interno L`ANGELO PASQUA 200705
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interno L`ANGELO PASQUA 200705
L’ANGELO DI FORNI DI SOPRA N. 61 - Pasqua 2007 Bollettino Parrocchiale Spedizione in abbonamento postale, art. 2, comma 20, lettera c, Legge n. 662/96 filiale 33100 Udine TAXE PERÇUE - TASSA RISCOSSA UDINE - ITALIA PASQUA 2007 Carissimi, a Pasqua ritorna puntualmente la domenica dopo il plenilunio della Luna di marzo. Quest’anno poi con un tempo che è andato fuori di ogni vecchia tradizione meteorologica. E su questo fatto da tanti di loro, si sono dette molte cose. D’accordo che il clima è stato alterato anche dalla “mano dell’uomo”; ma a me piace anche credere che il tempo presente e futuro è “nelle mani di Dio”. Desidererei tanto che in occasione della Pasqua ci fosse da tutti noi un momento di riflessione e nello stesso tempo, di alzare lo sguardo, verso la bellezza dei nostri monti; la sera poi, verso il cielo stellato e di conseguenza contemplassimo quello che Dio ha creato e perché nella bellezza e magnificenza di questo creato, riconoscessimo la Sua immagine, la Sua presenza. La Pasqua di quest’anno arriva ancora una volta in un clima non del tutto propizio alla pacifica convivenza tra i vari popoli. Troppe divisioni, troppe tensioni, troppe guerre, troppi odi, troppe povertà e miserie che affliggono e lacerano il tessuto di questa grande convivenza umana. Le soluzioni ci sarebbero se ci fosse veramente il desiderio da parte dei governanti e degli individui di rispettare l’inviolabilità di ogni persona. Questo è difficile, si dirà, e lo è nella realtà pratica. Ma tutto potrebbe prendere una soluzione in positivo se ci accettasse la nostra dipendenza da Dio. Domenica 18 marzo, Papa Benedetto andando a visitare i giovani reclusi nell’Istituto penale minorile romano di Casal del Marmo, disse che “una vita senza Dio non funziona”. A me sembra che Benedetto XVI con i suoi ripetuti interventi in vari momen- L ti del suo magistero, ci dia la possibilità di riflettere e ci dia anche l’imput di avere coraggio per agire in forza della nostra fede; il cristiano non può rimanere con “le mani in mano”. Qualcosa dobbiamo fare. Il 15 agosto del 2005, nell’omelia della messa in occasione della solennità dell’Assunta, disse tra l’altro: “Prima si pensava e si credeva che, accantonando Dio ed essendo noi autonomi, seguendo solo le nostre idee, la nostra volontà, saremmo divenuti realmente liberi, potendo fare quanto volevamo senza che nessun altro potesse darci alcun ordine. Ma dove scompare Dio, l’uomo non diventa più grande; perde anzi la dignità divina, perde lo splendore di Dio sul suo volto. Alla fine risulta solo il prodotto di un’evoluzione cieca, e, come tale, può essere usato e abusato. È proprio quanto l’esperienza di questa nostra epoca ha confermato. Solo se Dio è grande anche l’uomo è grande”. Nessuno mette in dubbio le difficoltà e le incertezze nel cammino di fede volendo seguire da vicino il Signore. Quando poi si pensa che volendo essergli vicino, tantissime volte ci troviamo a remare contro corrente perché non siamo compresi, anzi cordialmente osteggiati, vorremmo lasciare tutto e dire: ‘ma perché devo perdere il mio tempo?”. Papa Ratzinger ci aiuta ancora una volta, con un suo ‘passaggio’ del discorso detto durante l’Angelus del 12 marzo dello scorso anno: “L’esistenza umana è un cammino di fede e, come tale, procede più nella penombra che in piena luce, non senza momenti di oscurità e anche di buio fitto. Finché siamo quaggiù, il nostro rapporto con Dio avviene più nell’ascolto che nella visione; e la stessa contemplazione si attua, per così dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce interiore accesa in noi dalla Parola di Dio”. La foto scelta per metterla in questa prima pagina, penso che possa aiutarci a capire la nostra riflessione. Dietro la grande nube nera che si staglia nel cielo sopra i nostri monti di Forni, c’è una luce vivissima che mette in maggior risalto il colore oscuro. Questo nero potrebbe significare la nostra vita, ma dietro c’è la luce sfolgorante che potrebbe essere interpretata come la “Risurrezione” di Cristo Gesù che dice a ciascuno di noi: “Coraggio. Non aver paura. Va avanti. Io ho vinto il mondo! Io sarò con te e con voi fino alla fine dei tempi!” Fratelli e sorelle fornesi, vicini e lontani e a tutti gli amici della nostra Comunità di Forni, Buine Pasche! Padre Renzo IL NOSTRO CREDO NELLA PREGHIERA omenica 4 marzo, prima della preghiera dell’Angelus in piazza San Pietro, Papa Benedetto ha fatto una riflessione sulla preghiera. Eccola: D “Nell’odierna seconda domenica di Quaresima, l’evangelista Luca sottolinea che Gesù salì sul monte ‘a pregare’ (9,28) insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni e, ‘mentre pregava’ (9,29), si verificò il luminoso mistero della sua trasfigurazione. Salire sulla montagna per i tre Apostoli ha perciò voluto dire essere coinvolti nella preghiera di Gesù, che si ritirava spesso in orazione, specialmente all’alba e dopo il tramonto, e talvolta per tutta la notte. Solo però quella volta, sulla montagna, Egli volle manifestare ai suoi amici la luce interiore che lo ricolmava quando pregava da solo: il suo volto – leggiamo nel Vangelo – s’illuminò e le sue vesti lasciarono trasparire lo splendore della Persona divina del Verbo incarnato (cfr 9,29). […..] …Gesù ascolta la Legge e i Profeti che gli parlano della sua morte e risurrezione. Nel suo dialogo nel mondo, anche se sa che per arrivare alla gloria dovrà passare attraverso la Croce. Anzi, Cristo entra più profondamente in questa missione, aderendo con tutto se stesso alla volontà del Padre, e ci mostra che la vera preghiera consiste proprio nell’unire la nostra volontà a quella di Dio. Per un cristiano, pertanto, pregare non è evadere dalla realtà e dalle responsabilità che essa comporta, ma assumerle fino in fondo, confidando nell’amore fedele e inesauribile del Signore. Per questo, la verifica della trasfigurazione è, paradossalmente, l’agonia del Getsemani (cfr Lc 22,39-46). Nell’imminenza della passione, Gesù ne sperimenterà l’angoscia mortale e si affiderà alla volontà divina; in quel momento la sua preghiera sarà pegno di salvezza per tutti noi. Cristo, infatti, supplicherà il Padre celeste di ‘liberarlo dalla morte’ e, come scrive l’autore della lettera agli Ebrei, ‘fu esaudito per la sua pietà’ (5,7). Di tale esaurimento è prova la risurrezione. Cari fratelli e sorelle, la preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso. Durante questo tempo di Quaresima, chiediamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Maestra di vita spirituale, di insegnarci a pregare come faceva il suo Figlio, perché la nostra esistenza sia trasformata dalla luce della sua presenza”. A questa riflessione di Papa Benedetto, potremmo concludere con la nostra riflessione/preghiera: Credo che la preghiera non è tutto, ma che tutto deve cominciare dalla preghiera: perché l’intelligenza umana è troppo corta e la volontà dell’uomo è troppo debole; perché l’uomo che agisce senza Dio non dà mai il meglio di se stesso. Credo che Gesù Cristo, Credo che non sapremo mai con esattezza se la nostra è preghiera o non lo è. Ma esiste un test infallibile della preghiera: se cresciamo nell’amore, se cresciamo nel distacco dal male, se cresciamo nella fedeltà alla volontà di Dio. dandoci il “Padre nostro”, ci ha voluto insegnare che la preghiera è amore. Credo che impara a pregare Credo che la preghiera non ha bisogno di Credo che impara a pregare parole perché l’amore non ha bisogno di parole. solo chi impara a resistere al silenzio di Dio. Credo che si può pregare Credo che tutti giorni tacendo, soffrendo, lavorando, ma il silenzio è preghiera solo se si ama, la sofferenza è preghiera solo se si ama, il lavoro è preghiera solo se si ama. dobbiamo chiedere al Signore il dono della preghiera, perché chi impara a pregare impara a vivere. solo chi impara a tacere davanti a Dio. IL 50° DI MESSA DEL NOSTRO ARCIVESCOVO, MONS PIETRO BROLLO on possiamo non ricordare, anche dal nostro “foglio parrocchiale”, il nostro Arcivescovo, nel suo 50° anniversario di Ordinazione sacerdotale. Prima di tutto perché è il nostro Pastore; poi perché è della nostra terra e poi anche perché ha ancora nel cuore gli anni passati ad Ampezzo quando fu il nostro Vicario Foraneo. A dir il vero ha veramente a cuore la Forania dell’Alta Valle del Tagliamento. Noi non diremo grandi cose perché in questi giorni passati, soprattutto in Cattedrale a Udine, la domenica 18 marzo, c’è stata la possibilità di capire come l’Arcivescovo sia ben voluto dalla sua gente e posso dire, non vorrei sbagliarmi, anche dai suoi preti. C’erano molti, domenica sera, in Duomo. Mi limito solo a pubblicare la lettera di auguri che Papa Benedetto gli ha inviato in occasione del 50° di Sacerdozio, lettera che Lui stesso, il Papa, ha firmato. Eccola: N Al Venerabile fratello Pietro Brollo, arcivescovo metropolita di Udine. “Che cosa darò in cambio al Signore di tutte quelle cose che Egli mi ha dato? Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore” (Ps. 116, 12-13). 2 Riteniamo che tu debba ripetere queste parole del salmista, venerabile fratello, che nel vicinissimo mese di marzo, facendoti questo dono il Signore benignissimo, celebrerai felicemente le tue nozze d’oro sacerdotali. E, cogliendo con esultanza questa fausta occasione, scriviamo a te questa lettera con fraterno affetto per esprimerti i migliori auguri e per ricordare insieme con te i principali momenti del tuo ministero sacro. Fatto sacerdote nella nativa Arcidiocesi di Udine, hai sostenuto con perizia e diligenza alcuni compiti, tra i quali il ruolo di professore e di rettore del Seminario, e di parroco. Nell’anno 1985 Giovanni Paolo II, nostro predecessore di piissima memoria, volgendo lo sguardo alle tue comprovate doti, ti nominò Vescovo ausiliare della tua stessa Arcidiocesi. Poi sei stato dato come Pastore alla Diocesi di Belluno – Feltre e infine sei stato trasferito alla menzionata Chiesa Metropolitana di Udine, che ora reggi. Prestando la tua opera a un ministero episcopale assai pesante, Pastore buono e Padre saggio, hai cercato con tutte le tue forze che i fedeli a te affidati crescessero “nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo” (cfr 2Pt 3,18). E li hai esortati a cercare ogni giorno quelle cose che stanno in alto e di assaporarne sapientemente (cfr Col 3, 2-3), con una sollecitudine particolare per le vocazioni sacerdotali, per la cura pastorale della famiglia e anche per la promozione umana e sociale dei cittadini, pronto sempre a dialogare col clero e col popolo. Per cui, nel gioioso evento della tua vita, accogli, venerabile fratello, tutti i più felici auguri uniti alla preghiere con le quali chiediamo sentitamente a Cristo nostro redentore che per l’intercessione della gloriosa sempre Vergine Maria, Egli colmi la tua vita di beni e ti custodisca nel suo amore e ti sia propizio e ti doni la gioia con i suoi doni superni. E comunicazione di tutto questo e garanzia e attestazione del vicendevole affetto nostro sia l’apostolica benedizione nostra, che impartiamo nel Signore a te, venerabile fratello, e per mezzo di te alla carissima comunità ecclesiale di Udine, ricordandoti da questa Sede del beato Pietro. Dai Palazzi Vaticani, nel giorno 14 del mese di febbraio, nell’anno 2007, secondo del nostro pontificato. Benedetto XVI UNA RIFLESSIONE ramai siamo a Pasqua, ma penso che non faccia male un ulteriore “sguardo a Colui che è stato trafitto”! Perché questo Crocifisso non Lo possiamo “guardare” in croce solamente durate la Quaresima! O Solo chi ama davvero sa cos’è il sacrificio. E sa cos’è pentirsi. Chi non ama niente, nessuno, non sa davvero queste cose. E pensa che il sacrificio sia fatto di privazioni senza senso. O che la penitenza sia un rimediuccio da rimbambiti. Mentre chi ama davvero sa che il sacrificio è l’offerta di sé, ed è la terra dove cresce l’amore. E la penitenza è arrendersi a ciò che si ama. Comincia con il mercoledì detto delle Ceneri il tempo di Quaresima. È una notizia che non troverete su nessun giornale, eppure interessa un sacco di gente. Che è interessata alla vita e all’amore. Molta più di quella che si pensa. E che oggi andrà in Chiesa, chinerà la testa di fronte al prete che pronuncerà una formula vera e semplice: eri polvere, polvere ritornerai. Questa polvere, ricorda il Papa, ha meritato che Dio si facesse trafiggere sul Calvario. Per tener viva la memoria di questo evento d’amore straordinario, d’esser creature finite amate da Cristo, si faranno dei fioretti. Li faranno i grandi e i piccoli. Come punti di memoria, come piccoli sacrifici per prendere parte al grande sacrificio del Trafitto. La Quaresima è una strana festa dell’amore. Per questo il Papa nel suo messaggio prende le mosse dall’enciclica che ha dedicato al tema. Arrivando a parlare della croce come segno di Eros e di Agape di Dio verso l’uomo. Toccando uno dei vertici della sua riflessione e della sua proposta. In questi quaranta giorni i cristiani si ricorderanno dell’amore di Dio. Molti diranno: i cristiani sono gente strana, con la storia dei fioretti, e della penitenza. Diranno: cose anacronistiche. Ma a guardar bene, siamo in una società che, con un sorriso un po’ ebete sulle labbra, impo- ne sacrifici di ogni genere – vite nel traffico, stress di vario tipo, non far figli, lavorare allo stremo, amicizie ridotte, poco tempo, morti assurde. E non per ricambiare l’amore di Dio, ma per andar bene al capo, o non uscire dai luoghi comuni. O per il breve sogno del potere o del lusso. Una società, a ben vedere, che in fatto di penitenze, berline pubbliche, gogne, sfruttamento dei sensi di colpa, non scherza per niente. Anzi, su queste cose ha costruito laicissimi monumenti e grandi business. Invece il gesto semplice, sapente delle Ceneri e il tempo della Quaresima sono proposti alla libertà dei cristiani non come obbligo sociale. E nemmeno come periodo in cui mettersi a posto la coscienza. Infatti, è un tempo in cui imparare qualcosa che vale sempre. Diverso dai grandi momenti di purificazione tipici di tante religioni. No, ora si tratta di imparare, di educarsi, come s o t t o l i n e a Benedetto XVI, a guardare Colui che abbiamo trafitto. Si tratta di imparare a vivere nel più drammatico ed entusiasmante ‘teatro’ della libertà. Ci volgeremo a guardare l’Amato trafitto, in segno estremo del suo amore per noi. Ai piedi della Croce metteremo a fuoco le domanda circa il senso che stiamo imprimendo alla nostra esistenza. E a vederlo trafitto dal male che noi Gli abbiamo fatto. Scena d’amore come nessun’altra, vertice di Eros e di Agape. E però anche saremo liberi di non guardare. Di coprirci gli occhi con le mani. In Quaresima ogni persona, di molta o di poca fede, di grande moralità o di ferite profonde può trovare il tempo per accedere al teatro profondo della propria vita. E della propria coscienza, che per il cristiano non è una specie di piazza disabitata, dove si è da soli a giudicare astrattamente ciò che è giusto o no: ma è il luogo ai piedi della croce d’amore di Dio, dove si sta a guardare come Giovanni, Maria e Maddalena, inizio della Chiesa. Davide Rondoni da “Avvenire” 21/02/2007 3 “LOURDES: IL CIELO SI AFFACCIA SULLA TERRA” “Bernadette n’était qu’une pauvre idiote!” ueste parole sarcastiche furono pronunciate da Emile Zola, un razionalista che combatté la verità di Lourdes in modo vergognosamente irrazionale fino a mistificare i fatti e ad offrire denaro, affinché alcuni dessero false testimonianze ! René Laurentin, in venti anni di ricerca meticolosa, ha puntualmente ricostruito la vicenda di Lourdes e l’ha raccontata in tredici grossi volumi: chi vuole, può consultarli e documentarsi, rendendosi conto dell’onestà dell’affermazione del vescovo di TarbesLourdes, Mons. Pierre-Marie Théas: “Lourdes non ha bisogno che di verità!”. Seguendo il resoconto quasi giornalistico di René Laurentin, riviviamo l’emozione dei fatti accaduti a Lourdes a partire dall’11 febbraio 1858. Quel giorno, 11 febbraio 1858, era giovedì grasso e a Lourdes, come altrove, ci si preparava ad una serata di divertimento. Ma nella casa dei Soubirous non si respirava aria di festa: c’era freddo, fame, malattia … e il fuoco nel focolare era inesorabilmente spento per mancanza di legna. Bernadette, sofferente di asma, esce di casa intorno alle 11 e, insieme alla sorella Antoniette e ad un’amica, si reca nel bosco lungo il Gave per cercare legna da ardere: per dare un po’ di tepore all’unica stanza nella quale abitavano sei persone: babbo, mamma e quattro figli! Nessuno avrebbe mai immaginato che quell’11 febbraio 1858 sarebbe entrato nella storia e avrebbe trasformato Lourdes nella capitale mondiale dei pellegrinaggi. Chi era Bernadette? Perché la Madonna ha posato il suo sguardo su questa sconosciuta fanciulla di una sperduta cittadina dei Pirenei? È necessario ricostruire le vicende della sua famiglia per cogliere tutto il profumo di Vangelo, che emana dalla scelta Q 4 della Madonna. Bernadette Soubirous nel 1858 aveva quattordici anni: era nata il 7 gennaio 1844. Quando nacque, fu accolta con tanta gioia perché era la primogenita di una coppia di sposi felici e coronava una storia d’amore nata da una disgrazia. Infatti il nonno materno di Bernadette, Giustino Castérot, era morto il 1 luglio 1841, travolto da un carro agricolo sulla via di Pouyferré, lasciando sulle spalle della moglie Clara il mulino e sei orfani. Perso tragicamente il marito, la povera Clara pensò di maritare una figlia, affinché l’uomo prendesse in mano le redini del mulino: e così Francesco Soubirous, di anni 34, sposa Luisa Castérot, di anni 17. Le nozze furono celebrate il 9 gennaio 1843 e l’anno dopo nacque Bernadette fra la gioia di tutti. Ma, una sera di novembre del 1844, la madre di Bernadette è vicino al fuoco per riscaldarsi. D’improvviso la candela di resina, appoggiata sul ripiano del camino, le cade addosso e i vestiti si incendiano e restano ustionati anche i seni, che perdono latte. Bernadette allora viene affidata a Maria Lagues di Bartrés, alla quale è appena morto il bambino di 18 giorni: sarà il primo sfratto di Bernanette e tanti altri ne seguiranno… a causa delle disgrazie continue della sua sventurata famiglia. Intanto papà Francesco, mentre batte la macina con il martello per renderla rugosa, ad un tratto lancia un grido: una scheggia gli ha colpito l’occhio sinistro e l’ha privato per sempre di un occhio. Bernadette, nel frattempo, è tornata a casa, perché la nutrice è in attesa di un nuovo bambino, mentre la mamma ha partorito un fratellino che vivrà soltanto due mesi. Però gli affari del mulino Boly vanno male: i coniugi Soubirous sono troppo buoni, si fidano della gente, rimandano i pagamenti…e così finiscono che si trovano pieni di debiti e sono costretti a trasferirisi in casa Laborde. Bernadette ha 10 anni. Francesco Soubirous va a fare il bracciante per sfamare la sua numerosa famiglia: nel frattempo, infatti, sono nati Antoniette nel 1846, Giovanni Maria nel 1851 e Giustino nel 1855. Intanto scoppia il colera. Anche Bernadette è colpita dal male: sopravvive, ma le resta una tremenda asma, che l’accompagnerà per tutta la vita. Muore la nonna Clara e lascia una buona eredità ai Soubirous. Essi affittano un nuovo mulino, ma il contratto è un vergognoso imbroglio: Francesco, che è analfabeta, se ne accorge soltanto alla scadenza dell’anno, quando deve pagare una cifra enorme. Non ha i soldi e si ritrova ancora una volta in mezzo alla strada. Per avere una “bocca in meno da sfamare”, i Soubirous si rassegnano ad affidare Bernadette alla zia Bernarda e poi di nuovo all’arcigna balia Maria Lagues, di Bartrés: Bernadette si sentirà come un pacco passato da una mano all’altra e ne soffrirà tantissimo. Intanto la sua famiglia non riesce a pagare l’affitto e viene sfrattata anche dal nuovo alloggio. Finiscono per andare a vivere nel CRONACA PARROCCHIALE “Cachot” che era una celle di una prigione abbandonata! Ma per i Soubirous era un’ancora di salvezza, messa a disposizione del cugino André Sajous, che ebbe compassione di loro. Racconta lo stesso Sojous: “La camera era scura e per niente sana. Nel cortile, dove si affacciava la finestra, c’erano le latrine che debordavano e rendevano il luogo veramente infetto: ci tenevano il letame!” Francesco Soubirous venne a chiedere la stanza a mio zio e insieme dicemmo: “Dal momento che sono in mezzo alla strada bisogna alloggiarli!. Erano miserabili: due poveri letti, uno a destra entrando e l’altro sullo stesso lato più vicino al camino. Mia moglie prestò loro qualche camicia: erano pieni di pidocchi! Spesso davo loro un po’ di pane, ma i piccoli non lo chiedevano mai: piuttosto sarebbero morti di fame”. Nonostante la disgrazia, i Soubirous avevano conservato una grande dignità e un grande amore, continuamente alimentato dalla preghiera. Racconta ancora il cugino, che abitava nel piano superiore della casa: “Quando giungeva la sera noi sentivamo che i Soubirous dicevano il Santo Rosario: pregavano tutti insieme, spesso senza aver mangiato, e la voce dei bambini si univa a quella dei genitori. Provavamo tanta emozione nel sentirli pregare così!” Intanto gli amici del mugnaio fallito prendono le distanze dal bracciante alla giornata: la povertà spesso cammina con l’umiliazione! E il 27 marzo 1857, a seguito di un furto di due sacchi di farina presso il panettiere Maisongrosse, l’accusa cade su Francesco Soubirous per il semplice motivo che era il più povero del paese. Come difendersi? Chi crede alle ragioni dei poveri? Francesco viene messo in prigione per alcuni giorni e così Luisa e i bambini conobbero anche questa umiliazione e versarono lacrime amare…continuando sempre a pregare. L’11 febbraio 1858 la famiglia Soubirous viveva questa drammatica situazione: avevano dormito nel pagliericcio per terra all’interno dell’umido e maleodorante “cachot” e iniziavano una nuova giornata di fatica, di fame e di fede. La Madonna si inserisce in questo contesto: i Soubirous sono sprofondati nella miseria, ma il Cielo guarda verso di loro con sorprendente simpatia. Bernadette, quel giorno, spinta dalla necessità, va a cercare un po’ di legna lungo il Gave e invece la Madonna cerca proprio Lei: cerca l’umanamente sfortunata primogenita dei Soubirous, la figlia dei più poveri di Lourdes, la ragazzina analfabeta e non ancora ammessa alla prima Comunione all’età di ben quattordici anni! Vengono in mente le chiarissime parole di Gesù: “E così gli ultimi saranno i primi, e i primi ultimi” (Mt 20,16). + Mons. Angelo Comastri Vicario Generale del Papa Città Vaticano (continua) Lunedì 19 febbraio 2007 Cappellari Denis ha conseguito presso l’Università degli Studi di Udine, la laurea specialistica in “Statistica ed Informatica per la Gestione delle Imprese”, con la votazione di 110/110 e la lode. Ci congratuliamo con lui e gli porgiamo i migliori auguri per un fruttuoso avvenire! Il 28 settembre 2006 Serena Maresia ha conseguito presso l’Università di Trieste la laurea in Diritto del Lavoro discutendo la tesi “Consulenza del Lavoro” con l’esimio Prof. Luigi Meneghini, con la votazione di 105/110. Porgendo le nostre vive congratulazioni, auguriamo a Serena un avvenire di successo! Era il 14 febbraio 1957 quando hanno detto “sì” alla loro unione di Matrimonio. Ferigo Elio e Cella Maria, nella stessa data di quest’anno, hanno felicemente festeggiato assieme ai familiari il loro 50° anniversario. Con tanti auguri di bene anche da parte dell’Angelo. Poi c’è l’anniversario di ordinazione del Parroco: 50 anni di ministero sacerdotale. Nel 1957, era il sabato “sitientes” così come veniva chiamato liturgicamente quel giorno con cui iniziava la celebrazione della Messa riportando le parole di un salmo:”Voi che avete sete, venite alle acque”. Era il sabato, precisamente il 16 marzo, che precedeva la Prima Domenica di Passione. Per tutti, coloro che arrivano al traguardo delle “Nozze d’Oro” di matrimonio hanno molto da ricordare e raccontare. Anche per un prete missionario che arriva a questo traguardo per la sua Ordinazione sacerdotale, i ricordi sono molti e se poi tutto questo tempo (quasi trent’anni) è trascorso in “terra di missione” questi ricordi non possono non avere una rilevanza particolare. Ad ogni modo un grande grazie è “salito con la preghiera” al Signore per l’aiuto da Lui ricevuto anche in momenti duri e faticosi e con l’umile richiesta di poter continuare a servire i fratelli e sorelle nel miglior modo (e secondo la possibilità delle forze fisiche), in quest’angolo stupendo della Creazione, che è appunto Forni di Sopra! Il 2 marzo scorso, De Santa Eugenio e De Donà Francesca, sono ritornati in chiesa per ringraziare il Signore di aver dato loro la possibilità di ricordare il loro 50° anniversario di Matrimonio. Un grazie per il traguardo raggiunto, nonostante i momenti duri incontrati lungo il cammino. Ma sempre fiduciosi nell’aiuto del Signore. L’Angelo, rinnova gli auguri di bene che erano stati loro espressi durante la s. Messa di ringraziamento. 5 I NOSTRI RAGAZZI A TELEPORDENONE opo la prima esperienza a “Teleprodenone” nel 2004, con la rappresentazione “La politica, viduda dai canàis di For di Sora”, il 15 febbraio 2007 è stato teletrasmesso, sempre su “Telepordenone” un altro lavoro, questa volta in italiano dal titolo “I funghi parlanti”. Interpreti sono stati sempre i ragazzi delle scuole elementari e delle medie di Forni di Sopra. La presentazione, come in precedenza, è sempre stata diretta e coordinata dal prof.ermes Scaini di Pordenone. I nostri giovani attrori, a coppie, sono stati: 1) Sabrina Bellina - Denise Perissutti (Porcino - Mazza di tamburo) 2) Claudio Somvilla - Arianna Ferigo (Cantarello - Trombetta di morto) 3) Lorenzo D’Andrea - Roberta Sala (Cortinaro - Amanita) 4) Stefano De Luca - Mara Pacorig (Coprino comato - Manina) 5) Lorenzo Antoniutti - Laura Sala (Sanguinello - Moretta). D Il tutto coordinato dalla maestra Tiziana Perissutti che ha anche interpretato la “Maestra Patata” (fungo) con Claudio Somvilla. Non è mancato il prezioso contributo della onnipresente maestra Annamaria Turchetti. Un grazie all’Amministrazione Comunale e alla protezione Civile che hanno provvisoto al trasporto (grazie anche agli autisti!) ed al convivio a fine registrazione, nonchè al Consorzio Servizi Turistici che ha contribuito alla preparazione dei copioni. Anche questa volta il tutto su testi di Armando Clerici, che è intevenuto, oltre che come autore e regista anche come attore interpretando “nonno mini sapiens”. Il Lavoro è piaciuto e ne è scaturita una mezza richiesta per un’altra prossima interpretazione dei nostri giovni attori. L’entusiasmo non manca, ci auguriamo un altro prossimo successo. Bravi ragazzi! Coraggio! INCONTRO CON I CATECHISTI DELLA FORNANIA Dalla lettura della seconda lettera di San Paolo a Timoteo e dalla meditazione della stessa, il nostro Vicario Foraneo Mons. Piller ci ha chiamati per essere veri “Testimoni di speranza” e raccogliere la sfida che riguarda la difficoltà di trasmettere alla nuove generazioni la notizia inaudita che ha riscritto la storia dell’umanità: Gesù è risorto. Riuscire ad accendere la speranza nelle vita quotidiana dei nostri ragazzi, appassionarli, interessarli a pensare in grande alla vita eterna, dare un senso a tutte le loro attività nella direzione evangelica e in tutte le circostanze di vita che vengono loro offerte. Noi catechisti dobbiamo affidarci alla preghiera costante e puntare sulla formazione, sulla certezza che moltissime persone non conoscerebbero Cristo se non per mezzo nostro e siamo gli unici a cui è data la possibilità di rievangelizzare interi settori della società che si è allontanata da Cristo. La preparazione è attenta e scrupolosa per condividere con i “fratelli più piccoli” quello che abbiamo imparato, è necessaria anche avere la sensibilità di riconoscere in ognuno di loro l’unicità e l’originalità e fare attenzione alla difficoltà che le famiglie incontrano nel trasmettere le fede ai loro figli. Dobbiamo però essere noi per primo gioiosi del messaggio che portiamo ed aprirci agli altri per essere uomini nuovi alla luce del Vangelo. MARIA LA NOSTRA SPERANZA asqua. Tempo di risurrezione, di rinascita. Per me e la mia famiglia questo è il tempo della rinascita: la costruzione della casa andata distrutta nell’incendio del 12 dicembre scorso. Abbiamo vissuto tutto questo periodo con il pensiero a quello che sarebbe stato il nostro nuovo inizio. Grazie all’immensa solidarietà ricevute da moltissime anime buone, di ogni dove, il nostro sogno diventerà realtà: tornare a casa! Ciò che è accaduto è stato grande, ma mai quanto il miracolo che è avvenuto dopo. A tantissima gente dobbiamo essere grati per i doni ricevuti, e vogliamo fare tesoro di quanto imparato da chi ci è stato vicino, e sono davvero tanti! Un segno tangibile e visibile lo abbiamo ricevuto anche dal cielo. Lo abbiamo trovato una sera, pochi giorni dopo l’incendio, nel buio delle macerie abbiamo scoperto degli oggetti nati dalla fusione della grata della P PRONTO, DIO? E 1 Cerca il momento buono! Per Dio è sempre il momento buono, tu non rischi mai di disturbare. Cerca per te un buon momento, un momento calmo, dove non sei distratto da mille altre cose da fare. 2 Cerca il numero giusto, quello che ti collega direttamente con Dio. Questo numero non è uguale in tutto il mondo: tu solo conosci il numero diretto per parlare con Lui da cuore a cuore. Lozza Claudia L’ATTESA La Parrocchia di Forni di Sopra, desidera ricordare con riconoscenza la cara Pavoni Gisella che durante la sua esistenza, in vari momenti, si è occupata della suppellettile religiosa destinata al decoro della Chiesa. Ci ha messo amore e passione. Siamo certi che il Signore terrà conto di tutto ed è per questo che noi la ricordiamo con affetto e innalziamo per lei la nostra preghiera riconoscente. 6 nsieme ai vescovi di Gorizia e Concordia – Pordenone e in accordo con il presidente della Conferenza episcopale triveneta, cardinale Angelo Scola, riproporrò al nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana, Monsignor Angelo Bagnasco, l’urgenza di approvare la traduzione del Messale romano in lingua friulana”. È l’impegno assunto dall’Arcivescovo di Udine, monsignor Pietro Brollo, in risposta all’appello espresso all’unanimità nella riunione del Consiglio presbiterale diocesano dell’8febbraio scorso: che la Conferenza episcopale italiana dia al più presto la possibilità al popolo friulano di celebrare l’Eucaristia nella propria madrelingua. I fatti. Dopo l’approvazione del Lezionario in lingua friulana da parte della Conferenza episcopale italiana e della Congregazione per il Culto e la disciplina dei sacramenti, è stata predisposta da una speciale Commissione interdiocesana la traduzione del Messale romano secondo l’edizione tipica latina terza. Dopo un lavoro di traduzione, durato cinque anni, si è provveduto, I presso le Grafiche Dehoniane di Bologna, alla stampa di 10 prototipi che sono stati inoltrati alla competenti autorità ecclesiastiche con la richiesta di approvazione. Il Messale romano in lingua friulana è stato anzitutto approvato dai vescovi di Udine, Gorizia e Concordia – Pordenone e da essi presentato alla Conferenza episcopale triveneta, che l’ha approvato. Quindi il Messale è stato ufficialmente presentato alla Conferenza episcopale italiana, che finora non ha ritenuto di sottoporlo all’approvazione dell’assemblea dei vescovi italiani volendo prima sottoporre all’assemblea stessa la traduzione italiana del Messale romano non ancora pronta. Il Consiglio presbiterale dell’Arcidiocesi di Udine ritiene che, essendo la lingua friulana riconosciuta a livello europeo, a livello statuale italiano e anche dalla Santa Sede, tale percorso vada rivisto. Da qui l’appello alla Conferenza episcopale italiana perché venga dato corso all’iter previsto dal Codice di diritto canonico per l’approvazione del Messale romano in lingua friulana. cco sette regole per una buona comunicazione: 3 Una conversazione telefonica non è un monologo, dove parli senza mai fermarti, ma ascolti cosa ti dice colui che ti parla dall’altra parte del filo. 4 Se la comunicazione si interrompe, verifica se il contatto non si è interrotto per causa tua. 5 Non prendere l’abitudine di chiamare Dio unicamente in caso di urgenza. 6 Prendi nota che le chiamate di Dio sono gratuite, non solo di domenica, ma giorno e notte: 24 ore su 24. 7 Non dimenticare che Dio lascia continuamente i suoi messaggi sul tuo telefonino. N.B. Se il tuo apparecchio telefonico ha grossi problemi tecnici e le comunicazioni sono difficili, portalo dal tecnico, per farlo riparare con il sacramento del perdono. Ogni apparecchio ha garanzia a vita e sarà rimesso a nuovo con assistenza gratuita. finestra con il legno: un manufatto dai bordi morbidi e ricorda vagamente un fiore che si allunga, ma l’altro ha dell’incredibile, ricorda decisamente la Madonna (anche agli o chi di chi non ha fede o ne ha poca). Questo oggetto avrà nella nostra nuova casa un posto d’onore, perché rappresenta un segno forte per noi. Talvolta non siamo in grado di capire a fondo le cose che si accadono, le giudichiamo per ciò che sono senza andare un po’ oltre. Ecco, la presenza di Maria ci ha rassicurato ed invitato a guardare oltre e così stiamo facendo. È questo l’augurio che noi facciamo a tutti voi, di mantenersi saldi nell’amore e guardare sempre con occhio diverso le cose che ci colpiscono per cercare di comprendere appieno il significato del loro accadere. Buona Pasqua! Patrizia Pavoni e famiglia. Denaro Da quando si è cominciato a onorare il denaro, che incatena tanti magistrati e tanti giudici, che crea magistrati e giudici, le cose hanno perduto il loro vero valore e noi, diventati ora mercanti, ora merce in vendita, non consideriamo più la qualità, ma il prezzo; per interesse siamo onesti, per interesse disonesti, e pratichiamo la virtù finchè c’è speranza di guadagno, pronti a un voltafaccia se la scaltrezza promette di più. ALLA GENTE DI FORNI, LA MIA GENTE Ogni volta che ritorno a Forni, guardo estasiato le mia montagne, i miei torrenti, tutto ciò che mi circonda, innanzi tutto guardo la mia gente. Grazie per i vostri sorrisi, sempre sinceri, sempre pronti, discreti come i vostri sentimenti, a fissare gli occhi di chi vi guarda. Grazie per le mani che mi porgete in segno di saluto, d’amicizia, d’affetto, le sento mie. Grazie per il calore che mi date, le parole che mi dite, il tempo che mi concedete, i pensieri che mi riservate. Grazie per ogni cosa voi mi ricordiate, la mia infanzia, la mia giovinezza, la mia quotidiana età che inevitabilmente si arrampica lungo i sentieri del tempo. Grazie per i suoni e le melodie del nostro parlare, per i rumori dei passi lungo le strade, a ritmare ora l’alba ora il tramonto. Grazie per la vostra semplicità, maestra di coerenza, oggi mi appartiene, con lei, vince la purezza delle persone vere. Grazie per i vostri modi di porvi, forti quando debbono apparire, miti quando debbono mediare. Grazie, o cara gente di Forni, in voi io mi specchio e mi vedo sereno come mi avrebbero voluto coloro che se ne sono andati. Grazie per queste radici alla quali io appartengo e mi aggrappo in ogni momento della vita poiché queste sono la mia vita. Grazie giovani, testimoni di tanto esempio, grazie o miei cari vecchi per reggere il peso di tanta saggezza. Roma, Gennaio 2007. Seneca, A. Lucilio A te giovane, che forse sei già stanco di vivere e di lottare, di credere e di amare, a te che in questo momento ti senti solo e insicuro, a te che sei deluso per come vanno le cose, a te che soffri per la falsità degli uomini, a te che sei senza lavoro, a te che chiedi amore e ti viene dato sesso, a te che hai cercato solo nel piacere il senso della vita, a te che hai creduto invano nella violenza e nella droga, a te che il divertimento e il denaro non bastano più, a te che pensi forse di farla finita, a te che non credi più a niente ma non smetti di cercare, a te cui manca una ragione per vivere, a te che non hai ancora deciso cosa fare nella vita, a te che hai provato tutto eccetto Cristo: fermati e rifletti un po’ perché forse tu cerchi le cose belle e buone della vita, forse tu cerchi ancora Dio. Giusi M. Vito Morelli “Dio, un amico da non perdere”. Ed. San Paolo. 7 OFFERTE RICORDIAMO I NOSTRI CARI DEFUNTI Qui di seguito, e se ci sono degli errori segnalateceli, troverete le offerte che sono state consegnate dal 1 dicembre 2006 al 25 marzo 2007. Un grazie a tutti, grande come la vostra generosità. Manuali / € I Familiari in mem. di Maresia Ivo 155,00 I Familiari in mem. di Cella Tranquilla 65,00 – NN 50,00 – Coscritti Classe 1987 40,00 – Coscritti Classe 1957 20,00 – Vigili del Fuoco in occasione Festa di S. Barbara 50,00 – In mem. di Pavoni Eugenia Pio IX 250,00 – De Santa Eugenio e De Donà Francesca in occasione del loro 50° di matrimonio 100,00 – I familiari in mem. di Ticò Olga 25,00 – Famiglia Cella Paola in mem. della zia Pavoni Gisella 50,00 – Per la Chiesa 30,00 – In mem. di Cappellari Luigi 15,00 – Famiglia Cappellari in occ. della ‘laurea’ di Denis 50,00 – In occ. del 50° di matrimonio di Ferigo Elio e Cella Maria 50,00. Cella Rubino di anni 73 deceduto il 07/08/2006 Schiaulini Maria Rina di anni 84 deceduta il 24/12/2006 Cella Tranquilla di anni 88 deceduta il 09/01/2007 Perissutti Lice di anni 80 deceduta il 13/01/2007 Per la Chiesa della Madonna della Salute / € NN 50,00 – Fam. Cappellari Giobatta Saco 50,00 – Coscritti Classe 1937 80,00 – Fam. Cattan 50,00 – NN 50,00 – De Pauli Nives 30,00 – Cinica Anna 40,00 – NN 30,00 – I Coscritti anno 1939 in mem. di Maresia Ivo 125,00 – In occasione della ‘laurea’ di Cappellari Denis 20,00 – NN 50,00. Per il Bollettino Parrocchiale / € Antoniacomi Mario 30,00 – Furlan Luciano 30,00 – Martini Elisabetta 30,00 – Ronconi Alberto 20,00 – Colman Eleonora 20,00 – Pavoni Bruno 20,00 – Ticò Giulia 10,00 – Cappellari Luciana 50,00 – Piccinin Clara 50,00 – Cella Ofelio 10,00 – D’Andrea Gina 20,00 – Giongo Augusto 30,00 – De Santa Amore 20,00 – Cella Franco 50,00 – Ticò Adelia 10,00 – Spangaro Benito 50,00 – D’Andrea Luciano e Maria 50,00 – Ferigo Lino 20,00 – Cella Orfeo 30,00 – Cancellieri Ettore 10,00 – Bonato Walter 50,00 – Cella Delia Anna in mem. dei suoi cari defunti 100,00 – La Rosa Alfio 10,00 - Tremonti Modesto e Anna 30,00 – Fam. Schiaulini di Osoppo 25,00 – Volpi Mario 20,00 – De Pauli Maria 10,00 – Fusaro Angelo 30,00 – Anziutti Renzo in mem. di Agnese Eleonora 50,00 – Cella Elsa Filaferro 20,00 – De Santa Mario 20,00 – Bucco Fioravante 20,00 – Anziutti Alina 50,00 – Franco e Maria in mem. di Perissutti Lice 50,00 – Fam. Bertoli Giulio 20,00 – Toenllo Livia 20,00 – Antoniacomi Lucia 20,00 – D’Andrea Alice 20,00 – Clerici Ada 30,00 – Perissutti Giulia 20,00 – Candotti Luciano 10,00 – Perissutti Gianluigi 50,00. 8 ✞ ✞ Maresia Ivo di anni 67 deceduto il 05/02/2007 Ticò Olga di anni 86 deceduta il 03/03/2007 Pavoni Gisella di anni 88 deceduta il 14/03/2007 Cappellari Luigi di anni 79 deceduto il 14/03/2007 BOLLETTINO PARROCCHIALE FORNI DI SOPRA Quadrimestrale Edito dalla Parrocchia Santa Maria Assunta Forni di Sopra Cella Maria di anni 91 deceduta il 19/03/2007 Direttore responsabile: Mons. Dott. Duilio Corgnali Redazione: Parrocchia di S. Maria Assunta Stampa: Tipografia Moro Andrea Tolmezzo (Ud) v. Torre Picotta, 42 Autorizzazione: Tribunale di Tolmezzo n. 156 del 15.02.2006.