L`impegno iniziatico: il coraggio di essere Cari Fratelli, è per me

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L`impegno iniziatico: il coraggio di essere Cari Fratelli, è per me
L’impegno iniziatico: il coraggio di essere
Cari Fratelli,
è per me questa sera un momento di grande emozione e gioia con un pizzico di ansia e
paura. Ho riflettuto a lungo sull’impegno che avrei intrapreso nei confronti di Voi tutti, che
con grande amore fraterno mi avete designato alla dirigenza della nostra rispettabile ed
amata Loggia.
Prima però di farvi partecipe dello sconvolgimento interiore che mi avete provocato,
desidero esprimere a Voi tutti, nessuno escluso, un sentito ringraziamento, nella speranza
di poter soddisfare le vostre fraterne aspettative: vi prometto con il cuore che metterò tutto
me stesso affinché questo si avveri.
Desidero in particolare ringraziare il nostro, oggi Ex MV, che in questi due anni dalla
nostra fondazione ci ha delineato la via da seguire, e sulla quale intendo continuare; caro
Beppe, pregandoti durante i nostri Lavori di volerti sempre sedere all’Oriente, sentitamente
ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per noi e per avermi fatto capire, ed avere
impresso dentro di me, che l’impegno preso verso i Fratelli non potrà mai essere scalfito
dalle eventuali difficoltà che inevitabilmente in ogni cammino si incontrano .
Desidero
inoltre ringraziare i nostri MV anziani che sempre ci hanno assistito con i loro preziosi
consigli e la loro sempre discreta presenza. Grazie Enzo per averci insegnato che “la
Massoneria è un impegno lieve e lieto da prendersi a piccole dosi” vissuto ed assaporato
con generosità. Grazie Angelo per averci trasmesso il senso della disponibilità sotto tutti i
suoi aspetti quale catalizzatore dell’amore fraterno.
Grazie ai Fratelli che in questi due anni si sono prodigati affinché tutto fosse giusto e
perfetto nella gestione della nostra Loggia: grazie F:. Gianpiero per il tuo lavoro silenzioso
ma assiduo e puntuale, grazie Gianni per aver con magistrale esperienza guidato le nostre
iniziazioni: a voi chiedo umilmente l’aiuto per i Fratelli che vi hanno succeduto nella carica
che avete appena lasciato, fornendo loro il necessario supporto per il bene della Loggia.
Un grazie al F:. Carmelo che con grande spirito di servizio ed amore fraterno ha accettato
di continuare, in un momento così delicato per la nostra Loggia, quell’opera così
importante per la costruzione delle nostre nuove colonne.
Un grazie al F:. Claudio per la discrezione e puntualità , con la quale ha esercitato la
carica di Tesoriere ed un grazie per lo spirito di servizio ed amore per la Loggia avendo
deciso di supportarci, (e forse sopportarci!!) anche per il futuro.
Un benvenuto ai FF:. Juan, Gustavo, Matteo, Fabrizio,Daniele, Alfonso e Stefano ai quali
auguro buon Lavoro!
Dicevo all’inizio di questa mia tavola, dello sconvolgimento interiore e dell’emozione che
mi avete provocato: in tutta la mia vita da profano ho sempre considerato la parola
emozione, uno stato d’animo particolare, intenso ma breve, confinato esclusivamente nel
mio cuore e del quale essere geloso custode per non scoprirmi con gli altri. La mia
appartenenza alla Massoneria mi ha fatto ricredere su questo ed anche altri temi, che
ritenevo assolutamente veri, in quanto profondamente radicati in me. La trasformazione da
me subita, ma non per questo non voluta, anzi oserei dire anelata, ha rimesso in
discussione tutta una impostazione di vita che ritenevo inamovibile perché giusta.
Uno dei primi “consigli” che abbiamo tutti noi ricevuto da apprendisti è quello di imparare a
controllare l’impulso di dare espressione immediata alle proprie emozioni e quindi ad
imparare a controllare le emozioni stesse: le emozioni dovrebbero diventare strumenti per
“esperire il mondo”, ossia conoscerlo attraverso i fatti e le esperienze, e non invece
qualcosa che irretisce, gonfiando il cuore e l’anima e riempiendoci di delusioni ed
amarezze.
Ma emozione vuol dire anche portar fuori, manifestare cioè all’esterno ciò che è all’interno
di noi stessi: è quindi questa emozione, questo moto verso l’esterno, che l’azione
dell’uomo-animale esprime. Ma spesso mi sono domandato: perché nascondere
l’emozione provata il giorno della mia iniziazione? Perché dovrei sottacere l’emozione che
provo quando mi ritrovo assieme ai Fratelli con cui condivido ideali, stili di vita, progetti?
Perché non dovrei emozionarmi nel riconoscere in un perfetto sconosciuto incontrato per
caso, un Fratello, e dimostrargli tutto l’affetto fraterno che provo? (Mario Brugnoli!!!
Quanto affetto provo per te avendoti conosciuto solo un paio di anni fa? E quanto mi
manchi…a volte stento io stesso a credere che ciò sia stato possibile…ma questo, come
dicevi tu…è la grandezza della nostra Istituzione, che sempre avremo modo di apprezzare
se persevereremo nel nostro impegno iniziatico !!!)
Lungo è dunque il cammino per l’Apprendista, ma a mio avviso per ogni buon
Massone, affinchè l’uomo-animale riesca a controllare i propri impulsi emozionali ed
intraprenda serenamente, ed oserei dire finalmente, un percorso basato sulla Ragione.
Quando finalmente ci viene concesso di parlare liberamente, abbiamo la certezza di poter
perfezionare le nostre esperienze, macerate ed acquisite nel silenzio e nel raccoglimento.
Ma subito, Il confronto tra me e gli altri Fratelli di Loggia, ha evidenziato la pochezza del
mio essere: tanta materia e poco spirito …. Ma subito ho pensato….debbo andare
avanti…sono appena entrato nella sapienza e non posso più fermarmi! Imparerò
finalmente a leggere nel mio io e a rifugiarmi nei Fratelli più anziani, per spogliarmi delle
scorie, delle maschere, delle corazze della materialità. Se da Apprendista abbiamo
appreso l’umiltà, da Compagno D’arte apprendiamo la Tolleranza. Molte, troppe volte
sbagliamo ma altrettante volte ho trovato e troviamo a sorreggerci l’amore dei Fratelli, con
la loro comprensione: seguendo il loro esempio pensavo diventerò tollerante e saranno di
stimolo ed incoraggiamento per un migliore apprendimento del linguaggio iniziatico,
indispensabile non solo ai fini formali, ma determinante per poter penetrare nella realtà
massonica affinché potessi improntare la vita massonica e profana,per il miglioramento di
coloro che ci circondano: la famiglia nel mio piccolo, la società, l’umana famiglia nel nostro
sogno utopistico.
Finalmente appresa l’Arte raggiungiamo il grado di Maestro…e continuiamo a lavorare
incessantemente sulla via sinora percorsa….spesso sentendoci inadeguati a questo grado
sentendoci sempre fondamentalmente “Apprendisti”….. poi un giorno ci si trova come è
successo a me dopo una Tornata della Camera di mezzo….;
da un vocabolario della Lingua Italiana del 1855 leggo: Maestro= “Un uomo
ammaestrato e dotto in qualche arte o scienza. Colui che insegna scienza o Arte. Capo di
popolo o simile. Pastore. Personaggio d’alto Affare, ma con l’aggiunta di Grande. Padre
spirituale”….ed ancora “ Chi ,d’una scienza od Arte sa tanto da poterla insegnare ad altri,
da essere tolto a modello”.
Tutto questo, e ben altro, è il significato che noi Massoni dobbiamo dare alla parola di
Maestro Venerabile e rispettare perciò chi a tale grado è stato designato, ma soprattutto
rispettare ciò che Egli rappresenta. A molte domande che spontaneamente mi sono
venute alla mente, ho cercato di rispondere nelle settimane passate……chi può
quantificare con esattezza il peso che comporta l’adozione del ruolo di Maestro
Venerabile? Siamo veramente consapevoli del fatto che tale ruolo sia ricopribile da tutti
noi? Siamo certi che le decisioni che un giorno saremo portati a prendere saranno quelle
giuste? Sapremo essere noi stessi “Padri spirituali”, “Capi di Popolo”, “Insegnanti di
Scienza ed Arte”, ecc….?
Tratto dal Libro di Christian Jacq “ L’Architetto” ognuno di noi può trovare una risposta ed
io credo…ho trovato la mia: “Un giorno non avrai più certezze, ne speranze, ne desideri.
Sarai perduto in una notte buia, senza nessuno che ti possa aiutare, perché sarai il
Maestro di Loggia: i Fratelli si aspetteranno tutto da te, ed allora sarai l’uomo più solo di
questa terra. In quel momento, o ti darai per vinto, o comincerai a capire davvero che
cos’è l’iniziazione”.
Mi sono ritrovato proprio in questi giorni a rileggere questo libro che ho amato
profondamente anni fa…e ho trovato il filo conduttore delle mie emozioni che non riuscivo
a mettere in ordine…poi ripartendo proprio dall’iniziazione e ricordandomi della promessa “
di percorrere incessantemente la via iniziatica tradizionale” ho ri-analizzato le varie fasi
che vi ho descritto e ho capito da dove veniva l’ansia e la paura….seguendo il percorso ho
trovato il coraggio che tutti noi iniziati abbiamo dentro di noi…. Il coraggio di essere noi
stessi: dobbiamo avere il coraggio di essere ciò che siamo, agire mediante l’impulso del
nostro cuore, filtrando con la forza della nostra mente le nostre azioni…ma innanzi tutto
lasciare che il nostro cuore sia il solo ed unico motore delle nostre iniziative. Spesso nella
vita profana siamo costretti a metterci una maschera o meglio spesso una corazza per
ripararci dai giudizi e dagli egoismi dei colleghi di lavoro, della gente. Spesso siamo
costretti a compromessi perché le pressioni nel mondo profano sono molteplici e speso di
tipo economico. Ma nella nostra Loggia no!….non dobbiamo temere i giudizi poiché
qualora fossero differenti da quanto ci aspettiamo, saranno sempre dettati da quell’amore
fraterno che deve contraddistinguere i nostri sentimenti nei confronti dei Fratelli. Ma
soprattutto qui non siamo per giudicare nessuno, siamo qui per contribuire e per accettare
i nostri Fratelli per quello che sono, aiutandoli a valorizzare i loro punti di forza, e al
contempo a capire ed accettare le loro debolezze aiutandoli a migliorarsi: così come la
pietra grezza per essere squadrata e poi levigata ha bisogno di maglietto e scalpello,
dobbiamo essere pronti a dare e ricevere
sgrossature e levigature alla nostra
pietra….senza mai avere paura di “essere” poiché qui a nessuno è richiesto di apparire ciò
che non è.
Ho detto,
Botticino 16 Gennaio 2009 E:.V:.