Forza Dinamo, prova a fare il bis
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Forza Dinamo, prova a fare il bis
«Forza Dinamo, prova a fare il bis» Basket, l'ex biancoblù Sharie Lawal (oggi al Barcellona) apre l'album dei ricordi legati alla finale scudetto di Andrea Sini » SASSARI Dove osano le aquile, dove nuotano gli squali. E dove sventola il tricolore. Domani la Dinamo torna al PalaBigi di Reggio Emilia, dove il 26 giugno scorso si laureò campione d'Italia. Dieci mesi dopo, Shane Lawal, oggi stella del Barcellona, racconta le sue emozioni legate a quella magica serie finale. Qua! è il primo ricordo della vittoria dello scudetto? «Sembrerà strano, ma i primi flash che mi vengono in mente non sono legati a gara7, bensì a gara6: e sono le schiacciate di David e Jerome (Logan e Dyson, ndr). Assolutamente fantastiche. Negli spogliatoi piansi per il nervosismo, perché commettendo il quarto e quinto fallo pensavo di avere danneggiato la squadra». E per quanto riguarda gara?? «Tutto. La battaglia in campo, l'ultimo tiro sbagliato da loro, la festa. Indimenticabile». Pasquini in questi giorni ha detto che eravate un gruppo di cemento e che dopo essere andati sotto 21-4 all'inizio di gara 7 le vostre facce non erano cambiate. È proprio così? «Eravamo carichi, sapevamo che nonostante tutto saremmo rientrati in partita e ce la saremmo giocata. C'è stato però un episodio chiave che ha dato la svolta definitiva alla partita». Quale? «Quando l'arbitro Lamonica ha fischiato un fallo tecnico a Edgar Sosa che era appena stato schiaffeggiato da un tifoso entrato in campo. Ero furibondo, ho preso i miei compagni per il braccio e ho detto: adesso vinciamo questo e... dipartita». Il leader di quel gruppo era lei? «Onestamente penso che noi fossimo tutti leader, in qualche maniera. Era un gruppo speciale, con la presenza di tante personalità molto forti. In effetti non potevi dire a nessuno cosa fare, ma tutti sapevamo di cosa avevamo bisogno dagli altri per vincere». Quella squadra si trasformava ogni volta che sentiva il profumo del "sangue". O, meglio, di un trofeo. «Da questo punto divista eravamo un po' una squadra di squali. Non ci interessava altro che vincere». Anche se durante il campionato non siete sempre sembrati affamati e motivati... «Come gruppo non direi. Individualmente, c'erano alcuni che, a loro modo, erano sempre sul pezzo, altri magari meno». Com'è vincere tre trofei senza essere la squadra favorita? «Io già ad agosto dissi che saremmo stati in grado di andare sino in fondo in tutte le competizioni, e qualcuno mi prese per matto. Siamo stati bravi a dare il meglio contro le squadre più forti, siamo stati i più forti e basta, il campo non ammette discussioni. È stato bellissimo vincere tutto senza lasciare niente agli altri. Uno sportivo si allena duramente proprio con quell'obiettivo. Ma c'è un'altra cosa». Dica pure. «Quella non è stata la prima volta che sono stato preso per matto e non sarà neppure l'ultima. E oggi dico che con la mia Nigeria conquisteremo una medaglia olimpica». Torniamo a Reggiana-Dinamo. Che partita sarà? «Quest'anno sono 1-1, tra supercoppa e campionato: Reggio ha una grande squadra, proprio come l'anno scorso, possono tranquillamente puntare al titolo. Sarà un match durissimo». Le polemiche e le frecciatine degli ultimi mesi? «Non mi interessano. Dico solo che qualcuno avrebbe dovuto portarci più rispetto per quello che abbiamo fatto». Cosa pensa di Pasquini allenatore? «Freddie è un tipo in gamba, conosce bene il gioco e conosce bene i giocatori. Sinora ha fatto bene, mi pare, e penso che da ora in poi la Dinamo sarà un grosso problema per chiunque se la troverà davanti». Come sta il suo ginocchio? «Meglio, sto facendo terapia, spero di tornare in campo per il finale di stagione». Coach Federico Pasquini La grinta di Snane Lawal, uno degli uomini chiave del triplete biancoblù della scorsa stagione Domani i sassaresi tornano al PalaBigi di Reggio Emilia Il centro nigeriano: «Quante emozioni: eravamo un gruppo di squali, nei momenti decisivi non sbagliavamo»