Il Palazzo del Cinema di Locarno

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Il Palazzo del Cinema di Locarno
Il Palazzo del Cinema
di Locarno
Studio di Base Intorno
ai Contenuti di Natura
Professionale
a cura di Polivideo SA e Polivideo Studios SA
SFP
Membro di SFP - Associazione svizzera dei produttori di film
Membro di Suissimage - Cooperativa svizzera per i diritti d’autore di opere audiovisive
Membro di Swiss Perform - Società svizzera di gestione dei diritti affini
Membro fondatore di AFAT - Associazione Film Audiovisivi Ticino
Membro di APT - Associazione dei produttori televisivi italiani
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IL PALAZZO DEL CINEMA DI LOCARNO
Studio di base intorno ai contenuti di natura professionale
Giovanni Mazzocchi
Presidente, Consulente internazionale, Economista
Enrico Manfredini
Direttore, Produttore delegato, Responsabile amministrativo
Paolo Ramoni
Project manager, Responsabile delle produzioni indipendenti
Alberto Gallo
Responsabile della post-produzione video e audio, Sonorizzatore, Musicista
Ferdinand Herrmann
Organizzatore di produzione, Responsabile degli studi e delle produzioni esecutive
Sergio Lolli
Capo elettricista, Responsabile degli studi e delle produzioni esecutive
Francesca Egloff
Segretaria, Assistente di produzione
Sacha Krzelj
Aiuto contabile, Informatico di gestione
Zoran Vasiljevic
Coordinatore dei servizi di supporto produttivo
Per ulteriori informazioni si prega di contattare:
Enrico Manfredini
Polivide SA - Direttore e Responsabile amministrativo
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INDICE
Introduzione …………………………………………………………………………………….
p.
4
1. Il cinema è morto, viva l’audiovisivo …………………………………………...............
p.
6
2. Il Palazzo del Cinema: contenuti e opportunità professionali ……………………...
p.
9
3. Cinema o non cinema: nuove modalità di fruizione per i prodotti audiovisivi …..
p. 12
4. farbenlab: un sistema di aziende dell’audiovisivo per la Città-Ticino …………….
p. 20
Conclusioni ……………………………………………………………………………………..
p. 26
Allegati …………………………………………………………………………………………...
p. 27
Lettera di Polivideo del 9 dicembre 2013
Lettera del Municipio della Città di Locarno del 17 marzo 2014
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Introduzione
Polivideo è una società di produzioni audiovisive svizzera con sede a LocarnoRiazzino ed attiva dal 1972 in tutta Europa. Al suo interno può vantare un centro di
produzione in grado di fornire servizi tecnici e realizzativi di vario genere, con un’équipe
di professionisti altamente qualificati e un elevato livello di know-how nella creazione di
contenuti nazionali ed internazionali. Ma Polivideo è soprattutto sinonimo di studios: due
teatri di posa ed altre sale attrezzate per una superficie di oltre 17'000 m².
Una struttura di questo genere non può che fare riferimento, per sua vocazione
aziendale e per esigenze di mercato, ad una visione molto ampia ed allargata del
proprio settore di riferimento. I recenti studi condotti su base cantonale e ispirati ai
principi della Nuova Politica Economica Regionale hanno dimostrato l’esistenza nella
Svizzera italiana di una filiera dell’audiovisivo i cui margini di crescita sono di assoluto
rilievo. Tuttavia, allo stato attuale dell’arte, ogni possibilità di sviluppo ad ampio raggio è
bloccata da un limite di fondo: un’impostazione a basso regime del settore audiovisivo,
la quale impedisce la crescita di aziende che sulla carta sono in grado di imporsi a livello
internazionale, ma che non sono favorite nell’evoluzione verso una loro dimensione
industriale. Questa impostazione a basso regime è sinonimo di piccole produzioni
cinematografiche, televisive o multimediali: un pensiero minore che si traduce in budget
ridotti, basse percentuali occupazionali delle maestranze, instabilità finanziaria,
dipendenza dalle sovvenzioni pubbliche, incapacità di concepire le aziende come parte
attiva di un sistema economico che possa generare profitto e benessere per il territorio.
In altre parole, in un settore che spesso riesce ad ottenere risultati artistici di tutto
rispetto, ma che nel contempo si trova a dover fare i conti con ristrettezze di vario tipo e
soprattutto con la triste sensazione del vorrei ma non posso. Al contrario, industria
dell’audiovisivo è sinonimo di sinergie tra le società del settore, innovazione tecnologica,
incremento dell’occupazione, possibilità di operare con budget quantitativamente migliori
(e quindi di ottenere risultati qualitativamente superiori), stabilità finanziaria, capacità di
inserire le aziende in una logica economica in cui il profitto consenta di emanciparsi
progressivamente dalle sovvenzioni pubbliche e – di conseguenza – che consenta di
concepire le istituzioni pubbliche come potenziali referenti per integrare le risorse
finanziarie a disposizione, non come mecenati di vitale importanza. Polivideo crede
nell’industria dell’audiovisivo, e soprattutto crede che nella Svizzera italiana questo sia
l’unico scenario sostenibile per il futuro del settore.
Il Palazzo del Cinema – in una sua piena e completa realizzazione condivisa da tutti
– ha la possibilità di imporsi a livello locale e globale come motore per una crescita delle
imprese ticinesi e per il loro definitivo inserimento in una dinamica audiovisiva
industriale. Il Palacinema è una grande opportunità per Locarno, per il Locarnese e per
tutto il Ticino: attraverso questa importante e onerosa infrastruttura il nostro territorio
potrà rafforzare su scala internazionale la propria immagine quale luogo votato allo
sviluppo economico, sociale, tecnologico e artistico del settore audiovisivo. Il nostro
Studio, del resto, giunge dopo molteplici e fruttuose discussioni intrattenute con i vari
interlocutori coinvolti nel progetto e si pone l’obiettivo di condurre una riflessione
approfondita sulle prospettive professionali che la progettazione del Palacinema prima e
la sua realizzazione poi portano con sé: prospettive che sono intimamente legate a
realtà d’eccellenza da tempo presenti sul territorio (in primis il Festival del film Locarno)
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e ad altre di recente costituzione (come la Ticino Film Commission). L’esigenza di
maggiori sinergie tra gli operatori del settore è il presupposto da cui partiamo, per
tracciare alcune linee operative di massima che vogliono essere un’attenta analisi a
beneficio primario della Città di Locarno (ente promotore del Palacinema).
La nostra disamina è frutto non tanto di elaborazioni teoriche, quanto di una
pluriennale esperienza nel campo della produzione cinematografica, televisiva e
multimediale che in 42 anni di attività ci ha concesso di occupare una posizione di
azienda leader nel settore. In corrispondenza di un progetto ambizioso come quello del
Palazzo del Cinema – che ha tutte le carte in regola per tradursi in una svolta storica nel
contesto dell’audiovisivo ticinese – è doveroso da parte di chi non solo rappresenta il
settore, ma che anzitutto lo incarna e lo alimenta con il proprio lavoro quotidiano,
sostenere i promotori in maniera corretta e fornire loro tutti gli elementi necessari ad una
conduzione del progetto che sia davvero condivisa da tutte le parti in causa. Il
Palacinema può rappresentare il futuro dell’audiovisivo ticinese e non può prescindere
quindi dagli operatori stessi del settore, che possono mettere le proprie conoscenze e le
proprie competenze a disposizione della Città di Locarno e dei futuri fruitori dei servizi
annessi alla struttura.
Il presente Studio vuole quindi essere uno strumento utile alla Città di Locarno per lo
sviluppo, la progettazione e la gestione degli spazi nel futuro Palazzo del Cinema
destinati a possibili contenuti di natura professionale. Ringraziamo sin d’ora il Municipio
di Locarno e i promotori del progetto, che di persona e attraverso i canali istituzionali
hanno mostrato spirito collaborativo e disponibilità nel considerare le indicazioni ricevute
sia da Polivideo, sia da AFAT - Associazone Film Audiovisivi Ticino (di cui Polivideo è
membro fondatore). Ringraziamo inoltre tutti i partner istituzionali e gli operatori del
nostro settore che condividono e sostengono insieme a noi la filosofia dello sviluppo
industriale dell’audiovisivo, intesa come prospettiva di crescita territoriale.
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1. Il cinema è morto, viva l’audiovisivo!
L’audiovisivo è uno strumento prezioso per la promozione della cultura nell’epoca
post-moderna e per la diffusione di importanti valori legati al sapere della collettività. Il
suo tangibile legame con la scienza e con lo sviluppo tecnologico porta inoltre alla
nostra attenzione risvolti sociali non indifferenti, come dimostra l’evidente influsso
dell’audiovisivo sulle abitudini e sulle modalità di consumo delle persone in riferimento
anche ad altri settori dell’economia globale. In tali termini, dunque, riteniamo che
l’audiovisivo sia un importante veicolo di sviluppo economico e che debba essere
sempre considerato nella sua totalità specifica al di là dell’uso improprio, ma purtroppo
imperante anche tra gli esperti e gli addetti ai lavori, di un certo lessico approssimativo in
materia. Certamente l’uso di etichette ed espressioni user-friendly, semplici ed
immediate, è alla base di ogni strategia di comunicazione vincente: in tale ottica si
riconosce senz’ombra di dubbio il merito della Città di Locarno nell’aver definito il proprio
progetto architettonico dapprima come Casa del Cinema e in seguito come Palazzo del
Cinema. Tuttavia, il cinema in quanto tale – sia in senso etimologico sia in senso
storiografico – non esiste più. «Il cinema è un’invenzione senza futuro», sostenevano
provocatoriamente i fratelli Lumière agli albori della settima arte, in occasione della
presentazione al pubblico del proprio cinematografo. «Il cinema è un’invenzione senza
futuro», ripeteva provocatoriamente Jean-Luc Godard ne Il disprezzo, capolavoro del
1963. E tant’è: dopo poco più di un secolo, il cinema, così come lo si è inteso per
decenni interi, è morto. Alla ghigliottina del tempo che passa sopravvivono solo due
elementi, insieme tecnici ed estetici: l’immagine e il suono, coniugati e declinati oggi in
una molteplicità di forme e soluzioni che possiamo definire in maniera unitaria con il
termine audiovisivo soltanto operando una sintesi e una forzatura estreme.
Accettando per ovvie ragioni pratiche ed ecumeniche il compromesso che questa
sintesi e questa forzatura portano con sé, e traendo spunto dalla normativa facente capo
alla Nuova Politica Economica Regionale, il Dipartimento della Finanze e dell’Economia
della Repubblica e Cantone Ticino ha individuato nell’audiovisivo un settore strategico
per incrementare la competitività del territorio locale e per trasformare il potenziale
endogeno in attività ad alto valore aggiunto e in opportunità di crescita occupazionale.
La Svizzera italiana, dal punto di vista della vivacità e della ricchezza nel settore
audiovisivo, è uno dei territori più interessanti non solo all’interno dei confini nazionali,
ma anche in un contesto più ampio di portata europea. A livello internazionale sono
infatti poche le aree geografiche caratterizzate da una così alta concentrazione di
istituzioni, enti, associazioni, società, eventi e personalità legati in vario modo al cinema,
alla televisione, alla multimedialità e all’audiovisivo in generale. Questo dato risulta
essere ulteriormente importante se rapportato alle caratteristiche sociali e demografiche
della zona: il Cantone Ticino e le aree di lingua italiana nel Cantone dei Grigioni contano
un totale di circa 352.000 abitanti, distribuiti su un’area di poco superiore ai 3.500 Km².
La ridotta estensione geografica non è stata però di impedimento ad uno sviluppo
notevole delle attività audiovisive, intese sotto il profilo culturale, sociale ed economico.
Le istituzioni pubbliche – in particolare il Cantone Ticino e il Cantone dei Grigioni – sono
da sempre attente al panorama audiovisivo locale, come dimostrano le rispettive leggi
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cantonali sul cinema e sulla promozione della cultura1. I testi legislativi in questione sono
fondamentali per comprendere quanto siano importanti nella Svizzera italiana i principi
di cultura e di divulgazione cinematografica, nonché di educazione alla settima arte nei
corsi scolastici o post-scolastici. Le disposizioni dell’Ufficio Federale della Cultura e le
stesse leggi federali inerenti tale materia sono del resto sulla stessa lunghezza d’onda,
ponendosi come obiettivo la promozione del patrimonio audiovisivo con particolare
attenzione alla pluralità linguistica e alla collaborazione fra i vari settori della
cinematografia2. Ma il concetto di filiera dell’audiovisivo è molto più vario e complesso di
quanto lasci intendere una sua definizione sommaria, che è pur tuttavia necessaria a
livello legislativo per questioni di chiarezza normativa. Per attività audiovisive, infatti, non
si intende soltanto ciò che viene realizzato in campo cinematografico e televisivo, ma
anche ciò che riguarda settori affini ed in particolare l’intrattenimento ludico dei
videogames e i sistemi di telecomunicazione moderni come internet, i dispositivi mobili e
le smart-tv. Il raggio d’azione è dunque molto ampio e comprende tutto l’insieme delle
attività finalizzate all’ideazione, alla realizzazione, all’edizione, alla distribuzione e alla
valorizzazione di opere cinematografiche, video, programmi televisivi e prodotti editoriali
multimediali destinati a molteplici canali: dalla sala cinematografica alle emittenti
televisive, sino ad arrivare alla rete e alle sue applicazioni più sperimentali.
In questo contesto è essenziale – per il Ticino e per tutta la Svizzera – la presenza
del Festival del film Locarno, con il suo carattere di indiscussa eccellenza a livello
internazionale e con la sua capacità di svolgere un ruolo da traino per tutte le altre realtà
dell’audiovisivo svizzero-italiano3. E di non minore importanza è anche la centralità della
RSI - Radiotelevisione svizzera, la più grande ditta del settore in termini numerici e di
concentrazione delle competenze professionali. Al di fuori del quadro pubblico, di cui la
RSI è parte in qualità di unità d’azienda della SRG SSR, occupano infine una posizione
di rilievo anche i produttori ticinesi indipendenti: un ventaglio multiforme di aziende
grandi, medie o piccole diversificate tra loro per fatturato e scenari occupazionali. A
livello svizzero sono infatti attive interessanti capacità creative e produttive che
ottengono ambiti premi e riconoscimenti internazionali e veicolano positivamente
l'immagine del territorio. Un’analisi più approfondita del settore non può però non
rilevare alcune incongruenze di fondo, che il più delle volte sono di natura
essenzialmente finanziaria. Uno dei dubbi più frequenti tra chi si confronta con
l’audiovisivo dall’esterno può riassumersi in questa semplice domanda: come può un
settore così culturalmente e operativamente vivace – da sempre sinonimo di
intrattenimento e tempo libero, quindi di benessere – avere alcune difficoltà congenite,
tra cui la più importante è quasi sempre di carattere finanziario? L’intero comparto
cantonale ha un fatturato complessivo di 247 milioni di franchi circa, e impiega 2’617
addetti per un totale di 1’220 lavoratori a tempo pieno: il tasso di occupazione medio è
dunque del 47% e appare perciò basso4. A questo proposito si noti che gli equivalenti a
tempo pieno (ETP) sono meno della metà degli addetti impiegati. Non si può pertanto
1
Cfr. Legge sul cinema del 9 novembre 2005 per il Cantone Ticino e Legge sulla promozione della cultura
del 28 settembre 1997 per il Cantone dei Grigioni (LPCult).
2
Cfr. Legge federale sulla produzione e la cultura cinematografiche del 14 dicembre 2001 (Legge sul
cinema, LCin).
3
È bene ricordare che il Festival del film Locarno è riconosciuto quale festival di prima categoria dalla
FIAPF, la Fédération internationale des associations des producteurs de films, organizzazione
internazionale fondata nel 1933 con sede a Parigi.
4
Cfr. AA.VV., Il settore dell’audiovisivo nella Svizzera italiana. Studio di base, SUPSI-USI, Lugano 2011.
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sorvolare sulla debolezza del settore in termini di impiego. Sotto il profilo strutturale
emerge dunque un settore prevalentemente caratterizzato da piccole imprese che
hanno un peso sul fatturato complessivo estremamente ridotto. La maggior parte del
fatturato del settore è infatti generato dalla RSI, attorno alla quale gravitano molte
imprese che devono alle loro relazioni con l’azienda di servizio pubblico quote importanti
dei rispettivi guadagni. Il contesto risulta altamente concentrato, quasi dominato da
poche grandi imprese, e all'interno di queste dalla RSI che ha una posizione di assoluta
dominanza su tutti. La percentuale media di impiego è, come detto, estremamente
contenuta e cresce con la dimensione aziendale. Ciò significa che al crescere delle
dimensioni, l'impresa è in grado di avere una configurazione maggiormente stabile e di
garantire livelli di impiego migliori. In termini di produttività, infatti, si evince che le
piccole imprese riescono a generare un fatturato pari a 53'000.00 Fr. circa per
dipendente. Questo mette in evidenza le difficoltà profonde che queste imprese
registrano, non avendo la possibilità di remunerare adeguatamente il personale
impiegato. Al crescere della dimensione, invece, la produttività aumenta sensibilmente5.
La performance delle imprese evidenzia così un settore composto da aziende che solo
per metà riescono ad essere profittevoli; le imprese maggiormente deboli, sotto questo
profilo, sono quelle di piccola dimensione, e dal 2011 ad oggi – per prendere come
punto di riferimento la data in cui è stato realizzato lo studio di settore più accurato al
momento disponibile, ovvero Il settore dell’audiovisivo nella Svizzera italiana. Studio di
base realizzato da USI e SUPSI – siamo certi di poter dire che gran parte di queste
società possono aver cessato l’attività imprenditoriale per dedicarsi ad altro o per
abbracciare nuovi progetti aziendali nello stesso settore: questo è quanto ci insegna la
pratica lavorativa quotidiana, caratterizzata da costanti relazioni con fornitori, partner e
collaboratori. Nello stesso studio di USI e SUPSI sopra citato si afferma che, all’epoca
della ricerca, il 27% delle aziende operanti nel settore era di recente costituzione (cioè in
attività da meno di 5 anni)6: sarebbe interessante valutare quante di queste sono ancora
presenti sul mercato e quante ne sono nate nell’ultimo triennio. I dati potrebbero essere
sorprendenti e, cosa più importante, molto significativi per capire le complesse
dinamiche di un settore in costante evoluzione.
5
6
Cfr. ibidem.
Cfr. ibidem.
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2. Il Palazzo del Cinema: contenuti e opportunità professionali
Il Palazzo del Cinema, progetto promosso dalla Città di Locarno, è strettamente
legato al prestigio del Festival del film Locarno: una manifestazione di carattere
internazionale e di grosso impatto globale che può fungere da stimolo per la creazione
di una piattaforma privilegiata di incontro, sviluppo e collaborazione tra gli operatori del
settore audiovisivo. In data 27 luglio 2009 è stata costituita la Fondazione Casa del
Cinema, avente quale scopo la creazione di una sede unica per il Festival del film
Locarno e di spazi per altre attività legate direttamente o indirettamente alla
manifestazione, nonché di raggrupparne sotto lo stesso tetto tutte le infrastrutture
tecniche, economiche e amministrative. La Fondazione non perseguiva alcuno scopo di
lucro e si prefiggeva inoltre di sviluppare la scienza del cinema a livello accademico e
formativo. Successivamente il progetto ha attraversato diverse fasi evolutive, con
l’impegno essenziale del Municipio di Locarno che ne ha curato lo sviluppo a livello
architettonico, ingegneristico e strutturale. I cambiamenti e i miglioramenti al progetto
sono stati apportati progressivamente insieme ad importanti consulenti e partner
provenienti da più settori, sino alla recente costituzione della Palacinema Locarno SA: la
società che condurrà i lavori di costruzione prima e di gestione generale poi per il
Palazzo del Cinema.
In relazione alle attività squisitamente audiovisive che si potranno condurre
all’interno del futuro Palazzo del Cinema è possibile rilevare tre grandi aree d’azione:



l’ambito della fruizione audiovisiva;
l’ambito della promozione dei prodotti audiovisivi;
l’ambito della produzione audiovisiva, che nel prosieguo dell’analisi definiremo a
volte anche con l’espressione di contenuti e/o opportunità professionali.
Fra queste tre aree d’azione, la prima è senza dubbio legata in primis – ma non solo
– alla presenza del Festival del film Locarno e all’esigenza di garantire spazi operativi
adeguati ad uno dei più grandi eventi cinematografici svizzeri. Tra questi figurano gli
uffici della nuova sede festivaliera e soprattutto tre sale cinematografiche la cui futura
gestione commerciale è stata oggetto nei mesi scorsi di numerosi dibattiti. È
sicuramente difficile entrare nel merito di quelle che sono le strategie della Città di
Locarno per quanto riguarda l’utilizzo di questi spazi: è bene tenere presente che la loro
destinazione sarà definita soltanto a costruzione avvenuta, con l’assegnazione della
gestione delle sale tramite concorso pubblico e dunque a fronte di decisioni ben
ponderate. Tra le variabili in gioco, è di fondamentale importanza l’assoluta priorità che
dovrà sempre essere riconosciuta al Festival del film Locarno in qualità di primo
utilizzatore di tali sale cinematografiche: anzitutto durante il periodo del Festival e
secondariamente, in base alle necessità di visionamento specifiche, durante l’intero
anno solare. La gestione commerciale delle sale dovrà essere quindi subordinata ad
una loro utilizzazione di carattere culturale, che va per l’appunto dalle esigenze del
Festival del film Locarno sino alle opportunità di crescita che le varie manifestazioni
cinematografiche – o più generalmente culturali – presenti nel Locarnese potranno
cogliere grazie al Palazzo del Cinema. In tal senso riteniamo di grande interesse le
prospettive delineate da AFAT in merito alla destinazione di una delle sale di dimensioni
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più ridotte alla programmazione di opere realizzate da produttori e registi ticinesi,
nonché la destinazione di questa stessa sala ed eventualmente di altri spazi tecnici per il
lavoro di finalizzazione delle produzioni audiovisive (post-produzione avanzata, test
screening, visionamenti tecnici, anteprime, eventi promozionali e conferenze stampa). In
tal senso si può quindi prevedere «l’utilizzo di alcuni spazi del Palazzo del Cinema (in
particolare della sala più piccola) a scopo produttivo, promozionale, divulgativo e
culturale, con l’obiettivo di incrementare la visibilità dei prodotti audiovisivi ticinesi,
nazionali ed internazionali. Un ruolo e una “missione” che permetteranno di sviluppare
[…] un centro di competenza [e, ndr] di fruizione culturale alta e selezionata, i cui
benefici potrebbero ricadere sull’intera filiera dell’audiovisivo […]»7.
L’ambito della promozione dei prodotti audiovisivi è stata affrontata in maniera
esaustiva ed approfondita in CineTi. Studio per un centro di competenza
cinematografica, realizzato da AFAT - Associazione Film Audiovisivi Ticino. Ci
soffermiamo quindi in questo ulteriore studio sull’ambito della produzione audiovisiva e
sui contenuti formativi e professionali del futuro Palazzo del Cinema. Per quel che
riguarda i contenuti formativi – che andranno a costituire una delle colonne portanti del
Palazzo del Cinema – Polivideo ripone piena fiducia nella visione strategica espressa e
negli studi di approfondimento sinora elaborati dai membri della Piattaforma
dell’Audiovisivo, facente capo al Dipartimeno delle Finanze e dell’Economia della
Repubblica e Cantone Ticino. In particolare, fanno parte di tale consesso anche i tre
principali istituti di formazione operanti a livello cantonale: l’Università della Svizzera
italiana (rappresentata dal Prof. Mauro Martinoni), la Scuola Universitaria Professionale
della Svizzera italiana (rappresentata dal Direttore del Laboratorio cultura visiva JeanPierre Candeloro) e il Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive “Pio Bordoni”
(rappresentato dal Direttore Domenico Lucchini). Accanto ad essi occorre inoltre
ricordare l’apporto formativo del Festival del film Locarno – con la sua Summer Film
School, che presto potrebbe estendere la propria durata ad una pianificazione annuale –
e infine il fondamentale contributo fornito da Marco Müller nel suo primo Studio di base
per la Casa del Cinema. In questo documento gli aspetti formativi sono sempre messi a
stretto confronto con le potenzialità produttive del settore audiovisivo. In qualità di
produttore indipendente ticinese, Polivideo guarda con estremo interesse alle
prospettive delineate da Müller e in particolar modo a quella che lo stesso ha definito
come Officina del Nuovo Cinema e della Nuova Televisione. Questa è da intendersi
come un «laboratorio permanente di formazione alla produzione di lungometraggi, una
sorta di “Sundance Institute” (il Centro statunitense creato da Robert Redford) svizzero
[…]. La parte dell’Officina che sarebbe più strettamente legata all’emergere del Nuovo
Cinema e della Nuova Televisione in Ticino e in Svizzera, va costruita sullo sviluppo di
progetti di lungometraggi e di fiction televisive […]. Questa particolare ottica di
formazione consentirà all’Officina di occupare uno spazio unico in Svizzera, all’interno
del quale – oltre a offrire uno stadio formativo superiore – si potrà davvero
“accompagnare” verso la realizzazione di un lungometraggio sia registi esordienti […]
che registi giovani con già alcune prove di cinema e di televisione alle spalle […]» 8. In
tale contesto, è fondamentale il contributo che gli stessi produttori indipendenti ticinesi
potranno dare alla costituzione e alla gestione di questi progetti, che si potranno
7
AA. VV., CineTi. Studio per un centro di competenza cinematografica, AFAT, 2014, p. 18.
MARCO MÜLLER, Studio di base sulla Casa del Cinema - 31.08.2013, Locarno 2013, p. 4. L’utilizzo
della precedente dicitura, Casa del Cinema al posto di Palazzo del Cinema, è dell’autore.
8
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dapprima sviluppare e in seguito realizzare all’interno dell’Officina auspicata da Müller.
In tal senso Polivideo è a completa disposizione per configurarsi come braccio operativo
del futuro Palazzo del Cinema in ambito produttivo e formativo, secondo le modalità
illustrate più volte al Municipio di Locarno, dapprima a voce e in seguito per iscritto con
la lettera del 9 dicembre 2013 (alla quale lo stesso Municipio ha risposto positivamente
in data 17 marzo 2014) 9 . E, sempre dal punto di vista della formazione, è in via di
definizione una possibile collaborazione tra Polivideo e il CISA – a partire
dall’estate/autunno 2014 – per la collocazione di alcune attività tecnico-formative del
Conservatorio presso gli studios di Locarno-Riazzino. Anche in sede pratica – e non
solo teorica, quindi – formazione e professionalità si incontreranno già nei prossimi mesi
per dar vita ad un primo polo di insegnamento, creatività e produzione nel Locarnese.
9
Per ulteriori approfondimenti, le due lettere sono proposte in allegato al presente studio.
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3. Cinema o non cinema: nuove modalità di fruizione per i prodotti
audiovisivi
Sulla scena mondiale esistono due grandi componenti del mercato audiovisivo: la
componente globale, dominata e gestita dalle cosiddette majors internazionali, e la
componente dei mercati locali. Le majors operano evidentemente secondo criteri
funzionali al mercato e al profitto. Ciò comporta che queste ultime si siano dotate di una
struttura – totalmente interna o parzialmente esterna – funzionale alla copertura
dell'intero flusso di lavoro inerente ai prodotti audiovisivi: dalla creazione alla
distribuzione, fino all’emissione televisiva. Le componenti locali, invece, si sono finora
rette sui finanziamenti pubblici e su quelli messi a disposizione dalle società televisive
nazionali, che sono spesso le principali committenti. Gli attori locali risultano così
sottodimensionati ed eccessivamente specializzati. Inoltre, il tipo di opere da loro
prodotte non permette il raggiungimento dei mercati globali, che costituirebbero una
sorgente effettiva di redditività. Le aziende attive nei paesi europei – e quindi anche in
Svizzera – si ritrovano ad operare proprio in quest’ultima dimensione locale, dove
l'attività del produttore consiste nello sviluppare i prodotti audiovisivi con contributi statali
generalmente legati alla promozione della cultura. Risulta pertanto scarsa la possibilità,
da parte delle case di produzione, di potersi confrontare attivamente con il mercato, e
ciò a causa delle dimensioni ridotte delle strutture aziendali stesse. Il produttore
indipendente conclude spesso il proprio lavoro con la fine della produzione, dato che è
già una conquista disporre delle coperture finanziarie necessarie alla realizzazione.
Questa breve premessa è molto utile per spiegare in maniera sintetica ma efficace il
rapporto problematico che esiste tra chi lavora nel settore audiovisivo ad un livello
locale, come accade nella Svizzera italiana, e il mercato distributivo. Non dobbiamo
dimenticare che la Svizzera, come il resto del continente europeo, è un’area geografica
che dal punto di vista dell’audiovisivo tradizionale soffre di sovrapproduzione: vi è più
offerta di quanta sia la domanda, e lo dimostrano le statistiche legate alle modalità di
fruizione cinematografica e televisiva tradizionali (entrambe interessate ormai da tempo
da una forte e da una progressiva crisi)10. Non vi sono invece statistiche accurate, e
quindi affidabili, rispetto alle modalità di fruizione alternative (internet, VOD, mobile
media): questo a causa da un lato della dispersione e dall’altra della globalizzazione
dell’offerta audiovisiva, a fronte di una domanda che è sì in crescendo ma che è sempre
più selettiva e mirata (ovvero, personalizzata). Inoltre, queste statistiche sono – salvo
rari ed encomiabili casi – fortemente retroattive e consentono di effettuare delle analisi a
distanza di 3/5 anni rispetto al momento in cui si conduce la disamina: un periodo di
questa portata, nelle logiche dell’attuale fruizione audiovisiva, può rivelarsi troppo largo
e dunque essere causa di conclusioni approssimative. Un dato certo però è sotto gli
occhi di tutti: l’intervallo di tempo che trascorre tra l’uscita di un film in sala e la sua
diffusione sui personal media è sempre più ridotto e a volte completamente azzerato. A
questa constatazione va inoltre aggiunto un ulteriore ed importantissimo dettaglio:
10
Ci riferiamo nello specifico alle ricerche dell’Ufficio federale di statistica (www.bfs.admin.ch) e di Pro
Cinema - Associazione svizzera per il cinema e la distribuzione (www.procinema.ch). È bene tenere
presente però che questi dati, pur considerando molteplici tipologie di pubblico, escludono nel contempo
l’affluenza degli spettatori ai festival minori, alle rassegne locali e alle tournées (in particolar modo quelle
estive).
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vedere un film al cinema costa mediamente il doppio rispetto ai prezzi di listino delle
molteplici formule on demand. Senza considerare poi le modalità di fruizione illegali,
comprensibilmente assenti a livello statistico ufficiale. Per scelta etica non vogliamo
guardare a queste come ad una potenziale fetta di mercato, in termini soprattutto
promozionali, come è accaduto per esempio nel settore dell’editoria musicale e come
sta accadendo anche nel contesto audiovisivo a livello globale. Ci teniamo però a
sottolineare che la pirateria audiovisiva, intesa proprio come distribuzione da
contrabbando, continua a recare seri problemi ai produttori di tutto il mondo, compresi
quelli svizzeri e nello specifico quelli svizzero-italiani. Limitando l’analisi al solo Cantone
Ticino, è noto a tutti come – sulla base dell’articolo 4 della Legge sul cinema del 9
novembre 2005 e della Legge sull’imposta di bollo e sugli spettacoli cinematografici – le
istituzioni locali abbiano predisposto un meccanismo normativo specifico affinché le fonti
di finanziamento pubblico destinate ad opere audiovisive ticinesi di valore culturale siano
direttamente proporzionali con i proventi delle tasse derivanti dall’afflusso degli spettatori
nelle sale cinematografiche cantonali. Come previsto infatti dal Regolamento
d’applicazione del 19 ottobre 2010, i finanziamenti erogati attraverso il Fondo cinema
sono destinati per il 60% alla produzione di film e per il 40% alle imprese di proiezione.
A causa delle nuove modalità di fruizione, incluse quelle illegali, e ad una conseguente
diminuzione delle affluenze nelle sale cinematografiche ticinesi, tali proventi sono in
forte calo11. Ergo, è in forte calo anche la disponibilità finanziaria dei sussidi cantonali
alla cultura. Questa situazione genera una congiuntura negativa preoccupante, che ha
influssi poco rassicuranti anche sul sistema produttivo e che, allo stato attuale, nessuna
logica di distribuzione o di promozione alternativa può migliorare: le uniche modalità per
risolvere il problema sono la lotta alla pirateria (di competenza del Dipartimento
Federale di Giustizia e Polizia), una più equilibrata ridefinizione dei costi di fruizione e
delle tempistiche di distribuzione del nuovo mercato home-video on-line e infine la
revisione dei fondi di finanziamento pubblico attraverso una riforma della tassazione che
tenga in considerazione anche le nuove modalità di fruizione. Ma proprio da questo
scenario tutt’altro che roseo emerge quella che molto probabilmente sarà la grande sfida
di ogni sistema audiovisivo locale, compreso quello ticinese, per i prossimi anni:
diventare al più presto autonomi dai sussidi pubblici, per guardare a questi non più come
a delle entrate imprescindibili ma piuttosto come a dei finanziamenti integrativi.
Perché è necessario parlare e scrivere di problematiche squisitamente produttive, e
finanziarie, in un ambito di riflessione incentrato sulle nuove modalità di fruizione del
pubblico audiovisivo? Perché non è possibile concepire i due contesti come qualcosa di
completamente estraneo l’uno dall’altro: l’impegno produttivo influisce sulle modalità di
fruizione così come le modalità di fruizione influiscono sull’impegno produttivo, in un
circolo che può essere virtuoso o vizioso a seconda dei risultati raggiunti. Come
evidenziato da Marco Müller, in futuro «andrà sempre meglio organizzato il bisogno di
fare i conti con il linguaggio e con l’industria, con la vocazione, la professione e il
mercato»12. Lo stesso Müller, nel suo primo Studio di base per la Casa del Cinema
sostiene che «sono ipotizzabili attività di produzione multiculturale/transculturale che
possano risultare finanziabili con una sempre più attenta ricerca di partner privati. […] La
ricerca di nuovi partner finanziari consentirà il passaggio da un’idea di Casa del Cinema
11
OLIVIER MOESCHLER, Le statistische culturali svizzere in mutazione, Ufficio Federale di Statistica,
Berna 2013.
12
MARCO MÜLLER, Studio di base sulla Casa del Cinema - 31.08.2013, Locarno 2013, p. 6.
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IL PALAZZO DEL CINEMA DI LOCARNO
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che potrebbe rivelarsi troppo arcaica, a una nuova visione che includa anche la
dimensione di “sostegno alla produzione cine-televisiva”, operando nell’ambito di
proposte/commesse
di
serie
(collane,
collezioni)
di
programmi
di
fiction/documentari/réportages co-prodotte o pre-acquistate dalle televisioni svizzere,
europee e extraeuropee […]. Occorre identificare al più presto le nuove sfide che le
tecnologie e il mercato stanno presentando ai creatori e ai produttori audiovisivi,
impostare una riflessione su di esse che possa identificare la nuova griglia di problemi.
Problemi che vanno coniugati su scala globale – i creatori e produttori dell’audiovisivo
devono ormai pensare anche oltre le proprie frontiere nazionali» 13. Questo sostegno alla
produzione cine-televisiva deve necessariamente essere destinato in primis ai produttori
indipendenti ticinesi, e deve essere verosimilmente inserito all’interno di una politica di
incoraggiamento che incentivi le collaborazioni con i paesi esteri in via di sviluppo
identificati da Müller nel suo studio: «ne scaturirebbe a quel punto un lavoro che
potrebbe riunire accanto all’USI, alla SUPSI, al CISA e alla RSI, anche tutti i produttori e
tutte le società di servizi attive a Locarno e in Ticino […]. Lo scopo è la creazione,
attraverso la valorizzazione e la razionalizzazione degli insegnamenti, [di, ndr] un polo di
competenze in grado di coinvolgere anche l’attività produttiva e, quindi, di configurarsi
come realtà fondamentale per il futuro dell’economia terziaria ticinese» 14.
In questo universo mutevole è di vitale importanza trovare poi nuove forme di
valorizzazione e di distribuzione per i prodotti audiovisivi locali: non tanto pensando di
poter estendere il proprio attuale mercato – estremamente localizzato – a livello globale,
ma semplicemente ripensando il sistema produttivo per trovare una nuova specificità a
livello promozionale e distributivo. Non si può ideare una distribuzione avanzata e
innovativa – che possa sfruttare appieno le potenzialità del web, delle nuove tecnologie
e delle applicazioni di recente generazione che tanto influiscono sulle modalità di
fruizione del pubblico – senza prima pensare ad un approccio avanzato e innovativo per
le fasi che precedono, e preparano, la distribuzione audiovisiva: le potenzialità offerte
dal web, dalle nuove tecnologie e dalle app dei cosiddetti new mobile media (in primis
smart phone, tablet e smart tv) sono da tenere in forte considerazione sin dallo sviluppo
e dalla pre-produzione dei contenuti audiovisivi, per estendersi anche alla produzione e
alla post-produzione, e da lì raggiungere la distribuzione e la promozione. Pretendere di
valorizzare, promuovere e distribuire un sistema produttivo che fatica a stare al passo
coi tempi e che continua a trarre la propria linfa vitale da formule ormai sul viale del
tramonto, non è a nostro parere una carta vincente. Si può concepire un nuovo sistema
distributivo solo attraverso una nuova concezione del sistema produttivo, volta in prima
istanza a riequilibrare il rapporto tra domanda, offerta e modalità di fruizione. Per quanto
riguarda proprio queste ultime, più di tante statistiche ufficiali diventano preziosi e
facilmente accessibili a tutti (oltre che comprensibili) i semplici dati di visualizzazione dei
singoli video su youtube: si tratta anche in questo caso di dati parziali e a volte non
completamente attendibili, che tuttavia hanno il pregio di essere costantemente
aggiornati democratici. Analizziamo a titolo esemplificativo l’universo vario ed
eterogeneo delle web-series, su scala al tempo stesso locale e globale. La RSI Radiotelevisione svizzera ha recentemente aperto il proprio portale on-line per
produzioni web first, iniziativa nata a seguito del concorso SRG SSR Web only contest.
La prima web-series diffusa su questo portale dalla RSI è Notte noir, che nel giro di una
13
14
MARCO MÜLLER, Studio di base sulla Casa del Cinema - 31.08.2013, Locarno 2013, p. 22 e 27.
Ibidem, pp. 22 e 26.
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sola settimana di presenza sul web ha totalizzato più di 7'000 visualizzazioni, ovvero più
del doppio della media di spettatori di qualsiasi altro prodotto audiovisivo ticinese
veicolato attraverso la sola distribuzione cinematografica 15 . Il dato è ancor più
impressionante se si considera che il risultato web di Notte noir è tutt’altro che di
successo (almeno per il momento, poiché occorre attendere e valutare la risposta del
pubblico a lungo termine). Le 8'317 visualizzazioni del secondo episodio – dato di picco
aggiornato al momento in cui scriviamo – non sono purtroppo nemmeno lontanamente
vicine alle 479'129 di Lost in Google né tantomeno ai 23'066'908 di How it should have
ended (ovvero di due tra le web-series di maggiore successo – rispettivamente una in
area italofona, l’altra a livello globale – se si incrociano tra loro la qualità del prodotto, la
risposta da parte del pubblico, le reazioni da parte della critica e le opportunità
produttive colte da chi le ha realizzate). Al contrario, recenti fenomeni cinematografici
straordinari in senso propriamente etimologico del termine – come Frontaliers di Rete
Tre (perfetto esempio di transmedialità e crossmedialità creative) oppure come La
Palmira di Alberto Meroni – dimostrano che la ricettività e la reattività del pubblico in sala
sono comunque ancora alte laddove l’offerta è originale e laddove si creano, attorno alla
semplice proiezione sul grande schermo, eventi in grado di coinvolgere e appassionare
gli spettatori. La presenza di un attore o di un regista che interagiscono con i fruitori
prima o dopo la proiezione, insieme all’universo tematico territoriale, diventa infatti un
indiscusso valore aggiunto che vince qualsiasi tipo di resistenza e che torna a
convincere la gente ad uscire dalle proprie case, a spegnere almeno per un po’ i propri
dispositivi (fissi o mobili che siano). In altre parole, a riprendere posto in sala e a
gustarsi un prodotto audiovisivo in una dimensione collettiva che, in altri momenti,
sembra invece essere ormai divenuta un rito antico. Nel momento in cui scriviamo, La
Palmira si avvia con ogni probabilità ad affermarsi dopo l’estate come il film ticinese più
visto al cinema negli ultimi 10 anni; il lungometraggio è inoltre uscito proprio nel mese di
maggio 2014 anche in Italia, valicando con l’entusiasmo del pubblico italiano quei confini
che spesso si rivelano insormontabili per gran parte delle produzioni elvetiche 16. Dati,
questi, in totale controtendenza rispetto alle recenti statistiche, anche a livello nazionale,
e che devono essere analizzati – in senso positivo e propositivo – proprio alla luce della
loro straordinarietà.
Per rendere ancor più chiaro il quadro è possibile analizzare l’esperienza maturata
negli ultimi cinque anni da uno dei micro-eventi ticinesi in ambito audiovisivo: il Film
Festival Centovalli. Il settore degli eventi dedicati all’audiovisivo è senz’ombra di dubbio
uno dei più vivaci. Paradossalmente, però, il potenziale degli eventi è stato sfruttato in
Ticino solo in minima parte per promuovere al di fuori del Cantone la produzione locale.
Il campo d’analisi è infatti caratterizzato da un’anomalia di fondo: accanto ad esperienze
di assoluta eccellenza in termini produttivi ed anche in termini di organizzazione e
gestione dei grandi eventi cinematografici, non compaiono strutture e manifestazioni in
grado di esportare e valorizzare le eccellenze locali. Il settore degli eventi
cinematografici che popolano il panorama della Svizzera italiana è suddivisibile, per
15
Sempre prendendo come riferimento le statistiche sopra citate, l’attuale media degli spettatori in sala
per un film ticinese si aggira intorno alle 3'000 unità.
16
Di recente, uno dei pochi film ticinesi che ha percorso la stessa strada verso sud intrapresa da La
Palmira è stato Giochi d’estate di Rolando Colla, prodotto dalla zurighese Peacock Film e co-prodotto –
nell’ambito del Pacte de l’audiovisuel – dalla RSI - Radiotelevisione svizzera. Quest’ultimo film, per
completezza d’analisi, è però già in partenza una co-produzione italo-svizzera (dato il coinvolgimento della
casa di produzione Classic di Amedeo Pagani).
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comodità d’indagine, in tre gruppi di riferimento: il gruppo dei festival internazionali,
quello dei festival specializzati in particolari settori e quello delle rassegne culturali o
commerciali. Nella prima schiera rientrano i due grandi festival ticinesi riconosciuti sia a
livello cantonale sia a livello federale (il Festival del film Locarno e il Festival
Internazionale del Cinema Giovane Castellinaria di Bellinzona), accompagnati dai più
piccoli Corto Helvetico al Femminile - Festival Internazionale di Cortometraggi a
Tematiche Femminili (che al momento sembra però essere fermo per ragioni di
riorganizzazione) e il luganese OtherMovie. Il secondo gruppo conta quattro ulteriori
manifestazioni: il Festival dei Festival di Lugano (dedicato alla cinematografia di
montagna e ai film inerenti tale tematica presentati in altri festival europei), Swissmovie Regione Linguistica 4 (riservato alla produzione amatoriale della Svizzera italiana ed
inserito nel contesto nazionale del Concorso per Cortometraggi Amatoriali Swissmovie),
il Film Festival Centovalli (dedicato alla produzione audiovisiva del Cantone Ticino e
anch’esso momentaneamente fermo per ragioni di riorganizzazione) e Queer Popcorn (il
Festival del film gay e lesbico luganese, di cui ci risulta però una sola edizione tenutasi
nel settembre del 2012). Il terzo gruppo è infine quello più vario e dunque di più difficile
valutazione: fra le rassegne cinematografiche di carattere commerciale spicca in
particolar modo la doppia iniziativa open air Cinema a Castelgrande - Bellinzona e
Cinema al Lago - Lugano, insieme a CineMo (promosso dall’Associazione Pro Grigioni
italiano nel Moesano); fra le proposte culturali occupa invece uno spazio di rilievo
l’appuntamento annuale curato dall’Associazione Amici del Cinema del Gambarogno di
Vira Gambarogno. Una menzione a parte meritano infine le rassegne periodiche curate
dai sei cineclub o circoli del cinema ticinesi: il Circolo del Cinema di Locarno, il Circolo
del Cinema di Bellinzona, il Cineclub del Malcantone di Sessa, l’Associazione Cinema
Blenio di Acquarossa, LuganoCinema93 e il Cineclub del Mendrisiotto di Chiasso.
Un’offerta senz’ombra di dubbio molto ricca nella sua variabilità artistica e culturale, e
probabilmente riassunta qui in maniera non del tutto esaustiva data la costante
mutevolezza dell’insieme. Ma al tempo stesso un’offerta assolutamente insufficiente se
rapportata ai tre bisogni essenziali del settore audiovisivo ticinese: visibilità, promozione
e distribuzione (intesa soprattutto come esportazione). Nessuna delle manifestazioni sin
qui citate ha infatti, a vario titolo e per ragioni differenti, la possibilità o la capacità di
assolvere a un compito così urgentemente importante. Il Festival del film Locarno è una
manifestazione inserita da molti anni in una dimensione mondiale: è il più grande evento
settoriale non solo della Svizzera italiana ma della Svizzera tutta e per stessa
classificazione della FIAPF, è un Festival di prima categoria pari a grandi eventi
internazionali quali Cannes, Venezia, Berlino, Shangai, San Sebastián, Mosca, Karlovy
Vary, Mar del Plata, Cairo, Montréal e Tokyo. Un evento di questa portata è un gioiello
per il Cantone Ticino, ma non è una manifestazione adatta ad espletare la funzione di
promotore ed esportatore della produzione ticinese nel mondo; la ragione di questa
inadeguatezza sta nella stessa grandezza di Locarno: un festival internazionale deve
dare spazio ad un cinema internazionale, e non può fare altro che concedere solo una
piccola parte della propria programmazione all’audiovisivo locale. Questa
considerazione può poi essere estesa anche all’altro grande festival ticinese:
Castellinaria. Il Festival Internazionale del Cinema Giovane di Bellinzona è un unicum a
livello mondiale: è il solo evento cinematografico internazionale che ha fatto delle
tematiche giovanili abbinate al dialogo con la didattica scolastica la sua principale ragion
d’essere. Anche Castellinaria, come Locarno, negli ultimi anni ha cercato di dare uno
spazio sempre maggiore – ma giocoforza sempre minoritario – alla produzione ticinese;
i risultati ottenuti sul piano della promozione a livello internazionale del cinema e
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dell’audiovisivo locali restano così poco soddisfacenti. Per conoscere a fondo le
potenzialità dell’audiovisivo ticinese a livello produttivo professionale, semiprofessionale
e amatoriale, nonché le possibilità distributive e promozionale (anche in termini di
creazione di eventi e appuntamenti speciali), è necessario guardare in maniera analitica
all’esperienza del piccolo Film Festival Centovalli. Ad oggi l’unica manifestazione del
Cantone Ticino che si è posta l’obiettivo oneroso di dare visibilità e di promuovere la
produzione audiovisiva locale è stato proprio questo Festival: un piccolo evento
cinematografico che nel 2009 ha assunto un format completamente ticinese. Il 2009 è
infatti l’anno di nascita del Concorso per Cortometraggi Spazio Ticino ed anche l’anno di
istituzione del Premio Cinema Ticino: il riconoscimento biennale attribuito, su mandato
del Cantone durante il Festival del film Locarno, ad una personalità ticinese che si sia
distinta nel campo del cinema. Il Film Festival Centovalli è sempre rimasto un piccolo
evento dalle dimensioni piuttosto modeste, sia in termini di risorse umane che di
disponibilità finanziarie. È un festival che nelle sue edizioni più elaborate (2011, 2012 e
2013) ha potuto contare su un budget di poco superiore ai 15'000 franchi e che ha
saputo far convivere al suo interno le grandi produzioni audiovisive ticinesi e la
produzione amatoriale, le opere radicate sul territorio cantonale e i lavori dei ticinesi
all’estero, i tradizionali film del grande schermo, le realizzazioni televisive e le produzioni
più innovative o sperimentali. Nelle prime tre edizioni del Festival si sono proiettati circa
120 film ticinesi tra cortometraggi, mediometraggi e lungometraggi con punte di 400
spettatori a serata attratti in particolare dal valore aggiunto territoriale della
manifestazione. Opere di finzione, documentari, videoclip, film animati, film sperimentali,
videoarte ed altro ancora: una varietà di generi e di forme che ha restituito, con una
media di quasi 40 lavori all’anno, la grande vivacità della filiera dell’audiovisivo ticinese.
Quello che si è dimostrato sulla carta con l’ottimo documento Il settore dell’audiovisivo
nella Svizzera italiana. Studio di base, curato da USI e SUPSI, il Film Festival Centovalli
lo ha dimostrato coi fatti e sul campo, smentendo in tre anni di promozione
dell’audiovisivo ticinese l’opinione comune e diffusa secondo la quale «il cinema ticinese
non esiste» 17 . In tali termini si esprimevano infatti i principali addetti ai lavori del
Cantone, almeno sino al 2008, sostenendo la necessità di concepire il cinema svizzero
non da un punto di vista territoriale, cantonale o linguistico ma solo ed esclusivamente
sotto un profilo unitario e federale. Questo stesso errore di valutazione è stato fatto a
proposito di Film Location Switzerland: come ha ammesso lo stesso Mischa Schiwow,
presidente per 4 anni di Film Location Switzerland, non si sarebbe «mai dovuto lanciare
il progetto a livello nazionale: il percorso corretto sarebbe stato quello di creare diverse
film commission regionali e poi federarle»18. Con questa riflessione non si vuole certo
sostenere che l’audiovisivo confederato debba essere concepito solamente in maniera
regionale e frammenta, ma soltanto che si debba sempre tenere presente la necessità di
armonizzare tra loro la dimensione globale con la dimensione locale. In un certo senso il
recente impegno svizzero-italiano volto alla costituzione di una Ticino Film Commission
percorre proprio quella via prioritariamente regionale descritta da Schiwow. Ma per
promuovere l’audiovisivo svizzero e ticinese all’estero non è sufficiente attirare l’estero
in Svizzera: occorre anche vendere il risultato di questo swiss appeal in tutto il mondo,
ed esportare quanto le forze produttive locali realizzano sul territorio con una corretta
combinazione tra azione globale e azione locale. In questi termini l’idea di creare
17
Parole di Renato Berta, in un’intervista rilasciata anni fa al «Giornale del Popolo», e più volte riprese da
numerose personalità del settore.
18
Mischa Schiwow in un’intervista rilasciata a «La Regione Ticino» e pubblicata il 26 ottobre 2011.
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un’antenna promozionale per l’audiovisivo ticinese, come proposto da AFAT con il
progetto CineTi, porta avanti proprio la necessità di instaurare un equilibrio di fondo tra
glocalità e globalità: una simbiosi che diventa essenziale non solo per definire la
specificità delle produzioni svizzero-italiane ma anche per comprendere a fondo le
odierne modalità di fruizione e le preferenze del pubblico ticinese.
Con la disamina sin qui condotta non vogliamo certo scoraggiare la Città di Locarno
e i promotori del Palazzo del Cinema, che alla luce delle reali esigenze del Festival del
film Locarno hanno fatto delle sue tre sale cinematografiche il cuore pulsante dell’intera
iniziativa: le conclusioni appena tratteggiate lasciano loro margini di sviluppo molto
interessanti per la parte finale della progettazione e la successiva fase di costruzione.
Anche Polivideo ha da tempo coinvolto alcuni importanti partner a livello svizzero e
internazionale per la realizzazione, presso la sede di Locarno-Riazzino, di un multiplex
tecnologicamente all’avanguardia: una struttura che possa valorizzare al massimo la
propria collocazione in area periferica, attraverso facili vie d’accesso (ampi parcheggi e
stazione ferroviaria a pochi metri di distanza) e solide sinergie con le offerte di
intrattenimento complementari alla fruizione cinematografica (su tutte, il music
entertainment della vicina discoteca Vanilla, la più frequentata dai giovani in tutto il
Sopraceneri). Il Palazzo del Cinema non potrà certo contare su queste caratteristiche
territoriali, ma nel contempo queste stesse peculiarità non rappresentano un’esigenza
per le sale cinematografiche progettate in Piazza Castello: la struttura avrà infatti una
destinazione commerciale soltanto parziale. La principale funzione delle sale sarà di
carattere culturale, a partire dall’utilizzo che ne farà il Festival del film Locarno. Sulla
base di queste considerazioni, anche Polivideo guarda con favore alle possibili sinergie
che il Palacinema potrà mettere in atto con il Festival del Film Locarno (andando
chiaramente oltre le due sole settimane festivaliere), con gli altri Festival medio-piccoli,
con i cineclub, i circoli del cinema e le associazioni legate a vario titolo al mondo
dell’audiovisivo. In tal senso è molto significativo quanto proposto all’interno del progetto
CineTi di AFAT. Tale progetto, insieme ad altri autorevoli approfondimenti, è stato
recentemente sottoposto all’attenzione della Città di Locarno come studio di base
intorno ai contenuti professionali del Palazzo del Cinema. Siamo certi che la futura
struttura audiovisiva locarnese potrà accogliere i suggerimenti esposti in tale
documento, soprattutto per quanto riguarda le nuove modalità di fruizione degli
spettatori post-moderni. È infatti necessario tenere ben presente che pensare e
progettare degli spazi adibiti alla fruizione audiovisiva oggigiorno non può prescindere
da tre concetti di vitale importanza: modulabilità, multifunzionalità e riconvertibilità.
Occorre essere pronti non tanto a ripensare le sale cinematografiche qualora l’attuale
trend negativo dell’affluenza di pubblico nei cinema si aggravasse ulteriormente, ma a
progettarle sin da subito come qualcosa di immediatamente alternativo. Da questo punto
di vista il suggerimento di Polivideo è quello di considerare in particolar modo il mondo
degli eventi, e a tal proposito possiamo portare all’attenzione della Città di Locarno la
recente gestione dei nostri teatri di posa. La nostra idea somiglia un po’ al celebre uovo
di Colombo: tutti sanno che uno studio cine-televisivo è un luogo strettamente e
direttamente funzionale alla produzione cinematografica, televisiva e multimediale in
interno; pochi sanno far diventare tale spazio un luogo di intrattenimento totale. È quello
che accade abitualmente nei nostri studi, dove oltre alle normali produzioni fotografiche,
cinematografiche e televisive si organizzano anche spettacoli dal vivo negli ambiti del
teatro, della danza e della musica, nonché eventi legati al mondo della moda,
dell’intrattenimento e dello sport. A titolo esemplificativo citiamo soltanto l’ultima
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iniziativa pianificata proprio mentre scriviamo, ovvero il Mundial Village che si terrà
presso la nostra sede durante i Campionati Mondiali di Calcio Brasile 2014. Non
abbiamo di certo scoperto l’America: abbiamo solo allargato le nostre vedute… e aperto
le nostre porte. Anche il Palazzo del Cinema, fatte le debite proporzioni rispetto alla sua
natura istituzionale e primariamente culturale, potrà gestire le proprie sale
cinematografiche con questa filosofia polivalente, per valorizzare al massimo le strutture
ed evitare spiacevoli sorprese a lungo termine. Si potrà dare spazio ad eventi di natura
cinematografica o più generalmente culturali, come del resto hanno suggerito anche
Marco Müller ed AFAT nei rispettivi studi di base ad oggi consegnati alla Città di
Locarno. Durante i mesi scorsi Polivideo ha prodotto e distribuito, insieme alla Libreria
Editrice Vaticana, due documentari sulla santificazione dei Papi Giovanni XXIII e
Giovanni Paolo II (il dittico I Papi che cambiarono la storia). Sempre per soffermarci su
esempi concreti e su esperienze consolidate, ricordiamo che l’evento della
santificazione è stato seguito in diretta in tutto il mondo anche all’interno di sale
cinematografiche, con immagini in 3D diffuse proprio con il sistema della trasmissione
satellitare di cui si parla nello studio di AFAT. La stessa tecnologia, dal costo non
eccessivo, è del resto adottata da tempo anche per la diffusione globale dei concerti
tenuti dalle grandi band internazionali.
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4. farbenlab: un sistema di aziende dell’audiovisivo per la Città-Ticino
farbenlab è un innovativo polo sovraziendale che nasce – dopo due anni di studi di
fattibilità e di sperimentazioni tecnologiche – come elemento di forte innovazione per il
Ticino e pone il suo centro di attività nel Locarnese, a supporto dello sviluppo del settore
e del territorio; l’area di riferimento è stata individuata sulla base delle iniziative in atto
nel contesto della Nuova Politica Economica Regionale e della Filiera dell’audiovisivo.
Il core business di farbenlab è rappresentato da:

servizi e lavorazioni sui contenuti multimediali per il web e sui contenuti crossplatform e transmediali;

servizi integrativi per lo sviluppo di progetti, la pre-produzione e la produzione
audiovisiva;

servizi per l'archiviazione digitale, la conservazione, il restauro e la valorizzazione
del patrimonio digitalizzato;

servizi e lavorazioni funzionali a progetti di comunicazione e di formazione per il
territorio;

attività di lavorazione high-end (post-produzione avanzata) quali in primis la color
correction, la sonorizzazione e la creazione di colonne sonore in maniera
professionale su larga scala.
L’obiettivo di fondo è quello di entrare in diretta concorrenza con le migliori strutture
analoghe presenti nella Svizzera tedesca e romanda, nonché all’estero. La peculiarità di
questa nuova realtà sovraziendale è soprattutto l’elevato valore di expertise e di knowhow portato con sé dalle singole società promotrici, tra cui spiccano alcuni professionisti
di livello internazionale. Tale dettaglio è di fondamentale importanza per le opportunità
formative che farbenlab può portare sul territorio, nonché per la crescita dei
professionisti e dell’intero settore audiovisivo locale. La prospettiva a medio termine è
quella di cogliere concrete opportunità di servizio e di sviluppo, offrendo prestazioni
professionali di elevata qualità unite ad una politica di prezzi competitivi sia a livello
nazionale che internazionale.
Le aziende ad oggi coinvolte nel polo sovraziendale farbenlab sono otto:








Amaranta Pictures, con sede a Lugano (Luganese);
GSU SA Edizioni Musicali, con sede a Lugano (Luganese);
Polivideo SA, con sede a Locarno-Riazzino (Locarnese);
Radio Fiume Ticino SA, con sede a Locarno (Locarnese);
Spark Digital Facory SA, con sede a Mendrisio (Mendrisiotto);
Swiss E-Motion GmbH, con sede a Tenero (Locarnese);
WorldContentPole, con sede a Lugano (Luganese);
ZOX Visual Design, con sede a Taverne (Luganese).
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Non si tratta di un semplice accorpamento: la conservazione sicura, il restauro e la
valorizzazione del materiale audiovisivo digitalizzato, le attività cross-platform e
transmediali per il web e i tablet, nonché la color correction e la sonorizzazione su larga
scala, sono novità assolute nella Svizzera italiana e sono un importante step per
l'acquisizione di clienti e commesse di rilievo internazionale. È bene notare che
farbenlab non è un gruppo sovraziendale chiuso, ma un sistema aperto a tutti: qualsiasi
società che condivida i principi di fondo del gruppo e che sia interessata a farne parte –
per aumentare la propria produttività e per incrementare le proprie operazioni di
marketing e di promozione aziendale – sarà sempre la benvenuta, e sarà soprattutto
valorizzata a fronte delle risorse e delle competenze apportate. Al momento si sta
valutando l’allargamento del polo sovraziendale ad altre quattro aziende ticinesi: due
legate all’ambito produttivo, una incentrata sui servizi di digitalizzazione e una quarta
che opera nel contesto della grafica multimediale, degli effetti speciali digitali,
dell’animazione e della pubblicità.
farbenlab non è un progetto, ma una realtà già operativa a tutti gli effetti: il dittico di
documentari I Papi che cambiarono la storia, poc’anzi citato, è sì una produzione di
Polivideo ma è anche la prima prova concreta e tangibile – o meglio visibile – di come
possono lavorare in maniera coordinata le aziende che costituiscono il gruppo farbenlab:
a vario titolo, la produzione ha infatti coinvolto le altre società, ciascuna chiamata in
causa per le proprie competenze specifiche. E non è tutto: a breve sarà infatti possibile
coinvolgere il gruppo farbenlab anche su altre due produzioni, nello specifico un
cortometraggio e un lungometraggio di finzione per il cinema. La sede provvisoria della
nuova realtà sovraziendale è al momento a Locarno-Riazzino, ma la costruzione del
futuro Palazzo del Cinema in centro città potrebbe dare al polo sovraziendale una nuova
sede dotata di uffici, sale riunioni e locali tecnici. L'allacciamento diretto all'anello
svizzero in fibra ottica ad elevatissima velocità, disponibile sia a Riazzino sia a Locarno
città, consente infatti l'interscambio di contenuti in real time con clienti e fornitori
internazionali, consentendo così di trovarsi sempre al centro delle opportunità più
interessanti ed offrendo una qualità in perfetto stile Swiss Made. Nel contempo, le
singole aziende promotrici e i professionisti del nuovo polo sovraziendale possono
essere sempre operativi nelle loro attuali sedi, oppure direttamente presso il cliente
grazie all’elevato grado di mobilità delle tecnologie moderne. In questo modo farbenlab
aderisce a quella politica territoriale di decentramento che, potenziando al massimo la
centralità audiovisiva del Locarnese, valorizza allo stesso modo anche gli altri distretti
ticinesi e promuove a livello nazionale e internazionale il concetto di una vera e propria
Città-Ticino.
farbenlab è costruita sin da subito attraverso l’integrazione tra professionisti di
grande esperienza nel campo dell’audiovisivo tradizionale e giovani esperti di web,
grafica ed animazione per offrire servizi qualificati e dinamici a tutto campo. In tali
termini la nuova realtà sovraziendale si presenta sia come elemento dall’elevato
potenziale occupazionale – dato tutt’altro che trascurabile in un settore per il quale il
tasso d’occupazione medio è pari soltanto al 47% – sia come possibile occasione di
formazione professionale primaria e continua per le giovani leve e i professionisti del
settore interessati ad ampliare le proprie competenze. In questi termini si auspicano
interessanti sinergie in ambito formativo con USI, SUPSI, CISA e con altri istituti
accademici o scolastici, fondazioni e associazioni operanti in tale ambito a livello
cantonale, nazionale e internazionale.
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IL PALAZZO DEL CINEMA DI LOCARNO
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farbenlab è inoltre complementare e sinergico a tre altri progetti legati alla filiera
dell’audiovisivo ticinese: due fermi per il momento ad una fase di studio preliminare –
CineTi e BetaSuisse – ed uno in via di definitiva concretizzazione (la Ticino Film
Commission). CineTi è un progetto che AFAT sta sviluppando dall’autunno-inverno del
2012 e che si propone di definire nuovi orizzonti per la promozione e la valorizzazione
dei prodotti audiovisivi ticinesi all’interno dei confini cantonali, nel resto della Svizzera e
a livello internazionale. Come membro fondatore di AFAT Polivideo sostiene il progetto
e auspica future sinergie con CineTi sia per quanto riguarda le singole produzioni della
nostra azienda, sia per quel che concerne le attività che si svolgeranno all’interno del
gruppo farbenlab. Beta Suisse è invece il nome provvisorio dato ad una possibile e
futura realtà aziendale che potrebbe nascere a seguito di uno studio di fattibilità
attualmente in fase di svolgimento (curato dalla SUPSI - Dipartimento scienze aziendali
e sociali). Il progetto trae ispirazione dal sistema di archiviazione e digitalizzazione di
contenuti multimediali di cui dispone attualmente la RSI - Radiotelevisione svizzera. Il
sistema automatizzato potrebbe essere messo a disposizione del mercato indipendente
portando benefici a tutta la filiera dell’audiovisivo ticinese. Nel fissare le premesse allo
studio preliminare, la SUPSI ha evidenziato la necessità di configurare le future ed
eventuali prospettive aziendali di Beta Suisse come un sistema di aziende: in un certo
senso farbenlab è già questo sistema di aziende, poiché è in grado di fornire una vasta
gamma di servizi tra cui figurano anche alcune lavorazioni inerenti alla digitalizzazione
dei contenuti multimediali. Proporre più servizi su tutto l’arco della filiera è sicuramente
più vincente e più attrattivo rispetto alla singola offerta dei soli servizi di digitalizzazione,
soprattutto a fronte di una forte concorrenza su scala internazionale e di veri e propri
colossi che al momento dominano il mercato europeo o addirittura mondiale (senza però
raggiungere un fatturato soddisfacente). Lo studio a cura della SUPSI sul progetto Beta
Suisse, per il quale Polivideo è membro del gruppo di accompagnamento, sarà molto
più esaustivo rispetto a tali questioni: quello che a noi preme rilevare a tal proposito è
soprattutto il potenziale di collaborazione che lega farbenlab e Beta Suisse, in sede
teorica prima e presumibilmente pratica poi. Una riflessione a parte meritano anche le
linee di sviluppo tracciate da Marco Müller nel suo primo studio sul Palazzo del Cinema,
a proposito delle attività di restauro digitale da svolgere in parte a Locarno presso il
Palacinema e in parte a Minusio presso la Villa San Quirico 19. Müller ipotizza infatti la
creazione di un Centro per il Restauro Digitale che guardi sia al Ticino che al resto della
Svizzera e all’estero, in una corretta armonizzazione tra dinamiche locali (o glocali) e
globali. In particolare sono stati individuati due importanti partner, al tempo stesso
istituzionali e operativi: la Cinémathèque Suisse da un lato e il laboratorio italiano de
L’immagine Ritrovata dall’altro, legato all’ambiente accademico dell’Università di
Bologna. Polivideo condivide appieno le riflessioni di Marco Müller, anche perché alle
stesse la nostra azienda si è dedicata ormai da anni anche in sede operativa. farbenlab
offre già servizi per l'archiviazione digitale, la conservazione, il restauro e la
valorizzazione del patrimonio digitalizzato, in particolar modo grazie al sistema di
scansione in 4K Arriscan, ai dispositivi Nucoda Color Grading e ad alcuni software
all’avanguardia tra i quali Da Vinci Resolve e Phoenix. In tal senso farbenlab può
proporsi come possibile partner in loco del futuro Centro per il Restauro Digitale
ipotizzato da Müller, per lavorare in sinergia e a stretto contatto con la Cinémathèque
Suisse e L’immagine ritrovata. Infine, la Ticino Film Commission è l’ente di recente
costituzione che si propone di promuovere, attirare e consolidare sul territorio ticinese la
19
Cfr. MARCO MÜLLER, Studio di base sulla Casa del Cinema - 31.08.2013, Locarno 2013.
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produzione di contenuti audiovisivi, con l’obiettivo di generare maggiori ricadute
economiche, di migliorare l’immagine del territorio a livello turistico e di incrementare
l’attività delle aziende insieme all’occupazione media del settore. La nuova Film
Commission ticinese, per ora identificabile in una fondazione cui presto si affiancherà
una società anonima, condivide il principio di sostegno e promozione all’industria
audiovisiva locale tanto caro a Polivideo e al gruppo farbenlab: una fruttuosa
collaborazione tra il polo sovraziendale e la Ticino Film Commission è dunque un
approdo naturale, poiché tra i servizi che la Film Commission potrà promuovere per
attirare sul nostro territorio produzioni straniere vi sarà anche un’offerta completa e
finalmente competitiva rispetto ad altre realtà extra-cantonali operative già da anni: un
referente al tempo stesso unico e multiplo che può garantire servizi su tutto l’arco della
filiera dell’audiovisivo, in maniera singola, integrata o complessivamente coordinata (a
seconda delle esigente del cliente).
Grazie ad una recente discussione con il management del Festival del film Locarno è
stato inoltre possibile delineare alcune interessanti prospettive di collaborazione tra
farbenlab e la manifestazione internazionale locarnese, in particolar modo per Carte
Blanche. L’iniziativa è stata inaugurata nel 2011 e si propone di offrire una finestra sui
film stranieri in fase di post-produzione; nel corso di questi tre anni il Festival si è
dedicato a Colombia, Messico e Cile, mentre per il 2014 è previsto un partenariato con il
Brasile. Sulla base del meccanismo che regola Carte Blanche, i produttori dei film
selezionati partecipano al Festival presentando le proprie opere ai professionisti del
settore; una giuria tecnica è poi chiamata ad attribuire un premio di 10'000 franchi – da
destinarsi alla chiusura della post-produzione – al film ritenuto migliore. I servizi di postproduzione avanzata di farbenlab potrebbero presto diventare un ulteriore premio per i
film selezionati dal Festival, e potrebbero rafforzare ancor di più il legame tra i produttori
dei paesi ospiti e la Svizzera. Ad oggi i 10'000 franchi del premio sono infatti liberi da
vincoli territoriali e i produttori dei film vincitori possono disporre di tale somma senza
doverla per forza investire in Svizzera. farbenlab – in qualità di possibile partner del
Festival del film Locarno per Carte Blanche – potrebbe rappresentare un valore aggiunto
per questi produttori, tale da convincerli ad ultimare i loro film in Svizzera facendo capo
alle strutture, alle competenze e ai servizi del polo sovraziendale ticinese. Il tutto non
necessariamente a fronte di un pagamento del servizio garantito: farbenlab potrebbe
infatti prendere in considerazione la possibilità di sostenere la produzione attraverso la
formula dell’associazione in partecipazione, ovvero acquistando una parte del film in
cambio della prestazione fornita. Questo meccanismo può rappresentare un premio
alternativo – o integrativo – e un sicuro risparmio per i produttori, mentre per il gruppo
farbenlab può coincidere con una grande operazione di marketing a livello
internazionale 20 e con una possibile fonte di guadagno in corrispondenza della
distribuzione del film.
In questo Studio vogliamo però approfondire in particolar modo le sinergie attuabili
tra farbenlab e il futuro Palazzo del Cinema. Abbiamo già evidenziato come la sede
centrale di farbenlab potrà essere ospitata all’interno del Palazzo del Cinema con la
messa a disposizione di uffici e sale riunioni. Una prospettiva molto interessante è
20
I film presentati a Locarno nel contesto dell’iniziativa Carte Blanche sono opere di rilievo artistico,
apprezzate in tutto il mondo e spesso selezionate anche in altri importanti manifestazioni
cinematografiche internazionali.
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inoltre quella di destinare a farbenlab alcuni locali tecnici che verranno realizzati ai piani
alti della struttura. Puntando sulla post-produzione avanzata e sulle lavorazioni high-end
– in particolare nel contesto della color correction e della sonorizzazione ad ampio
raggio – alcune aziende del gruppo farbenlab potrebbero anche prendere in
considerazione l’eventualità di spostarsi presso il Palacinema qualora fosse possibile
disporre di locali tecnici utili alle loro specifiche attività. In particolare – e in una
dimensione che rappresenta l’optimum delle prospettive possibili ma che non consiste
affatto in una conditio sine qua non per una collocazione di farbenlab all’interno delle
mura del Palazzo del Cinema – si possono ipotizzare:

la destinazione di una delle tre sale cinematografiche del Palacinema –
idealmente la più piccola, e chiaramente in orari alternativi a quelli dell’apertura al
pubblico – a visionamenti tecnici e test screening;

l’allestimento di una sala di missaggio audio certificata Dolby collegata alla sala di
cui sopra (eventualmente sviluppata con nuove tecnologie all’avanguardia che si
stanno affacciando sul mercato europeo e che farbenlab sta già monitorando);

l’allestimento di una sala di color correction e color grading collegata anch’essa
alla sala di cui sopra;

l’allestimento di uno studio di visionamento tecnico (piccola sala di proiezione di
dimensioni ridotte alternativa alla sala cinematografica vera e propria, con
dotazione tecnologica leggermente inferiore);

l’allestimento di un laboratorio specializzato in restauro digitale;

una render farm competitiva nei confronti delle attuali realtà dominanti a livello di
mercato locale (collocate, per ragioni di vicinanza, in Italia e in Svizzera tedesca),
che sappia fornire servizi integrati quali conversioni di formato, conforming,
editing, visual effects e masterizzazione.
Non è detto che queste linee guida siano tutte integralmente praticabili: farbenlab
potrebbe accontentarsi di trasferire all’interno del Palazzo del Cinema soltanto la propria
sede ufficiale, andando a valorizzare la struttura con la propria presenza e traendone
viceversa lo stesso beneficio. I locali tecnici poc’anzi descritti possono benissimo essere
realizzati anche altrove, e nel Palacinema si potrebbero collocare solamente gli uffici e
le sale riunioni del gruppo farbenlab. Sarebbe però un’occasione colta solo a metà,
perché il Palazzo del Cinema può davvero diventare un polo d’eccellenza a livello
internazionale concentrando al suo interno, in maniera coordinata e completa, quelle
competenze che fanno capo a tutti e tre gli ambiti inizialmente postulati: fruizione,
promozione e – ripetiamo – produzione. Tenendo fede allo spirito e all’impostazione di
questo studio, ci siamo dedicati soprattutto alle questioni di carattere produttivo e siamo
certi che il Palacinema potrà accogliere, nel limite del possibile, le indicazioni ricevute a
proposito di tale contesto sia da AFAT sia da Polivideo stessa.
Data l’importanza di farbenlab per il Locarnese, l’Agenzia regionale per lo sviluppo
dell’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia ha deciso di sostenere
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il polo sovraziendale attraverso la formula del patrocinio istituzionale e collaborando
quindi in maniera diretta alla sua promozione e al suo sviluppo. Essendo però farbenlab
un’entità fortemente innovativa che andrà ad inserirsi operativamente non solo nel
Locarnese ma in tutto il territorio cantonale, il progetto è stato preliminarmente valutato
in termini positivi anche da parte della RSI - Radiotelevisione svizzera e dell’Ufficio per
lo Sviluppo Economico.
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Conclusioni
In quest’ultimo paragrafo riassumiamo in una sintetica tabella le nostre indicazioni
relative ai contenuti di natura professionale per il Palazzo del Cinema di Locarno.
SPECIFICITÀ DEL PALAZZO DEL CINEMA
Grande opera architettonica funzionale allo
sviluppo economico di Locarno, del Locarnese e
del Ticino
Sede stabile per il Festival del film Locarno
Necessità di concepire il Palazzo del Cinema come
un’infrastruttura incentrata sugli ambiti della
fruizione, della promozione e della produzione
audiovisive
Veicolare il concetto di un Nuovo Cinema, ovvero
dell’audiovisivo inteso come realtà eterogenea di
carattere multimediale
NUOVE MODALITÀ DI
PRODOTTI AUDIOVISIVI
FRUIZIONE
DEI
Necessità di concepire il Palazzo del Cinema come
infrastruttura in grado di misurarsi con le nuove
modalità di fruizione dell’audiovisivo (in costante
mutazione)
Necessità di concepire nuove modalità produttive e
distributive al passo coi tempi, strettamente
connesse con le nuove modalità di fruizione
CONTENUTI PROFESSIONALI NEL PALAZZO
DEL CINEMA
Sede centrale di farbenlab
Dotazione di base della sede di
caratterizzata da uffici e sale riunioni
farbenlab,
Dotazione ideale della sede di farbenlab
caratterizzata da uffici e sale riunioni nonché
comprensiva di locali tecnici
Possibili sinergie tra l’attività produttiva e l’utilizzo
per finalità tecniche di una sala cinematografica (in
orari alternativi all’apertura al pubblico)
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Locarno-Riazzino, 9 dicembre 2013
Onorevole Sindaco Carla Speziali
Lodevole Municipio di Locarno
Città di Locarno
Piazza Grande, 18
6600 - Locarno
Possibili sinergie tra le iniziative di Polivideo e del Municipio di Locarno
Onorevole Signora Sindaco,
a seguito del’incontro presso la nostra sede del xxxx, è per noi un piacere e un onore confermare la
disponibilità di Polivideo SA e Polivideo Studios nel collaborare con il Municipio di Locarno al fine di seguire
le migliori linee di sviluppo per la regione in materia di audiovisivo.
Siamo a conoscenza del progetto relativo al Palazzo del Cinema, da alcuni erroneamente ritenuto antitetico allo
sviluppo del nostro Polivideo Center e invece – a nostro parere – complementare ad esso.
I punti di incontro tra i nostri rispettivi progetti sono, in sintesi, i seguenti:
Teatro di posa
Inserire un teatro di posa all’interno della struttura delle Ex Scuole Medie di Locarno, individuata come sede
del futuro Palazzo del Cinema, si è rivelata un’opzione di non facile gestione. La collocazione di uno studio
cine-televisivo al terzo piano della nuova costruzione è, agli occhi degli addetti ai lavori, un’ipotesi
impraticabile. Polivideo Studios è a vostra completa disposizione per concordare un uso continuativo –
didattico o professionale – dei nostri due teatri di posa, destinandoli quindi anche alle esigenze del Palazzo del
Cinema.
Insediamento del CISA nel Locarnese
Il CISA, per l’audiovisivo locale, rappresenta un patrimonio d’eccellenza per il contesto della formazione
professionale di settore e siamo solidali con il vostro sforzo volto a favorire l’insediamento del Conservatorio
nella nostra regione. Per ospitare il CISA all’interno del futuro Palazzo del Cinema sono necessari alcuni
accorgimenti architettonici molto onerosi e complessi, non da ultimo la costruzione del teatro di posa di cui
sopra. Anche in questo caso Polivideo Studios è ben volentieri a disposizione per concordare insieme al vostro
lodevole consesso l’utilizzazione dei nostri studi da parte del CISA, per finalità didattiche e produttive nonché
per ospitare il Conservatorio a ragione di altre eventuali esigenze formative.
Siamo certi che il concretizzarsi armonico di due progetti fondamentali per lo sviluppo del Locarnese – il
Palazzo del Cinema da un lato, Polivideo Center dall’altro – possa creare nel Sopraceneri un polo di
produzione cinematografico e televisivo che soddisfi appieno le esigenze della RSI, e di altri importanti
interlocutori nel resto della Svizzera come all’estero. A tal proposito, Polivideo SA si è fatta promotrice di un
Polivideo SA e Polivideo Studios SA
6595 Riazzino
CH-Locarno
Tel: +41 (0)91 851 13 13
Fax: +41 (0)91 851 13 19
[email protected]
importante progetto denominato farben_lab: un polo sovraziendale dell’audiovisivo che coinvolge 8 società
aventi sede in Ticino e che si propone di essere competitivo nei confronti delle analoghe realtà presenti a nord
e a sud delle Alpi. Uno dei servizi di punta del Gruppo farben_lab saranno peraltro la post-produzione
avanzata e le lavorazioni high-end sui prodotti audiovisivi: prestazioni al momento non presenti nel nostro
territorio che potranno essere estremamente utili anche al Festival del film Locarno.
Le iniziative qui descritte, auspicate anche da Marco Müller nel suo studio di base sui contenuti del Palazzo del
Cinema, sono di fondamentale importanza per l’intera filiera dell’audiovisivo ticinese: è sulla base di tali
considerazioni che siamo certi del sostegno della Città di Locarno nei confronti delle attività di Polivideo, del
nostro futuro Polivideo Center (inteso come elemento complementare al Palazzo del Cinema) e di farben_lab.
Restiamo a sua completa disposizione per ulteriori approfondimenti. In attesa di poter riprendere con
entusiasmo e spirito propositivo i contatti con il Municipio, l’occasione è gradita per porgerle cordiali saluti.
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Enrico Manfredini
Direttore Polivideo SA