DeltaE Srl - Dipartimento di Fisica
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Master FERDOS Attività di Laboratorio MASTER FERDOS Dipartimento di Fisica - Università della Calabria a.a. 2003/2004 Dispensa Spettri di raggi γ utilizzando Scintillatori NaI(Tl) Docenti: Raffaele Agostino Tutor: Salvatore Abate DeltaE S.r.l. 1/9 DeltaE srl Master FERDOS Attività di Laboratorio DeltaE srl Elementi di Spettroscopia γ con uso di scintillatori 1 Interazione radiazione cristallo. Uno scintillatore è un materiale capace di convertire in impulsi di luce parte dell’energia persa per ionizzazione della radiazione che lo attraversa. La combinazione del cristallo scintillatore e del rivelatore di fotoni è detto contatore a scintillazione. Come è noto lo ioduro di sodio è igroscopico, quindi esso deve essere difeso dall'umidità; il cristallo utilizzato è perciò protetto in un involucro di alluminio spesso 0.8 mm circa il quale funge anche da schermo agli elettroni. Quindi uno scintillatore NaI(Tl) può essere utilizzato come spettrometro γ ma non è adatto per studiare i decadimenti β o la componente elettronica dei raggi cosmici. La scarsa efficienza verso la radiazione β è dovuta al suo alto numero atomico medio: l’angolo di uscita di un elettrone in seguito ad un urto è tanto maggiore quanto più alto è il valore di Z del materiale e di conseguenza una gran quantità di elettroni fuoriesce dal cristallo prima di depositare tutta l’energia. Per comprendere lo spettro di risposta dello strumento descriveremo brevemente i processi di interazione fotone/materia. L’intensità di un fascio monoenergetico di fotoni che attraversa uno spessore x di un certo materiale decresce secondo la legge I(E) = I0(E)e-µx dove µ= µ (E) è il coefficiente totale di attenuazione, riferito all’unità di spessore, dato dalla somma dei contributi di tutte le sezioni d'urto d'interazione. In sintesi i fenomeni di maggiore importanza sono: l'effetto fotoelettrico, l’interazione Compton e la produzione di coppie. 2 Effetto fotoelettrico Nell'effetto fotoelettrico il fotone viene assorbito da un atomo del materiale il quale, di conseguenza, emette un elettrone, detto fotoelettrone, di energia pari a E = hν-Eb dove hν è l'energia del raggio γ incidente ed Eb è l'energia di legame dell'elettrone; l'energia Eb viene in seguito emessa sotto forma di raggi X (diseccitazione radiativa) o elettroni Auger (diseccitazione non-radiativa) dopo il riempimento della lacuna lasciata nell'atomo in seguito alla perdita del fotoelettrone. I raggi X vengono poi riassorbiti in un successivo effetto fotoelettrico. Il risultato è che tutta l'energia del fotone è convertita interamente al cristallo sotto forma di energia cinetica di elettroni tramite ionizzazione ed eccitazione. Gli elettroni che acquistano energia in questi processi a cascata, la restituiscono attraverso l’emissione di luce sugli atomi attivatori (gli atomi di Tl nel NaI(Tl)). Nell’intervallo di risposta lineare dello scintillatore, il numero di fotoni emessi è quindi proporzionale all’energia ceduta dal fotone γ. L’intensità della luce emessa in un 2/9 Master FERDOS Attività di Laboratorio DeltaE srl impulso successivo alla cattura di un fotone γ è quindi la misura dell’energia del fotone stesso. E’ quindi sufficiente produrre un istogramma dell’intensità di uno sciame di impulsi luminosi creato da un fascio di raggi γ per riprodurre lo spettro energetico dello stesso. Un fascio monoenergetico di raggi γ che interagisce solo per effetto fotoelettrico darebbe quindi un singolo ‘fotopicco’ corrispondente all'energia del fascio. 3 Effetto Compton Nell'effetto Compton si ha una collisione tra un fotone e un elettrone in cui parte dell'energia del primo viene ceduta al secondo e il fotone incidente è deviato. Il risultato della diffusione per effetto Compton è che il raggio γ uscente ha un'energia pari a hν ′ = hν 1 + hν me c 2 (1 − cos(θ )) ( ) dove hν è l'energia iniziale del raggio γ, me la massa dell’elettrone, mec2 (energia a riposo associata alla massa dell’elettrone) = 0,511 MeV e θ è l'angolo tra la direzione del fotone incidente e quella del fotone uscente. L'elettrone acquista un'energia ∆E pari alla differenza tra quella del fotone entrante e quella del fotone uscente. hν' hν θ - e e- ∆E Figura 1. Rappresentazione schematica dell’effetto Compton. Un fotone interagisce con un elettrone (sinistra) essendo da esso deviato dalla sua traiettoria iniziale con un angolo θ (destra). Di conseguenza l’elettrone acquista un’energia cinetica ∆E. Al variare dell'angolo θ di scattering l'energia dell'elettrone varia fra zero (θ=0) e un massimo (θ=π) pari a Ec = hν 1 1 + me c 2 2hν ( ) Se il fotone uscente dall’interazione non è assorbito nel rivelatore, solo l’elettrone urtato depositerà energia nel cristallo. Il valore massimo dell'energia ceduta in un singolo urto Compton, Ec, è detta soglia Compton. Lo spettro che si ottiene da un fascio monocromatico di raggi γ che attraversano lo scintillatore subendo soltanto un’interazione di tipo Compton, è costituito da un continuo tra 0 ed 3/9 Master FERDOS Attività di Laboratorio DeltaE srl Ec. Non troveremo quindi alcuna intensità al di sopra di Ec ed al di sotto del picco dovuto all’assorbimento per effetto fotoelettrico. Intensità Picco “fotoelettrico” (Conteggi) Continuo Compton Ec hν Eventi Compton multipli Energia (Intensità luminescenza) Figura 2. Spettro creato da un fascio di fotoni ad energia hν. Il picco “fotoelettrico” è dovuto alla cessione di tutta l’energia dei fotoni agli elettroni del cristallo. L’emissione del continuo Compton è invece dovuto a elettroni che ricevono energia da un fotone γ che attraversa il cristallo subendo soltanto un urto di tipo Compton. Eventi Compton multipli generano un fondo fra l’energia della soglia Compton Ec e il picco “fotoelettrico”. I raggi γ che hanno già subito un urto di tipo Compton, se il cristallo è sufficientemente grande, possono subire nuovamente tale tipo di interazione nello scintillatore fornendo un fondo di eventi a diffusione multipla fra picco “fotoelettrico” e soglia Compton. Viceversa, se l’elettrone che ha subito in singolo evento Compton è assorbito per effetto fotoelettrico, tutta l'energia del raggio γ incidente è assorbita dal rivelatore e si ha un ulteriore contributo al picco “fotoelettrico”. + - 4 Creazione di coppie e /e Per raggi γ con energia hν maggiore dell’equivalente di due masse elettroniche (2 mec2 = 1.022 MeV) bisogna considerare la possibilità della creazione di coppie positrone/elettrone (e+e-). Un positrone così creato si annichila velocemente con un elettrone del cristallo generando due fotoni γ da 0.511 MeV. Entrambi questi fotoni possono essere rivelati allora tutta l'energia del fotone iniziale è raccolta e si ha ancora un contributo al picco “fotoelettrico”. Se, invece, uno o entrambi fuoriescono si ha la perdita di 0.511 MeV o 1.022 MeV e nello spettro appaiono il picco di “single escape” e quello di “double escape” a tale distanza dal picco “fotoelettrico”. Una rappresentazione delle diverse interazioni è mostrata in figura 3 assieme alle caratteristiche dello spettro di risposta. I diversi processi hanno probabilità diverse al variare dell'energia e del materiale. 5 Altri effetti Per concludere consideriamo la fluorescenza da livelli profondi degli atomi del cristallo o del contenitore indotta da elettroni molto veloci (prodotti per effetto fotoelettrico o provenienti da una 4/9 Master FERDOS Attività di Laboratorio DeltaE srl sorgente β). Nel NaI(Tl) si potrà, per esempio, ionizzare gli atomi di I estraendo un elettrone dal livello K che ha energia di legame Eb = 33.17 keV. La diseccitazione di tale livello provoca l’emissione per fluorescenza di fotoni con hν = 28.6 keV che provocheranno un picco spurio a tale energia. Normalmente tale picco è poco intenso divenendo visibile solo in presenza di un forte radiazione β. Uno scintillatore può anche rivelare la radiazione di fluorescenza degli elementi pesanti contenuti nell’involucro. Tipico esempio è la radiazione Kα del Pb a circa 75 KeV quando lo stesso è utilizzato per schermare i cristalli di scintillatore. Fa parte degli effetti della cattura di elettroni veloci anche la radiazione di Bremmstrahlung emessa dagli stessi per frenamento nel solido. Tale radiazione di solito di manifesta nello spettro come un fondo esponenzialmente decrescente in energia. L’energia massima della radiazione prodotta per frenamento è quella degli elettroni che la provocano. Estrapolando dallo spettro (in scala semilogaritmica) l’intersezione fra la curva e l’asse dell’energia si ottiene una stima dell’energia degli elettroni rivelati. In cristalli di dimensioni ridotte contenuti in involucri con elementi pesanti si deve tener conto della radiazione retrodiffusa. Tale radiazione è dovuta alla diffusione a grandi angoli per effetto Compton della radiazione γ da parte dell’involucro e si manifesta con un picco a circa 200-250 keV. Tipicamente il picco è largo alcune decine di keV ed è asimmetrico con una coda più alta verso alte energie. 5/9 Master FERDOS Attività di Laboratorio DeltaE srl Figura 3. Illustrazione dei vari processi che contribuiscono alla risposta di un rivelatore a una sorgente di raggi γ. Nello ioduro di sodio l'andamento delle tre sezioni d'urto e della loro somma è descritto in figura 4. Figura 4 Coefficienti di attenuazione di massa per lo ioduro di sodio(Handbuch der Physik XXXIV, Corpuscles and radiation in matter vol 2.) 6/9 Master FERDOS Attività di Laboratorio DeltaE srl Esempi di spettri γ 3 12x10 10 60Co 1.33 MeV Canale 908 2500 Energia (keV) 60Co Scintillatore NaI(Tl) 120 s 2048 canali 60Co 1.17 MeV Canale 805 2000 1500 1000 Fit energia = -47.38+1.5176*canale 500 0 Conteggi 8 0 400 800 1200 Canale 1600 6 Fotoni retrodiffusi Canale 151 Soglia Compton Pb Campione 4 60Co Picco somma 1.17+1.33 MeV Canale 1682 Scintillatore Involucro 2 Continuo Compton Soglia Compton Compton Multiplo 0 0 500 1000 Canale 1500 2000 Spettro di emissione γ da 60Co rivelatola uno scintillatore NaI(Tl). Lo spettro è riportato in conteggi per canale. Il numero di canali è 2048 e copre l’intervallo 0-3 MeV. Le due righe intense sono dovute all’emissione caratteristica a 1173 keV e 1332 keV. Si nota, inoltre anche il picco somma a 2505 keV. Assegnando le energie ad ogni picco possiamo calibrare lo spettrometro calcolando la relazione fra energia e canale. Nel grafico a destra in alto è visibile la curva di migliore interpolazione lineare ed il relativo risultato. Continuando l’analisi delle strutture secondarie dello spettro, notiamo la soglia Compton visibile a circa 965 keV (canale 665) relativa al picco a 1173 keV. Il continuo Compton è responsabile dell’alta intensità fra 0 e la soglia Compton. La soglia Compton relativa al picco a 1332 keV è nascosta dalla presenza del picco a 1173 keV. Infine, anche il picco somma a 2505 eV presenta una soglia Compton a 2273 keV (canale 1533). La presenza di tutte le strutture relative allo scattering Compton indica che il cristallo dello scintillatore utilizzato ha dimensioni ridotte. Infine, notiamo la presenza del picco di fotoni retrodiffusi dal contenitore dello scintillatore con massimo a 186 keV (canale 151). La geometria di misura è riportata in figura a destra in basso. 7/9 Master FERDOS Attività di Laboratorio 204Tl Emissione beta 763 keV Scintillatore NaI(Tl) 120 s 2048 canali Canale 42 Fluorescenza I Kα 1000 100 DeltaE srl Conteggi Bremsstrahlung 10 1 0 200 400 600 800 1000 1200 Canale 1400 1600 1800 2000 Spettro prodotto da un campione di 204Tl acquisito nella geometria riportata nella pagina precedente. Questo radioisotopo emette particelle β a 763 keV e non presenta radiazione γ. Nello spettro sono presenti solo gli effetti secondari indotti dagli elettroni. A bassa energia notiamo il picco di emissione per fluorescenza indotta nello iodio dello scintillatore a circa 30 keV. La radiazione di frenamento (Bremsstrahlung) è presente nello spettro come fondo decrescente fino al canale corrispondente all’energia cinetica degli elettroni. Per una più precisa estrapolazione dell’energia limite di radiazione di Bremsstrahlung è necessaria una misura su tempi molto maggiori. 8/9 Master FERDOS Attività di Laboratorio DeltaE srl La presente dispensa è ottenuta utilizzando i materiali presenti sui seguenti siti: www.science.unitn.it/~fisica1/raggi_x/pdf_ppt/ tonno.tesre.bo.cnr.it/~amati/tesi/ www.ge.infn.it/~corvi/doc/didattica/radioattivita/ dispense/ www.iapht.unito.it/uranio/ www.isac.cnr.it/~climstor/michele/print/tesi.pdf e dal testo: G. F. Knoll, (1989), “Radiation Detection and Measurement”, 2° ed., JOHN WILEY & sons 9/9