2. L`AUTORE: IRVING FISHER

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2. L`AUTORE: IRVING FISHER
GUIDA ALLA LETTURA DELLA TRADUZIONE DI PASQUALE J ANNACCONE
DI
LA NATURA DEL CAPITALE E DEL REDDITO
DI IRVING
FISHER
SIMONE VITA
UNIVERSITA' DI PISA
PISA
[email protected]
INDICE
1. Introduzione
2. L’autore: Irving Fisher
1. Biografia
2. Interpretazione
3. Il testo originale : The Nature of Capital and Income (1906)
4. Il contenuto dell’opera
5. La traduzione di Pasquale Jannacone del 1916 e le sue fonti
1. Contesto storico della traduzione
2. Il traduttore (Pasquale Jannaccone)
3. La “Biblioteca dell'Economista” e il suo editore
4. Analisi del testo: Prefazione, note del traduttore ecc..
6. Riferimenti bibliografici
1. INTRODUZIONE
Questa guida si occupa della traduzione italiana dell’opera dell’economista statunitense Irving Fisher,
The Nature of Capital and Income (1906), pubblicata da Pasquale Jannaccone nel 1916.
2. L’ AUTORE: IRVING FISHER
Irving Fisher (Saugertis, 27 febbraio 1867 – New York, 29 aprile 1947) è stato un economista e
statistico statunitense.
Contribuì in modo determinante alla teoria dei Numeri indici analizzandone le proprietà teoriche e
statistiche. Fu uno dei maggiori economisti monetari statunitensi dei primi del '900. In campo
finanziario a lui si deve la formalizzazione della equazione per stimare la relazione tra tassi di
interesse nominali e reali.
2.1 BIOGRAFIA
Fisher Irving è stato un economista e statistico statunitense. Insegnò dapprima matematica e poi, fino
al suo ritiro, economia nell'università di Yale; fu promotore di campagne per la pace, la medicina
preventiva, l'eugenetica e la stabilità monetaria. Fortunato uomo d'affari, nel 1930 fondò insieme a due
giovani economisti matematici (C.Roos e R.Frisch) la prestigiosa Econometric Society. Nella sua tesi
di dottorato, Indagini matematiche sulla teoria del valore e dei prezzi (1872), egli formulò un sistema di
equazioni di equilibrio economico generale e inoltre descrisse le preferenze dei consumatori per
mezzo di superfici di indifferenza.
L'autore fornì la prima sistematica chiarificazione del concetto di reddito come flusso e di quello di
capitale come fondo di valore, ottenuto scontando al saggio d'interesse di mercato gli appropriati flussi
di redditi futuri. Questa opera ha costituito uno dei
fondamenti della moderna contabilità aziendale e
nazionale, ma ancor più significativamente ha fornito il
primo articolato quadro concettuale in cui i valori dei beni
presenti sono influenzati dalle aspettative sul futuro dei
soggetti economici, piuttosto che dai costi passati.
Questa concezione è messa a frutto nel capolavoro di
Fisher, Il saggio d'interesse, rivisto e ripubblicato con il
titolo La teoria d’interesse (1930).
Dopo aver distinto tra saggio d'interesse reale e
monetario, Fisher dimostra come il primo sia determinato
dall'equilibrio tra domanda e offerta di fondi monetari
presenti, scambiati con fondi monetari futuri. L’offerta è regolata dalle preferenze intertemporali delle
famiglie, mentre la domanda è regolata dalle possibilità tecnologiche per le imprese di regolare di
trasformare beni presenti in beni futuri. Con quest’opera vengono definitivamente chiarite le intuizioni
di E. von Bohm Bawerk, secondo le quali la teoria dell'interesse è identica all’intera teoria del valore e
della distribuzione e l'interesse non è una componente separata del reddito, ma solo un aspetto dei
flussi di reddito. Fisher contribuì alla teoria monetaria oltre che con analisi e proposte, spesso
curiosamente eccentriche, con una magistrale riesposizione della teoria quantitativa della moneta,
organizzata attorno alla sua celebre "equazione dello scambio". La stima empirica degli elementi di
questa equazione ha rappresentato un contributo pionieristico alla statistica. Importante è stato il suo
studio dei numeri indici dei prezzi (La costruzione dei numeri indici, 1922).
2.2 INTERPRETAZIONE
La prima rudimentale esposizione di ciclo economico, la si può rinvenire nella Bibbia, Vecchio
Testamento, Genesi 41, 2-7,. È interessante confrontare, dopo migliaia di anni, le stesse regole anticicliche della Genesi 41, 34-36, con le attualissime regole anti-cicliche di Basilea III, sulle riserve di
capitale delle banche, per ridurne la pro ciclicità. Fino ai primi decenni del XX secolo, il principale
indicatore del ciclo era il livello dei prezzi, che subiva forti oscillazioni. Successivamente è iniziata una
fase, che ancora dura, in cui il livello dei prezzi mostra un andamento continuamente crescente;
l'attenzione si è quindi spostata sui livelli della produzione e dell'occupazione e, una volta definiti, dopo
la seconda guerra mondiale, standard internazionali di contabilità nazionale, si usa la variazione del
PIL come principale indicatore. Gli economisti classici non avevano elaborato una teoria del ciclo
economico, anche perché, essendo d'accordo con la legge di Say, detta Legge degli Sbocchi,
ritenevano che il mercato fosse in grado di garantire l'equilibrio tra domanda e offerta poiché era
l'offerta a determinare la domanda dei beni. Solo Malthus aveva sottolineato che poteva verificarsi un
non completo assorbimento del prodotto sul mercato con la conseguenza della creazione di giacenza
dei beni invenduti (Malthus aveva osservato che a causa del risparmio la domanda può essere
inferiore alla produzione).
Vere e proprie teorie del ciclo si hanno solo dopo il lavoro di Clément Juglar, che aveva individuato un
ciclo della durata media di 9 anni caratterizzato dall'espansione del credito e dalla riduzione delle
riserve bancarie nelle fasi di ripresa e di prosperità, dall'andamento opposto nelle fasi di recessione e
depressione.
In una prima fase, le teorie del ciclo miravano soprattutto ad individuare strumenti monetari in grado di
contenere le ampie oscillazioni dei prezzi o almeno di mitigare i loro effetti. Successivamente,
l'obiettivo è diventato quello di prolungare il più possibile le fasi di espansione e ridurre quelle di
contrazione, sostenendo la produzione e l'occupazione. Irving Fisher, prendendo le mosse da
Marshall il quale non elaborò una teoria del ciclo, ma rilevò come Jevons gli effetti negativi delle
oscillazioni dei prezzi sui pagamenti differiti (comprese le cedole dei titoli pubblici) e sul tasso
d'interesse; ripropose il Tabular Standard, distinse tra tasso d'interesse nominale e tasso d'interesse
reale, legati dalla relazione:
(in cui rr è il tasso d'interesse reale rn il tasso d'interesse nominale e π il tasso di inflazione).
Secondo Fisher, il tasso nominale non si adegua mai pienamente al tasso reale; quando i prezzi
salgono, quale che ne sia il motivo (infatti Fisher ipotizza che i prezzi possono variare per effetto di
mutamenti nella quantità di moneta o nelle aspettative degli imprenditori, per l'alternarsi di buoni e
cattivi raccolti, per invenzioni che incidono sulla produttività), il tasso d'interesse reale risulta minore di
quello nominale; per mantenere invariato il tasso reale, le banche dovrebbero aumentare i tassi
praticati e in realtà lo fanno gradualmente, ma mai in misura completa. Le imprese hanno quindi
convenienza ad indebitarsi sempre più; tuttavia, quando provano a rinnovare i loro prestiti allo stesso
tasso a cui li avevano contratti, le banche hanno aumentato ancora i tassi; si trovano quindi in difficoltà
ed alcune falliscono. Si ha così una crisi di fiducia ed i clienti delle banche iniziano a ritirare i loro
depositi. Le banche reagiscono alzando ancora i tassi d'interesse, ma alcune falliscono. Si avvia così
un processo di contrazione del credito, di minore attività produttiva e di calo dei prezzi, quindi un
processo inverso. Anche in questo caso, tuttavia, le banche non riducono il tasso d'interesse in misura
sufficiente, rendendo più oneroso l'indebitamento e creando ulteriori difficoltà per le imprese. Fisher
riteneva pertanto essenziale una migliore conoscenza delle variazioni dei prezzi e dette notevoli
contributi alla teoria dei numeri indice. Propose anche un sistema monetario tale da contrastare le
variazioni dei prezzi, detto "dollaro compensato", e basato su un paniere di merci: il contenuto in oro
del dollaro sarebbe cambiato in proporzione inversa al livello dei prezzi calcolato sui beni del paniere.
3. IL TESTO ORIGINALE: THE NATURE OF CAPITAL AND INCOME (1906)
Il testo originale è formato da cinque parti che sono schematizzate di seguito:
Introduzione:
1) La ricchezza (questo vocabolo è usato per esprimere oggetti materiali posseduti da esseri umani;
un oggetto per essere ricchezza deve possedere due condizioni: deve essere materiale e deve essere
posseduto).
2) La proprietà (per proprietà si intende appropriazione di ricchezza, ovvero possedere un bene e
avere il diritto di venderlo o di utilizzarlo a proprio piacimento).
3) Utilità (l'utilità è la desiderabilità dei futuri servizi attesi che da significato a tutti i fenomeni
economici).
la parte 1 è divisa in:
1) Capitale (ricchezza finanziaria utilizzata per sostenere l’attività d’impresa, si può dividere in capitale
stock e capitale flusso).
2) Conto capitale (è l'esposizione dell'ammontare e del valore della proprietà di un determinato
proprietario in un dato momento di tempo).
3) Capitale sommatorio (esiste quando una partita qualsiasi fa parte di due bilanci, in uno come attività
e nell'altro come passività).
La parte 2 è divisa in:
1) Reddito (è considerato un flusso durante un periodo di tempo composto di servizi astratti).
2) Conto del reddito (è l'esposizione dell'ammontare del valore di un determinato proprietario in un
dato momento di tempo).
3) Reddito sommario (un altro modo di ottenere il reddito sociale è quello di sommare i redditi netti di
tutti i singoli individui).
La parte tre è divisa in:
1) La forza della ragione del capitale e del reddito
2) Concetto di tasso di interesse
3) Valore del capitale
4) Guadagno e reddito
5) Conto del Capitale e del Reddito
6) Gli elementi di rischio
La parte 4 è composta da:
1) Sommario parte III
2) Sommario generale
3) Glossario delle definizioni
4) APPENDICE
5) INDICE
4. IL CONTENUTO DELL’OPERA
Questo libro è un tentativo di porre sopra una base razionale i concetti di capitale e di reddito ed i
relativi teoremi fondamentali. Esso costituisce pertanto una specie di filosofia del calcolo economico e
potrà fornire un anello di congiunzione, di cui si sente da lungo tempo la mancanza, fra le idee e gli usi
costituenti il sostrato delle transizioni effettive del mondo degli affari e le teorie dell'economia astratta.
La natura del reddito è un argomento che non ha ottenuto sinora, nella letteratura economica,
l’attenzione che merita. Il reddito ha una parte importante in tutti i problemi economici: è per il reddito
che esiste il capitale, è per il reddito che si esercita il lavoro; ed è la distribuzione del reddito che
costituisce la disparità della sorte fra ricco e povero. L'argomento si raccomanda all'interesse degli
uomini d'affari e a coloro che si interessano ai problemi di riforma sociale come pure a quelle
categorie speciali dei ragionamenti degli attuari e dei matematici. Il libro è ordinato in modo che il
lettore non specializzato possa omettere, se gli pare opportuno, le parti tecniche così come le
appendici.
5. LA TRADUZIONE DI PASQUALE JANNACCONE E LE SUE FONTI
5.1 CONTESTO STORICO
Nella prima metà del secolo XX si verificarono tanti cambiamenti nelle strutture e nelle relazioni
economiche e così alternate fortune sia per le comunità nazionali sia per i gruppi sociali all'interno di
esse, che molto prima dello scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 risultò evidente
l'impossibilità di ritornare alla teoria e alla pratica dell'interdipendenza economica internazionale, quali
venivano intese nel mondo prima dello scoppio della prima guerra mondiale nel 1914.
Prima del 1914, importanti trasformazioni dell'economia, quali l'aumento della potenza industriale degli
Stati Uniti o lo sviluppo di nuove tecnologie basate sull'acciaio e sull'energia elettrica, si verificarono
all'interno di un sistema di specializzazione, che non cambiò tuttavia nel suo complesso.
Sussistevano, tuttavia, divergenze sostanziali di esperienza secondo le varie nazioni e secondo le
varie epoche precedenti la prima guerra mondiale.
Nel periodo che seguì la prima guerra mondiale, uno degli economisti più autorevoli fu J.M. Keynes (le
cui opinioni circa la possibilità di un consapevole controllo economico avrebbero ristrutturato
decisamente le politiche economiche), insistette nell'esame sia dell'“interdipendenza” che
dell'“automatismo” quali si verificarono nel sistema anteriore al 1914.
Non vi è dubbio che l'economia internazionale prima del 1914 fu un prodotto dell'esperienza del
secolo XX: tanto irripetibile quanto transeunte. Si appoggiava su: l'aumento continuo della
popolazione europea, la libera migrazione oltre mare, in quantità crescente, sia di uomini sia di
capitali, la diffusione dell'industria meccanica soprattutto nell'Europa occidentale ma anche, verso la
fine del secolo, negli Stati Uniti e nel Giappone; lo sviluppo di una complicata rete di comunicazioni,
servizi bancari e assicurazioni, e l'espansione degli scambi multilaterali attraverso la specializzazione
produttiva. La combinazione di queste forze contribuì a spiegare le caratteristiche economiche del
periodo fra la fine del secolo XIX e il 1914.
Nell'Europa del Novecento lo stato più dinamico era indubbiamente l'impero tedesco. Il rapido
processo di industrializzazione si era accompagnato a un forte incremento demografico e a importanti
modifiche nella struttura della popolazione, che avevano trasformato la Germania da paese
prevalentemente agricolo in società industriale avanzata.
Nel frattempo non meno significativi furono i nuovi progressi fatti sempre in quest'ultimo decennio
dell'ottocento degli Stati Uniti d'America, dove si verificò l'ascesa di un nazionalismo a carattere
espansionistico. L'annessione delle Filippine segnò un singolare allontanamento dalla politica che
aveva tradizionalmente limitato l'influenza e l'ingerenza americana all'emisfero occidentale.
5.2 IL TRADUTTORE
Pasquale Jannaccone nacque a Napoli, il 18 maggio 1872, da Nicola e da Elisa Winspeare. Il padre,
direttore del Banco di Napoli, fu inviato in Italia settentrionale per aprire le filiali di Milano, Genova e
Torino, e in quest'ultima città si stabilì rimanendovi fino al termine della sua vita. L'autore si laureò nel
1893 presso la facoltà di giurisprudenza dell'Università di Torino, discutendo una tesi in economia
politica, sul contratto di lavoro, con S. Cognetti De Martiis.
Negli studi giovanili, egli dimostrò profondo interesse per la letteratura angloamericana, pubblicando
anche saggi di critica letteraria su E.A. Poe e W. Whitman - “L'estetica di Edgardo Poe”, in Nuova
Antologia; La poesia di Walt Whitman e l'evoluzione delle forme ritmiche, Torino 1898, argomenti
presto abbandonati per l'economia politica, cui si erano indirizzati i suoi studi universitari. Al di là del
valore obiettivo dei contributi letterari di Jannaccone, è da sottolineare l'importanza che ebbe per lui la
formazione umanistico-letteraria come elemento costitutivo del bagaglio culturale alla base del suo
pensiero economico.
A indirizzarlo verso la ricerca fu proprio Cognetti De Martiis, una fra le figure di maggior rilievo nel
processo di rinnovamento del pensiero economico italiano, ideatore e fondatore, nel dicembre 1893
presso l'istituto di economia politica da lui diretto e in collaborazione con il Museo industriale di Torino,
del Laboratorio di economia politica, di cui lo Jannaccone fu segretario, insieme con Albertini.
Come si legge dal "manifesto" programmatico, il Laboratorio si era proposto di indagare "lo stato
obiettivo dei fenomeni della vita economica, con il sussidio dei
documenti ove sono raccolti i dati dell'esperienza un lavoro di
scienza che ha carattere essenzialmente sperimentale. Si lavora
in mezzo ai fatti economici, osservandone e comparandone le
forme e ricercandone le norme". Lo Jannaccone sviluppò il tema
de Il contratto di lavoro già oggetto della sua tesi di laurea, primo
suo scritto a stampa, cui si aggiunsero negli anni successivi
diversi contributi sullo stesso argomento, usciti per lo più su La
Riforma sociale.
Conseguita la libera docenza nel 1898, nel 1900 Jannaccone
vinse il concorso per la cattedra universitaria di economia politica
a Cagliari. In questa città tenne anche, per incarico,
l'insegnamento di scienza delle finanze. Nel 1901, dopo la morte
di Cognetti De Martiis, gli successe nella direzione della quarta e
quinta serie della “Biblioteca dell'economista”; dal 1907 iniziò la
collaborazione con il quotidiano La Stampa; quindi, l'anno
successivo, entrò nel comitato di direzione della Riforma sociale.
In questi anni il pensiero economico di Jannaccone. andò
acquisendo natura di maggiore astrattezza e generalizzazione,
sviluppando il rapporto con la metodologia della statistica e delle scienze sociali. Un punto di svolta è
rappresentato dall'impianto interpretativo dello studio su Il costo di produzione nel cui ambito di analisi
rientrava anche il problema della valutazione statistica del costo del lavoro. In particolare, nel 1906, in
La Riforma sociale, intervenne nel dibattito sul problema della misurazione del costo degli scioperi,
introdotto da Coletti, invitando, in polemica con quest'ultimo, a misurarne anche i vantaggi per il
sistema produttivo in generale e sviluppando, sul terreno della statistica economica, la posizione di
Montemartini ed Einaudi. Il momento più alto della riflessione su questo nodo problematico è
rappresentato dal suo saggio “Questioni controverse nella teoria del baratto” (in La Riforma sociale).
In questo lavoro Jannaccone avanzò lo schema astratto del "monopolio bilaterale" che teorizzava e
interpretava il mercato del lavoro costituito dall'associazione degli imprenditori, da un lato, e
dall'associazione dei lavoratori dall'altro. In particolare egli indagò e definì gli elementi strutturali che
caratterizzano gli spazi e i limiti della "zona di contratto" e della "zona di arbitrato".
In questi anni Jannaccone collegò in modo particolare la sua attività di studio al riconoscimento della
funzione della statistica da parte dello Stato e fu poi tra il 1910 e il 1912, segretario generale
dell'Istituto internazionale di agricoltura, creato nel 1905, il più importante organismo internazionale di
statistica economica mondiale, sulle cui basi, nel secondo dopoguerra, avrebbe preso corpo la Food
and Agriculture Organization (FAO).
Nel suo breve mandato, egli diede un contributo significativo all'organizzazione degli uffici statistici,
tenuto conto che in questi anni la statistica andava acquisendo un ruolo di primo piano nel quadro
della riforma dello Stato in senso moderno, con relativa crescita dei compiti di regolamentazione e di
governo dei processi economici e sociali.
Nel corso degli anni Trenta fu collaboratore della Riforma sociale fino allo scioglimento, nel 1935.
Sempre nei primi anni Trenta, dedicò particolare attenzione allo studio dei riflessi della depressione
mondiale sull'economia e sulla moneta e alle relative ricadute sulla politica dei mercati e dei prezzi.
Nel luglio 1932 fu chiamato alla cattedra torinese di economia politica, succedendo ad Achille Loria,
da cui ereditò anche la guida del Laboratorio di economia politica. Dal luglio 1936, nel quadro della
politica di fascistizzazione del sistema universitario, l'insegnamento di economia politica divenne
insegnamento di economia politica corporativa, ma tale provvedimento non avrebbe influenzato
l'indirizzo dei corsi, come emerge dai testi delle lezioni raccolti e ripubblicati nel secondo dopoguerra.
L'11 novembre del 1942, al termine della sua lunga carriera universitaria, il consiglio di facoltà votò la
sua nomina a professore emerito, nonostante le opposizioni suscitate dal fatto che Jannaccone non
avesse mai preso la tessera del Partito nazionale fascista.
Nel secondo dopoguerra partecipò alla discussione sui criteri di applicazione degli aiuti internazionali e
del piano Marshall; in questo contesto rientra anche la pubblicazione del volume Moneta e lavoro
(Torino 1946) e l'attività a favore di un rinnovamento del pensiero economico in Italia, con la
traduzione degli scritti dei moderni economisti liberali come L. Robbins (La teoria della politica
economica nella economia politica classica inglese, Torino 1956).
Negli ultimi anni di vita fu a capo dell'Accademia delle scienze di Torino (1949-55) e dal 1954 fino alla
morte fu vicepresidente dell'Istituto della Enciclopedia Italiana. Il 1° dicembre 1950, per volontà di
Einaudi, divenuto presidente della Repubblica, fu nominato senatore a vita per alti meriti scientifici.
Jannaccone morìa Torino il 22 dicembre 1959.
5.3 LA “BIBLIOTECA DELL'ECONOMISTA” E IL SUO EDITORE
Francesco Ferrara dirige le prime due serie della "Biblioteca dell'economista" (edite rispettivamente tra
il 1850 e il 1855 e tra il 1859 e il 1867) che costituiscono dopo la Collezione degli "Scrittori classici
italiani di economia politica" (edita da Pietro Custodi tra il 1803 e il 1816) il primo tentativo organico di
diffondere una cultura economica europea nel mondo culturale e politico italiano. Le due serie, nelle
quali furono presentate in traduzione italiana opere generali e trattati speciali di economia, hanno
caratteristiche diverse. La prima dedicata ai "Trattati generali" (ovvero alle opere complessive e ai
manuali) presenta al lettore italiano per la prima volta in un'unica serie i testi generali di teoria
economica e di economia politica moderna a partire dai fisiocratici (con cui si apre il primo volume di
questa serie) per proseguire poi con, tra gli altri, Adam Smith, David Ricardo, Jean-Baptiste Say o
Henry Charles Carey, nonché i trattati economici dei riformatori italiani del XVIII secolo (Antonio
Genovesi, Pietro Verri, Cesare Beccaria, Gaetano Filangeri, Giovani Maria Ortes). La seconda serie è,
invece, dedicata ai "Trattati speciali", ovvero alle monografie su singoli aspetti dell'economia politica
(per esempio: rendita terriera; agricoltura; industria manifatturiera; dogane; imposte; scambi
commerciali; teoria della popolazione) ed è rilevante non tanto sul piano delle conoscenze
economiche, quanto su quello delle politiche e delle pratiche economiche.
La teoria economica ha impiegato parecchio tempo per importare nei propri modelli di analisi della
crescita il ruolo strategico e la natura di bene pubblico della conoscenza scientifica. Eppure Pasquale
Jannaccone ha fatto di questa consapevolezza il filo conduttore del proprio ruolo istituzionale alla
direzione della V serie della Biblioteca dell'Economista. La più significativa "Scelta collezione delle più
importanti produzioni di economia politica antiche e moderne, italiane e straniere", già diretta alla fonte
da Francesco Ferrara e poi da Gerolamo Boccardo, passa nel 1901 sotto la guida di Pasquale
Jannaccone. Egli, non ancora trentenne, si avvicina all'impiego editoriale con grande umiltà e allo
stesso tempo con grande personalità. Nel volume nono della quarta serie appare un'introduzione di
Jannaccone che presenta molto sinteticamente i tre testi di Schmoller, Leroy Beaulieu e Marshall,
pubblicati nei volumi successivi. Questo scritto introduttivo, insieme al necrologio a Cognetti
pubblicato nel volume quinto, parte seconda sempre della quarta serie, saranno l'unica fonte diretta
del suo pensiero rispetto alle pubblicazioni inserite nella BE.
La quinta serie della BE non solo rappresenta un'interessante testimonianza divulgativa, ma anche un
significativo cavallo di battaglia per l'affermazione di una concezione di economica diversa da quella di
scienza "pura" che stava diffondendo Pareto. In questo senso, la quinta serie della BE, può essere
considerata uno strumento nella lotta scientifica della Scuola di Torino contro la scuola di Losanna.
Pasquale Jannaccone si avvicina alla direzione della collana in un momento in cui la professione
economica in Italia è ancora frastornata, se non proprio lacerata, dal dibattito sul metodo che aveva
dominato i tre decenni precedenti e che si è arricchito di importanti approfondimenti epistemologici e
filosofici, nonché ripensamenti notevoli sulle principali categorie dell'analisi economica. La direzione di
Jannaccone alla BE si colloca nel pieno del periodo della affermazione del marginalismo in Italia. Egli
mostra una visione precisa del ruolo e del significato della raccolta, il suo attacco è alla trasformazione
dell'economia in scienza matematica, secondo la quale i fenomeni economici sarebbero riconducibili a
relazioni sufficientemente stabili o comunque prevedibili da essere rappresentate in modo analitico. La
matematica invece impedisce di cogliere il senso della evoluzione storica oltre che la complessità
sociale e culturale dalla quale emergono le teorie economiche.
Per quanto attiene alla concezione del capitale, come del resto sarà per tutte le altre tematiche, la
quinta serie può essere considerata un crogiolo di visioni, più che un prodotto d'impronta teorica
unitaria. Essa ospita il contributo di Fisher del 1906 sulla teoria del capitale e del reddito, un volume
destinato ad avere grande importanza sulle teorie del capitale, centrato sulla rivoluzionaria inversione
della logica del valore tra stock e flusso. Il valore di un bene capitale non dipende dalla quantità di
servizi che esso ha reso nel passato per arrivare alla produzione di beni finali ma dalle sue prospettive
future di generare reddito. Il valore dello stock di capitale dipende dal valore dei flussi di cassa attesi.
Ma la quinta serie ospita anche contributi meno innovativi, che tuttavia lasciano trasparire come,
quello del capitale, fosse un tema ampiamente e costantemente dibattuto in quegli anni.
In conclusione la capacità di Jannaccone di far maturare attraverso le opere della quinta serie, pur
senza avervi fatto precedere o seguire neanche una riga di proprio pugno, una visione della
conoscenza scientifica perfettamente consona con la propria sensibilità di scienziato dell'economia è
senza dubbio elevata.
La visione della scienza economica di Jannaccone trova perfetta coerenza nelle molteplici concezioni
delle categorie economiche fondanti caratteristiche della quinta serie. Una sensibilità quella mostrata
da Jannaccone che ha caratterizzato la cosiddetta "Scuola di Torino", di cui la BE può essere
considerata lo strumento divulgativo. In questo senso l'impegno editoriale di Jannaccone rappresenta
un segno di continuità garantita anche rispetto alla direzione di Ferrara.
La quinta serie della BE può essere considerata la chiave principale di questo processo di
acquisizione e diffusione della conoscenza scientifica.
5.4 ANALISI DEL TESTO
La traduzione del libro La natura del capitale e del reddito di Irving Fisher, di cui abbiamo già detto, è a
cura di Pasquale Jannaccone, ed è contenuta nel volume IV della quinta serie della Biblioteca
dell'Economista.
All'interno del volume troviamo una prefazione di I. Fisher, in cui viene spiegato che l'obiettivo
principale dell'autore è quello di chiarire i concetti di "reddito" e "capitale", come si evince dal titolo
stesso, e di enunciarne i teoremi fondamentali.
La traduzione è ricca di note da parte del traduttore, che sono uno dei pochi momenti di visibilità del
lavoro di questo “secondo autore” del testo, che in questo modo esprime il proprio parere sull’opera di
Fisher. Esse, che di solito sono riportate a piè di pagina, verranno riportate di seguito:
Nel primo capitolo: "(3) I peones, nell’America spagnuola, erano lavoratori di campagna obbligati ad
una specie di servitù o schiavitù temporanea, generalmente fino all’integrale pagamento di una
somma per debito da essi contratto di cui la servitù era il correspettivo (N. d. T.)."
Nel secondo capitolo: "(1) Il fee simple risponde, nel diritto inglese, al nostro concetto puro e semplice
di proprietà, applicato agli immobili, cioè quel dominio che riunisce in sé il dominio utile e il dominio
diretto come sono intesi nel diritto feudale o nell'enfìteusi (N. d. T.)."
"(1) Right to foreclose è il diritto che compete al creditore ipotecario di sperimentare contro il debitore
insolvente un'azione per privarlo della facoltà di purgare l’ipoteca e sostituirsi a lui nei diritti sulla cosa
ipotecata (N. d. T.)."
E ancora, sempre nello stesso capitolo: "(1) Depositati presso il ‘comptroller of the currency’ come
riserva a garanzia dei biglietti, secondo il passato sistema di emissione degli Stati Uniti (N.d.T)."
"(1) La parola «control», che ricorre così frequentemente nel linguaggio economico e finanziario
inglese ed americano, non può essere tradotta italianamente se non con perifrasi o con
approssimazioni, e corrisponderebbe, comunemente, tanto come nome quanto come verbo, al
concetto di « avere nelle mani, padroneggiare, dominare, sindacare un affare, un’azienda, una
società, o un complesso di affari, di aziende o di società ». Si è preferito tradurla letteralmente, tanto
più che in questo senso, e più in altri significati comuni, è diventata di uso corrente anche da noi,
benché non da tutti approvata (N. d. T.)."
Ed infine nel capitolo dell'Utilità troviamo: "(l) Corrisponde al nostro « pubblici servizi », che sono detti
tali appunto perché sono di «pubblica utilità» (N. d. T.)".
6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
1. The New Palgrave Dictionary of Economics, edited by Steven N. Durlauf and Lawrence E. Blume,
2. ed., Basingstoke: Palgrave Macmillan, 2008, 8 voll.
2. L’economia divulgata : stili e percorsi italiani (1840-1922), a cura di Massimo M. Augello e Marco E.
L. Guidi, Milano: F. Angeli, 2007.
3. http://it.wikipedia.org/wiki/Irving_Fisher
4. http://enciclopedia.studenti.it/irving-fisher.html
5. http://it.wikipedia.org/wiki/Pasquale_Jannaccone