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YOUNG AT ART
Sono figli d’artista. E di Pietrasanta. Nati o cresciuti tra subbie e pennelli.
Tra polvere e scaglie di marmo. Respirando l’aria unica
che si respira là dove nasce l’arte. Ecco le loro storie.
Testo di Alessia Lupoli - Foto di Paolo Witte
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Sin dalla tenera età si sono nutriti di fantasia
Non a caso in questo momento sto facendo un
e di creatività, hanno percorso, nel loro incede-
significativo apprendistato presso varie botteghe
re ancora esitante, immense distese di polvere
artigiane del territorio». Certamente il fecondo
bianca, giungle di disegni, territori favolosi. Sono
ambiente artistico di Pietrasanta ha influenza-
rimasti intrappolati in labirinti di superbi giganti
to tanti giovani talenti. Tra questi Paolo e James
di marmo, hanno sperimentato superfici levigate
Witte. I loro genitori, Geoffrey Witte Roy e Patricia
e ruvide asperità, hanno giocato con i colori del-
Mary, sono arrivati in Versilia negli anni Settanta
l’arcobaleno, hanno ammirato increduli i prodigi
invitati da Fiore de Henriquez. Hanno scoperto
della fusione. Sono i figli d’arte, o meglio, i figli
in Pietrasanta uno straordinario centro d’arte ri-
d’artista. Con la subbia e il pennello hanno fami-
manendovi per oltre vent’anni prima di riprende-
liarità da sempre, rapiti, in braccio a mamma o
re le vie del mondo: dall’Inghilterra all’India. «In
papà, dal sacro furore dell’espressione artistica.
casa vivevamo un’atmosfera unica», rivela Paolo,
Una splendida eredità, non sempre facile da ge-
fotografo. «C’era un andirivieni di artisti ed arti-
stire, che ha plasmato tante giovani sensibilità,
giani. Ricordo nella nostra abitazione di Capriglia
ne ha sospinto il percorso verso la formazione
lo studio di mio padre, figura eccentrica, dotata
di un proprio linguaggio, una propria identità.
di un eccezionale potere creativo. Ricordo i miei
Uno sguardo originale sul mondo, lontano da ste-
primi passi tra gesso, terracotta e mosaico che
reotipi, con occhi sognanti. Come quelli di Auro
lavorava mia madre. Come potevo non restare ra-
e Celso Ceccobelli, in arte l’ABC dove A sta per
pito da questo spirito! Anche mio fratello ne ha
Auro, C per Celso e B per Bruno, il padre, noto
subìto irrimediabilmente il fascino, finendo per
artista umbro, che ha il compito di supervisio-
dedicarsi alla scultura ed al restauro. A questa
nare il loro lavoro. Classe ’86 ed una laurea in
città ci lega un rapporto speciale, qui ci sentiamo
lettere all’Università di Perugia in cantiere per il
veramente a casa».
2009, i due ragazzi si dedicano da anni alla cera-
Noemi, figlia dell’artista olandese Frits Troelstra,
mica. «Forgiamo l’argilla con il mattarello come
ha vissuto un’esperienza analoga a quella del-
se fosse un impasto per la pizza o per le fettuc-
l’amico Paolo Witte, conosciuto nei caffè di
cine», raccontano. «Abbiamo iniziato per gioco,
piazza del Duomo, punto d’incontro e dibattito
emulando papà, ed è diventata la nostra passio-
creativo per eccellenza. Anche la sua è una delle
ne. Realizziamo installazioni di ceramica raku,
numerose famiglie di artisti giunta in Versilia per
complesse costruzioni simboliche che proprio
lavorare. Noemi vive sulle belle colline di Strettoia
l’arte di nostro padre ci ha ispirato. Grazie a lui
dove si dedica alla realizzazione di sculture-
abbiamo conosciuto e continuiamo a frequentare
gioiello. «Non ho mai pensato di fare l’artista»,
i maestri del marmo di Pietrasanta: il loro lavoro
dice. «Non volevo assolutamente occuparmi né di
ci lascia sempre attoniti».
arte né di lingue, l’attività di mia madre. E invece,
La scuola dei grandi artigiani è anche il punto
spontaneamente, un giorno ho sentito l’esigen-
di partenza di Michele, figlio del grande artista
za di esprimermi proprio attraverso il linguaggio
Romano Cosci. Dopo gli studi filosofici, Michele
dell’arte. Creare mi piace, mi diverte, mi fa stare
ha scelto di intraprendere con umiltà ed intensa
bene».
passione la strada tracciata dal padre, dapprima
La via della creatività è ormai tracciata anche
con il disegno e la pittura, poi con la scultura.
per le figlie di Maria Gamundi e di Earl Neiman.
«Determinante è stato il clima respirato in casa»,
Angela, la maggiore, si divide tra musica e teatro,
spiega «con mio padre sempre immerso nelle
mentre Francesca è dedita al disegno ed alla vi-
sue opere, nel suo estro creativo. Considero un
deo art. Il prossimo anno si diplomerà alla presti-
immenso privilegio poter ricevere da lui consigli e
giosa School of Visual Arts di New York, intanto
soprattutto la conoscenza di tutto un mondo che
si prepara a presentare i suoi lavori più recenti in
forse oggi si sta un po’ perdendo. Fondamentale,
uno spazio espositivo in città. «Sono molto fortu-
nella mia concezione di fare arte, la creatività
nata», dice, «senza il sostegno dei miei genitori
[4] Paolo Witte
che si unisce ad una profonda capacità tecnica.
non ce l’avrei mai fatta. Sin da piccola giocavo
[5] Francesca Neiman
[1] Noemi Troelstra
[2] Bruto Pomodoro
[3] Michele Cosci
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nei laboratori, mi divertivo a preparare pozioni
magiche; del resto tutto, allora, mi sembrava
magico, incluse le cene o le discussioni al bar tra
artisti ed artigiani ai quali facevo caricature. Ho
avuto la possibilità di crescere in un clima artistico speciale».
Vivaci talenti che hanno trovato una loro precisa
identità. Dal figlio di Bruno Lucchesi, Paul, che
vive tra New York e Pietrasanta, ai giovani di casa
Cascella, molti godono di una meritata notorietà.
E’ il caso di Bruto Pomodoro, figlio di Giò e nipote
di Arnaldo Pomodoro. Un’eredità splendida e pesante la sua, una passione che non ha conosciuto incertezze. «Mio padre seguiva con interesse
il mio cammino», afferma «ricordandomi tuttavia
che l’arte è vocazione: senza la giusta determinazione e serietà, meglio lasciar stare. Il mio è
un percorso atipico: dopo la laurea in biologia ho
lavorato per il CNR come disegnatore scientifico
in progetti di ricerca. Sin da giovanissimo ho sperimentato pittura e scultura. Una gallerista venuta a trovare mio padre vide i miei lavori e fu così
che inaugurai la prima personale. Era il 1993. Da
allora è stata una strada tutta in salita. Ci sono
voluti oltre quindici anni per emergere tra i giganti che avevo in famiglia. Pietrasanta è sempre
stata presente nella mia storia creativa. Oggi è il
mio buen retiro».
YOUNG AT ART
They were born into the trade, sons
and daughters of Pietrasanta’s artists.
Raised among chisels and brushes. In
the dust and chips of sculpted marble.
Breathing that special atmosphere that
prevails only where art is created. Here
are their stories.
Nursed on imagination and creativity. They are “children of art”—or better, the artists’ children. Ever
since they were tiny, they have been surrounded by the
tools of their parents’ trade, chisels and brushes, entranced by the sacred energy of artistic expression. An
original way of seeing the world, far removed from the
stereotypes, and they all have a dreamy, immediately- recognizable look in their eyes. Like those of Auro
and Celso Ceccobelli, sons of the well-known Umbrian
artist Bruno. For years, his sons have been working
with ceramics. “We shape our clay with a rolling pin,
as though it were pizza dough, “ they say. “It started
as a game, copying dad. And thanks to him, we met
and then continued to hobnob with the master crafters
of Pietrasanta’s marble: their work has always left us
open-mouthed, as far back as I can remember.”
The school of the great artisans was also the starting point for Michele, son of the great artist Romano
Cosci. Michele decided to follow in his father’s footsteps, on a path that led first to drawing and painting
and later to sculpture. “I think that the truly determinant factor was the atmosphere at home,” he explains,
“where my father was always busy with his work. And
so my idea of artistic endeavor is, fundamentally, creativity united with thorough mastery of technique. Not
by chance, I’m apprenticing at several workshops in
the area.”
The fecund artistic climate in Pietrasanta has also
influenced James and Paolo Witte. Their parents,
Geoffrey Witte Roy and Patricia Mary, first came to
Versilia in the 1970s. They discovered an extraordinary
center for art—and their home of more than 20 years.
“The atmosphere at the house was unique,” confesses Paolo, photographer. “The place was a continual
parade of artists and artisans. How could I not have
been drawn in by such a spirit! My brother also came
under its spell—now, he’s a sculptor and restorer. We
have a very special relationship with this city and all
it represents.”
The experience of Noemi, daughter of the Dutch artist
Frits Troelstra, has been analogous. Hers is another of
the many families of artists who first came to Versilia
to work. She lives in the lovely hills of Strettoia, where
she crafts sculpture–jewelry. “It had never crossed
my mind to become an ‘artist’—but then, one day, I
felt the urge to express myself in the language of art.
Creating is something I like: it’s fun and very satisfying.”
Likewise, the path to creative work was laid out early
in life for the daughters of Maria Gamundi and Earl
Neiman. Angela, the eldest, splits her time between
music and theater, while Francesca’s work centers on
drawing and video art. “When I was a kid,” she says,
“my play spaces were the workshops; back then everything was magical, even the dinners and the pub discussions among the artists and artisans... while I drew
their caricatures!”
Lively talents, who have defined precise identities for
themselves. From Bruno Lucchesi’s son Paul, now
of New York and Pietrasanta, to the Cascella offspring, many of Pietrasanta’s “children of art” enjoy well-merited renown. Another sterling example is
Bruto Pomodoro, son of Giò and nephew of Arnaldo
Pomodoro. “My father took a great interest in my artistic development,” he remarks, “but always while
reminding me that art is a vocation. A gallerist who
came to see us in 1993 offered me the occasion for
my first one man show. Nevertheless, it’s always been
an uphill climb. Pietrasanta has been a constant presence in my creative life and today, it’s my buen retiro.”