Leishmaniosi canina: una sfida diagnostica

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Leishmaniosi canina: una sfida diagnostica
Giugno 08
Diagnostic
Update
Leishmaniosi canina:
una sfida diagnostica
L’infezione da parte di Leishmania infantum risulta
endemica in molte regioni d’Italia ed è in continua
espansione. Una volta la malattia era presente solo
nel centro-sud Italia e sulle isole maggiori, e risultavano colpite soprattutto le aree litoranee. Da alcuni
anni invece, sono stati registrati nuovi focolai anche
in molte aree del nord Italia.
I cani affetti da leishmaniosi possono avere sintomatologia
clinica aspecifica e vaga, o essere del tutto asintomatici.
I sintomi „classici“ comprendono dimagrimento, linfoadenomegalia, dermatopatie furfuracee, PU/PD, comparsa di
aree alopeciche, soprattutto perioculari e delle estremità, e
sintomi oculari quali congiuntiviti. Gli esami di laboratorio
rilevano, spesso, delle alterazioni aspecifiche, come aumento delle proteine totali, iperglobulinemia, ipoalbuminemia, anemia e proteinuria.
Una diagnosi precoce è di fondamentale importanza nel
cercare di debellare il protozoo o, più verosimilmente, di
rallentare l’andamento della malattia. Nelle zone endemiche
tutti i cani dovrebbero essere sottoposti a controlli regolari
(per lo meno annuali), che siano affetti da sintomi clinici o no.
In generale, nella diagnosi delle malattie infettive ci si può
avvalere della ricerca diretta dell’agente patogeno, p.es.
tramite esame citopatologico o tramite PCR. In alternativa si
può effettuare una ricerca indiretta tramite evidenziazione
degli anticorpi, ovvero delle “tracce“ che l’avvenuto contatto
con l’agente infettivo può aver lasciato nell’organismo del
paziente. Entrambi i metodi hanno vantaggi e svantaggi e
possono risultare più o meno indicati, a seconda della patogenesi, dello stato di malattia e della situazione del paziente.
Ricerca indiretta dell’agente patogeno
La ricerca degli anticorpi specifici rimane un passo fondamentale nella diagnosi di leishmaniosi. La titolazione
anticorpale è di semplice esecuzione nella pratica clinica; gli
anticorpi vengono ricercati per lo più nel siero o nel plasma.
Il siero serve, inoltre, per ottenere una valutazione completa
e corretta del paziente (profilo biochimico ed elettroforesi
delle proteine). La sieroconversione dovrebbe avvenire entro
ca. 2 – 5 mesi dall’infezione. Il valore diagnostico di un titolo
nuova
edizio
ne
positivo varia in base alla zona di provenienza del paziente,
ed è maggiore nelle zone endemiche.
Per la ricerca degli anticorpi sono a disposizione diverse
metodiche: esistono dei test rapidi per la diagnosi in-house,
che permettono uno screening immediato del paziente e
possono risultare utilissimi sia in caso di sospetto clinico
che durante una visita di controllo. Questi test sono dotati
di elevata specificità (non dovrebbero comparire risultati
falsamente positivi) e di sensibilità molto buona (dovrebbero
essere rari i falsi negativi). Il test rapido SNAP Leishmania
IDEXX (metodo ELISA) p.es. possiede una specificità del
99,2 % ed una sensibilità del 91,1 % rispetto all’immunofluorescenza*.
La metodica ELISA viene eseguita anche in alcuni laboratori di referenza. L’attendibilità di questo test dipende in larga
misura dal tipo di antigene impiegato. La lettura dei risultati
dell’ELISA è automatizzata. In questo modo viene eliminato
quel margine di soggettività nell’interpretazione dei risultati
che persiste nell’immunofluorescenza. Si tratta per lo più
di test qualitativi (referto “anticorpi positivo” o “anticorpi
negativo”).
Il metodo dell’immunofluorescenza o IFAT viene tuttora
considerato il „gold standard“ nella ricerca degli anticorpi anti leishmania, in quanto dovrebbe trattarsi della
metodica dotata di più elevata sensibilità e specificità.
Anche nell’immunofluorescenza esistono però delle differenze di qualità in base ai reagenti impiegati, alla cura
nell’esecuzione del test ed all’esperienza di chi legge i
risultati. L’immunofluorescenza ci permette di misurare la
quantità di anticorpi circolanti, di ottenere cioè dei titoli
anticorpali.
In generale ed indipendentemente dalla metodica, ogni
esito positivo deve essere approfondito. Il titolo degli
anticorpi anti – leishmania rilevato deve essere valutato nel
contesto del quadro clinico, degli esami di laboratorio di
base (quadro ematico completo, profilo biochimico, elettroforesi delle proteine sieriche, esame completo delle urine),
nonché della zona di provenienza e delle abitudini di vita del
paziente. Oggi sappiamo che il solo referto “anticorpi leishmania positivo” non sempre significa “malato”, così come
“anticorpi negativo” non sempre significa “sano”.
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La ripetibilità dei titoli anticorpali infatti non è ideale. Questo
vale in particolare per titoli debolmente positivi, ovvero titoli
fino a 4 volte il valore di cut - off del laboratorio che ha eseguito l’esame (p.es. fino a 1:320, se il cut off è 1:80).
Non esiste poi alcuna correlazione tra l’entità del titolo
anticorpale e la gravità della situazione clinica del paziente
e/o la prognosi. Ripetute misurazioni dei titoli anticorpali non
sono idonee per monitorare il paziente. La capacità di un individuo di debellare la leishmaniosi dipende infatti dallo stato
del suo sistema immunitario cellulo - mediato. L’efficienza
dell’immunità cellulo – mediata individuale sembra avere
una base genetica, e viene a sua volta influenzata da altri
fattori, quali p.es. patologie organiche concomitanti e lo
stato ormonale. Razze considerate „immuni“ o resistenti
alla leishmaniosi, come il Cirneco d’Ibiza, possiedono una
maggiore predisposizione per l’immunità cellulo-mediata
specifica, che risulta più efficace nei confronti di Leishmania
spp.. Altre razze, come p.es il Boxer, non possiedono questa
predisposizione e sono particolarmente suscettibili alla
malattia.
Ricerca diretta dell’agente patogeno
Le leishmanie possono essere evidenziate in modo diretto,
durante la lettura di un esame citologico di materiale
proveniente p.es. da midollo osseo, da un linfonodo aumentato di volume o da una lesione cutanea. La specificità
dell’esame dipende dalle conoscenze di chi legge il vetrino,
dalla cura nell’esecuzione dell’esame, nonché dalla qualità
(leggibilità) del materiale sottoposto a esame.
Con il metodo della PCR (polimerase chain reaction o
reazione polimerasica a catena) è diventato possibile
riprodurre materiale genetico, cercare, identificare e moltiplicare una nota sequenza di acidi nucleici, come una parte
del genoma di un dato agente patogeno. In questo modo
anche piccolissime quantità di materiale patogeno possono
essere evidenziate con la massima precisione. In particolare, con la cosiddetta “Real Time - PCR”, si possono fare
delle valutazioni di tipo semiquantitativo e risalire alla quantità di materiale patogeno inizialmente presente.
Nella leishmaniosi canina, una PCR per Leishmania spp.
effettuata su sangue periferico, siero o plasma può risultare negativa anche in un cane ammalato, perché non c’è
parassitemia in corso. Sangue intero, siero e plasma non
costituiscono perciò un substrato idoneo per questa ricerca.
Consigliamo di effettuare la ricerca tramite PCR su un prelievo di midollo osseo, oppure su un puntato linfonodale,
oppure ancora su una biopsia cutanea, raschiati congiuntivali o urine. Si è visto che il protozoo può essere rilevato
molto precocemente a livello linfonodale.
Prima di procedere con il prelievo del materiale per PCR, è
quindi necessario considerare dove l’agente patogeno potrebbe effettivamente essere presente e perciò evidenziabile.
Per aumentare la sensibilità della ricerca diretta dell’agente
patogeno si consiglia di effettuare l’esame su più di un substrato (p.es midollo osseo e linfonodo).
Proteinuria
Il rilievo di proteinuria viene considerato un test di screening precoce e sensibile, anche se del tutto aspecifico. Qualora si rilevi proteinuria all’esame chimico fisico delle urine,
questa deve essere sempre approfondita tramite la valutazione del sedimento urinario e la determinazione del rapporto PU/CU, oltre all’eventuale elettroforesi delle proteine
urinarie.
Il Profilo Leishmania
Da subito è a vostra disposizione il Profilo Leishmania, che comprende la ricerca di Leishmania spp.
tramite PCR, la determinazione delle proteine totali e
l’elettroforesi delle proteine sieriche ad un prezzo particolarmente vantaggioso!
Quando possibile, sarebbe utile, al fine di completare
le analisi di laboratorio, eseguire un profilo coagulativo
completo (comprensivo di antitrombina III). Cani affetti
da proteinuria sono soggetti a perdita renale non solo di
albumine, ma anche antitrombina III e possono per questo
motivo sviluppare una DIC.
* Ferroglio E. et al. “Evaluation of an ELISA rapid device for the serological diagnosis of Leishmania infantum infection in dogs compared with
immunofluorescence assay and Western Blot”; Veterinari Parassitology
144 (2007) 162 – 166.
dott. ssa Sabine Loewer
Vet•Med•Lab
Divisione di IDEXX Laboratories s.r.l.
Via Quasimodo, 46
40013 Castell Maggiore (BO)
Tel: 051-70 94 701
Fax: 051-70 94 702
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