La Stüa nella Rezia Italiana

Transcript

La Stüa nella Rezia Italiana
fotografia
Livio Piatta
testo e grafica
Franco Visintin
dall’omonimo libro, coordinato
da Guido Scaramellini, edito da
World Images per la collana
dell’Accademia del Pizzocchero
di Teglio
16 feb. 2012
La Stüa nella
Rezia Italiana
i giovedì della Associazione Culturale
Valtellinesi a Milano
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Origini della stüa
Chi di noi, da bambino, non ha indugiato ad osservare
la fiamma guizzante nella vecchia stufa della nonna ?
Quella fiamma allegra
intorno alla quale,
vero cuore della casa
valtellinese,
nelle fredde giornate
invernali gravitava la
vita della famiglia
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Ebbene, questo è il sentimento,
il significato alla radice del concetto di “stüa”
la stanza lignea, unico locale riscaldato della casa alpina,
che per secoli ha costituito il fulcro
abitativo delle popolazioni
delle nostre valli retiche.
Campodolcino, Fraciscio, Ca Bardassa
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Riscaldata con una stufa (“pigna”)
con caricamento dall’esterno,
- per evitare pericoli di incendio o
presenza di fumo all’interno,
- con finestre piccole (per ridurre la
dispersione di calore) e strombate
(per meglio illuminarla),
la stüa è nata nella baita come la
stanza calda della casa, costruita
sovrapponendo tronchi squadrati
e incardinati agli angoli (carden).
E’ qui raffigurata una antica stüa della zona
di Livigno, detta “stüa mata ” (falsa) poiché
costruita entro la stessa struttura lignea
incardinata (struttura a “carden”) e non con
un rivestimento ligneo inserito in una casa in
muratura, come realizzata poi comunemente
in edifici di maggiori dimensioni.
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La stüa coi secoli si è andata evolvendo in elaborate espressioni
artistiche dando così lustro a dimore borghesi o a sontuosi palazzi.
L’etimologia del nome “stüa”
(“stua” in Alta Valtellina), è alquanto complessa.
Vicina al nome italiano “stufa”, in
spagnolo “estufa”, in francese
“étuve”, o al tedesco “Stube” o
all’antico norvegese “stofa”,
è derivata o dal termine latino
stabulum (stanza), da cui l’inglese “stow” (luogo),
oppure dal verbo latino volgare
extufare (scaldare) tratto dal
Ponte, stüa Guicciardi vocabolo tuphus (vapore caldo).
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foto Museo Bagatti Valsecchi
Anche Milano
ha almeno
una “stüa”.
E’ nel Museo Bagatti Valsecchi come “Sala della Stufa Valtellinese”,
proviene da una delle case della famiglia Carbonera in Sondrio.
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E gli altri ?
Schaffhausen - Museum zu Allerheiligen
Gotische Stube
Nelle zone di lingua tedesca
si trova invece la “Stube”
definita “einen warmen Wohnraum, das einzige heizbare Zimmer und somit der
Hauptaufenthaltsort der Bewohner” (un caldo spazio abitativo, l’unica
camera riscaldata e quindi il principale soggiorno dei suoi abitanti).
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Tittling (Baviera) Museumsdorf
foto Wolfgang Sauber
la “Stube” era il centro della casa contadina
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La Stube, passando dal mondo
contadino a quello borghese, è
divenuta Wohnzimmer (soggiorno),
Beromünster,
foto Museum Haus zum Dolder)
St.Gallen,
Prunkzimmer del Fürstabt Joachim Opser, 1580
e poi, passando alle
grandi magioni,
Prunkzimmer (sala
di rappresentanza)
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ALTRE STRUTTURE A CARDEN
In Norvegia si chiama
“stue”
la tipica casa contadina in
legno con tetto di erba
(Valdres Folkemuseum, foto John
Erling Blad)
In Russia e nelle
nazioni di lingua
slava è famosa la
“izba”
il cui nome deriva
dal verbo istopit
(scaldare).
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Le stüe della Rezia Italiana
Ci si riferisce qui alle stüe della REZIA ITALIANA , intesa come
l’insieme delle valli delle Alpi Retiche di comune cultura italiana :
- in territorio italiano, l’attuale provincia di Sondrio
- in territorio svizzero, le valli Bregaglia e Poschiavo nei Grigioni.
Per quanto riguarda la provincia di
Sondrio, essa è stata qui divisa,
secondo la storica ripartizione
amministrativa viscontea del ‘400,
nei 3 Terzieri (di sotto, di mezzo
e di sopra) e nei due Contadi di
Chiavenna e di Bormio.
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REZIA ITALIANA - orografia
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REZIA ITALIANA - gli ingressi dal Lario
in Valchiavenna e Valtellina
Pian di Spagna
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LE STÜE E LE LORO FAMIGLIE
La storia di ogni stüa è connessa a quella della famiglia che l’ha fatta
costruire o che comunque le ha dato il nome.
In questa presentazione alle stüe sono stati quindi affiancati, ove
possibile, gli stemmi delle loro famiglie.
Il patriziato e la nobiltà valtellinese hanno origini locali o lariane
con l’eccezione di qualche famiglia lombarda o dell’Alto Adige .
Le immagini dei loro stemmi sono state liberamente tratte dal libro
“Stemmi della Rezia Minore” della collana storica del Credito Valtellinese che presenta gli “armoriali” conservati nella Biblioteca Civica
“Pio Raina” di Sondrio.
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La stüa nel
Contado di Chiavenna
e nella Val Bregaglia
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CONTADO DI CHIAVENNA E VAL BREGAGLIA - orografia
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ISOLA DI MADESIMO - Stüa Raviscioni (anno 1722)
si trova nel “Cason”, luogo di riunione dei rappresentanti del
terziere di Isola, di proprietà della famiglia Raviscioni che
che annovera cancellieri e luogotenenti di Valle e che ancora
oggi vi gestisce il Ristorante Locanda Cardinello
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CAMPODOLCINO –
Stüa Chiè GiorsginRaineri
(anno 1627)
Proveniente dall’edificio “Chiè di
Giorsgin” oggi abbandonato, è
stata montata nel 1996 in un
nuovo edificio antistante, di
proprietà di Paolo Raineri, nostro socio e Lavegin d’Or 2003.
Sulla destra una porta immette
in uno “stüin” (piccola stüa).
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CHIAVENNA – Stüa De Peverelli (anno 1598)
situata in un edificio del XVI sec., ancora di proprietà della famiglia
De Peverelli, originaria di Borgovico in Como, come testimoniato dallo
stemma con un ramoscello di pepe (in dialetto pever).
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CHIAVENNA – Stüa Pestalozzi - Castelvetro (anno 1585)
proviene da uno dei palazzi che i Pestalozzi avevano a Chiavenna,
ove si erano trasferiti nel 1292 da Gravedona. In tale palazzo
abitò e morì (1571) il letterato Ludovico Castelvetro. Oggi è nel
Schweizerisches Landesmuseum di Zurigo.
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CHIAVENNA – Stüa Pestalozzi Luna (fine XVI sec.)
situata in uno dei palazzi che i Pestalozzi (questo del del ramo Luna)
avevano a Chiavenna, ove si erano trasferiti nel 1292 da Gravedona.
Il palazzo venne edificato sulle mura che fiancheggiavano la sponda
sinistra della Mera.
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CHIAVENNA – Stüa Lumaga (anno 1521-81)
foto Seattle Art Museum
La stüa, proveniente da Ca Lumaga in Chiavenna, acquistata negli anni
’30 dall’antiquario tedesco Adolf Löwi che la portò nel 1938 a Parigi
e poi a LosAngeles ove nel 1950 fu acquisita dall’arch. John Yeon che
la installò a Portland. Alla sua morte nel 1950 fu donata da Richard
Louis Brown all’ Art Museum di Seattle ovo oggi si trova.
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CHIAVENNA – Stüa Stampa (XVIII sec.)
Si trova in un palazzo di Chiavenna edificato nel 1582 dalla famiglia
Stampa, originaria di Gravedona, dopo l’incendio appiccato dai Grigioni alla città nel 1486. Sul soffitto lo stemma della famiglia col motto
“et labor et virtus”
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SOGLIO – Stüa Salis-Brügger (anno 1648)
Si trova nella casa un tempo proprietà di un ramo laterale dei Salis ed
oggi dei Brügger, posta di fronte al Palazzo Salis (oggi albergo).
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PROMONTOGNO – Stüa Scartazzini-Walter (anno 1790)
Si trova in un
un appartamento
settecentesco ben
conservato di un
sobrio edificio a
quattro piani costruito dai fratelli Scartazzini.
Oggi la casa è di
proprietà di Gian
Andrea Walther.
Notevole lo stipo
a cassetti inserito
nella madia.
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COLTURA – Stüa Redolfi (anno 1723)
Si trova nel Palazzo Castelmur, di proprietà del Comune di Bregaglia,
oggi sede del Museo Castelmur e dell’Archivio Storico di valle.
L’edificio, costruito nel 1723 da Giovanni Redolfi (la cui famiglia era
emigrata a Venezia) ed acquistato da Giovanni Castelmur, cresciuto a
Marsiglia ove il padre aveva una ricca pasticceria.
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STAMPA – Stüa Stampa-Ciäsa Granda (XVI sec.)
Si trova nel più imponente edificio di Stampa, costruito nel 1581 e oggi
Museo della Bregaglia, come inciso nel portale (Anno Dom. MDLXXXI),
mentre nell’appoggio dell’arco si legge “Joannes Stamppa” (sic).
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La stüa nel
Terziere di Sotto
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TERZIERE DI SOTTO – orografia
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MANTELLO – Stüa Castelli Sannazzaro (XVI sec.)
citata in un atto notarile del 1542, appartiene ad una delle famiglie
più importanti del luogo, originaria di Como e presente a Morbegno
dal XII secolo, che annovera nei secoli podestà e parroci.
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SELVAPIANA – Stüa Parravicini (XVII sec.)
si trova nel palazzo che la famiglia Parravicini, originaria di
Caspano sulla Costiera dei Cèch (Morbegno)., fece costruire
dalla metà del ‘500 in località Selvapiana
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MORBEGNO – Stüa Parravicini (XVII sec.)
si trova nell’omonimo palazzo, sito al n°42 di via Garibaldi, oggi di
proprietà della famiglia Caccia Dominioni. Priva dei pannelli parietali, restano solo nove eleganti cariatidi ed un ricco soffitto con
gli stemmi delle famiglie Parravicini e Castelli-Sannazzaro.
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MORBEGNO – Stüa Mariani (anno 1592)
si trova in casa Mariani, residenza di una famiglia di notai e giureconsulti (nei quadri alle pareti) originari di Albaredo presso San
Marco (il passo che collega Morbegno alla val Brembana)
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MORBEGNO – Stüa Carboni (XVIII sec.)
si trova in via Borgo Salvo 4 in casa Carboni, un milanese che
aveva sposato all’inizio del ‘700 una Lorandi trasferendosi a
Morbegno. Dal 1916 è di proprietà della famiglia Leali.
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La stü
stüa nel
Terziere di Mezzo
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TERZIERE DI MEZZO - orografia
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SONDRIO – Stüa Rigamonti - Pretorio (XVI sec.)
viene dal palazzo Rigamonti, un tempo Carbonera, che la ospitò fino al
1954 quando, con la sua demolizione, fu venduta al Comune di Sondrio
che la installò come ufficio del Sindaco in Palazzo Pretorio, sede del
Consiglio di Valle durante la dominazione grigione.
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SONDRIO – Stüa Salis - Museo (XVII sec.)
prende nome dal palazzo Salis, poi passato alla famiglia Sassi de Lavizzari
(da cui l’attuale nome), come documentato dagli stemmi che la ornano.
Oggi il palazzo è sede del Museo Valtellinese di Storia ed Arte (MVSA).
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SONDRIO – Stüa Carbonera – Villa Quadrio (XVI sec.)
proveniente da uno dei Palazzi Carbonera (Angeli Custodi), venne
installata nella villa che lo scrittore Emilio Quadrio commissionò
all’architetto milanese Adolfo Zacchi che la costruì fra il 1913 e il
1914. Oggi è sede della Biblioteca Civica di Sondrio “Pio Rajna”.
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ALBOSAGGIA – Stüa Paribelli (anno 1581)
venne fatta costruire da Giovanni Giacomo Paribelli nella omonima
Torre, che la famiglia aveva acquisito dai Carbonera (nota come
Torre Torzone), in una prima versione (stupha veteri) cui seguì
nel 1605 l’attuale versione (stupha nova magna).
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MONTAGNA – Stüa Gianola (anno 1726)
stanza da letto unica nel suo genere, è esposta nel laboratorio di
Montagna di Nino Gianola , noto restauratore. La consulenza dell’Arch. Aurelio Benetti ha permesso di restaurarla in modo da poterla facilmente smontare e trasportare per esporla in mostre.
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PONTE – Stüa Guicciardi-Azzola (anno 1576)
si trova nella storica Casa Guicciardi-Azzola (ove nel 1812 nacque il
il senatore Enrico Guicciardi). Vi sono intagliati alcuni stemmi di
famiglie con cui i Guicciardi si erano imparentati.
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PONTE – Stüa Foppoli-De Filippis (XVI sec.)
si trova in un antico austero edificio passato dalla famiglia Quadrio
alla famiglia Foppoli (che ha dato il nome al locale vicolo)
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PONTE – Boiserie Giacomoni (XVIII sec.)
è una boiserie, e non una vera stüa, poiché il rivestimento ligneo copre solo
le pareti e non il soffitto, che però è stato riccamente affrescato dal
pittore milanese Giuseppe Porro.
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La stüa nel
Terziere di Sopra e
nella Val Poschiavo
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TERZIERE DI SOPRA
E VAL POSCHIAVO - orografia
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TEGLIO – Stüa Quadrio
Palazzo Besta (anno 1543)
stüa proveniente da una delle
Case Quadrio di Ponte e installata a Palazzo Besta all’inizio del
XX secolo, quando nel 1915
l’allora Ministro dell’Istruzione
Luigi Credaro, nato a Sondrio,
intendeva fare di tale storico
palazzo il Museo della Valtellina.
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TEGLIO – Stüa di Azzo II Besta - Palazzo Besta (anno 1543)
commissionata nel 1543 da Azzo II Besta al Mastro Vincenzo Florini
di Bormio, come testimoniato da rogito stipulato nel 1544 dal notaio
Martino Pozzi “….in stupha domus habitationis domini Azzonis…”.
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TEGLIO – Stüa Guicciardi (anno 1540)
stüa presente nel Palazzo Guicciardi (oggi proprietà Morelli Grolli) in via
Carlo Besta n°21, dimora di Andrea Guicciardi, medico e rettore dell’Università di Pavia, sposo di Ippolita Alberti vedova di Azzo I Besta e tutore
di Azzo II Besta, ispiratore delle decorazioni pittoriche di Palazzo Besta.
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TIRANO – Stüa Mazza (anno 1575)
stüa coeva al palazzo di via Ligari 5, prima proprietà Venosta, poi degli
eredi Lambertenghi, Ronchi e Guicciardi-Piazzi da cui, alla metà del XIX
secolo, il palazzo venne acquistato da Bernardino Mazza che fece verniciare la stüa di un colore paglierino per renderla più luminosa.
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TIRANO – Stüa Merizzi (XVI sec.)
stüa sita in via Luigi Torelli 36 nel Palazzo Merizzi, risultante dall’accorpamento settecentesco delle preesistenti residenze dei Martinengo e dei
Salis. Nel vano scala all’ingresso si è salutati dal dipinto di un curioso
Arlecchino che ricorda le origini bergamasche della famiglia Merizzi.
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TIRANO – Stüa Lazzaroni-D’Oro Lambertenghi (XVII sec.)
sita in via Ligari 7 nel Palazzo Lazzaroni, ora proprietà D’Oro Lambertenghi che ne ha fatto una fondazione aprendolo al pubblico.
Dopo i moti del “Sacro Macello” nel 1620 restò ai discendenti Lazzaroni
di fede riformata. Compreso nella Confisca Reta della Repubblica Cisalpina fu requisito e venduto ai Lambertenghi.
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TIRANO – Stüa Lantieri - Solci (XVIII sec.)
camera da letto sita in via Torelli 16 in un edificio storico che fu residenza tiranese del Cav. Giacomo Robustelli nei “Vespri Valtellinesi” del
1620. Dalle sue cantine gli insorti sarebbero partiti al“Sacro Macello”.
Di proprietà dei Lantieri, famiglia di avvocati e notabili, da molte generazioni, il palazzo è passato oggi, tramite madre, all’Avv. Alberto Solci,
nostro Socio e Consigliere.
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MAZZO – Stüa Venosta - Foppoli (XIX sec.)
camera da letto sita in un palazzo già dei Venosta, oggi di Alcide Foppoli,
in piazza Santo Stefano, di struttura tardo-medievale con elementi cinquecenteschi. Aprendo due ante del rivestimento ottocentesco della
stüa si scopre un affresco della Madonna del latte, attribuito al pittore
Giovannino da Sondalo (XV-XVI sec.).
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GROSIO – Stüa Negri – Engadiner Museum, St.Moritz (anno 1604)
proveniente da Palazzo Negri di Grosio, la stüa venne venduta all’inizio
del ‘900 al Museo Campell di Celerina che la trasferì poi all’ Engadiner
Museum di St.Moritz. Il soffitto presenta gli stemmi dei Negri (Giovanni Maria Negri, alla fine del ‘600 prorettore dell’Università di Padova) e dei Venosta (la sua consorte Elisabetta).
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BRUSIO – Stüa Besta (XVIII sec.)
posta nella Casa Besta, oggi centro culturale polifunzionale ove la stüa
funge da “Sala del Consiglio”. Sulla parete nord gli stemmi dell’alleanza
matrimoniale fra i Maslianici e i Planta.
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POSCHIAVO – Stüa de Bassus-Mengotti (anno 1660)
posta in via Principale 270 nel Palazzo de Bassus-Mengotti, costruito
nel 1655 da Tommaso de Bassus e passato poi alla famiglia Mengotti
che costruirono nel palazzo un’altra stüa nel XVIII secolo.
Il palazzo ospita oggi il Museo Poschiavino.
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POSCHIAVO – Stüa Massella (anno 1710)
posta in Piazza da Comün nel palazzo Massella, fatto costruire nel
1682 da Bernardo Massella, podestà di Poschiavo. Oggi ospita l’Albergo Albrici, di proprietà della famiglia Massella- Gaudenzi.
La stüa è anche nota come “Sala delle Sibille” (12 quadri alle pareti)
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La stü
stüa nel
Contado di Bormio
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CONTADO DI BORMIO - orografia
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SONDALO – Stüa Bassanini-Cenini (anno 1651)
posta nella antica Casa Bassanini, divenuta poi casa parrocchiale
e acquistata nel 1955 da Bruno Cenini che la restaurò.
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BORMIO – Stüa Alberti (anno 1605)
è la più importante delle 15 stüe presenti nell’antico Palazzo Alberti,
come citato in un documento del 1773 quando il palazzo divenne scuola pubblica dei Gesuiti.
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BORMIO – Stüa Pedranzini (inizio XX sec.)
eseguita da Cesare Rini, figlio del proprietario della casas cav. Pietro
Rini, divenuto poi celebre intagliatore e restauratore, sotto la guida
del prof. Meridiani della locale Regia Scuola Professionale.
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BORMIO – Stüa Bruni-Peloni (1671)
proveniente dal palazzo dei Conti Bruni in via De Simoni e installata
dal cav. Attilio Peloni presso l’omonima farmacia in via Roma 15.
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Stemma diella Valtellina, dallo
Stemmario Archinto del XVI sec.
FINE