PAUL IS DEAD O PAUL IS ALIVE?
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PAUL IS DEAD O PAUL IS ALIVE?
a cura di Emanuele Mastrangelo - [email protected] PAUL IS DEAD O PAUL IS ALIVE? La LEGGENDA METROPOLITANA di PAUL IS DEAD smuove centinaia e centinaia di PAGINE web, l’una contro l’altra ARMATE nell’eterna LOTTA fra COMPLOTTISTI e anticomplottisti. Eppure, con buona pace di WIKIPEDIA, un po’ più d’ATTENZIONE questa teoria la MERITA... N on si contano i siti dedicati alla teoria di «Paul is Dead». Fra siti favorevoli e contrari (ossia i seguaci della tesi opposta, PIA, «Paul is Alive»), internet trabocca letteralmente. E’ la prima categoria che nella fattispecie ci interessa e che ci pone diverse problematiche. Infatti è opportuno riuscire a discernere il grano dal loglio, distinguendo fra i contributi online degni di interesse e quelli realizzati da allucinati, mitomani o semplici burloni. Fra i primi si segnala soprattutto IAMAPHONEY, un longevo blog dedicato ai Beatles il cui curatore è anche autore di molti videodocumentari disponibili su Youtube, sul canale di Iamaphone. Dall’altro lato della trincea è il forum «Macca FunHouse» (Macca è il nomignolo affettuoso usato per McCartney dai fan), specializzato nello smantellamento delle tesi complottiste. Come tutti i forum tuttavia necessita di tempo e pazienza per rintracciare al suo interno le informazioni che stiamo cercando. In STORIA IN RETE | 26 compenso la partecipazione di più utenti garantisce un apporto più massiccio e di informazioni quanto d’opinioni rispetto ai siti curati dai singoli. Complesso, ricco e un po’ labirintico è invece «Turn Me on Dead Man», un peculiare sito che ha sezioni stile web 1.0 (con saggi su vari argomenti, fra cui «Paul is Dead», la presunta sincronia fra «The dark side of the Moon» dei Pink Floyd e il film «The Wizard of Oz» (1939), i plagi dei Led Zeppelin e l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Accanto a questi saggi c’è un blog notevolmente impegnato sul fronte dell’analisi della subcultura popolare dei miti (o dei falsi) e una webradio (basata sulla piattaforma di Live.365.com). Per gli appassionati alla teoria di «Paul is Dead», «Turn Me on Dead Man» ha anche una notevole quantità di materiale audio estremamente interessante. Altro forum straboccante di materiale di grande interesse è «Paul is Dead! Miss Him Miss Him Miss Him!», che già dal titolo fa capire quale sia la tesi sposata dai suoi curatori. Il forum ha alcuni fastidiosi popup ma in compenso è una miniera di informazioni di primissimo livello e di link ad altre realtà internettiane parallele. Davvero impressionante la sezione dedicata all’analisi delle foto delle orecchie di Paul McCartney (vedi le foto in queste pagine), dove si nota chiaramente un profilo assolutamente difforme fra quelle del Beatle «vero» e quelle del presunto Faul McCartney (ennesimo soprannome, che opera un gioco di parole fra Paul e False). Alla categoria dei complottisti militanti appartiene infine «Plastic Macca - Paul Is Dead», il cui sottotitolo recita inequivocabilmente «Paul McCartney was killed and replaced in 1966. We demand justice». Un blog che denuncia anche una presunta congiura ad opera di agenti della contro-teoria del «Paul is Alive», i cosiddetti PIAgents. Per concludere, uno sguardo a Wikipedia in italiano, per constatare com’è la pagina su «Paul is Dead». Fin dal titolo ci si accorge che - a dispetto della tanto sbandierata neutralità delle dichiarazioni di intenti, questa voce è chiaramente sbilanciata sulle tesi anticomplottiste: la Giugno 2011 pagina si intitola infatti «Leggenda della morte di Paul McCartney», mentre invece in quasi tutte le altre lingue in cui la voce esiste si chiama semplicemente «Paul is Dead», o traduzioni letterali dello stesso. La voce si concentra soprattutto sui cosiddetti «indizi», ossia le tracce che sarebbero state lasciate dai Beatles stessi nelle loro canzoni e nelle copertine degli album, ma dedica pochissimo spazio, un pugno di righe, alle analisi biometriche che, come i lettori di «Storia in Rete» (e di «Il Codice McCartney») hanno potuto vedere, rappresentano il vero fattore qualificante che fa della teoria di «Paul is Dead» qualcosa di profondamente più inquietante di un banale «Elvis è vivo e canta su Alpha Centauri IV». Wikipedia sarebbe molto più efficiente se lo stesso rigore anticomplottista fosse utilizzato nelle voci sull’11 settembre, ma questa è un’altra storia (che vedremo, fra l’altro, molto presto). Chiudiamo come di consueto con la parallela voce di Nonciclopedia correttamente intitolata «Pol is Ded», che val la pena d’essere letta anche solo per le (false, ovviamente) citazioni iniziali: «Morto? Sono morto? Perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose?» (Paul su PID) n • • • • • • http://iamaphoney.blogspot.com http://www.youtube.com/user/iamaphoney http://maccafunhouse.proboards.com http://only1rad.proboards.com/ http://it.wikipedia.org/wiki/Leggenda_della_morte_di_Paul_McCartney http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Paul_is_dead RADIO Tre Colori - Centocinquanta storie della storia d’Italia A cura di Federica Barozzi con Lorenzo Pavolini, Maria Angela Spitella e Daria Corrias Dal lunedì al venerdì dalle 14:00 alle 14:30 www.radio3.rai.it I n tempi di magra, dovremmo essere contenti che la radio di Stato si occupi di Storia patria, per giunta in un orario così importante del palinsesto. E invece man mano che la programmazione va avanti non possiamo nascondere un senso di profondo disagio e fastidio nel dover constatare come questa trasmissione alla fine sia nient’altro che un tentativo (peraltro ottimamente riuscito, chapeau) di puntellare, affermare e imporre l’egemonia culturale di gramsciana memoria. La scelta dei lettori (in gran parte intellettuali organici) è calibrata affinchè i temi che stanno da sempre a cuore ad una certa fazione siano trattati secondo l’ortodossia ideologica più allineata e coperta, fino a sconfinare nel grottesco. Il problema è che l’ascoltatore si può accorgere dell’enorme mistificazione che si fa della storia nazionale solo se la storia nazionale l’ha studiata prima. Chi userà questa trasmissione per conoscere aspetti del suo passato che ignorava, si troverà a fare la spugna che si imbeve di propaganda. In questo senso non possiamo che consigliar la trasmissione «Tre colori» solo a coloro che hanno le basi per poterne fare un ascolto critico. Soprattutto perchè è un ottimo esercizio per comprendere come si costruiscono miti, falsi storici ed egemonia culturale. Con questo caveat allora l’ascolto della propaganda più vieta si ritorce contro chi l’ha pianificata, smascherandone le intenzioni e soprattutto i sottili metodi con cui la propala e la fa passare per «verità». n storia w w w . s t o r i a i n r e t e . c o m in rete www.facebook.com/storiainrete Per saperne di più visita: www.storiainrete.com/category/sitinuovi-media