La Storia del Costume dal 1500 al 1700 Anno Scolastico 2008/2009

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La Storia del Costume dal 1500 al 1700 Anno Scolastico 2008/2009
La Storia del Costume
dal 1500 al 1700
Anno Scolastico 2008/2009
Classe 1^A
Mattia Zago, Martina Pitton,
Federica Mauro
Nel '500, l'abbigliamento subisce un arricchimento nei ricami e nei tessuti: è il "rinascimento" dai variopinti
damascati, pizzi e merletti; seguirà l'austero e rigido '600 influenzato dal costume spagnolo, e il "Barocco" dei
preziosi velluti.
Nel '700 si afferma nell'abito la raffinatezza e la galanteria dello stile "Rococò", che troverà poi la massima
espressione nel "settecento veneziano" dai sgargianti tessuti. E' con l'avvento del Romanticismo, nel primo
Ottocento, che l'esaltazione del contatto con la natura, tanto come fonte di bellezza eterna quanto come stimolo
all'intuizione della realtà spirituale delle cose, favorisce ed enfatizza il ruolo della passeggiata nelle sue diverse
forme, dalla gita in barca al déjeuner sur l'herbe. Ecco allora riversarsi nei parchi e nei giardini figure di donne
magrissime e diafane: le fanciulle ottocentesche dovevano infatti essere per definizione fragili ed eteree, con la
vita sottile, e indossare abiti leggeri e scollati le cui gonne venivano sostenute da ingombranti crinoline. Sulle
spalle portano la pellegrina, una mantellina larga e lunga fino ai polsi, oppure il boa, una lunga sciarpa tubolare di
pelliccia o piume di struzzo. Accessori indispensabili: cappellini, parasole e ventagli.
Praticare sport diventa per molte donne una forma di liberazione: le giovani
cominciano a scoprire il piacere dell'attità fisica che, oltre a essere salutare,
presenta il vantaggio di scardinare le corazze nelle quali sono costrette. I bagni in
mare, il pattinaggio, la montagna contribuiscono alla lenta affermazione di abiti
comodi e pratici.
La linea del costume gotico rispecchia lo slancio verticale dell’arte gotica che fa
apparire le forme più snelle e longilinee.
L’uomo indossa un farsetto in tessuto operato con calzamaglia e relativo cappello.
La donna, una ricca veste con scollatura a punta, vita leggermente alta e
caratteristico copricapo che aumenta la verticalità della figura.
Al seguito non mancano i giullari, preposti al divertimento dei Signori.
La linea degli abiti non è più influenzata dallo stile gotico.
In Italia, in questo periodo, con lo sviluppo delle industrie dei tessuti, si diffonde
l’impiego dei velluti damascati e dei broccati, che costituiscono gli elementi
primari dell’abbigliamento rinascimentale. L’uomo indossa un di velluto operato,
tessuto con telaio a mano, completato di calzamaglia e tipico cappello " chaperon”
La donna indossa un’ ampia e lunga veste di tessuto laminato con vita alta e sboffi
all’attaccatura delle maniche .
Una cuffietta raccoglie i capelli, lasciando la fronte libera come prescrive la moda
del "Quattrocento".
La purezza delle linee del "Quattrocento" assume in questo periodo forme più
piene e consistenti.
La donna, infatti, indossa un abito con scollatura ampia e quadrata, vita segnata in
posizione naturale, maniche a palloncino, con effetto di contrasto di colore,
provocato dagli sboffi di tessuto diverso.
L’uomo, sopra al farsetto ed alla calzamaglia, veste la tipica casacca
cinquecentesca con collo di pelliccia e maniche sboffanti.
I cappelli di entrambi rispecchiano lo stile dell’epoca.
La forma dei costumi spagnoli è espressa in volumi geometrici: il cono è
l’elemento stilistico più ricorrente e caratteristico.
Per l’uomo, rigido corsetto, calzoni a palloncino, mantellina e gorgiera; per la
donna, busto e gonna a coni sovrapposti e ricchezza di ornamenti e gioielli.
Per la prima volta nella storia del costume, la donna rinuncia alla scollatura,
sacrificando questo aspetto della sua femminilità.
La linea dei costumi del "Seicento" si ispira ai costumi francesi dell’epoca.
L’abito femminile è composto essenzialmente da una sottoveste e da una veste
di colore contrastante con corpetto attillato e piccola crinolina.
L’uomo indossa una casacca con spalline, senza maniche, che lascia vedere la
camicia con maniche larghe e grande collo piatto bordato di pizzo.
Per lui, estroso cappello alla moschettiere a larga falda con piume; per lei
piccolo tricorno.
Così come l’uomo anche la donna nel suo abito manifesta un ideale eroico. Il
conflitto non è contro i nemici esterni della religione o della nazione, ma
principalmente di donna con se stessa, con la propria intrinseca cattiva natura.
Il suo abbigliamento segue perciò gli stessi schemi di costruzione di quello
maschile, derivato dall’armamento. La figura è spezzettata in tante parti, i pezzi
più importanti sono in qualche modo irrigiditi. Ma le esagerazionidelle forme, la
divaricazione fra l’aspetto effettivo delle membra e la loro apparenza, sono
ancora più evidenti e volutamente accentuate.
La donna, in ogni momento della sua giornata, è posta di fronte al suo modello
primario, l’uomo, preposto alla sua guida e al suo controllo. Gli attributi specifici
del sesso tendono a essere cancellati alterati dal disegno complessivo della
figuraNei primi decenni del Seicento il primato della moda passa alla Francia e
la dicotomia fra essere e dover essere viene addolcita. Il guscio protettivo
dentro cui rinchiudersi, formato da busto e faldiglia rimane come un doppio
supporto: interno, come sostegno di un abito la cui funzione apparente è quella
di appoggiarvisi sopra in modo decorativo; esterno, come struttura portante di
un corpo che sembra incapace di reggersi da solo.
Tutto il rococò con i suoi fiorellini minuti, con i suoi colori nitidi e gai, sembra
ispirarsi alla primavera: anche il tipo ideale della donna è quello
dell’adolescenza, quando la bellezza sembra ancora in boccio, e il rigoglio della
femminilità non trionfa più come nel Seicento. Ma è pure evidente in questo
ideale fisico un maggior risalto dato all’espressione, all’intelligenza, allo spirito,
alla finezza, anche se queste doti si esprimono un po’ convenzionalmente nella
grazia manierata di un sorriso o di un gesto, nella scioltezza dell’andatura, nella
viva civiltà della conversazione, non sempre esente da una galanteria piuttosto
libera.L’attrazione che i costumi turchi suscitarono nella società settecentesca,
tanto da lasciare un’impronta sullo schema vestimentario femminile, furono
profonde se si considera che era il più “occidentale” dei costumi e il meno
aperto a variazioni strutturali.
Drammaticamente vicino e incombente, l’impero ottomano aveva colpito l’immaginario
occidentale fin dall’epoca delle crociate, e il ritratto del sultano Maometto II, il
conquistatore di Costantinopoli, che Gentile Bellini aveva dipinto nel 1480, non è che il
precursore di una “moda” esplosa tre secoli dopo per la rappresentazione sociale delle
classi privilegiate. La moda per le “turcherie” era stata stimolata da due sensazionali
ambasciate inviate dal sultano a Parigi nel 1721 e nel 1742, che avevano seguito la
pubblicazione, nel 1714, di un repertorio illustrato sui costumi mediorientali, che costituì un
sorta di riferimento obbligato per ogni tipo di “turcheria”. Per la rappresentazione sociale
delle élites il ritratto in costume esotico costituì uno dei passaggi più ricercati oltre che,
spesso, una fonte diretta per la conoscenza degli abbigliamenti originali, che venivano
riportati in Occidente dai viaggiatori, nonché utilizzati dai pittori per le pose, e dal teatro.Il
corpo maschile vestito è racchiuso in un involucro che, come quello delle armi, si
caratterizza per l’aspetto strutturato e scultoreo. Solo le calze, i guanti e la camicia, che
aderiscono direttamente alla pelle, sono morbidi; tutti gli altri numerosi indumenti che si
sovrappongono a questi e si raccordano tra loro in sistemi complicati sono in parte o tutti
irrigiditi, spesso autoportanti. Sotto le armi di acciaio l’uomo occidentale indossa un’altra
armatura fatta di tessuti, che rimanda a quella vera e che gli modella intorno alle membra
un corpo innaturale ideale alle cui forme non sono estranei richiami a modelli della scultura
classica.
La mascolinità non e data soltanto dalla forma degli abiti ma anche da accessori e
decorazioni che richiamano, come trofei, il principale nemico contro cui si combatte. Gli
alamari in spighetta di filo dorato, gli occhielli tagliati sul tessuto e rifiniti con l’ago, sono
spesso sostituiti, nel Cinquecento, da asole in cordoncini applicati in modo decorativo sul
petto, una particolarità che da allora è rimasta a caratterizzare le uniformi militari e civili.
Appare anche, sempre nel secolo XVI, l’abitudine di portare una lunga fusciacca di seta
colorata intorno alla vita i cui toni accesi e i cui morbidi panneggi contrastano con i freddi e
metallici bagliori dell’armatura. La fusciacca in vita trova applicazione anche nel costume
femminile, in particolare alla fine del Settecento; in ambito militare, invece, si conserva
nelle uniformi di gala fino ai nostri giorni.