Scarica il file PDF
Transcript
Scarica il file PDF
La famiglia eterologa 1. Sono trascorse molte migliaia di anni perché la famiglia della specie umana si strutturasse attraverso evoluzioni sempre più articolate fino a giungere alla famiglia eterologa di cui la massima espressione è la Donor 1476 famlily.1 Il lontano inizio è ritenuto quello della famiglia matrilineare, composta da donne e dai figli lasciati in eredità dai cosiddetti “mariti in visita”, inconsapevoli della propria paternità perché sconosciuto era il rapporto tra l’atto sessuale e la fecondazione. La successiva famiglia patrilineare eterosessuale è quella che ancor oggi prevale nelle varie etnie. La sua organizzazione ha preso spesso, e in prevalenza nel passato, le forme della famiglia patriarcale caratterizzata dal convivere sotto lo stesso tetto di tutti o molti membri – nonni, genitori, fratelli e sorelle, generi e nuore e nipoti geneticamente correlati nel loro complesso, costituendo lo stesso ceppo. Una recente evoluzione della famiglia patriarcale può essere in qualche misura considerata la cosiddetta famiglia allargata o ricomposta che in Italia è ritenuta consistere in circa mezzo milione di famiglie. Si tratta di coppie, coniugate o non, in cui almeno uno dei due coniugi ha avuto un matrimonio o una separazione alle spalle. All’interno di queste famiglie convivono figli assieme a genitori biologici e a genitori acquisiti. La famiglia allargata si è sviluppata in modo particolare nel periodo post-industriale, cioè a partire dagli ultimi anni del ’900, ed oggi è piuttosto diffusa a seconda della collocazione geografica. Naturalmente in luogo della famiglia intesa come “un complesso di individui congiunti da vincoli di sangue (padre, madre, figli) o uniti da rapporto di parentela o di affinità” sussistono e sono in misura progressivamente crescente le persone non coniugate né conviventi che oggi sono chiamate single senza distinguerne il sesso. Un tempo venivano denominati rispettivamente con gli obsoleti termini di celibe e nubile. Si tratta di persone mai coniugate oppure separate o divorziate. 1 FIORI A. Senza famiglia (Editoriale). Medicina e Morale; 2008; 4: 719-722. Medicina e Morale 2012/3: 347-352 347 EDITORIALE Del tutto nuovi, perlomeno sotto il profilo giuridico prevalente, sono i cosiddetti matrimoni omosessuali, maschili o femminili, che in molti paesi possono adottare figli ovvero procurarseli attraverso la fecondazione artificiale omologa od eterologa. Altra forma di organizzazione è quella della famiglia adottiva che non è una famiglia da letto, ma una famiglia che si è legalmente assunta il ruolo di genitori per una persona nata da altri genitori e che viene accolta come un membro della famiglia. Nell’ambito di questa varietà delle attuali strutture famigliari, alcune giuridicamente accettate in alcuni stati, si può oggi motivatamente considerare famiglia eterologa una famiglia che per la sterilità di uno od entrambi i componenti della coppia, decide di avere figli non già per adozione bensì per fecondazione eterologa. In questa la procreazione si attua o utilizzando un ovocito di altra donna ed il seme del marito, o l’ovocito della donna e il seme di altro uomo o addirittura seme ed ovocito provenienti da donatori. In questo categoria si deve prioritariamente includere una famiglia che convive simulando una famiglia “normale”. Ma, in senso lato, si potrebbe considerare tale, sia pure paradossalmente, la famiglia allargata, non convivente e soprattutto priva di conoscenze circa la identità dei figli, costituita dai numerosi frutti di donazioni multiple ed anonime di seme dello stesso donatore a donne diverse: cioè una sorta di famiglia virtuale inconsapevole. Come la “famiglia eterologa allargata” costituita dal donor 1476 già citata in altra occasione.2 Se per famiglia si intende “un complesso di individui congiunti da vincoli di sangue (padre, madre, figli) o uniti da rapporto di parentela o di affinità” la Donor 1476 family può essere considerata tale sotto il profilo biologico, perché i figli sono tutti geneticamente derivati da un unico padre, ma non sotto quello sociologico che deriva da consolidate strutture millenarie. Questa singolare “family” riunisce tutti i bambini nati da un “generoso” donatore di seme occultato dall’anonimo numero 1476, che si reclamizza e chiede adesioni mediante un proprio sito internet. La fecondazione eterologa è giunta a questi estremi, facilitati, per il seme maschile, dai milioni di sperma- 2 Ibid. 348 Medicina e Morale 2012/3 EDITORIALE tozoi che vi sono contenuti e che, sotto questo profilo, offrono possibilità non realizzabili con il basso numero di ovuli donabili dalle donne mediante metodi di prelievo invasivi. L’analogia di tecnica e di risultato con la fecondazione assistita nel mondo animale è ormai completa. 2. Nel tentativo di indebolire, in Italia, la legge 40 del 2004, già attuato con la consueta tecnica della cosiddetta “giurisprudenza normativa” realizzata, interpretando in sede di giudizi del merito, in cassazione o addirittura della corte costituzionale parti della legge 40 del 2004, alcuni tribunali hanno ritenuto di dover sollevare questione di legittimità costituzionale relativamente all’art. 4 n. 3 della legge, che vieta la fecondazione eterologa. La Corte Costituzionale che si è pronunciata il 22 maggio 2012 rinviando gli atti ai tribunali che avevano promosso i ricorsi, chiedendo di valutare la questione alla luce della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 3 novembre 2011. Quest’ultima ha stabilito che impedire per legge alle coppie sterili di ricorrere alla fecondazione in vitro eterologa non è una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Resta per ora in vigore, in Italia, il divieto della fecondazione eterologa, ossia con ovociti o gameti non appartenenti alla coppia, previsto dalla Legge 40/2004. La sentenza dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo pronunciata il 3 novembre 2011 (caso S.H. et Al.v. Austria n. 57813/00) riguardava il giudizio instaurato nei confronti dell’Austria, a proposito della disciplina che pone il divieto di fecondazione artificiale eterologa.3 Nella sentenza, resa in via definitiva, la Grande Camera ha superato, ribaltandolo, il giudizio espresso dalla Camera semplice il 1° aprile 2011, affermando che il divieto di fecondazione artificiale eterologa, contenuto nella legge austriaca, non contrasta con gli artt. 8 (diritto alla vita privata e familiare) e 14 (principio di non discriminazione) della Convenzione europea per la 3 La sentenza è ampiamente commentata da: CASINI M. La Corte europea dei diritti dell’uomo: il divieto di eterologa non viola la Convenzione europea sui diritti umani. Nota in margine alla sentenza della Grande Camera del 3 novembre 2011. Medicina e Morale 2012; 1: 13-29. Medicina e Morale 2012/3 349 EDITORIALE salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali. La Corte non ha invece affrontato le questioni bioetiche e biogiuridiche sollevate dai diritti dei figli, ed ha salvato la legge austriaca facendo riferimento alla dottrina del c.d. “margine di apprezzamento” degli Stati membri. 3. Il problema bioetico e biogiuridico e quindi biopolitico maggiore del divieto di fecondazione eterologa è costituito dalle conseguenze sui figli che è resa più grave nel caso di eventuale scelta normativa dell’anonimato del donatore che in verità si sta riducendo data la sua palese assurdità ed ingiustizia. In Europa i Paesi che consentono la fecondazione eterologa anonima sono Grecia, Belgio, Danimarca, Spagna e Francia. Ma recentemente un tribunale francese si è pronunciato sulla possibilità per una donna nata da donazione anonima di sperma, di entrare in contatto con il proprio padre biologico anche per accertare se il fratello, pure nato da fecondazione eterologa, abbia lo stesso padre. Altri paesi europei vietano l’anonimato: Germania, Gran Bretagna, Olanda, Svizzera (a seguito di una modifica costituzionale). L’Austria consente la conoscenza del genitore biologico al figlio che abbia superato i 14 anni e la Finlandia dopo i 18. La Svezia, che in precedenza prevedeva l’anonimato, ha in seguito cambiato la norma abolendolo. È noto che il divieto di anonimato ha ridotto il numero delle fecondazioni eterologhe: dimostrazione evidente che si prova imbarazzo ad avvalersene, e che si pretenderebbe vivere in una famiglia connotata dalla menzogna a danno del minore che non raramente viene ad apprendere il proprio stato dagli amici, essendo questi eventi difficilmente occultabili. Del resto anche il permesso al figlio di conoscere la propria origine solo dopo i 14 o 18 anni lascia molto perplessi se si considera che il trauma psichico tardivo può essere peggiore di quello prodotto in tenera età. Nella famiglia eterologa, in genere, uno o più componenti hanno origine ignota, talora perfino ai genitori, padre e/o madre e questo genera un’area di mistero e di reticenza che contrasta profondamente con l’esigenza di una piena e conosciuta identità personale: causando un clima di permanente menzogna e, quando i dubbi si affacciano, di incertezza e frustrazione, in una società dove si vuole, o al- 350 Medicina e Morale 2012/3 EDITORIALE meno si vorrebbe, che tutto fosse caratterizzato dalla “trasparenza”, pretesa enfaticamente in tutte le attività della vita ma, paradossalmente, non nell’identità di alcuni figli. Si dirà, e spesso si dice, che si tratta di altrettanti figli di Dio ed è una constatazione incontestabile. Ma è giusto privarli di un bene prezioso, l’identità genetica, che reca con sé la radice storica di un individuo, le ragioni delle proprie qualità o difetti, ed ancor più la consapevolezza che da qualche parte del mondo, esistono o un padre donatore, od una madre o addirittura entrambi? Tutti hanno il diritto ad essere padri o madri, si replica con fastidio a coloro che affermano la necessità di fondare la società razionale sulle basi dell’antichissimo istituto patrilineare della famiglia, diffuso in tutte le latitudini, le etnie, i costumi e le organizzazioni politiche. Si tratta di chiedersi, al di là di ogni convinzione personale, quale sia il bene da proteggere, quello che merita privilegio rispetto agli altri. Ed allora è inevitabile concludere che si tratta del bene del figlio: non solo visto come futuro bambino – situazione transitoria – ma come membro adulto della comunità il quale dovrà fare i conti ed i confronti con le regole centrali e consolidate della società in cui verrà inserito. Regole che potranno certo mutare – come sembra stia avvenendo – così riducendo forse il disagio sociale del nuovo soggetto, che potrebbe meglio accettare la diversità della propria situazione rispetto alla maggioranza dei cittadini. Si obietta anche che nella realtà esistono famiglie eterologhe di fatto dovute a occulte relazioni extraconiugali che sono uno degli aspetti negativi della vita di coppia. Vogliamo dunque aggiungerne altri, oltre a quelli che per cause varie già si realizzano? Questo è il problema con cui dobbiamo confrontarci. E allora si potrà facilmente constatare che non si tratta di un problema esclusivo di determinate religioni – come molti accusano – ma appartiene a tutte le società, perché è conseguenza della lontana scoperta del meccanismo della fecondazione naturale che ha portato alla fine della società matrilineare ed alla nascita, per complesse ragioni, della società patrilineare la cui crisi attuale non si risolve di certo nella passiva accettazione di quanto spontaneamente avviene, senza compiere analisi sociologiche e di psicologia socia- Medicina e Morale 2012/3 351 EDITORIALE le e cercare soluzioni terapeutiche, se ritenute necessarie, come noi crediamo. Nel valutare il bilanciamento tra i vari interessi in gioco è doveroso tenere conto dell’art. 3 della Convenzione sui diritti del fanciullo secondo cui l’interesse del minore deve avere precedenza rispetto ai desideri degli adulti, ed anche della Dichiarazione sui diritti del fanciullo del 1959 secondo cui gli Stati devono dare ai bambini il meglio di se stessi cioè l’identità genetica, giuridica, psicologica e affettiva. Non è dunque la famiglia eterologa che può soddisfare, senza danni, il desiderio di essere padri e madri esistendo l’istituto dell’adozione che realizza alla luce del sole gli obiettivi, anche umanitari, che le coppie si possono prefiggere. Angelo Fiori 352 Medicina e Morale 2012/3