Il paesaggio: fotografiamolo meglio
Transcript
Il paesaggio: fotografiamolo meglio
Ripresa La composizione e la scelta della luce prima di tutto. E poi la tecnica: obiettivi zoom o a focale fissa, la risoluzione della fotocamera, la scelta di tempi e diaframmi, l’impostazione dei parametri di ripresa. Il file Raw e l’elaborazione in fotoritocco. 54 PC PHOTO Il paesaggio: fotografiamolo meglio Di argomenti da affrontare nella fotografia di paesaggio ce ne sarebbero a iosa. E’ sufficiente inserire i termini ‘landscape’ e ‘photo’ all’interno di un motore di ricerca Web per vedersi restituire centinaia di collegamenti a siti dedicati a questo tema, oppure a quelli di fotografi specializzati, siti che offrono anche suggerimenti ai visitatori. Ma perché il paesaggio affascina tanto i fotografi di ogni esperienza ed età? Eppure è un tema complesso da affrontare per l’incontrollabilità del soggetto. Ed infatti se il fotografo è inesperto, finirà per domandarsi: “ma perché i miei paesaggi non sono belli come vorrei?”. Se poi ci si mette di mezzo il digitale… il discorso si complica ulteriormente! Guardare e fotografare Sicuramente la spinta a riprendere un paesaggio nasce spesso dall’emozione che si prova davanti a scenari di grande bellezza. Ma di fronte agli spettacoli della natura noi reagiamo con tutti i nostri sensi, mentre la fotocamera ha solo la pellicola o il sensore. E poi il nostro occhio è diverso; innanzitutto di occhi ne abbiamo due, e la visione stereoscopica è certamente più coinvolgente. In secondo luogo l’occhio è in grado di compensare grandi differenze di luminosità, il che si traduce in una ‘latitudine di posa’ molto superiore a quella di qualunque sistema di ripresa ‘meccanico’; inoltre il cervello permette di bilanciare grandi differenze nella temperatura colore. Dobbiamo quindi rassegnarci e rinunciare alla fotografia di paesaggio? Certo che no, ma è importante essere coscienti dei limiti dei nostri sistemi di ripresa e avere presente l’importanza della luce. La luce è tutto in fotografia, e ancor più Una coppia di paesaggi prettamente orientati alla grafica che dimostrano l’importanza della condizioni meteorologiche in questo genere di riprese. in quella di paesaggio, dato che il controllo sul soggetto è pari a zero. La composizione I manuali di fotografia dettano delle regole di composizione, come ad esempio la regola dei terzi; questi sono strumenti teorici che possono aiutare a studiare un’immagine, ma io ritengo che la composizione sia una ‘questione di testa’ per cui in questo articolo non le prenderò in considerazione. In ogni caso la composizione è importante e fa la differenza tra una fotografia banale, mal riuscita, ed una originale, magari un capolavoro. Una buona fotografia non nasce a caso; occorre la capacità di guardare nel mirino della reflex, saper osservare e giudicare. Una fotografia si fa perché la si sente, non perché una regola dice come farla. Un aiuto importante alla formazione di un proprio gusto estetico viene dalla quantità di materiali visivi che ci propongono quotidianamente la televisione, internet, l’edicola, i cinema, i musei, senza dimenticare la vita di tutti i giorni. Ad un occhio allenato basta una settimana di ‘osservazione’ PC PHOTO 55 Chi lo dice che il flash è superfluo nella fotografia di paesaggio! Ovviamente occorre un soggetto in primo piano che possa essere rischiarato su uno sfondo altrettanto ben illuminato. Qui siamo presso il Teatro Greco di Siracusa, proprio di fianco all’Orecchio di Dioniso. La luce è tutto, in particolare nella fotografia di paesaggio. Questi esempi mostrano come differenti tipi di illuminazione condizionino i risultati in modo fondamentale. Sicuramente di impatto è la luce del sole basso sull’orizzonte, nonchè le riprese in controluce. 56 PC PHOTO per ricavare il materiale su cui lavorare per mesi. Ecco dunque il mio suggerimento: allenarsi a comporre l’immagine anche senza avere la fotocamera davanti all’occhio. Basta l’immaginazione e un po’ di pratica, magari aiutandosi con un telaietto per diapositive vuoto da tenere sempre in tasca: allontanandolo dall’occhio si simula una lunga focale ed avvicinandolo diventa un grandangolare! Una composizione bilanciata, equilibrata nelle sue parti, è un buon punto di partenza, ma è solo l’inizio. Il difficile sta nel riuscire a separare quella che è la nostra osservazione della natura da quanto sarà registrato dal sensore o dalla pellicola, ovvero colori, luci ed ombre. La stessa forma è un concetto relativo, perché nasce da una combinazione di luci ed ombre… Confusi? Per comporre le mie immagini di paesaggio spesso staccavo l’occhio dalla reflex ed osservavo la scena attraverso il pozzetto di una medio formato; oggi faccio lo stesso sul monitor di una compatta. E’ un modo più distaccato di osservare il paesaggio ed è più facile valutare le diverse componenti dell’inquadratura. E’ utile anche collocare la fotocamera su un treppiede e fare una prima inquadratura; poi guardarsi attorno per qualche secondo e quindi tornare sullo schermo/mirino ad osservare l’inquadratura come si fosse davanti a un quadro. Siamo soddisfatti? Se sì possiamo tenerla, altrimenti si cambia. L’importante è che la composizione sia equilibrata; l’immagine poi potrà avere caratteristiche grafiche o documentarie, minimaliste o naif, ma questo dipende dalla personale visione del fotografo. Infatti di un soggetto non esiste un’unica inquadratura, ne esistono infinite, come infiniti possono essere gli occhi di chi guarda; ha senso dunque realizzare più scatti per una stessa scena, senza preoccuparsi se si è fatto ‘quello giusto’; i migliori potranno essere scelti in un secondo tempo sul monitor di casa. Un aiuto alla composizione viene anche dalle griglie inserite nei mirini e sugli schermi Lcd di un numero crescente di fotocamere digitali; ben vengano, ma non ci si può limitare a disporre gli elementi del paesaggio come su una scacchiera! Infine va ricordato che nella fotografia di paesaggio è importante la sensazione PC PHOTO 57 Nella fotografia di paesaggio la nitidezza gioca un ruolo importante, per cui occorre evitare attentamente mosso e micromosso. In particolare, quando si usano obiettivi ‘lunghi’ e diaframmi medio-chiusi, il cavalletto è fondamentale. di tridimensionalità dell’immagine; dato che la rappresentazione fotografica è bidimensionale, occorre ricorrere a tecniche come la fuga prospettica e sfruttare gli elementi atmosferici come la foschia. La scelta dell’illuminazione Si diceva: la luce è tutto in fotografia, e ancor più nel paesaggio. Noi non possiamo certo modificarla, ma possiamo fare in modo di fotografare quando la luce è proprio quella che vogliamo per la nostra immagine. E anche per quello che riguarda l’illuminazione, ricordiamo che non c’è una sola luce valida, sono infinite. E tutte dipendono dal tipo di ripresa che vogliamo realizzare. Sicuramente le luci radenti delle prime ore del giorno e del tramonto sono particolarmente adatte alla fotografia di paesaggio visto che, in tali situazioni, aumenta la sensazione di profondità dell’immagine e la luce è calda. In queste situazioni sono però difficili la gestione dell’esposizione e del bilanciamento del bianco. 58 PC PHOTO Anche il controluce, soprattutto in presenza di foschia, consente di realizzare fotografie spettacolari. Certo, è difficile da padroneggiare, ma l’istogramma aiuta. Il trucco sta nel fare una scelta, se privilegiare il soggetto in controluce, perdendo spesso leggibilità delle aree più chiare, oppure se fare prevalere la morbidezza dell’insieme lasciando i soggetti quasi in silhouette. Luce e elementi atmosferici sono spesso da valutare insieme: nubi, foschia, nebbia e vento giocano un ruolo di grande efficacia nella composizione; la foschia mattutina, ad esempio, regala scenari fiabeschi. Il variare delle stagioni poi consente di esplorare situazioni di ripresa diverse per gli stessi scenari. Tutto questo per dire una cosa sola: sfruttiamo l’alternarsi del giorno e della notte, delle stagioni, degli eventi atmosferici per cercare i momenti più adatti alle nostre fotografie. E’ un caso classico: si scopre un luogo interessante, non è mai il momento migliore per riprenderlo. Studiamolo e torniamoci in un secondo momento: l’immagine sarà sicuramente migliore. Facendo in questo modo si possono scattare ottime fotografie anche senza bisogno di andare in luoghi esotici, in Siria, in Alaska o in Australia. Vale ovviamente anche l’inverso: quando si presentano momenti di luce molto favorevoli conviene approfittarne per andare a caccia di immagini, ovunque ci si trovi. Un esempio per tutti: da un parte un violento temporale estivo con dense nubi che lasciano passare il sole del tramonto, e dall’altra il sereno. Chi non si catapulterebbe fuori cercando di sfruttare una tale suggestiva luce? Douglas Kirkland ha detto qualche annetto fa “Don’t waste beautiful light!”, ‘Non sprecate una bella luce!’. Un taccuino per gli appunti ed un orologio aiutano a studiare il luogo. Un po’ di tecnica Ed eccoci arrivati alla tecnica. Luce, composizione, visione; ma come fare L’alba ed il tramonto sono momenti magici per la ripresa fotografica. Dove poi foschia e nebbia, brina e rugiada si uniscono a paesaggi suggestivi, gli scenari che si manifestano ai nostri occhi sono di una grande bellezza . se le attrezzature non ne vogliono sapere di catturare quello che noi vorremmo? Il paesaggio nasce su apparecchi di grande formato, ove la grande quantità di alogenuro di argento delle lastre si accoppia con ottiche di elevata qualità. Forse anche per questo il paesaggio si è fatto la fama di un genere impegnativo; oggi le immagini che ci circondano sono di un livello qualitativo medio, per cui è normale usare una pellicola 35mm, ma già con il medio formato le cose cambiano. E in 10x12cm non ne parliamo. Quindi, anche in digitale, dobbiamo prestare attenzione a ‘quanto’ ci stiamo portando a casa. In questo caso di certo aiutano sensori ‘puliti’, dalle elevate risoluzioni e affiancati ad ottiche dall’elevata risoluzione. In fin dei conti, in un paesaggio, ci si aspetta di poter contare le foglioline sugli alberi, anche se non è questo che fa la differenza tra uno scatto buono ed uno modesto. Una moderna 6 Megapixel consente già di portare a casa ottimi scatti di paesaggio da stampare anche in A3. Importante è anche la scelta dell’ottica perché sulle odierne reflex la risoluzione ottenibile è direttamente proporzionale alla qualità della coppia sensore + ottica. PC PHOTO 59 Per questo consiglio di usare ottiche fisse, in grado di valorizzare al meglio le prestazioni dei sensori. Evitare il mosso Dobbiamo imparare a sfruttare gli eventi atmosferici e le nubi per “disegnare” il cielo delle nostre immagini. Ovviamente non si può pretendere di aspettare per giorni un arcobaleno laddove a stento piove. Tuttavia non lasciamoci cogliere impreparati e teniamo la fotocamera sempre pronta per approfittare dei temporali estivi di metà pomeriggio. 60 PC PHOTO Se l’immagine presenta del ‘mosso’, è come se utilizzassimo dei sistemi ottici con una minore risoluzione. Dunque, nella fotografia di paesaggio occorre cercare di evitarlo, altrimenti varrebbe la pena spendere assai meno per le ottiche! Gli accorgimenti da usare per evitare il mosso sono veramente banali e non si capisce come tanti fotografi, anche di esperienza, continuino spesso a trascurarli: treppiede e scatto a distanza. Tutto qui! Particolari difficoltà non ce ne sono, dato che una collinetta non se ne può certo scappare via da un momento all’altro, e quindi ci possiamo permettere di piazzare un treppiede e di stare alcuni secondi ad attendere che l’autoscatto operi. No? Vediamo ora quali sono le cause del mosso: * I movimenti del fotografo. * I tempi di scatto lunghi. * La pressione del pulsante di scatto. * Le vibrazioni indotte dall’alzo dello specchio e dall’otturatore meccanico. * I movimenti del soggetto. Il treppiede ci permette di eliminare il mosso che deriva dalla nostra mano, non particolarmente ferma, o da gambe ‘tremolanti’ per una lunga passeggiata, oltre che, in parte, le vibrazioni meccaniche dovute ai meccanismi interni della fotocamera. Un accorgimento importante è di alzare poco la colonna del treppiede. Se poi usiamo uno scatto a distanza, elimineremo anche gli effetti della pressione del dito sul pulsante di scatto. Per questo esistono telecomandi (i migliori) e scatti flessibili, ed è bene sfruttarli. Riguardo ai tempi di scatto lunghi c’è da fare alcune considerazioni. E’ vero che i tempi lunghi potrebbero risentire delle vibrazioni indotte da specchio ed otturatore, in realtà i tempi critici sono quelli che vanno da 1/30s a 1 secondo, e non quelli più lunghi; infatti queste vibrazioni si ammortizzano in tempo variabile a seconda della rigidità del sistema composto da fotocamera e cavalletto, sono tempi nell’ordine di 0.5-4 secondi. Ma se l’esposizione dura 30 secondi, cosa volete che faccia un secondo di microvibrazioni? In ogni caso conviene attivare l’alzo Anche la nebbia rappresenta una condizione favorevole alla ripresa di paesaggio. Se poi è alle 5 del mattino, in Sud Africa come in questo caso... intenzionale dello specchio prima della ripresa, in quanto si riducono le cause di vibrazione. Ovviamente con una compatta, che è privo dello specchio ed anche dell’otturatore meccanico, simili problematiche si riducono parecchio. L’autoscatto poi è un’arma infallibile per eliminare ogni traccia di mosso indotto dal fotografo. Attenzione anche a fare ‘acclimatare’ il treppiede quando si passa in un ambiente a differente temperatura ed a collocarlo su terreno morbido. Bisogna dargli il tempo di stabilizzarsi a dovere, soprattutto nelle esposizioni molto lunghe. Consideriamo infine le condizioni di ripresa: se ci si trova sulla sommità di un palazzo di trenta piani in presenza di forte vento laterale, oppure su un balcone nei pressi della ferrovia, oppure ancora quando si fa della macrofotografia nell’erba con un leggero vento. Queste sono tutte situazioni in cui le immagini rischiano di risultare poco incisive anche se sono riprese con tutti i crismi: è il paesaggio che si è mosso! Il buon senso in ogni caso dovrebbe permettere di evitare l’inconveniente. Autofocus, auto-esposizione, auto-tutto? Visto il genere, verrebbe da dire che gli automatismi non servono. Fatto sta che la tecnologia esiste e non sempre ha senso farne a meno. Attenzione però: affidandosi a sistemi autofocus di dubbia precisione, più orientati a fornire ottime prestazioni in termini di velocità piuttosto che di precisione, rischiamo di annullare i nostri sforzi tesi a limitare la perdita di nitidezza. Diffidiamo soprattutto di fotocamere/ ottiche che, ripetendo la messa a fuoco automatica, pur su cavalletto e puntando sullo stesso punto della scena, effettuano percettibili micro spostamenti delle lenti interne: come fidarsi della loro messa a fuoco? In questo senso sarebbe preferibile la classica focheggiatura manuale, eventualmente assistita dal controllo a monitor per verificare subito i risultati. In questo il digitale agevola. Riguardo all’esposizione vale lo stesso discorso. Si operi pure in automatismo, ma verificando scrupolosamente i risultati sull’istogramma. In genere io eseguo una prima esposizione a priorità di diaframmi, tanto per avere una base di riferimento; leggo i valori consigliati e poi passo in manuale per le regolazioni fini. L’automatismo del bilanciamento del bianco è più rischioso, dato che il controllo a monitor è davvero complesso. In questo caso vale la pena portarsi dietro un riferimento bianco (quelli di Gretag-Macbeth vanno benissimo) per tarare il sistema sfruttando il WB manuale. Nella fotografia di paesaggio si può però presentare un problema, ovvero che la temperatura colore misurata non sia la stessa del soggetto; il caso classico è quando ci si trova in ombra, o sotto nubi in rapida alternanza, e si intende riprendere un paesaggio lontano. In questo caso viene in aiuto l’esperienza, che permette di valutare la scena ed eseguire le opportune correzioni per evitare di tornare a casa con uno scatto mal riuscito. Il bracketing sull’esposizione e sul WB può essere d’aiuto. Sicuramente una buona soluzione è scattare in Raw, che permette di correggere il bilanciamento del bianco e di recuperare qualche stop di sovra o sotto-esposizione. In ogni caso utilizzare monitor ed istogramma PC PHOTO 61