampio e duraturo respiro165.
L’aspetto operativo
La raccolta del risparmio attraverso i tradizionali libretti di risparmio era andata sempre più
riducendosi.
Nel 1988 rappresentava il 53% della provvista, mentre nel 1993 ammontava solo al 17%.
Aveva subìto un largo travaso nei titoli pubblici e nelle obbligazioni, travaso continuato
negli anni successivi in relazione al perdurare del ciclo positivo dei mercati borsistici, fino
alla inversione del ciclo.
Un altro indirizzo nel collocamento del risparmio fu quello assicurativo. Anche questo
ebbe rapida diffusione perché oltre a normali forme assicurative sulla vita proponeva piani
di accumulo e rendimenti legati a particolari indici di Borsa.
La Cassa Rurale aveva già avuto nel passato un interesse particolare alle assicurazioni
anche come forme di previdenza. Venne quindi ripreso nel 1992 questo settore con un
primo progetto di apertura di un ufficio assicurativo e di consulenza in via Carcano, non
però attuato. Il locale venne invece adibito a sportello self service bancario.
Nel triennio che stiamo esaminando, i progressi dell’informatica portarono nel 1992 alla
introduzione della archiviazione ottica dei documenti, al trattamento delle Riba con floppy
disk, alla gestione di programmi per auditing e ispettorato, alle adesioni alla Società
Interbancaria per la gestione dei terminali Pos (Siteba), alla adozione del sistema Lan per
il collegamento delle filiali.
Un servizio originale e di particolare interesse, reso possibile dai collegamenti informatici,
fu avviato nel 1992 in collaborazione con l’amministrazione comunale. Si trattava del rilascio di certificati anagrafici tramite il punto self service (“punto giallo”) di via Carcano utilizzando particolari tessere magnetiche rilasciate dal comune, la “tessera del cittadino”. Il
servizio dopo un favorevole avvio venne però abbandonato, perché superato presto dalle
norme sulle certificazioni uscite successivamente e dalle nuove tecnologie.
Per favorire i giovani in cerca di lavoro fu avviata una postazione Videotel per l’inserimento gratuito in rete del loro curriculum. Era di libero accesso, come pure libero era l’accesso ad una postazione Internet per introdurre all’uso del nuovo strumento e per ricerche,
soprattutto da parte di giovani studenti.
Sempre nel “settore informatico”, seguendo il progetto della Federazione Lombarda di
costituzione di nuclei periferici decentrati, fu esaminata nell’autunno del 1992, l’ipotesi di
un centro consortile tra le Casse di Treviglio, Caravaggio, Cologno e Zanica che però
venne abbandonato per alcune difficoltà, non ultima quella del pericolo di duplicazioni dei
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costi. Il progetto verrà però ripreso due anni dopo.
I tradizionali metodi di lavoro stavano ormai completamente scomparendo. Anzi il loro
costo, affidato alla manualità, era divenuto eccessivo e si iniziò ad affidarne parte all’esterno, in outsurcing (ormai anche la terminologia diventava straniera). Si iniziò nel 1992 con
la cessione della lavorazione degli assegni a una società esterna.
Anche le spinte della concorrenza andavano aumentando. Con l’apertura nel 1992 della
filiale della Bnl gli sportelli bancari erano ormai 14, raddoppiati in pochi anni. Per meglio
presidiare le nostre posizioni erano stati aperti dei self service in via Carcano e in via
Pontirolo, destinato poi quest’ultimo a diventare ufficio assicurativo.
Il piano strategico 1990-91 aveva previsto l’apertura di quattro filiali, portando la rete a
dodici, e di cinque punti bancomat in aggiunta ai tre già in essere.
L’organico del personale nel triennio in esame (1991-93) aveva subìto un ulteriore forte
aumento con l’inserimento di altre settanta persone166, per un totale di 240 dipendenti. La
rapida crescita in un solo triennio di oltre il 40% comportò delicati problemi di inserimento delle nuove risorse. Si rese necessario intensificare i processi di formazione, un
tempo affidati a periodi di affiancamento a personale anziano.
Certamente ne risentì, sia pure leggermente, la qualità del lavoro come pure il conto economico anche se l’aumento dei costi era stato preventivamente calcolato e destinato ad
assorbirsi entro un medio periodo di tempo. Ma l’ampliamento territoriale era un processo
ormai necessario.
Il coinvolgimento del personale, anche al fine di mantenere alto il senso di appartenenza
e di partecipazione, venne attuato con l’avvio di periodiche riunioni generali semestrali, di
riunioni quindicinali per i capi filiali e i capi servizi, con ordini di servizio giornalieri e con
la diffusione di un house organ che nel tempo assunse forma e contenuti di una rivista
interna distribuita a tutto il personale.
Fu inoltre necessario dare vita ad un nuovo ufficio organizzazione e aggiornare le procedure operative.
Sempre nel 1992, per fronteggiare i nuovi problemi creati dalla espansione operativa, veniva istituito l’ufficio Controllo Crediti, l’ufficio marketing e l’ufficio reclami.
La nostra organizzazione, anche se ancora buona, sarebbe però risultata poco coerente e
insufficiente con i programmi di sviluppo e il rapido tasso di crescita. Era quindi necessario rivederne la struttura e in particolare i processi informatici, gli uffici titoli e estero e il
controllo di gestione.
La periodica revisione ordinaria effettuata nel 1992 dalla Banca d’Italia con gli ispettori
Sandro Salvi, Francesco Rossi e Attilio Miletto accelerò i processi di riorganizzazione già
in atto, coerenti con le indicazioni della Banca d’Italia. Il dottor Giuseppe Roma, dopo la
consegna e il commento del rapporto continuò poi a seguirci nella fase di crescita, con la
sua esperienza, i suoi suggerimenti ed indirizzi, in un rapporto di reciproca stima, anche
dopo la cessazione dall’incarico presso la Banca d’Italia.
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Assunti tra il 1991-1993. 1991:
Pietro Pelizza, Simona Corsi,
Elisabetta Conti, Claudio Fumagalli,
Massimiliano Magni, Assunta
Soliveri, Michela Zacchetti,
Piergiorgio Fumagalli, Ermanno
Panciera, Antonio Valvassori,
Osvaldo Santinelli, Monica Pegorini,
Iris Perego, Gabriele Ferri, Carmen
Arrigoni, Fabio Fattori, Angelo
Dehò, Manuela Serbelloni, Maria
Enrica Pessina, Massimo Monzio
Compagni, Alberto Dordoni,
Antonio Pezzani, Roberto Bornaghi,
Silvano Vicardi, Pietro Finardi,
Vincenzo Cosentino, Alberto
Brambilla,
Marco
Augusto
Carminati, Roberto Frambati, Mario
Ferrandi, Massimo Conti, Ivano
Annoni, Ombretta Rota, Manuela
Chiari, Paolo Di Vittorio; 1992:
Carlo Accomanno, Debora Milanesi,
Giuseppina
Possenti,
Elena
Camponogara, Massimo Marchesi,
Francesco Lingiardi, Massimo Saleri,
Livio Agazzi, Emanuela Marta,
Michele Farina, Luca Severgnini,
Simona Gallazzi, Maria Rosa
Dendena, Giuliana Mavero, Miriam
Zibetti, Debora Riva, Antonella
Arcella, Maria Lodola, Massimo
Bresciani, Walter De Andreis,
Vittoriana Bonapace, Marina Merisi,
Laura Carioli, Michela Stucchi, Paolo
Gatti; 1993: Claudio Sgambato,
Theresa
Mannella,
Stefania
Signorelli, Michela Montepaone,
Giuseppina Ubiali, Diego Vescovi,
Paolo Scaramuzza, Cristina Finardi,
Alberto Riva, Gianluca Riva,
Antonella
Giussani,
Flavio
Marangoni.
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2001 – Convention su “Un
progetto per crescere assieme”.
Presentazione al personale del piano
strategico 2001-2003.
Pagina accanto:
1992 – Sopra, il macello pubblico
prima della demolizione per la
costruzione della Filiale Sud.
Sotto, la Filiale Sud.
1995 – A destra, inaugurazione
della Filiale Sud.
Sotto l’aspetto operativo il periodo continuò ad essere molto
dinamico in un mercato quanto mai instabile (il tasso ufficiale di sconto era variato tra il 15,5% e il 7,5%). La Cassa fu
costretta a modificare i tassi continuamente, ben 13 volte nell’arco di un anno tra il 1992 e il 1993 con le derivanti difficoltà nei rapporti con la clientela. La concorrenza aveva
ormai costretto la direzione ad una trattativa quotidiana sulle
condizioni sotto la pressione dei soci e dei clienti.
Il consiglio, per la correntezza dei rapporti, decise di delegare alla direzione parte del potere di determinare i tassi, compito che gli statuti assegnavano all’organo amministrativo. Si
limitò a stabilire il minimo e il massimo dei saggi di interesse, lasciandone la scalettatura
alla direzione.
La raccolta dei mezzi, anche se percentualmente si andava riducendo, era sempre molto
buona e i margini del rapporto tra impieghi e depositi erano fin troppo abbondanti, tra il 50%
e il 55%. Purtuttavia, per un eccesso di prudenza, avevamo aperto, ma mai utilizzate, presso la
Banca d’Italia una anticipazione ordinaria di due miliardi e mezzo e una a scadenza fissa di cinquanta miliardi con garanzia di titoli. Altre linee di credito, necessarie per l’operatività sull’estero erano state aperte presso Iccrea (15 miliardi) e altre banche (10 miliardi).
All’ampliamento dell’attività erano seguiti purtroppo i rischi delle rapine. Ben quattro in
un anno: alla filiale Nord (febbraio 1992), alla sede centrale (ottobre 1992), alla filiale di
Arzago d’Adda (dicembre 1992), alla filiale di Truccazzano (giugno 1993). Anche se le
coperture assicurative assorbirono buona parte dei danni rimase però il senso della insicurezza e del continuo pericolo che indussero a ripristinare le barriere protettive abbandonate per favorire il rapporto allo sportello con la clientela.
Le rapine alle banche e agli uffici postali, malgrado le difese messe in atto e l’opera encomiabile delle forze dell’ordine, non hanno però avuto tregua e malauguratamente vengono
oggi sentite quasi come eventi sempre possibili.
I piani di sviluppo furono largamente influenzati dalle nuove normative che avevano fornito le necessarie premesse sia per l’espansione territoriale sia per le scelte di programmazione economica, potendosi ormai effettuare tutte le operazioni e i servizi richiesti dal libero mercato.
Questi piani, nel primo periodo dopo il 1990, si posero come punto di riferimento ancora
la Geradadda, ma aprendosi anche verso l’Isola e come operatività quello di “banca aperta
alla innovazione”. Pur attenti ai rapporti con gli organismi federali si ritenne necessario
rafforzare l’indipendenza, specie nell’Edp, trovando i necessari accordi con i piani della
Federazione Lombarda e gli organi centrali.
Al programma strategico del biennio 1990-91, del quale si è già detto, seguirono poi via
via programmi sempre più vasti e impegnativi.
Quello approvato dal consiglio nel 1992, per il triennio successivo, ampliava l’ottica della
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mutualità dal socio al territorio, adattava l’organizzazione della Cassa ai nuovi tempi con
una totale revisione delle strutture.
Ricerca di nuovi spazi (ex macello di via Crivelli, Canossiane)
Il maturare positivamente di alcune attese permise nel 1993 di mettere mano al problema
degli spazi operativi e della sede, definendo l’acquisto dell’area comunale del vecchio
macello e della sede del collegio delle suore canossiane.
Sede via Crivelli (ex macello pubblico)167
Le prime trattative di acquisto erano iniziate, come si è visto, nel 1987 ma si dovette arrivare al marzo del 1992 per definire, con l’assistenza dello studio Agliati-Bencetti i rapporti con la Cooperativa Cascina Redentore e lo Studio Quattro e adattare il loro progetto
alle esigenze della Cassa prima della stipula dell’atto di acquisto.
Soltanto nel marzo dell’anno successivo si completava l’iter amministrativo con l’approvazione del piano integrato di recupero. Il progetto predisposto dallo Studio Quattro veniva accantonato, anche se ritenuto più pregevole sotto il profilo estetico, perché toglieva
spazi alla superficie destinata ad uffici necessaria per la Cassa, e anche perché le previsioni di costo, in 8 miliardi e 600 milioni, apparivano eccessive. Venne steso un nuovo pro-
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L’edificio era stato costruito nel
1885-87 dalla amministrazione
comunale per eliminare la
macellazione presso le beccherie per
evidenti motivi igienici e di
controllo. Il sistema sino ad allora
praticato prevedeva che “il beccaio
era tenuto per norma degli statuti a
uccidere egli stesso gli animali e lo
faceva nella sua bottega in presenza
del pubblico” (Tullio Santagiuliana,
Storia di Treviglio). Il termine bécher,
ancora nel recente passato, significava macellaio.
Dell’edificio abbattuto è rimasta una
targa ora collocata nel porticato del
Centro Culturale che qui riportiamo
perché ricorda anzitutto un benemerito trevigliese, ora dimenticato, la sua
opera per il progresso della nostra zootecnia, il fiorente mercato del bestiame, ora scomparso, e la grave pestilenza del colera del 1844: “Dottor
Michele Donzelli, veterinario, trasse
dall’arte sua ausilio grande per la zootecnia e economia agricola locale,
donde il fiorente mercato, e dall’animo generoso il soccorso ai sofferenti
del colera del 1844 di cui fu vittima,
esempio di operosità fattiva e di virtù
civile – 1840-1884”.
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getto dallo studio Agliati-Bencetti che pur nella sua modernità si inseriva molto bene nelle
linee dell’edificio della Casa dell’Agricoltore sorto trent’anni prima. Dalla Cooperativa
Cascina Redentore venne acquistato il solo rustico dell’immobile per la somma di 3 miliardi e 900 milioni. Il 16 giugno 1993 iniziarono i lavori affidati all’impresa Rizzo di Curno
con interventi anche delle imprese Absinta e Previtali, e delle ditte Martinelli, Brulli,
Trevielettrica, Elettroimpianti.
L’immobile canossiane di via Carcano
1995 – L’auditorium, già chiesa
della congregazione delle suore
Canossiane dedicata
a San Giuseppe.
Al capitolo delle suore canossiane va dedicato qualche spazio in più, perché alcuni aspetti della vita della Cassa Rurale sono stati legati alla Casa delle Madri Canossiane sin dalle
rispettive origini.
Le due istituzioni erano cresciute assieme, nell’arco di oltre un secolo, nel silenzio di via
Carcano, il cantù delle telemore (cioè delle ragnatele), tanto sapeva di antico il quartiere,
un tempo chiuso da due archi, l’uno verso via Roma ed il secondo al termine di via
Federici, abbattuto con l’apertura del cortile della Cassa.
Un tempo, a chi chiedeva dove fosse la Cassa Rurale, la gente usava rispondere “nel cantù
di Madre”. Le canossiane che lì si erano installate nel 1878 erano note per la loro opera già
molti anni prima che la Cassa aprisse nel 1898 il suo piccolo ufficio al numero 3 di via
Carcano, proprio nella casa di proprietà delle suore canossiane, a loro lasciata dalla munificenza del canonico, il sacerdote Giovanni Albonico.
Monsignor Ambrogio Portaluppi, non appena la Cassa Rurale ebbe assunto maggior consistenza economica, nel 1909 acquistò dalle suore l’immobile destinato a diventare, con le
trasformazioni avvenute nei tempi, la sede storica dell’istituzione.
I rapporti di colleganza tra la banca e le suore canossiane continuarono nel tempo sia per
l’interessamento di Portaluppi sia perché tra le lavoratrici che frequentavano l’oratorio, si
era trovato terreno fertile per la fondazione, nel 1900, della Unione Operaia Femminile,
antesignana dei primi organismi sindacali e della Cassa del piccolo risparmio, per il deposito dei risparmi per la preparazione della dote matrimoniale.
I collegamenti continuarono con don Natale Carminati, a lungo assistente delle canossiane e don Francesco Maggioni, rispettivamente presidenti del consiglio e del collegio sindacale della Cassa Rurale, poi con il direttore Guido Pozzi e i suoi successori.
Le prime quattro suore canossiane si erano installate, nel 1878, in una vecchia cascina di
contadini, in fondo a via Carcano, con porticato a sei luci e un pezzo di orto. L’edificio
aveva già una sua storia perché da tempo era usato come centro di incontri e di culto per
una piccola comunità di evangelisti e di calvinisti, che nella zona avevano trovato sistemazione nella industria della seta come proprietari o operai specializzati o nel commercio
di preziosi.
Le suore diedero subito avvio al loro programma educativo che poggiava su tre cardini,
catechesi, scuola, lavoro. Iniziarono con un asilo e le prime tre classi elementari, amplian330
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do e trasformando la cascina, costruendo nel 1897 il salone con il porticato a colonne e nel
1907 la chiesa dedicata a San Giuseppe opera dell’architetto Chiappetta di Milano che
realizzò un vero gioiello in stile neogotico, secondo il gusto molto diffuso di allora, con i
pregevoli affreschi del pittore Rivetta e le vetrate del professor Cisterna, lavori in felice
accordo con le strutture architettoniche. Nel 1912, sacrificando l’orto ed il frutteto, venne
ampliato il cortile da gioco, mentre nel 1922 si innalzava di un piano il corpo centrale dell’edificio per le classi quarta e quinta elementare e una sesta classe, detta perfettiva. Si
aggiungeva un piano all’ala destra per ospitarvi un pensionato per le studentesse della scuola normale pubblica esistente a Treviglio. Nel 1933 era stata effettuata una nuova sistemazione dell’oratorio e del salone, ma con gli anni la Casa dava ormai segni di grave degrado. Le canossiane posero mano ad una ristrutturazione radicale dell’immobile, inaugurato
nel 1960. Durante i lavori anche la Cassa Rurale, con la parrocchia e il comune, mise a disposizione alcuni locali adibiti temporaneamente ad aule scolastiche. Nel 1967 venne realizzata, sostituendosi all’oratorio tradizionale ormai superato, la Casa della Giovane come centro per riunioni, dibattiti, biblioteca, sale di ascolto musicale per i numerosi gruppi femminili. Sorse in un moderno e funzionale edificio lungo via San Martino, costruito dopo
aver acquistato e abbattuto il vecchio immobile che sorgeva sull’angolo tra la via e la cosiddetta “salita degli asini” a ricordarne la fatica nel traino dei carri al mulino ivi esistente.
Anche in questa operazione non mancò l’intervento della Cassa Rurale. Con la Casa della
Giovane il cortile da gioco venne trasformato in un campo sportivo per pallacanestro e pallavolo, conservando in fondo il piccolo giardino con la grotta della Madonna.
L’iniziativa della Casa della Giovane ebbe vita breve anche perché le suore, per le cause
che poi portarono alla chiusura della Casa e la riduzione della loro attività, decisero di vendere l’immobile ad una società immobiliare.
Dopo 115 anni la Casa delle madri canossiane, che aveva rappresentato uno straordinario
e indimenticabile punto di riferimento per i trevigliesi doveva giungere al suo termine,
come tutte le istituzioni umane che, se buone, si vorrebbero eterne.
Le prime voci circa le intenzioni della casa madre di Milano di chiudere il loro istituto
erano cominciate a circolare nel 1988. Si erano ridotte le vocazioni e le suore rimaste, la
maggior parte ormai anziane, non erano più sufficienti per tenere aperti gli istituti. Andava
sacrificato quello di Treviglio.
Nel mese di agosto, al primo sentore della notizia, mi affrettai a far visita a Milano alla casa
provinciale della congregazione, con un consigliere della Cassa, Battista Leoni, che aveva
facile entratura presso le Case canossiane.
Le suore avevano già ricevuto offerte da due imprese edilizie sulle quali erano molto in dubbio perché l’abbattimento del collegio, e particolarmente della chiesa, avrebbe disperso un
prezioso patrimonio e l’atmosfera del luogo che le suore con la loro lunga presenza avevano creato.
Nel formulare anche la nostra intenzione di acquisto, assicurai la superiora che la Cassa
Rurale avrebbe conservato quanto possibile dell’ambiente e dell’atmosfera della loro Casa,
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1993 – Rogito d’acquisto
dell’immobile effettuato dalla Cassa.
Presenti le rappresentanti della
congregazione e il notaio Antonio
Cavallo.
particolarmente la chiesa.
Le reciproche intenzioni vennero formalizzate il 5 maggio 1989 e successivamente il 22
dicembre 1990 con la loro disponibilità a cederci l’intero immobile nel termine di due
anni, dovendo chiudere il ciclo scolastico avviato.
Si dovettero superare le solite difficoltà burocratiche anche perché non esisteva ancora il
piano regolatore del centro storico e quindi la possibilità di chiedere la modifica d’uso dell’immobile, da scuola, convento e luogo di culto ad altri usi. Una nostra commissione di
amministratori, gli architetti Duccio Bencetti, Enrico Roveda e il geometra Gianni Ferri,
in incontri con l’amministrazione comunale e l’architetto Tosetti, estensore del piano,
concordarono una prima modifica d’uso come banca, servizi sociali, scuola e parcheggio
che in particolari occasioni poteva essere adibito ad uso pubblico.
Risolti i problemi si arrivò alla stesura dell’atto pubblico l’11 novembre 1993, per il prezzo
di 4 miliardi. Il ricavato, cosi mi disse l’economa dell’istituto alla firma dell’atto, sarebbe
stato utilizzato per aprire una Casa in India,
dove la loro opera di apostolato era quanto
mai necessaria. Ormai per la nostra società
che aveva maturato altri bisogni e altri valori,
l’opera delle suore rivolta alla educazione religiosa, alla formazione scolastica e agli oratori
aveva compiuto il suo ciclo. Si doveva riprenderlo altrove.
Dalle canossiane ci aveva diviso, per oltre un
secolo, lo stretto spazio del vicolo ed un portone che chiudeva il senso di serenità e di tranquillità del vasto cortile, animato dalle grida e
dai giochi di tante ragazze, il piccolo giardino con la grotta della Madonna, le aule di studio,
l’ala conventuale, il silenzio della preziosa chiesa neogotica che aveva raccolto, con quelle
delle suore, le preghiere delle nostre mamme, delle nostre spose, delle nostre sorelle.
Non tutto è finito. Rimane la promessa di conservare, il più a lungo possibile, almeno parte
di quella atmosfera, della tranquillità e dello spirito di socialità, quale impegno non scritto nel contratto di acquisto.
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Un intermezzo negli impegni quotidiani
Incontro con il presidente del consiglio Giulio Andreotti
Una piacevole sorpresa fu la visita, il 9 novembre1991, del capo del
governo, l’onorevole Giulio Andreotti, durante un suo giro di contatti
con le realtà economiche e produttive della provincia. Fu l’occasione,
nella riunione tenutasi nella affollatissima sala del consiglio, per presentargli la realtà della Cassa e del mondo del Credito Cooperativo, verso il
quale Andreotti aveva sempre avuto un occhio di riguardo. Ne avevo
avuto pratici riscontri nel corso del mio incarico di presidente di
Federcasse a Roma e in alcuni convegni.
Missione in Ungheria
Un altro evento che ricordo perché, pur interessando direttamente la mia persona, era
anche segno di stima verso la Cassa Rurale quale punto di riferimento riguardò, sempre nel
novembre del 1991, la mia partecipazione ad una missione di tre settimane in Ungheria.
La Comunità Europea, tra i numerosi programmi di intervento, aveva in corso il progetto
Phare che riguardava il sostegno alla ricostruzione delle economie agricole della Polonia e
dell’Ungheria.
La missione aveva lo scopo di accertare se in Ungheria l’esistente rete delle piccole Casse
di Risparmio Cooperative poteva essere messa in grado di farsi capo della gestione degli
aiuti all’agricoltura che la Comunità Europea avrebbe elargito.
Durante il regime comunista le piccole cooperative di credito legate all’agricoltura, nate
anche loro alla fine dell’Ottocento dal movimento Raiffeisen, erano state fuse in un unico
organismo pubblico, la Takarek Bank, governato dall’alto e legato alla burocratica gestione centrale.
Con la caduta del comunismo le Casse avevano assunto una certa autonomia, ma erano
ormai incapaci di funzionare in una economia profondamente modificata e in via di liberalizzazione.
Una buona parte delle 260 Casse con 1.800 piccoli sportelli sparsi nelle campagne era in
stato fallimentare.
La commissione incaricata era formata da Orlando Sacay, un dirigente della World Bank
di Washington, che contribuiva nella concessione degli aiuti; da Dale Magers, dirigente
World Council of Credit Unions; da John Greeneise, esperto agricolo del Colorado
(Usa); da Estevan Féhér, professore di economia agraria e incaricato dal ministero dell’agricoltura ungherese per i problemi finanziari, e da me, in rappresentanza del
Groupement des Cooperatives d’Epargne et de Crédit di Bruxelles. Ero l’unico però ad
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1991 – Il presidente del consiglio
Giulio Andreotti insignito del
distintivo del Credito Cooperativo.
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avere esperienza pratica nel settore delle piccole banche cooperative.
Non sapevo perché si fossero rivolti a me per completare la missione, ed ero rimasto molto
in dubbio prima di accettare l’incarico che mi veniva sollecitato dalla Banca Mondiale di
Washington e da Bruxelles. Mi convinsero, in un incontro a Budapest, le sollecitazioni di
Aladar Zichy, un profugo ungherese, tornato in patria dopo la caduta del regime comunista, responsabile dell’Aicu (Unità d’implementazione e coordinamento degli aiuti) e di
Maria Kostial, senior agroeconomist ungherese.
La missione ebbe la sua base a Budapest, presso il ministero dell’Agricoltura (terzo piano,
stanza n. 399), che ci aveva messo a disposizione una Fiat Tempra nuova, con la quale visitammo diverse Casse, alcune cooperative agricole collegate, esaminando strutture e situazioni patrimoniali. Il lungo rapporto che ne risultò venne completato con numerose interviste a rappresentanti di ministeri, della Banca Centrale, di organismi cooperativi di vertice, larga parte ancora in mano alla vecchia nomenclatura e quindi di scarsa utilità per la
nostra indagine.
Al termine delle tre settimane di lavoro presentammo il nostro rapporto (che dovetti terminare da solo con l’aiuto di un funzionario del Groupement, che mi aveva nel frattempo
raggiunto, perché gli americani se ne erano andati prima del termine) alle autorità ungheresi e alla Comunità Europea che aveva stanziato la somma di 2 milioni di Ecu per gli organismi istituzionali e 8 milioni di Ecu per concessione di fondi in linea capitale agli organi
locali.
Le conclusioni del rapporto furono in favore della possibilità di rimettere in funzione il
sistema, suggerendo di indirizzare i primi fondi al potenziamento di una federazione nazionale e all’avvio di un programma di formazione per amministratori, dirigenti e dipendenti.
Non avevo poi seguito ulteriormente il progetto, ma avevo saputo che era stata erogata una
prima tranche di 2 milioni di Ecu per l’impianto di strutture informatiche.
Nel lavoro mi erano state molto utili le esperienze fatte presso la Cassa Rurale, la
Federazione Italiana e la Scuola Centrale, che del resto mi erano state molto utili anche in
un precedente impegno in un seminario a Washington, nel febbraio 1989, destinato allo
studio dei finanziamenti delle microimprese dei paesi del Centro e Sudamerica, organizzato dall’Inter America Development Bank. Avevo portato al seminario l’esperienza europea
del sistema Raiffeisen, per conto del nostro Groupement di Bruxelles e su invito sempre
della World Bank.
Un sistema di Credito Cooperativo efficiente sarebbe stato di valido sostegno alle piccole
imprese sudamericane, ma trovava insormontabili difficoltà in una diversa cultura, nei
grossi interessi economici e politici a loro ostili, in cicli economici di perduranti gravissime inflazioni che impedivano la formazione di capitali e di riserve.
Non per nulla, ancora in epoca recente, Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, riferendosi al grave dissesto economico dell’Argentina, indicava, come uno dei rimedi, la
costituzione di un forte sistema di credito cooperativo locale, come antidoto al comportamento di un sistema bancario, in buona parte estero, rivolto solo ai propri affari, e per nulla
legato al territorio.
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Aspetti associativi e imprenditoriali
Un riflesso negativo della liberalizzazione: la concorrenza interna
I processi di innovazione, l’introduzione di nuove norme e l’attesa di quelle future diedero
i necessari spunti alla crescita del nostro movimento.
Sulla nuova legge cooperativa, per meglio conoscere e procedere uniti, il gruppo delle
Casse provinciali tenne un importante convegno al Centro Congressi di Bergamo. Il
Gruppo aveva intensificato la sua presenza nella vita provinciale con iniziative sempre più
mirate alla creazione dell’immagine comune, con un investimento annuale di 350 milioni,
ripartito proporzionalmente tra le Casse (la nostra quota era di circa un terzo). Le iniziative continuarono negli anni successivi, pur riducendosi di importo perché subentrarono
anche altre iniziative a livello regionale e nazionale.
Il diffondersi della operatività nel territorio aveva generato una inevitabile concorrenza
non solo nei confronti delle altre banche, ma all’interno dello stesso gruppo delle Casse.
Per contenere e governare il problema venne messo allo studio un codice di comportamento che le Casse approvarono il 30 aprile 1992. Svolse il suo compito con una certa fatica per alcuni anni. Il fenomeno concorrenziale non poteva, né può, essere regolato da
accordi; la stessa Banca d’Italia, per il principio della libertà del mercato, si era espressa
negativamente al riguardo.
Analoghe iniziative studiate dalla Federazione Lombarda, per regolare l’apertura di nuovi
sportelli, hanno poi dato scarsi risultati, salvo mantenere sempre aperti tra le Casse i necessari colloqui per un corretto comportamento, dovendosi operare su un territorio diventato
ormai comune a causa della rapida espansione delle filiali.
La gestione della elaborazione dei dati del sistema federale continuava ad essere fonte di
attese insoddisfatte e di rapporti anche conflittuali.
Un ambizioso progetto di collegamento satellitare tra le Casse e il centro federale, dopo
lunghi studi e rilevanti costi, dovette essere abbandonato dietro il pagamento di una pesante penale. Anche un progetto ormai sempre più indispensabile per la “gestione titoli” non
aveva dato risultati positivi e si era andata diffondendo tra le Casse maggiori l’idea di procedere con tentativi autonomi. Era però la strada, visti poi i risultati, sbagliata. Anche il
nostro consiglio e la direzione, sotto la spinta dei bisogni quotidiani, dopo discussioni spesso contrastanti, avevano avviato percorsi autonomi. Un nostro tentativo di un centro di
elaborazione con la Cassa di Pompiano era stato abbandonato allo stato di progetto. Gli
organismi federali, composti da unità periferiche di diversa grandezza e capacità, sono spesso costretti a procedere alla velocità degli ultimi. Nel tempo però i processi di fusione tra
le Casse e il crescere delle capacità tecniche del centro avevano ridotto notevolmente gli
stati di insoddisfazione.
Se i rapporti sul piano tecnico con gli organismi di gruppo presentavano i naturali problemi di crescita furono invece molto intensi quelli sul piano dello studio dei principi comu335
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1993 – Incontro a Parigi
con il prof. Henry Desroches
per la preparazione di un convegno
a Urbino.
1989 – In alto, Università di
Urbino, il ministro Giovanni Goria
e il rettore Carlo Bo.
ni e della loro difesa.
Oltre alla organizzazione di incontri di formazione degli amministratori e dei sindaci,
divenuti ormai istituzionali e periodici, si
intensificarono quelli di più vasto respiro
volti al futuro.
Ricorderò il convegno della Federazione
Lombarda, a Milano nel marzo del 1992, con il tema “Ripensare al futuro delle Casse
Rurali” come commento dei convegni di Strasburgo e di Budapest.
Fui personalmente allora molto impegnato sui temi del futuro, come responsabile della formazione a livello nazionale, con interventi a Firenze (convegno di studio Federcasse “Da
Casse Rurali a Banche di Credito Cooperativo”, ottobre 1993) con una relazione sul
“Principio di sussidiarietà nella evoluzione del sistema”, principio inteso a regolare i rapporti all’interno del movimento.
Ancora all’Università di Urbino si tenne nell’ottobre 1993 un simposio internazionale con
un intervento anche di Lamberto Dini, allora dirigente della Banca d’Italia, sul tema “Le
nuove vie della Cooperazione di Credito. Con l’Università di Urbino e con la Federazione
Marchigiana delle Casse Rurali avevo collaborato in altri convegni in cui intervennero l’onorevole Goria, il professor Carlo Bo, il dottor Guido Carli, già governatore della Banca
d’Italia, il professor Henry Desroches168, il professor Francesco Cesarini dell’Università
Cattolica, e i professori Petrelli e Mancini di Urbino.
Una data importante: l’XI Convegno nazionale a Sanremo
168
Henry Desroches è stato uno dei
massimi teorici della dottrina cooperativa. Fondatore con Adriano
Olivetti e Henry Henfield del Bureau
Études Coopératives. Fu direttore dell’École pratique haute études e del
Collège Coopératif (1958). Autore di
numerosi studi e pubblicazioni sul
sistema cooperativo diffusi in tutto il
mondo.
Molto importante fu il Convegno nazionale organizzato dalla Federazione Italiana a
Sanremo, nell’ottobre del 1993, sulla nuova legge bancaria. Il convegno vide una attenta
presenza anche di consiglieri, sindaci e dirigenti della Cassa. Abbiamo già esaminato nelle
pagine precedenti le implicazioni della legge sul nostro futuro e sulle difficoltà da superare, sia a livello di Casse Rurali, sia e specialmente, a livello degli organismi di secondo e
terzo grado. Apparivano inadeguati o impreparati di fronte alla prevista crescita tumultuosa del mercato e del sistema delle Casse, avviate a diventare banche.
I concetti di impresa e di concorrenza avevano assunto rilievo fondamentale nella nuova
normativa e così anche la concorrenza interna nel nostro sistema, prima regolata dalle rigide norme sulla competenza territoriale. Le Casse avrebbero potuto ora determinare autonomamente la propria zona operativa e i propri insediamenti entro limiti di carattere generale, stabiliti dalla Banca d’Italia con l’emissione di una normativa secondaria. Le libertà
acquisite con lo smantellamento del regime autorizzativo, andavano però regolate secondo
linee comuni e statuti uniformi affinché il nostro sistema potesse conservare lo spirito di
gruppo, gli stessi principi e il legame con il territorio storico. L’impegno della Federazione
Italiana come risultato del convegno di Sanremo fu l’adozione di una nuova strategia che
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
segnò la strada del successivo periodo fino all’altro importante convegno, nel dicembre del
1999 a Riva del Garda. Era necessaria una radicale riorganizzazione del gruppo, della sua
struttura, dell’organizzazione e del funzionamento. Le funzioni associative restavano affidate alle Federazioni locali, che esprimevano la Federazione Italiana, con competenza sulle
questioni di interesse generale e nazionale, in un rapporto che si sapeva non sempre agevole in quanto le Federazioni esprimevano realtà locali difformi. La Federazione doveva
operare come sintesi degli interessi di tutti. Iccrea, nata da Federcasse e che era la più antica ed importante delle iniziative imprenditoriali della categoria, restava il centro di riferimento di tutte le altre aziende
del settore, costituite con il suo apporto. Dalle deliberazioni di
Sanremo, che definivano la netta distinzione tra aspetti associativi e imprenditoriali, nasceva l’idea della nuova struttura del
vertice imprenditoriale con la creazione di una “holding di partecipazione”. Il progetto veniva approvato l’anno dopo, nel
novembre del 1994.
Il centenario della fondazione
La celebrazione
Il 30 dicembre 1993 la Cassa Rurale ricordò solennemente il suo
primo centenario di vita con la riunione straordinaria di un
“gran consiglio” che comprendeva anche la consulta dei soci. Fu
l’occasione per un ricordo dei passaggi principali della vita della
Cassa, dall’origine alla legge del 1936, dal processo di liberazione dalle influenze esterne di tutela terminato nel 1955, al 1960,
fino al 1985: gli anni della crescita della struttura bancaria, l’avvio della realizzazione della rete extracomunale e la diretta partecipazione alla costruzione e crescita delle strutture del gruppo.
Vennero ricordati quanti avevano operato per lo sviluppo, dal
fondatore monsignor Ambrogio Portaluppi, ai presidenti che
seguirono, monsignor Gaetano Speroni, don Natale Carminati,
Luigi Brignoli, Giovanni Gatti e Francesco Gatti; dal direttore Guido Pozzi a quelli che ne continuarono l’opera, Alfredo Ferri, Ettore Mauri, Enrico Frecchiami, dagli amministratori ai sindaci, in particolare quelli che da oltre vent’anni partecipavano alla vita della Cassa, Duccio
Bencetti, Marcello Colombo, Mario Longaretti, Battista Leoni. Un indirizzo di plauso particolare venne rivolto all’esecutivo, al direttore generale Gianfranco Bonacina, diventato uno dei
principali artefici del nuovo periodo di sviluppo, al vice direttore Erminio Pescali, ai dirigenti
responsabili delle aree operative Alvaro Cappellini, Giancarlo Conti, al segreterio generale
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1994 – Il consiglio in carica alla
data del centenario.
1995 – Pagina accanto: Sala
Consiglio Cassa Rurale.
Sottoscrizione atto costitutivo della
cooperativa sociale La Famiglia.
Daniele Migliazzi e naturalmente a tutti gli altri 240 collaboratori.
Il consiglio che celebrava l’evento era formato da Alfredo Ferri (presidente), Mario
Longaretti (vice presidente), Angelo Agazzi, G. Pietro Arenghi, Duccio Bencetti, Camillo
Bornaghi, Marcello Colombo, Giovanni Ferri, Giuseppe Resmini, Enrico Roveda, Arnaldo
Sonzogni, Lorenzo Stucchi.
Costituivano il comitato esecutivo: Alfredo Ferri, G. Pietro Ardenghi, Lorenzo Stucchi,
Giovanni Ferri, Arnaldo Sonzogni e i sindaci Luca Colleoni, Ettore Mauri e Gianpaolo Zordan.
L’esecutivo della Cassa aveva come direttore generale Gianfranco Bonacina, vice direttore Erminio Pescali e componenti della direzione erano Alvaro Cappellini e Giancarlo
Conti.
Nel segno del passato: Case Operaie, Comunità Alloggio La Famiglia,
Escola Tecnica Agricola di Soinho
Oltre ai discorsi di circostanza il consiglio aveva deliberato una serie di interventi sociali
per un importo di 1 miliardo e 350 milioni di lire integrato nei due esercizi successivi con
altri 350 milioni destinati alle seguenti iniziative:
Parrocchia di Treviglio
Restauro Cappella del Rosario
Parrocchia di Arzago d’Adda
Restauro salone-Teatro
Parrocchia di Fara
Restauro Basilica Autarena
Parrocchia di Castel Rozzone
Arredamento aule oratorio e salone parrocchiale
Parrocchia di Pontirolo
Contributo spese gestione
Parrocchia Truccazzano
Costruzione nuovo oratorio
Parrocchia San Pietro
Contributo costruzione nuova chiesa
Asilo Carcano
Ristrutturazione cucina
Associazione Alpini di Arcene Autovettura trasporto disabili
Fondazione Pro-Pontefice
Centesimus Annus
Contributo
Collegio salesiani
Laboratorio linguistico
(a ricordo anche del loro centenario)
1993 – Due generazioni allo
scoprimento della targa dopo i lavori
di restauro delle Case Operaie,
promosso dalla Cassa Rurale in
occasione del centenario.
Alcuni interventi particolari erano legati alla storia delle origini della Cassa:
– Società Edificatrice Case Operaie: il completamento del restauro del quartiere con l’avvio nel 1989 dei lavori. Con gli stanziamenti disposti in occasione del centenario la
spesa, pagata interamente dalla Cassa, ammontò a L. 1.361.015.000. Nel corso della tradizionale Giornata del Ringraziamento il 18 dicembre, dopo la santa messa a suffragio
dei soci defunti, veniva scoperta in via Portaluppi, sulla prima casa del quartiere, la
seguente lapide: “A monsignor Ambrogio Portaluppi (1923) nella occasione del centenario di fondazione, la Cassa Rurale ed Artigiana rinnovava l’opera promossa dal suo
fondatore, restaurando le Case Operaie. 30 dicembre 1993”;
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– Comunità Alloggio La Famiglia, piccolo edificio costruito in via Portaluppi abbattendo
alcune vecchie strutture delle Case Operaie, destinato a dare alloggio a minori disabili
che per brevi periodi avrebbero potuto mancare di assistenza familiare totale. La piccola comunità era di appoggio alla Cooperativa Insieme, che svolgeva la sua opera nelle
ore diurne a favore dei minori. Il costo della costruzione e dell’intero arredamento fu di
L. 302.000.000. L’iniziativa era nello spirito dei passati interventi in favore dell’orfanotrofio femminile: responsabile delle due comunità era la signora Carolina Ferrari
Giordano, socia della Cassa e membro della consulta dei soci;
– Escola Tecnica Agricola di Soinho: nel ricordo dell’opera originaria della Cassa Rurale
rivolta al riscatto della classe agricola e alla sua formazione venne finanziata la costruzione di una scuola agraria a Socopo, Teresina, stato del Piaui, Brasile, in una zona poverissima, dove era necessario formare i giovani a tecniche moderne di coltivazione. La
scuola inaugurata il 25 novembre del 1993 era l’attuazione di un originale progetto educativo Fondazione padre A. Civiero diretta dal gesuita padre Umberto, che, con l’alternanza dei giovani in turni di 15 giorni, si integrava con le famiglie dei ragazzi nella loro
formazione. Al momento della inaugurazione era frequentata, a turno, da 80 alunni, distribuiti in quattro classi, che provenivano oltre che dal Piaui, anche dagli stati confinanti del Maranhao e Amapa. A Teresina referenti e collaboratori della Cassa nel progetto erano il nostro socio Antonio Breviario e sua moglie Maria Teresa. Il nostro interessamento si sviluppò per alcuni anni successivi anche con il pagamento degli stipendi
agli insegnanti, in mancanza degli interventi delle autorità brasiliane. Il progetto di
avviare anche una cooperativa di credito ha dato sin qui modesti risultati pur essendo
ancora in corso.
Una breve nota meritano altri interventi attuati nel periodo, con l’installazione dei nuovi
ascensori alla Casa di Riposo, con un centro mobile di rianimazione alla Croce Rossa
Italiana, con il convegno di studi manzoniani (organizzato con il comune di Casirate
d’Adda), con il miglioramento dell’impianto di illuminazione del Teatro Filodrammatici.
La celebrazione del centenario fu anche l’occasione di quattro incontri particolarmente
importanti.
1994 – La sede della Comunità
Alloggio La Famiglia offerta dalla
Cassa Rurale.
Incontri in Vaticano, Banca d’Italia, Iccrea e con il cardinale Carlo Maria Martini
Il consiglio, il collegio sindacale e la direzione ottennero il privilegio di una udienza privata il 30 ottobre 1993 dal santo padre papa Giovanni Paolo II, incontro che riallacciava
simbolicamente il lungo cammino della Cassa che aveva derivato i suoi principi dalla enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, e continuava a riconoscersi nella recente dottrina
Centesimus Annus riaffermando a distanza di un secolo l’impegno sociale alla luce dei grandi cambiamenti intervenuti. Al termine dell’udienza, tenutasi nella Sala dei Papi, prima
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1993 – Escola Tecnica Agricola
di Soinho, Brasile.
1993 – Gli edifici della Escola
Tecnica Agricola di Soinho, Brasile.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
1993 – Udienza privata
di Sua Santità Giovanni Paolo II
al consiglio, in occasione
del centenario della Cassa Rurale.
1993 – Le felicitazioni
del papa.
1993 – Sua Santità firma
il Libro del centenario.
dello scambio tradizionale dei ricordi, il papa ci
salutava con il seguente indirizzo: “Carissimi fratelli e sorelle, sono lieto di rivolgere un cordiale benvenuto a tutti voi, dirigenti e soci della Cassa
Rurale ed Artigiana di Treviglio, in occasione del
primo centenario di fondazione. Saluto in particolare il presidente, il dottor Alfredo Ferri, e lo ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto a
nome dei presenti. Insieme con lui, saluto il prevosto, monsignor Enrico Anzaghi, e il sindaco della
città, il signor Luigi Minuti; che vi accompagnano
nell’odierno incontro.
Ispirandosi all’enciclica Rerum Novarum del grande papa Leone XIII, il vostro istituto di credito ha
cercato di offrire risposte concrete ai nuovi ed
urgenti bisogni, suscitati dalle profonde trasformazioni economiche e sociali del nostro secolo.
Saldamente ancorato ai tradizionali valori di fede e di solidarietà propri della terra lombarda, esso continua anche oggi ad impegnarsi per rispondere validamente alle sfide della
società attuale.
Le celebrazioni centenarie siano per tutti un incentivo a proseguire nel cammino intrapreso, ricercando soluzioni adeguate alle problematiche via via emergenti. Come ho avuto
modo di sottolineare nell’enciclica Centesimus Annus, la dottrina sociale della Chiesa ‘oggi
specialmente mira all’uomo, in quanto inserito nella complessa rete di relazioni delle società moderne’. Ecco, dunque: sia l’uomo concreto, con i suoi problemi e le sue possibilità, il
fondamento dei vostri progetti, il metodo delle vostre scelte, il fine delle vostre attività. In
questa prospettiva esprimo il mio più vivo e grato apprezzamento per l’attenzione sempre
manifestata verso i bisogni della comunità mediante lodevoli iniziative di assistenza e di
sostegno.
Carissimi fratelli e sorelle! Il Signore ricompensi questo vostro senso di solidarietà e vi aiuti
a fare della vostra esistenza un dono a Dio e ai fratelli. Con questi sentimenti, rinnovo a
ciascuno di voi il mio cordiale augurio di un sereno e proficuo lavoro e, mentre affido ogni
vostro desiderio e proposito alla celeste protezione della Madre di Dio, imparto volentieri
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
1993 – Roma, incontro con l’alta
dirigenza della Banca d’Italia in
occasione del centenario. Da
sinistra: Mario Longaretti, Ettore
Mauri, Bruno Bianchi (capo ufficio
vigilanza), il governatore Antonio
Fazio, Alfredo Ferri, Aldo
Sonzogni, Gianfranco Bonacina.
a voi qui presenti, alle vostre famiglie ed a
tutti i soci dell’istituto la mia benedizione”.
Un secondo momento vide, il 19 novembre,
il ricevimento a Roma presso il governatore
della Banca d’Italia Antonio Fazio dei vertici
della Cassa. Fu espresso in quell’occasione il
ringraziamneto alle autorità di vigilanza per
gli indirizzi dati in favore del buon governo
della nostra istituzione.
Facevano parte della delegazione il presidente Alfredo Ferri, gli amministratori Aldo
Sonzogni e Mario Longaretti, il sindaco
Ettore Mauri e il direttore generale
Gianfranco Bonacina. L’incontro è stato così
ricordato sul Giornale del Centenario: “Il dottor Antonio Fazio ha ricevuto, venerdì 19 novembre scorso, alcuni membri del comitato
esecutivo. Sottolineata la crescita positiva del nostro istituto pronto a iniziare, con le carte
in regola, il nuovo secolo di vita e con le nuove norme bancarie, l’amichevole colloquio,
al quale era presente anche il capo della vigilanza dottor Bruno Bianchi, ha affrontato i
diversi temi connessi con l’operatività delle Casse Rurali di fronte alle norme e in particolare la necessità di procedere ad un rafforzamento degli organi di secondo e terzo livello
dalla cui efficienza dipenderà anche il futuro delle ‘Banche Cooperative’. Con espressioni
di simpatia, nel salutare i rappresentati della Cassa, il governatore ha abbinato il nostro
centenario con quello della Banca d’Italia”.
Seguì poi un incontro a Roma con i vertici del nostro sistema: il presidente di Federcasse
Alessandro Azzi, il presidente di Iccrea Vittorio Ghezzi e tutto il consiglio del nostro
Istituto Centrale per un cordiale scambio di ricordi sui comuni impegni svolti per l’affermazione dei principi del Credito Cooperativo e la crescita del movimento.
Il quarto incontro fu con il cardinale di Milano Carlo Maria Martini, in occasione della
sua presenza a Treviglio, il 28 febbraio 1994, per la celebrazione della festività annuale
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1993 – Roma, incontro con
il presidente Alessandro Azzi
e i dirigenti di Iccrea, in occasione
del centenario.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
1994 – Visita alla Cassa Rurale
del cardinale Carlo Maria Martini,
nell’occasione del centenario.
1993 – La “porta aperta”
da cento anni.
1993 – I due lati della medaglia
del centenario realizzata
da Paolo Furia.
della Madonna delle Lacrime. Venne ricevuto nella sala del consiglio,
presenti amministratori, sindaci, dirigenti e autorità locali.
Fu ricordato in particolare monsignor Ambrogio Portaluppi che aveva
chiuso la sua missione terrena presso la curia milanese come vicario
generale del cardinale Eugenio Tosi. L’arcivescovo Martini, alle felicitazioni e agli auguri per il compimento del centenario di attività,
aggiunse un suo caldo incitamento a proseguire nel nostro lavoro sempre nei principi della dottrina sociale volta ai bisogni dell’uomo.
La coniazione di una medaglia in bronzo, opera di Paolo Furia, distribuita ai soci, alle autorità e agli amici ha ricordato sul diritto il tema
del centenario “una porta aperta da cento anni”, 1993, e sul rovescio
il marchio del Credito Cooperativo con la ragione sociale e l’anno di fondazione, 1893.
Gli stessi simboli venivano ripetuti sull’annullo postale il 30 dicembre 1993, su disegno,
rappresentante la sede storica, del concittadino L. Manenti.
Un convegno celebrativo presso il Teatro Filodrammatici, il 15 maggio 1994, con la presenza di autorità e soci, fu il momento di chiusura dell’anniversario, seguito la sera da un
concerto.
A settembre una ben riuscita crociera nel Mediterraneo vedeva riuniti soci e clienti per
quel momento di festa che non poteva mancare al termine delle impegnative e importanti manifestazioni. Si svolse dal 6 al 10 settembre nel Mediterraneo, con partenza da
Genova toccando i porti di Barcellona, Palma di Majorca, Saint Tropez.
Alcune iniziative editoriali si collegano a questo periodo e, in particolare, al centenario.
Ricorderemo anzitutto la pubblicazione del Giornale del Centenario, una indovinata e simpatica realizzazione di una sintesi della storia della Cassa, tratta da stralci di articoli di giornali locali con l’aggiunta di brevi note di natura contabile e una serie di fotografie d’epoca degli avvenimenti e delle persone legate alla istituzione.
Alla storia locale e al territorio furono dedicate le pubblicazioni:
– Le mura di Treviglio, di Giuseppe e Barbara Oggionni (1991);
– L’uva comincia a colorire, di Erminio Gennaro, una biografia di Tommaso Grossi e
i suoi legami con Treviglio;
– I giorni del baco, di Marco Carminati, una storia ambientata nella Geradadda a
ricordare gli anni della nascita della Cassa Rurale;
– Vailata, una roggia per cinque, di Gerolamo Villa, dedicata al problema della
irrigazione del nostro territorio.
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
I risultati economici al compimento del secolo di attività
Per chiudere l’esame del triennio 1991-1993 uno sguardo alla attività bancaria il cui sviluppo aveva permesso la realizzazione delle attività sociali delle quali si è detto:
Numero soci
Presenti alle assemblee
Fido massimo
Quota azionaria (in lire)
Totale attivo
di cui:
– Impieghi
– Liquidità e titoli
Totale passivo
di cui:
– Raccolta
– Patrimonio e riserve
Rendite
Spese
Utili
Dipendenti
Sportelli
1991
1992
1993
1.761
615 (34,9%)
2.000
5.000
1.854
523 (28,2%)
2.000
5.000
2.352
613 (26,6%)
2.000
5.000
651.060
759.283
908.078
252.897
331.680
297.031
383.086
336.530
493.665
635.181
759.283
908.078
522.072
58.221
608.078
73.459
774.251
87.062
79.810
63.931
15.879
93.917
78.816
15.100
115.247
92.605
22.642
208
13
233
13
242
14
Importi in milioni di lire
343
In alto a sinistra:
1993 – I quattro direttori
che si sono succeduti festeggiano il
centenario: Bonacina, Frecchiami,
Ferri, Mauri, con il sindaco
Mario Longaretti.
1994 – Incontro con i soci dell’area
trevigliese per il centenario.
1994 – I soci durante la crociera
del centenario
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
1994 – Assemblea dei soci.
Gli utili dei tre esercizi, che ammontavano complessivamente a 53.622 milioni, erano stati
destinati dalle assemblee a:
– aumento delle riserve
L. 50.525 milioni
– fondi di beneficenza
L. 2.600 milioni
– fondi mutualistici
L.
320 milioni
– interessi sulle azioni sociali (tasso legale)
L.
177 milioni.
Il conto economico della gestione aveva potuto godere dell’alto tasso di rendimento dei
titoli pubblici ai quali lo Stato per la copertura dei bisogni di cassa, sempre più pesanti, era
costretto a ricorrere.
La Cassa che, per motivi di prudenza, aveva continuato a conservare una larga liquidità,
tra il 45% e il 50% della raccolta, aveva potuto trarre dagli investimenti in titoli, con costi
esigui e pochi rischi, una notevole parte del suo conto economico.
Per questo nell’esercizio 1993 l’utile netto era risultato di oltre 22,6 miliardi, importo mai
– né prima né dopo – raggiunto. Ne avevano beneficiato le riserve e le opere sociali.
Il passaggio al Duemila
Sviluppo ed equilibri da mantenere
L’ultima parte di questa storia vede la Cassa Rurale in una fase di ulteriore grande sviluppo. Seguendo quei principi e quegli indirizzi che la dottrina originaria aveva saldamente
codificato nei cento anni di attività, si adattò senza problemi al cambiamento dei tempi.
Non aveva bisogno di nuove dottrine né di altri messaggi.
Era cresciuta riuscendo a mantenere nel corretto equilibrio i principi economici di impresa e quelli di natura sociale. Non sempre era stata cosa facile. La spinta del mercato e le
normative sempre più stringenti verso la comune prassi del sistema bancario avevano
lasciato spazi sempre più esigui a comportamenti autonomi.
Era sempre la “porta stretta” di Charles e André Gide della nascita del mutualismo coope344
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rativo. Rievoco tale definizione, alla quale ho fatto cenno nella prima parte di questa storia, pur conscio che la società è ora ben diversa rispetto a quei tempi e che i raffronti sono
perciò molto difficili.
Le politiche adottate, aggiornate di volta in volta dal consiglio, i piani di sviluppo e le strategie, oltre alla crescita dimensionale, avevano indirizzato l’operato verso il mantenimento degli originari equilibri.
I due piatti della bilancia sono sempre stati equamente caricati di opere economiche e
sociali.
E poiché ormai non bastava più lasciarne la misura alle sole enunciazioni, ad iniziare dal
1999 si è cominciato a rappresentare le risultanze con due diversi bilanci, economico e
sociale.
Appariva ormai necessaria una formale redazione di due documenti, opportuni per una trasparente assunzione di responsabilità sociale e di impresa. Ma ai soci e all’esterno le relazioni annuali avevano da sempre indicato, pur in unica nota, i due aspetti dell’operato della
Cassa.
Sin dai primi documenti, dalle “note dichiarative” del 1898, questa storia ha cercato di
darne un preciso resoconto.
La parte della storia che dal 1994, dopo la riforma della legge bancaria, porta al 2003 e
segna la fine di questo libro, è contrassegnata da due linee principali:
– l’impatto della nuova moneta, l’euro, e il passaggio all’anno 2000, eventi che comportarono oltre cinque anni di preparazione e di lavoro e influiranno anche sul futuro;
– la grande spinta a raggiungere, per la Cassa, quelle maggiori dimensioni che i tempi
richiedevano e che le potenzialità accumulate rendevano possibile (ampia liquidità e
riserve). Non più e non solo l’interesse dei soci e dei clienti rimaneva il suo scopo, ma
ormai lo era anche quello verso l’intero territorio nel quale soci e clienti vivono e operano. L’attività svolta al riguardo in questo ultimo periodo ha portato la Cassa a diventare un preciso punto di riferimento nel suo ambito operativo.
Le pagine che seguono ne daranno conto fino al compimento del centodecimo anniversario della fondazione. Ricordo, perché il concetto di ambiente e di territorio è di vitale
importanza, una citazione di un noto letterato e filosofo spagnolo, José Ortega y Gasset
(1883-1955): “Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso”.
La nuova moneta unica: l’euro
Al trattato di Maastricht, del 7 febbraio 1992, aveva fatto seguito, nel 1997, la firma del Patto
di stabilità che vincolava i paesi aderenti all’euro a non superare la soglia del 3% nel rapporto tra
deficit e Pil, mentre il rapporto tra debito pubblico e Pil non doveva superare il 60%.
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2001 – Il camper della Cassa
Rurale presenta l’euro sui mercati
del territorio.
2000 – Filiale Ovest, sportello
informativo sull’euro presso
il supermercato Il Pellicano.
I paesi furono quindi costretti ad attuare le manovre necessarie, spesso dure come lo furono per l’Italia, per adeguare i loro conti entro il 2001 ai rapporti indicati.
Dopo lunghi anni di gestazione, di timori, di contrasti ed opposti pareri, il 1° gennaio 1999
nasceva la nuova moneta, l’euro, quasi uno spartiacque tra due ere.
Nel nuovo mercato dell’euro si avviava la completa apertura degli scambi con le più importanti aree economiche del mondo. Erano cadute le barriere protettive che erano state erette a protezione delle speculazioni sui cambi. Si era accresciuta la concorrenza nel mondo
creditizio e finanziario che avviò la ricerca di maggiori dimensioni.
Il mercato europeo poteva divenire competitivo per dimensione e innovazione, nei confronti delle altre due grandi aree valutarie mondiali, del dollaro e dello yen.
Ma dopo una brillante nascita l’euro apparve gracile, presentando una sostanziale debolezza valutaria che lo aveva portato, in pochi mesi, a raggiungere la parità con il dollaro per tornare poi a superarlo, in
misura sensibile, spinto e condizionato dagli interessi delle
parti che si contendono l’economia del mondo.
In breve tempo si sono verificate situazioni di ben diverso
segno rispetto alle attese, provocate anche dai fatti straordinari delle guerre e del terrorismo.
L’esplosione di nuove economie, in Cina e in Asia, che non
mancheranno di condizionare, si prevede ormai in misura
notevole, il futuro economico dell’Europa, ha tolto buona
parte, almeno per ora, delle eccessive illusioni che l’euro
aveva creato.
Ma le ragioni, quelle valide e di fondo, che erano state le
premesse della creazione di una moneta comune, quelle
sono rimaste.
Gli scandali finanziari, trascurando quelli di molti altri
paesi per limitarci ai maggiori di casa nostra, della Cirio e
della Parmalat, aggiunti ad altri elementi contrari come ad
esempio il declassamento e il giudizio negativo sul debito
pubblico italiano diffuso dalla principale e potente rete
internazionale di rating non hanno avuto conseguenze dirompenti proprio grazie alla difesa dell’euro, ora così bistrattato.
Non dobbiamo dimenticare che in questi ultimi anni l’euro ha garantito credito in larga
misura e a costo molto basso alle esauste casse dello Stato e ha offerto uno scudo alle tempeste finanziarie lasciando ai governi che si sono succeduti il tempo di attuare con tutta
calma le misure necessarie. “Ci fosse ancora una lira debole ed esposta ai venti, questa
sarebbe stata spazzata via senza complimenti come avvenne nel ’92 quando il governo
Amato fu costretto a varare due grandi manovre, in pochi mesi, con un impatto totale sull’economia di oltre 100 mila miliardi di lire”. Questo è stato il commento di larga parte
della stampa, allo scoppio degli scandali finanziari del 2001-2003.
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Ma la borsa della spesa quotidiana ha dato un diverso giudizio. Anche questo è vero.
La Cassa Rurale alla introduzione dell’euro aveva dato grande rilievo, rendendosi conto
dell’importanza del momento.
La Banca d’Italia già nel dicembre 1997 aveva richiamato il sistema bancario ad una attenta e previdente preparazione perché “l’impatto dell’euro e il passaggio all’anno 2000”
avrebbe comportato una profonda e costosa trasformazione dei sistemi informatici. La prevalenza tecnologica dei problemi avrebbe investito anche l’intera area bancaria. La Cassa
doveva quindi intervenire sul sistema informatico per renderlo conforme, avendo come
obiettivo strategico la valutazione dei rischi e il controllo dei costi, individuando le risorse adeguate per coordinare i lavori e per la verifica degli obiettivi intermedi al “passaggio al 2000”.
La nostra Federazione regionale aveva predisposto, al riguardo, un
piano triennale di nuovi investimenti per aggiornare il sistema
informatico, con un pesante impegno economico suddiviso proporzionalmente tra le Casse aderenti in un periodo di quattro
anni. Il passaggio del millennio, che avrebbe potuto avere un
forte impatto sui sistemi informatici, e che gli anglosassoni con
una colorata espressione definivano millennium bug, venne così
superato.
L’Associazione Bancaria Italiana aveva costituito una apposita
commissione, che comprendeva anche una dipendente della
Cassa, per lo studio dei problemi e il coordinamento del sistema bancario.
Anche la stessa Cassa, nel 1999, aveva costruito un proprio gruppo di lavoro, sotto la guida
di Fabrizio Carminati, con sei dipendenti che provenivano dalle aree coinvolte: organizzazioni, informatica, impiantistica e tecnica, estero e segreteria. Fece un buon lavoro e permise all’istituto di rimanere, anche in questo frangente, all’avanguardia con una efficiente
immagine.
Per il consiglio di amministrazione e in particolare per il personale erano stati organizzati
brevi corsi e conferenze per affrontare l’impatto che il cambio e l’operatività a due monete avrebbero comportato per un non breve periodo.
Tra le tante iniziative la Cassa aveva noleggiato anche un camper dimostrativo, appositamente attrezzato e decorato che stazionava nelle piazze dei paesi nei giorni festivi o di mercato con alcune dipendenti che distribuivano sorrisi, spiegazioni, dépliant, gadget e piccole
calcolatrici per rendere agevole il cambio fissato, nel rispetto delle altre valute europee,
nell’ostico rapporto di 1936,27. Con l’amministrazione comunale era stato studiato perfino un progetto di sperimentazione di una circolazione nei negozi di fac-simile delle nuove
banconote euro, con la Cassa Rurale come punto di compensazione, ma l’idea non venne
realizzata perché difficile e rischiosa.
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2001 – Presentazione dell’euro sulla
piazza del mercato di Treviglio.
2001 – Informazione sull’euro nelle
scuole locali.
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Non mancammo però di diffondere una grande quantità delle nuove banconote, riprodotte a stampa, perché la gente potesse prenderne confidenza. Una apposita linea telefonica
rispondeva alle richieste di informazioni mentre tre graziose giovani laureate, assunte a termine, si occuparono con professionalità ed efficienza di diffondere la conoscenza dell’euro
e dei suoi effetti particolarmente nelle scuole.
Simboli lucenti della nuova moneta decoravano sportelli e vetrate della sede e delle filiali. Un “benvenuto euro” salutava dallo zerbino dell’ingresso principale della sede centrale.
Fu necessaria una modifica del nostro statuto per definire in 2,58 euro il valore dell’azione
di L. 5.000. Pesanti e laboriosi furono gli interventi per le conversioni dei bancomat, dei
titoli, dei certificati di deposito, delle obbligazioni, dei depositi a risparmio e dei conti correnti, oltre naturalmente dell’apparato di tutta la contabilità.
2001 – La lunga fila per il ritiro
dei primi euro.
Complesso e difficile fu il periodo dell’approvvigionamento delle nuove monete. Si trattava di una enorme quantità di denaro che ci veniva consegnato secondo un preciso calendario e due diversi canali: direttamente dal servizio postale per la moneta metallica e dalla
Banca d’Italia, a cura dell’istituto, per quella cartacea.
Si dovettero risolvere costosi problemi di adattamento del sistema informatico oltre a più
prosaici problemi quali la temporanea conservazione della nuova
moneta che necessitava di spazi sicuri e ben protetti e di idoneo
servizio di guardia.
Il solo peso della moneta metallica, diverse decine di quintali,
generò qualche preoccupazione e così il suo trasporto alle filiali
dati i rischi connessi.
L’attesa e le novità fecero però superare senza traumi e quasi allegramente anche i non pochi disturbi al lavoro quotidiano. Tutto
sommato sembrava l’attesa di una grande festa.
La vera festa fu il giorno della prima distribuzione della nuova
moneta. Avvenne nella mattinata di sabato 15 dicembre 2001,
preceduta da una larga campagna pubblicitaria. Il vasto salone del
consiglio era stato appositamente attrezzato con banchi preparati
per l’evento, attrezzature contabili e computer per la distribuzione
a tutti di una busta standard con una prima quantità di monete.
La piazzetta antistante la sede, decorata con simboli e frecce era pronta ad accogliere e dirigere il flusso della gente che ancora prima della apertura aveva invaso via Carcano.
La lunga fila di persone, allegre, senza il nervosismo delle attese, continuò per tutta la mattinata. Sembrava la corsa all’oro celebrata dai vecchi film sulle miniere del Klondike. Sulle
tavole dei trevigliesi con il pranzo di mezzogiorno apparve così il nuovo simbolo della
moneta.
Ai commercianti e ai negozianti era già stata distribuita una prima adeguata quantità di
valuta perché potessero operare dal 1° gennaio, ma con l’obbligo severo di evitarne una
anticipata circolazione. Ma non c’era tasca che non contenesse almeno un piccolo furtivo
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campionario della nuova moneta da far vedere ai meno fortunati.
Televisione, radio e stampa non si erano risparmiati nel dedicare l’attenzione ai diversi
aspetti dell’euro e nel celebrare la fine della lira.
Solo allora ci si accorse di quanto fosse vecchia e di quanti servizi avesse reso nel rendere
possibili gli scambi tra la gente.
Aveva oltre duemila anni, con una radice nell’epoca romana (il nome deriva da una unità
di peso, la libbra), passando attraverso il “denaro” dell’epoca carolingia, quando di fatto
ancora non esisteva ma era già usata come unità di conto, fino al conio della prima lira italiana durante il regno napoleonico, per assurgere poi al ruolo di moneta nazionale con l’unità d’Italia.
Tuttavia il ricordo della lira non si è spento. Continuiamo ad utilizzarla nella nostra mente
per dare valore ai beni e ai servizi. Abbandonate, dopo i primi entusiasmi, le calcolatrici,
si continuava a effettuarne il cambio a nostro danno in modo semplice e empirico e, per
chi si era fatto furbo, ma disonesto, a calcolare 1 euro pari a 1.000 lire. Le piccole monetine di rame si sono dimostrate un fastidio e da molte parti se ne invocava la soppressione.
La circolazione della lira andrò spegnendosi troppo presto verso il 30 giugno 2002. Questo
fu un grave errore che non tardò a farsi sentire.
Porteremo l’euro nelle nostre tasche e la lira nelle nostre teste almeno per molto tempo.
Le persone anziane per sempre, perché la lira aveva misurato tutta la loro vita economica.
Continueranno ad effettuare mentalmente un cambio approssimativo per non perdere il
contatto tra passato e presente.
Alla fine però ringraziamolo un po’ questo euro. Senza sarebbe andata male, e oggi forse
andrebbe anche peggio. Questo per i mercati finanziari e per il futuro (si spera) dell’economia europea.
Ma non va dimenticato il disagio avvertito dai redditi più bassi, anche perché sono quelli
che hanno subito maggiormente gli effetti indesiderati del passaggio alla nuova moneta,
senza averne tratto beneficio.
Ho fatto togliere dall’ingresso lo zerbino con la scritta “benvenuto euro”. A molti non era
più gradito.
Cambia il nome, i principi restano
La nuova ragione sociale
La prima riunione del consiglio del 1994, il 10 gennaio, si occupò dell’adeguamento dello
statuto sociale. Il 1° gennaio era entrato in vigore il testo unico di legge in materia bancaria e creditizia, approvato con la legge 385 del 1° settembre 1993.
Dovevano essere introdotte subito alcune modifiche che riguardavano la denominazione
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2001 – La raccolta dell’ultima lira a
favore della ricerca sul cancro.
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2004 – Nuovo logo.
1987 – L’immagine della melagrana
utilizzata dalla Cassa Rurale di
Treviglio diventata dopo qualche
anno quella delle BCC.
sociale, il patrimonio, la destinazione degli utili e le devoluzioni dei residui attivi da liquidazione.
Il cambio della denominazione trovò nel consiglio ben pochi consensi. Non si comprendevano, giustamente, le ragioni di perdere una denominazione storica che da oltre un secolo era simbolo di un particolare modo di svolgere le nostre funzioni e, oltre tutto, ci differenziava nettamente dalle altre banche. Si riteneva che non ci avrebbe portato alcun vantaggio, se mai qualche confusione.
Si decise quindi di conservare, al momento, la vecchia ragione di Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio aggiungendovi però, nel rispetto della legge, la dizione di Credito
Cooperativo. Aggiunta opportuna, perché definiva nel credito la nostra funzione e nel “cooperativo” la nostra ragione giuridica e l’appartenenza al settore del mutualismo cooperativo.
Il consiglio aveva però deliberato anche di attenersi eventualmente alla denominazione
che avrebbero adottato le altre Casse, in particolare quelle della provincia di Bergamo.
Le Casse, come del resto larga parte del sistema, decisero di assumere l’intera denominazione.
Si propose quindi alla assemblea straordinaria del 15 maggio 1994 di modificare il nome in
Banca di Credito Cooperativo di Treviglio società cooperativa a responsabilità limitata.
L’adeguamento al sistema, se pure un po’ a malincuore, era ritenuto necessario perché il
senso di appartenenza e di difesa della unità del movimento erano sempre stati una bandiera della Cassa.
L’ampliamento territoriale e la fusione con le Casse di Misano d’Adda (1995) e di
Calvenzano (1996) avevano messo in evidenza l’opportunità di definire meglio la zona
operativa, ormai estesa molto al di là del comune e l’assemblea dei soci nel 1996 completò il nome della banca aggiungendo all’indicazione “di Treviglio” quella più vasta “di
Treviglio e Geradadda”.
Ma, dopo quattro anni dalla legge e dalla adozione del nome di Banca di Credito
Cooperativo di Treviglio e Geradadda i soci, i clienti e l’ambiente esterno continuavano
ancora a riferirsi a noi con il vecchio nome di Cassa Rurale. Era un nome facile da usare,
più gradito rispetto alla nuova lunga definizione, anche se ridotta alla sigla “biccicì”.
L’assemblea del 1998 tornò quindi a reintrodurre il nome originario che rappresentava lo
storico casato di origine e una forma di nobiltà. L’istituzione trovò definitivamente la sua
denominazione in Cassa Rurale Banca di Credito Cooperativo di Treviglio e Geradadda.
I soci e la gente, con buona pace di tutti, continuarono a individuare la loro banca come
Cassa Rurale, nome familiare che padri e nonni avevano usato da oltre un secolo. La “biccicì”, anche come suono, aveva riscosso poco gradimento.
Come immagine grafica abbiamo poi adottato quella diffusa dalla vasta campagna di stampa e di televisione che ha fatto conoscere sul piano nazionale, attraverso il marchio stilizzato BCC, con i due colori verde e blu, la forza e l’importanza del sistema e della unità del
gruppo nelle sue componenti locali, regionali, nazionali.
Il nuovo segno grafico ha conservato le due C incrociate, che rappresentano gli anelli spezzati di una catena a simboleggiare la libertà dal bisogno attraverso il Credito Cooperativo.
L’altro simbolo della melagrana, che rappresenta la grande forza che possono sviluppare
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anche piccole istituzioni se unite in un sistema, sta lentamente scomparendo, anche perché la sua riproduzione, se piccola e ridotta a una
macchia rossa, è diventata di difficile interpretazione.
Conservazione dei principi di solidarietà, mutualità e cooperazione
Le assemblee del 1998 e 2001, dopo il cambio della denominazione
introdussero le altre modificazioni richieste dalla legge del 1993, man
mano che le autorità di vigilanza emanavano le norme secondarie di
recepimento e la Federazione Nazionale ne completava i testi per l’applicazione uniforme da parte delle Casse.
Trovarono quindi nuove formulazioni la competenza territoriale, i soci, l’oggetto sociale,
l’assemblea, i poteri del consiglio, il presidente, il comitato esecutivo, il collegio sindacale, la direzione e l’esecutivo, il collegio dei probiviri, il patrimonio, la destinazione degli
utili e la devoluzione del residuo attivo in sede di liquidazione della società.
Nelle numerose revisioni dello statuto, succedutesi dal 1987, e con la modifica del principio di responsabilità, la Cassa aggiungeva allo “scopo di favorire i propri soci” anche quello “degli appartenenti alle comunità locali”. L’operatività si ampliò quindi al “territorio” in
tutte le sue implicazioni.
Il consiglio del 10 gennaio 1994, oltre alle modifiche statutarie, confermò le linee per la
conferma dei principi originari di solidarietà, mutualità e cooperazione, linee che furono di
guida ai piani di sviluppo e alle strategie per gli anni 1995-1997, 1998-2000, 2001-2003.
Poiché la situazione generale presentava aspetti problematici, nella stessa seduta, il consiglio approvò diverse proposte operative, presentate dal direttore, che riguardavano la tutela
della “occupazione, il sostegno alle imprese, particolarmente quelle che si trovavano in
momentanee difficoltà, l’attenzione verso la famiglia, la casa e le necessarie azioni per la realizzazione di progetti ed opere che contribuissero ad alleviare le cosiddette ‘nuove povertà’.
Il consiglio nel 1999 di fronte ai nuovi scenari che si erano aperti con la nuova moneta e
il “passaggio al 2000” effettuava una radicale rilettura dello statuto soffermandosi sulle
indicazioni della legge Drago e della commissione Mirone.
Sul piano generale le centrali cooperative si erano mostrate propense ad una distribuzione
degli utili, la Lega fino al 49%, per stimolare l’apporto di nuovi capitali da parte dei soci,
mentre Confcooperative si era limitata a una generica accettazione del principio. Si prevedeva, come conseguenza, anche un voto capitario plurimo in relazione alla partecipazione al capitale.
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1995 – Convegno “Antiriciclaggio
e usura”. Da sinistra:
Enrico Granata, Pierluigi
Dell’Orso, Giuseppe Roma,
Alfredo Ferri, Alessandro Azzi,
Antonio Ciampicali, Roberto
Ruozi.
1995 – Convegno “Cooperazione,
solidarieà, volontariato” con la
partecipazione di Savino Pezzotta
e Giovanna Dente.
Al centro Alfredo Ferri.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
1996 – Uno dei periodici convegni
sui problemi fiscali.
Le analisi fatte da diverse fonti sul sistema creditizio prevedevano in futuro l’esistenza soltanto di due modelli bancari: quello di società per azioni e quello di banche cooperative.
La legge Drago era intervenuta sulle modalità del governo delle imprese, la corporate governance e la commissione Mirone sulle modifiche per le società azionarie che avrebbero potuto interessare anche le nostre regole tradizionali.
Sarebbe stato necessario accentuare il grado di mutualità, vitale per la sopravvivenza.
Il sistema mutualistico cooperativo doveva coinvolgere anche l’organizzazione federale con
una operatività di gruppo da sostenersi anche con mezzi economici e non più con il solo
principio di adesione.
La discussione nel consiglio della Cassa aveva portato alle seguenti conclusioni: doveva
essere imperativa la chiara visione di essere un’impresa economica e sociale. Sul problema
dei soci si riaffermava il principio della “porta aperta” avendo in prospettiva futura l’indicazione di “cliente=socio”. Non si accoglieva l’ipotesi di una distribuzione degli utili, anzitutto per non introdurre motivi di omologazione con le società per azioni ed anche per
motivi di ragioni fiscali. La perdita delle agevolazioni sugli utili passati a riserva avrebbe
pericolosamente tagliata la fonte di accrescimento del patrimonio.
Il problema della governance aveva però posto l’attenzione sulle scadenze ormai prossime
della carica del presidente e dell’incarico del direttore generale.
Il suo esame fu oggetto di discussione nelle riunioni successive, rivolto in particolare alla
ricerca di un nuovo direttore, anche all’esterno, purché nel sistema delle Casse Rurali.
L’espansione territoriale della Cassa
La scelta del territorio
L’operatività andò facendosi più intensa, favorita dalla caduta dei vincoli posti dalle precedenti norme.
L’aspetto più importante riguardò l’ampliamento del territorio operativo attraverso l’apertura di nuove filiali e possibili progetti di fusione con altre Casse Rurali.
L’apertura delle filiali non era più soggetta a procedure di autorizzazioni particolari, ma
limitata ad una comunicazione alla Banca d’Italia e alla procedura di “silenzio-assenso”.
Inoltre era stata resa possibile l’apertura di filiali anche in zone operative non confinanti
con i comuni già di insediamento.
Bastava avere nella località un numero di almeno 200 soci per poter chiedere l’insediamento di una “sede distaccata”.
Tutto il sistema bancario, non appena approvate le nuove norme che liberalizzavano il
mercato, si era attivato in una rapida corsa alla apertura di filiali.
La diffusione degli sportelli bancari che – dopo l’ultimo piano sportelli della Banca d’Italia
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nel 1988 – aveva raggiunto il numero di 13.137, alla fine del 2003 era esplosa in modo
esponenziale, favorita anche dalle nuove reti tecnologiche. In particolare nel periodo
1990-1995, gli sportelli crebbero fino a 30.502.
Nella sola zona operativa di competenza della Cassa i 36 sportelli esistenti nel 1988 erano
saliti nel 1997 a 124 ed il rapporto abitanti per sportello era sceso da 3.448 a 1.973. Nella
intera provincia di Bergamo, nello stesso periodo, gli sportelli bancari erano aumentati del
70%, passando da 272 a 463.
Negli anni successivi la situazione e la conseguente aspra concorrenza andarono peggiorando per la diffusione di società finanziarie e di operatori o consulenti finanziari che operavano porta a porta o con il telefono. Nel solo centro urbano di Treviglio dove prima operavano, oltre alla Cassa Rurale, 7 sportelli di Banche diverse, il numero di aziende concorrenti nel decennio 1993-2003 aumentò a 22, con ogni tipo di istituzioni bancarie, nazionali, regionali, provinciali e sportelli finanziari. Non mancò anche la presenza di una banca
straniera che però dopo pochi anni decise di chiudere, così come fecero altre due banche
di promozione finanziaria. La “piazza” era diventata ormai eccessivamente spremuta.
Il consiglio e la direzione della Cassa, pur tenendo conto dei temporanei riflessi negativi
sul conto economico che il rapido e consistente ampliamento della rete commerciale
avrebbe provocato, avviarono i necessari programmi, anzitutto per la tutela delle zone di
insediamento. Tali interventi erano rivolti a prevenire altri inserimenti e ad ampliare in
vista del futuro la zona operativa dell’istituto. La conoscenza, ormai largamente diffusa
nella provincia del modo di operare della Cassa e dei benefici che poteva portare ai piccoli operatori e alle famiglie fu motivo di richieste di una sua diretta presenza.
La maggior parte delle filiali vennero aperte, naturalmente dopo le dovute analisi delle
prospettive offerte dal territorio, anche dietro sollecitazioni dei sindaci dei comuni o di
gruppi di imprenditori.
I piani strategici operativi pluriennali individuarono le zone dove si prevedeva l’apertura
degli sportelli, dandone prima notizia alla Federazione Lombarda nel rispetto di un comune codice di comportamento verso le altre Banche di Credito Cooperativo che potevano
avere interessi analoghi ai nostri.
Le linee di espansione scelte riguardavano quella storica del Trevigliese e della Geradadda,
quella nella zona a nord detta Isola e, sempre a nord, quella sulla linea Osio Sotto-TrevioloDalmine-Bergamo.
La rete della Cassa, prima dell’avvio dei nuovi piani dal 1993, era composta da 14 sportelli, tutti
in Treviglio e nella Geradadda, ad eccezione di uno oltre l’Adda, nel Milanese, a Truccazzano.
Nell’arco di dieci anni vennero aperte altre 17 filiali. Avevano carattere diverso rispetto
alle precedenti che, originando da fusioni, erano già inserite con una clientela storica e con
gruppi di soci consolidati.
Le nuove filiali avevano carattere e strutture più commerciali, avevano dovuto formarsi
una propria base sociale e una clientela, anche se già prima della apertura degli sportelli, si
erano realizzati i primi nuclei di soci e di clienti.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
L’ampliamento della operatività territoriale si svolse seguendo due linee
principali: una interna, con l’apertura di filiali, una esterna con operazioni di
fusioni con Banche di Credito Cooperativo limitrofe.
Lo sviluppo per “linee interne” si indirizzò verso tre obiettivi:
– una zona nuova a nord, quella del territorio dell’Isola, ritenuta di notevole
interesse per il futuro e quindi primaria;
– verso il territorio ancora a nord e a est dell’Isola fino al capoluogo comprendendovi anche Bergamo;
– verso il rafforzamento della presenza nella zona storica della Geradadda.
L’ampliamento per linee interne. L’Isola e le sue filiali: Grignano, Carvico,
Terno d’Isola, Sotto il Monte, Prezzate
la piantina dell’Isola, tra i fiumi
Adda e Brembo.
L’apertura della filiale di Grignano segnò l’avvio dei programmi di espansione nel nord del nostro territorio e precisamente nella zona conosciuta
come Isola. Con questo nome si individua quella parte della pianura bergamasca compresa tra i due fiumi Adda e Brembo, uno stretto triangolo o meglio, si potrebbe definire, a
forma di imbuto. Aperto a nord dal vasto orizzonte delle prealpi, con la Valle San Martino,
va restringendosi al termine tra Brembate e Canonica dopo avere raccolto le scarse acque
dei torrenti Grandone, Lesina e Dordo, per unirsi al Brembo proprio sotto il castello
Colleoni a Marne.
A sud, sopra Canonica, l’Isola cede le sue acque al maggior fiume, l’Adda, non sempre in
modo pacifico, con le periodiche tribolazioni delle piene a travolgere boschi e inondare i
campi, a dispetto degli argini posti a difesa dagli uomini.
Non sono mancati nel corso dei secoli i progetti e le speranze di poter domare il Brembo
per farne distributore di acque e di fertilità alla asciutta campagna “isolana”. Vi aveva provato, nel Quattrocento, perfino il grande condottiero Bartolomeo Colleoni, che amava
alternare le battaglie per conto della Serenissima alle cure dei campi e della natura, ma
senza esiti. Altri numerosi tentativi si erano succeduti nel Cinquecento, ma “l’Isola adaquata” continuò a rimanere una speranza. In anni recenti il Consorzio Bonifica della media
pianura bergamasca e dell’Isola, come compimento delle opere di derivazione idrica
dall’Adda si è occupato di risolvere il problema della irrigazione di una vasta campagna,
con un canale che da Calusco avrà come punto finale il Cherio fornendo l’acqua a un grosso impianto per l’irrigazione a pioggia.
Diversamente dalla Geradadda, pianura “bassa”, l’Isola viene indicata come pianura “alta”,
asciutta, permeabile, formata dai grossi detriti dei fiumi. La scarsità delle acque, di cui gode
invece in abbondanza la Geradadda, ha segnato la sua storia e il suo diverso sviluppo, specialmente con l’avvento dei progressi agricoli legati alla irrigazione. È rimasta “pianura
povera” e così la sua economia, almeno sin dopo la seconda guerra mondiale, tanto da essere inclusa nelle cosiddette “zone depresse” e, come tali, assistite.
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Territorio di competenza: anni Ottanta
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Territorio di competenza: anni Novanta
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
Territorio di competenza: evoluzione anni Duemila
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Il successivo mezzo secolo di storia ne ha invece visto un fiorente sviluppo, perché il lavoro di gente tenace e ingegnosa ha saputo dar vita ad una moderna economia artigianale e
industriale, di commerci e servizi.
Non più come “isolani” ma aperti ad uno sviluppo sempre più intenso.
È nata una serie di comunità, legate ad interessi e impegni comuni che in larga parte si
riconoscono nel Consorzio Intercomunale dell’Isola.
Sono i comuni di: Ambivere, Brembate Sopra, Villa d’Adda, Sotto il Monte, Mapello,
Carvico, Ponte San Pietro, Presezzo, Calusco d’Adda, Terno d’Isola, Bonate Sopra, Solza,
Medolago, Chignolo d’Isola, Bonate Sotto, Suisio, Madone, Bottanuco, Filago, Capriate
San Gervasio e, quasi a chiudere simbolicamente il triangolo della pianura, Brembate.
Vi abitano e lavorano 102.000 abitanti, dando vita alle più diverse realtà imprenditoriali.
Nel fare le scelte di insediamento la Cassa Rurale aveva tenuto conto delle buone prospettive che la zona offriva con le sue 37.000 famiglie e circa 7.000 attività imprenditoriali. L’agricoltura, data la configurazione dei terreni, era rappresentata solo da una quarantina di aziende, mentre diffuse erano le imprese manifatturiere ed edili, particolarmente queste ultime con oltre 3.000 unità. Importante era anche il numero delle aziende commerciali, circa 1.500 e 2.300 imprese di servizi.
Nel complesso il reddito prodotto, espresso in euro, era di oltre 1.540 miliardi con un reddito pro capite di 15.000 euro.
Le banche erano già sufficientemente diffuse, con 47 filiali ed un rapporto di 2.170 abitanti
per sportello, abbastanza basso ma non tale da sconsigliare anche insediamenti della Cassa.
La decisione era stata presa anche per riportare nell’Isola una forma di “credito differente”,
quello cooperativo che già nel passato aveva visto la presenza di Casse Rurali di Prestiti,
sorte, tra le prime in provincia, sul finire dell’Ottocento.
Anch’esse frutto dell’opera dei cattolici, a seguito delle esortazioni della enciclica papale
Rerum Novarum.
169
P. Cafaro, Per una storia della
Cooperazione di Credito. Le Casse
Rurali Lombarde 1883-1963, Franco
Angeli, Milano 1985.
Alcune notizie sul passato si possono rilevare da una pubblicazione (oltre a quella di Pietro
Cafaro)169 della Banca Piccolo Credito Bergamasco, edita nel 1941 in occasione del 50° di
fondazione. A detta degli autori del volume celebrativo erano state promosse dalla banca,
nella provincia di Bergamo, oltre 60 Casse Rurali nel periodo 1893-1897.
Tra queste vi erano le tre sorte nell’Isola, cioè a Grignano (1895), a Carvico (1897), a
Terno d’Isola (1902), divenute poi filiali della Cassa di Treviglio, e un’altra a Ponte San
Pietro (1896) diventata filiale della BCC di Caravaggio, che ha inoltre aperto una filiale
a Mozzo, sempre nell’Isola.
Anche la BCC di Inzago vi si è insediata nel 2003 con uno sportello a Calusco d’Adda. Va
ricordato, per quanto riguarda l’opera di promozione delle Casse da parte del Piccolo
Credito Bergamasco, che uno dei compiti delle Banche cattoliche (in particolare quelle
definite di Piccolo Credito) che sorgevano nelle città era quello di promuovere e sostenere le Casse che nelle zone agricole più povere avevano poche possibilità di raccogliere
depositi e mezzi per operare.
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1995 – La sede della filiale
di Grignano di Brembate Sotto.
Grignano (1995)
Nel comune di Grignano era già sorta nel 1895 una Cassa Rurale, esattamente un secolo prima della apertura della filiale. Fondata da 10 soci che
due anni dopo erano aumentati a 33, con una raccolta di risparmi di sole L.
3.200 su 13 libretti (tasso 3,50%). Aveva raccolto 16 domande di prestito
per L. 950 (tasso 6%)170.
La Cassa aveva costituito nel 1896 anche una Società Cooperativa di assicurazione del bestiame con 26 soci e 46 capi assicurati.
L’attività era troppo modesta per poterne garantire la continuazione. La troviamo però ancora formalmente in essere in un elenco di Casse della diocesi di Bergamo nel 1906.
L’apertura dello sportello della Cassa, deliberata nel 1994, venne attuata il
3 aprile 1995.
Per l’insediamento nell’Isola era stato scelto, come prima indicazione, il
comune di Brembate, di maggiore interesse perché offriva buone prospettive di lavoro con
i suoi 7.500 abitanti, 3.000 famiglie, 430 attività economiche, con un reddito complessivo
di oltre 110 milioni di euro e un buon rapporto abitanti per sportello (3.780). Data l’esistenza di due sportelli bancari, insediati da tempo, la Cassa preferì però aprire la filiale nella
frazione di Grignano, priva di ogni servizio.
Lo sportello, in via Roma, visto il buon sviluppo, è stato ampliato nel 2004.
1997 – La sede della filiale
di Carvico.
Carvico (1995)
Il comune di Carvico, in tempi lontani, aveva avuto parecchie esperienze
di cooperazione.
Nel 1884 era sorta una delle prime iniziative della Federazione Operaia
Cattolica della diocesi di Bergamo con il Mutuo Soccorso, però con pochi
soci. Pur aumentati, secondo un elenco del 1897, a 63, non aveva avuto lo
sperato sviluppo.
Vi era stata costituita nel 1891, prima in provincia, la Società di
Assicurazione contro la mortalità del bestiame per i comunisti agricoli di
Carvico e paesi limitrofi, con 271 soci e 520 capi di bestiame assicurato.
Nel 1897 era sorta anche la Cassa Rurale di Prestiti, con i tradizionali 12
soci, promotore il parroco, con lo statuto uniforme delle Casse cattoliche.
Primo presidente fu Domenico Donizzetti, mentre il consiglio era formato dal parroco don
Pietro Bolis, da Alessandro Locatelli, Giovanni Tasca, Gerolamo Bissola e sindaci Alessandro
Locatelli, Alessandro Papini, Pietro Gambirasio, contabile cassiere Alessandro Crotti.
Non abbiamo altre notizie se non pochi dati: dopo il primo anno i soci erano 98, erano state
raccolte su 20 libretti di risparmio L. 14.680 (tasso 3%) che erano servite a soddisfare 54
domande di prestito (tasso 5%) per L. 12.615. La Cassa risultava ancora funzionante nel 1906.
359
Carla Polombelli Peola, Il movimento cattolico nelle campagne bergamasche
1894-1904, Sugarco, Milano 1977.
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Carvico, al momento della scelta di insediamento della Cassa di Treviglio, presentava indici di sviluppo nella media con il resto dei comuni dell’Isola.
Se comparati con quelli di altre zone limitrofe apparivano ancora modesti. Aveva 4.300
abitanti, ripartiti in 1.670 nuclei familiari, con un reddito pro capite pari a 15.000 euro
attuali. Vi operavano già due banche con un rapporto di 2.150 abitanti per sportello. Le
attività imprenditoriali erano 350.
Il consiglio della Cassa aveva ritenuto però di futuro interesse una seconda presenza
nell’Isola, oltre a quella di Grignano. Tuttavia il fatto che Carvico non fosse confinante
con altri nostri sportelli era di impedimento all’apertura secondo la prassi ordinaria. Nel
luglio 1994 era stata emanata dalla Banca d’Italia la normativa secondaria che completava la legge bancaria del 1993 introducendo la procedura delle “sedi distaccate” per le Casse
che avevano già un numero minimo di 200 soci nel comune.
Poiché il nome della Cassa Rurale e il suo modo di operare erano ben conosciuti fu facile
e rapido raccogliere in Carvico le necessarie domande di aspiranti soci e quindi di ottenere l’autorizzazione ad aprire la filiale in via Don Pedrinelli.
L’11 dicembre 1995, si avviava l’operatività a Carvico.
Fu necessaria anche una modifica dello statuto per introdurre nell’articolo 2, “Sede e competenza territoriale”, anche la nuova sede distaccata.
Terno d’Isola (2000)
M. Pessina, “La gestione economico
finanziaria delle Casse Rurali
Lombarde”, in Dizionario storico del
Movimento Cattolico, Marietti, Torino
1981.
171
Anche Terno aveva visto sorgere, come Carvico, le prime iniziative di cooperazione. Nel
1884 una sezione della Federazione Operaia Cattolica con mutuo Soccorso e nel 1897 la
Società Mutua di Assicurazione contro la mortalità delle bestie bovine tra i comunisti agricoli di Terno, con 23 soci.
Nel 1902 venne fondata la Cassa Rurale. La data si rileva dall’elenco delle Casse Bergamasche
nel volume di Cafaro già citato. Su Terno si trova anche la seguente nota: “In Lombardia si ha
notizia di assorbimenti e di fusioni sin dal 1908 con l’incorporazione della Cassa Rurale di
Grumello del Monte nel Piccolo Credito (Bergamasco), il quale in seguito aprirà agenzie a
Urgnano e Serina derivanti da preesistenti Casse Rurali e si troverà in concorrenza con altri
istituti di credito per gli assorbimenti delle Casse di Terno d’Isola e di Palosco”171.
Ho citato questa notizia, non per l’interesse in sé, quanto per ricordare un periodo di crisi
delle Casse Rurali, la rottura dei rapporti con le Banche cattoliche e l’avvio di un vasto
processo di assorbimento (non solo nella provincia di Bergamo), delle Casse da parte di
quelle banche che ne avevano favorito la nascita, ma che si erano poi sostituite nei loro
sportelli, in parte anche per azioni di salvataggio.
L’apertura della filiale a Terno d’Isola era parte del programma di sviluppo 1998-2000 e
deliberata il 12 luglio 1999.
I dati socio economici del comune indicavano in 5.900 gli abitanti, con 2.240 famiglie, un
complesso di 318 attività imprenditoriali, un reddito pro-capite di circa 10 milioni di euro,
piuttosto basso rispetto alla media bergamasca e l’esistenza di uno sportello bancario.
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La Cassa aprì la sua filiale il 18 settembre 2000, in zona centrale ma in locali in affitto piuttosto angusti. Con il favorevole sviluppo dell’attività lo sportello venne poi trasferito nel
2002 in un altro immobile di proprietà adeguatamente attrezzato in via Roma.
Sotto il Monte Giovanni XXIII (2002)
L’apertura dello sportello a Sotto il Monte, oltre alle stesse motivazioni dagli altri sportelli nell’Isola e a quella strategica di un ampliamento a nord verso la Valle San Martino,
aveva anche una ragione particolare: quella di essere presenti nella terra natale di papa
Giovanni XXIII, alla quale il pontefice fu sempre strettamente legato.
Nel comune esisteva già un altro sportello bancario, ma il numero degli abitanti (3.600), delle famiglie (1.400), un reddito pro capite di 11.000 euro e
il numero di attività operanti (230) sembrava lasciare ancora margini per la
presenza della Cassa.
L’apertura dello sportello, in piazza Santa Maria dopo un esame preliminare del consiglio del 14 giugno 2001 e quello definitivo del successivo 3 settembre, divenne operativa l’8 aprile 2002.
La cerimonia di inaugurazione fu onorata dalla presenza di monsignor Loris
Capovilla, segretario personale di papa Giovanni che, con la benedizione della
sede per l’avvio del nostro lavoro, ci ricordò i principi di umiltà, di disponibilità e di servizio che furono tra i tanti insegnamenti dell’augusto pontefice.
Se qualche modesta attesa di lavoro si pensava potesse derivare dal grande afflusso festivo
di pellegrini in preghiera sul luogo nativo del papa, questa rimase in buona parte delusa.
2002 – Monsignor Loris Capovilla,
segretario particolare di papa
Giovanni XXIII, inaugura la sede
della filiale di Sotto il Monte.
Prezzate di Mapello (2002)
2002 – Filiale di Prezzate
di Mapello.
La località di insediamento era stata individuata nel comune di Mapello,
che dai dati socioeconomici raccolti presentava buone prospettive: 5.800
abitanti, 2.100 famiglie, 416 attività commerciali, un reddito pro capite di
15.000 euro, ma con un basso rapporto abitanti per sportello bancario in
quanto già vi operavano tre altre banche.
La Cassa, visto il numero degli sportelli già esistenti, decise, con delibera 8
luglio 2001 di aprire la filiale nella frazione di Prezzate che era sprovvista di
ogni servizio. Lo sportello entrò in funzione l’8 luglio 2002 in una sede, in
affitto, in via San Alberto 13.
La zona di Mapello non aveva avuto le lontane esperienze di mutualità
come gli altri comuni limitrofi. Se ne trova solo una breve indicazione in
quanto il circolo parrocchiale faceva parte della Federazione Operaia, con mutuo soccorso, della Valle San Martino inferiore, costituitasi nel 1886.
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Verso la città di Bergamo: Ciserano, Osio Sotto, Albegno, Curnasco, Sforzatica-Dalmine
2003 – Bergamo.
La seconda direttrice scelta per una espansione sempre a nord del nostro territorio portò la
Cassa Rurale ad aprire la sua prima filiale nel capoluogo, a Bergamo.
La politica originaria che aveva indirizzato gli insediamenti verso piccole comunità, spesso frazioni di comuni privi di servizi, non poteva che modificarsi sotto la rapida spinta dei cambiamenti della società e l’espansione delle attività economiche.
Le nuove vie di comunicazione con l’espansione territoriale dei comuni avevano cancellato ogni confine, lasciando solo ai cartelli stradali, spesso bilingui, il compito di indicare
non le divisioni territoriali ma quelle ideologiche delle amministrazioni comunali. Lo sviluppo socioeconomico, le prospettive di lavoro, la formazione culturale, gli
stessi livelli di vita, avevano ormai resi del tutto uniformi i bisogni e le attese delle comunità provinciali.
I comportamenti delle famiglie e degli operatori economici, nei confronti
del risparmio e del credito non si distinguevano ormai più tra zone rurali e
zone urbane. Il lavoro bancario, in regime di libertà e di piena concorrenza, operante con gli stessi mezzi tecnici, si era uniformato a identici modelli operativi.
Alle Banche di Credito Cooperativo era però rimasto ancora quel qualcosa
in più che rendeva diverso il loro operare. Il mutualismo cooperativo, l’adesione dei soci, i particolari principi, la trasparente gestione democratica,
pur adattati ai cambiamenti della società, erano rimasti a confermare le
ragioni e gli scopi della nostra presenza.
Era quindi giustificata, per certi aspetti anzi doverosa, l’espansione della nostra attività
anche in più vaste comunità, pur con la responsabile attenzione alle nostre dimensioni e
ai nostri mezzi.
Anche i quartieri delle periferie urbane potevano essere ormai considerati come zone di
insediamento di banche cooperative.
La Federazione Italiana e quelle regionali dopo i dibattiti nei convegni avevano tolto ogni
dubbio sugli insediamenti urbani. Le Casse Rurali iniziarono, dove possibile, l’apertura di
filiali nei capoluoghi provinciali, in qualche caso anche in concorrenza tra loro.
Il programma di insediamenti verso Bergamo, dopo aver superato simbolicamente lo storico confine del Fosso Bergamasco rimasto nella memoria a dividere Treviglio, terra separata dal ducato di Milano, dai domini veneti in terra bergamasca, interessò, negli anni 19942003 Ciserano, Osio Sotto, Treviolo, Dalmine e infine il capoluogo, nel quartiere Loreto.
Il territorio, esclusa naturalmente la città di Bergamo, era ad alto sviluppo socioeconomico, con dati certamente superiori a quelli dell’Isola. La popolazione, per i quattro comuni
interessati di Ciserano, Osio Sotto, Treviolo e Dalmine, era di 45.000 abitanti, comprendenti 17.000 nuclei familiari. Vi operavano 3.300 imprese: poche quelle agricole (7),
numerose quelle manifatturiere (500) e edili (560), notevole il numero di quelle commer362
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ciali (810) e rilevante quello dei servizi (1.400). Il grosso numero delle imprese commerciali e di servizio (2.210) era certamente un indicatore dello sviluppo dell’area che nel
complesso produceva un reddito pro capite medio di 16.500 euro.
Un altro indicatore dello sviluppo era l’alta presenza di filiali bancarie (24) con un rapporto
di 1.875 abitanti per sportello, escluso l’insediamento delle quattro anzidette filiali della Cassa.
L’analisi dei dati risultò offrire margini di operatività anche per essa. L’esame della filiale di
Bergamo fu oggetto di considerazioni diverse e di esami particolari, non avendo la Cassa
che poche esperienze di lavoro in zone urbane ma venne decisa anche perché in Bergamo
mancavano Banche di Credito Cooperativo (salvo una filiale della BCC Bergamasca), già
numerose nel lontano passato sotto il nome di Casse Popolari per distinguerle dalle
Rurali172.
Dalle statistiche riportate nel citato
volume di Pietro Cafaro si rilevano le
seguenti “Cassa Popolare di depositi e
prestiti di Borgo Palazzo, di Città Alta
in piazza Mercato, di Borgo Santa
Caterina, di Sant’Alessandro della
Croce in Via Pignolo”, ancora operanti nel 1961, successivamente incorporate da altre banche locali.
172
Ciserano (1994)
Il comune non aveva avuto precedenti esperienze di forme cooperative o associative, salvo l’appartenenza alla Federazione Operaia Cattolica con mutuo soccorso della vicaria di Verdello (1885) con un proprio circolo fondato nel 1889.
Era stato un grosso borgo agricolo, ma dopo la nascita del polo industriale di
Zingonia, conobbe un diverso sviluppo.
I dati socioeconomici presentavano quindi delle favorevoli possibilità per l’apertura di una filiale: 4.900 abitanti, 1.800 famiglie, con un reddito pro capite di
15.000 euro, ed un alto numero di imprese, 450 di cui 240 manifatturiere e edili
e 250 addette al commercio e ai servizi.
Nel comune, comprendendovi anche il complesso di Zingonia, vi erano già operanti da tempo altre quattro banche, una sola però nel nucleo storico di Ciserano
dove il consiglio della Cassa il 21 febbraio 1999 decise di aprire lo sportello, inaugurato il 5 dicembre. Ebbe rapidamente un buon sviluppo tanto che fu necessario, nel dicembre 2001, trasferire la filiale in più ampi locali, sempre in affitto,
meglio attrezzati e in migliore posizione, in via Circonvallazione Est, 92.
Osio Sotto (1996)
Il mutualismo cooperativo aveva avuto nel comune lontane radici.
Come in tutte le parrocchie della diocesi bergamasca era sorto nel 1885 il circolo, con 55
soci, della Federazione Operaia Cattolica con Mutuo Soccorso della Vicaria di Verdello.
Nel 1898 si era avviata una cucina economica (anche per l’assistenza degli ammalati di pellagra numerosi nella plaga) e nel 1902 veniva fondata la Cassa Rurale di Prestiti. Ne troviamo solo l’indicazione della data di fondazione nell’elenco delle Casse Rurali della provincia del 1906, già citato, oltre che nella pubblicazione del volume celebrativo del 50° di
fondazione della Banca Piccolo Credito di Bergamo.
Il consiglio della Cassa aveva esaminato la proposta di apertura della filiale il 10 luglio
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2002 – La nuova Filiale
di Ciserano.
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1995, approvandola, dopo la necessaria analisi, il successivo 20 novembre.
Si trattava di una zona ad alto sviluppo dove già operavano cinque filiali bancarie con un rapporto di 2.126 abitanti per sportello, su una popolazione di 10.630
abitanti, con 3.977 famiglie. Vi operavano 744 imprese, 2 agricole, 259 manifatturiere ed edili, 483 commerciali e di servizi. Buono il reddito complessivo
prodotto che dava un risultato pro capite pari a 16.800 euro attuali.
Furono individuati gli spazi necessari in una favorevole zona centrale in via
Roma 1, e così la filiale iniziò ad operare il 28 ottobre 1996.
I locali della sede vennero successivamente ampliati per permettere una migliore sistemazione degli uffici e dei servizi (2001-2003).
1996 – Filiale di Osio Sotto.
Treviolo, frazioni di Albegno (2001) e Curnasco (2003)
L’insediamento nella zona di Treviolo vide l’apertura, in tempi diversi, di due sportelli nelle
frazioni di Albegno e successivamente di Curnasco.
Il vasto comune presentava dati socioeconomici per noi interessanti, con 8.600 abitanti,
3.200 famiglie, 772 imprese (4 agricole, 151 manifatturiere, 134 edili, 201 commerciali,
282 servizi).
Il reddito complessivo era alto con un reddito pro capite di 16.500 euro. Vi erano già insediati quattro sportelli bancari con un rapporto abitanti di 2.150. Risultava possibile, visto anche
il notevole numero di imprese operanti, anche l’inserimento di una filiale della Cassa.
Anche per Treviolo, non avendo nostri insediamenti confinanti, fu necessario ricorrere
alla procedura di apertura di una sede distaccata, modificando nuovamente lo statuto.
La raccolta delle necessarie domande di aspiranti soci, fu agevolata non solo dalla favorevole conoscenza che si aveva della Cassa, ma anche dalla collaborazione di un valido
imprenditore locale, convinto fautore e divulgatore dei principi cooperativi, il socio
Rinaldo Crippa.
Vennero raccolte rapidamente 320 domande e quindi fu possibile ottenere il nulla osta alla
apertura della filiale.
Poiché nel centro del paese operavano già da tempo quattro sportelli bancari, il consiglio
e la direzione decisero l’apertura dello sportello nella frazione di Albegno sprovvista di servizi, da tempo attesi dalla popolazione locale.
L’esame fatto dal consiglio il 29 agosto 2000 portò, dopo la raccolta delle domande di aspiranti soci, alla delibera di apertura dello sportello il 15 ottobre 2001 in via Vittorio Veneto, 1.
L’afflusso della gente, la larga partecipazione delle autorità, dei rappresentanti delle categorie imprenditoriali, anche di zone limitrofe, e la festosità della cerimonia furono prova
della buona scelta effettuata.
Era presente anche il presidente della Federazione Nazionale e di quella Lombarda,
Alessandro Azzi, perché si celebrava un evento particolare: quello della apertura della cinquecentesima filiale di Banche di Credito Cooperativo in Lombardia, traguardo molto
importante a significare lo sviluppo del Credito Cooperativo nella regione.
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Sempre nel comune di Treviolo, nella frazione di Curnasco era
andata maturando una grossa ed interessante iniziativa. Quella
della costruzione nella frazione di un grosso complesso immobiliare
per l’insediamento di imprese produttive, commerciali e di servizio.
Si trattava di un unico blocco edilizio, intestato originariamente ad
un consorzio che, sciogliendosi al termine dell’operazione, assegnò ai
partecipanti i singoli lotti della costruzione comune.
Si trattava di 52 piccole imprese di artigiani, commercianti e società
di servizi che attraverso la forma del consorzio, mettendo in comune
i costi furono in grado di ottenere la sistemazione loro necessaria, che
altrimenti e singolarmente non sarebbe stata possibile.
Un altro aspetto decisivo fu l’intervento della Cassa Rurale che dopo
avere provveduto a finanziare la cooperativa per l’esecuzione dei
lavori intervenne, nella fase di assegnazione delle proprietà, a concedere i mutui necessari alle singole imprese per chiudere l’operazione.
Anche la Cassa Rurale intervenne direttamente nell’iniziativa, prima
come socia del Consorzio, poi acquistando la sua quota dell’immobile
per aprire la propria filiale nella piazzetta centrale del grosso insediamento. L’operazione complessa e difficile ma anche stimolante per i
suoi riflessi sociali fu resa possibile dall’incontro e dalla collaborazione
del direttore generale della Cassa Rurale, Gianfranco Bonacina, e del
socio Rinaldo Crippa, responsabile e intelligente animatore di tutta l’iniziativa. È stata anche una prova concreta di quanto sia utile l’unione delle forze in forme consortili o cooperative.
Iniziativa che, per la novità, la rapidità e la semplicità della soluzione,
fu oggetto di interesse da parte di sociologi, della stampa, della televisione e delle autorità.
Per la successiva gestione in comune delle utenze, dei servizi e degli spazi e aree di interesse generale venne ricostituito un consorzio sotto il nome di Le Fontane.
La decisione della apertura della filiale di Albegno era stata presa con la riserva di un suo
trasferimento nel polo di insediamento di Curnasco. Ma il favorevole sviluppo della filiale e la giusta richiesta di soci e di clienti di non trasferire lo sportello lasciando di nuovo
la frazione priva di servizio bancario, furono motivo della apertura di una nuova filiale
nella frazione di Curnasco, conservando anche lo sportello nella frazione di Albegno.
Sforzatica-Dalmine (2002)
Secondo le strategie di espansione delineate nel piano di sviluppo 2001-2003, l’11 giugno
2002 il consiglio aveva approvato le proposte della direzione alla apertura, oltre che a
Curnasco anche a Dalmine. Le iniziative erano volte a rafforzare il presidio territoriale
365
2001 – Festa dei soci di Albegno.
2001 – Inaugurazione della filiale
di Albegno di Treviolo con il socio
Rinaldo Crippa, promotore
di molteplici iniziative,
e con il presidente di Federcasse
Alessandro Azzi.
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2002 – La nuova filiale
di Sforzatica di Dalmine.
nella zona nella quale la Cassa si era da poco insediata.
Le due filiali si inserivano in un più ampio processo di revisione del modello di organizzazione della struttura commerciale che si era andata espandendo in pochi anni.
La comunicazione fatta alla Banca d’Italia circa l’apertura di due sportelli aveva però sollevato alcune riserve per il rapido sviluppo che aveva visto crescere, nel biennio 20002001, la rete da 23 a 29 sportelli, sviluppo al quale, osservava l’istituto di vigilanza, non
erano seguiti gli esiti di un altrettante rapido ritorno di efficienza e di risultati economici.
La Banca d’Italia invitava perciò la Cassa Rurale a porre attenzione affinché lo sviluppo
della rete territoriale fosse accompagnato da una azione sul governo dei costi, con un ulteriore invito a non proporre altre aperture di sportelli fino a quando non si fossero consolidati e valutati gli effetti della espansione.
Il consiglio prese atto della osservazione anche perché era conscio degli effetti dello sviluppo che, pur problematici nel breve periodo, non avrebbero mancato, nel medio periodo, di dare risultati positivi. Le scelte erano state fatte responsabilmente con il supporto di
attenti esami dai quali erano state tratte le opportune conclusioni.
Si procedette nell’apertura dello sportello a Dalmine, per il quale era già stata presa la deliberazione il 29 aprile 2002.
La zona di Dalmine, per lo sviluppo industriale e la stretta vicinanza a Bergamo, poteva ormai
considerarsi urbana. Aveva 22.000 abitanti, con 8.800 famiglie, la presenza di 1.290 imprese,
con una diffusa rete di supporti nel campo dei servizi ed un reddito pro-capite di 16.000 euro.
Dato lo sviluppo vi operavano già 13 sportelli bancari, anche di importanti istituti e la
Cassa Rurale scelse quindi, secondo la sua politica ormai collaudata, di insediarsi in una
delle frazioni, quella di Sforzatica.
Sotto l’aspetto storico Sforzatica era il centro più importante che, secondo lo statuto del
1265, era stato comune autonomo, confluito poi con Mariano e Almine a formare il comune
unico di Dalmine, conservando però i segni della storia e dell’importanza del passato.
Venne attrezzato lo sportello nella vecchia torre, sull’ampia piazza Vittorio Emanuele III di
fronte alla bella chiesa di Sant’Andrea, al centro della frazione, mantenendo l’antico aspetto
delle volte e della muratura che davano, pur con un arredamento moderno e all’avanguardia,
un’aria di familiarità e di calda accoglienza. La filiale venne aperta il 28 ottobre del 2002.
Come nota storica si deve ricordare che a Sforzatica l’opera di Portaluppi per le affittanze collettive aveva fatto sorgere la Società dei Probi Contadini di Sforzatica che coinvolgeva 40 famiglie
nella conduzione divisa di oltre 700 pertiche della Congregazione di Carità di Bergamo (1903).
Bergamo (2002)
Le motivazioni dell’apertura dello sportello a Bergamo sono state chiarite nella premessa a
questo capitolo.
La Cassa Rurale aveva già una sua presenza a Bergamo a seguito dell’acquisto dalla
Federazione Lombarda, dell’agenzia assicurativa Agecasse, agente generale di Assimoco,
che aveva sede presso l’Unione Provinciale della Confcooperative in via Partigiani.
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
Il lavoro assicurativo, data l’ubicazione dello sportello all’interno degli uffici della Unione
Provinciale, veniva svolto prevalentemente verso il settore cooperativo.
Fu possibile, acquisita la necessaria esperienza, chiedere la trasformazione anche in sportello bancario che, dopo un primo sviluppo, venne trasferito nel quartiere Loreto, in via
Coghetti 30, mentre l’ufficio assicurativo continuò a rimanere presso l’Unione Provinciale
Confcooperative in via Partigiani.
Nel 2003, con il trasferimento dell’Unione nella bella nuova sede, finalmente di proprietà, in via Serassi, 7 i nostri uffici assicurativi ebbero una sistemazione ampia e decorosa
sempre all’interno della sede dell’Unione.
Rafforzamento della presenza nella Geradadda
L’espansione verso nord non aveva però fatto trascurare il rafforzamento della presenza
della Cassa nella zona storica di Treviglio e della Geradadda. La zona e lo sviluppo economico ci erano ben noti e quindi non ponevano particolari problemi a nuovi insediamenti. I problemi piuttosto venivano dal continuo insediamento di altri sportelli bancari che rendevano
necessaria una difesa del territorio operativo della Cassa. Ogni sportello che si apriva non
poteva che ricercare lavoro tra la clientela della Cassa e tra quella delle altre quattro banche
storiche della piazza. La Cassa Rurale affrontò la crescita della concorrenza in modi diversi.
Anzitutto, e questo fa parte della sua storia, migliorando l’offerta di servizi di buona qualità,
familiari, poco burocratici, attenti ai bisogni e, se possibili, anticipandoli, non dimenticando
che non bastava contare sempre sulla fedeltà dei soci e dei clienti, come se fosse cosa dovuta.
Era però necessario ricercare nuovi contatti al di fuori del centro storico di Treviglio, assediato non solo da nuovi sportelli bancari, ma dal traffico.
La vita e il lavoro si erano spostati fuori dai due anelli di circonvallazione. Accedere agli
sportelli bancari, tutti nella cerchia urbana, costava inutili perdite di tempo. La Cassa doveva
creare sportelli nella zona Sud (quartiere Pip), in quella Ovest (quartiere oltre la ferrovia per
Bergamo), nella frazione Nord (Geromina), nel quartiere Nord (via Pontirolo), ma anche
nella Geradadda, sempre più oggetto di attenzione da parte del sistema bancario.
Era opportuno presidiare l’area operativa nella quale era insediata la Cassa, con l’apertura
di filiali in punti strategici per il futuro (nei comuni di Arcene, di Cassano d’Adda, di
Canonica d’Adda, di Lurano e Brignano).
Oltre il centro storico: Filiale Pip, Il Pellicano, Geromina, Cappuccini
Filiale Pip (Piano Insediamenti Produttivi) (1991)
Nella seconda metà degli anni Settanta l’amministrazione comunale aveva avviato un progetto per l’insediamento di imprese artigiane e industriali nella periferia sud di Treviglio.
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1998 – Palazzina servizi Assopip
nella quale ha sede la nostra filiale.
2000 – La sede della filiale nella
zona Insediamenti Produttivi (Pip).
Da tempo era attesa una programmazione al riguardo, perché diverse aziende trevigliesi,
dovendo ampliarsi, erano state costrette, in mancanza di aree appositamente attrezzate ed
urbanizzate, a trasferire la loro sede in comuni limitrofi, in particolare a Brignano e Arcene.
Il comune aveva quindi provveduto a realizzare, nel 1978, un Piano Isediamenti Produttivi
(Pip) su un’area di 300.000 metri quadrati posta a sud di Treviglio e della linea ferroviaria
Milano-Venezia, verso il comune di Casirate. L’area, acquistata dal comune, dopo essere
stata urbanizzata e divisa in lotti, veniva ceduta alle imprese, in parte in vendita (50%
circa) e in parte in godimento per un periodo di 99 anni (50%).
Sull’area, che prevedeva costruzioni di capannoni e di abitazioni annesse per
250.000 metri quadrati, si insediarono, nel corso di pochi anni, 97 imprese di
diversa natura. Molte di queste avevano poi dato vita ad una associazione,
l’Assopip, che si occupava di realizzare delle strutture comuni di servizio (locali mensa, palazzina per uffici dell’Unione Industriali, per lo sportello bancario,
per la scuola di preparazione professionale, ambulatorio medico e in genere
delle strutture di aggregazione e di necessità comuni).
Nel grosso complesso che si era formato, la Cassa Rurale apriva una prima
agenzia il 18 novembre 1991 in via Pietro Nenni, agenzia trasformata poi in
filiale, dato il favorevole sviluppo del lavoro, e trasferita in una sede di proprietà acquistata il 15 febbraio 1998 nella palazzina costruita dall’Assopip.
La Cassa aveva contribuito naturalmente alle necessità di credito per gli
impianti dei capannoni e ai bisogni di gestione delle imprese.
Maturata e consolidata la prima esperienza il comune ha dato avvio nel 2003 ad un secondo piano di investimenti in una zona contigua, sempre a sud di Treviglio, sulla direttrice di
Calvenzano.
Anche tale iniziativa sin dal primo avvio sta avendo successo. La zona è particolarmente
ambita poiché è ai margini della autostrada Brescia-Bergamo-Milano, in via di avanzata
progettazione, con la quale sarà direttamente collegata. È anche allo studio un insediamento per piccole aziende sul modello del complesso realizzato, sempre con il sostegno
della Cassa, nella frazione di Curnasco di Treviolo, noto come Consorzio Le Fontane, del
quale si è già detto.
Il consiglio della Cassa ha seguito con attenzione l’iniziativa che potrebbe offrire, oltre al
sostegno creditizio, anche l’opportunità della apertura di uffici di assistenza nel campo
finanziario e assicurativo.
Filiale Ovest Il Pellicano (1999)
Dopo gli anni Settanta si era andata sviluppando la zona ad ovest della linea ferroviaria per
Bergamo, sino ad allora campagna con i pochi insediamenti abitativi dei cascinali.
Le difficoltà poste dalla barriera ferroviaria, e la deviazione della strada statale 11 MilanoVenezia sulla nuova circonvallazione esterna, avevano lasciato ai margini la zona. Un
piano di urbanizzazione e il basso costo delle aree aveva però risvegliato l’interesse ad
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avviare l’edificazione di complessi abitativi, condomini popolari e villette. Mancavano i
servizi, vi era un solo negozio di alimentari e con l’aumento dei residenti peggiorava la
segregazione imposta dalla linea ferroviaria. Al termine degli anni Ottanta sorse la chiesa
di San Francesco con l’oratorio e la cascina Magenta, ricordo romantico degli anziani trevigliesi, scomparve per dare vita alla realizzazione del complesso edilizio Magenta. La mancanza di servizi, particolarmente di quelli bancari divenuti essenziali, e di negozi continuò
ad affliggere in modo crescente la vita del nuovo quartiere.
Da tempo la Cassa Rurale aveva in programma l’apertura di una filiale nella zona Ovest. Solo
nel 1998 il consiglio ne prese in esame il problema ma la ricerca con esiti
negativi di locali adeguati per una filiale teneva in sospeso le decisioni.
Sorgeva nel frattempo il grosso complesso immobiliare come sede del
supermercato Il Pellicano su iniziativa della nota importante catena
commerciale Lombardini, che ci offrì gli spazi per una filiale bancaria.
Avrebbero gradito la Cassa Rurale che, come istituto locale, per il suo
buon nome e con la sua presenza poteva offrire un elemento in più di interesse per il supermercato. La nostra accettazione dell’offerta, che certamente costituiva una buona occasione, non fu né immediata, né facile per
la necessità di concordare prima una serie di reciproci impegni e di valutare i risvolti economici. La Cassa Rurale era anche molto preoccupata per
i riflessi negativi del grosso supermercato sulla rete dei negozi locali, già in
crisi da tempo. La realizzazione del complesso commerciale era però ormai
molto avanzata e certamente non sarebbero stati di ostacolo né le preoccupazioni dei commercianti trevigliesi né tanto meno i dubbi della Cassa.
Altre banche nel frattempo si erano proposte per l’apertura dello sportello.
Il consiglio accolse la proposta definendo gli aspetti operativi e i relativi reciproci obblighi
con il supermercato.
La filiale, all’interno del complesso, in spazi piuttosto angusti (successivamente ampliati),
ben attrezzata, assistita da personale che, all’entusiasmo e alla vivacità della gioventù,
univa una adatta preparazione veniva aperta il 19 ottobre 2002.
Rimaneva il problema del servizio bancario ai residenti al di là della barriera ferroviaria,
ma l’apertura di un sottopassaggio ha tolto in parte l’isolamento ed è più facile raggiungere la nostra Filiale Ovest.
La Cassa Rurale, per i minuti bisogni, aveva installato nel complesso Magenta un bancomat annesso alla biblioteca aperta dal comune a servizio dei residenti.
Filiale Frazione Geromina (2000)
Anche questa frazione, dopo gli anni Ottanta, aveva visto un progressivo aumento degli
insediamenti fino a formare un quartiere con oltre 2.000 abitanti, privo però di ogni servizio. La gente doveva far capo al centro del comune con le stesse difficoltà e perdite di
tempo già evidenziate per gli altri insediamenti.
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2002 – Inaugurazione della Filiale
Ovest Il Pellicano.
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2000 – In alto, inaugurazione
della sede della filiale Geromina.
2000 – Sotto, agenzia Assicurazione
in via Pontirolo.
Nei piani di sviluppo che avevano interessato la zona Sud e Ovest di Treviglio era stata inclusa
anche la frazione Geromina, con una delibera del 14 giugno 1999. Data la caratteristica degli
insediamenti, la zona avrebbe offerto poco lavoro se non quello di un servizio alle famiglie e agli
anziani. Lo sportello, ad orario ridotto, venne aperto il 31 gennaio 2000. La Cassa Rurale assolveva così alla sua vocazione di servizio, anche se non si attendeva particolari risvolti economici.
Filiale Cappuccini-Treviglio
Nella zona Nord di Treviglio, seguendo l’espansione del quartiere, era stata programmata
l’apertura di una seconda filiale, che ebbe sede dapprima presso gli uffici del nostro sportello dell’agenzia assicurativa Assimoco in via Pontirolo, e poi in altri locali separati, ma
sempre nella stessa via, dove esisteva una nostra postazione bancomat.
Pur avendone avuta l’autorizzazione, l’operatività a tempo pieno dello sportello rimase in
sospeso in attesa dei necessari riscontri, perché nel quartiere operava già con successo una filiale della Cassa. Nel frattempo era maturata la possibilità, già da tempo in programma, della
apertura di una filiale nel comune di Presezzo per rafforzare il presidio nella zona dell’Isola.
Venne chiesto il trasferimento della filiale in questo comune, dove aprirà nel 2004.
Nella Geradadda: Arcene, Cascine San Pietro, Canonica
Arcene (1991)
2000 – Filiale di Arcene.
173
Carla Palombelli Peola, Il movimento sociale cattolico nelle campagne bergamasche: “Società per affitti collettivi
costituite nella provincia di Bergamo
dal 1900 al 1904:
– società dei Probi Contadini di Castel
Cerreto e Battaglie – Treviglio – proprietà terreni, orfanotrofio
>>
La Cassa Rurale aveva sempre avuto buoni rapporti con la comunità
di Arcene, anche in tempi lontani quando le attività economiche
erano ancora legate all’agricoltura.
L’opera di Portaluppi per le affittanze agricole e il modello della
Società dei Probi Contadini di Castel Cerreto e Battaglie avevano
promosso ad Arcene, agli inizi del Novecento, una analoga iniziativa,
La Fittanzina. Ripeteva l’esperienza della Società per gli Affitti
Collettivi, riunendo diciassette famiglie nel lavoro di 600 pertiche di
terreno (1904)173.
Anche questa iniziativa non ebbe lunga vita, come del resto quella di
altre affittanze, perché nel tempo finirono per evidenziarsi gli interessi delle diverse famiglie. Ebbe però, come nelle altre esperienze, il merito di risolvere i problemi creati dalle
speculazioni sui contratti di affitto. Va ricordata anche la nascita nel 1885 della Società
Operaia Cattolica, con 92 soci, e l’esistenza di una cucina economica (indicata in un elenco del 1898 tra le 35 esistenti nella provincia).
La Cassa Rurale aveva anche allora prestato l’assistenza e il sostegno economico. Non esistendo in Arcene la Cassa Rurale, né altri sportelli bancari, gli agricoltori continuarono a
tenere con noi i rapporti. Anche quando l’economia andò trasformandosi con il formarsi
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di imprese artigiane e industriali la Cassa continuò a svolgervi le sue funzioni.
Tra i miei primi ricordi di lavoro presso la Cassa conservo quello di una annosa e voluminosa pratica che riguardava le Fornaci di Arcene, che avevano creato non poche preoccupazioni.
Fu quasi naturale non appena liberalizzata l’apertura degli sportelli bancari, continuare nei
rapporti aprendo direttamente la filiale il 28 ottobre 1991.
Il comune aveva allora oltre 4.000 abitanti e 1.500 famiglie. Si erano formate, con il ridursi del lavoro agricolo, oltre 200 piccole imprese.
Nel frattempo si era insediato un altro sportello bancario, ma la discreta struttura economica permetteva l’apertura anche della filiale. Venne all’inizio sistemata in locali piuttosto angusti, ma in buona posizione, e successivamente trasferita, dopo avere acquistato gli
spazi necessari il 31 agosto 2000, in una sede più idonea, in via Umberto I.
>>
di Bergamo – pert. 10.000 – Famiglie
113;
– società dei Probi Contadini di
Arcene- Congregazione Carità,
Bergamo – pert. 490 – Famiglie 15;
– Società dei Probi Contadini di
Sforzatica – Congregazione Carità,
Bergamo – pert. 727 – Famiglie 40;
– Società dei Probi Contadini di
VillaSola – Cisano Bergamasco –
Vimercati Sozzi pert. 916 – Famiglie 14.
Cascine San Pietro di Cassano d’Adda (1994)
Nei programmi di sviluppo degli anni Novanta, era stato incluso il comune di Cassano
d’Adda che presentava un discreto interesse, ma la nostra domanda di apertura dello sportello non venne accolta dalla Banca d’Italia.
Il rispetto delle norme, anche se già meno rigide, e quello dei limiti territoriali e provinciali venivano ancora osservato con attenzione. Valicare i confini e superare un fiume si presentavano come ostacoli reali. L’attraversamento
dell’Adda per la scarsità dei ponti costituiva da sempre un grave impedimento alla circolazione tra il Bergamasco e il Milanese, difficoltà ancora non
risolta e fonte di dibattiti tra i comuni rivieraschi e di infinti discorsi nelle
diverse province.
A Cassano d’Adda non era mancata l’esperienza di una Cassa Rurale. Anzi
nel 1897 era stata fondata, tra le prime in Lombardia, coetanea con quella di Cernobbio, una Cassa Rurale sul modello Raiffeisen da un comitato
sorto a Milano, per la diffusione delle Casse di espressione laica seguendo
l’opera di Wollemborg.
L’apertura dello sportello venne autorizzato ma in terra bergamasca, al di
qua dell’Adda, nella frazione denominata Cascine San Pietro del comune
di Cassano.
Nel Milanese avevamo però già sconfinato in occasione della incorporazione
della Cassa Rurale di Truccazzano, con il benestare della Banca d’Italia.
Il borgo di San Pietro era formato da un complesso di cascinali, attorno ai
quali era cresciuta una piccola comunità, con la chiesa, l’oratorio, le scuole, l’asilo, qualche negozio, un bar con circa un migliaio di abitanti.
Non esistevano però servizi amministrativi, né posta, né sportello bancario ed era necessario compiere un viaggio disagevole, per la gente e gli anziani in particolare, superando
l’Adda, per raggiungere Cassano. Per venire incontro alle difficoltà e ai disagi la Cassa
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1994 – Inaugurazione della filiale
di Cascine San Pietro.
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decise quindi di aprirvi lo sportello, pur a tempo parziale. Non fu per la Cassa una operazione economica, ma era nelle sue tradizioni portare i servizi necessari dove mancavano.
La piccola filiale, aperta il 14 febbraio 1994, ha svolto bene le sue funzioni assolvendo ai
compiti rispondendo ai bisogni bancari della località.
Canonica d’Adda (1997)
L’apertura di uno sportello a Canonica d’Adda, pur da tempo nei programmi del consiglio
della Cassa, era sempre stato tenuto in subordine rispetto a quelli di Fara Gera d’Adda e
Pontirolo Nuovo. Particolarmente di Fara dove lo sviluppo socioeconomico era molto
maggiore (abitanti 6.700, 2.500 famiglie, 420 imprese, 2 filiali bancarie con un buon rapporto di 3.300 abitanti per sportello). A Canonica d’Adda erano già funzionanti altri due
sportelli su circa 4.000 abitanti e 240 attività imprenditoriali. Inoltre solo il ponte
sull’Adda divideva il paese da Vaprio dove operavano altri sportelli bancari.
Si riteneva non ci fossero che esigui spazi operativi per la Cassa Rurale. Era una analisi che, se
negativa per gli aspetti statistici (la statistica può essere spesso ingannevole) non teneva però
conto che per il Credito Cooperativo, essendo differente, gli spazi potevano esserci.
Il consiglio decise quindi di aprire la filiale il 25 novembre 1996, in quanto era stata offerta una buona occasione dell’acquisto dei locali per la sistemazione dello sportello.
L’autorizzazione della Banca d’Italia del 28 gennaio 1997 ci permise di perfezionare l’operazione e la filiale venne inaugurata il 13 dicembre dello stesso anno. È collocata in una
zona centrale del paese, in ottima posizione di fronte all’edificio comunale, in via Lodi.
L’analisi statistica, grazie anche all’impegno del personale, si dimostrò in questo caso sbagliata.
Lurano, Brignano Gera d’Adda
Gli abitanti del comune di Lurano utilizzavano in genere il nostro sportello di Castel Rozzone,
poco distante. L’aumento delle attività locali e dei bisogni creditizi avevano però indotto l’amministrazione comunale a ricercare la possibilità di avere in loco uno sportello bancario.
Il sindaco aveva preso contatti al riguardo con la nostra direzione e il consiglio il 20
novembre 1995 aveva deliberato di chiedere alla Banca d’Italia l’apertura di uno sportello,
dopo avere anche trovato i locali necessari.
La Banca di Credito Cooperativo di Caravaggio aveva però avanzato analoga richiesta.
Nel rispetto di un codice di autoregolamento, approvato dalla assemblea federale a Pavia nel
1993, accettammo il parere della Federazione che aveva ritenuto più opportuno, per una definizione delle zone di espansione, l’insediamento della consorella di Caravaggio. Il codice di regolamento ebbe, come tale, breve durata perché contrario al principio di libera concorrenza.
Analoga decisione era stata presa dalla Cassa qualche anno prima per lo sportello nel
comune di Brignano.
La zona di espansione, per non interferire con altre Banche di Credito Cooperativo, venne
individuata nella zona dell’Isola e verso Bergamo.
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
Comazzo, sportello tesoreria (2003)
L’assunzione del servizio di tesoreria, per il comune di Comazzo offrì alla Cassa l’occasione
di aprire uno specifico recapito per tale servizio, ma anche per avviare un punto di contatto con la gente, per consulenze e pratiche assicurative.
L’iniziativa, che era abbastanza nuova per la Cassa Rurale, pur con ufficio ad attività ridotta, in giorni ed orari fissi, fornì un primo servizio alla comunità del piccolo paese.
Sviluppo per linee esterne: fusioni
Lo sviluppo attraverso fusioni o incorporazioni di altre Banche di Credito Cooperativo, o
per “linee esterne” secondo la terminologia corrente, fu parte importante dei programmi
del periodo esaminato (1994-2003).
Tale sviluppo non è stato mai però assunto come iniziativa diretta, ma come “disponibilità” aperta ad esaminare le occasioni che potevano presentarsi.
La Cassa Rurale cercò di essere sempre attenta al rispetto delle autonomie, in particolare
quando avevano una loro storia ed erano ben radicate nel territorio.
Dopo la liberalizzazione della apertura degli sportelli la concorrenza aveva messo in crisi le
BCC di più modeste dimensioni. La crisi si era anche aggravata per il peso della crescente
burocrazia dovuta alla crescita degli adempimenti legati al proliferare di nuove norme, al
rispetto di obblighi di segnalazioni agli enti addetti ai controlli, al rapido modificarsi degli
aspetti del modo di operare, in particolare con l’apertura dei mercati finanziari anche alla
clientela minuta.
Tutto questo esigeva la presenza di personale preparato e quasi sempre l’aumento degli
organici che il conto economico non sopportava.
Per i consigli di amministrazione, gli organi di controllo e le direzioni delle piccole banche
si ponevano preoccupanti problemi anche per le responsabilità crescenti che vi erano connesse. Il futuro aveva cominciato a farsi difficile.
L’assistenza della Federazione regionale, anche essa coinvolta in processi rapidi di crescita e di
aggiornamento, non sempre era in grado di assistere le banche associate in tutti i loro bisogni.
D’altra parte non appariva ormai più opportuno insistere nel mantenere in vita organismi che
andavano fuori mercato perché scarsamente in grado di offrire servizi efficaci ed efficienti.
I tentativi che erano stati fatti di creare nuove banche cooperative avevano dato esiti tutti
negativi, con costosi interventi di salvataggio. Anche questo era una conferma della
impossibilità a sopravvivere di piccoli organismi in un mercato aperto.
Le scelte del sistema di Credito Cooperativo furono per conseguenza rivolte a favorire le
politiche di fusione o di incorporazione.
Così in un periodo abbastanza breve, dal 1975 al 2003, il numero delle banche cooperative lombarde si ridusse drasticamente: da 76 a 48 unità (-37%).
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
La provincia di Bergamo aveva visto le proprie BCC ridursi da 15 a 9 unità. Nella provincia le fusioni avevano riguardato: le BCC di Calcio e di Covo, di Cologno e di Bariano
(BCC Orobica), di Rivolta e Agnadello (BCC dell’Adda), di Zanica e Pedrengo (BCC
della Bergamasca), di Pradalunga e Gandellino con Villa d’Ogna (BCC Valle Seriana). La
BCC Credival di Gazzaniga posta in liquidazione (1998) era stata assorbita dalla BCC di
Sorisole e Lepreno.
Il fenomeno riguardò nel complesso tutte le BCC italiane, scese da 648 a 445 (-32%).
Il Credito Cooperativo continuò però a crescere vigorosamente: gli sportelli in Lombardia
passarono da 118 a 567 (+380%), e in Italia aumentarono da 896 a 3.401 (+280%).
Dal 1994 i rapporti con le Banche di Credito Cooperativo limitrofe a quella di Treviglio si
erano fatti sempre più frequenti. La Cassa di Treviglio, infatti, per le sue dimensioni e
conoscenze era in grado di offrire forme di collaborazione, rapide e pratiche. Lo scambio di
visite e ancor più dei contatti telefonici erano diventati prassi ordinaria alla quale si faceva ricorso. Le riunioni mensili dei dirigenti delle banche del gruppo della provincia di
Bergamo erano efficaci occasioni di conoscenza dell’andamento del mercato locale e di
scambi di notizie pratiche per la gestione quotidiana.
Anche questo non era però più sufficiente per gli istituti di piccole dimensioni, i cui consigli di amministrazione e le direzioni giudicavano ormai difficile continuare in forma autonoma e ritenevano opportuno prendere contatti per la ricerca di possibili fusioni.
Iniziarono i primi incontri informali da parte delle direzioni di alcune consorelle che già si
rivolgevano alla Cassa Rurale di Treviglio alla ricerca di collaborazione e di assistenza, in
particolare le banche di Misano d’Adda, Rivolta d’Adda, Calvenzano e Zanica.
Mentre erano simili le motivazioni di Misano e Calvenzano, cioè la pratica impossibilità,
date le dimensioni, di continuare in forma autonoma, diverse erano le ragioni, come vedremo, che avevano mosso le banche di Rivolta e di Zanica a rivolgersi a Treviglio.
Il consiglio di amministrazione di Treviglio, in una riunione del 25 luglio 1994 aveva preso
in esame il problema più generale, autorizzando la direzione ad approfondire i colloqui che
si erano avviati.
BCC di Misano di Gera d’Adda
I contatti con il presidente Tancredi Zolio e il direttore Mario Antonio Rocca della BCC
di Misano d’Adda portarono rapidamente alla decisione di sottoporre all’esame dei rispettivi consigli il progetto di una fusione. Una delibera del consiglio della BCC di Misano
d’Adda e un’altra della Cassa di Treviglio del 29 agosto 1994 avviarono l’esame di una possibile operazione. La banca di Misano aveva ancora una buona situazione economica e sufficienti margini di profitto, ma scarse probabilità per il futuro. Il consiglio ricercò responsabilmente nel 1994 una soluzione a questi problemi.
Come prima indicazione era stato esaminato un progetto di fusione a quattro con
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
Mozzanica, Calvenzano e Capralba, progetto presto abbandonato perché non risolveva il problema di fare quel salto di qualità e di efficienza nei servizi, premessa per un cambiamento.
Rimanevano le ipotesi di fusione con le altre due banche di maggiore dimensioni
(Caravaggio e Treviglio) in grado di assicurare i progressi di qualità che si ricercavano.
Il consiglio della BCC di Misano convocò i soci in due riunioni: il 7 ottobre 1994 e quindi separatamente per gruppi nel gennaio del 1995. Le indicazioni che ne
emersero indicarono nella Cassa Rurale di Treviglio una possibile fusione.
Il consiglio che ne deliberò il progetto da portare alla assemblea straordinaria dei soci era formato dal presidente Tancredi Zolio, dai consiglieri
Antonio Borlini, Giovanni Cavezzali, Pietro Desperati, Francesco
Ghilardi, Domenico Ghilardi, Roberto Menclossi, Dario Pontoglio,
Carlo Tassi e dai sindaci Davide Oldoni, presidente, Roberto Degani,
Francesco Fenili, direttore Antonio Mario Rocca.
L’assemblea straordinaria del 5 maggio 1995 deliberò quindi la fusione. La
Cassa aveva 417 soci che in larghissima maggioranza entrarono nella
compagine sociale di Treviglio. L’atto di fusione per incorporazione
venne firmato il 19 luglio 1995.
L’aspetto delicato della fusione, al di fuori degli atti formali e delle valutazioni degli aspetti economici-patrimoniali, che furono abbastanza semplici e facili non esistendo posizioni particolari, era legato alla preoccupazione della salvaguardia delle loro tradizioni e della loro storia.
La Cassa Rurale di Depositi e Prestiti era stata fondata a Misano il 30
ottobre 1909, secondo lo schema generale delle Casse cattoliche e ne
aveva seguito gli indirizzi.
Per 86 anni la Cassa aveva assicurato al paese i necessari servizi bancari
e la sua presenza era molto sentita. Tra i soci i dubbi sulla fusione furono
numerosi, risolti dopo molte discussioni e incontri. Il gruppo soci originario continuò a
rimanere compatto, a conservare le tradizioni degli incontri annuali con la cerimonia religiosa, il corteo, la corona di fiori al cimitero a ricordo dei soci defunti e, naturalmente,
l’immancabile pranzo.
A rappresentare i soci entrò nel consiglio della Cassa di Treviglio l’ex presidente Tancredi
Zolio e nella consulta dei soci Elia Degani e G. Lucio Fugazzola.
BCC di Calvenzano
Il comune di Calvenzano per la sua stretta vicinanza con Treviglio, da cui dipendeva per
larga parte per le scuole superiori, per la stazione ferroviaria, per l’assistenza ospedaliera e
sanitaria, per gli uffici pubblici, aveva sempre avuto un forte legame con il Trevigliese. Le
due comunità avevano avuto, dal dopoguerra, un uguale sviluppo socioeconomico, anche
se a Calvenzano aveva continuato a prevalere la predisposizione verso l’agricoltura. L’unico
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1988 – Inaugurazione nuova sede
della Cassa Rurale di Misano
di Gera d’Adda.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
2001 – La nuova sede della filiale
di Calvenzano.
2002 – A Calvenzano si festeggia
il centenario della Cassa Rurale.
ostacolo posto dalla linea ferroviaria, oltre che dal vecchio sottopasso, era
stato superato dall’apertura di una nuova strada derivata da via Casirate.
Le due comunità erano da tempo bene integrate e questo aspetto era favorevole ad una fusione tra le due banche.
La Banca di Credito Cooperativo di Calvenzano, che pur mutato il nome,
conservava tutte le caratteristiche di Cassa Rurale, aveva lunghe tradizioni
storiche. Aveva condiviso con Inzago nel 1886 il primato della nascita delle
Casse in Lombardia con la Cassa di Mutuo Imprestito già ricordata.
La Cassa di Mutuo Imprestito si trasformò quasi subito in cooperativa agricola e successivamente venne fondata la Cassa Rurale di Prestiti, cattolica, il 17 febbraio 1902.
A Calvenzano attorno alla Cassa Rurale era sorto un convinto ambiente cooperativo con la Cooperativa Agricola, la Cooperativa di consumo, la Latteria Sociale. Le radici mutualistiche e il localismo erano
principi molto sentiti e l’idea di una fusione della Cassa ebbe un lungo
periodo di maturazione.
Nel luglio del 1995 il consiglio di Calvenzano aveva alla fine valutato
positivamente la ricerca di una fusione e si rivolse alle due Casse limitrofe di Caravaggio e Treviglio, con le quali già esistevano, oltre ai rapporti di stretta vicinanza, anche quelli di reciproco lavoro, per conoscere le loro disponibilità, le condizioni e gli indirizzi del loro modo di operare.
La scelta del consiglio si indirizzò verso la Cassa Rurale di Treviglio, che il 4 settembre
approvava il progetto di fusione, corredato anche da una perizia per l’analisi degli elementi economici e patrimoniali da parte dello studio del professor Imerio Facchinetti di
Bergamo.
Trattandosi però di due società cooperative non esisteva comunque il problema della valutazione delle quote sociali. Il 26 settembre 1995 la Banca d’Italia approvava la fusione
come incorporazione.
La BCC di Calvenzano aveva quindi sottoposto l’operazione alla propria assemblea straordinaria il 20 aprile 1996, mentre la fusione legale avveniva in data 1° luglio 1996.
Il consiglio di amministrazione aveva tenuto la sua ultima riunione il 9 maggio 1996, alla
quale erano presenti: Giuseppe Sudati (presidente), Battista Bigatti, Gianmario Buttinoni,
Alessio Colombo, Jaime Lot Giral, Ernestino Gusmini (consiglieri), Angelo Blini,
Gianmario Fugazzola, Pietro Perico (sindaci), Luigi Gusmini (direttore).
Il verbale del consiglio terminava con poche parole: “Si scioglie così l’ultima riunione della
BCC di Calvenzano, sono le ore 23”.
Dopo 94 anni di attività lo scioglimento fu un atto certamente doloroso.
Nel consiglio della Cassa Rurale di Treviglio entrò come amministratore l’ex presidente
Giuseppe Sudati e nella consulta dei soci Angelo Blini e Gianmario Fugazzola.
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
BCC di Rivolta d’Adda
La Cassa Rurale di Prestiti di Rivolta d’Adda, poi Artigiana e quindi Banca di Credito
Cooperativo era stata fondata il 24 marzo 1907 come Cassa cattolica, con statuto e comportamenti uniformi alle altre Casse. Era sempre stata attiva nelle iniziative cooperative,
nei rapporti con le Unioni Agricole Provinciali nel sostegno delle Unioni Agricole locali,
dei Consorzi ed aveva stretti legami, per i propri bisogni di liquidità, con la Banca di
Piccolo Credito Bergamasco.
Sosteneva il mutualismo in modo piuttosto accentuato e severo. Si ricorda al riguardo una
delibera della assemblea straordinaria del 2 febbraio 1912 con la quale si costituiva un
“fondo sociale” mediante forme obbligatorie di risparmio forzato richiesto ai soci che avevano contratto un prestito. L’iniziativa era destinata all’insuccesso come già era avvenuto
nelle Casse Rurali di monsignor Cerutti o in quelle Raiffeisen, pur avendo la loro giustificazione nella formazione del patrimonio sociale. I comportamenti dei soci sono sempre
stati lasciati alla loro libera decisione, anche se si lamentano partecipazioni alla vita cooperativa limitata ai personali interessi. Dove lo spirito cooperativo non era particolarmente
sentito alcune istituzioni di credito, anche estere, avevano introdotto norme più coercitive per regolare i rapporti con i soci174.
La Banca di Credito Cooperativo di Rivolta, per accrescere l’efficienza operativa, era alla
ricerca di maggiori dimensioni. Aveva già operato una prima fusione con la vicina BCC di
Agnadello senza però migliorare la situazione. Il consiglio aveva quindi dato delega al presidente Costante Seragni di avviare i primi contatti con la Cassa Rurale di Treviglio.
Il 9 ottobre 1998 si incontrarono le rispettive delegazioni per un primo esame che, anzitutto, doveva mantenere quale punto di riferimento l’operatività della loro sede di Rivolta
e la loro presenza attiva negli organi amministrativi e di controllo.
Nel successivo mese di novembre vennero individuati al riguardo alcuni punti che riguardavano l’istituzione di un comitato locale di area, con relativi poteri, l’inserimento nel
consiglio della Cassa di Treviglio di tre amministratori, di tre soci nella consulta e di un
sindaco nel collegio sindacale. Per la stesura del necessario “piano industriale” si sarebbe
dato incarico alla società del movimento Sef, e si sarebbero anche previste le modifiche
statutarie necessarie alla nuova struttura.
Nel mese di dicembre si discussero ulteriori richieste avanzate dal consiglio di Rivolta,
aumentando il numero dei consiglieri e dei sindaci a cinque, inserendo nelle modifiche statutarie due nuovi organismi la consulta dei soci e i comitati locali di area.
L’11 gennaio 1999 venne infine approvato il progetto di fusione, da farsi sulla base della
situazione dei conti al 31 dicembre 1998, che, in un successivo incontro tenutosi nella sede
della BCC di Rivolta tra le due delegazioni, veniva approvato.
Il 19 gennaio si riuniva il consiglio di Rivolta per la deliberazione finale, ma, inaspettatamente, dopo le lunghe e positive trattative, il progetto, per contrasti sorti tra gli amministratori, non otteneva i voti necessari per l’approvazione.
In una lettera indirizzata alla Cassa di Treviglio la decisione negativa veniva giustificata
377
174
Alfredo Ferri, “La partecipazione
del credito cooperativo al finanziamento dell’agricoltura negli Stati
Uniti”, in Cooperazione di Credito, giugno 1969: “Nelle Federal Land Banks
per ottenere un mutuo si dovevano
acquistare azioni pari al 5% del prestito, inoltre gli interessi venivano maggiorati di uno o più punti destinati a
formare le riserve. Al termine del
pagamento del mutuo il socio non
partecipava più alla compagine sociale che restava quindi governata dai
soli debitori che determinavano nel
modo più rigoroso le condizioni e le
spese perché erano a loro carico.
Praticavano una forma di ‘ristorno’
diretto e immediato”.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
con la scelta di ricercare altre modalità di fusione con banche più piccole o aventi la loro
dimensione.
La preoccupazione di perdere l’autonomia, che sembrava accantonata dopo i contatti e le
assicurazioni, aveva alla fine prevalso nella decisione.
Per noi la perdita di tempo non fu inutile, ma servì a confermare quanto sia difficile rinunciare all’autonomia e alla propria storia solo in cambio di efficienza, ricercata altrove.
BCC della Bergamasca
Il progetto di fusione si risolse in modo del tutto negativo, come era stato quello di Rivolta
d’Adda.
Le motivazioni del mancato accordo, se pure in parte simili a quelle della BCC di Rivolta
(perdita di identità e di autonomia) ebbero però anche implicazioni diverse che lasciarono, al
termine, l’impressione che la nostra buona fede era stata coinvolta, sin dall’inizio, in una operazione per la quale era molto dubbia la volontà di arrivare ad una conclusione positiva.
Debbo anzitutto premettere che non era mai esistita da parte nostra l’idea di una fusione
con la Banca di Zanica, con la quale avevamo sempre avuto solo ottimi e amichevoli legami, particolarmente a livello delle direzioni e delle presidenze.
Va anche ricordato che la BCC di Zanica aveva scelto di operare al di fuori, o a margine,
delle linee della Federazione Regionale, scegliendo anche un sistema informatico esterno,
ritenendo scarsamente efficiente quello federale. La banca aveva avviato anche importanti iniziative con la costruzione di una grande sede sociale e di un centro sportivo di notevoli dimensioni destinato in seguito a crescere fino a diventare un centro di formazione e
di congressi con la costruzione delle strutture e degli impianti necessari. Iniziative di per sé
magari lodevoli, ma di grosso impegno anche per gli esercizi che ne seguivano, e che, se
non rimosse, costituivano un ostacolo ad una fusione.
La proposta di fusione pervenne, inaspettatamente, dal vice presidente della Banca della
Bergamasca, Davide Frigeri, in alcune telefonate alla direzione della Cassa, accolte con
molta perplessità, ritenendola molto improbabile per numerosi aspetti che differenziavano
le due banche, il loro radicamento da un secolo nel loro ambiente, i diversi pesi delle attività, passività, delle riserve e dei patrimoni.
Si tennero numerosi incontri tra le delegazioni dei rispettivi consigli al fine di accertare le
opportunità e potenzialità possibili e i reciproci interessi in una fusione.
Le delegazioni erano ben consapevoli che ne sarebbe derivato un profondo coinvolgimento non solo strutturale, cosa possibile, ma culturale, più difficile, tra due istituzioni e due
realtà aziendali centenarie.
I tempi non sarebbero stati certamente brevi e la crescita dimensionale doveva essere tale
da far superare i punti problematici.
Nel corso degli incontri, iniziati il 29 novembre 1999, erano stati definiti gli aspetti che
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riguardavano la ricerca di un nuovo nome aziendale e dell’aumento del numero dei consiglieri a 15 per includere 5 membri di provenienza della BCC di Zanica con la nomina di
due vice presidenti di cui uno espresso da Zanica. La direzione sarebbe rimasta a Treviglio
mentre si costituivano tre aree operative, Treviglio-Isola-Zanica con comitati di sconto
con tre consiglieri e la previsione di pre-assemblee locali dei soci.
Veniva dato incarico alla società Sef di predisporre il piano industriale per definire gli
accordi.
Dovevano però essere chiariti i punti problematici dei due centri elettronici diversi e della
dismissione della parte immobiliare non funzionale. Su questi due punti la BCC di Zanica
era molto in dubbio mentre erano emersi alcuni aspetti che riguardavano la nostra Cassa
Rurale che avrebbe dovuto al momento accantonare il suo forte sviluppo nella Geradadda,
il progetto di espansione nell’Isola, i progetti per una prevenzione sanitaria e la costruzione della Casa del Socio. Anche la notevole differenza tra patrimoni e riserve e il peso della
compagine sociale trevigliese di gran lunga superiore erano motivi di riflessione.
In un incontro del 19 maggio 2000, la delegazione di Zanica pose il problema di garantire
loro statutariamente la certezza del mantenimento futuro dei posti nel consiglio e la loro
indipendenza nelle decisioni, aspetti contrastanti con le norme legali e lo statuto.
Altri contatti portarono alla riunione a Zanica del 12 luglio nella quale la presidenza della
BCC Bergamasca rimise tutto in discussione inserendo la richiesta di due assemblee separate, una forte autonomia gestionale e il rifiuto della vendita dei beni non funzionali. Il
piano industriale già da noi approvato non era stato ancora esaminato dal loro consiglio e
apparve allora finalmente chiaro che non esisteva alcuna volontà di continuare da parte
loro nelle trattative.
In un’ultima riunione del 27 ottobre del 2002 si decise di porre fine al progetto.
La mancata soluzione della fusione, che all’inizio sembrava di particolare interesse per la
BCC della Bergamasca, lasciò alcune domande in sospeso. La più importante riguardava,
come sempre, la possibilità di una fusione fra soggetti diversi, ma che intendevano conservare ciascuno la propria autonomia e la loro identità.
Fu di insegnamento che sono sempre più opportune le ricerche di forme di collaborazione,
di unioni consortili, di gestione in comune di aspetti operativi che possono creare efficienza e crescita senza la perdita della identità, piuttosto che fusioni per la sola ricerca di
maggiori dimensioni.
La ripartizione delle aree
Ai fini organizzativi e amministrativi, per i necessari punti di riferimento e di contatti con
i gruppi dei soci venivano costituite quattro aree alle quali sono preposti i comitato di area,
formati da amministratori o membri della consulta dei soci e funzionari della Cassa, presieduti da un membro della presidenza della Cassa.
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La suddivisione delle filiali era stata così individuata:
Area Treviglio:
Treviglio sede, Treviglio Nord, Treviglio Sud, Treviglio Pip, Treviglio Ovest, Treviglio
Cappuccini, Treviglio Geromina, Arcene, Canonica d’Adda, Castel Rozzone, Fara Gera
d’Adda, Pontirolo Nuovo, Agenzia Assicurativa di Treviglio.
Il comitato locale non venne costituito in quanto l’area faceva riferimento diretto alla presidenza, al consiglio di amministrazione, alla consulta dei soci.
Area Isola:
Carvico, Brembate-Grignano, Mapello-Prezzate, Presezzo, Sotto il Monte Giovanni XXIII
e Terno d’Isola.
Il comitato locale era composto da: Umberto Cappato (capo area), Claudio Brembilla,
Silvano Ravasio e Angelo Biffi (membri della consulta soci).
Area Bergamo:
Bergamo, Ciserano, Dalmine (Sforzatica Sant’Andrea), Osio Sotto, Treviolo-Albegno,
Treviolo-Curnasco, agenzia assicurativa Bergamo.
Il comitato locale era composto da: Diego Vescovi (capo area), Massimo Lena, Aldo Previtali, Maria Rosanna Taglietti, Armando Zucchinali (membri della consulta soci).
Area Geradadda:
Arzago d’Adda, Calvenzano, Casirate d’Adda, Cassano d’Adda-Cascine San Pietro,
Comazzo, Misano di Gera d’Adda, Truccazzano, Truccazzano-Albignano, Vailate.
Il comitato locale era composto da: Giuseppe Jamoletti (capo area), Eligio Erba, Battista
Leoni, G. Lucio Fugazzola, Ivan Arzilli, Giovanni Fugazzola, Marcello Colombo, Tancredi
Zolio, Mario Invernizzi, Enrico Roveda (membri della consulta soci).
Alla rete sportelli si erano aggiunti altri punti di contatto con la clientela, i self service di
via Carcano, di via Pontirolo, di via Crivelli, e presso la filiale Ovest Il Pellicano. Presso
tutte le filiali operavano gli sportelli bancomat (31 postazioni).
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Le filiali suddivise per area territoriale
Area Isola Bergamasca
Area Bergamo
CARVICO
Via Don Pedrinelli, 62/64
Tel. 035797300 - Fax 035797303
BERGAMO
Via Coghetti, 30
Tel. 035253135 - Fax 035250238
BREMBATE-GRIGNANO
Via Roma, 1
Tel. 0354826277 - Fax 0354826223
CISERANO
Via Circonvallazione Est, 82
Tel. 035872580 - Fax 035872551
MAPELLO-PREZZATE
Piazza Sant’Alberto, 13
Tel. 0354937280 - Fax 0359092711
DALMINE - SFORZATICA S. ANDREA
P.za V. Emanuele III
Tel. 035373723 - Fax 035370102
PRESEZZO
Via Vittorio Veneto, 929
Tel. 035612022 - Fax 035615827
Provincia
Lecco
Provincia
Bergamo
SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII
P.zza S. Maria, 18
Tel. 0354362272 - Fax 035793513
TERNO D’ISOLA
Via Roma
Tel. 0354940962 - Fax 035904542
Agenzia assicurativa
BERGAMO
Via Serassi, 7
Tel. 035246093 - Fax 0354179035
ARZAGO D’ADDA
P.zza Locatelli, 3
Tel. 0363326625 - Fax 0363879071
CASIRATE D’ADDA
Via Umberto I, 10
Tel. 0363326526 - Fax 036387784
TREVIOLO - ALBEGNO
Via Vittorio Veneto, 1
Tel. 035201084 - Fax 035200595
TREVIOLO - CURNASCO
Via C. A. Dalla Chiesa, 10/6
Tel. 0356221174 - Fax 0356221130
Area Geradadda
CALVENZANO
Via Marconi/Via Torri
Tel. 036385155 - Fax 036386717
OSIO SOTTO
Via Roma, 1
Tel. 0354823613 - Fax 0354823879
Area Treviglio
Provincia
Milano
TREVIGLIO SEDE
Via Carcano, 6
Tel. 03634221 - Fax 0363301585
TREVIGLIO NORD
Viale Ortigara, 19
Tel. 036344873 - Fax 0363301656
CASSANO D’ADDA - CASCINE S. P.
Via Don A. Castellazzi, 19
Tel. 0363368870 - Fax 0363368875
TREVIGLIO SUD
Via Crivelli 26/D
Tel. 0363422480 - Fax 0363422470
COMAZZO
Sportello di Tesoreria
Via Mameli, 1
Tel. 0290617574 - Fax 0290615060
TREVIGLIO P.I.P.
Via Pietro Nenni, 4
Tel. 0363303501 - Fax 0363303558
MISANO DI GERA D’ADDA
Via Roma, 10
Tel. 036384065 - Fax 0363340308
TREVIGLIO OVEST
Viale Monte Grappa, 31
Tel. 036346118 - Fax 0363304907
TRUCCAZZANO
Via L. Da Vinci, 1
Tel. 029583651 - Fax 0295838117
TREVIGLIO CAPPUCCINI
Via Pontirolo, 29
Tel. 036344441 - Fax 036344441
TRUCCAZZANO - ALBIGNANO
Via Anguissola, 1
Tel. 0295309074 - Fax 0295838486
VAILATE
P.zza Garibaldi, 5
Tel. 0363340677 - Fax 0363340507
Provincia
Lodi
TREVIGLIO - GEROMINA
Via Pasturana
Tel. 0363304782 - Fax 036345240
Provincia
Cremona
ARCENE
Via Umberto I, 6/8
Tel. 035879560 - Fax 035879566
CANONICA D’ADDA
Via Lodi, 32
Tel. 0290988134 - Fax 0290988141
CASTEL ROZZONE
Piazza Castello, 7
Tel. 0363381051 - Fax 0363382163
FARA GERA D’ADDA
Piazza Patrioti, 10
Tel. 0363399966 - Fax 0363398855
PONTIROLO NUOVO
Piazza San Rocco, 1
Tel. 0363330477 - Fax 0363330398
LEGENDA
Comuni sedi di filiali
Agenzia assicurativa
TREVIGLIO
Via Pontirolo, 18
Tel. 0363305350 - Fax 036349061
Comuni di competenza
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
Adeguamenti strutturali e operativi
L’impatto delle nuove norme
Alla liberalizzazione della apertura degli sportelli bancari, con il rapido accentuarsi della
concorrenza, la ricerca di nuove dimensioni per le aziende di credito, la tumultuosa
crescita della finanza e della Borsa con la diffusione delle società di intermediazione
finanziaria, era seguita l’emanazione di provvedimenti per il loro regolamento ad evitare
abusi e distorsioni del mercato.
Gli organismi ai quali erano preposti i controlli, Banca d’Italia, Consob, Ufficio Italiano
dei Cambi, il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio intervennero, via via
secondo le specifiche competenze, nella emanazione delle necessarie norme.
Norme spesso di non facile applicazione, di grave peso burocratico e di notevoli costi.
La situazione dei cambi e la svalutazione della lira erano state fonti di quotidiane preoccupazioni. Nel novembre del 1995 la nostra moneta rientrò nel sistema monetario europeo
(Sme) con una quotazione legata al marco tedesco di L. 990 e la possibilità di oscillare
entro una banda ristretta tra L. 850 e L. 1.150. Era una prima tutela contro le frequenti speculazioni sulla lira e preparava il lungo cammino che ne seguì fino alla moneta comune
europea.
Come intervento sulla liquidità del sistema la Banca d’Italia, con due diversi provvedimenti (1994 e 1995), interveniva sulla riserva obbligatoria delle banche; intervento che,
pur togliendo alle BCC una agevolazione e aumentando la quota di riserva, ebbe scarso
effetto sui nostri bilanci.
L’Associazione Bancaria (Abi) si fece promotrice della libera adozione tra le banche di
codici di autodisciplina, per regolamentare la trasparenza dei comportamenti nei confronti
della clientela, con l’obbligo di fornire una precisa informazione sulle condizioni praticate, con
l’emanazione di regolamenti sugli investimenti, sul credito ipotecario, codici ai quali la Cassa
Rurale diede la propria adesione integrandoli anche con regolamenti interni.
Furono importanti le normative sull’antiriciclaggio con le relative procedure di segnalazione delle operazioni sospette (1997), quelle sull’usura che era riapparsa in modo preoccupante malgrado, e direi in antitesi, con una maggiore libertà di accesso al credito.
Fummo autorizzati, sempre in linea con la liberalizzazione, ad effettuare operazioni non
tipicamente bancarie, quali la vendita di monete, di gadget, di biglietti ferroviari, di viaggi, iniziative utili per consolidare i rapporti con la clientela.
La normativa (20 dicembre 1996) sulla “Tutela delle persone e altri soggetti per il trattamento dei dati personali”, meglio nota come legge sulla privacy, costituì un grosso impegno
come responsabilità e costi. La raccolta dalla clientela delle autorizzazioni al trattamento
dei dati personali sottrasse tempo e impegno al normale lavoro di sportello. Non fu bene
accolta dai clienti e qualche consenso venne perfino rifiutato.
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
La gente, come di norma succede, si è poi nel tempo adeguata alla firma del cumulo di
moduli e di dichiarazioni che è andato aumentando.
Sempre nel 1996 l’entrata in vigore della nuova disciplina tributaria sui redditi di capitale
comportò un ulteriore appesantimento del lavoro per l’assistenza e l’informativa ai clienti
oltre all’approntamento degli strumenti per la gravosa gestione operativa.
Nel 1998 la normativa Eurosim e il regolamento Consob in applicazione delle direttive
Cee comportarono l’adozione di procedure interne, con il relativo codice di comportamento e l’istituzione di particolari funzioni di controllo.
Nel 1999 una sentenza della Corte di Cassazione sollevava un ulteriore grave, quanto inaspettato, problema: veniva dichiarato illegale l’anatocismo (cioè il calcolo degli interessi
sugli interessi) accogliendo una tesi opposta a quella delle banche che ritenevano fosse
ormai entrata nell’uso, e come tale ammessa, la procedura dell’addebito degli interessi, che
venivano peraltro coperti dai versamenti fatti successivamente agli addebiti, non provocando quindi l’anatocismo, salvo in casi particolari.
La controversia venne risolta allora da un decreto del consiglio dei ministri che con una
modifica al testo unico bancario (Tub) delegava la soluzione al Comitato Interministeriale
Credito e Risparmio (Cicr) che provvide al riguardo, senza coinvolgere le banche sui problemi arretrati175 con una nuova disciplina per il calcolo degli interessi. Le banche si erano
a questa adeguate e la loro condotta si ritenne conforme alle regole prima e dopo il 1999.
I rapporti tra banche e clienti sono sempre stati attraversati da sentimenti di sfiducia o di
diffidenza anche se, contrariamente al sentire comune, è proprio sulla fiducia reciproca che
si sono retti e continuano a reggersi i rapporti.
Per dirimere eventuali malintesi e eliminare casuali errori era entrata nel sistema italiano
anche la figura dell’ombudsman (termine di origine e diritto svedese) organismo preposto a
giudicare i reclami della clientela. Anche la Cassa Rurale, come parte del sistema, aveva
dato vita ad un proprio ufficio reclami.
Sotto il profilo fiscale la protezione offerta dalla vecchia norma del 1947 (nota come legge
Basevi) e dalle conferme che ne erano seguite (esenzione dalle imposte sugli utili passati
alle riserve indivisibili) cominciò ad essere messa in discussione. Nel marzo del 2002 una
nuova normativa fiscale per le cooperative cominciò indirettamente a incidere sui profitti, anche se riferita ad un solo biennio. Apriva però una porta ad altri temuti interventi
futuri che avrebbero avviato il Credito Cooperativo, anche sotto l’aspetto tributario, verso
una omologazione con il sistema bancario generale, dimenticando con questo la particolare natura del Credito Cooperativo e della sua tutela costituzionale.
Lo sviluppo del personale
L’assunzione di nuovo personale portò gli organici da 242 a 293 nel decennio 1993-2003176.
Personale giovane, ancora da formare, anche se proveniente dalle scuole superiori o dalle
università. Il grado di istruzione dato dagli studi, rispetto al passato, era aumentato in modo
383
Con una nuova sentenza (8 novembre 2004) la Corte di Cassazione a
sezioni riunite riapriva nuovamente il
contenzioso.
176
Nuovi assunti: anno 1994:
Damiana Bussini, Raffaele Vegeto,
Sabrina Timelli, Marco Parolari,
Marco Pagani, Simone Perazza, Dario
De Capitani, Riccardo Melzi, Andrea
Pala, Angelo Azzali, Marcella Alice
Rossoni; anno 1995: Egidio Carlo
D’Adda,
Cleonice
Garabelli,
Francesca Assanelli, Maria Rosa
Ubiali, Daniela Costa, Cristina Freda,
Irene Ferrandi, Simona Perego, Maria
Grazia Viganò, Paola Regonesi,
Debora Gatti, Marco Pelosi, Maria
Teresa Pilenga, Massimo Arati,
Miriam Nembrini; anno 1996:
Angelo Zanchi, Pietro Togni,
Massimo Blini, Valeria Valeri, Mascia
Ghirlandetti; anno 1997: Angela
Maria Paris, Alessandro Pagano,
Flavio Panzera, Nicola Monzio
Compagnoni; anno 1998: Francesco
Celeste, Marina Pizzaballa, Chiara
Fattori, Claudia Pizzaballa, Elisa
Cavalleri; anno 1999: Francesca
Lotteri, Patrizio Lombardo, Arianna
Annoni, Emelin Carminati; anno
2000: Loredana Cavagnero, Maria
Silvia Pecci, Chiara Ravasio, Angela
Ornaghi, Matteo Nespolo, Carlo
Brusamolino, Fabio Carminati,
Patrizia Russi, Roberto Mazzini, Silvia
Sala Danna; anno 2001: Alessio
Soncini, Luisa Bonanomi, Mauro
Travi, Maria Gabriella Nossa, Alberta
Moriggia, Barbara Gemini, Alice
Venturini, Ombretta Marcomin,
Emiliano Conti, Eleonora Bertuletti,
Elena Casarsa, Elena Ferrari, Enrico
Giuseppe Sala, Claudia Terrazzani,
Claudio Mandelli, Antonio Brozzu,
Claudio Ghidoni, Michela Sangalli,
Alessandra Consonni, Leandro
Frigerio, Stefano Pirrone, Rossella
Tupputi, Floriana Bosio, Manuela
Lucia Guffanti, Luca Ghislandi,
Alessio Malanchini; anno 2002:
Massimiliano Cazzato, Marco Obinu,
Camilla Fassi, Maria Paola Patruno,
Andrea Abbadini, Andrea Vecchia,
Loretta Caliendo, Floriana Maggi,
>>
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Monica Annoni, Patrizia Rozzoni,
Stefania Cerato, Marco Oberti,
Leonardo Sorzi, Riccardo Ferri,
Andrea Casiraghi, Michele Berti,
Manuela Brigatti, Arianna Cornelli,
Simona Gamba, Luca Marchetti,
Olga Pellegrinelli; anno 2003:
Giorgio Mastrototaro, Ivan Vitali,
Marco Ferrandi, Paolo Nicola
Ravasio, Omar Lodovici, Luca
Carminati, Pietro Castelli, Simona
Locatelli, Sara Lonati, Lodovico
Enrico Gaigher.
1999 – La grande forza della Cassa
Rurale: i suoi collaboratori.
sensibile: 49 laureati (17%), 191 diplomati di scuole superiori (65%) e 53 di scuole inferiori (18%).
Con una età media di 37 anni e la buona preparazione davano certezza al futuro della
Cassa. Tra il personale maschile (160) e quello femminile (133) le differenze si stavano
ormai quasi annullando.
Nel periodo considerato era andato accelerando il numero dei dipendenti cessati (46),
nella massima parte collocati in pensione e iniziava il periodo del cambiamento con personale più giovane.
La direzione si era occupata in modo particolare, oltre che della preparazione tecnica dei
nuovi assunti, della formazione nel particolare lavoro svolto dalla Cassa, nel creare il senso
di appartenenza e di corpo indispensabili perché la Cassa continuasse ad essere “differente” non solo negli slogan pubblicitari, ma nella pratica quotidiana.
Era sempre stato questo uno dei compiti primari, anche se difficili, necessario a contrastare quegli aspetti che spingevano sempre più alla omologazione e alla uniformità del lavoro perché la formazione generica degli studi e, ancor più, le normative e l’informatizzazione costringevano a comportamenti uniformi.
Anche l’aspetto gerarchico aveva assunto la sua importanza con la crescita delle dimensioni imprenditoriali.
L’inquadramento, sempre riferito alla fine del periodo comprendeva 4 dirigenti, 25 funzionari, 38 quadri, 148 impiegati con vario grado, 70 impiegati ordinari.
Mi si vorrà perdonare se, parlando di persone, ne cito anzitutto l’aspetto numerico. La storia ha bisogno anche di dati statistici.
Il personale (dirò meglio le persone) ha sempre costituito la parte più importante, che dà
vita con i soci e i clienti a quella istituzione che chiamiamo Cassa Rurale.
È sulla loro partecipazione, intelligente e convinta, sul loro orgoglio di appartenere ad una
istituzione moderna avanti nei tempi per la sua responsabilità sociale, avendo concorso e
concorrendo alla sua creazione, sulla loro convinzione di prestare un servizio importante,
non di compiere atti burocratici, che la Cassa Rurale ha fondato la sua crescita e ricava la
forza per continuare.
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La formazione continua del personale, oltre ai corsi e alle lezioni tradizionali, veniva svolta anche con la partecipazione a commissioni
che si occupavano di aspetti operativi particolari, ai gruppi di lavoro,
e, in modo particolare, con le convention che riuniscono in occasione
della presentazione dei programmi strategici pluriennali tutto il personale con il consiglio di amministrazione, i sindaci e i membri della
consulta dei soci.
Tra i tanti ricordi del passato conservo una risposta da parte del presidente della organizzazione delle Casse Raiffeisen tedesche, Hans
Kleinhans. Ad una mia domanda, nel corso di un convegno, su quale
fosse la loro politica per riuscire a mantenere vivi e operanti i principi cooperativi in organismi cresciuti oltre misura, con la perdita dei
contatti personali tra dirigenti e soci, mi rispose in modo franco “con la convinzione nei
principi cooperativi e la capacità del personale di sportello delle nostre banche di trasferirli nei loro comportamenti”.
Esprimeva, in modo sommario e senza fronzoli, il concetto della partecipazione. Per individuare le ragioni della crescita della Cassa Rurale se ne possono aggiungere molti altri: i
buoni risultati economici, il mantenimento delle promesse contenute nelle enunciazioni
statutarie, le efficaci tecniche di marketing o di pubblicità, la beneficenza e le sponsorizzazioni che sono accessori complementari, ma non rilevanti.
Sulla partecipazione aggiungerò più avanti, parlando degli organi amministrativi e dei soci,
qualche ulteriore personale considerazione.
Nuove aree operative
Il rapido sviluppo dell’attività, a seguito anche dell’ampliamento del territorio sul quale era
andata ramificandosi la rete degli sportelli (passati da 14 a 32), comportò un altrettanto
rapido adeguamento dell’organizzazione.
Alla struttura operativa, agli organici, alla creazione delle funzioni in relazione alle necessità, la direzione e il consiglio dedicarono un costante impegno che appare ben evidente
dalla rilettura dei verbali del consiglio relativi al decennio 1993-2003, tanto che l’organizzazione appare come uno dei principali interessi delle riunioni.
Ne diamo un conto sommario perché alla storia interessano, alla fine, i risultati, che furono notevoli, e che sono già stati illustrati nelle pagine precedenti.
L’organizzazione si indirizzò in particolare alle nuove aree operative che si erano formate.
Molto importanti quelle della finanza, che aveva costituito l’aspetto nuovo del lavoro della
Cassa.
Trattando del servizio titoli e finanza dobbiamo ricordarne purtroppo un aspetto, non certo
da attribuirsi direttamente agli uffici, che aveva interessato il risparmio, in modo grave385
1997 – Un gruppo di funzionari,
capifiliale e capireparto.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
mente negativo, a seguito di alcuni grossi scandali finanziari che, come è poi emerso dalle
indagini, erano dolosi e fraudolenti.
Il mondo del denaro è sempre stato purtroppo coinvolto in scandali e dissesti. Ma da lungo
tempo non erano più stati interessati i risparmiatori che, in un clima di fiducia, avevano
cercato giustamente un miglior rendimento rispetto a quello offerto dai titoli di Stato o dai
depositi bancari.
Questo indirizzo avrebbe dovuto far parte, in una società moderna e ad economia più evoluta, del normale collocamento del risparmio anche delle famiglie. Ma la fiducia è stata
ancora una volta tradita, spingendo il risparmio a trovare ancora rifugio nei titoli di Stato
e nei conti bancari invece di diventare un supporto alla economia produttiva.
Se si poteva dare una diversa ragione per i titoli emessi da uno Stato sovrano, l’Argentina,
molto diverse sono state invece le ragioni di altri casi clamorosi di default come quelli di
Swissair, Cirio e Parmalat.
I comportamenti truffaldini messi in atto, la mancanza di trasparenza dei mercati in cui
operavano le società quotate in Borsa, quindi certificate, fino al giorno del loro tracollo,
l’insufficienza degli organi di pubblica vigilanza, di quelli di ordinario controllo interno ed
esterno, delle società di certificazione e di valutazione, avevano largamente contribuito a
tradire la buona fede dei risparmiatori, oltre naturalmente quella della Cassa.
Se qualche banca appariva legata alle aziende in dissesto non andava però confuso tutto il
sistema bancario che avrebbe potuto essere messo in crisi in un ciclo economico già difficile.
A questo riguardo la stampa, le reti televisive e la radio, avevano dato un ben scarso contributo ad aiutare la gente a distinguere tra banca e banca creando anzi sconcerto e discredito.
Anche la Cassa Rurale, con il resto del sistema delle Banche di Credito Cooperativo, ne
ha risentito pur non avendo mai avuto alcun tipo di rapporto, né diretto né indiretto, con
le aziende in dissesto. La Cassa non aveva loro obbligazioni nel portafoglio, essendo l’operatività rivolta agli acquisti di volta in volta in correlazione con l’affermarsi delle richieste
della clientela.
Pur tuttavia la Cassa, escludendo ogni diretta responsabilità ma preoccupata per le perdite
economiche subite dalla clientela, aveva ricercato, nei limiti della ragionevolezza, di trovare le vie per alleviare le condizioni di illiquidità di valori obbligazionari in mano ai
risparmiatori, offrendo subito nel frattempo prestiti, in caso di bisogno a condizioni particolari.
Aveva anzitutto istituito un presidio di crisi per seguire i casi e tenere informata la clientela interessata. Aveva inoltre prontamente aderito alla Associazione per la tutela degli
investitori in titoli argentini costituita su iniziativa dell’Abi, legittimata a rappresentare a
titolo gratuito gli interessi degli oltre 450.000 investitori coinvolti per un controvalore di
titoli per oltre 14 miliardi di euro.
In diverse riunioni nel 2002 e 2003 il consiglio aveva preso le prime decisioni di intervento
per i casi dove già si avevano notizie sull’andamento delle procedure e sulle possibilità di
recupero.
Il primo intervento riguardò le obbligazioni Cirio: fu costituito un fondo per contributi
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generalizzati del 25% o del 15% rispettivamente per le Cirio Holding e Finance per le Cirio
Del Monte, e con importi anche superiori in relazione a particolari aspetti di bisogno, di
età, di situazioni economiche dei nostri clienti.
I contributi erogati ammontarono a 1 milione e 800 mila euro, prelevati dal Fondo rischi
bancari, mentre le obbligazioni furono lasciate in proprietà dei portatori purché ne ricavassero quel maggiore importo liquidato dalla curatela fallimentare.
Per le obbligazioni Argentina e Parmalat che presentavano due aspetti diversi (il caso
Argentina, come Stato sovrano, era interessato da procedure a livello internazionale, per
la Parmalat erano stati dati preventivi avvisi in tempo utile, lasciando ai portatori l’opzione di mantenere o vendere i titoli) non erano state prese decisioni da parte del consiglio
alla chiusura dell’esercizio 2003, assumendosi intanto la Cassa a proprio carico le spese di
intervento nelle procedure e bonificando ogni commissione sui titoli rimasti in portafoglio.
Per gli indirizzi e i controlli delle operazioni di intervento il consiglio aveva nominato un
apposito comitato etico formato, oltre che dal presidente e dal direttore della Cassa, da due
note e competenti personalità del mondo bancario, Tancredi Bianchi, già presidente
dell’Associazione Bancaria Italiana ed emerito professore universitario, e il professor
Giuseppe Roma, già direttore della filiale di Bergamo della Banca d’Italia.
Le iniziative della Cassa, mentre erano state accolte con favore dalla clientela e dall’opinione pubblica, avevano all’inizio suscitato critiche e reazioni contrarie da parte dell’intero mondo bancario che però, in un secondo momento, con tempi diversi, aveva cominciato a studiare modi di intervento.
Altro aspetto organizzativo riguardò il Centro Imprese con una prima suddivisione della
clientela, ormai non più da interpretarsi come generica, alla quale doveva essere prestata
una particolare attenzione anche come assistenza e consulenza oltre che come valutazione
del merito di credito.
Questo processo di segmentazione della clientela si sviluppò poi ulteriormente. Era necessario per migliorare i servizi e le iniziative dedicati ai bisogni e alle aspettative dei soci e
dei clienti.
Un’altra iniziativa nel campo dei servizi fu una sorta di ritorno alle origini perché riguardò il
settore agricolo. L’attività della Cassa nel passato era andata sempre più indirizzandosi verso
altri settori, artigianato, piccola industria, commercio, e sempre meno verso l’agricoltura.
Certamente non per una scelta, ma perché il ruolo economico del settore primario nella
zona era notevolmente diminuito.
Ridotti sempre più di numero i coltivatori diretti sui quali reggeva l’agricoltura locale (non
esistevano aziende agricole), con cicli produttivi che necessitavano in misura ridotta di
credito bancario, la Cassa Rurale aveva rivolto i suoi principali interessi là dove era più
necessaria la sua presenza.
Ma nel decennio in esame la situazione si era modificata. Le politiche agrarie comunitarie
avevano inciso profondamente, con gli interventi sulle quote produttive e con i contributi di specifica destinazione, sugli indirizzi dell’economia agricola.
387
1991 – Giuseppe Roma, direttore
della filiale di Bergamo della Banca
d’Italia, in un convegno promosso
dalla Cassa sui temi dell’usura
e riciclaggio.
2001 – Tancredi Bianchi, già
presidente Abi, in un convegno
sul risparmio nell’Auditorium
della Cassa.
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Inoltre la Cassa Rurale, ampliando il territorio operativo, aveva trovato nuove ragioni di
intervento in alcuni specifici settori (produzione del latte, con relative quote, fideiussioni,
zootecnia, macchinari, accorpamenti di fondi rustici).
La revisione della politica agricola comune (Pac), destinata ad incidere sulla politica di
sostegno dei prezzi, dei redditi e dei mercati, costituì un ulteriore impegno per la Cassa,
che, oltre a quello creditizio, offriva servizi di consulenza, informazione e formazione, organizzazione di convegni e di visite di studio, non solo per i soci agricoltori, ancora numerosi nella compagine sociale, ma anche per quanti operavano nel settore primario.
L’istituzione di un servizio agricoltura, con un responsabile particolarmente preparato,
Stefano Pirrone, ha visto quindi la Cassa nuovamente impegnata anche verso i problemi
del mondo agricolo.
Altri servizi innovativi riguardarono, con il crescere degli interessi della clientela, la finanza e le nuove forme di pagamento, il private banking, l’home banking, il corporate banking.
Altro servizio legato alla finanza, introdotto nel 1997, fu quello della sollecitazione alla
raccolta del pubblico risparmio con la formazione del personale e l’ottenimento della
necessaria autorizzazione da parte delle autorità preposte.
Nuovi rapporti bancari erano stati aperti per il servizio estero con altre 14 banche nei
diversi paesi che più interessavano l’operatività della clientela (1996) in aggiunta ai primi
quattro rapporti dell’inizio, intrattenuti quali banca agente (1989).
Fu necessario entrare come soci nella rete telematica internazionale Swift, rapporto poi
interrotto quando si cominciarono ad utilizzare altri canali (1999).
Il regolamento delle operazioni con il sistema bancario accentrato presso la Banca d’Italia
(il cosiddetto Birel) fu in una prima fase (1996) gestito direttamente dalla Cassa, ma successivamente (1999) trasferito all’Istituto Centrale Iccrea, avviando così uno dei primi
processi in outsourcing tramite il sistema.
Per la raccolta del risparmio, da tempo indirizzata verso altre forme rispetto a quelle tradizionali, la Cassa Rurale iniziò nel 1996 ad emettere proprie obbligazioni con durata da due
a tre anni e tassi di interesse competitivi quantomeno con i buoni ordinari del Tesoro e le
obbligazioni di Stato. L’emissione offriva alla Cassa anche la possibilità di allungare la
durata della raccolta. La Cassa, per seguire le richieste della clientela e le pressioni della
concorrenza, effettuava ormai operazioni oltre i dieci anni, e sia pure per modesti importi
e in via eccezionale, fino a vent’anni.
Per i necessari riferimenti sull’andamento continuarono ad essere stabiliti dal consiglio sia
i plafond per la emissione delle obbligazioni sia quelli di impiego che vennero aumentati da
50 miliardi (1996) a 90 miliardi (1999) per il medio-lungo termine, mentre il complesso
delle attività a medio termine, su autorizzazione della Banca d’Italia, venne aumentato dal
30% al 40% della raccolta.
Un’altra rottura con la prassi del passato fu l’abbandono delle tradizionali forme di garanzia (cambiali in bianco o fideiussioni) sui crediti per cassa con la concessione di crediti in
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bianco, stabilendone un tetto complessivo massimo fino al 15% del totale dei crediti. La concessione doveva avere alla base una lunga conoscenza del
cliente affidato, della sua consistenza patrimoniale,
con un’analisi pluriennale dei bilanci, delle sue
capacità operative e del ramo nel quale operava. Il
regolamento per la concessione di credito in bianco aveva avuto come premessa una definizione
delle classi di rischio per indirizzo e le decisioni
degli organi preposti al credito. Veniva di conseguenza avviata la valutazione del merito
creditizio (rating) e quindi la preparazione alla prossima attuazione delle norme di Basilea
2 a partire dal 1° gennaio 2007.
Un aspetto molto importante assunse la creazione di un sistema di controllo dei rischi. Il
consiglio, d’accordo con il collegio sindacale, decise (2002) di affidarne lo studio ad un
organismo esterno, la società del movimento Sef, che poteva contare sull’esperienza acquisita con interventi su altre realtà, evitando condizionamenti, anche non voluti, nella
determinazione delle regole.
Lo studio comportò per alcuni mesi analisi e contatti con il consiglio e con il collegio sindacale. Il regolamento venne approvato ed introdotto nel 2003 e il 15 dicembre dello stesso anno veniva istituita la funzione del controllo del credito (risk management) che si sostituiva a tutte le norme parziali introdotte negli anni precedenti.
Sempre in tema di controllo dei rischi erano stati introdotti due strumenti informatici
denominati Var (Value at risk) e Alm (Asset and liability management).
Alla crescita dell’operatività, delle nuove aree operative e dei relativi servizi, seguirono
ripetute modifiche degli organigrammi e dei funzionigrammi del personale con la definizione dei diversi gradi di responsabilità e di dipendenza gerarchica, con i necessari regolamenti operativi.
Il consiglio prese, tra il 1996 ed il 2003, una serie di deliberazioni che portarono all’organigramma in essere alla fine dell’esercizio 2003.
Alla introduzione e regolamentazione del servizio assicurazione si è già dedicata qualche
nota nelle pagine precedenti. Per l’affinità dei concetti di prevenzione, di risparmio, di
copertura di rischi o di bisogni futuri, i sistemi assicurativi e bancari hanno sempre avuto
comuni legami, più o meno forti nel tempo, fino alla recente commistione delle funzioni
di raccolta del risparmio legata a coperture assicurative.
La Cassa Rurale si era sempre occupata della diffusione dei principi di prevenzione, sin dal
primo intervento del suo presidente, monsignor Portaluppi, nella fondazione della Società
Cattolica di Assicurazione, e successivamente nella gestione della locale agenzia di questa
società. L’interesse era allora rivolto in particolare all’assicurazione dei raccolti e del bestiame per una comune tutela dei crediti concessi agli agricoltori. Dopo la cessione dell’agen389
1992 – L’assemblea della Cassa nel
Palazzetto Zanovello dei salesiani
di Treviglio.
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zia, la Cassa si era occupata solo degli aspetti bancari anche perché, venuto meno l’interesse ai problemi agricoli, era anche diminuito quello assicurativo.
I nuovi scenari che si aprivano per il collocamento del risparmio in forme assicurative
indusse la Cassa a riprendere l’interesse nel settore e a prendere i primi contatti (1993) per
l’apertura di uno sportello assicurativo prima in via Carcano, poi in via Crivelli, quindi in
via Pontirolo e a Bergamo.
L’ufficio operava come agente dell’assicurazione Assimoco, compagnia del mondo cooperativo, assumendo nel 1998 il mandato di agenzia generale Assimoco Vita e Assimoco.
Come è già stato ricordato, un ulteriore passo veniva compiuto nel 2001 con l’acquisto
dalla Federazione Lombarda, che intendeva dismettere una sua partecipazione nel settore
assicurativo, della società Agecasse.
Il servizio assicurativo della Cassa, che si è bene integrato nel lavoro bancario, fa capo agli
uffici di Treviglio, in via Pontirolo 18, e di Bergamo, in via Serassi, e viene svolto da tutte
le filiali.
L’informatica
1995 – L’aula di informatica
per la preparazione del personale.
La rapida evoluzione della operatività aveva, in modo altrettanto rapido, interessato l’organizzazione e gli strumenti operativi.
Il sistema informatico della Cassa si era rivelato sempre meno adeguato ai bisogni e troppo lento nel rispondere alle esigenze quotidiane.
L’avanzamento dei programmi della Federazione regionale era ancora legato alla filosofia,
ormai superata, dell’uso dei grossi elaboratori centrali con una forte dipendenza da pochi
grandi fornitori di hardware e di software che avevano il monopolio del mercato.
Il problema dell’adeguamento e dei ritardi fu oggetto di
particolare attenzione del consiglio. La Cassa Rurale,
date le sue dimensioni e l’entità del lavoro svolto,
aveva maggiori esigenze rispetto alla media delle BCC
associate alla Federazione che, nei suoi programmi, era
costretta ad adeguarsi al passo delle BCC di minori
dimensioni.
La Cassa Rurale decise pertanto di avviare una propria autonoma ricerca di nuove procedure informatiche e di sperimentare sistemi di tipo aperto su macchine Unix. Nel consiglio del 7 marzo 1994 si deliberò la costituzione, coinvolgendo altre Casse, di un
consorzio denominato Prometeo, una società per
azioni con un capitale di 500 milioni. La Cassa
avrebbe tenuto la maggioranza con una quota del
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60%, dando così vita al Gruppo creditizio Cassa Rurale.
La Banca d’Italia aveva espresso alcune perplessità sulla iniziativa, anche perché era al di fuori
dei programmi federali, invitando ad attuare prima una sperimentazione interna senza costituire
subito forme consortili.
La Cassa aveva già in corso una sperimentazione su un sistema Ibt d’accordo con la
Federazione e nel comune interesse. L’esperimento aveva dato esiti positivi per l’immediato ma non offriva, data la sua modesta architettura, spazi di ampliamento per il futuro. La
Federazione avviò invece un suo Progetto Sistemi (1995) al quale la Cassa Rurale decise
di aderire abbandonando l’Ibt, pur riprendendo però l’idea della costituzione del consorzio.
Nel dare l’adesione la Cassa Rurale accolse anche la richiesta della Federazione di concedere il distacco a Milano del suo funzionario Giancarlo Conti, particolarmente esperto nell’operatività del sistema informatico, per seguire il progetto. Il distacco si trasformò poi in
assunzione diretta e nella sua nomina a vice direttore della Federazione stessa.
Nel gennaio 1995 si riprese il progetto e si costituì la società per azioni Prometeo per la
realizzazione, la gestione e lo sviluppo dei servizi informatici e di altri servizi di back office
quali la lavorazione degli assegni e degli effetti e la spedizione e la raccolta dei documenti.
Il capitale, detenuto per una quota del 62% dalla Cassa, ammontava a L. 1.800 milioni ed era
ripartito per il restante 38% tra le BCC di Caravaggio, di Crema, di Rivolta e Pompiano.
La presidenza venne affidata al vice direttore della Cassa di Treviglio, Alvaro Cappellini.
Facevano pure parte del consiglio il direttore generale Gianfranco Bonacina e il funzionario Giancarlo Conti, mentre il sindaco della Cassa Pietro Longaretti entrava a far parte del
collegio sindacale.
La società Prometeo operò come polo informatico locale con sede in Treviglio per le BCC aderenti e svolse in modo positivo le sue funzioni volte ad accelerare la parte dei processi informatici diretti delle BCC e ad ottenere una riduzione dei costi. Sull’esperimento positivo di
Prometeo si progettò la costituzione di altri poli da parte di gruppi di BCC lombarde.
Un ulteriore frazionamento avrebbe però influito negativamente sull’operatività centrale
del sistema informatico della Federazione che, anche in vista di problemi informatici relativi al passaggio al 2000, decise di costituire un polo unico federale per la gestione complessiva dell’operatività di back office delle BCC. Un’analisi sui costi generali pagati dal
sistema delle BCC lombarde per l’informatica, malgrado gli impegni comuni e le notevoli
spese, aveva accertato che erano ancora superiori a quelli del sistema bancario. Una delle
principali ragioni era il contesto operativo federale ormai eccessivamente complesso così
come lo erano l’architettura tecnologica e il modello organizzativo.
Un’altra ragione, altrettanto importante, era il numero delle operazioni elaborate ancora
troppo basso per generare riduzioni di costi.
La Federazione Lombarda, non senza difficoltà e i naturali contrasti nel consiglio, avviò il
non facile percorso per quel radicale cambiamento che sarà analizzato in seguito.
La società Prometeo venne messa in liquidazione, perché aveva ormai adempiuto alle sue
funzioni, trasferendo parte del personale alla Federazione e parte alla Cassa Rurale che
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
acquistò inoltre le poche attività residue per favorirne la liquidazione.
Prometeo chiuse il suo ultimo bilancio il 20 settembre 2000 e l’assemblea straordinaria del
successivo dicembre ne deliberava la formale cessazione.
La Cassa Rurale aveva nel frattempo aderito al polo unico federale.
Il lungo impegno della Cassa Rurale, dall’avvio del primo centro informatico alla realizzazione del consorzio Prometeo, era ormai al termine. Impegno assunto, con relativi costi,
anche per il comune interesse della Federazione e delle BCC lombarde associate (si veda in
appendice una breve scheda tecnica dello sviluppo del processo informatico). Le possibilità offerte dalle nuove tecnologie avevano costituito anche per le Casse una rivoluzione che aveva
permesso di gestire come priorità la finanza, i rischi, la pianificazione, il controllo di gestione e le funzioni direzionali. Con l’avvento di Basilea 2 e l’introduzione dei nuovi principi
contabili (Ias) i processi informatici assumeranno nuova e maggiore importanza. Se le
BCC e le Casse Rurali vorranno continuare ad essere differenti sarà ancor più necessario
mantenere il giusto equilibrio tra gestione umana e gestione informatica. Non sarà un compito facile perché per loro natura i processi informatici tendono a prevalere sul resto.
I processi organizzativi avevano naturalmente coinvolto la risistemazione degli uffici. Nel
1997 era stata ristrutturata la sede centrale, il salone operativo, il piano superiore e la direzione, con l’installazione di un ascensore e l’ingresso per le persone disabili.
Era poi seguito (2002) il trasferimento degli uffici titoli e finanza nella sede Sud di via
Crivelli, accentrandovi tutte le funzioni in spazi idonei meglio adatti all’accoglimento in
forma riservata della clientela.
Gli uffici per la contabilità generale, per l’internal auditing e per l’ispettorato e quelli in
genere di staff con la direzione venivano trasferiti presso la sede centrale.
La direzione generale
A creare e guidare l’accresciuta mole di lavoro, a dare impulsi ai nuovi servizi, a controllare andamenti e rischi e, in particolare, a dare intelligente ed efficiente attuazione alle delibere del consiglio di amministrazione era stata formata, con una crescita interna, una valida e responsabile direzione.
Nel 1994 era stato messo a punto un nuovo regolamento interno che, oltre alla prima parte
relativa agli organi amministrativi e di controllo, aveva definito la struttura e le deleghe
dell’esecutivo in relazione allo sviluppo della Cassa.
Dal concetto di direttore, con l’ampliamento degli organici, si era passati a quello di
direttore generale, con un vice direttore vicario, e quindi ad una direzione generale o
alta direzione. Le norme deliberate dal consiglio e i regolamenti avevano formalizzato tale cambiamento, dando evidenza allo schema del doppio governo, pur con mansioni e responsabilità ben distinte, del presidente e del direttore (“i quattro occhi”
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
previsti anche dalle normative comunitarie).
Accanto quindi al direttore generale Gianfranco Bonacina erano stati nominati i membri
della direzione: Alvaro Cappellini, vice direttore vicario, responsabile dell’amministrazione, del bilancio e del nuovo settore finanza, Giancarlo Conti, responsabile del settore affari e clientela, Daniele Migliazzi, segretario generale.
Alla fine del 1994 era stato collocato in pensione Erminio Pescali, responsabile affari e
clientela.
Tutta la sottostante struttura organizzativa, organigrammi e funzioni, erano andati adeguandosi all’ampliamento dell’operatività, con una serie di deliberazioni del consiglio, che
seguirono di anno in anno.
Il processo delle deleghe all’esecutivo, sia per tipo che per entità, aveva seguito di pari
passo lo sviluppo, nell’ottica di mantenere corrente l’operatività e di evitare inutili e dannosi rallentamenti burocratici.
All’interno dell’alta direzione a Giancarlo Conti, passato alle dipendenze della
Federazione, era subentrato Daniele Migliazzi e ad Alvaro Cappellini, collocato in pensione nel 2001, per il settore finanza era subentrato Claudio Sgambato. La direzione si era
inoltre arricchita con due nuovi dirigenti, Franco Riz, affari e clientela, e Claudio
Albertini, organizzazione e personale. Nella segreteria generale e quindi nell’organizzazione veniva inserito Flavio Panzera.
1999 – La direzione generale.
Da sinistra: Alvaro Cappellini
(vice direttore vicario),
Gianfranco Bonacina
(direttore generale),
Daniele Migliazzi (vice direttore).
I rapporti con il movimento delle BCC
Il XII convegno nazionale di Riva del Garda
L’accelerazione assunta da tutto il settore bancario aveva avuto analoghi effetti sul gruppo
delle Casse Rurali-Banche di Credito Cooperativo.
Sul piano operativo, dopo le decisioni prese nel convegno nazionale di Sanremo nel 1993
di avviare una nuova politica di gruppo con la creazione di una holding di partecipazione,
nel 1994 sotto gli indirizzi di Federcasse nasceva dall’Istituto Centrale il Gruppo bancario
Iccrea.
Si costituiva la società per azioni Iccrea Holding con compiti di assunzione, coordinamento e gestione di partecipazioni in società esercenti attività bancaria, finanziaria e strumentale, di prestazione di servizi di supporto e di indirizzo delle attività delle aziende che componevano il Gruppo bancario177.
Anche sul piano dei principi l’anima cooperativa del movimento aveva iniziato il cammino verso un’analisi ed una revisione dei principi di guida. Gli stimoli venivano dal congresso mondiale dell’Alleanza Cooperativa Internazionale (Aci), che nell’autunno del
1995, in occasione del 150° anniversario di fondazione, si era tenuto a Manchester e si era
chiuso con una dichiarazione sulle norme di attualizzazione dei valori tradizionali e dei
393
177
Il Gruppo bancario comprende
oggi, oltre a Iccrea Banca, le altre
società controllate che si sono andate
via
via
costituendo:
Banca
Agrileasing, Aureo Gestioni, BCC
Vita, BCC Gestione Crediti, BCC
Capital, BCC Private Equity, BCC
Web, BCC Servizi Innovativi, BCC
Securis, Immicra, Credico Finance,
Simcasse. Altre società controllate
indirettamente (Nolè, Tkleasing),
collegate (Etica, Sef Consulting,
Prominvestment) e partecipate
(Banca Sviluppo; Ciscra; Beni Stabili
Gestioni).
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
1999 – La Carta dei Valori del
Credito Cooperativo, promulgata
nel XII convegno nazionale
a Riva del Garda.
principi operativi al mutato contesto sociale.
La Federazione Italiana e, per la Cassa di Treviglio, quella Lombarda nei convegni annuali di studio (1996, San Pietroburgo; 1997, Istanbul; 1999, Lisbona; 2000, Berlino; 2001,
Palermo; 2002, Crociera del Mediterraneo; 2003, Barcellona) avevano intrapreso l’adattamento delle dichiarazione di Manchester alle cooperative di credito.
Nel 1999, nel XII convegno nazionale tenutosi a Riva del Garda la Federazione Italiana
effettuava una sintesi dei risultati dei numerosi convegni, delle deliberazioni assembleari, degli
studi, intervenuti dopo il convegno di Sanremo, per mettere a punto il nuovo sistema a rete
in un’ottica di coordinamento e autonomia di strutture operanti a più livelli, con funzioni
distinte ma complementari tra loro, con regole e meccanismi condivisi e rispettati.
Come premessa al convegno di Riva del Garda era stato sottoscritto nell’ottobre del 1998
un Protocollo per la coesione organizzativa del sistema BCC tra Federcasse, Iccrea
Holding, Casse Centrali di Trento e Bolzano e le Federazioni locali.
Se il convegno di Sanremo aveva definito una netta separazione tra aspetti associativi e
aspetti imprenditoriali, quello di Riva del Garda completava l’aspetto operativo imprenditoriale del sistema. Il movimento era ormai maturo per diventare un sistema di imprese che
dovevano operare secondo il principio della sussidiarietà tra i diversi gradi della rete.
Il consiglio e la direzione della Cassa avevano attivamente partecipato ai diversi convegni,
traendone le linee guida per i propri programmi di sviluppo.
Essendo ormai il più anziano del movimento e avendo vissuto una vita negli organismi centrali, ero stato invitato a presentare al convegno di Riva del Garda l’evoluzione storica del
Credito Cooperativo dell’ultimo mezzo secolo. Fu uno dei miei ultimi apporti alla causa
comune.
Il programma di Riva del Garda di coordinamento delle diverse strutture del sistema delle
BCC presupponeva, anche se non chiaramente espressa, la necessità del miglioramento dei
livelli operativi delle singole unità, evitando nei casi estremi l’assorbimento di quelle in
difficoltà da parte del sistema bancario extra cooperazione di credito.
La Federazione Nazionale diede perciò vita a due importanti iniziative, il Progetto Sud per
la collaborazione tra le BCC meridionali e quelle settentrionali e la creazione di Banca
Sviluppo. Ad entrambe le iniziative la Cassa Rurale partecipò con convinzione.
A chiusura del convegno di Riva del Garda veniva solennemente approvata la Carta dei
Valori del Credito Cooperativo, una sintesi dei principi e dei valori che riguardano la centralità della persona, l’impegno del Credito Cooperativo, la sua autonomia, la promozione
della partecipazione e dello sviluppo locale attraverso la cooperazione e la formazione permanente, i doveri dei soci, degli amministratori e dei dipendenti.
Rappresentò la firma di un patto per lo sviluppo delle comunità locali.
Il convegno si chiudeva con la celebrazione di un altro evento che segnava i livelli internazionali ormai raggiunti dal sistema: quello della sottoscrizione di un accordo strategico
con la centrale delle Banche di Credito Cooperativo olandesi, la Rabobank, e con la centrale di quelle tedesche, la Dg Bank.
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
BCC dei Comuni Cilentani
Uno dei progetti della Federazione Italiana per rispondere alle decisioni del convegno di
Riva aveva riguardato l’avvio del programma di collaborazione tra BCC del Nord e BCC
del Sud per realizzare forme di assistenza tecnica oppure per risolvere problemi particolari
di riordino della struttura operativa.
La Cassa Rurale scelse di collaborare nel progetto più difficile, quello della fusione di cinque piccole banche nel Cilento, quelle di Civitella, di Alento, di Copersito, di Laurino e di Castellabate.
Il piano era stato messo a punto dalla Federazione Campana e prevedeva la costituzione di
una nuova banca, fondendo assieme i cinque istituti che per le modeste dimensioni, il
grave peso dei singoli costi, le sofferenze, le scarse capacità di innovazione potevano trovare solo in una fusione le sinergie necessarie per sopravvivere.
Ad un primo contatto del 2 settembre 1998 con la Federazione Campana, ne seguirono
altri da parte del direttore generale della Cassa Rurale, Gianfranco Bonacina, che, dopo la
deliberazione del consiglio di accettazione dell’incarico e la necessaria delega, assunse
direttamente la conduzione dell’operazione.
L’intervento sollecitato dalla Federazione Campana aveva trovato largo gradimento, e anzi
un ulteriore sollecito da parte della Federazione Nazionale e della filiale di Salerno della
Banca d’Italia, preoccupata dell’andamento delle cinque BCC cilentane che denunciavano segni di difficoltà.
Un’altra operazione di gemellaggio era stata proposta nel 1998 dalla BCC di San Calogero,
della provincia di Vibo Valentia, che la Cassa fu costretta a declinare perché l’impegno con
l’operazione Cilento appariva già notevolmente gravoso.
Al momento della stesura dell’atto di fusione paritetica nel 2000 una delle BCC, quella del
comune di Laurino, preferì rimanere autonoma. Le altre quattro diedero vita alla Banca di
Credito Cooperativo dei Comuni Cilentani.
Come presidente era stato eletto Mario Bonito Oliva, persona di notevole competenza e
preparazione, già dirigente della Banca d’Italia, con un consiglio di 12 persone che includeva parte degli ex amministratori delle banche che si erano fuse. La sede amministrativa
venne istituita ad Agropoli e quella legale a Moio della Civitella.
La convenzione stipulata per regolare l’intervento della Cassa prevedeva in origine l’assistenza, la consulenza e la formazione del personale. Dopo la prima fase di avvio, venne sottoscritto un regolare protocollo triennale (2000-2002) che definiva in modo organico i
rispettivi diritti e doveri, con il patrocinio anche della Federazione Nazionale e delle
Federazioni regionali di Campania e Lombardia.
I problemi che però emersero nella fase operativa con la creazione di un unico consiglio di
amministrazione, una sola direzione, l’accentramento del personale con una nuova scala
gerarchica andarono ben al di là di una ordinaria assistenza tecnica.
Unificare in breve tempo abitudini operative e in modo particolare la cultura, la storia pregressa, il senso di localismo e di autonomia fu opera difficile che richiese, e richiederà ancora
tempi lunghi e formazione di una coscienza cooperativa non legata ai soli interessi locali.
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2000 – Banca di Credito
Cooperativo dei Comuni Cilentani,
la sede legale a Moio della Civitella
(provincia di Salerno).
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
Il direttore generale della Cassa di Treviglio ne fu personalmente coinvolto, avendo dovuto risolvere, con la sua esperienza, capacità e non comune impegno, i più diversi problemi
di una complicata fusione e, all’inizio, di una altrettanto difficile operatività.
Dovette oltre tutto preoccuparsi di trovare un direttore, scegliendo nella prima fase un ex
dirigente di BCC lombarde, Franco Micheletti della BCC di Sesto San Giovanni, e quindi Giuseppe Rozzoni della BCC di Ghisalba.
Dopo questo primo periodo e in attesa di trovare un direttore in via definitiva, ne assumeva la direzione il vice direttore della CR di Treviglio Alvaro Cappellini che si occupò, con la
sua esperienza, della riorganizzazione e dei servizi della banca. Erano stati avviati gli scambi del
personale, in parte con l’invio di nostri impiegati esperti in particolari settori, in parte ospitando loro dipendenti per brevi stage. Un grosso intervento fu attuato per il cambio del sistema informativo e l’adozione di quello lombardo, con la presenza e l’affiancamento di numerosi impiegati di Treviglio presso le filiali della banca cilentana (aprile 2002).
Per favorire e accelerare la formazione della redditività aziendale tutti i costi dell’intervento rimasero a carico della Cassa Rurale.
Anche il rimborso di una parte delle spese erogato alla Cassa Rurale dal Fondo di Garanzia
dei Depositanti venne girato alla BCC Cilentana perché fosse usato per assegnare borse di
studio ai figli dei soci, dando con questo un segnale per l’introduzione anche di un bilancio sociale (dicembre 2001).
Inoltre per rendere più incisivo l’intervento e per predisporre una ulteriore riserva di liquidità, nel caso fossero emerse necessità nel momento dei cambiamenti, la Cassa Rurale
aveva concesso un prestito subordinato di cinque miliardi di lire, con la garanzia del Fondo
Centrale e delle Federazioni Nazionale, di quelle Campana e Lombarda che patrocinavano l’operazione. La Banca d’Italia, sia la filiale di Salerno sia quella di Bergamo, aveva favorevolmente sottolineato questo intervento finanziario, che se pur rivelatosi poi non necessario fu di
notevole significato come aiuto concreto e di fiducia nel futuro della banca.
Nell’estate del 2003 a tre anni dalla fusione delle quattro banche veniva tenuta l’assemblea generale che vide una larga e vivace partecipazione dei soci, ancora legati alle tradizioni delle singole banche e attenti alla loro difesa. L’assemblea era stata preceduta da una
ispezione della Banca d’Italia che accertava il positivo stato di avviamento della nuova
banca. Il verbale ispettivo esprimeva favorevoli consensi all’opera svolta dalla Cassa Rurale
di Treviglio nei tre anni di attiva e responsabile collaborazione dando atto del risultato del
personale intervento del direttore Bonacina che, partecipando a tutte le riunioni del consiglio, aveva contribuito a definire, oltre naturalmente alla parte tecnica, anche le scelte e
gli indirizzi opportuni.
Al termine dell’esercizio 2002 era venuto a scadere il protocollo con il quale era stato affidato l’incarico. Il presidente Mario Bonito Oliva, che era stato rieletto, aveva richiesto il
rinnovo ritenendo ancora opportune presenza ed assistenza. Il rinnovo venne approvato
dal consiglio della Cassa, nel luglio del 2003, ancora per un anno.
Per affermare ulteriormente i legami di colleganza e di fede nei principi cooperativi la
Cassa Rurale di Treviglio è divenuta socia della BCC cilentana.
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Banca Sviluppo
Una seconda iniziativa federale era nata dalla necessità di evitare l’assorbimento di BCC
in difficoltà da parte di altre banche, quando non ne fosse stato possibile per motivi territoriali la fusione con banche del sistema. Evenienze che già si erano verificate particolarmente nel Meridione. Costituendo una banca apposita, denominata Banca Sviluppo, il
sistema avrebbe potuto disporre di uno strumento capace di intervenire, naturalmente in
un’ottica imprenditoriale, per trasformare istituti in crisi in efficienti filiali di Banca
Sviluppo, quindi sempre all’interno del sistema cooperativo.
Il Fondo di Garanzia dei Depositanti non sempre era in grado di dare assistenza nei casi di
particolari difficoltà.
Gli interventi effettuati dal Fondo di Garanzia avevano riguardato: BCC di Ruoti, BCC
del Savuto, BCC di Paceco, BCC di Val Vibrata, BCC del Medio Potentino, BCC Etrusca
Salernitana, BCC Baianese, BCC Volturana Irpina, BCC Aretina, BCC dei Comuni
Cilentani, BCC di Montecorvino Rovella, BCC Spello e Bettona, BCC di Segni, BCC di
Dasà, BCC San Marco di Calatabiano, BCC Tirreno San Ferdinando.
La banca venne costituita da Iccrea Holding e un ristretto gruppo di banche promotrici il
23 settembre del 1999 con il nome di Banca per lo Sviluppo del Credito Cooperativo o più
brevemente Banca Sviluppo, società per azioni con un capitale iniziale di 25 milioni di
euro.
La Cassa Rurale, convinta della opportunità dell’iniziativa, vi partecipava con una quota
del 10% pari a 2 milioni e 500 mila euro. Nel consiglio di amministrazione, eletto in sede
di costituzione, veniva indicato il mio nome, per l’incarico di consigliere. Vi rinunciai subito dopo l’avvio della banca per essere sostituto su proposta della Cassa di Treviglio, da
Pietro Longaretti, sindaco della stessa Cassa, che per preparazione e competenza poteva
essere certamente di aiuto nello sviluppo della nuova banca che doveva affrontare, dopo le
speranze iniziali, un cammino difficile e pieno di incognite, trattandosi di intervenire in
situazioni generalmente di grave sofferenza.
La Cassa Rurale aveva inoltre cominciato a collaborare con il distacco a Cerreto Sannita
del responsabile del servizio tesoreria e con la formazione presso gli uffici di Treviglio di una
dipendente della banca meridionale.
Il Gruppo Provinciale BCC di Bergamo
Il Gruppo Provinciale BCC di Bergamo, a seguito delle fusioni intervenute e delle naturali rotazioni delle cariche, aveva finito per perdere gli stretti legami che tenevano unite le
banche, ridotte da 15 a 9. Due di loro (Bergamasca e Orobica) avevano scelto strade diverse per il sistema informatico, staccandosi da quello comune. Anche il codice di comportamento sottoscritto nel 1992 aveva perso ogni rilievo ed era stato di fatto abbandonato. Nel
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
1995 si decise di mantenere in vita il gruppo, limitandone le funzioni agli aspetti pubblicitari, alle riunioni mensili dei direttori, a sporadici incontri dei presidenti e agli interventi sociali che sarebbero risultati meritevoli di un comune intervento.
Vanno al riguardo ricordati in particolare due significativi interventi per la fornitura di
attrezzature e impianti per la mammografia (1999) e per la cardiologia (2003), donati agli
ospedali di Treviglio e Caravaggio.
Il primo intervento per l’attrezzatura degli ospedali di Treviglio, Caravaggio e Romano era
ammontato a 1 miliardo e 400 milioni di lire, con la partecipazione delle BCC di Treviglio,
Caravaggio, Calcio e Covo, Zanica, Cologno, Mozzanica. La quota di Treviglio era stata di
418 milioni (in genere le quote della Cassa, in relazione alle sue dimensioni, ammontavano a circa il 30-35% dell’intero importo).
Il secondo intervento, sostenuto dalle BCC di Treviglio, Caravaggio, Calcio e Covo,
Cologno, Ghisalba, Mozzanica e Zanica, aveva riguardato l’acquisto di un sistema di
Emodinamica Integris, H3000, del valore totale di 343.000 euro (quota a carico della CR
di Treviglio pari a 133.160 euro) per il reparto di cardiologia.
Il Gruppo delle BCC bergamasche ha proseguito nella diffusione dell’immagine del sistema cooperativo, funzione che in ambito provinciale ha avuto e continua ad avere ampia
risonanza ed ha assunto un posto di un certo rilievo nel sistema creditizio provinciale. Un
suo rappresentante, il presidente della Cassa Rurale di Treviglio, Gianfranco Bonacina,
veniva eletto nel consiglio della Camera di Commercio.
Per meglio diffondere la conoscenza delle loro funzioni, le BCC bergamasche hanno iniziato nel 2003 a presentare alle autorità provinciali, alle diverse istituzioni e alle associazioni il loro bilancio sociale redigendo un documento comune.
A conferma dell’ancora attuale necessità di forme di Credito Cooperativo e della loro
capacità di soddisfare i bisogni degli artigiani e delle piccole imprese, nel 2002 si era costituito a Bergamo il comitato per la fondazione di una nuova banca cooperativa, la BCC Pmi
(piccole e medie imprese) che ha recentemente, non appena ottenuta l’autorizzazione della
Banca d’Italia, aperto uno sportello.
La Federazione Lombarda
La Cassa Rurale non ha mai mancato di essere presente, con l’apporto dei propri dirigenti e,
dove necessario, con mezzi economici, nei programmi di intervento della Federazione
Lombarda là dove si erano verificate particolari necessità. È stata presente, unitamente a qualche altra BCC, nei piani di concessione di prestiti subordinati per l’assistenza della BCC di
Sondrio, ora estinto, della BCC di Castel Goffredo e della BCC di Crema, ancora in essere.
La Cassa Rurale interveniva con alcune altre BCC per i necessari sostegni finanziari nella delicata operazione di scorporo dalla Federazione Lombarda del ramo informatico con la creazione della società di informatica Iside. L’operazione da sempre attesa e da più parti sollecitata,
rispondeva alle indicazioni dei convegni di Sanremo e di Riva del Garda riguardanti la distin398
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
zione tra funzioni associative ed imprenditoriali.
Per affrontare lo scorporo e i pesanti problemi finanziari connessi, oltre al ricorso ai finanziamenti di alcune
banche associate, la Federazione aumentava il capitale
sociale, che in origine era formato da quote associative
paritetiche e di fatto simboliche (250 mila lire), a 3,5
milioni di euro, conservando sempre la forma cooperativa e ripartendo le partecipazioni in rapporto alle potenzialità delle banche aderenti.
La divisione delle due attività, rappresentativa e
imprenditoriale, e i ritardi nella loro attuazione erano
stati oggetto di numerose e contrastate discussioni nel
consiglio della Federazione anche per la confusione che
nel tempo si era creata tra il pagamento dei servizi utilizzati e il contributo associativo che gravavano in modo
difforme sulle associate perché rispondevano a motivazioni diverse.
Anche nel consiglio della Cassa di Treviglio la questione dei ritardi in particolare dei servizi informatici, giudicati non adeguati alle necessità, aveva ingenerato molti malumori e
spesso contrasti nelle decisioni da prendere. Non erano mancati sostenuti interventi di
alcuni consiglieri che proponevano di ricercare altrove la soluzione dei bisogni, anche se i
dissensi finivano con esercitare una funzione di stimolo alle decisioni più che rappresentare reali intenzioni di distacco dalla Federazione. Purtroppo però la contrapposizione e le
discussioni sui disservizi della Federazione lasciarono i loro segni negativi nella unanimità
del consiglio, con il naturale disagio di chi rappresentava la Cassa negli organi federali, il
presidente e il direttore.
Dopo lo scorporo anche questo periodo venne rapidamente superato con la ripresa del funzionamento dei servizi federali, ampliati e migliorati secondo le attese delle banche aderenti. Se ne è già parlato particolarmente per quanto riguardava il servizio informatico, che
era la fonte principale dei disaccordi.
Tra le iniziative per mantenere un corretto comportamento all’interno del gruppo delle
banche aderenti, la Federazione nel 2002 aveva deliberato un regolamento di autodisciplina necessario per evitare le naturali spinte concorrenziali, essendo le 46 BCC con le loro
525 filiali ormai diffuse in larga parte della regione.
Il rispetto del regolamento, non contenendo penali per le infrazioni, veniva lasciato alla
coscienza delle BCC associate.
Nel 1998, fattosi più unito il sistema con l’operatività di gruppo la Federazione Italiana lanciava la prima campagna di comunicazione a livello nazionale. Il nuovo slogan del sistema, con
la creazione delle società centrali di servizio, era quello di “produzione globale e vendita loca399
2001 – Milano, la sede della
Federazione Lombarda delle BCC.
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La cooperazione. Bozzetto
del pittore Trento Longaretti per
un mosaico da realizzare nella
nuova sede della Confcooperative
di Bergamo, in via Serassi.
le”, nell’intento di fornire servizi e una immagine comune sull’intero territorio nazionale e di
mettere a disposizione anche delle più piccole BCC servizi aggiornati e competitivi.
Seguirono altre campagne (2001, 2003, 2004) che mettevano sempre più a fuoco il concetto di “differenza” tra le banche cooperative e quelle ordinarie. Al riguardo nel 2002 la
Federazione Italiana aveva redatto la prima edizione del Bilancio Sociale e di Missione del
Credito Cooperativo e aveva partecipato al Premio nazionale Oscar di Bilancio e della
Comunicazione Finanziaria 2002 classificandosi al secondo posto nel premio speciale
Bilancio della sostenibilità delle piccole e medie imprese.
Confcooperative, Unione Provinciale di Bergamo
Nel 2001 la Confcooperative-Unione Provinciale di Bergamo aveva potuto realizzare il
vecchio sogno di una propria sede. Scartate alcune offerte di acquisto perché non rispondenti ai bisogni, veniva acquistata un’area in posizione idonea, in via Serassi, e costruita
un’ampia e moderna sede in grado di offrire gli spazi necessari ai diversi uffici e alle riunioni delle cooperative associate.
L’operazione venne eseguita dal Centro Servizi Amministrativi (Csa) il braccio operativo
dell’Unione, associazione di categoria.
Fu resa possibile principalmente dalla concessione di un mutuo del Fondo Mutualistico per
la Promozione e lo Sviluppo della Cooperazione, ma anche dal concorso delle cooperative
aderenti, comprese le BCC provinciali che parteciparono con la sottoscrizione di nuove
azioni.
La Cassa Rurale, che nel 2001 aveva fatto da capofila per le cooperative di credito, aveva
sottoscritto 2.400 azioni per 61.974 euro e aveva poi trasferito i propri uffici assicurativi
nella nuova sede di via Serassi.
Sempre assieme alle BCC bergamasche la Cassa Rurale partecipava ogni anno, con un
contributo, alla Settimana della Cooperazione Bergamasca.
Progetto Intercooperative
Da sempre integrata nel movimento cooperativo la Cassa aveva potenziato la propria presenza all’interno della compagine sociale di alcune cooperative e consorzi operanti nel territorio. Nel 2002 in particolare si era impegnata nel Progetto Intercooperative che preve400
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
deva la costituzione di una rete che avrebbe consentito ai soci delle diverse realtà di entrare in contatto con cooperative operanti nei settori del consumo, della produzione e dei servizi, anche in una funzione di scambio di relazioni e di promozione rispetto ai bisogni del
territorio.
La rete cooperativa vedeva la reciproca presenza nelle seguenti istituzioni:
Cooperative di servizio
Centro Servizi Aziendali (Csa) – Confcooperative di Bergamo
Cooperative di consumo
Cooperativa Legler (Ponte San Pietro) – Cooperativa
Famiglie Lavoratori (Treviglio) – Cooperativa Agricola (Treviglio)
Cooperativa Artigiani e Commercianti di Treviolo
Società Edificatrice Case Operaie – Seco (Treviglio)
Insieme (Treviglio) – Comunità Alloggio La Famiglia
(Treviglio) – Cooperative Terzo Mondo (Ctm)
(Treviglio) – Cooperativa Bonne Semence
(Oltre il Colle) – Cooperativa Raphael (Treviglio).
Cooperative artigiane
Cooperative edilizie
Cooperative sociali
Per completare l’elenco di associazioni, consorzi o fondazioni, ai quali aderiva la Cassa
Rurale dobbiamo ricordare:
– la Banca Etica di Padova alla cui costituzione la Cassa aveva partecipato, nel 1995 aderendo alla Cooperativa verso la Banca Etica in attesa dell’autorizzazione alla trasformazione in istituto di credito da parte dell’autorità di vigilanza;
– la fondazione Centesimus Annus della quale si è già parlato;
– la fondazione Storia Economica e Sociale di Bergamo, costituitasi a Bergamo tra la
Camera di Commercio, un gruppo di banche, le più importanti e rappresentative realtà
del mondo sociale ed economico bergamasco e alcuni enti locali, il comune, la provincia, l’università e l’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti;
– la Fondazione Tertio Millennio costituita dalla Federazione Italiana, con sede in Roma,
per interventi a favore di giovani meritevoli e svantaggiati da inserire nel mondo del
lavoro, per interventi di sostegno economico a famiglie non abbienti per il collocamento sociale dei figli.
Anche la partecipazione al Fondo Nazionale per la Promozione e lo Sviluppo della Cooperazione
aveva assunto dimensioni sempre più notevoli. Nel decennio che stiamo esaminando i versamenti della cassa della Cassa a tale Fondo erano ammontati a 1 miliardo e 17 milioni di lire.
Il Fondo ha finanziato numerose iniziative che hanno interessato anche istituzioni del territorio di Treviglio e legate alla Cassa, come ad esempio la sede della Cooperativa di Consumo
Famiglie Lavoratori Trevigliesi e il Centro Servizi Aziendali della Confcooperative di
Bergamo, utilizzando quindi in parte anche i versamenti della Cassa al Fondo.
La partecipazione allo sviluppo del sistema, oltre alle contribuzioni annuali a diverso tito401
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
lo pari a 400.880 euro, poteva riassumersi nella presenza di esponenti della Cassa nei diversi organismi:
– il presidente, Alfredo Ferri, alla presidenza dell’Ecra (la casa editrice del Credito
Cooperativo) e membro del consiglio della Federazione Lombarda;
– il direttore generale Gianfranco Bonacina, membro del comitato tecnico dei direttori presso la Federazione Lombarda e membro del consiglio di amministrazione di Iccrea Banca;
– Pietro Longaretti, membro del collegio sindacale, nel consiglio di amministrazione di
Banca Sviluppo;
– Stefano Gatti, membro del consiglio di amministrazione, quale consigliere di BCC
Capital, società di gestione del risparmio;
– Maria Rosa Verderio Bergamini in rappresentanza della Cassa Rurale nell’Associazione
Donne del Credito Cooperativo.
Inoltre la Cassa era direttamente presente nel capitale sociale delle organizzazioni del sistema per un totale di 10.779.000 euro.
Altri legami di collaborazione erano costituiti dalla concessione di mutui, anticipazioni e
fideiussioni a diversi organismi componenti del sistema.
La compagine sociale
I soci e la Casa del Socio
2001 – I soci al check in per
l’ingresso ai lavori dell’assemblea
annuale.
L’argomento soci, e i diversi aspetti che riguardavano l’ammissione, la partecipazione, la formazione, i diritti e i doveri, hanno attraversato, dalla prima all’ultima, le pagine di questa storia.
La piena responsabilità solidale delle origini era andata scomparendo con il modificarsi
degli aspetti sociali. Avendo personalmente vissuto il periodo dello sviluppo della Cassa
basato sulla conoscenza dei singoli soci, la crescita del loro numero mi
poneva spesso la domanda di come una cooperativa potesse aumentare le proprie dimensioni e perdere i legami di conoscenza tra le persone, conservando però lo spirito mutualistico.
Potevano esistere pericoli per la perdita della matrice originaria?
Mi ero però reso conto che si era andata formando una “coscienza
cooperativa” non più necessariamente legata alla conoscenza personale, ma alla comune convinzione negli stessi principi.
In una nota di commento all’opera del fondatore del Credito
Cooperativo, Friedrich Wilhelm Raiffeisen, nel libro Le Casse Sociali
di Credito c’è la conferma di quanto l’esperienza avrebbe poi insegnato: “La validità di questi principi economici può essere messa in dubbio quando le cooperative hanno acquisito ordini di grandezza che
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
escludono il contatto diretto con e tra i soci e rendono necessario lo
svolgimento dell’attività commerciale prevalentemente con l’intervento di forze professionali. Le mutate condizioni fanno però risultare
più chiaro ciò che prima non risultava in egual misura: l’unione tra i
soci nella pratica cooperativa diventa sempre più indipendente dalla
conoscenza personale e passa progressivamente allo stato più alto di
una forma di coscienza individuale. Promuovere tale formazione è il
dovere di chi nel settore della cooperazione svolge un’opera pedagogia
per l’oggi e per il domani”.
Il mantenimento dello spirito mutualistico non è quindi legato alle
dimensioni ma alla formazione dei soci, opera alla quale la Cassa si è
sempre dedicata con molta attenzione.
I diversi consigli di amministrazione che si sono succeduti sono andati via via allargando i
requisiti per l’ammissione dei nuovi soci fino ad arrivare al principio anche per loro della
“porta aperta”. Le norme legislative erano nel frattempo intervenute a favorire tale processo.
I soci hanno quindi fatto registrare una forte e continua progressione: 2.149 nel 1993,
5.145 nel 1996, 7.160 nel 1999, 10.320 nel 2003, con un aumento nel decennio di quasi
cinque volte.
Altrettanto importanti furono i riflessi della diffusione territoriale178. Se all’origine i soci
erano tutti appartenenti al comune di Treviglio (o meglio alla parrocchia come allora si
indicava), la quota dei soci dell’area trevigliese si era ridotta al 37%. Nella compagine
sociale le donne rappresentavano ormai il 30%, e appariva opportuna una loro presenza nel
consiglio mentre le persone giuridiche, che ammontavano a 34, rappresentavano ancora
una irrilevante entità.
La partecipazione dei soci alle assemblee, data l’ampia diffusione sul territorio, era andata
naturalmente diminuendo dal 34,48% del 1993 al 13,84% del 2003. È un fenomeno che si
riscontra in tutte le cooperative di grandi dimensioni, anche in quelle estere.
L’età media dei soci si era notevolmente ridotta, la fascia per età al di sotto dei 50 anni rappresentava circa il 55%. Il prevalente numero di giovani (come lo è anche nel personale)
era la premessa di vita futura per la Cassa.
Il profilo dei soci da ammettere veniva raccolto nelle domande con un’autodichiarazione
che attestava, oltre ai dati personali e alla loro posizione nei confronti delle norme civili e
penali, la loro conoscenza ed accettazione dei principi cooperativi.
Veniva svolta anche un’opera educativa volta a formare gruppi di soci legati alla filiale di
provenienza, così da renderli più partecipi della loro Cassa e del territorio.
Proprio per questo nelle modifiche statutarie che l’assemblea straordinaria aveva deliberato
nel 2001 era stato aggiunto al primo articolo dello statuto il seguente comma: “La società può
utilizzare nei propri segni distintivi l’espressione ‘Cassa Rurale’ seguita dal nome della filiale,
purché accompagnata dalla denominazione sociale”.
403
2003 – Crociera dell’amicizia, in
occasione del 110° anniversario di
fondazione della Cassa.
178
Provenienza dei soci: Treviolo
(Albegno e Curnasco) 224, Arcene
164, Arzago D’adda 233, Bergamo
108, Calvenzano 711, Canonica
D’adda 202, Carvico 168, Cascine
San Pietro (Cassano) 121, Casirate
D’adda 422, Castel Rozzone 314,
Ciserano 120, Fara Gera D’adda 376,
Grignano D’adda (Brembate) 126,
Mapello (Prezzate) 22, Misano D’adda
549, Osio Sotto 170, Pontirolo Nuovo
332, Sforzatica 55, Sotto Il Monte 86,
Terno d’Isola 65, Treviglio 3.447,
Truccazzano (Albignano d’Adda) 403,
Vailate 393, altri comuni di competenza 1.140, comuni fuori zona 417,
per un totale di 10.368 soci.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
2002 – Cerimonia d’inaugurazione
della Casa del Socio.
2002 – I soci in visita alla loro
nuova Casa.
2002 – La Casa del Socio.
1992 – Nell’occasione del
centenario dei salesiani a Treviglio,
don Emilio Bruni riceve l’attestato
di socio onorario.
Il regolamento elettorale, approvato dall’assemblea del 2001,
per favorire i ricambi nelle cariche, aveva introdotto la possibilità di contenere i rinnovi entro un massimo di cinque mandati, cioè per una durata di quindici anni, lasciando comunque la
potestà alla consulta, per casi particolari, di proporre nelle liste
elettorali soci che superavano tale limite.
L’assemblea del 2003 integrava nuovamente il regolamento della
consulta dei soci e quello elettorale. Per assicurare la stabilità di
governo e la continuità della gestione veniva dato mandato alla
consulta di proporre candidature di soci in grado di apportare,
con la loro preparazione e le esperienze personali, i necessari contributi umani e tecnici in linea con i principi cooperativi. Nel
predisporre le liste per le nomine alle cariche sociali doveva essere inoltre tenuto conto della rappresentanza dei diversi gruppi di soci per includere rappresentanti di aree, escludendo le candidature non ritenute idonee, perché prive dei requisiti.
Va però osservato che una normativa della Banca d’Italia aveva tolto in parte il potere di
discrezionalità nell’accettazione della domande impedendone il rigetto se non motivato.
Forse sarebbe stata opportuna una diversa enunciazione della norma che in alcune BCC
sta ancora provocando ricorsi alla commissione dei probiviri e quindi ai tribunali. La “porta
aperta” non esclude il diritto-dovere degli amministratori di utilizzare in casi particolari la
discrezionalità, se questa è necessaria come tutela del comune interesse e per il regolare
funzionamento della istituzione.
La vasta compagine e i connessi problemi avevano suggerito la creazione di uno speciale sportello soci con un numero telefonico verde loro riservato. Ma sarebbero state necessarie maggiori interventi dedicati ai rapporti sociali, non solo dal punto di vista del credito, ma anche
di altre esigenze: la prevenzione sanitaria, il tempo libero, la cultura, la consulenza.
Nasceva l’idea nel 1997 di una Casa del Socio, ma presso la sede non vi erano più locali
disponibili. Quando sorgevano particolari necessità la Cassa aveva sempre avuto la fortuna, al momento giusto, di trovarli attorno al nucleo storico centrale. Certamente ha qualche santo protettore, che qualche anziano indica in monsignor Ambrogio Portaluppi.
Proprio confinante con il complesso delle canossiane si era reso disponibile un vecchio immobile (1998), un tempo sede della ditta artigiana dei fratelli Ravaglia, idraulici. Il consiglio, essendo
l’offerta di estremo interesse, non si pose il problema di qualche sacrificio sul prezzo di acquisto,
né sulla spesa di costruzione condizionata dalle difficoltà dei lavori. Il progetto della costruzione
e la direzione dei lavori vennero affidati allo studio di architettura Oggionni e Gasperini.
Il 2 marzo del 2002 la Casa del Socio veniva inaugurata con la presenza numerosa di autorità e soci. Era una iniziativa considerata innovativa all’interno del mondo cooperativo e
probabilmente anche nel più ampio mondo bancario. Costituiva uno spazio finalizzato al
soddisfacimento dei bisogni di relazione, per occasioni di incontro e di confronto e per servizi di consulenza. Vi avevano trovato sede anzitutto la consulta dei soci con una propria
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
1988 – I due soci onorari Ermanno Olmi (a sinistra)
e Trento Longaretti (a destra) con il presidente Ferri.
2002 – Riunione della consulta dei soci
nella nuova Casa del Socio.
1997 – Calvenzano, la socia onoraria Battistina
Viganò in occasione della Giornata della Cooperazione.
sala di riunione, l’ufficio soci per la loro gestione amministrativa, lo sportello giovani per
la fornitura di servizi bancari a loro indirizzati in modo specifico, l’ufficio relazioni pubbliche per il supporto alle attività di enti e associazioni locali, l’ufficio per la stampa e la
comunicazione aziendale, l’organizzazione di iniziative sportive culturali, un ufficio viaggi.
Vi aveva trovato spazio una postazione multimediale che consentiva ai soci e ai clienti il
collegamento gratuito a Internet per ricerche di studio.
La Cassa è punto di riferimento per la propaganda e la raccolta di aiuti per l’associazione
Unicef e di riunione per l’associazione locale dell’Unesco.
Per onorare le persone e le istituzioni che sono state di esempio per l’opera volta al bene
della società e del territorio, il consiglio aveva istituito la carica di soci onorari.
Se ne è già parlato nel corso di questa storia, ma in chiusura riteniamo opportuno ricordarne i nomi: Luigi Ciocca, per meriti bancari, Trento Longaretti, per meriti artistici,
Ermanno Olmi, per l’arte cinematografica, don Emilio Bruni per l’insegnamento ai giovani, Antonio Breviario, per l’opera educativa e cooperativa svolta in una missione brasiliana, Battistina Viganò, per l’assistenza agli anziani, don Felice Vigentini, che nel suo lungo
apostolato aveva avuto occasioni di collaborare con monsignor Portaluppi e in seguito con
la Cassa Rurale di Pontirolo e quindi di Treviglio, monsignor Loris Capovilla, segretario di
papa Giovanni XXIII, gli istituti educativi di Bergamo, per l’attività svolta nel campo
sociale e nei tempi passati con la Società dei Probi Contadini di Castel Cerreto e Battaglie,
la parrocchia San Martino di Treviglio, il Collegio Salesiani, il Collegio degli Angeli, per
la secolare opera di apostolato e di insegnamento.
Sono state persone ed istituzioni che hanno espresso quei valori umani e sociali che ci sono
stati di guida.
405
1996 – Una vita in banca. Incontro
tra due vecchi amici: il socio
onorario Luigi Ciocca e Alfredo
Ferri.
2003 – Giuseppe Zadra, direttore
generale dell’Associazione Bancaria
Italiana (Abi), visita la Casa
del Socio e l’Archivio Storico.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
2000 – Il Presidente della Regione
Lombardia Roberto Formigoni in
visita alla Cassa Rurale.
Un rendiconto dal 1994 al 2003
I due aspetti, quello economico e quello sociale
È venuto il momento di concludere questa storia anche con un rendiconto degli aspetti
economici e sociali dell’impresa bancaria.
Per una Banca di Credito Cooperativo che continua di fatto e di nome la tradizione di
Cassa Rurale, i dati del bilancio economico, pur importanti, devono essere raffrontati, più
che con gli utili prodotti, con i risultati di natura sociale.
Sono naturalmente entrambi determinanti, ma quelli economici lo sono nella misura in cui
consentono il perseguimento della missione sociale. Il concetto del guadagno è allora pienamente giustificato. “L’economia – sostiene Amartya Sen179 – ha oggi molto da imparare dall’etica ma a sua volta quest’ultima può imparare molto dalla mentalità economica. Questa infatti, nei suoi casi migliori, ci abitua a guardare alle conseguenze lontane delle nostre azioni”.
Nel corso della narrazione si è quindi scelto di non dare molto spazio ai dati di bilancio
che, tra svalutazioni e cambi del metro monetario, non offrono facili raffronti, ma di evidenziare il profilo sociale della Cassa Rurale, il suo aspetto cooperativo dalla responsabilità solidale a quella sociale, l’apporto allo sviluppo da parte dei soci, degli amministratori,
dei dirigenti, dei collaboratori.
L’aspetto economico patrimoniale
179
Amartya Sen (SantiniketanBengala, 1933), economista indiano,
premio Nobel 1998, ha insegnato
nelle università di Calcutta, di Delhi,
di Oxford, di Cambridge. Molto
importanti sono i suoi contributi alle
teorie dello sviluppo, della distribuzione del reddito, delle scelte collettive.
Nel decennio in esame il conto patrimoniale e quello economico hanno seguito un andamento molto contrastato e non più regolare come lo era stato negli esercizi precedenti.
In linea generale va tenuto conto che il periodo è stato condizionato da una serie di importanti eventi, dal trattato di Maastricht all’introduzione dell’euro.
Nel primo periodo (1994-1997) l’andamento dei conti era continuato sul buon ritmo di
crescita delle annate precedenti: nel triennio l’aumento dei dati del bilancio patrimoniale
era stato del 35%, quello dei costi del 25%, dei ricavi del 24% e degli utili del 19%.
Nel successivo periodo (1998-2000) tutti i dati appaiono in regresso rispetto al periodo
precedente: i dati di bilancio sono aumentati solo del 7%, i costi si riducono del 19%, i
ricavi del 24%, talché l’utile triennale complessivo risulta del 34% in meno.
Le cause delle difficoltà incontrate sono state varie. Anzitutto l’incerta e spesso contraddittoria linea politica e l’enorme peso del debito pubblico che avevano generato una progressiva instabilità dei mercati finanziari e speculazioni sulla lira, aumentando i rischi di
mercato, di tasso e di cambio, con conseguenze negative sul portafoglio titoli e significative minusvalenze, soprattutto sul valore dei titoli a reddito fisso.
Il bilancio dell’anno 1999, con l’avvio della moneta unica europea, era stato decisamente
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
Le partecipazioni della Cassa Rurale al 2004
Partecipazioni
Iccrea Holding Spa
Agrileasing Spa
Banca Sviluppo Spa
Cilme-Multitel Spa
Banca Intesa ex Mcrl
Flcra
Comunità alloggio la famiglia
Società Edificatrice Case Operaie Scrl
Cooperativa agricola e di consumo Srl
Coop. Famiglie Lavoratori Trevigliesi
Banca popolare etica
Cooperativa Raphael 2
Cooperativa Insieme Scrl
La Bonne Semence coop.soc.a r.l.
Consorzio Terzo Mondo Scrl
Fondo Garanzia Depositanti Credito Cooperativo
Centro Servizi Aziendali
Cooperativa Legler di Ponte San Pietro
Cooperativa Edilizia Sant’Elena
BCC di Comuni Cilentani
Autostrade Lombarde Spa (Bre-Be-Mi)
Consorzio Pip 2 Treviglio
Associazione Casa Amica-Onlus
Consorzio Centro le Fontane-Pip
Consorzio Upf (Federazione Lombarda)
Totale
n. quote
Importi in euro
152.438
4.909
1.000.000
24.633
11.610
13.625
1
2
2
300
50
1
10
1
1
1
2.400
40
1
20
12.000
1
1
1
50
7.873.025,68
253.549,85
2.582.284,50
73.899,00
6.037,20
70.305,00
25,82
51,50
51,50
15.450,00
2.582,00
51,50
25,80
25,75
25,75
516,46
61.800,00
120,00
500,00
516,40
120.000,00
300,00
515,00
50,00
5.000,00
1.222.098
11.066.708,70
uno dei peggiori. La relazione del consiglio di amministrazione evidenziava il calo dei
depositi diretti, trasferiti verso altre forme di impiego, rilevava il ridursi della forbice sui
tassi e dell’attività di negoziazione dei valori mobiliari e quindi la riduzione dei margini di
interesse e di intermediazione. Si era verificata anche una notevole minusvalenza sui titoli di proprietà, ammortizzata in chiusura di esercizio. L’apertura di nuove filiali aveva naturalmente prodotto, come primo previsto impatto, un peggiorare del rapporto costi-ricavi.
Gli interventi operati dal consiglio e dalla direzione avevano però consentito un deciso
miglioramento della situazione nel successivo triennio, 2000-2003.
Rispetto al triennio precedente il totale di bilancio risultava aumentato del 38%, quello
dei costi del 39%, delle rendite del 33% e dell’utile del 5,8%.
L’attuazione del piano di sviluppo territoriale continuava a produrre il previsto ridursi del
rapporto costi-ricavi. Anche l’accentuazione degli interventi sociali della Cassa era stata
una delle ragioni della riduzione degli utili del bilancio.
Nel corso degli anni sono state pubblicate le relazioni, sempre più ampie e dettagliate, dell’attività svolta e delle decisioni prese. Possono essere un utile complemento di questa storia.
Nel prospetto sono state raggruppate quelle cifre che nella maggior sintesi possibile rappresentano i dati quantitativi. Si riducono a quelli essenziali: la raccolta dei mezzi, il loro
impiego, i costi e i ricavi, il rendimento economico, rapportati al numero dei collaboratori e alla estensione della rete commerciale.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
1994
Numero soci
Presenti alle assemblee
Fido massimo deliberato
Quota azionaria (in lire)
1997
2000
2003
2003
in milioni di Euro
2.778
5.755
7.790
10.320
957 (34%) 1.194 (20%)1.770 (23%)1.429 (19%)
3
5
7,5
7,5
5.000
5.000
5.000
5.000
Totale attivo
di cui:
– Impieghi
– Liquidità e titoli
Totale passivo
di cui:
– Raccolta
– Patrimonio e riserve
Rendite
Spese
Utili
Dipendenti
Sportelli
872,888
369,364
425,882
1.183,385 1.266,673 1.759,469
596,096
504,617
908,69
787,501 1.225,349
409,263
464,588
632,84
239,94
861,219
1.169,496 1.256,375 1.749,749
903,67
722,281
108,192
965,562 1.028,825 1.476,173
152,897
187,981
214,732
762,38
110,90
96,515
84,846
11,669
119,896
106,008
13,888
216
17
240
22
1 assicur.
95,437
85,139
10,298
127,672 65.937,50
117,944 60.913,30
9,728 5.024,20
257
293
25
31
2 assicur. 1 tesoreria
2 assicur.
Importi in miliardi di lire
Qualche altro dato può essere utile per una lettura del percorso fatto, relativamente agli
ultimi quattro esercizi, sull’aumento degli interventi nel settore dell’agricoltura e sulla stabilità negli altri settori:
Impieghi percentuali
per settori economici
Agricoltura
Artigianato e piccola industria
Commercio
Servizi
2000
2001
2002
2003
3,2
59,3
29,0
8,5
3,4
59,8
28,3
8,5
4,9
57,7
29,1
8,3
6,4
56,0
28,2
9,4
Il prospetto è relativo alla quota di credito utilizzata dalle imprese che mediamente oscillava tra
il 70-75% del totale del credito erogato. La differenza del 25-30% era utilizzata dalle famiglie, in
genere per l’acquisto della casa, e dai privati per necessità diverse, compreso il consumo.
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
Lo sviluppo industriale ed economico del territorio e quindi l’operatività della Cassa avevano nel tempo avuto molto modeste oscillazioni. A titolo di conferma ricordiamo i dati
relativi al credito di quasi trent’anni prima (1975): agricoltura 2,45%, artigianato e piccola e media industria 57,37%, commercio 16,08%, servizi 6,35%, famiglie e privati 17,72%.
Interessante può essere inoltre la lettura di alcuni dati relativi alla raccolta del risparmio e
del suo impiego, come appaiono dal seguente prospetto:
Raccolta diretta
Raccolta indiretta
Raccolta a vista
Raccolta a termine e in obbligazioni
1994
1997
2000
2003
722
665
490
232
965
1.005
329
636
1.028
1.339
609
419
1.476
1.160
804
672
Importi in miliardi di lire
Nel primo periodo (1994-1997) la raccolta del risparmio era stata interessata da un rilevante spostamento dalla diretta alla indiretta (fondi, gestioni patrimoniali, Borsa), con
un’altrettanto evidente inversione nel secondo periodo – 2000/2003 – a causa del cattivo
andamento del mercato finanziario e dei rischi che erano emersi.
L’aumento e la durata della raccolta sono stati influenzati oltre che dagli stessi fenomeni
anche dalla crescita delle operazioni di mutuo, dal prolungamento della loro durata e dalla
maggior richiesta di prestiti obbligazionari in sostituzione di altre obbligazioni.
Malgrado gli eventi, spesso contrari, i risultati economici totali del decennio appaiono nel
complesso ancora buoni. Hanno permesso di effettuare considerevoli accantonamenti di
riserve e distribuzioni secondo le indicazioni statutarie:
– alla riserva legale
101 miliardi e 337 milioni
– al Fondo Mutualistico Centrale
1 miliardo e 110 milioni
– al Fondo Beneficenza
8 miliardi e 620 milioni
– ai soci, quali interessi sulle azioni
1 miliardo e 953 milioni.
Il totale degli utili assommava a 113 miliardi e 20 milioni cioè, nella nuova moneta, a 58
milioni e 369 mila euro.
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1999 – Natale. Musica in banca.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
2003 – Convegno sulle
problematiche dell’agricoltura
con la partecipazione del ministro
dell’Agricoltura Gianni Alemanno
(in piedi), del sindaco di Treviglio
Giorgio Zordan (alla destra) e
dell’assessore Basilio Mangano.
L’aspetto sociale (autostrada Brescia-Bergamo-Milano, l’Università, progetti verso Paesi
in via di sviluppo, Progetto Case)
Non è facile rappresentare con dati economici il rendiconto dell’operato sociale della
Cassa Rurale. È possibile solo per una parte, quella riferita alla erogazione delle somme
destinate dalla assemblea dei soci, ammontante, come abbiamo visto per il periodo in
esame, a 8 miliardi e 620 milioni di lire, così ripartito:
Destinatari
Somma
%
2 miliardi, 649 milioni
31
A enti ed associazioni che svolgono interventi sociali,
al volontariato, alla prevenzione
o al presidio sanitario, al territorio, alla ecologia
3 miliardi, 968 milioni
46
A enti religiosi, parrocchie, oratori,
restauri di edifici di culto
Alle scuole e alla cultura
541 milioni
6
Alle società sportive
364 milioni
4
Ad enti pubblici per interventi comuni
373 milioni
5
Ad iniziative diverse a sostegno di interventi
nei problemi di comune interesse (Case Operaie –
Teatro Filodrammatici e altri minori)
725 milioni
8
Importi in lire
Le erogazioni avevano tenuto conto in parte degli indirizzi e delle tradizioni passate e, in
maggior parte, delle scelte che si sono andate delineando nel corso degli anni seguendo,
oltre ai bisogni emergenti, i piani strategici, con aiuti allo sviluppo del territorio nelle sue
diverse espressioni.
Gli interventi sono stati rivolti alle diverse aree dell’operatività, suddividendo gli importi
secondo l’entità del contributo dato dalle singole filiali alla formazione del reddito totale
della Cassa. Quindi il riparto è stato variabile secondo l’andamento degli esercizi.
A titolo indicativo riportiamo il rapporto della suddivisione dei contributi dei 350 mila euro
(680 milioni di lire) derivanti dal riparto degli utili del 2003 ai quali sono sommati altri 314
mila euro (608 milioni di lire) derivanti dal conto economico come sponsorizzazioni:
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
%
– Treviglio
– Area Geradadda Nord
– Area Geradadda Sud
– Area Milanese
– Area Bergamo Sud
– Area Isola
– Aree diverse confinanti
61,6
7,4
8,2
3,5
5,2
5,8
8,3
per un totale di 664 mila euro (1 miliardo e 285 milioni di lire)
Tra gli interventi oggetto di contribuzioni ricordiamo alcuni tra i più qualificanti:
– il sostegno ai restauri dell’Oratorio Sant’Agostino di Treviglio;
– gli interventi, successivi al totale restauro del 1989, per il Teatro Filodrammatici, per il
sostegno agli spettacoli e nuove strutture;
– alla Casa Albergo di Treviglio e alla Casa di Riposo Aresi di Brignano Gera d’Adda, per
attrezzature;
– all’Istituto Salesiani (aule, ascensore, sala mensa, palestra) e al Collegio degli Angeli
(aule);
– ai restauri degli affreschi del Santuario della Madonna delle Lacrime;
– al comune di Casirate d’Adda (centro anziani, mini alloggi, scuole);
– al Centro Socio Culturale di Fara Gera d’Adda (sede);
– alla Fondazione Portaluppi (Casa Mari);
– alla Cooperativa Sociale Insieme;
– alla Cooperativa di consumo Famiglie Lavoratori Trevigliesi (sala convegni);
– alla sezione locale dell’Associazione Laringectomizzati (Ail) (contributi e concessioni
temporanea della sede);
– alla parrocchia San Pietro (chiesa e oratorio);
– alla Associazione locale degli Alpini (Parco del Roccolo);
– alla sezione di Treviglio e di Fara Gera d’Adda della Croce Rossa Italiana per automezzi;
– alla parrocchia della Geromina (oratorio);
– alle Cooperative di Assistenza Sociale Raphael e Auser (attrezzature laboratori e automezzi);
– alla Cooperativa Sociale Bonne Semence di Oltre il Colle (già Colonia trevigliese
Messaggi) (attrezzature);
– alla Associazione Studi Avanzati Epatite Virale e Ricerca Malattie Epatiche (Asaef);
– alle iniziative rivolte al sostegno della povertà di oggi (tossicodipendenti, extracomunitari).
L’ultimo piano strategico della Cassa (2001-2003) aveva posto in particolare rilievo la
411
2002 – Concorso “Giubileo 2000”.
Premiazione degli studenti vincitori
delle diverse scuole.
2003 – La targa della Casa di
Mari, della Fondazione monsignor
Ambrogio Portaluppi.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
2003 – Firma, alla presenza
del rettore Alberto Castoldi,
del sindaco di Treviglio Giorgio
Zordan e dell’assessore Basilio
Mangano, della convenzione
per l’avvio dell’Università
di Bergamo a Treviglio.
necessità di interventi espressamente rivolti allo sviluppo del territorio, quale parte della missione della Cassa
Rurale (tutela dell’esistente, prospettive per il futuro).
Sono state attuate quindi due iniziative straordinarie:
– l’intervento per la costruzione della nuova autostrada Brescia-Bergamo-Milano, destinata a risolvere i problemi del traffico tra Brescia e Milano e a coinvolgere in modo notevole il territorio, il traffico, il valore delle aree, i futuri insediamenti nel comune di
Treviglio. I contatti con i dirigenti della società, portati avanti dal direttore Bonacina,
si concludevano con una sottoscrizione di una quota azionaria nel capitale sociale della
autostrada. Una quota certamente molto piccola ma che, unita ai buoni rapporti avviati con la direzione dei lavori, aveva permesso alla Cassa di conoscere in via diretta il procedere e le dimensioni della importante iniziativa. Questo naturalmente nell’interesse
dei soci, degli agricoltori coinvolti nei problemi di esproprio delle aree e degli artigiani
per i loro insediamenti. La presenza della Cassa avrà certamente dei positivi riscontri nel
prossimo futuro;
– lo sviluppo delle attività economiche, che seguirà all’apertura dell’autostrada, della realizzazione delle opere ferroviarie in programma (alta velocità e quadruplicamento linee)
e ai nuovi insediamenti produttivi, doveva essere accompagnato anche da una crescita
di strumenti per la preparazione dei giovani. Treviglio costituiva già da tempo un forte
polo di attrazione di oltre 8.000 studenti, ma mancava di una università. La direzione
della Cassa Rurale, quale ulteriore atto di preveggenza, aveva quindi preso i necessari
contatti con l’università di Bergamo, unitamente alle autorità comunali, per l’avvio a
Treviglio di un primo corso di laurea triennale in economia e amministrazione delle
imprese. I buoni rapporti di collaborazione con il rettore dell’università, professor
Alberto Castoldi e con il preside di facoltà, professor Antonio Amaduzzi, avevano favorito la rapida realizzazione del progetto con la firma di una convenzione, il 13 dicembre
2003, con la quale la Cassa metteva a disposizione gratuitamente una grande aula sufficiente per l’avvio delle lezioni, arredata a nuovo con tutti i moderni sistemi audiovisivi,
un laboratorio informatico per 35 postazioni di ultimo tipo e l’uso come aula magna dell’auditorium della Cassa. Alla sottoscrizione della convenzione aveva, per la sua parte,
partecipato l’amministrazione comunale mettendo a disposizione altri servizi. L’avvio
delle lezioni per il primo corso, che aveva rapidamente raccolto oltre 80 iscrizioni, fu fissato per il 24 settembre del 2004.
Tra le iniziative per la formazione ricordiamo l’annuale assegnazione di borse di studio ai
figli dei soci, in base al merito scolastico e alla situazione familiare. Si ripetono ormai da
molti anni, aumentando il numero di borse e gli importi in relazione all’ampliarsi della
compagine sociale. In questo ultimo esercizio, 2003, sono state distribuite 152 borse per un
totale di 47.000 euro, a studenti delle scuole superiori o delle università.
Anche i contatti e le visite di scolaresche e studenti presso gli uffici sono ormai prassi ordinaria.
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Inoltre la Cassa, per una più approfondita conoscenza dei problemi del territorio, aveva affidato al dipartimento di scienze statistiche e demografiche dell’università di Bergamo un progetto di ricerca sulle prospettive di sviluppo dell’area della Geradadda e
dell’Isola. Lo scopo era quello di individuare gli scenari dello sviluppo che interesseranno il territorio.
Questo studio faceva seguito ad una ricerca affidata
dieci anni prima al Censis di Roma che doveva essere opportunamente aggiornato e agli indirizzi raccolti nei contatti con il noto economista sociologo, professor Aldo Bonomi, sugli sviluppi sociali e imprenditoriali della zona.
Tra gli interventi per il territorio, va posto in evidenza anche quello rivolto alla salute. Era sempre stata
viva l’attenzione ai bisogni del locale ospedale, ritenendo un dovere anche dei privati il
supporto alla crescita della qualità e dell’efficienza dei servizi sanitari. Le somme direttamente erogate sono ammontate a oltre due miliardi di lire e hanno riguardato l’unità coronarica, il progetto senologia, la fornitura di attrezzature per interventi laser alla unità di
otorinolaringoiatria, per la endoscopia, per l’unità di terapia intensiva, per il progetto di
informatizzazione dell’unità di chirurgia. Altre attenzioni hanno riguardato i convegni di
studio, la pediatria, le associazioni collaterali (Avis, Cuore ecc).
Per la prevenzione sanitaria veniva periodicamente rinnovata una convenzione con la
Cooperativa Socio Sanitaria Raphael 2 di Treviglio per visite generali di primo livello sui
disturbi legati al sistema vascolare e genito-urinario, con la creazione di una cartella clinica personale. Diverse centinaia di soci vi avevano fatto ricorso.
Una seconda convenzione veniva rinnovata con il Centro Diagnostico Italiano per numerose visite specialistiche e check up generali.
Pur avendone in parte già parlato completiamo il discorso degli aiuti verso i Paesi più poveri e gli immigrati.
Oltre al Progetto Brasile, già indicato tra le iniziative per celebrare il centenario, la Cassa
Rurale era stata interessata anche nel Progetto Senegal collaborando con l’Organizzazione
non governativa (Ong) Association de Cooperation Rurale con Afrique et Amérique
Latine (Acra).
L’iniziativa (tuttora in corso) riguarda la promozione e la mobilitazione del risparmio per
esercitare il piccolo credito in zone urbane e rurali nel Senegal.
Nasceva da un progetto approvato dalla Comunità Economica Europea e avviato dall’Acra
nel 1993, proseguito nel 1995 e completato nel 1999. Era indirizzato a dare vita a 18 pic413
1995 – Distribuzione delle borse
di studio ai figli dei soci.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
2002 – Nel villaggio di Gambela nel
Sud dell’Etiopia, dove i salesiani
hanno una loro missione con
oratorio, scuola primaria e mensa
pubblica per i poveri, sono entrati in
funzione i pozzi per l’acqua.
cole cooperative di credito denominate Groupement Epargne-Credit (Gec) in attesa di
ottenere lo status di banca.
Il programma è stato finanziato per metà dalla Cee e per la restante parte dall’Acra, dalla
Cassa Rurale-Banca di Credito Cooperativo di Treviglio, dal comune di Bergamo e, con la
partecipazione di partner senegalesi, dall’Ong Sahel 3000, dalle tre associazioni di immigrati senegalesi in Italia, dalla Fondazione Chorus del Consorzio Ethimos.
Oltre a creare la rete di sportelli il progetto si occupava di stimolare e sostenere la nascita
di piccole imprese economiche nei villaggi di provenienza degli immigrati in Italia per
favorirne nel tempo il loro rientro nel Senegal. Otto piccole imprese con l’appoggio dei
Gec sono già state avviate.
La Cassa Rurale ha partecipato alla prima parte del progetto relativo all’avviamento dei
Gec. Ne è seguita una seconda fase, terminata nel 2003, di consolidamento e coinvolgimento di questi organismi con gli emigrati in Italia.
Nell’attività di assistenza e di trasferimento in Senegal dei bonifici alle
famiglie la Cassa Rurale ha svolto opera di contenimento dei costi
imposti dalle banche ordinarie sia italiane sia senegalesi.
Con la comunità salesiana la Cassa aveva partecipato, nel 2002, ad un
progetto nato a seguito dell’iniziativa dell’Onu per l’Anno dell’acqua,
con la costruzione di pozzi in Eritrea che hanno fornito l’acqua necessaria a due villaggi.
Ha visto il fattivo intervento della Cassa anche una iniziativa della
Cassa Padana, fatta poi propria dalla Federazione Italiana e da molte
BCC, di aiuto all’Ecuador per lo sviluppo del mutualismo cooperativo
attraverso il microcredito concesso ai piccoli agricoltori locali.
Nell’operazione sono state coinvolte anche le autorità locali. Oltre ai
primi contributi è stato lanciato tra le BCC italiane un prestito obbligazionario, destinando il ricavato al finanziamento dell’iniziativa che
ha avuto meritatamente un ampio rilievo a livello sia nazionale sia internazionale, con i
primi significativi riconoscimenti tra le BCC che vedono nell’operazione un ritorno alle
loro origini.
Un’attenzione particolare, sempre con uno sguardo al territorio, è stata rivolta agli stranieri
immigrati, con il progetto Risorsa immigrazione rivolto al loro inserimento.
Una statistica del 2003 indicava in 1.565 gli immigrati clienti della Cassa, dei quali 610
avevano in corso mutui o crediti in conto corrente per 10 milioni 637 mila euro, destinati ai bisogni della casa, dei mezzi di trasporto per il lavoro e, in alcuni casi, per l’esercizio
di piccole attività in proprio.
Per venire incontro alle prime necessità, in particolare quelle relative ad una prima sistemazione, la Cassa restaurando un vecchio edificio attiguo alla sede aveva ricavato otto pic414
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coli appartamenti, poi completamente arredati, che si aggiungevano ad altre quattro unità già in precedenza sistemate, per formare
la Casa della Solidarietà.
Il prefetto di Bergamo, Federico Cono, particolarmente attento ai
problemi della povertà e dell’immigrazione, aveva partecipato alla
inaugurazione e alla simbolica consegna delle chiavi alle due associazioni che si sarebbero poi occupate della loro gestione, la
Caritas decanale e Casa Amica.
La Casa della Solidarietà si inseriva nel Progetto Case che la Cassa
di anno in anno era andata attuando per dare la sede alle istituzioni che collaboravano sul piano sociale. Erano la vecchia società Case Operaie, la Casa dell’Agricoltore, le più recenti Casa delle
Associazioni (offre una sede comune, con telefono, computer e
fax, utilizzata a turno, da 17 associazioni), la Casa del Socio, la
Casa di Mari. Per quest’ultima la Cassa aveva collaborato con la
Fondazione Portaluppi nell’arredare ed attrezzare una casa per l’assistenza alle giovani madri in particolari situazioni.
Il termine casa, e quanto questo termine rappresenta come luogo di protezione e di aiuto,
faceva parte delle radici della Cassa Rurale. Con il Progetto Casa si realizzavano in concreto quegli atti di solidarietà necessari a non lasciare mai soli gli emarginati.
Il principio di accoglienza faceva anch’esso parte dell’attenzione ai bisogni del territorio.
Anche per l’attività sociale di ascolto, di colloquio e di dibattiti occorrevano spazi e attrezzature. Pur senza un progetto originario, la Cassa si era fatta promotrice di un Centro
Incontri mettendo a disposizione diverse strutture. Dal prestigioso auditorium, alla sala
riunioni della Casa dell’Agricoltore, all’altra sala riunioni presso il complesso delle canossiane, alle aule di formazione o di piccoli incontri, sempre
presso la sede di via Carcano, alla sala riunioni della Casa
del Socio, alla stessa sala del consiglio utilizzata anche da
altre istituzioni. Questi punti di incontro, che hanno visto i
dibattiti dei più diversi problemi che riguardavano la complessa e varia comunità trevigliese e che hanno offerto possibilità di scambi culturali, di spettacoli e concerti, sono
stati occasione, anche per la Cassa, di conoscere direttamente i problemi, i bisogni, i punti di vista della comunità.
La Cassa Rurale, oltre a mettere gratuitamente a disposizione gli spazi, fornisce strutture e servizi, assistenza tecnica per
l’utilizzo delle apparecchiature audio e video, materiale di
cancelleria e portierato.
Solo nel 2002 sono stati ospitati 730 manifestazioni e
incontri, saliti a 780 nel 2003.
415
2004 – Dépliant del Progetto Case,
sviluppato dalla Cassa Rurale.
2001 – Targa della Casa delle
Associazioni.
2001 – La sede della Casa delle
Associazioni.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
Il Centro Studi Storici della Geradadda
Un ulteriore strumento di conoscenza e di diffusione di cultura è il Centro
Studi Storici della Geradadda, creato nel 1994 per dare una sede alle iniziative che si occupavano dello studio del territorio.
Attorno ad un primo nucleo di appassionati della materia venne fondata il
14 aprile 1994 l’associazione che aveva come scopi principali promuovere
gli studi di storia locale, custodire e celebrare le memorie, le tradizioni e la
lingua della Geradadda, curare la diffusione delle ricerche e degli studi, raccogliere il materiale costituendo una biblioteca ed un archivio a disposizione delle scuole
e degli studenti. Era la realizzazione di un progetto pensato con Tullio Santagiuliana.
Il primo consiglio era formato da Gerolamo Villa di Fara d’Adda, presidente, Paolo Origgi
di Vailate, Erminio Gennaro di Bergamo, Nino Crespi di Treviglio, Eugenio Calvi di
Rivolta d’Adda, Marcello Santagiuliana di Treviglio, Luigi Reduzzi di Calvenzano (io ero
presidente onorario e referente per la Cassa Rurale).
Il Centro Studi sta svolgendo l’attività con passione e impegno da dieci anni, pubblicando libri sul territorio e una serie annuale di Quaderni che raccolgono i contributi di studio
distribuiti poi anche nei paesi limitrofi.
Organizza una rassegna periodica di Scholae Cantorum della zona, per valorizzare il canto a cappella in uso in tutte le parrocchie della zona, per presentare giovani musicisti offrendo loro una
prima platea di ascolto, per riscoprire autori locali di musica (come padre Erminio Rozzoni).
997 – Il consiglio del Centro Studi
Storici della Geradadda. Da
sinistra: Nino Crespi, il presidente
Gerolamo Villa, il presidente
onorario Alfredo Ferri, Paolo
Origgi, Eugenio Calvi, Marcello
Santagiuliana.
Tullio Santagiuliana
(1912-1985).
Il mantenimento del Centro e i costi della stampa delle pubblicazioni sono a carico della
Cassa, mentre la produzione, le ricerche, e gli studi si devono alla volontarietà e alla passione dei soci.
Il Centro Studi Storici, oltre ai quaderni annuali aveva dato alle stampe:
– Autori vari, Le terre del Lago Gerundo, 1996;
– Autori vari, Geradadda: immagini e colori, 1997;
– Professor Eugenio Calvi (a cura di), Dagli statuti comunali di fine Trecento dell’antico e nobile Castello di Trevì, 1998;
– Autori vari, Farra, Fara e Farae, 2001.
Pubblicazioni di storia locale
Sul tema della valorizzazione e della promozione della storia locale, per conservare la
memoria di eventi storici e personaggi, è continuata, accanto al sostegno dato al Centro
Studi, la produzione in proprio, oppure con sponsorizzazioni e contributi, di diverse pubblicazioni.
Ne ricordiamo le principali:
– Tullio Santagiuliana-Gerolamo Villa, Geradadda e dintorni, 1994;
416
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Luigi Minuti, Compendio di notizie storiche trevigliesi, 1994;
Francesco Chiari, Gli inediti di Tommaso Grossi, 1994;
Monsignor Piero Perego, La Girumina, 1995;
Marco Airoldi-Franco Fanzaga, Quinto Quarto, 1995;
Giancarlo Conti, La Ciésina del Rocòl, 1995;
Alfredo Ferri, Il Cuore antico della Cooperazione, 1996;
Dott. Giorgio Corvi, Ipertensione, come curarla, 1996;
Erminio Gennaro, Tullio Santagiuliana, 1996;
Marcello Santagiuliana, Un centenario più lungo di un secolo, 1998;
Autori vari (PromoIsola), Alle radici dell’isola, 1998;
Silvana Milesi, L’Arte Sacra di Longaretti, 1999;
Monsignor Carlo Donini, Il Palazzo Visconti di Brignano, 1999;
Alfredo Ferri, Un centenario: storia delle Case Operaie, 2001;
Silvana Milesi, Manzù e Papa Giovanni, 2001;
Marco Carminati, Una donna e la sua gente, 2002;
Monsignor Piero Perego-Andrea Possenti, La chiesa parrocchiale di Pontirolo Nuovo, 2003;
Paolo Origgi, Misano di Geradadda, 2003;
Enrico De Pascale, Palazzo Furietti-Carrara a Presezzo, 2003;
Luigi Pisoni, L’Agricoltura che verrà, 2003.
Copiosi sono le pubblicazioni o i contributi alla pubblicistica su temi di natura sociale,
quali la Guida ai diritti dei bambini e ragazzi disabili con l’Associazione Futura, Prevenzione un
dovere sociale con Gli Amici di Gabry, L’Albero dei pesi con
l’Associazione Sirio e su temi riguardanti chiese, cappelle,
restauri, opere d’arte locali (con Paolo Furia) o su quelli specifici attinenti alla cooperazione e al volontariato.
Alcune iniziative di natura culturale sono ormai da anni
diventate eventi fissi. In ambito musicale c’è il Concerto
d’Estate della banda musicale di Paolo Belloli, i concerti di
musica classica che hanno visto sul podio grandi maestri
come Nino Orizio e Mino Bordignon, che hanno dato spazio
anche a validi e preparati elementi locali, dal maestro Sanna
al maestro Giussani, con il coro Icat e la filarmonica della
Geradadda, creando anche in Treviglio tradizioni e motivi di
apprendimento musicale per i giovani. Altro appuntamento
fisso è l’annuale rassegna del teatro dialettale, che vede protagonisti le filodrammatiche locali Carlo Bonfanti e Maestro
Zanovello in una simpatica gara con le altre filodrammatiche bergamasche.
Un’altra struttura molto richiesta è stata la Sala Mostre che ha ospitato diverse decine di
417
2003 – Il tradizionale
Concerto d’Estate.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
2002 – Auditorium Cassa Rurale.
Il presidente nazionale Alessandro
Azzi presenta il libro La solidarietà
efficiente di Pietro Cafaro alla
presenza dell’incaricato della
Conferenza Episcopale Italiana
per i temi della cooperazione,
monsignor Francesco Rosso.
artisti che vogliono farsi conoscere senza dover affrontare i costi, spesso pesanti, delle sale
mostre o gallerie d’arte. La Cassa mette gratuitamente a disposizione la struttura, compresi i
necessari servizi e il portierato, favorendo quindi ulteriormente la diffusione della cultura.
Per raccogliere e ordinare il materiale del passato della Cassa Rurale e per non dispenderne la memoria, sempre nel 1994 veniva costituito un Archivio Storico a disposizione del
personale della Cassa, dei soci e degli studenti per le loro tesi di laurea, in genere di materia bancaria, in particolare sul Credito Cooperativo e sulla cooperazione.
Oltre al materiale cartaceo si è andata costituendo una raccolta di fotografie, di immagini
e ricordi per un piccolo museo del passato, anche di materiale religioso, con gli oggetti di
culto della ex chiesa e dell’ex convento delle canossiane.
Sempre sul versante della cultura e della formazione la Cassa ha promosso in questo ultimo periodo convegni sui problemi di particolare interesse che riguardavano l’usura, il riciclaggio del denaro, le devianze giovanili, la famiglia, le nuove politiche sociali, la solidarietà e il volontariato, le nuove norme bancarie (come Basilea 2).
Per le diverse iniziative, prima brevemente riassunte, la Cassa Rurale aveva messo a disposizione a tempo pieno anche parte del proprio personale. Pure questo andrebbe aggiunto ai
costi sociali.
L’impegno della Cassa per quel che concerne iniziative di solidarietà è stato riconosciuto
in occasione del Sodalitas Social Award, tenutosi a Milano nel 2003, presenti le massime
autorità civili ed ecclesiastiche, con una nomination nella categoria relativa alle iniziative di
finanza socialmente responsabile con i progetti Linea solidale e Riserva immigrazione.
Un altro riconoscimento in occasione del premio delle buone pratiche nei servizi di pubblica utilità promosso dalla associazione
Cittadinanzattiva è stato dato alla Cassa per il
progetto formativo, in occasione della introduzione dell’euro, e a quello dell’iniziativa di
adozione, in accordo con l’amministrazione
ferroviaria, della Sala d’aspetto della Stazione
Centrale di Treviglio per il suo risanamento e
riqualificazione.
Per la promozione di un bilancio sociale anche
tra le aziende e i soci, la Cassa nel 2003 aveva
organizzato un corso sul Bilancio Sociale
rivolto alle piccole e medie aziende. Vi aveva418
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
no partecipato otto imprese e il successo ottenuto sarà la spinta a continuare.
Anche in questo la Cassa Rurale ritiene di compiere un suo
dovere collaborando a diffondere il concetto di responsabilità
sociale delle imprese.
L’evoluzione del consiglio e del collegio sindacale
Nella riunione del consiglio del 21 febbraio 1994 si avviava il
cambiamento del consiglio e del collegio sindacale.
Era iniziato il naturale processo del ricambio generazionale che
doveva essere condotto con responsabilità per mantenere i
necessari equilibri. In occasione della presentazione delle proposte del consiglio alla consulta dei soci, Mario Longaretti, vice presidente, che dal 1967 al 1983 aveva ricoperto la
carica di sindaco, quindi di presidente del collegio sindacale fino al 1990 e in seguito di
amministratore, non propose una sua ulteriore candidatura desiderando favorire il processo di avvicendamento. Anche Ettore Mauri, sindaco dal 1984, dopo essere stato direttore,
rinunciò all’incarico, mentre il presidente del collegio sindacale Luca Colleoni lasciava la
carica per poter ricoprire l’incarico di assessore nella amministrazione comunale. Il consigliere Marcello Colombo, lasciava il suo incarico che ricopriva dal 1967 sempre per favorire i ricambi, insistendo sulla necessità di ringiovanire i vertici della Cassa. Colombo, che
era stato all’origine il promotore della filiale di Casirate e aveva svolto opera di sviluppo
della Cassa e di appoggio alle aziende della zona, sollecitava da tempo tale processo.
Anche da parte mia avendo superato i limiti per una ricandidatura, mettevo il mio mandato di amministratore a disposizione, dopo cinquant’anni di attività in diversi ruoli. Il
consiglio e la consulta dei soci, ritenendo ancora opportuna una mia presenza anche per
seguire il formarsi dei nuovi vertici della Cassa, compresa la direzione, riproposero la mia
candidatura alla assemblea applicando il criterio del “caso di eccezionalità” che il regolamento prevedeva.
L’assemblea, fermo restando il numero massimo dei consiglieri previsto dallo statuto in 13,
provvedeva a fissare in 11 il numero degli amministratori per riportarlo al numero storico
di 9, quale era di norma nelle Casse Rurali.
Entrava così nel consiglio il solo Antonio Carminati in sostituzione di Giuseppe Resmini,
che, eletto nel 1976, dopo 17 anni di attiva partecipazione ai lavori del consiglio, aveva
superato i termini per una rielezione.
A formare il collegio sindacale venivano eletti Michelangelo Rondelli, presidente, e Pietro
Longaretti, riconfermando l’incarico a G. Paolo Zordan, in carica dal 1986.
Il consiglio, dopo le deliberazioni della assemblea del maggio 1994, risultava così formato:
419
2002 – Alcuni soci, titolari
d’imprese, partecipano al corso
sul bilancio sociale.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
– amministratori: Alfredo Ferri (presidente), G. Pietro Arenghi (vice presidente), Angelo
Agazzi (Fara), Duccio Bencetti, Camillo Bornaghi, Antonio Carminati, Agostino
Conti, Giovanni Ferri (Castel Rozzone), Enrico Roveda (Truccazzano), Arnaldo
Sonzogni, Lorenzo Stucchi;
– collegio sindacale: Michelangelo Rondelli (presidente), Pietro Longaretti, G. Paolo
Zordan (effettivi), Italo Fanton, G. Carlo Frigerio (supplenti).
La consulta dei soci veniva ampliata fino a 22 membri.
Questo consiglio rimase in carica fino al 2003, variando lentamente i suoi componenti.
Con le assemblee che seguirono a quella del 1994, il consiglio risulterà totalmente cambiato, attuando così il programma stabilito e che i tempi richiedevano, lasciando tra le
sostituzioni gli spazi e gli intervalli necessari a formare e amalgamare i nuovi eletti con
quanto restava del nucleo storico del consiglio.
Poiché il ricambio fu importante per la vita e la conservazione della tradizione della Cassa
si indicano, almeno sommariamente, i diversi passaggi temporali.
Nella assemblea del 1995, in sostituzione di Enrico Roveda (gruppo soci di Truccazzano)
venivano eletti Tancredi Zolio (gruppo soci di Misano d’Adda) e Maria Rosa Verderio
Bergamini, benvenuta presenza femminile nel consiglio che, dopo la scomparsa di Amalia
Sonzogni (1980), non aveva più avuto donne negli organi della Cassa.
Nella assemblea del 1996 a seguito della incorporazione della BCC di Calvenzano, in rappresentanza, veniva eletto consigliere Giuseppe Sudati.
Nella Assemblea del 1997 venivano riconfermate le cariche in scadenza senza effettuare
nuove nomine.
Nell’Assemblea del 1998 la votazione indicava Armando Zucchinali (gruppo soci di
Ciserano) in sostituzione di Gianni Ferri (gruppo soci Castel Rozzone), che aveva superato i limiti per la rielezione e che durante la sua lunga permanenza nel consiglio (dal 1981),
con le sue conoscenze della zona e la sua professionalità era stato di sicuro aiuto e indirizzo nelle decisioni del comitato esecutivo e del consiglio.
Veniva inoltre eletto consigliere Angelo Blini (gruppo soci di Calvenzano) in sostituzione
di Giuseppe Sudati.
Nella assemblea del 2000 venivano confermati i consiglieri scaduti senza nominare nuovi
amministratori.
Nella assemblea del 2001 l’esito delle votazioni porterà alla nomina di Mirella Ghidelli
Signorelli che, come seconda presenza femminile assicurava un ulteriore equilibrio nella
rappresentanza delle ormai numerose donne socie della Cassa. Risultavano eletti anche
Stefano Gatti, che per la sua professione di docente universitario nello specifico campo
degli intermediari finanziari apportava un ulteriore contributo tecnico nel consiglio, e
Andrea Ferri, dirigente amministrativo di una azienda locale, di cooperative e assessore
comunale di Calvenzano.
L’esito della votazione portava però, per un piccolissimo scarto di voti, alla esclusione di
Renzo Stucchi che, entrato nel consiglio nel 1974, aveva dato per 27 anni, con il suo con420
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UNA NUOVA ERA: DA CASSA A BANCA (1993-2003)
tributo pratico e concreto e con le sue vaste conoscenze nel settore artigiano della zona,
una efficace collaborazione nelle decisioni del comitato esecutivo e del consiglio. Per la
Cassa rappresentò certamente una perdita, ma certamente ancora più grave per la famiglia
e la sua azienda fu la sua prematura scomparsa nel 2003. Nei soci, nel consiglio e nel personale lasciava l’insegnamento di una vita dedicata al lavoro e agli impegni sociali. Fu presidente della Cooperativa Insieme, che assiste ragazzi disabili, alla quale forniva, oltre
all’impegno di amministratore, anche occasioni di lavoro.
La sorte elettorale portò anche al mancato rinnovo di Gianni Severgnini. Pure questa fu
una perdita per la Cassa perché, oltre alle capacità professionali, Severgnini era legato al settore della cooperazione, alla quale dedicava il suo tempo libero, come presidente della Casa di
Riposo Aresi di Brignano, come vice-presidente della Cooperativa Raphael per la prevenzione sanitaria e come nostro rappresentante nel consiglio della Confcooperative di Bergamo.
Nel 2001 con l’uscita dal consiglio di Aldo Sonzogni alla Cassa venne a mancare un’altra
importante risorsa. Sonzogni aveva rappresentato per molti anni, con la sua preparazione
tecnica e la convinta partecipazione, la necessaria voce critica e di stimolo nei problemi
importanti, nei rapporti con la Federazione e il centro elettronico dei quali lamentava la
poca efficienza e i ritardi. Sempre attivo e concreto all’interno del consiglio con i suggerimenti per il miglioramento della organizzazione, per il coinvolgimento dei giovani dirigenti e per i progetti sul futuro.
Alla assemblea del 2002 non venne più proposto per il rinnovo Duccio Bencetti, perché
aveva superato il periodo di durata nell’incarico. La sua era una presenza storica essendo
stato eletto consigliere nel 1972, in sostituzione del padre Claudio.
Aveva rivestito la carica di vice presidente e di membro del comitato esecutivo collaborando con la sua esperienza professionale e con il suo concreto buonsenso alle decisioni del
consiglio. Al suo studio professionale di architettura la Cassa deve la costruzione della
nuova sede di via Carcano, la Casa dell’Agricoltore, le sedi di Castel Rozzone, Arzago,
Casirate, Vailate, Treviglio Nord e Treviglio Sud, il radicale restauro del Teatro
Filodrammatici, il restauro dei fabbricati della Società Edificatrice Case Operaie e la loro
manutenzione, la costruzione della sede della Comunità Alloggio La Famiglia.
Il consigliere Camillo Bornaghi avendo egli pure concluso il suo ciclo di amministratore
(eletto nel 1988) non venne più ripresentato per il rinnovo. Oltre alla cura della propria
azienda, Bornaghi si era attivamente interessato dei problemi comuni del quartiere industriale Pip. Era stato tra i soci fondatori e presidente del Consorzio Assopip, per la costruzione del Centro Servizi Comuni, del quale si è fatto cenno in altra parte di questa storia.
L’esito delle votazioni porterà alla nomina di due nuovi amministratori: Roberto Aresi,
professionista, con esperienze nel campo delle società di revisione e in campi amministrativi diversi; Ezio Maria Reggiani, di Carvico, rappresentante dei soci dell’area Isola, commercialista con buone conoscenze della zona e dei suoi problemi, e notevole preparazione
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nei problemi associativi essendo presidente del sindacato nazionale ragionieri e dottori
commercialisti.
Nell’assemblea del 2003 viene eletto un nuovo amministratore, Luigi Moro, artigiano, a
lungo membro attivo dell’associazione artigiani e con notevoli esperienze dei problemi
della categoria.
Rimaneva escluso, con un breve scarto di punti, Armando Zucchinali, rappresentante del
gruppo soci dell’area Bergamo.
Era stata ancora proposta la mia candidatura per quanto avessi ripetutamente fatto presente l’indifferibile necessità del ricambio. Riaccettai l’incarico, ma per un solo esercizio al
fine di portare a termine il processo di ricambio della direzione e il completamento del
piano triennale 2001-2003.
Le funzioni di controllo e di verifica
Oltre ai compiti svolti dal collegio sindacale, sempre più mirati e volti all’accertamento dei
rischi o molto meno ai tradizionali riscontri dei valori, l’attività di controllo era stata esercitata anche da altre istituzioni.
Quella più importante veniva effettuata, in attuazione delle disposizioni di legge, dalla
Banca d’Italia.
Le ispezioni ordinarie della vigilanza sono sempre state attese e gradite perché hanno rappresentato la migliore valutazione e misura del nostro stato di salute e quindi il grado di
efficienza e di solidità.
Alle diagnosi, puntuali e precise, che la Banca d’Italia era in grado di formulare con il proprio ufficio studi, l’esperienza del passato e le conoscenze acquisite nelle sue funzioni ispettive, sono sempre seguite da parte nostra le necessarie terapie atte a migliorare l’organizzazione e i centri di controllo delle rischiosità.
A titolo di memoria ricordiamo che nell’ultimo decennio in esame la Cassa aveva avuto
due ispezioni ordinarie:
– 2 novembre1999, gruppo ispettivo con a capo il dottor Carmelo Catania, con consegna
del rapporto da parte del direttore della Banca d’Italia di Bergamo, dottor Roberto
Cagnina;
– 8 aprile 2003 gruppo ispettivo con a capo il dottor Ferdinando Parente, con consegna
del verbale ispettivo da parte della direzione della Banca d’Italia di Bergamo, dottor
Marcello Callari.
Altre visite parziali erano state fatte su aspetti particolari da parte della nostra Federazione
Lombarda e, per l’accertamento della applicazione della normativa antiriciclaggio, dei controlli introdotti e dell’impianto informatico, da parte dell’Ufficio Italiano dei Cambi (Uic).
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Controlli sul piano documentario erano stati svolti dalla Commissione Nazionale per le
Società e la Borsa (Consob).
La certificazione dei bilanci era stata affidata alla Società di organizzazione e revisione contabile Serca di Brescia.
Un autorevole riconoscimento
Il movimento del Credito Cooperativo ha avuto un prestigioso riconoscimento da parte
del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che, in visita ufficiale a Bergamo il
7 maggio 2003, ha incontrato esponenti dell’economia bergamasca.
Il suo saluto: “Portate giustamente vanto delle vostre Casse Rurali e del più ampio movimento cooperativo: hanno avuto un ruolo decisivo nel sospingere lo sviluppo vigoroso del
tessuto produttivo di quest’area [...] La Banca locale è tale non perché di dimensioni in
generale contenute, ma perché si caratterizza per la capacità di identificarsi con l’economia locale, per la conoscenza diretta dei problemi degli operatori; da ciò trae motivo per
svolgere un ruolo determinante per lo sviluppo della realtà provinciale. Come tale, conserva i suoi spazi”.
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2003 – Incontro a Bergamo
con il presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi, in occasione
della sua visita alla provincia
di Bergamo.
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IL VIAGGIO CONTINUA
Il passaggio delle consegne tra chi giungeva al termine del suo impegno e chi doveva succedere nelle responsabilità, ha avuto parte importante negli eventi della Cassa nell’ultimo
decennio. Ha riguardato l’intero consiglio, il collegio sindacale e la direzione.
La sommarietà di queste pagine non dà certamente il giusto conto della partecipazione
delle persone coinvolte, del loro apporto, non sollecitato da interessi personali, ma dalla
convinzione di collaborare al bene comune e da quella coscienza cooperativa alla quale si
è già fatto cenno.
Nel darne atto ci si accorge quanto sia facile cadere in espressioni retoriche. Eviterò quindi considerazioni di rito, ma devo almeno un richiamo e un ricordo di stima e gratitudine
alle tante persone che alla storia della Cassa Rurale hanno dedicato tempo e passione.
Nei 110 anni di vita della istituzione alcune centinaia di consiglieri, sindaci, dirigenti, soci
impegnati in comitati o consulte si sono succeduti nel far crescere e guidare un organismo
economico che doveva servire a tutti, soci e non soci. Senza nessun interesse privato, ben
conoscendo le gravi responsabilità legate alla gestione del denaro altrui, affrontando i
rischi connessi perché i risparmi si trasformassero in credito e non solo custoditi in una
opaca visione di tranquillità senza futuro.
La raccolta del risparmio che, in molti periodi della vita della Cassa, fu l’attenzione principale era stata resa possibile dal buon credito e dalla fiducia che amministratori, dirigenti
e personale avevano saputo creare. Il risparmio come forza attiva di crescita. Lo aveva insegnato ai primi soci Portaluppi, uomo di principi semplici ma essenziali, “il risparmio non
deve giacere infruttifero, fatelo circolare”. Lo hanno insegnato, con le stese parole, i grandi economisti, da Franco Modigliani “il risparmio è utile solo se non dorme”, a John
Keynes, “il risparmio o è produttivo o non è virtuoso”.
Gli amministratori della Cassa Rurale, dai presidenti e consiglieri sacerdoti, ai presidenti e
consiglieri contadini, a quelli venuti dopo (artigiani e commercianti), erano persone “semplici”, non conoscevano le teorie economiche, ma sapevano l’importanza e la responsabilità della gestione del denaro. Hanno saputo superare momenti difficili (non vi sono mai
stati momenti facili) tra guerre, crisi economiche, inflazioni e svalutazioni, illusioni e delusioni dei mercati finanziari e dei comportamenti cinici o truffaldini di certa grande finanza o, ancor peggio, di grandi stati sovrani.
Ma la fiducia non è mai mancata e la Cassa ha potuto rinnovarsi negli anni e crescere con
l’apporto di amministratori e dirigenti che i momenti e gli eventi richiedevano.
Appunto per guidare, nel segno del passato e con un pensiero al futuro, l’avvicendamento
dei vertici, il consiglio di amministrazione allora in carica, tra il 1994 e il 2003, aveva tenuto numerose riunioni. Nel 2002 erano però venute a scadere, contemporaneamente, le due
cariche più importanti. Il direttore generale Gianfranco Bonacina nel dicembre del 2001
aveva maturato i termini per il collocamento in pensione, mentre il mio mandato di presidente del consiglio aveva già avuto due rinnovi oltre i termini ordinari. Il non tenerne
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2004 – Il nuovo direttore
Roberto Spairani.
2004 – Convention.
Presentazione del nuovo direttore
Roberto Spairani.
conto significava rinviare il problema, peggiorandolo, al futuro.
Il consiglio aveva quindi deciso di ricercare una soluzione che evitasse la contemporanea
decadenza delle due cariche che, con la loro lunga e attiva presenza, costituivano due evidenti e importanti punti di riferimento, sia all’interno sia all’esterno. Venendo a mancare
assieme avrebbero creato un delicato problema nel mantenimento degli equilibri, dell’immagine, delle conoscenze, dei legami al passato, con la perdita della complessa rete di quei
rapporti creati in diversi decenni che andavano conservati almeno per il presente e fino
alla loro naturale sostituzione.
Le indicazioni che emersero dalle riunioni non potevano che indirizzarsi verso una sostituzione in due tempi, diversi e distanziati.
Il consiglio di amministrazione chiese quindi al direttore Bonacina e a me la disponibilità
a mantenere gli incarichi almeno fino alla fine del 2003, per completare i processi di attuazione del programma triennale, del completamento della nuova direzione e della pianificazione temporale del cambiamento. Appariva inoltre opportuno, e su questo aspetto
avevo insistito in diverse occasioni, che il cambio dovesse iniziare con la mia persona. Il
peso degli anni cominciava a farsi sentire e la mia presenza durava da quasi sessant’anni.
Non potevo certo rappresentare il futuro della Cassa Rurale.
Nella riunione che il consiglio tenne all’inizio del 2003, avuta da parte nostra la disponibilità a mantenere i rispettivi incarichi, vennero individuati i tempi e i modi del cambiamento. La più importante indicazione, da parte di tutti, consiglio, soci, consulta e personale, fu la conservazione della presenza di Gianfranco Bonacina, possibilmente con l’incarico di presidente. La consulta dei soci avrebbe proposto anzitutto la sua inclusione nella
scheda elettorale per la nomina ad amministratore.
La mia presenza come presidente andava mantenuta fino alla assemblea del maggio successivo per un formale passaggio degli incarichi attraverso l’assemblea dei soci.
Doveva essere nominato il nuovo direttore che il consiglio, nell’ultima riunione del 2003,
dopo avere esaminato le diverse candidature, aveva individuato in Roberto Spairani. Il
candidato, di origine pavese, cinquantunenne, laureato in economia e commercio
all’Università di Pavia, proveniva dal movimento delle Banche di Credito Cooperativo come
dirigente di Banca Agrileasing, aveva un ottimo bagaglio di esperienze, formato in oltre trent’anni di lavoro nei più diversi settori creditizi. La sua particolare predisposizione ai rapporti di
natura commerciale lo rendeva idoneo ai programmi di sviluppo che la Cassa, completato con
il 2003 il piano precedente, aveva messo allo studio per il successivo triennio.
Terminava con queste indicazioni l’anno 2003 e la Cassa festeggiava il 110° anniversario
della fondazione.
Con la data del 30 dicembre 2003 si interrompe questa storia, ma non la vita della Cassa che
anzi sarebbe continuata con maggior vigore, modificati il governo e i quadri della istituzione.
Gli eventi si realizzarono secondo le previsioni e le attese.
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IL VIAGGIO CONTINUA
L’assemblea dei soci del 10 maggio 2004 approvò, con il più alto
numero di voti mai prima raggiunto, la nomina ad amministratore di
Gianfranco Bonacina, che dal 27 aprile aveva lasciato la direzione
della Cassa. Dopo un breve periodo di condirettore lo aveva sostituito Roberto Spairani, assunto il 12 gennaio 2004.
Era quindi venuto per me il momento di lasciare l’incarico.
Con la cinquantottesima assemblea chiudevo la vita di lavoro presso la Cassa Rurale.
Il saluto ai soci suscitò qualche momento di emozione, fortunatamente
coperto dal forte e prolungato applauso. Il calore dell’unanime partecipazione dei soci al saluto, che sentivo sincero, mi ricompensò del lavoro svolto. Per una lunga
serie di anni mi avevano confermato la loro fiducia e anche questo era stata una ricompensa.
Conserverò come ricordo il dono di un imponente libro, con fotografie di alcuni particolari
momenti, con gli auguri di saluto e di ringraziamento del consiglio, dei sindaci, della direzione, del personale e dei soci con tutte le loro firme.
Il giorno 11 maggio, successivo alla assemblea, presentai al consiglio le mie formali dimissioni.
Gianfranco Bonacina veniva eletto presidente, con un caloroso battimani.
Avevo conservato una piccola teca con una bacchetta da direttore d’orchestra. Fu il simbolo del passaggio delle responsabilità, che lasciavo al nuovo presidente. Senza parole.
Avevamo lavorato assieme per trent’anni in piena stima e fiducia e con quella intesa che
non aveva mai avuto bisogno di molti discorsi.
Completò la cerimonia il saluto di ringraziamento a Agostino Conti
che aveva terminato il suo ciclo di amministratore.
Agostino Conti rappresentava l’ultimo anello che legava la Cassa
Rurale alle tradizioni del vecchio mondo agricolo locale, del quale
ben conosceva problemi e preoccupazioni, anche per la sua presenza
in organismi di rappresentanza della categoria, quali il Consorzio
Agrario e la Cooperativa Agricola. Nel nostro consiglio era stato l’anima saggia nelle decisioni difficili, capace di offrire con il buon
senso concreto degli agricoltori la parola giusta al momento giusto.
In sua sostituzione, per cooptazione, veniva eletto Valerio Invernizzi,
anch’egli in rappresentanza della classe agricola oltre che del gruppo
soci dell’area milanese.
Inoltre sempre nella stessa seduta, accanto al vice presidente vicario
Gianpietro Ardenghi, il consiglio nominava vice presidente Ezio
Maria Reggiani, in rappresentanza dei soci dell’area Isola che nei
programmi futuri sarebbe stata destinata ad ulteriori ampliamenti.
Avendo lasciato la presidenza della Cassa, secondo la prassi, decadevo anche dal consiglio della Federazione, dopo 44 anni essendo stato
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2004 – Il 10 maggio il presidente
Alfredo Ferri passa il testimone
al nuovo presidente
Gianfranco Bonacina.
2004 – Commiato del presidente
Alfredo Ferri all’assemblea dei soci
del 9 maggio.
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2004 – Il personale della Cassa alla
convention per la presentazione del
programma strategico 2004-2006.
eletto nel 1960. L’assemblea federale del 13 giugno 2004 cooptava in mia sostituzione
Gianfranco Bonacina.
Qualche anno prima, nel 1997, dopo 36 anni di presenza in diversi gradi e funzioni, avevo
lasciato anche la carica di consigliere nella Federazione Italiana per favorire il subentro di
un altro rappresentante delle BCC lombarde.
2004 – Il consiglio di
amministrazione e il collegio
sindacale alla convention per la
presentazione del programma
strategico 2004-2006. Da sinistra:
Pietro Longaretti, Michele Rondelli,
Mirella Ghidelli Signorelli,
Marco Mauri, Agostino Conti,
Maria Rosa Verderio Bergamini,
Andrea Ferri, Gianpietro Ardenghi,
Antonio Carminati, Stefano Gatti,
Ezio Maria Reggiani, Alfredo Ferri,
Roberto Aresi, Luigi Moro.
Per il “seguito del viaggio” le linee di un nuovo programma strategico 2004-2006 erano
state illustrate al personale nella tradizionale convention tenutasi l’11 aprile.
Intendendo proporsi come soggetto bancario di riferimento nelle relazioni territoriali il
programma aveva evidenziato i seguenti punti:
– banca integrata nella rete di relazioni territoriali con il settore privato, con quello istituzionale e con quello privato sociale;
– banca di riferimento per la progettualità e lo sviluppo con una funzione di aggregazione
delle risorse presenti sul territorio.
Dopo l’assemblea gli organi amministrativi, di controllo ed esecutivi erano così composti:
Il consiglio di amministrazione:
Gianfranco Bonacina (presidente), Gianpietro Ardenghi (vice presidente vicario), Ezio Maria Reggiani (vice presidente), Roberto
Aresi, Antonio Carminati, Andrea Ferri, Stefano Gatti, Mirella
Ghidelli, Mario Valerio Invernizzi, Luigi Moro, Maria Rosa
Verderio;
il collegio sindacale:
Michelangelo Rondelli (presidente), Pietro Longaretti e Marco
Mauri (sindaci effettivi) Giuseppe Rozzoni e Italo Fanton (sindaci
supplenti).
La direzione è stata assunta da Roberto Spairani, con i vice direttori Franco Riz, vicario e Claudio Albertini. Daniele Migliazzi è
passato a dirigere la BCC del Cremasco lasciando il ricordo di un
ottimo dirigente, stimato per la preparazione, il tratto cordiale
nei rapporti, l’attenzione all’ascolto e la serenità del giudizio.
L’area della direzione è stata ampliata con la creazione dell’area
sistemi e organizzazione sotto la responsabilità di Flavio Panzera
e dell’area amministrazione con Fabrizio Carminati.
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IL VIAGGIO CONTINUA
La rinnovata consulta dei soci comprendeva:
Area Treviglio: Mario Longaretti, Oreste Montepaone, Giovanni
Singuaroli, Antonio Taroni, Duccio Bencetti, Renato Maestri,
Matteo Possenti, Maria Grazia Cornici, Giancarlo Agazzi,
Gianenrico Bresciani, Angelo Cremonesi, Giovanni Ferri, Pietro
Ferri, Gianni Severgnini, Armando Zucchinali, Damiano
Brembati.
Area Isola: Claudio Brembilla, Silvano Ravasio, Carmelo
Cannella, Thiam M’bene, Pietro Angeloni.
Area Bergamo: Armando Zucchinali, Maria Vaglietti, Massimo
Lena, Aldo Previtali, P. Angelo Locatelli.
Area Geradadda Sud: Eligio Erba, Battista Leoni, G. Lucio
Fugazzola, Ivan Arzilli, Giovanni Fugazzola, Marcello Colombo,
Tancredi Zolio, Francesco Sartirana.
Lo scrittore portoghese José Saramago scriveva al termine di una sua opera: “Il viaggio non
finisce mai, solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in
ricordo, in narrazione […] bisogna ritornare sui passi già fatti per ripeterli e per tracciarvi
a fianco nuovi cammini. Bisogna continuare il viaggio, sempre”.
Dopo avere festeggiato il 110° anniversario di fondazione il “viaggio” della Cassa Rurale
continua con i suoi “viaggiatori”, gli organi amministrativi con il loro presidente
Gianfranco Bonacina, l’esecutivo con il direttore Roberto Spairani, gli organi di controllo
con il presidente del collegio sindacale Michelangelo Rondelli, e la consulta di collegamento con la base sociale per continuare a tracciare nuovi “cammini” di sviluppo.
* * *
Conserverò come presidente onorario il mio rapporto con la Cassa Rurale, “prolungandolo nella memoria, nel ricordo e nella narrazione” e nelle pagine di questa storia.
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In alto:
2004 – Il cambiamento dei vertici
della Cassa Rurale con il nuovo
presidente e la nuova direzione.
Da sinistra: Daniele Migliazzi,
Claudio Alberini,
Gianfranco Bonacina,
Roberto Spairani, Franco Riz.
Sotto:
2004 – La rinnovata consulta
dei soci.
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Nella pagina precedente, la risorgiva
presso Casirate d’Adda.
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LO STATUTO SOCIALE ORIGINARIO
(1893)
I Costituzione – Scopo – Durata
È costituita in Treviglio (provincia di Bergamo) una Società cooperativa in nome collettivo col titolo: Cassa Rurale di Prestiti di Treviglio.
La Società ha per scopo il miglioramento religioso, morale ed economico dei suoi soci,
mediante atti commerciali, escluso qualunque fine politico.
La Società avrà la durata di 99 anni dalla data dell’atto costitutivo con facoltà di prorogarsi.
II Soci
Possono far parte della Società soltanto persone giuridicamente capaci, che offrono la
garanzia dell’onestà e moralità individuale, che non siano notoriamente contrarie alla
Chiesa cattolica ed al governo costituito, che siano inscritte nei registri della popolazione
della parrocchia di Treviglio, o vi tengano di frequente dimora, sappiano scrivere il loro
nome e cognome; che non facciano parte di altre Società, a responsabilità illimitata.
La qualità di socio si perde per morte, per rinuncia, per cessazione di residenza e per esclusione ogni qualvolta il socio non ottemperasse allo statuto ed ai regolamenti sociali, o si
faccia perseguitare in giudizio per obbligazioni contratte con la Società ed altrimenti di
rendersi indegno di appartenervi.
I soci hanno diritto:
a) di ottenere prestiti nei modi determinati dal presente statuto e dai regolamenti sociali;
b) di collocare denaro nella Cassa Sociale;
c) di regolare e sindacare le operazioni della Società;
d) di prendere parte e di votare nelle assemblee generali escluse la rappresentanza;
I soci hanno dovere:
a) di rispondere con tutti i loro averi ed in parti uguali e solidariamente rispetto ai terzi
delle obbligazioni passive della Società;
b) di approvare lo statuto e i regolamenti sociali;
c) di intervenire alle assemblee ed esaminare il buon andamento della Società;
d) di versare un quota sociale di L. 1,00.
III Capitale sociale
Il capitale sociale è formato dalla quota versata dai soci e dal fondo di riserva.
Gli utili netti saranno devoluti al fondo di riserva.
Quando però questo fondo si sia aumentato così da essere sufficiente ai bisogni della Società,
l’amministrazione dovrà erogarne i frutti in un’opera cattolica a detta dell’assemblea.
Ove la Società si sciogliesse, il capitale sociale dovrà essere devoluto ad un’opera cattolica
a detta sempre dell’assemblea.
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IV Organi
Organi della Società sono:
a) l’assemblea dei soci;
b) la presidenza;
c) la commissione di sindacato;
d) gli impiegati.
L’assemblea generale si raccoglie ordinariamente una volta per stagione; straordinariamente ogni qualvolta lo creda opportuno la presidenza, o ne sia fatta regolare domanda da un
decimo dei soci.
L’assemblea si convoca mediante avviso pubblico affisso alla sede della Società e contenente l’indicazione dell’ordine del giorno e mediante avviso ai soci.
L’assemblea dei soci un’ora dopo la convocazione delibererà validamente, qualunque sia il
numero dei soci.
La presidenza è composta di 7 (sette) membri. Un presidente che dura in carica due anni;
un vice presidente, e 5 (cinque) consiglieri, che verranno rinnovati per metà ogni anno.
La Società è rappresentata giudizialmente e stragiudizialmente dal presidente o dal vice
presidente.
La sottoscrizione degli atti e contratti ha forza obbligatoria per la Società, di fatto dal presidente o dal vice presidente, insieme a due consiglieri.
La commissione di sindacato è composto di capo sindaco, di due sindaci e di due supplenti.
Oltre le attribuzioni loro fidate dalla legge, sarà loro attribuzione intervenire come arbitri
nelle questioni dei soci alla presidenza, e fra loro, di deliberare sui prestiti concessi dalla
presidenza, ad alcuno dei membri dello stesso; di approvare i regolamenti interni della
società.
V Amministrazione
I mezzi pecuniari della Società si riuniscono mediante il capitale sociale e prestiti passivi
o depositi solidariamente garantiti.
Spetta all’assemblea fissare ogni anno la somma totale massima dei prestiti passivi che può
la presidenza contrarre in nome e per conto della Società; ed il massimo di credito che la
medesima può concedere ad un socio, o fissare il saggio d’interesse da pagarsi dai soci per
prestiti loro concessi.
La Società si riserverà il diritto di chiedere il pagamento di tutto il prestito, senza tener
conto della decadenza.
I prestiti passivi fossero denunciati in massa.
Il Socio debitore o dei suoi mallevatori risulterà in circostanze tali da infirmare la sicurezza del prestito concesso.
Il socio richiedente deve dichiarare lo scopo della domanda, e qualora devolvesse ad altro
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scopo il capitale ottenuto, la presidenza dovrà esigerne al più presto la restituzione.
La Società si interdice ogni affare aleatorio ed i prestiti ed i mezzi debbono essere garantiti da ipoteca, pegno o malleveria.
Trattandosi di un fittaiolo, questo dovrà ottenere dal proprio locatore dichiarazione di riconoscergli il credito e di non agire a pregiudizio della Società del privilegio di cui all’articolo 1958 del codice civile.
VI Disposizioni diverse
Gli atti sociali saranno pubblicati sul giornale Il Popolo Cattolico di Milano od in altri a
scelta della presidenza.
Non si potrà mai modificare lo scopo della Società.
Ogni modificazione al presente statuto, escluso lo scopo, deve essere approvato almeno da
due terzi di tutti i soci.
Firmato
Sacerdote Ambrogio Portaluppi
Sacerdote Francesco Boldoni
Ambrogio Ballini
Dottor Giuseppe Renzanigo (teste)
Dottor Angelo Martino Renzanigo (teste)
Notaio Francesco Nosari
Treviglio, 30 dicembre 1893
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LE COMPONENTI UMANE
DAL 1893 AL 2004
ALBO DELLE CARICHE SOCIALI
Presidenti onorari
– Monsignor Egidio Bignamini
– Monsignor Pietro Misani
– Alfredo Ferri
1931
1946
2004
1966
1953
1894
1923
1931
1935
1941
1949
1982
2004
1923
1931
1935
1941
1948
1982
2004
1894
1894
1894
1897
1898
1902
1904
1904
1905
1911
1914
1919
1921
1922
1923
1923
1924
1927
1928
1931
1923
1989
1923
1914
1919
1921
1917
1912
1924
1928
1938
1938
1922
1926
1931
1931
1961
1940
1949
1941
Presidenti del consiglio di amministrazione
– Monsignor Ambrogio Portaluppi
– Monsignor Gaetano Speroni
– Don Natale Carminati
– Luigi Brignoli
– Giovanni Gatti
– Francesco Gatti
– Alfredo Ferri
– Gianfranco Bonacina
Amministratori
– Monsignor Ambrogio Portaluppi
– Angelo Aldeni
– Don Francesco Boldoni
– G. Battista Rozzoni
– Andrea Rozzoni
– Ambrogio Ballini
– Giacomo Bussini
– Giacomo Pilenga
– Felice Rozzoni
– Martino Finardi
– Pietro Cagliari
– Ambrogio Deponti
– Giuseppe Aresi
– Andrea Gatti
– Don Natale Carminati
– Monsignor Gaetano Speroni
– Luigi Bergamini
– Luigi Gatti
– Guerino Facchetti
– Luigi Brignoli
437
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16:10
Pagina 438
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
– Andrea Giuliani
– Achille Bornaghi
– Umberto Donzelli
– Mario Riva
– Giovanni Gatti
– Francesco Gatti
– Luigi Pandolfi
– Angelo Conti
– Giuseppe Sincinelli
– Battista Galbiati
– Giuseppe Marone
– Carlo Tirloni
– Claudio Bencetti
– Marcello Colombo
– Agostino Meani
– Paolo Resmini
– Giuseppe Cortesi
– Angelo Stucchi
– Battista Leoni
– Duccio Bencetti
– Lorenzo Stucchi
– Giuseppe Resmini
– Efrem Scaravaggi
– Alberto Tresoldi
– Carlo Rozzoni
– Giovanni Ferri
– Arnaldo Sonzogni
– Alfredo Ferri
– Luca Colleoni
– Agostino Conti
– Camillo Bornaghi
– Francesco Marone
– Angelo Agazzi
– Mario Longaretti
– Enrico Roveda
– G. Pietro Ardenghi
– Antonio Carminati
– Maria Rosa Verderio
– Tancredi Zolio
– Giuseppe Sudati
– Gianni Severgnini
438
1935
1939
1939
1940
1941
1949
1949
1954
1956
1956
1961
1961
1963
1967
1968
1968
1969
1970
1971
1972
1974
1976
1976
1977
1977
1981
1981
1982
1986
1986
1988
1989
1990
1990
1991
1992
1994
1995
1995
1996
1998
1963
1956
1953
1976
1948
1986
1961
1982
1970
1974
1980
1987
1972
1993
1977
1969
1981
1976
1993
2002
2000
1993
1977
1989
1986
1999
2000
2004
1990
2004
2003
1992
2002
1993
1995
1998
1998
2000
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16:10
Pagina 439
APPENDICE
– Angelo Blini
– Armando Zucchinali
– Andrea Ferri
– Mirella Ghidelli
– Stefano Gatti
– Roberto Aresi
– Ezio Maria Reggiani
– Luigi Moro
– Gianfranco Bonacina
– Mario Invernizzi
1999
1999
2001
2001
2001
2002
2002
2003
2004
2004
2002
2002
1894
1912
1939
1956
1893
1990
1994
1912
1935
1956
1982
1990
1994
1894
1898
1898
1912
1923
1924
1931
1935
1937
1912
1920
1931
1930
1924
1942
1936
1937
1957
Presidenti del collegio sindacale
– Monsignor Pompeo Ghezzi
– Don Francesco Maggioni
– Cristoforo Longaretti
– Domenico Vandai
– Mario Longaretti
– Luca Colleoni
– Michelangelo Rondelli
Sindaci effettivi
– Monsignor Pompeo Ghezzi
– Giuseppe Aresi
– Giovanni Maria Carminati
– Don Francesco Maggioni
– Luigi Bergamini
– Andrea Manzoni
– Giuseppe Conti
– Mario Riva
– Giosuè Redaelli
Con la nuova legge (1936-1937) viene istituito prima un collegio dei revisori nominati
dalla Cassa di Risparmio (Luigi Riva, Primo Mandelli, Carlo Bedolini, Carlo Barbini per
l’anno 1938) e poi il cosiddetto sindaco governativo (1 presidente collegio-1 supplente).
– Cristoforo Longaretti
– Ernesto Lauria
– Giovanni Gatti
– Luigi Conti
1939
1950
1940
1942
1956
1956
1941
1967
439
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Pagina 440
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
– Giuseppe Sincinelli
– Domenico Vandai
– Angelo Stucchi
– Giuseppe Marone
– Giovanni Barzago
– Francesco Vailati
– Mario Longaretti
– Efrem Scaravaggi
– Amalia Sonzogni
– Carlo Rozzoni
– Emilio Brivio
– Luca Colleoni
– Luca Colleoni
– Ambrogio Arrigoni
– Ettore Mauri
– G. Paolo Zordan
– Pietro Longaretti
– Michelangelo Rondelli
– Marco Mauri
1954
1956
1956
1956
1958
1961
1967
1968
1970
1976
1976
1981
1990
1983
1984
1986
1994
1994
2003
1956
1982
1970
1961
1968
1976
1990
1976
1980
1977
1976
1986
1994
1984
1993
2003
1942
1942
1950
1950
1961
1976
1958
1983
1977
1987
1997
1999
1999
2003
1958
1950
1956
1959
1973
1988
1967
1983
1996
1998
2000
2003
Sindaci supplenti
– Angelo Conti
– Antonio Zawca
– Ernesto Lauria
– Giuseppe Marone
– Francesco Vailati
– Emilio Brivio
– Giovanni Barzago
– Ambrogio Arrigoni
– G. Carlo Frigerio
– Italo Fanton
– Pietro Rivoltella
– Marco Mauri
– Giuseppe Rozzoni
– Marco Angelo Carminati
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16:10
Pagina 441
APPENDICE
Probiviri
– Maurelio Caniato (presidente)
– Emilio Brivio
– Carlo Tirloni
– Enrico Frecchiami (presidente)
– Domenico Cattaneo
– Sergio Bonetti *
– Riccardo Formento (presidente) *
– Giovanni Maccarana *
– Francesco Torre *
– Italo Fanton
1988
1988
1988
1991
1997
1997
1997
1997
1997
1999
1991
1995
1996
1996
1998
Segretario
Segretario
Segretario
Direttore
Direttore
Direttore
Direttore
Direttore
Direttore
1899
1899
1907
1928
1960
1982
1984
1990
2004
2004
(*) Non soci della banca
Direttori
– G. Battista Brugnetti
– Pietro Ausenda
– Renzo Beretta
– Guido Pozzi
– Alfredo Ferri
– Ettore Mauri
– Enrico Frecchiami
– Gianfranco Bonacina
– Roberto Spairani
441
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Pagina 442
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
ALBO DEI COLLABORATORI
Organigramma aziendale (maggio 2004)
Direttore generale:
Roberto Spairani
Vice direttori:
Daniele Migliazzi (vicario), responsabile area finanza
Franco Riz, responsabile area commerciale
Claudio Albertini, responsabile area crediti
Servizi in staff alla direzione:
Flavio Panzera, responsabile della segreteria generale
Francesco Lingiardi, responsabile programmazione controllo di gestione
Fabrizio Carminati, studi e rischi
Luigi Minuti, internal auditing
Stefano Pirrone, agricoltura
Capi area:
Area Bergamo
Area Geradadda Sud
Area Isola
Area Treviglio
Diego Vescovi
Giuseppe Jamoletti
Marco Pagani
Nicola Stucchi
Responsabili delle filiali:
Albegno (Treviolo)
Albignano d’Adda
Arcene
Arzago d’Adda
Bergamo
Calvenzano
Canonica d’Adda
Carvico
Cascine San Pietro
Casirate d’Adda
Castel Rozzone
Ciserano
Curnasco (Treviolo)
Fara Gera d’Adda
Grignano
Misano di Gera d’Adda
Pontirolo Nuovo
Francesca Assanelli
Manuela Serbelloni
Luigi Gusmini
Massimo Saleri
Ermanno Panciera
Wanda Riva
Giuliana Mavero
Antonio Vavassori
Pierluca Gusmini
Simonetta Zappon
Valerio Corti
Marco Pelosi
Angelo Zanchi
Nicola Stucchi
Stefano Bani
Iris Perego
Fiorenzo Magni
442
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16:10
Pagina 443
APPENDICE
Prezzate
Osio Sotto
Sforzatica-Dalmine
Sotto il Monte
Terno d’Isola
Treviglio Sede
Treviglio Geromina
Treviglio Nord
Treviglio Ovest
Treviglio Sud
Treviglio zona Pip
Truccazzano
Vailate
Piergiuseppe Finali
Maria Teresa Pilenga
Luigi Ornaghi
Cristina Freda
Miriam Zibetti
Graziano Ferrari
Pierluca Gusmini
Giuseppe Molteni
Elena Camponogara
Cinzia Premoli
Ferruccio Gatti
Andrea Pala
Giancarlo Bosco
Responsabili uffici e servizi:
Agenzia assicurativa Treviglio-Bergamo
Anagrafe
Banca elettronica
Casa del socio
Cassa sede
Centro imprese
Contabilità generale
Conti correnti sede
Controllo crediti
Controllo di gestione
Estero
Fidi
Private banking
Private banking
Finanza
Incagli
Informatica
Ispettorato
Legale
Marketing
Mutui
Servizi Accentrati
Tecnico
Tesorerie Enti
Alessandro Pagano
Luisella Francesconi
Silvano Galimberti
Damiana Bussini
Roberto Pozzi
Daniele Grioni
Valentino Roncali
Marinella Spreafico
G. Carlo Monzio Compagnoni
Francesco Lingiardi
Monica Pegorini
Mariangela Oliari
Ivan Monzio Compagnoni
Luca Severgnini
Alessandro Mombrini
Livio Agazzi
Salvatore Passarelli
Mario Antonelli
G. Battista Invernizzi
Diego Frazzini
Franca Pavarani
G. Franco Scaricabarozzi
Angelo Azzali
Walter Blini
Segreteria di presidenza-direzione
Elena Monzio Compagnoni
443
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Pagina 444
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
Organigramma aziendale (maggio 2004): responsabili di filiale
TREVIGLIO SEDE
Giancarlo Conti
Enrico Cremonesi
Ferruccio Gatti
Nicola Stucchi
Graziano Ferrari
CASIRATE D’ADDA
Riccardo Negri
Enrico Cremonesi
Mario Lupi
Emilio Gualdoni
Mery Monzio Compagnoni
Wanda Riva
Simonetta Zappon
CASTEL ROZZONE
Riccardo Negri
Enrico Cremonesi
Luigi Minuti
Daniele Grioni
Luigi Riva
Graziano Ferrari
Valerio Corti
ARZAGO D’ADDA
Erminio Pescali
Vittorio Busnè
Gualdoni Emilio
Egidio Ceruti
Mery Monzio Compagnoni
Fiorenzo Magni
Massimo Saleri
VAILATE
Giuseppe Bonapace
Erminio Pescali
Silvio Rondelli
Luigi Riva
Nicola Stucchi
Mery Monzio Compagnoni
Valerio Corti
Giancarlo Bosco
444
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16:10
Pagina 445
APPENDICE
TREVIGLIO NORD
Gianfranco Bonacina
Enrico Cremonesi
Giuseppe Molteni
Gianluigi Riva
Giuseppe Molteni
FARA GERA D’ADDA
Enrico Cremonesi
Ferruccio Gatti
Daniele Grioni
Nicola Stucchi
Ferruccio Gatti
Marco Pelosi
TREVIGLIO SUD
Gianluigi Riva
Ferruccio Gatti
Luigi Riva
Mery Monzio Compagnoni
Cinzia Premoli
PONTIROLO NUOVO
Giuseppe Jamoletti
Wanda Riva
Angelo Zanchi
Fiorenzo Magni
Wanda Riva
TRUCCAZZANO
Emilio Gualdoni
G. Carlo Monzio Compagnoni
Daniele Grioni
Nicola Stucchi
Livio Agazzi
Graziano Ferrari
Andrea Pala
ARCENE
Mery Monzio Compagnoni
Giuseppe Jamoletti
Luigi Gusmini
TREVIGLIO PIP
Franco Mandelli
Massimo Marchesi
Adriana Amato
Ferruccio Gatti
Massimo Marchesi
445
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Pagina 446
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
ALBIGNANO DI TRUCCAZZANO
Manuela Serbelloni
Emilio Gualdoni
Pier Finardi
Manuela Serbelloni
Andrea Pala
Fabio Carminati
Manuela Serbelloni
CASCINE SAN PIETRO
DI CASSANO D’ADDA
Manuela Serbelloni
Pier Finardi
Pierluca Gusmini
CISERANO
Livio Agazzi
Marco Pagani
Marco Pelosi
Michela Montepaone
MISANO DI GERA D’ADDA
Mario Rocca
Iris Perego
OSIO SOTTO
Diego Vescovi
Maria Teresa Pilenga
CARVICO
Umberto Cappato
Marco Pagani
Antonio Valvassori
CALVENZANO
Luigi Gusmini
Giuseppe Jamoletti
Wanda Riva
Fiorenzo Magni
GRIGNANO DI BREMBATE
Elio Formisani
Stefano Bani
CANONICA D’ADDA
Massimo Saleri
Giuliana Mavero
Maria Rosa Dendena
TREVIGLIO OVEST
Iris Perego
Elena Camponogara
Emilia Mazzola
446
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16:10
Pagina 447
APPENDICE
TREVIGLIO GEROMINA
Pier Finardi
Pierluca Gusmini
TERNO D’ISOLA
Miriam Zibetti
Massimo Marchesi
Michele Farina
BERGAMO
Ermanno Panciera
ALBEGNO DI TREVIOLO
Angelo Zanchi
Francesca Assanelli
SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII
Cristina Freda
PREZZATE
Pier Finardi
SFORZATICA DI MALPELLO
DI DALMINE
Luigi Ornaghi
CURNASCO DI TREVIOLO
Angelo Zanchi
PRESEZZO
Giuliana Mavero
447
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16:10
Pagina 448
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
COLLABORATORI NON PIÙ IN SERVIZIO (al 31/12/2004)
GIUDO POZZI
MARIO BARAZZETTI
FAUSTO BINI
ENRICO FRECCHIAMI
GUGLIELMO BALDINI
FRANCESCO MACARINELLI
G. DOMENICO VANDAI
RICCARDO NEGRI
ALFREDO FERRI
ALDO KOGOI
MARTINO MORINI
ETTORE MAURI
MARIO COZZI
VITTORIO BUSNÈ
EFREM SOMEZI
PASQUALE POZZI
ROLANDO BRAMBILLA
GUALTIERO DONESANA
ALFREDO ROBECCHI
ERMINIO PESCALI
GIULIANO CARMINATI
GIUSEPPE ROZZONI
G. LUIGI RIVA
GIUSEPPINA BONAPACE
ORAZIO LUPI
BRUNO VESCOVI
SILVIO RONDELLI
ALVARO CAPPELLINI
AMEDEO MEZZANOTTI
ANTONIO ROCCA
LUIGI CATTANEO
EGIDIO CERUTI
EMILIO GUALDONI
FRANCESCO ORSINI
LUIGI FRANCO MANDELLI
ENRICO CREMONESI
GIOVANNI GUSMINI
448
Data assunzione
Data fine rapporto
di lavoro
01/01/12
01/01/29
01/01/41
01/01/44
01/01/45
02/06/45
01/09/45
10/09/45
20/10/45
01/11/45
01/01/46
01/06/46
01/10/46
01/11/46
01/01/52
01/01/53
01/01/53
01/05/53
01/03/55
01/11/56
01/11/59
01/02/60
01/07/60
01/06/61
05/04/61
15/10/61
01/04/62
01/05/62
01/07/62
01/01/63
01/04/63
01/05/63
01/01/65
01/11/66
01/02/67
01/02/67
01/08/67
25/09/59
31/12/41
31/07/53
23/12/89
15/05/45
31/10/49
31/05/46
29/01/82
31/03/82
31/08/46
31/10/70
31/03/84
14/11/52
31/12/85
30/04/62
31/01/61
28/08/61
31/12/61
30/06/78
31/12/94
27/11/59
30/09/74
30/06/00
31/03/74
31/03/91
15/02/73
30/06/00
31/07/01
13/01/71
31/01/03
30/09/01
31/10/94
28/02/99
22/01/82
30/06/99
31/12/01
01/02/68
•• impaginato 325-472/3a bozza
29-07-2005
16:10
Pagina 449
APPENDICE
GIANCARLO CONTI
GIANBATTISTA GATTI
GIOVANNI ROZZONI
PAOLO COLLEONI
MERY MONZIO COMPAGNONI
SERAFINA CENTIMERIO
LUIGI RIVA
LUIGI MINUTI
FERRUCCIO GATTI
CAROLINA BELLONI
P. LUIGI CRIPPA
MICHELE ROTA
AMBROGIO RAVASI
MARA ROSA SCHINELLI
ELIO FORMISANI
SERGIO VIVALDINI
ANGELO BERTICELLI
VINCENZINA GALIMBERTI
INES FRECCHIAMI
LUCIANO COMOTTI
WANDA SCARPELLA
ADELIA ZONCA
ROSETTA LARGO
LUIGI MAURO
REMO MARCANTONI
MARIO RUSSO
VIRGILIO MARTINELLI
MARINELLA ALOARDI
CATERINA BARZAGO
BIANCA CASIRATI
ANGELO POSSENTI
FIORINA CAZZULLI
PAOLO RUBINO
MARCELLA RIVA
GIOVANNI LUIGI ARESI
ROSANNA LEONI
MARIA PESSINA
FELICE PEVERATA
RAFFAELE DI LANDRO
MARCO CERUTI
CESARE LOMBARDI
CRISTINA BOTTI
01/01/68
01/01/68
01/02/69
15/07/69
01/06/70
01/11/70
01/04/71
01/03/73
01/09/73
01/11/73
17/02/75
01/11/75
01/11/75
01/04/76
01/05/77
01/07/77
01/12/77
01/01/78
01/03/78
01/04/78
01/04/78
01/06/78
01/07/78
23/04/79
12/11/79
26/11/79
02/04/80
02/05/80
02/05/80
05/11/81
15/02/82
09/07/83
11/07/83
29/09/83
07/10/83
02/05/84
05/11/84
03/02/86
12/05/86
03/06/86
23/07/87
02/11/88
31/08/96
31/03/68
31/12/88
15/11/69
30/09/02
28/02/85
31/03/01
31/12/04
31/12/04
30/06/78
31/12/00
31/03/01
31/12/77
30/04/78
14/02/03
29/02/92
18/09/90
31/12/93
20/10/98
30/06/80
30/06/80
23/07/00
21/10/81
31/12/04
31/12/00
20/03/80
14/04/80
23/05/83
26/11/92
28/04/84
18/02/92
31/03/91
31/12/98
30/04/94
31/12/04
31/12/91
31/03/98
21/12/92
31/03/89
10/08/01
12/09/89
18/04/00
449
•• impaginato 325-472/3a bozza
29-07-2005
16:10
Pagina 450
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
UMBERTO CAPPATO
ROSA SANGALETTI
FRANCESCO MERLETTI
ARNALDO CONTI
GIOVANNI ARRIGONI
ALESSANDRO COLOMBO
SABRINA GATTI
VINCENZO COSENTINO
OSVALDO SANTINELLI
MASSIMO CONTI
OMBRETTA ROTA
LAURA CARIOLI
PAOLO GATTI
CLAUDIO SGAMBATO
MASSIMILIANO ROZZONI
LUISA MASSA
GIANMARIA MELLO GRAND
FEDERICA SALA
ETTORE PAVESI
TERESA MONZIO COMPAGNONI
GIOVANNI RIGHINI
ANTONIO GAMBA
ROBERTO BOLDONI
LAURA PRIMICERI
LAURA ALOARDI
450
09/10/89
02/11/89
28/11/89
01/03/90
01/03/90
25/06/90
25/06/90
16/09/91
20/05/91
02/12/91
05/12/91
07/08/92
21/09/92
05/02/93
13/12/93
17/10/94
02/01/95
20/03/95
01/08/95
01/08/95
01/02/96
01/07/96
03/08/98
14/04/99
18/12/00
31/12/03
31/03/02
31/07/97
30/09/98
31/03/99
07/09/90
07/09/90
17/01/92
31/03/01
01/08/95
30/04/00
16/09/00
14/07/95
07/10/03
15/05/94
18/11/03
29/02/00
20/04/01
04/08/96
31/12/96
19/10/01
21/03/97
23/10/01
14/07/01
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APPENDICE
COLLABORATORI IN SERVIZIO (al 31/12/2004)
(ordine alfabetico)
Data di assunzione
ABBADINI ANDREA
ACCOMANNO CARLO
AGAZZI LIVIO
ALBERTINI CLAUDIO
AMATO ADRIANA FILOMENA
AMMONI IVANO EMANUELE
ANNONI ARIANNA
ANNONI MONICA
ANTONELLI MARIO
ARATI MASSIMO
ARCELLA ANTONELLA
ARESI MARINA
AROSIO EZIO
ARRIGONI CARMEN
ARRIGONI EMANUELA
ARRIGONI PAOLA
ARTALDI ZITA
ASONI FABIO
ASSANELLI FRANCESCA
AVOGADRI AMALIA
AZZALI ANGELO
BAMFI FEDERICA
BANI STEFANO
BARUFFI PATRIZIA
BATTISTA ANGELO
BECCALLI MARIO
BELLOLI FLAMINIO
BENAGLIA SIMONETTA
BERGAMINI ANGELO
BERGAMINI MARIANGELA
BERNOCCHI CARLO
BERTI MICHELE
BERTULETTI ELEONORA
BLINI MASSIMO
BLINI WALTER
BONANOMI LUISA
03/06/2002
13/01/1992
04/05/1992
01/03/1986
09/04/1990
03/12/1991
01/03/1999
02/04/2002
01/07/1975
24/03/1995
08/06/1992
01/06/1982
01/05/1974
01/07/1991
02/01/1985
05/03/1990
02/06/1980
05/09/1988
28/08/1995
06/05/1985
30/03/1994
05/11/1990
07/02/1983
21/10/1985
19/02/1990
11/10/1982
21/07/1976
03/06/1986
13/01/1986
11/02/1981
01/06/2004
18/03/2002
07/11/2001
17/06/1996
16/05/1983
06/12/2001
451
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
BONAPACE VITTORIANA
BONGIOLI CARMEN
BORNAGHI ROBERTO MAURIZIO
BOSCO GIANCARLO
BOSIO FLORIANA
BOSSI ALBERTO
BOZZI DANIELA
BRAMBILLA ALBERTO
BRESCIANI MASSIMO
BREVIARIO DANIELA
BRIGATTI MANUELA
BROZZU ANTONIO
BRUSAMOLINO CARLO
BUSSINI DAMIANA
CALIENDO LORETTA
CAMPONOGARA ELENA MARIA
CARMINATI EMELIN
CARMINATI FABIO
CARMINATI FABRIZIO
CARMINATI GIOVANNINA
CARMINATI LUCA
CARMINATI MARCO
CASARSA ELENA
CASIRAGHI ANDREA
CASTELLI PIETRO
CATTANEO MAURIZIO
CAVAGNERO LOREDANA
CAVALLERI ELISA
CAZZATO MASSIMILIANO
CELESTE FRANCESCO
CERATO STEFANIA
CERVI PAOLA
CHIARI MANUELA
CHIGNOLI SIMONA
COLPANI CATERINA
COMELLI GIUSEPPE
COMOTTI NADIA MARIA
CONSONNI ALESSANDRA
CONTI ELISABETTA
CONTI EMILIANO
CORNELLI ARIANNA
CORSI SIMONA
CORTI VALERIO
COSTA DANIELA
COZZINI MADDALENA
D’ADDA EGIDIO CARLO
D’ADDA GIUSEPPE
DE ANDREIS VALTER
DE CAPITANI DARIO
DEGANI GRAZIANO GIOVANNI
DENDENA MARIA ROSA
DEPONTI LAURA
DI GREGORIO MATTEO
DI VITTORIO PAOLO
452
03/08/1992
26/11/1992
02/05/1989
01/03/1986
02/01/2001
07/06/2004
21/12/1989
16/09/1991
22/06/1992
01/03/2004
11/03/2002
17/04/2001
03/04/2000
09/11/1994
06/05/2002
02/04/1992
01/03/1999
31/01/2000
12/02/1990
11/02/1981
17/03/2003
16/10/1991
07/11/2001
18/03/2002
12/03/2003
02/05/1980
12/06/2000
09/03/1998
02/12/2002
22/07/1998
25/03/2002
04/06/1990
05/12/1991
15/02/1982
01/12/1977
09/06/1986
09/05/1983
17/04/2001
15/04/1991
07/11/2001
04/03/2002
02/04/1991
10/11/1986
28/08/1995
01/02/1984
18/09/1995
02/05/1977
01/07/1992
11/04/1994
02/04/1990
25/05/1992
02/11/1988
04/10/2004
10/12/1991
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16:10
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APPENDICE
DORDONI ALBERTO
FANZAGA MASSIMO
FARINA MICHELE
FASSI CAMILLA
FATTORI CHIARA
FATTORI FABIO
FERRANDI DARIO
FERRANDI IRENE
FERRANDI MARCO
FERRARI ELENA
FERRARI GRAZIANO
FERRI RICCARDO
FERRI GABRIELE
FERRI LILIANA
FINALI ROBERTO
FINARDI PIETRO LUIGI
FRAMBATI ROBERTO
FRANCESCONI MARIA LUISA
FRASSINI STEFANO
FRAZZINI DIEGO
FRECCHIAMI VITO
FREDA CRISTINA
FRIGERIO GUERINO
FRIGERIO LEANDRO
FUGAZZOLA SERENA
FUMAGALLI CLAUDIO
FUMAGALLI PIERGIORGIO
GAIGHER LODOVICO ENRICO
GALIMBERTI SILVANO
GALLAZZI SIMONA TERESA
GAMBA SIMONA
GARABELLI CLEONICE
GATTI ALESSANDRO
GATTI DEBORA
GATTI MARIA
GEMINI BARBARA
GHEZZI SESTI GIUSEPPINA
GHIDONI CLAUDIO
GHIRLANDETTI MASCIA
GHISLANDI LUCA
GIUDICATTI LUCA
GIUSSANI ANTONELLA
GIUSSANI NICOLETTA
GRIONI DANIELE
GUARNERIO DAVIDE
GUFFANTI MANUELA LUCIA
GUSMINI LUIGI
GUSMINI PIERLUCA
INVERNIZZI GIAN BATTISTA
JAMOLETTI GIUSEPPE
LEONI MAURIZIO
LINGIARDI FRANCESCO
LOCATELLI SIMONA
LODOLA MARIA ANGELA
01/02/1985
08/11/1989
14/05/1992
16/09/2002
20/04/1998
01/08/1991
11/11/1991
28/08/1995
17/03/2003
07/11/2001
02/04/1990
25/03/2002
10/06/1991
01/11/1970
02/03/1987
18/05/1990
11/11/1991
15/05/1980
26/07/1976
02/04/1990
15/01/1990
28/08/1995
07/04/1991
17/04/2001
16/12/1991
23/04/1991
29/04/1991
02/01/2003
16/05/1983
25/05/1992
25/02/2002
12/09/1995
01/11/1985
01/08/1995
01/08/1969
07/11/2001
19/05/1986
17/04/2001
10/01/1996
02/01/2001
10/02/1986
22/11/1993
05/05/1981
10/05/1982
01/09/1980
02/01/2001
01/01/1973
09/04/1990
14/03/1988
01/05/1973
03/06/1985
13/04/1992
05/02/2003
15/06/1992
453
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16:10
Pagina 454
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
LODOVICI OMAR
LOMBARDO PATRIZIO
LONATI SARA
LORENZI EMANUELE
LOTTERI FRANCESCA
LUCCA GIUSEPPE
MAGGI FLORIANA
MAGNI FIORENZO
MAGNI MASSIMILIANO
MALANCHINI ALESSIO
MANDELLI CLAUDIO
MANENTI ADALBERTO
MANNELLA THERESA
MARANGONI FLAVIO ALBERTO
MARCHESI CLAUDIO
MARCHESI MASSIMO
MARCHETTI LUCA
MARCOMIN OMBRETTA
MARTA EMANUELA
MASTROTOTARO GIORGIO
MAURI GABRIELLA
MAVERO GIULIANA
MAZZA SIMONA
MAZZINI ROBERTO
MAZZOLA EMILIA
MELZI RICCARDO
MERISI MARINA
MILANESI DEBORA
MOLTENI GIUSEPPE
MOMBRINI ALESSANDRO
MONTEPAONE MICHELA
MONZIO COMPAGNONI ELENA
MONZIO COMPAGNONI FRANCESCO
MONZIO COMPAGNONI G. CARLO
MONZIO COMPAGNONI IVAN
MONZIO COMPAGNONI MASSIMO
MONZIO COMPAGNONI NICOLA
MORANDI ROBERTO
MORIGGIA ALBERTA
MORO LIVIA
MOSCA DAMIANO PIERO
NEMBRINI MIRIAM
NESPOLO MATTEO
NEVOLA ANNA SARA
NOSSA MARIA GABRIELLA
OBERTI MARCO
OBINU MARCO
OLIVARI MARIANGELA
ORNAGHI ANGELA
ORNAGHI LUIGI
PAGANI MARCO
PAGANO ALESSANDRO
PALA ANDREA
PANCIERA ERMANNO
454
17/03/2003
06/05/1999
02/01/2003
11/10/2004
01/06/1999
10/12/2004
02/04/2002
12/11/1986
23/04/1991
02/01/2001
17/04/2001
12/11/1979
17/05/1993
04/01/1993
09/04/1990
13/04/1992
25/02/2002
07/11/2001
11/05/1992
22/09/2003
22/11/1978
25/05/1992
01/03/1982
03/01/2000
23/04/1990
07/04/1994
07/08/1992
24/02/1992
01/03/1973
03/06/1985
18/05/1993
14/05/1984
16/07/1990
01/10/1980
02/05/1988
27/11/1984
03/02/1997
10/11/1986
07/11/2001
09/05/1983
02/11/1988
20/03/1995
15/05/2000
26/11/1990
12/11/2001
25/03/2002
01/10/2002
06/05/1985
15/05/2000
04/12/1989
13/06/1994
21/04/1997
07/04/1994
29/04/1991
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16:10
Pagina 455
APPENDICE
PANZERA FLAVIO
PAPETTI SONIA
PARIGI MARIA ANTONIETTA
PARIS ANGELA MARIA
PARIS GIACOMO
PAROLARI MARCO
PASSARELLI SALVATORE
PATRUNO MARIA PAOLA
PAVARANI FRANCA
PECCI MARIA SILVIA
PEGORINI MONICA
PELIZZA PIETRO
PELLEGRINELLI OLGA
PELOSI MARCO
PERAZZA SIMONE
PEREGO IRIS ALDINA
PEREGO SIMONA
PEZZANI ANTONIO
PILENGA MARIA TERESA
PIRRONE STEFANO
PIZZABALLA CLAUDIA
PIZZABALLA MARINA
POSSENTI GIUSEPPINA
POZZI ROBERTO
PREMOLI CINZIA
PREZIUSO MICHELE
RAIMONDI PAOLO MICHELE
RAMPINELLI MOIRA
RAVASIO CHIARA
RAVASIO PAOLO NICOLA
REDAELLI GABRIELLA
REGONESI PAOLA
RENZI ENRICO
RESMINI ANGELA
RIVA ALBERTO
RIVA DEBORA
RIVA GIAN LUCA
RIVA VANDA
RIZ FRANCO
RONCALI VALENTINO
RONCHI CLAUDIA
RONCHI FAUSTO
ROSSONI MARCELLA ALICE
ROTA ADELINA
ROTA AMBROGIO
ROTA EMANUELA
ROZZONI ANNA
ROZZONI CECILIO
ROZZONI PATRIZIA
RUSSI PATRIZIA
SALA DANNA SILVIA
SALA ENRICO GIUSEPPE
SALERI MASSIMO
SANGALLI MICHELA
01/04/1997
15/03/1982
09/03/1978
13/10/1997
09/05/1990
01/08/1994
01/10/1986
01/07/2002
08/05/1972
12/06/2000
20/05/1991
14/01/1991
02/01/2002
01/06/1995
26/05/1994
03/06/1991
28/08/1995
30/01/1987
01/06/1995
02/04/2001
09/03/1998
04/05/1998
23/03/1992
12/08/1974
12/11/1979
19/05/1980
02/01/2004
22/03/2004
05/06/2000
17/03/2003
03/01/1977
02/08/1995
22/03/1988
01/10/1977
01/10/1993
25/05/1992
13/12/1993
22/11/1978
01/02/1984
20/04/1976
02/11/1988
17/04/1990
17/01/1994
08/10/1985
02/05/1980
12/01/2004
01/11/1970
01/12/1982
02/04/2002
04/01/2000
03/01/2000
16/07/2001
21/04/1992
17/04/2001
455
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16:10
Pagina 456
CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
SANT’AMBROGIO LUCA
SCARAMUZZA PAOLO SIMONE
SCARICABAROZZI GIANFRANCO
SEGHEZZI ALVARO ALFREDO
SERBELLONI MANUELA
SEVERGNINI GIOVANNI LUCA
SIGNORELLI ROSA EMMA
SIGNORELLI STEFANIA
SOLIVERI ASSUNTA
SONCINI ALESSIO
SORZI LEONARDO
SPAIRANI ROBERTO
SPREAFICO MARINELLA
STEFANI ALDO
STUCCHI MICHELA
STUCCHI NICOLA
TADINI PIETRO
TERRAZZANI CLAUDIA
TERZI ROBERTO
TIMELLI SABRINA
TOGNI PIETRO
TOLLI VINCENZO
TOSI NORA MARIA
TRAVI MAURO
TUPPUTI ROSSELLA
TURA DUILIO
UBIALI GIUSEPPINA
UBIALI MARIA ROSA
VALERI VALERIA
VAVASSORI ANTONIO
VECCHIA ANDREA
VEGETO RAFFAELE
VENTURINI ALICE
VESCOVI DIEGO
VICARDI SILVANO
VIGANÒ MARIA GRAZIA
VISCARDI EUGENIO
VITALI IVAN
ZACCHETTI MICHELA
ZANCHI ANGELO
ZAPPON SIMONETTA
ZIBETTI MIRIAM
456
20/09/2004
31/05/1993
12/04/1976
23/04/1979
06/02/1984
25/05/1992
01/02/1990
18/05/1993
23/04/1991
10/12/2001
25/03/2002
05/04/2004
01/07/1973
08/11/1989
20/08/1992
06/05/1985
13/02/1989
01/06/2001
05/04/2004
06/09/1994
29/10/1996
12/10/1987
05/06/1979
01/12/2001
12/03/2001
01/04/1982
18/05/1993
28/08/1995
10/06/1996
06/05/1991
22/05/2002
02/11/1994
07/11/2001
18/05/1993
06/11/1989
10/08/1995
01/07/1987
17/03/2003
23/04/1991
11/11/1996
01/06/1984
25/05/1992
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16:10
Pagina 457
APPENDICE
MECCANIZZAZIONE E INFORMATIZZAZIONE
DELL’ATTIVITÀ DELLA CASSA RURALE
I processi di meccanizzazione e di informatizzazione hanno avuto una parte importante nella storia della Cassa Rurale di Treviglio, sia come partecipazione di uomini che come impiego di mezzi.
Se ne è parlato nel corso della storia della Cassa trascurando però la parte tecnica, della quale si
riporta in questa appendice una breve nota scritta dal responsabile del servizio informatico
Salvatore Passarelli.
La Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio ha segnato all’origine buona parte della storia
dell’automazione, meccanizzazione e informatizzazione dell’intero movimento delle BCC.
A prima vista, l’affermazione può sembrare esagerata, ma l’analisi dell’esperienza storica
vissuta dalla Cassa Rurale in questo ambito conferma l’eccezionalità del contributo da essa
dato al riguardo.
La prima automazione risale agli anni Sessanta quando il termine informatica era conosciuto da pochi eletti; le operazioni bancarie in genere erano annotate a mano su libri contabili e schede cliente, i calcoli delle competenze venivano effettuati con calcolatrici meccaniche e la corrispondenza battuta con macchine per scrivere. L’utilizzo delle schede perforate segnò l’inizio dell’automazione: i movimenti contabili venivano, appunto, perforati
su schede per essere poi ordinati, selezionati e infine stampati. Queste semplici operazioni
portarono di fatto alla costituzione di una rudimentale base dati e l’archivio, anche se su
schede perforate, formava un elemento indispensabile nei successivi trattamenti aziendali.
Con l’arrivo dei primi calcolatori a nuclei di ferrite iniziò il processo di calcolo dei movimenti e degli archivi in generale.
La tecnologia iniziò a fornire nuove periferiche: nastri magnetici e memorie di massa
(dischi), tutto ciò costituì un vero e proprio centro di elaborazione dati a disposizione dei
processi bancari. Le varie tipologie di movimenti bancari venivano registrati, presso gli
uffici, su macchine elettrocontabili che stampavano su giornale e su scheda cliente le operazioni contabili. Inoltre, le stesse macchine registravano i movimenti dei settori bancari
prima su banda di carta perforata e in seguito su cassette a nastro magnetico. I movimenti
registrati venivano recapitati al Centro elaborazione dati (Ced) per i successivi trattamenti di elaborazione.
La Cassa, nel 1961, costituì un primo e unico centro di elaborazione dati nella regione, elaborando e archiviando i movimenti della sola Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio; successivamente, su sollecitazione delle Casse Rurali geograficamente vicine, iniziò un vero
lavoro in outsourcing con mezzi e risorse proprie. Consapevole dell’importanza strategica
dei servizi offerti alle Casse Rurali e considerate le crescenti richieste di adesione a tali servizi, la Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio, nell’interesse del movimento, conferì, nel
1964, tecnologie, personale e locali alla neocostituita Federazione Lombarda delle CRA
affinché altre Casse della Lombardia potessero fruire dei servizi di automazione, meccaniz457
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
1978 – Il Centro Elettronico
Federale, ancora con sede presso
la Cassa Rurale, si è ulteriormente
potenziato.
zazione e più in generale di informatizzazione bancaria.
Negli anni Settanta, continuò l’evoluzione delle attività bancarie e la gestione dell’intero
sistema informativo bancario continuò ad essere centralizzata presso la Federazione
Lombarda, sempre però nei locali della Cassa Rurale.
Gli input al sistema informativo venivano consegnati dalle CRA alla Federazione che ne
controllava la validità ed alimentava le varie procedure. La federazione elaborava i movimenti nei singoli settori e produceva output cartacei (tabulati, modulistica, ecc.) inviati
alle CRA e alla clientela.
Le tecnologie e gli elaboratori passarono dai nuclei di ferrite, ai circuiti elettronici, alle
Central processing unit (Cpu) sempre più potenti. Evolvono anche i sistemi operativi passando dalla gestione sequenziale delle elaborazioni alla schedulazione di più attività. Le
banche tra le innovazioni tecnologiche e le esigenze di mercato si
avviano verso i primi tele processing sia nell’intento di offrire servizi
immediati e qualificanti alla clientela sia nell’intento di ottimizzare le
attività interne e la gestione delle risorse umane. La CRA di Treviglio
è la prima a sottoscrivere un contratto di fornitura per la realizzazione
di un tele processing di sportello presso la Cassa che si integrasse con le
attività del sistema informativo federale. Il progetto fu avviato a novembre del ’77 e nell’anno successivo venne approntato un prototipo di tele
processing presso la Cassa. Il primo tele processing di sportello entrò in produzione operativa presso la CRA di Treviglio nel ’79 e successivamente
venne installato su altre CRA della Lombardia e su CRA di altre regioni
d’Italia per un totale di oltre 100 banche. Si concretizzarono così le basi
di un sistema informativo distribuito dove le funzionalità delle varie procedure operavano, presso tutti gli sportelli della Cassa, in tempo reale e in
circolarità. Tutto ciò costituiva un fattore concorrenziale nei confronti
delle altre banche ed un elemento di irrinunciabile sicurezza nelle attività bancarie.
Ecco in sintesi le tecnologie che consentirono tale realizzazione: l’hardware centrale era
composto da un mini computer monoprocessore con 96Kbyte di memoria, le periferiche
si limitavano a dischi fissi e rimovibili per un totale di 40MB, una unità Gcr a 800bpi, due
unità floppy da 8 pollici, una stampante si sistema a impatto da 300lpm. Gli operatori bancari, per le attività di sportello, utilizzavano terminali asincroni di tipo scrivente per la
stampa della modulistica cliente e interna. Per le altre funzionalità e per le attività di
interrogazione e data entry si utilizzarono terminali video monocromatici a carattere del
tipo Tty. I collegamenti tra terminali e mini computer erano assicurati dall’utilizzo di linee
T.D. in banda base a velocità 1200-2400bps per le filiali, mentre all’interno delle sedi si
utilizzarono linee T.D. banda base a 4800bps. Questo modello di gestione del sistema informativo pose le basi per una prima informatizzazione delle CRA; presso le Casse funzionava un tele processing di sportello di tipo transazionale con relativo batch serale di quadratura della attività e fasi di elaborazione batch periodico, mentre la Federazione aveva un
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ruolo di back up per tutte le CRA e al contempo effettuare le elaborazioni batch massive e
le elaborazioni inerenti alle segnalazioni di vigilanza. Dalle poche procedure bancarie
informatizzate si realizzarono, entro la metà degli anni Ottanta, tutte le procedure riguardanti le attività bancarie e quindi si concluse la fase di prima informatizzazione delle CRA
lombarde identificato con il prodotto Sicral 1.
Diversi eventi concomitanti (tra questi: le nuove segnalazioni di vigilanza Puma 2, le variazioni normative di alcune procedure bancarie nonché la vetustà di taluni prodotti) portarono le CRA e la Federazione, titolare del sistema informativo, a decidere per il rifacimento delle procedure dell’intero sistema informativo. Prima vennero fissate le basi per la
costruzione di un motore contabile adeguato alle nuove normative di vigilanza (Puma 2) e
successivamente iniziò la stesura delle analisi e la programmazione delle singole procedure. Le piattaforme tecnologiche, sebbene adeguate di anno in anno per supportare i nuovi
prodotti, basate su mini computer non riuscivano a reggere il ritmo dei cambiamenti sempre più frequenti e complessi. In accordo con il fornitore e con la Federazione, la CRA di
Treviglio decise di effettuare la migrazione del sistema informativo da piattaforma
DPS6000 a DPS7000. La migrazione venne effettuata nel ’90 presso il nuovo centro servizi della CRA di Treviglio all’interno della filiale Sud di via Crivelli e messo in produzione
a partire dal novembre dello stesso anno. La nuova piattaforma garantì, a tutte le CRA
utenti del sistema informativo, oltre un decennio di nuovi sviluppi nel sistema bancario.
Si passò da una strategia di tipo dipartimentale a una strategia mainframe; le potenze di calcolo messe a disposizione da queste piattaforme tecnologiche garantivano non solo la crescita dei centri dedicati alle attività informatiche di una singola banca ma permettevano
ampiamente di gestire più banche sul medesimo elaboratore. Quindi si svilupparono una
serie di società e consorzi di banche al fine di ottimizzare le risorse umane e tecnologiche;
tutto ciò fu consentito dal sistema informativo poiché tutte le procedure, a partire dal
Sicral 1, vennero sviluppate in ottica multifiliale e multibanca.
La tecnologia, oltre a disporre di nuovi elaboratori, avanzava su elementi determinanti allo
sviluppo dell’informatizzazione in generale soprattutto nel settore delle trasmissioni dati.
Anche in questo settore la CRA di Treviglio sperimentò, prima tra le BCC, un nuovo sistema di collegamenti basato su un vero e proprio modello di network locale (Lan) e geografico (Wan). Sperimentò, a partire dal ’93, le nuove tecnologie basate, prima su cavi coassiali, poi cavi Utp per avanzare infine anche su cavi in fibra, e di conseguenza si utilizzarono vari apparati di trasmissione, prima hub interni, poi router e infine switch. Tutto ciò
costituiva un punto di riferimento, nel settore tecnologico del networking, insostituibile per
le CRA lombarde. Tuttora è uno dei pochissimi nodi della Telecom in Lombardia presso
una BCC, dove è installato un sistema di trasmissione dati TOP-500 (Sarf) raggiunto in
area geografica da un doppio anello in fibra ottica assicurando fasce di utilizzo fino a
38Mbps in area geografica. Anche nel software di rete la CRA ha sperimentato e poi adot459
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tato prima le reti Novell basate su protocolli Ipx/Spx e poi reti
Microsoft utilizzando protocolli Tcp/Ip fino all’utilizzo di reti dati
complesse multiprotocollo.
A partire dal ’93 la CRA in collaborazione con il fornitore e la
Federazione acquisì un elaboratore dipartimentale Unix al fine di
sperimentare sistemi e prodotti in ambito bancario basati sulla
nuova piattaforma tecnologica; tale sperimentazione si concluse
con l’avvio di un nuovo progetto di front-end nel ’94 identificato
poi con il Progetto Sistemi. Tale progetto costituì la base hardware e software dell’attuale sistema informativo.
2001 – Segrate (Milano) la sede del
Centro Elettronico Iside.
Altro progetto significativo e precursore nelle CRA: nel ’92 si
avviò un piano di archiviazione ottica dei documenti ristrutturando i servizi e le tecniche di processo inerenti alle varie tipologie di documenti bancari in forma cartacea. Il progetto, tuttora in
produzione, venne successivamente acquisito dalla Federazione e
distribuito alle altre CRA. Sempre nel ’92 la CRA sviluppò un
prodotto di archiviazione ottica dei tabulati e della modulistica
su Cd Rom eliminando gran parte degli archivi su carta; tuttora
il software è in produzione e frequentemente utilizzato.
La CRA di Treviglio nell’intento di ottimizzare i costi e le risorse tecniche informatiche e
su sollecitazione di altre CRA costituì nel ’95 il consorzio Prometeo Spa facendovi confluire personale tecnico specializzato e tecnologie hardware e software. Il consorzio si è sviluppato di anno in anno ottimizzando sempre i costi e offrendo servizi significativi alle
BCC utenti. Al termine del 1999, il consorzio erogava servizi informatici a 7 banche per
un totale di 70 sportelli.
Nel 1999 dopo vari studi di settore effettuati a livello federale, il Cda della Federazione
decise di promuovere e attuare un progetto di polo unico dove fare confluire tutti i poli di
elaborazione dati delle CRA e dei consorzi informatici. Con l’intento di diminuire i costi
del comparto informatico a livello di movimento e di singola BCC, anche le banche del
polo Promoteo Spa aderirono al Polo unico federale che prevedeva la gestione, in outsourcing su un solo mainframe, di tutte le BCC della Lombardia e di altre regioni d’Italia. La fase
di accentramento sul polo unico è terminata il 31 dicembre 2000. Ultima e recente evoluzione, a partire dal 1° gennaio 2001 la Federazione Lombarda delle BCC ha ceduto il ramo
d’azienda informatico alla neocostituita società del Credito Cooperativo Iside Spa.
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ATTIVITÀ EDITORIALE
1969
Santagiuliana, Tullio, Profilo economico di Treviglio dal 1894 a oggi, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1969.
1971
Frecchiami, Oreste, Dodici racconti, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1971.
1973
Santagiuliana, Tullio-Mochi, Alberto, Geradadda, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di
Treviglio e Geradadda, 1973.
Santagiuliana, Tullio, Gente e parole, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1975.
1978
Santagiuliana, Tullio, Töc’ i de ga n’è üna, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio
e Geradadda, 1978.
Minuti, Luigi, Scuola e Occupazione (evoluzione della scuola trevigliese e andamento dell’occupazione nel quinquennio 1973-1978), Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1978.
1979
Santagiuliana, Tullio, Ma ga n’è amò?, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1979.
1980
Santagiuliana, Tullio, Tirà a mà!, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1980.
1981
Santagiuliana, Tullio, Ma sa pöl?, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1981.
Santagiuliana, Tullio-Cassani, Luigi-Mandelli, Enrico, Il braccio di Treviglio, Treviglio,
Cassa Rurale Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1981.
1982
Santagiuliana, Tullio, Pütàniga scèt!, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1982.
Gennaro, Erminio, L’astrologo trevigliasco Giovanni Maria Bicetti De Buttinoni (1708-1778),
Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1982.
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Santagiuliana,Tullio, Briciole di Storia della Geradadda antica, Treviglio, Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1982.
Chiari, Gianni, Le rogge trevigliesi, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1982.
1983
Sala, Alberico, Il nido di ghiaia, Milano, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, in collaborazione con Rotary club di Treviglio e della pianura bergamasca,
1983.
Santagiuliana, Tullio, Chi ca ürìa cret!, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1983.
Santagiuliana, Tullio-Sangalli, Umberto, Introduzione alle Piante di Geradadda, Treviglio,
Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1983.
1984
D’Agostino, Giuseppina, Treviglio vaievieni, Treviglio, con il contributo della Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, supplemento a Il Carbone, n.11, anno II, 1984.
Santagiuliana, Tullio, Ta öt saì l’ültima?, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio
e Geradadda, 1984.
Santagiuliana, Tullio-Crespi, Nino, Viaggio nel ’600 di Treviglio, Treviglio, Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1984.
Perego, Don Pietro, Portaluppi, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1984.
1985
Legge quadro per l’artigianato, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1985.
Origgi, Paolo, Il monastero di Vailate, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1985.
Colombo, Umberto, Cara Enrichetta, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1985.
1986
Macchi, Ettore, Alessandro Manzoni a tu per tu, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di
Treviglio e Geradadda, 1986.
Minuti, Luigi, 15 anni di congiuntura a Treviglio. Un sintetico panorama dell’economia e della
società trevigliese negli ultimi anni (1971-1986), Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di
Treviglio e Geradadda, 1986.
Longaretti. Mostra antologica e donazione, Treviglio, con il contributo della Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1986.
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1988
Perego, Don Pietro, Castel Cerreto e Casale Battaglie, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana
di Treviglio e Geradadda, 1988.
1989
Consulta volontariato trevigliese, Treviglio, con la partecipazione della Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1989.
Supremo ordine del turacciolo, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1989.
1991
Gennaro, Erminio, L’uva comincia a colorire. Lettere del canonico Tommaso Maria Grossi al
nipote Tommaso Grossi, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1991.
Oggionni, Giuseppe-Oggionni, Barbara, Le mura di Treviglio, Treviglio, Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1991.
1992
Giulio Carminati 1925-1978. Mostra antologica, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di
Treviglio e Geradadda in collaborazione con il comune di Treviglio, 1992.
Villa, Gerolamo, La Vailata una roggia per cinque, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di
Treviglio e Geradadda, 1992.
Santagiuliana, Ildebrando-Santagiuliana, Marcello, Il giudice di Dio 1516-1579, un trevigliese fra papi, imperatori, duchi, santi e capitani di ventura, Bergamo, Edizioni Bolis, con il
patrocinio della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1992.
Santagiuliana, Tullio, Breve Storia di Treviglio “Da Trevillium a Treviglio”, Treviglio, Cassa
Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda in collaborazione con la Tribuna, ristampa
1992.
Alfaro, Oscar, L’uccello di Fuoco e altre storie, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di
Treviglio e Geradadda-Plasmon, 1992.
Carminati, Marco, I giorni del Baco, Milano, Rusconi Editore, 1992, con il contributo della
Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda.
Treviglio il Cortile racconta, Treviglio, Lions Club con il contributo della Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1992.
1993
Belloli, Paolo, La parrocchia di San Bernardo Abate in Castel Rozzone, Castel Rozzone,
Biblioteca civica di Castel Rozzone in collaborazione con la Cassa Rurale ed Artigiana di
Treviglio e Geradadda, 1993.
Cagnin, Albano, Itc Oberdan 1931-1992, Treviglio, con il contributo della Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1993.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
Cotugno, Teodoro, Incisioni 1983-1993, Treviglio, Museo Civico in collaborazione con
Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1993.
Calvi Manenti, Anna, Appunti di conversazioni di Giovanni Melzi a Treviglio, con il contributo della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1993.
Santagiuliana, Tullio-Cutugno, Teodoro, Trattoria della Provvidenza, Treviglio, Cassa
Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1993.
La mortalità per tumore in provincia di Bergamo 1969-1987, Treviglio, Ussl Treviglio con il
contributo della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1993.
1994
Chiari, Francesco, Gli inediti di Tommaso Grossi, Treviglio, comune di Treviglio con i contributi della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1994.
Santagiuliana Tullio-Villa,Gerolamo, Geradadda e dintorni, Treviglio, Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1994.
Furia, Paolo, La Cappella della B.V.del rosario nella basilica di San Martino e Santa Maria
Assunta in Treviglio, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1993.
Minuti, Luigi, Compendio di informazioni statistiche riferite in particolar modo alla realtà di
Treviglio, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1994.
1995
Ferri, Alfredo, Cooperativa agricola e di consumo di Treviglio. I primi 50 anni di attività,
Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1995.
Perego, Pietro, La Girumina, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1995.
Conti, Gianfranco, La ciesina del rocol, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1995.
Atti del convegno antiriciclaggio e usura, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1995.
Ferri, Alfredo, Cooperazione, solidarietà, volontariato, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana
di Treviglio e Geradadda, 1995.
Il lions Club Treviglio Host per il cuore, Treviglio, con il contributo della Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1995.
Il fuoco, Treviglio, a cura dell’associazione volontari della protezione civile, con il contributo della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1995.
Rota, Samuele, La dispersione scolastica nel distretto n. 32 di Treviglio le cause dell’abbandono,
Treviglio, con il contributo della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda,
1995.
La sicurezza delle macchine utensili, Treviglio, Azienda U.S.S.L. 13 con il contributo della
Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda,1995.
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 1, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1995.
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1996
Gennaro, Erminio, Tullio Santagiuliana, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1996.
Corvi, Giorgio, Ipertensione arteriosa come curarla senza averne paura, Treviglio, Cassa
Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1996.
Ferrario, Mario, Tutti quei colori che non sanno di festa, Treviglio, con il contributo della
Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1996.
Zanega, Ezio, Pedalando nel tempo. Pierino Baffi-Marino Moretti, Treviglio, con la collaborazione della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1996.
Ferri, Alfredo, Il cuore antico della cooperazione, Roma, Ecra, 1996.
Centro Studi Storici della Geradadda, Le Terre del lago Gerundo, Treviglio, Ecra,1996.
Furia, Paolo, Per una politica dei beni culturali, 15 anni di restauri, Treviglio, Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, Inner Whell Treviglio, 1996.
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 2, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1996.
1997
Treviglio alla riscoperta di un territorio, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e
Geradadda, 1997.
Donzelli Possenti, Giuseppina-Santagiuliana Marcello, Vestivamo così. Vestimenti femminili
dal 1880 al 1960, Treviglio, Museo Civico di Treviglio con il contributo della Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1997.
Considerazioni sull’usura, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1997.
Centro Studi Storici della Geradadda, Geradadda immagini e colori, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1997.
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 3, Treviglio,Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1997.
Parrocchia di San Pietro Apostolo in Treviglio. Venticinque anni di vita 1972-1997, Treviglio,
con il contributo della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1997.
1998
Perego, Pietro, Monastero di San Pietro nel Borgo di Trevì, Treviglio, Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1998.
Furia, Paolo, Santuario della B.V. delle Lacrime in Treviglio 1522-1997, Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1998.
Santagiuliana, Marcello, Un centenario più lungo di un secolo, Treviglio, con il contributo
della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1998.
Noi alpini di Treviglio i nostri primi 70 anni, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio
e Geradadda, Rotary Club Treviglio, 1998.
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 4, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1998.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
Centro Studi Storici della Geradadda, Dagli statuti comunali di fine trecento “Dell’antico e
nobile castello di Trevì”, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda,1998.
1999
Donini, Cesare, Il palazzo Visconti (ora Carminati) di Brignagno Gera d’Adda, 1921,
Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1999 (copia anastatica).
Cinquant’anni di vita arcenese, Arcene, comune di Arcene con il contributo della Cassa
Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1999.
Il Roccolo e il suo parco, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda,
Rotary Club Treviglio, 1999.
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 5, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1999.
Vertova, Brizio, 50° di scoutismo a Treviglio, Treviglio, con il contributo della Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1999.
Vent’anni insieme, Treviglio, Cooperativa Insieme con il contributo della Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1999.
In Viaggio con i pellegrini in terra lombarda, Scuola media Tommaso Grossi con il contributo della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 1999.
2000
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 6, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2000.
Furia, Paolo, L’oratorio dell’assunta in Calvenzano, Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di
Treviglio e Geradadda, 2000.
2001
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 7, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2001.
Ferri, Alfredo, Società edificatrice di case operaie in Treviglio. Un secolo di storia 1901-2001,
Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2001.
Centro studi storici della Geradadda, Farra Fara e Farae viaggio nell’Italia Longobarda,
Treviglio, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2001.
2002
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 8, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2002.
Oggionni, Barbara, Treviglio storia arte cultura, Treviglio, con il contributo della Cassa
Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2002.
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APPENDICE
2003
Dietro le quinte de l’Albero degli zoccoli, Treviglio, Comune di Treviglio con il contributo
della Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2003.
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 9, Treviglio, Cassa Rurale
ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2003.
2004
Ferri, Alfredo, Storie minime. Per ricordare i principi cooperativi, Roma, Ecra (in collaborazione con la Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda), 2004.
Centro Studi Storici della Geradadda, I quaderni della Geradadda 10, Treviglio, Cassa
Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2004.
Chiari, Francesco-Villa, Giancarlo, Gli inediti di Tommaso Grossi, Cassa Rurale ed
Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2004.
Oggionni, Barbara, Nossa Senhora das Làgrimas, Treviglio, con il contributo della Cassa
Rurale ed Artigiana di Treviglio e Geradadda, 2004.
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CASSA RURALE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI TREVIGLIO. 1893-2003
CARTA DEI VALORI
DEL CREDITO COOPERATIVO
1. Primato e centralità della persona
Il Credito Cooperativo ispira la propria attività all’attenzione e alla promozione della persona.
Il Credito Cooperativo è un sistema di banche costituite da persone che lavorano per le persone.
Il Credito Cooperativo investe sul capitale umano – costituito dai soci, dai clienti e dai collaboratori – per valorizzarlo stabilmente.
2. L’impegno
L’impegno del Credito Cooperativo si concentra, in particolare, nel soddisfare i bisogni finanziari
dei soci e dei clienti, ricercando il miglioramento continuo della qualità e della convenienza dei
prodotti e dei servizi offerti.
Obiettivo del Credito Cooperativo è produrre utilità e vantaggi, è creare valore economico, sociale e culturale a beneficio dei soci e della comunità locale e “fabbricare” fiducia.
Lo stile di servizio, la buona conoscenza del territorio, l’eccellenza nella relazione con i soci e clienti, l’approccio solidale, la cura della professionalità costituiscono lo stimolo costante per chi amministra le aziende del Credito Cooperativo e per chi vi presta la propria attività professionale.
3. Autonomia
L’autonomia è uno dei princìpi fondamentali del Credito Cooperativo. Tale principio è vitale e
fecondo solo se coordinato, collegato e integrato nel “sistema” del Credito Cooperativo.
4. Promozione della partecipazione
Il Credito Cooperativo promuove la partecipazione al proprio interno e in particolare quella dei
soci alla vita della cooperativa.
Il Credito Cooperativo favorisce la partecipazione degli operatori locali alla vita economica, privilegiando le famiglie e le piccole imprese; promuove l’accesso al credito, contribuisce alla parificazione delle opportunità.
5. Cooperazione
Lo stile cooperativo è il segreto del successo. L’unione delle forze, il lavoro di gruppo, la condivisione leale degli obiettivi sono il futuro della cooperazione di credito. La cooperazione tra le banche cooperative attraverso le strutture locali, regionali, nazionali e internazionali è condizione per
conservarne l’autonomia e migliorarne il servizio a soci e clienti.
6. Utilità, servizio e benefici
Il Credito Cooperativo non ha scopo di lucro.
Il conseguimento di un equo risultato, e non la distribuzione del profitto, è la meta che guida la
gestione del Credito Cooperativo. Il risultato utile della gestione è strumento per perpetuare la
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promozione del benessere dei soci e del territorio di riferimento, al servizio dei quali si pone il
Credito Cooperativo.
Esso è altresì testimonianza di capacità imprenditoriale e misura dell’efficienza organizzativa, nonché condizione indispensabile per l’autofinanziamento e lo sviluppo della singola
banca cooperativa.
Il Credito Cooperativo continuerà a destinare tale utile al rafforzamento delle riserve – in misura
almeno pari a quella indicata dalla legge – e ad altre attività di utilità sociale condivise dai soci.
Il patrimonio accumulato è un bene prezioso da preservare e da difendere nel rispetto dei fondatori e nell’interesse delle generazioni future.
I soci del Credito Cooperativo possono, con le modalità più opportune, ottenere benefici in proporzione all’attività finanziaria singolarmente svolta con la propria banca cooperativa.
7. Promozione dello sviluppo locale
Il Credito Cooperativo è legato alla comunità locale che lo esprime da un’alleanza durevole per lo sviluppo.
Attraverso la propria attività creditizia e mediante la destinazione annuale di una parte degli utili
della gestione promuove il benessere della comunità locale, il suo sviluppo economico, sociale e
culturale. Il Credito Cooperativo esplica un’attività imprenditoriale “a responsabilità sociale”, non
soltanto finanziaria, ed al servizio dell’economia civile.
8. Formazione permanente
Il Credito Cooperativo si impegna a favorire la crescita delle competenze e della professionalità
degli amministratori, dirigenti, collaboratori e la crescita e la diffusione della cultura economica,
sociale, civile nei soci e nelle comunità locali.
9. Soci
I soci del Credito Cooperativo si impegnano sul proprio onore a contribuire allo sviluppo della
banca lavorando intensamente con essa, promuovendone lo spirito e l’adesione presso la comunità locale e dando chiaro esempio di controllo democratico, eguaglianza di diritti, equità e solidarietà tra i componenti la base sociale.
Fedeli allo spirito dei fondatori, i soci credono ed aderiscono ad un codice etico fondato sull’onestà, la trasparenza, la responsabilità sociale, l’altruismo.
10. Amministratori
Gli amministratori del Credito Cooperativo si impegnano sul proprio onore a partecipare alle
decisioni in coscienza ed autonomia, a creare valore economico e sociale per i soci e la comunità,
a dedicare il tempo necessario a tale incarico, a curare personalmente la propria qualificazione professionale e formazione permanente.
11. Dipendenti
I dipendenti del Credito Cooperativo si impegnano sul proprio onore a coltivare la propria capacità di relazione orientata al riconoscimento della singolarità della persona e a dedicare intelligenza, impegno qualificato, tempo alla formazione permanente e spirito cooperativo al raggiungimento degli obiettivi economici e sociali della banca per la quale lavorano.
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di traduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo.
Coordinamento editoriale
Andrea Giuffrè, Marzio Toncelli, Giuseppe Vannucci
Impaginazione
Studio Adinolfi
Finito di stampare nel mese di ottobre 2005
presso Ciscra s.p.a. – Villanova del Ghebbo (Rovigo)
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