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Pagina inziale » Spettacoli » Articolo n. 2185 del 6 settembre 2004
Venezia 61: arrivano i grandi!
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Hollywood a Venezia.
È risaputo. Da molti anni ormai il cinema hollywoodiano main stream approda in massa e regolarmente ogni anno
in febbraio al festival di Berlino. Ma quella che sembrava una tappa obbligata subisce quest'anno un arresto con
quest'edizione della Biennale veneziana.
Era nelle intenzioni di Marco Mueller, il nuovo direttore, ed è stato confermato dal programma, quello di una mostra
giovane e dinamica, che metta insieme i re del cinema di serie B-italiani e gli autori più consacrati, anche dal
sistema, dalla mecca del cinema mondiale.
Ed in questo week end di cose, da questo punto di vista, qui ne sono successe... È passato ad esempio Man on
fire di Tony Scott, il "fratellino" di Ridley, un lungo videoclip sotto le mentite spoglie di un film d'azione, in cui un
perplesso Denzel Washington corre dietro e, quando li becca, tortura a morte, gli incauti rapitori di una bambina affidata alla sua protezione in una
sconvolta Città del Messico.
Trucchi di slow motion, immagini accelerate, stop frame consecutivi e velocissimi (ricordatemi di spiegarvi bene che cosa sono se ancora non l'ho
fatto... d'altronde a cosa serve scrivere su internet seppoi non mi dite queste cose via mail???) si sprecano per faticosi 146 minuti di questa
davvero difficilmente tollerabile visione.
Esplosivi inseriti nel retto, taglio consecutivo delle dita, in auto, con cauterizzazione attraverso l'accendisigari del cruscotto, sistematico
raffreddamento di colori e battute col supposto fine ottenere una visione distaccata della violenze estrema endemica in questo paese latino
americano (in Messico viene rapita una persona ogni sessanta minuti recita una perentoria scritta iniziale) o battute come: "Dio ha detto che
bisogna perdonare" a Denzel che sta per far esplodere un'auto col lanciarazzi, e lui che risponde calmo: "Il perdono è una questione tra loro e Dio,
io organizzo solo l'incontro...".
Comunque lo si vede, intendiamoci!
D'altronde sempre meglio dell'olegrafico The Merchant of Venice di Michael Radford, 124 minuti di stupendi dialoghi in versi shakespeariani e
con la stupefacente verve recitativa di Pacino, Fiennes e Iron ma cinematograficamente un progetto assolutamente nullo. Bella fotografia, location
realistiche (il film è girato davvero a Venezia e in palazzi nobiliari locali), ma le luci sono troppo false e smaccate, un po' come l'interpretazione dei
comprimari, tutti intesi a non sparire dietro la maestria dei maggiori.
E ancora cinema di grandi nomi con Mar adentro, di Alejandro Amenabar, il consacrato autore di The Other con
Nicole Kidman, dove un credibile Xavier Bardem recita la parte di un paraplegico costretto da ventotto anni a letto per
un tuffo sbagliato nell'oceano dalle scogliere di Galizia proprio dietro casa sua.
Lui implora la morte, i parenti, la chiesa, la legge non gliela concedono, ecco allora la battaglia legale per imporre il
concetto di vita come scelta, non come imposizione.
Un po' di ridondanza, qualche ripetizione, ma il tutto è efficace. Tira le corde giuste, fa piangere, e tanto, anche chi al
cinema ci va un po' da "duro professionista dell'immagine".
Ma il capolavoro vero fino ad ora è un altro...
Volete sapere quale?
Ve lo racconto nel prossimo articolo!
Va bene?
Baci dal vostro affezionatissimo inviato venexiano
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Roberto Figazzolo
Pavia, 06/09/2004 (2185)
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