La relazione dei ragazzi della classe 1^A

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La relazione dei ragazzi della classe 1^A
Archivio di Stato
Martedì 12 Febbraio 2013, noi ragazzi della classe 1^ A
siamo andati all’ Archivio di Stato, accompagnati dalla
professoressa Pasciuti.
Siamo partiti alle ore 8:30 e,durante il tragitto tra la nostra
scuola e la Piazza del Comune, abbiamo riso e scherzato.
Molti di noi erano eccitati per questa fantastica uscita.
Finalmente siamo arrivati in prossimità della Piazza del
Comune, ci siamo fermati e siamo entrati in un palazzo.
Abbiamo percorso circa quattro rampe di scale molto
faticose, ma alla fine ci siamo accorti che ne era valsa la
pena.
C’era un panorama bellissimo, eravamo stupefatti, c’era il
sole e la pianura appariva ancora più bella, ma non
vedevamo l’ora di visitare l’Archivio.
Una ragazza bionda, molto gentile, ci ha condotto in
una piccola stanza nella quale ci ha invitato a sederci.
Ero stupefatta di fronte a quell’immensità di libri di
ogni forma e dimensione ed ho esclamato: “Uh, che
bello!” Ma una voce mi ha azzittito. E’ arrivata una
signora, molto gentile che ha iniziato a parlare e la
maggior parte di noi non faceva altro che guardarla.
La professoressa Anna ci ha invitati a prendere
appunti e noi, con un taccuino, abbiamo iniziato ad
annotare quello che diceva, mentre una ragazza
bionda si e’ messa al suo fianco e ogni tanto
interveniva mostrandoci i vari libri. La signora ci ha
detto che gli Archivi conservano un insieme di
documenti che delle persone, ad esempio, di una
scuola, di una famiglia, di un comune raccolgono nel
corso degli anni. La signora ci ha riferito che gli
Archivi di Stato si trovano presso le Province di una
Regione, ma, eccezionalmente, anche ad Assisi.
L’archivio ha il compito di conservare i documenti alla
giusta temperatura e di difenderli da circa settanta
specie di insetti golosi di umidità; infatti, ogni
documento nuovo viene tenuto in quarantena, cioè
isolato dagli altri documenti per quaranta giorni. La
signora ci ha chiesto quale fosse la differenza tra la
biblioteca e l’archivio. Qualcuno ha provato a
rispondere ma non molto chiaramente, così la
signora ce l’ha spiegato. Ci ha detti che la biblioteca
ha il compito di conservare libri di cui ci sono copie in
tutto il mondo, mentre un archivio ha il compito di
conservare documenti unici, che al massimo si
possono fotografare.
La signora bionda ha fatto il primo intervento e ci ha
mostrato una pergamena fatta con il dorso e la coda
di un animale, ed era arcuata verso l’interno. La
signora bionda ci ha detto che la pergamena era
molto usata per scrivere i libri perché molto
resistente e si ricavava dalla pelle degli animali
(pecora, capra, agnello) sottoposte a vari
procedimenti. I libri più importanti si scrivevano in
latino, mentre la lingua del popolo era il latino
volgare. L’Archivistica, cioè la disciplina che si occupa
di conservare i vari documenti è affiancata da altre
discipline: la Metrologia, che ha il compito di
riordinare i documenti antichi secondo l’anno in cui
sono stati scritti; la Diplomatica, che si occupa di
controllare se un documento è originale; la
Paleografia, che studia lo sviluppo della scrittura in
tutte le manifestazioni e aiuta a leggere i documenti;
la Sfragistica, che studia i sigilli.
La signora bionda ci ha mostrato un libro con
protuberanze agli spigoli, perché un tempo si usava
disporre i libri orizzontalmente e queste servivano a
proteggerli, distanziandoli l’uno dall’altro. Lo Statuto
era dotato di due catene che servivano per fissarlo al
muro della Piazza del Comune, in modo che i cittadini
potessero leggere le regole della città. Il professor
Antonelli, uno studioso umbro, ha affermato che lo
Statuto rappresentava “l’anima di una città”. Questo
libro corrisponde alla Costituzione e una pagina è
interamente dedicata alle pene che venivano inflitte
alle persone che non rispettavano le regole. Le pene
erano diverse tra loro: chi rubava di giorno doveva
pagare dieci denari, mentre, chi rubava di notte,
venti; chi usava la fontana per lavarsi invece che per
bere veniva duramente punito.
Le “manette” erano di legno, dotate di tre fori, due
per le braccia e uno per la testa. La signora, inoltre, ci
ha mostrato una pergamena scritta dall’imperatore
Filippo II di Svevia nel 1205. Sul fondo vi era il suo
sigillo e lo stesso scrive agli assisani per ringraziarli di
essere fedeli a lui e non al Papa e dice di non
ricostruire un’altra Rocca, simbolo della signoria
feudale. Ci sono molte rocche in Umbria chiamate
Egidiane o Albornoziane, perché, in passato, erano
state di proprietà del cardinale spagnolo. Un libro
narra di come si viveva nella Rocca specificando che
era divisa in due zone: la Rocca Maggiore e quella
Minore. Nel libro vengono descritte le stanze con il
loro arredamento, le armi, le pentole, i piatti e gli altri
utensili da cucina, realizzati in materiale come lo
stagno. Si descrivono i cibi come il latte, la carne, il
lardo, le fave, l’aceto e la farina per il pane. Alcuni di
essi ,come la carne e il lardo, venivano conservati con
il sale. Durante la guerra tra i Nepis e i Fiumi, dalla
quale uscirono vittoriosi i Fiumi, un membro della
famiglia si stabilizzò alla Rocca. In quel tempo era la
sede del Papa, che in quel momento non c’era. Il
Papa scrisse una lettera in cui dichiarò che se i Fiumi
non se ne fossero andati avrebbe distrutto la Rocca. I
Fiumi non se ne andarono e la Rocca fu distrutta, così
gli assisani accorsero per rubare qualche pietra per
costruire nuove abitazioni. Successivamente la Rocca
venne ricostruita e dopo l’Unità d’Italia, dal 1861,
divenne proprietà del comune e un Bene Culturale,
affidato ,nel 1886, alla manutenzione di un
dipendente comunale, un certo signore Luigi Rosi.
Con queste ultime frasi la signora ha concluso la sua
spiegazione, lasciandomi stupefatta per tutto quello
che aveva raccontato. È stata una bella esperienza,
ho imparato cose nuove e spero di visitare altri luoghi
altrettanto interessanti.
Carmen Falco
1^A