Pietro Consagra

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Pietro Consagra
Pietro Consagra
(Mazara del Vallo,1920 – Milano, 2005)
Giardino viola, 1966
ferro verniciato
130.5 x 143.5 x 0.5 cm
Acquisto 2001
© 2012, ProLitteris, Zurich
ProMuseo
Associazione
Amici Sostenitori
del Museo Cantonale
d’Arte
L’opera esposta alla mostra Consonanze. Dialoghi nel tempo,
Lugano, Museo d’Arte, 2011-2012
L’opera Giardino Viola appartiene alla serie dei Giardini, ideata da Pietro Consagra nel 1966, contemporaneamente ai Piani appesi e ai
Ferri trasparenti (1965-1966).
La serie dei Giardini è costituita da quattro sculture di forme differenti,
identificate dal diverso colore: viola, nero, arancio e minio. I singoli
pezzi sono stati realizzati in lastre di alluminio sottili e verniciate come i
Piani appesi, ma a differenza di questi sono collocati su basi e presentano una superficie liscia e omogenea, non stratificata. I Giardini, verniciati da entrambi i lati, tagliati e traforati, come i Piani sospesi del
1964-1965, le sue prime sculture colorate, sono però fisse e duplicano, più che abbattere, il punto di vista frontale.
Giardino viola rientra nella serie di opere realizzate dopo il 1965-1966,
quando il profilo delle sue opere da quadrangolare si fa curvilineo e la
superficie diventa sempre più sottile. Difatti Consagra, partito da una
meditazione sul Cubismo con opere geometriche saldate e dunque
costruttiviste, con spigoli vivi e linee che si intersecano, passa poi a
raccordi di linee curve, fluide e scorrevoli che mantengono la frontalità
dell’opera, caratteristica essenziale del suo lavoro.
Giardino Viola è stato esposto a Roma presso la Galleria Marlborough
nel dicembre 1966 e, vent’anni dopo, nel maggio 1989, alla Galleria
Nazionale d’Arte Moderna. Nella primavera 2001, è apparso in esposizione presso la Galleria Fonte d’Abisso di Milano in occasione della
mostra Consagra dolce.
Lo sculture italiano, Pietro Consagra nasce a Mazara del Vallo, Sicilia,
nel 1920. Dal 1938 al 1944 frequenta l’Accademia di Belle Arti di
Palermo per trasferirsi, successivamente, a Roma dove si forma
nell’ambiente della pittura tonale. Aderisce al Gruppo Forma sottoscrivendo il manifesto con gli artisti Accardi, Attardi, Dorazio, Guerrini,
Perilli, Sanfilippo e Turcato, un insieme di artisti che si definiscono
“formalisti e marxisti” che pongono al centro della loro ricerca estetica
il potenziale espressivo del colore, della linea e della forma.
Anche Consagra pubblica testi teorici nei quali dichiara la sua convinzione che l’arte – in particolare la scultura – ha la capacità di unire
l’uomo, la natura e la macchina.
Dalla fine degli anni Sessanta indirizza la propria ricerca principalmente su due filoni: da un lato l’utilizzazione di nuovi materiali, in rapporto
alla scoperta di diverse tecnologie e alle nuove esigenze estetiche e
ambientali; dall’altro la riscoperta del marmo e il rispetto (tipico di tutta
l’arte contemporanea) per il materiale, la cui stessa struttura gli suggerisce la forma della composizione.
Autore di importanti testi teorici sulla scultura e l’urbanistica come
Necessità della Scultura del 1952 e La città frontale del 1969, ha
elaborato un personale linguaggio astratto basato sulla “bifrontalità”
per cui la scultura cessa di essere tridimensionale ed impone due
punti di vista privilegiati. Ha allestito sale personali alla Biennale di
Venezia nel 1956, 1958, 1960, 1972, 1982. Ha esposto in alcuni dei
principali musei del mondo: le sue opere sono nelle collezioni del
MOMA di New York, del Peggy Guggenheim di Venezia, dell’Ermitage
di San Pietroburgo, della Galleria d’Arte Moderna di Roma, oltre che
in numerosi parchi pubblici e privati. Muore a Milano nel 2005.