Tutti - Chiesa San Cristoforo

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Tutti - Chiesa San Cristoforo
QUARESIMA 2016
«Non sapete che siete tempio di Dio
e che lo Spirito di Dio abita in voi?»
Milano, San Cristoforo — venerdì 11 marzo 2016
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TERZA DIMORA
Cel.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo.
Tutti: Amen.
Cel.: Fratelli, tre sono le dimore nelle quali l’anima incontra Dio. Nella prima
c’è il gemito della penitenza, nella seconda il gusto della letizia e nella
terza la sazietà della gloria.
[Tutti si siedono]
Eliot: Piangiamo in una stanza appartata, impariamo la via della penitenza,
Impariamo la gioiosa comunione dei santi.
L’anima dell’uomo deve affrettarsi alla creazione.
Dalla pietra informe, quando l’artista si unì alla pietra,
Sorgono sempre forme di vita nuove, dall’anima dell’uomo congiunta
all’anima della pietra;
Dalle forme pratiche e prive di significato di tutto ciò che vive o è senza
vita
Congiunto all’occhio dell’artista, sorge una vita nuova, una nuova
forma, un nuovo colore.
Dal mare del suono la vita della musica,
Dalla fanghiglia delle parole, dal nevischio e dalla grandine delle
imprecisioni verbali,
Dei pensieri e dei sentimenti approssimativi, delle parole che hanno
sostituito i pensieri e i sentimenti,
Sorge l’ordine perfetto del discorso, e la bellezza dell’incanto.
[La Rocca, IX, 14-24]
Ber.: C’è qualcosa di più meraviglioso di quando uno che prima a stento
poteva per due giorni astenersi dalla lussuria, dall’ingordigia e
dall’ubriachezza, e dalla schiavitù del sesso e dall’impudicizia, e da altri
vizi simili e dissimili, ora se ne astiene per molti anni, ovvero per tutta la
sua vita? Quale miracolo più grande? Voi stessi, credo, vedete quanti
miracoli potremmo trovare se fosse possibile indagare uno alla volta
l’esodo di ciascuno dall’Egitto e la vita che qui conducete. Cosa sono
veramente queste cose, se non la prova evidente che lo Spirito Santo
abita in voi? Infatti i movimenti vitali del corpo dimostrano l’esistenza
dell’anima nel corpo, la vita spirituale dimostra che nell’anima abita lo
Spirito. Quello si riconosce dalla vista e dall’udito, questo dalla carità e
dall’umiltà e dalle altre virtù.
[In ded., I,2]
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Eliot: SIGNORE, non porremo questi doni al Tuo servizio?
Non porremo al Tuo servizio tutte le nostre forze
per la vita e la dignità, la grazia e l’ordine,
e per le gioie intellettuali dei sensi?
Il SIGNORE che ci creò vorrà che noi stessi creiamo
e nuovamente poniamo la nostra creazione al Suo servizio
che è già Suo servizio creare.
[La Rocca, IX, 25-31]
Cel.: Così abbiamo intrapreso il cammino della penitenza e abbiamo costruito
le dimore del pianto. Attraverso di esse ci siamo introdotti in quelle della
consolazione e della letizia.
Ber.: A onor del vero, però, in questi atri c’è più liberazione dal male, che
conseguimento del bene. Sennonché la dura esperienza della nostra
misera condizione ci spinge a stimare l’assenza di male come acquisto di
bene; così come la coscienza reputa pienezza di santità l’assenza di gravi
colpe. Da questo possiamo dedurre quanto nel nostro agire siamo lontani
dal sommo bene, noi che giudichiamo giustizia la mancanza di colpa e
beatitudine l’assenza di pena.
[In ded., IV,5]
L.1:
L.2:
L.1:
L.2:
Giudichiamo luce il bagliore delle nostre lampade.
Giudichiamo estate il tepore dei nostri appartamenti.
Giudichiamo amore il poco bene che riusciamo a volerci.
Giudichiamo vita respirare a pieni polmoni.
Ber.: Non sia mai dunque che qualcuno pensi così a proposito della grande
abbondanza di quella casa che Dio ha preparato per chi lo ama! Del
torrente di gioia e di quant’altro che né occhio vide né orecchio udì né
mai entrò nel cuore dell’uomo.
D’altronde noi possiamo sapere cosa voglia dire mancare di infermità,
dato che siamo circondati da infermità: ma cosa sia invero rivestirsi di
virtù, ed entrare nella potenza, e non solo in una potenza, ma in una
grande potenza, addirittura nell’onnipotenza, questo certo non lo
possiamo sapere.
[In ded., IV,5]
SCR.: La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma
quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.
Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino,
ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho
abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa;
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ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto,
ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.
[1Cor 13,9-12]
Ber.: Abbiamo imparato dallo stesso Paolo che le cose invisibili sono
preferibili a quelle visibili. Quelle che vediamo, infatti sono temporali;
quelle che non vediamo, eterne (2 Cor 4, 18). Infatti in quelle invisibili
sta la ragione di quelle visibili come, secondo l’Apostolo: Le cose
invisibili di Dio vengono intuite dalla creazione attraverso le cose da lui
compiute (Rm 1, 20).
[In ded., IV,2]
Eliot: Perché l’Uomo è corpo e spirito congiunti,
e quindi deve servire come corpo e spirito.
Visibile e invisibile, due mondi si incontrano nell’uomo;
visibile e invisibile si devono incontrare nel Suo Tempio.
[La Rocca, IX, 32-35]
Ber.: È necessario che si compia spiritualmente in noi ciò che si compie prima
visibilmente.
[In ded., I,4]
L.1:
L.2:
E che si compia nello spirito ciò che si compie prima nel corpo.
E che si compiano nell’uomo i segni che si compiono prima sulle pareti
dell’edificio.
Oper.: C’è un lavoro comune *
Una Chiesa per tutti
E un impiego per ciascuno *
Ognuno al suo lavoro.
Ber.: Per richiamarlo alla mente, questi segni sono: l’aspersione, l’iscrizione,
l’unzione, l’illuminazione e la benedizione.
[Tutti si alzano]
Ber.: Per prima cosa Cristo ci asperge con l’issopo, per mondarci, lavarci,
purificarci, e si possa dire di noi: Chi è costei che sale tutta pura? (Ct 8,
5). Ci lava, dico, con la confessione, ci lava con la pioggia delle lacrime,
ci lava col sudore della penitenza; ma ancora di più ci lava con
quell’acqua preziosissima che è sgorgata dalla sorgente della
misericordia, cioè dal suo costato.
[In ded., I,4]
[Il sacerdote asperge gli operai]
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Tutti: Asperges me, Domine, hyssopo et mundabor,
Lavabis me, et super nivem dealbabor.
Miserere mei, Deus,
secundum magnam misericordiam tuam.
[Sal 50,3-4.9]
Ber.: Poi Cristo scrive su di noi con il dito di Dio, con il quale cacciava i
demoni, certamente nello Spirito Santo. Scrive – dico – la sua legge, non
già sulla pietra, ma sulle tavole di carne dei nostri cuori; adempiendo
così la promessa profetica, con cui assicurava che avrebbe tolto il cuore
di pietra e ci avrebbe dato un cuore di carne, cioè non ostinato, non
farisaico, ma dolce, ma mite, ma disponibile, ma devoto.
[In ded., I,4]
[Il sacerdote traccia una croce sulla fronte degli operai]
Tutti: Beato chi tu istruisci, Signore, *
e che ammaestri nella tua legge.
Beati coloro che conoscono e ricordano i suoi comandamenti, *
ma per adempierli.
[Sal 93,12; 102,18]
Ber.: È necessario che l’unzione spirituale della grazia venga in aiuto alla
nostra debolezza, addolcendo con la grazia della sua devozione le croci
delle osservanze e delle svariate penitenze, perché non si può seguire
Cristo senza la croce; e senza l’unzione chi potrebbe sopportare
l’asprezza della croce? Per questo motivo molti hanno orrore della
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penitenza e la fuggono, perché vedono la croce ma non vedono anche
l’unzione. Voi che ne avete fatto l’esperienza, ecco che voi stessi sapete
che la nostra croce è veramente cosparsa di unzione, e che con la grazia
e l’aiuto dello Spirito, la nostra penitenza è soave e piacevole, e per così
dire, la nostra amarezza è dolcissima.
[In ded., I,5]
[Il sacerdote unge gli operai]
Tutti: Davanti a me tu prepari una mensa *
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo. *
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne *
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore *
per lunghissimi anni.
[Sal 22,5-6]
Ber.: Ma dopo l’unzione di questa grazia, Cristo non pone certo la sua lucerna
sotto il moggio, ma sopra il candelabro, perché è tempo che la nostra
luce risplenda davanti agli uomini, e vedano le nostre opere buone, e
rendano gloria al nostro Padre che è nei cieli.
[In ded., I,5]
[Il sacerdote accende i lumi degli operai]
Tutti: Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo, *
salvami per la tua misericordia.
Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore, *
la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho nascosto la tua grazia *
e la tua fedeltà alla grande assemblea.
[Sal 30,17; 39,11]
Eliot: Ora vedrete il Tempio completato:
dopo molto contendere, e dopo molti ostacoli;
perché l’opera della creazione non è mai senza travaglio;
la pietra cui è stata data una forma, il crocifisso visibile,
l’altare addobbato, la luce che sale,
La luce
La luce
Il ricordo visibile della Luce Invisibile.
[La Rocca, IX, 37-44]
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[Tutti si siedono]
[Ascolto: KO MATSUSHITA, O lux beata Trinitas, 2006]
O lux beata Trinitas,
Et principalis unitas,
Iam sol recedat igneus,
Infunde lumen cordibus.
O Trinità beata, unico Dio
ora che muore il giorno,
all’eterna tua luce
accendi i nostri cuori.
Te mane laudum carmine,
Te deprecemur vespere:
Te nostra supplex gloria
Per cuncta laudet sæcula.
Ascende a te la lode mattutina,
a te nel vespero il canto:
a te, adoranti, la gloria
eleveremo nei secoli.
Deo Patri sit gloria,
Ejusque soli Filio,
Cum Spiritu Paraclito,
Et nunc et in perpetuum.
Sia gloria a Dio Padre
e al Figlio unigenito,
con lo Spirito Paraclito,
ora e per sempre.
Tutti: O Luce Invisibile, noi Ti lodiamo!
Eliot: Troppo splendente per la visione mortale.
O Luce Suprema, noi Ti lodiamo per la minore;
per la luce da oriente che tocca al mattino le guglie,
per la luce che a sera s’inclina a occidente sulle nostre porte,
per il tramonto sui piccoli stagni quando vola il pipistrello,
per la luce della luna e delle stelle, del gufo e della falena,
per la luce splendente della lucciola su un filo d’erba.
Tutti: O Luce Invisibile, noi Ti adoriamo!
Eliot: Ti ringraziamo per tutte le luci che abbiamo acceso,
per la luce dell’altare e del santuario;
per le piccole luci di coloro che a mezzanotte sono in meditazione
e per le luci dirette fra i vetri colorati delle finestre
e per la luce riflessa dalla pietra levigata,
dai legni intagliati e dorati, dall’affresco multicolore.
Il nostro sguardo è subacqueo, i nostri occhi guardano in alto
e vedono la luce frantumarsi fra le acque inquiete.
Vediamo la luce, ma non vediamo da dove giunge.
Tutti: O Luce Invisibile, noi Ti glorifichiamo!
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Eliot: Nel nostro ritmo di vita terrena noi stanchi della luce. Noi siamo lieti
quando il giorno ha fine, quando ha fine il gioco; e l’estasi è troppo
dolore.
Siamo fanciulli rapidamente stanchi: fanciulli che restano svegli di notte
e poi cadono in sonno appena al razzo è stato dato fuoco; e il giorno è
lungo per il lavoro o il gioco.
Stanchi di distrazione o di concentrazione, dormiamo e siamo lieti di
dormire,
controllati dal ritmo del sangue e del giorno e della notte e delle stagioni.
E dobbiamo estinguere la candela, spegnere il lume e riaccenderlo;
Per sempre dobbiamo smorzare, per sempre riaccendere la fiamma.
Per cui Ti ringraziamo per la nostra piccola luce, variata dall’ombra.
Ti ringraziamo per averci sospinti a edificare, a cercare, a formare sulle
punte delle nostre dita e al raggio dei nostri occhi.
E quando avremo edificato un altare alla Luce Invisibile, che vi si
possano porre le piccole luci per le quali fu creata la nostra visione
corporea.
E noi Ti ringraziamo che la Tenebra ricordi a noi la luce.
Tutti: O Luce Invisibile, Ti siano rese grazie per la Tua grande gloria.
[La Rocca, X,17-47]
EXAUDI, DOMINE, VOCEM MEAM
Sol.:
Coro:
Sol.:
Coro:
Sol.:
Coro:
Sol.:
Coro:
Tutti:
Sol.:
Tutti:
Exaudi, Domine, vocem meam,
Exaudi, Domine, vocem meam,
qua clamavi ad te,
qua clamavi ad te,
miserere mei et exaudi me.
Et exaudi me.
Tibi dixit cor meum,
exquisivite facies mea.
Faciem tuam, Domine, requiram
Faciem tuam, Domine, requiram
Ne avertes faciem tuam a me.
Ne declines in ira a servo tuo.
a servo tuo.
Esaudisci, Signore, la mia voce
Esaudisci, Signore, la mia voce
con la quale ti ho invocato,
con la quale ti ho invocato,
abbi pietà di me ed esaudiscimi.
Ed esaudiscimi
A Te si rivolse il mio cuore,
Te cercò il mio volto.
Cercherò il tuo volto, Signore.
Cercherò il tuo volto, Signore.
Non distoglierlo da me.
Non allontanarti nell’ira dal tuo servo.
Dal tuo servo.
L.1: Beati quelli che abitano nella tua casa, Signore!
Tutti: Ti loderanno nei secoli dei secoli.
[Sal 83,5]
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L.2:
Tutti:
L.3:
Tutti:
L.2:
Tutti:
L.3:
Tutti:
Beati coloro che hai asperso.
Ti loderanno nei secoli dei secoli.
Beati coloro che hai istruito.
Ti loderanno nei secoli dei secoli.
Beati coloro che hai unto.
Ti loderanno nei secoli dei secoli.
Beati coloro che hai illuminato.
Ti loderanno nei secoli dei secoli.
Ber.: La benedizione poi aspettiamola alla fine, quando aprirà la sua mano e
colmerà ogni essere vivente di benedizione. Perché nelle quattro azioni
precedenti ci sono i meriti, nella benedizione ci sono i premi. Nella
benedizione arriva a compimento l’intera grazia della santificazione,
quando ormai passeremo nella casa non costruita da mano di uomo,
eterna nei cieli.
[In ded., I,6]
SCR.: Carissimi, nessuno mai ha visto Dio.
[1Gv 4,12a]
Eliot: Troppo splendente per la visione mortale.
[La Rocca, X,18]
SCR.: Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è
perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in
noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e
attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del
mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in
lui ed egli in Dio.
[1Gv 4,12b-15]
Tutti: Beata l’anima che Egli avrà accolto nella sua intimità!
[In ded., VI,2]
Ber.: Dunque? Come ci dobbiamo comportare qui, con quale reverenza
sostare in questo luogo, dove Dio si occupa di noi e ci custodisce, e gli
angeli salgono e scendono?
[In ded., I,3]
SCR.: Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche
il suo fratello. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è
un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può
amare Dio che non vede.
[1Gv 4,21.20]
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Eliot: Troppo splendente per la visione mortale.
[La Rocca, X,18]
Tutti: Signore, quando mai ti abbiamo veduto
affamato e ti abbiamo dato da mangiare,
assetato e ti abbiamo dato da bere?
Quando ti abbiamo visto
forestiero e ti abbiamo ospitato,
o nudo e ti abbiamo vestito?
E quando ti abbiamo visto
ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
[Mt 25,37-39]
Cel.: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
[Mt 25,40]
[Ascolto: W. BYRD, O lux beata Trinitas, 1575]
O lux beata Trinitas,
Et principalis unitas,
Iam sol recedat igneus,
Infunde lumen cordibus.
O Trinità beata, unico Dio
ora che muore il giorno,
all’eterna tua luce
accendi i nostri cuori.
Te mane laudum carmine,
Te deprecemur vespere:
Te nostra supplex gloria
Per cuncta laudet sæcula.
Ascende a te la lode mattutina,
a te nel vespero il canto:
a te, adoranti, la gloria
eleveremo nei secoli.
Deo Patri sit gloria,
Ejusque soli Filio,
Cum Spiritu Paraclito,
Et nunc et in perpetuum.
Sia gloria a Dio Padre
e al Figlio unigenito,
con lo Spirito Paraclito,
ora e per sempre.
Ber.: Le pietre dunque aderiscano l’una all’altra grazie al duplice cemento
d’una piena conoscenza e di un amore perfetto. Perché tanto più sono
unite le une alle altre da un amore reciproco, quanto sono più vicine alla
carità stessa che è Dio.
[In ded., I,7]
L.1: Come la nostra piccola luce ci ricorda la Tua Luce,
Tutti: nell’amore reciproco sospiriamo
la tua benedizione.
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L.2: Come il visibile è traccia dell’invisibile,
Tutti: nell’amore reciproco gustiamo
la tua benedizione.
L.3: Come il corpo è parola dello spirito,
Tutti: nell’amore reciproco invochiamo
la tua benedizione.
Ber.: Invero ormai, pur considerandoci ad uno ad uno, nondimeno bisogna che
siamo tutti uniti e stretti insieme, nella carità vicendevole, che è vincolo
della perfezione. Se pure di questo nella vita presente non si può avere
una conoscenza perfetta - e forse non è neppure necessaria - nella dimora
celeste, invece, la conoscenza dell’amore è il nutrimento. Chi infatti si
potrà gloriare di avere oggi il cuore puro? Dove non ci sarà più macchia
di peccato, lì la conoscenza sarà gioiosa. Quella dimora dunque è più
saldamente unita, per durare in eterno; questa, come tenda di soldati, si
unisce in modo meno perfetto. Quella certo è dimora di letizia, questa di
milizia; quella dimora di lode, questa di preghiera. Questa - dico ancora è città in cui ci siamo fortificati, quella è città nella cui convivenza
troviamo riposo.
[In ded., II,4]
Cel.: Orsù, fratelli, per adesso, dunque, militiamo coraggiosamente nelle
nostre dimore per poter poi riposare soavemente negli atri e, al
compimento, godere della gloria in modo sublime nella dimora eterna,
dopo che questo momento breve e leggero della nostra tribolazione,
produrrà in noi il peso eterno di una gloria sublime, quando nel giorno
eterno ci glorieremo in Dio, che vive e regna nei secoli dei secoli.
[In ded., IV,5]
Tutti: Amen.
BENEDETTO SIA LO GIORNO
Benedetto sia lo giorno
Amore che m’illuminaste,
Or mi sento consumare
Per lo don che mi sonaste!
Ohimè Jesù, ohimè l’Amor mi string’ohimé.
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Dolcissimo Signore
Alzo prece et orazione,
Sul mio capo penitente
Da’ la Tua benedizione!
Ohimè Jesù, ohimè l’Amor mi string’ohimé.
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Testi:
S. BERNARDUS, In dedicatione Ecclesiæ, PL CLXXXIII, 517-536.
T.S. ELIOT, Choruses from “The Rock”, in ID., Collected Poems 1909-1935,
London, Faber&Faber 1936.
Immagini:
A. GAUDÌ, La Sagrada Familia, Barcellona.
C. MONET, La cattedrale di Rouen, serie 1892-1894.
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