Seicento_schede opere
Transcript
Seicento_schede opere
SEICENTO SCHEDE OPERE (* immagine nel CD) Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598-Roma 1680), replica di bottega Caricatura di un Cavaliere francese e del cardinal Giacomo Filippo Nini, seconda metà del secolo XVII penna e inchiostro bruno, mm 180 x 220; provenienza: priore Francesco Renzi (?), cardinal Gualtieri, cardinal Corsini, proprietà dell’Accademia Nazionale dei Lincei in deposito all’Istituto Centrale per la Grafica. Roma, Istituto Centrale per la Grafica, inv. FC127524. Iscrizione: “un Cavalier francese Il Card.le Nini” In basse alle iscrizioni antiche, poste sopra i disegni, è possibile identificare i personaggi raffigurati in questa caricatura: si tratta di un non meglio specificato Cavalier francese a sinistra e a destra il cardinal Giacomo Filippo Nini (1628-1680), noto collezionista di origine senese legato al cardinal Flavio Chigi, poi papa Alessandro VII, personalità assai presente nell’ambiente artistico romano della metà del Seicento (cfr. Robibaro 2010, pp. 331-407). L’autore della caricatura ne mette esageratamente in risalto la risata che evidenzia tutti i denti, probabile difetto fisico del cardinale. Come per la maggior parte delle caricature di ambito Berniniano, sia quelle conservate nel volume Chigi della Biblioteca apostolica Vaticana, che quelle del nucleo dell’Istituto Centrale per la Grafica, qui esposte, la critica propende nel ritenerle copie o repliche eseguite nella bottega, a cominciare dal Brauer-Wittkower, alla Sutherland Harris, a Gobbi, mentre Grassi, Wallace e Martinelli vi riconoscevano la mano autografa del grande artista. Bibliografia: Brauer, Wittkower 1931, p. 183; Rubiu 1973, p. 72, n. 22; Robibaro 2010, p. 337, fig. 11, p. 404; Gobbi 2015, p. 521, nota 9. (SPVR) Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio (Genova 1639-Roma 1709) Caricatura di Mario de’ Fiori, 1666 penna e inchiostro bruno, mm 270 x 200 provenienza: acquisto Luzzietti, 1913, Roma, Istituto Centrale per la Grafica, inv. FN 74 (15508) Iscrizione: a penna nel verso (di Sebastiano Resta?): “Caricatura di Mario de’ Fiori fatta da Baciccia a di 25 agosto 1666” Considerato da tutti i critici concordemente come la più sicura caricatura autografa del Baciccio, lo schizzo presenta un forte influsso del Bernini nel segno libero ed essenziale della penna, nella capacità di cogliere i tratti salienti del personaggio ritratto, mettendoli in ridicolo, proprio come aveva fatto il grande scultore nei suoi schizzi a penna di papi, cardinali e personaggi altolocati della società romana del suo tempo. Risulta accettabile per motivi stilistici la data all’anno 1666, scritta nel verso forse dal collezionista seicentesco Sebastiano Resta (1635-1714), e non dall’autore, come creduto sinora (Fusconi 1980, p. 35). In base alla scritta, il disegno è stato accettato come caricatura del pittore Mario Nuzzi detto Mario de’ Fiori, che doveva il suo soprannome al fatto di essere specializzato nel dipingere tele con fiori e decorazioni floreali nella Roma del Seicento. Secondo le fonti biografiche dell’epoca, è nota l’amicizia tra i due pittori: Nuzzi aiutò il giovane Gaulli appena giunto da Genova a Roma ad introdursi nel difficile mondo di committenti e artisti della città eterna. Un confronto con il dipinto celebrativo del Nuzzi, realizzato da Giovanni Maria Morandi e conservato a Palazzo Chigi ad 1 Ariccia, conferma l’identità del personaggio raffigurato: vi ritroviamo, seppure meno esagerati, i tratti fisionomici dell’artista, con gran naso, mento sfuggente e fronte spaziosa, mentre non emergono ovviamente l’aspetto ridicolo dovuto alla sua bassa statura e il modo ricercato nel vestire. Bibliografia: Brauer, Wittkower 1931, p. 183, nota 1; Brugnoli 1956, p. 31; MacAndrew 1972, p. 111, fig. 8; Graf 1976, cat. 510; Fusconi 1980, cat. 32; Prosperi Valenti Rodinò 1995, cat. 60; Prosperi Valenti Rodinò 2009, p. 260, nota 8. (SPVR) Ambito romano del secolo XVII Caricatura di tre personaggi con uccelli posati sulla testa, 1670-1680 penna e inchiostro bruno, mm 224x223; provenienza: acquisto Maria Luisa Muñoz, 1961 Roma, Museo di Roma, Gabinetto Comunale delle Stampe, inv. MR 16894 Iscrizione: “Vino Confetti, e Gileppe” Il disegno raffigura tre personaggi in abiti seicenteschi, forse amici tra di loro, due dei quali affrontati e uno visibile al centro, ognuno dei quali ha un uccello diverso, posato sulla testa. In base alla scritta, apposta in basso e forse da considerare autografa dell’autore dello schizzo, Vino Confetti, e Gileppe, sembra che si tratti di uno scherzo grafico, una sorta di divertissement fra amici, che vogliono raffigurarsi in questo foglio, dopo una bisbocciata a base di dolci – confetti e conserve candite, appunto, innaffiate da un buon vino – a ricordo di una situazione particolare, che oggi sfugge completamente alla nostra analisi. Anche gli uccelli, riconoscibili forse in un gufo, una cicogna e un pellicano, sembrano alludere a qualità o difetti del personaggio sottostante. Se resta ancora oscura l’identità dei personaggi raffigurati, altrettanto problematica è l’attribuzione del foglio, entrato nelle raccolte comunali con il riferimento a Maria Luisa Muñoz, che in base agli abiti e alle pettinature delle tre comparse, potrebbe essere datato alla seconda metà del Seicento. Lo stile, nel segno a penna vivace e graffiante, presenta affinità con quello di Salvator Rosa, anche se lo schizzo non ha completamente i caratteri della grafica riconoscibile del pittore napoletano, attivo tra Firenze e Roma. Rientra però nei comportamenti del Rosa, così come di un altro disegnatore romano, Pier Francesco Mola, autore di vignette autobiografiche a sfondo caricaturale, l’abitudine a ritrarsi in schizzi riferiti a episodi e situazioni vissute insieme ad amici e compagni di gozzoviglie. Bibliografia: inedito. (SPVR) 2