Quando l`arte è fatta in... casa
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Quando l`arte è fatta in... casa
16 Sabato, 16 luglio 2011 ● Abbiamo fatto visita alla casa di un’artista, giovane nello spirito, anche se ormai già nonna... Creatività ● Una grande passione per il disegno ● Circa un migliaio di composizioni e per la botanica. Due ingredienti che realizzate in quarant’anni. Senza hanno portato bene alla signora Ersilia la pretesa di alcun riconoscimento Quando l’arte è fatta in... casa L a mano scorre sicura e delicata sulla scelta delle composizioni. Colori che si sovrappongono e confondono in un suggestivo gioco cromatico. È una mano d’artista che alberga in città, in via Petrarca. Oltre mille composizioni realizzate in quarant’anni. Non un impegno professionale ma una passione vera, il desiderio di dare luce, colore e colpo all’ambiente circostante. Opere “vive” costruite regalando alla natura, che solo in apparenza muore quando la cogli, sprazzi di immortalità. È questa la magia che si respira quando si entra nella casa di Ersilia Cantaluppi Ostinelli, classe 1929. Non un semplice appartamento moderno, ma un vero e proprio scrigno d’arte, centinaia di acqueforti alle pareti, all’ingresso, nei corridoi, nelle stanze; qualche fotografia del marito che ormai non c’è più; qualche suggestiva scultura. E poi, in un remoto angolo della casa, il suo luogo di lavoro, dove le composizioni realizzate con i suoi fiori secchi prendono corpo. Un armadio si apre e pian piano eccole sbucare fuori, una, dieci, trenta… nelle forme e nei colori più diversi «Ho frequentato le magistrali - ci dice con orgoglio - e me ne vanto. Ricordo il positivo rapporto con l’insegnante di scienze e l’impegno speso per la realizzazione di un erbario che, debbo dire, mi riuscì piuttosto bene». Eccolo lì, il primo seme, che avrebbe generato nel tempo centinaia di occasioni per dare libero sfogo ad una creatività che altro non cercava che l’occasione per prendere corpo. «Fu attraverso quel lavoro che imparai a dare un senso anche alle erbette e ai fiori più piccoli e apparentemente insignificanti». Terminati gli studi il lavoro, come disegnatrice, presso lo studio di Carla Badiali - ove si realizzavano tessuti per confezionisti, arredatori e creatori d’alta moda - dal ’48 al ’55 a tempo pieno, in seguito part-time per qualche anno. Un impiego che richiedeva originalità, estro, mano ferma. Una “palestra” che affina e perfeziona uno stile e una tecnica forse innate in Ersilia. «Gli anni di lavoro come disegnatrice – ci spiega – mi hanno regalato capacità, occhio, precisione, pazienza. Abilità che si sono rivelate un prezioso aiuto quando ho deciso di sperimentarmi in soluzioni creative che utilizzassero come materia prima la natura che mi circonda». È sul finire degli anni Sessanta quando, quasi per caso, il seme inizia a gettare le prime piantine. Ersilia, che nel frattempo si è sposata (nel ’55) ed ha avuto due figli (nel ’56 e nel ’66), ha la fortuna di trovarsi a disposizione una rilevante quantità di fiori, grazie al lavoro della sorella in Ratti. «Ho così iniziato le prime composizioni - continua -, raccogliendo i fiori e facendoli seccare, uno per uno, mettendo a frutto le mie conoscenze di botanica e l’esperienza di disegnatrice. Un’attività che è via via cresciuta nel tempo e mi ha permesso di superare momenti difficili della mia vita» come la morte del marito e la malattia della madre. Ci mostra le sue opere con la semplicità e l’orgoglio di chi le considera compagne di viaggio. «È un impegno che richiede passione, pazienza e anche qualche disponibilità economica. Non ho mai acquistato fiori già pronti, ma ho sempre provveduto a coglierli direttamente, sulla base delle ispirazioni del momento e dell’esperienza, scartando magari quelli con troppa acqua o facilmente deperibili. Un’ora al giorno se ne va per la quotidiana sostituzione della carta, affinché l’essicazione risulti perfetta, e quando ritengo di avere il materiale che mi serve procedo alla composizione». Storce il naso e si schernisce, la sig. Ersilia, quando, scorrendo le composizioni che ci mostra, la definiamo un’artista. «Non ho mai amato mettermi in mostra in questi anni, la prova è nelle pochissime mostre che ho voluto realizzare. Piuttosto mi considero una collezionista». Una passione, la sua, che non cerca pubblico, consensi, ma che si respira, si osserva ad ogni quadro… ops, ci perdoni, vassoio. È, infatti, anche nella scelta del “contenitore” che si distingue lo stile di questa donna d’altri tempi. «In genere preferisco non comporre quadri – ci spiega – perché mi è sempre parso un vezzo troppo grande pretendere che quanto creo venga esposto, quasi fosse da ritenersi una reale opera d’arte. Ho così scelto di concentrarmi sulla realizzazione di vassoi, oggetti non inutili e di semplice arredo, ma strumenti d’uso comune». Un risultato che certo non svilisce le opere realizzate, piuttosto ne qualifica il senso, abbinando all’indiscusso pregio artistico anche una pratica utilità. Impossibile e, forse banale, chiederle a quale delle sue opere si senta più legata, se ne percepisce la difficoltà ad una risposta decisa, talmente vasto è il mondo di composizioni che si è generato dalle sue mani. Qualcuna è stata messa in vendita, molte donate, anche a tanti sacerdoti. «Il primo a cui ricordo di aver donato uno dei miei vassoi è stato, anni fa, all’attuale vescovo emerito di Ancona Osimo Franco Festorazzi. Tra coloro che mi hanno manifestato più simpatia e riconoscenza per il dono di uno dei miei vassoi è stato l’attuale vescovo di Como, Diego Coletti, che ho incontrato lo scorso anno in occasione del pellegrinaggio diocesano tenutosi Lisieux, al quale anch’io ho preso parte, compiendo in quell’occasione i miei 81 anni». Chi desiderasse ammirare qualcuna delle sue creazioni può rivolgersi alla Famiglia Comasca. L’occasione, magari, per un acquisto che andrebbe a favore delle attività di un’associazione che fa della custodia del patrimonio storico e artistico del nostro territorio la sua ragione d’esistere. Ai nostri lettori, in questa calda estate, regaliamo questo veloce fotogramma di una “giovane” artista senza età, la cui passione per l’arte e un’invidiabile mano hanno regalato un dono dal pregio inestimabile. MARCO GATTI