With the support of the Jean Monnet Programme of the European

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With the support of the Jean Monnet Programme of the European
With the support of the Jean Monnet Programme of the European Union
EUWay - La via europea per uscire dalla crisi: unirsi o perire
Newsletter di Educazione Civica Europea
Nn. 1-3/2012 (ottobre-dicembre)
Care/i Docenti,
con questo primo numero della Newsletter di Educazione Civica Europea della Scuola Superiore
Sant’Anna, inauguriamo un servizio che il gruppo di Studi Europei dell’Istituto DIRPOLIS dedica agli
insegnanti delle scuole secondarie di tutta la Toscana. Gli scopi che intendiamo perseguire
attraverso questa pubblicazione mensile sono molteplici:
- rafforzare il contatto con i docenti che hanno partecipato ai progetti EUGlobal e EUWay e
stimolare l’allargamento del bacino di utenza che potrà usufruire dei risultati conseguiti;
- fornire informazioni regolari sugli sviluppi correnti del processo di unificazione europea;
- tenere aggiornati tutti i docenti interessati sulle attività e i prodotti didattici e informativi
che il nostro gruppo sta elaborando ed elaborerà nell’ambito dell’Educazione Civica Europea;
- permettere, attraverso l’iscrizione alla Newsletter, un accesso libero e gratuito ai suddetti
materiali (nella pagina www.sssup.it/ece trovate chiaramente indicato il link all’area a voi riservata
da cui scaricare il materiale di vostro interesse).
Sono già disponibili le diapositive utilizzate dai nostri docenti nell’ambito del corso di
aggiornamento rivolto agli insegnanti “Formare Cittadini Europei” (progetto EUGlobal) e nel
corso di queste settimane caricheremo anche i materiali relativi al Modulo di Educazione Civica
Europea che mettiamo a vostra disposizione affinché ne sperimentiate singole lezioni o intere
unità nelle classi.
A partire da gennaio 2013 la Newsletter vi arriverà direttamente nel corpo della mail e il pdf
sarà scaricabile dall’Archivio all’indirizzo sopra indicato. È importante sottolineare che non
concepiamo questa iniziativa come un metodo di comunicazione unilaterale, ma come uno
strumento per sollecitare la vostra partecipazione alla implementazione dei nostri progetti e
dei nostri prodotti didattici, alla discussione sui bisogni effettivi e sulle possibili attività progettuali
da proporre per i prossimi anni scolastici, al dibattito e approfondimento dei temi che riguardano lo
sviluppo dell’unità europea.
Abbiamo deciso di dedicare questo numero ai primi quattro articoli della rubrica “L’Europa Siamo
Noi”, che a partire da novembre ospita su “Il Tirreno” brevi commenti di Roberto Castaldi
sull’attualità delle vicende europee, solitamente il primo mercoledì del mese, ma con occasionali
ulteriori interventi.
Buona lettura e a presto.
L’iscrizione alla Newsletter ECE è disponibile alla pagina www.sssup.it/ece - per richieste di informazione e
commenti rivolgersi al Project Officer di EUWay all’indirizzo [email protected]
L’iscrizione dà diritto ad accedere all’Area riservata del sito della Scuola Superiore Sant’Anna in cui è possibile
scaricare gratuitamente i materiali didattici e di ricerca legati ai progetti EUGlobal, EUWay e alle successive
iniziative sui temi europei dell’Istituto DIRPOLIS
With the support of the Jean Monnet Programme of the European Union
1. L'Europa siamo noi (23 novembre 2012)
"Ce lo chiede l'Europa": ecco il mantra preferito dai politici nazionali italiani, e non solo, capace di scaricare
su altri la responsabilità di decisioni considerate necessarie ma ad alto rischio elettorale. Come se le
decisioni concordate a Bruxelles non fossero il frutto di trattative fra governi e classi politiche rimaste
ancora sostanzialmente nazionali. L'Unione Europea è un'unione di Stati e di cittadini, le sue decisioni e il
suo futuro dipendono da quello che noi facciamo o non facciamo, e dal modo con cui vogliamo farla
funzionare: l'Europa, nel bene e nel male, siamo noi.
Questa rubrica ha lo scopo di ricordarcelo, seguendo e spiegando le molte sfaccettature della crisi
esistenziale che l’intera società europea sta vivendo. Siamo noi, cittadini europei, che eleggiamo il
Parlamento Europeo che - insieme al Consiglio dell'Unione, in cui siedono i ministri nazionali - produce
quasi l'80% della legislazione vigente - mentre il Parlamento italiano principalmente converte decreti
governativi e norme di dettaglio di derivazione comunitaria. Siamo noi che eleggiamo i governi e i
parlamenti nazionali dei vari Stati membri, che decidono e ratificano le principali decisioni europee.
Siamo noi, cittadini europei, che dobbiamo poterci esprimere su quale futuro vogliamo per l’Europa; che
deteniamo il potere costituente senza il quale non è possibile procedere sulla strada della piena
unificazione politica. Siamo noi, cittadini europei, che dovremmo rivendicare il diritto di eleggere
democraticamente un governo europeo - come facciamo per comune, provincia, regione e stato nazionale per gestire la politica europea, e per poterla cambiare all'occorrenza. Perché di una nuova politica europea
rivolta alla crescita c'è un bisogno sempre più urgente.
2. Le cause istituzionali della crisi dell'Eurozona (5 dicembre 2012)
I leaders europei si ostinano a trattare la crisi attuale come se avesse un origine economico-finanziaria. La
crisi ha conseguenze economiche e sociale gravissime, ma la sua origine non è comprensibile guardando ai
dati economici. La Spagna è nell'occhio del ciclone. Ma ha un deficit annuo e un debito complessivo
nettamente migliori di Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti e di molti degli Stati membri della federazione
americana. Eppure, nessuno di questi è sotto attacco: perché?
La causa di fondo della crisi è istituzionale: la contraddizione tra un mercato unico, una moneta unica, e 27
politiche economiche e fiscali nazionali. Non è con dosi sempre crescenti di austerità che verrà superata.
Beninteso, i vincoli europei ai bilanci nazionali sono sacrosanti e non è pensabile di scaricare sui vicini i
propri debiti. Ma è urgente trasferire a livello europeo la competenza economica e i poteri fiscali necessari
a lanciare un grande piano di sviluppo sostenibile a livello europeo, in modo da riavviare la crescita,
rendendo così sostenibili i debiti nazionali.
Serve un Tesoro europeo, almeno a livello dell'Eurozona, dotato di poteri fiscali e della possibilità di
emettere Eurobonds per finanziare il piano di rilancio dell'economia europea. Questo implica la creazione
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di un governo federale dell'economia, responsabile di fronte al Parlamento europeo. L'alternativa è
l'aumento dei vincoli europei sui governi nazionali - il supercommissario con potere di veto - e l'erosione
delle democrazie nazionali, la perdurante assenza di politiche di rilancio dell'economia e l'avvitarsi della
crisi. Recuperare a livello europeo una sovranità irreversibilmente scomparsa a livello nazionale è una
condizione ineludibile per superare la crisi.
3. Il Nobel per la Pace alla UE (10 dicembre 2012)
Il Nobel per la pace all'Unione Europea è insieme un riconoscimento ed un incoraggiamento. Il
riconoscimento che la creazione di istituzioni sovranazionali chiamate a gestire una sovranità condivida ha
pacificato il continente che negli ultimi secoli aveva provocato le maggiori guerre e i più terribili crimini
contro l'umanità. Una pacificazione strutturale, fondata sulla stessa impensabilità della guerra tra i popoli di
Paesi per secoli nemici. Grazie a questa solida base si sono consolidate e sviluppate le nostre democrazie e
le nostre economie. Inoltre, ha permesso di gestire il crollo dell'Unione Sovietica in forme quasi ovunque
pacifiche, seppure con la grave e triste eccezione dei Balcani. E il riconoscimento di una politica estera
europea, insufficiente e inadeguata, ma sempre orientata alla pace. In altri continenti dove non si è
affermato un simile processo di integrazione sovranazionale la guerra è non solo pensabile ma frequente,
l'affermazione di sistemi democratici più precaria, e lo sviluppo economico minore.
Ma è anche un incoraggiamento ad andare avanti. La crisi del debito sovrano, dovuta alla contraddizione di
una moneta senza Stato, mette a nudo che l'Unione europea ha bisogno di un governo dotato di adeguati
poteri, in primo luogo fiscali. I governi degli Stati membri tentennano, timorosi di perdere qualche voto in
vista di elezioni sempre imminenti in uno Stato o in un altro. Senza un governo federale la crisi si aggraverà.
L'Euro e l'Unione rischieranno di scomparire, e con loro un modello sovranazionale per la governance
mondiale in grado di garantire pace e sviluppo, alternativo all'anarchia internazionale e all'occasione
cooperazione tra le potenze.
4. Verso l'unione politica? (15 dicembre 2012)
Nelle ultime settimane tre documenti ufficiali - un rapporto della Commissione Europea, una mozione del
Parlamento Europeo, e un Rapporto predisposto dai Presidenti del Consiglio Europeo, della Commissione,
della Banca Centrale e dell'Eurogruppo - hanno presentato delle proposte concrete e un percorso per
realizzare un'autentica unione economica e monetaria, che implicano sostanzialmente anche un'unione
politica. Riuniti nel Consiglio Europeo, i Capi di Stato e di governo dei 27 Paesi dell'UE devono decidere se
perseguire o meno l'unione politica e, come sempre, tentennano.
Le proposte sul tappeto riguardano il rafforzamento della governance europea e del coordinamento delle
politiche fiscali nazionali; un'unione bancaria (con una vigilanza europea affidata alla BCE ed un fondo
europeo contro i fallimenti delle banche); l'attribuzione di poteri fiscali, la creazione di un bilancio specifico
e poi di un Tesoro dell'Eurozona; l'istituzione di un redemption fund per il debito pubblico nazionale oltre il
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60% del PIL, per contribuire a superare la crisi del debito sovrano; l'integrazione del Meccanismo di Stabilità
Europeo dentro al quadro istituzionale dell'Unione e sottoposto al controllo del Parlamento; e alla fine del
percorso l'emissione di debito pubblico europeo. Il Consiglio Europeo odierno chiede un approfondimento
del dibattito su molte di queste questioni, e rimanda la discussione sull'integrazione sul piano della
sicurezza. Nascosto sotto un linguaggio tecnico e suddiviso in diverse proposte in sostanza si parla
dell'unione politica, di una sorta di federazione europea, almeno dell'Eurozona. Una simile decisione
richiede però il coinvolgimento dei cittadini in un grande dibattito e processo costituente europeo che
dovrebbe trovare nelle elezioni europee del 2014 il momento di avvio, e in un referendum europeo di
ratifica il momento conclusivo.
Il palese fallimento dei governi nazionali nell'affrontare la crisi finanziaria e del debito sovrano sta costando
molto in termini economici e sociali agli europei, e gonfia le vele dei populismi nazionalisti ovunque.
Spaventati, i governi nazionali rimandano le decisioni cruciali a dopo le elezioni del 2013 in Italia e in
Germania. E' una scelta miope. I populismi anti-europei propongono ricette illusorie - come l'uscita
dall'Euro, che secondo un rapporto della UBS costerebbe ai Paesi coinvolti tra il 40 e il 50% del PIL - e
rifuggono la realtà - come lo spread, un cui aumento di 100 punti costa all'Italia l'1,2% del PIL. La crisi nasce
dalla contraddizione di una moneta unica, un mercato unico e 17 politiche economiche e fiscali nazionali, e
solo un'Europa più unita, federale e democratica potrà superarla. Solo recuperando a livello europeo una
sovranità da tempo persa a livello nazionale la politica potrà placare i mercati, ridare ai giovani speranza
per il futuro, mobilitare i cittadini europei in un nuovo progetto di rilancio.
Roberto Castaldi
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