Per - Ospedale Niguarda

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Per - Ospedale Niguarda
Marzo 2013
ospedaleniguarda.it
Poste Italiane Spa
Sped. abb.post. Dl n. 353/2003
art 1 (comma1) D&B Milano
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
Scegli il medico con un click
Sul sito della libera professione il tuo giudizio sullo specialista
iale
r
Edito
I
Nuova veste,
nuovi contenuti
n uno scenario di attualità scandito da
importanti cambiamenti anche noi de “Il
Giornale di Niguarda” abbiamo deciso
di aprire la porta alle novità. Basta poco per
accorgersene, sfogliando il Giornale, infatti,
troverete elementi nuovi che interessano sia
i contenuti sia la forma del nostro periodico.
Per rendersene conto non occorre girare
tante pagine; lasciate cadere lo sguardo sotto
queste righe e trovate un sommario colorato
che ci guida in questo numero con una griglia
di argomenti prestabilita che ci accompagnerà
in tutti i numeri a venire, scelta così perché a
nostro avviso sono i contenitori che meglio ci
aiutano ad inquadrare e a raccontarvi la realtà
poliedrica del “Niguarda”, sia come grande
Ospedale generalista, ma anche come anello
di un più grande Sistema Regionale. Come in
tutti i giornali non può mancare una sezione
dedicata all’attualità: l’abbiamo pensata come
una finestra sull’attività di ricerca e clinica,
ma anche sulle storie che ogni giorno vanno
in scena nel nostro Ospedale; vicende degne
di nota che ci sembra giusto sottoporre alla
vostra attenzione.
CONTINUA A PAGINA tre
Attualità a pag. 2
Antiveleni: pericolo caps
Sommario
Sanità a pag. 3
Risarcimento danni:
l’auto-assicurazione
Centri Specialistici
a pag. 5
Novità tumore al colon-retto
Malattie dalla A alla Z
a pag. 6
Otorino: la Sindrome
di Meniere
Gli Specialisti Rispondono
da pag. 8 a 11
L’allergologa, l’oculista,
il nefrologo, la pneumologa...
Arte e Storia a pag. 12
Lo scultore Timo Bortolotti
Volontariato a pag. 13
Per le neomamme
“Fiocchi in Ospedale”
S
cegliere il medico che ci visiterà in
base al suo curriculum e all’opinione
che altri pazienti prima di noi hanno
lasciato, sapendo subito quanto ci costerà la sua
prestazione; il tutto comodamente dal proprio
computer, tablet o smartphone.
Per farlo basta andare sul portale dedicato alla
libera professione che da pochi giorni è on-line.
Il servizio - il primo in Italia ad essere pensato
per l’attività medica privata degli specialisti
che operano in un Ospedale pubblico - è nato
con l’obiettivo di affiancare il binario della
NIGUARDA CARDIO CENTER
Il medico in video
visita il paziente
Una sperimentazione per la
prevenzione cardiovascolare a
distanza, ecco i risultati
U
n prelievo del sangue, l’auscultazione di
cuore e polmoni, la misurazione della
pressione e un elettrocardiogramma:
tutto quello che serve per una visita cardiologica
in poco più di 20 minuti e direttamente sul proprio
posto di lavoro, ma senza che il medico sia lì.
CONTINUA A PAGINA cinque
NIGUARDA TRANSPLANT CENTER
La storia di un trapianto
CONTINUA A PAGINA due
prestazione in regime di sistema sanitario
nazionale per ampliare la possibilità di scelta
del paziente.
Il portale permette di prenotare una visita privata
per tutte le specialità cliniche. Ovviamente,
trattandosi di libera professione, non è richiesta
l’impegnativa del medico curante e sono attive
varie convenzioni (tutte chiaramente specificate
nel sito) con diverse polizze assicurative o
mutualistiche che danno diritto a tariffe agevolate.
CONTINUA A PAGINA due
Ricerca
Uno studio per
trattare l’ictus
Sul “New England” i risultati del trial
iniziato dal Niguarda
3
62 pazienti arruolati in 25 centri in tutta
Italia: sono questi i numeri di Synthesis
Expansion, il primo studio al mondo,
(tutto “tricolore” e finanziato dall’Aifa, Agenzia
Italiana del Farmaco) che mette a confronto la
trombolisi periferica con il trattamento intraarterioso nell’ictus acuto.
CONTINUA A PAGINA due
NIGUARDA CANCER CENTER
Passi avanti
nel trattamento del
tumore al colon retto
CONTINUA A PAGINA cinque
Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Il giornale di Niguarda
Anno 8 - Numero 1
due
NIGUARDA TRANSPLANT CENTER
La storia di un trapianto
La moglie dona il rene al marito: si regalano una nuova vita
G
iorgio e Danila: ad unirli un matrimonio che dura
da 40 anni e un trapianto di rene che li ha visti
protagonisti riportandoli ad una nuova vita. Una
bella storia che ha avuto il suo lieto epilogo, proprio qui a
Niguarda. Una vicenda da raccontare non solo per questo,
ma perché può essere d’esempio per tanti. La malattia di
Giorgio inizia nel 1989: i suoi reni non funzionano bene
a causa di una patologia genetica, il rene policistico e già
allora gli si prospetta la possibilità di diventare un dializzato.
E così è. Nel 2007 inizia la dialisi. “Nulla è rimasto più lo
stesso- ci dice Giorgio-, dalla banale dieta alla quotidianità.
Sei legato a doppio filo con una macchina”. E’ davvero
difficile. “Perché è impossibile fare programmi: fare una
vacanza, condurre una vita normale- ricorda Danila-. Per tre
volte a settimana lo vedevo uscire di casa e sapevo che per
quattro ore era attaccato a una macchina”. Ma i due non si
arrendono. Giorgio già nel 2007 viene messo in lista per il
trapianto. L’operazione doveva essere effettuata al massimo
entro il 2009. “Invece- ci racconta- per cinque volte sono
stato chiamato in ospedale. Per cinque volte ci ho creduto
e per cinque volte, nonostante la compatibilità dell’organo,
il trapianto non è stato effettuato perché purtroppo, dopo la
biopsia, i medici in tutti i casi hanno scoperto che i reni del
donatore non erano perfettamente sani”. La svolta arriva
al Niguarda. E’ una data che non si può dimenticare: è l’8
agosto del 2012 quando Giorgio viene visitato da Giacomo
Colussi, Direttore della Nefrologia, che gli propone il
trapianto da vivente, chiedendo la disponibilità alla moglie.
Danila non ci pensa neanche un secondo: “Non avevamo mai
discusso di questa cosa, perché nessun medico ce ne aveva
parlato prima, ma non ho avuto neanche un’esitazione”.
Completati gli accertamenti sulla compatibilità e i rigorosi
controlli, fatti di “incartamenti legali” e colloqui con lo
psicologo, finalmente si arriva all’intervento che viene
portato a termine dall’équipe dei trapianti, coordinata da
Luciano De Carlis. E’ il 14 dicembre scorso: la prima
a scendere in sala operatoria è Danila, dopo 5 ore tocca al
marito. “Dopo 5 giorni ero già a casa, mio marito mi ha
raggiunto il 24 dicembre”. Un gran bel regalo da trovare
sotto l’albero! “Io posso solo dire di essere rinato- ci dice
Giorgio-. Oltre a mia moglie voglio davvero ringraziare
tutti i medici e gli infermieri del Niguarda”. Per i due,
oggi, la dialisi è solo un brutto ricordo e si aprono le porte
di una nuova vita. “Ora finalmente ce la godremo come
non abbiamo potuto fare prima, ci godremo il nostro
nipotino, faremo viaggi e, perché no, magari una seconda
luna di miele”. Circa il 10% dei trapianti di rene che si
effettuano ogni anno a Niguarda sono da donatore vivente.
“La bella storia di Giorgio e Danila- ci tiene a precisare il
Direttore della Nefrologia Giacomo Colussi- testimonia che
il trapianto di rene da donatore vivente è una procedura
non solo fattibile, ma ormai “di prassi” ed accessibile a
chiunque possa esserne interessato e si trovi nelle condizioni
di poter trarne beneficio”.
Attualità
Scegli il medico con un click
La grande “casa dei trapianti”
Il nostro Ospedale è sede di uno dei più
importanti Transplant Center d’Italia, uno
dei pochi ad aver valicato il traguardo dei
5.500 trapianti complessivi nella sua
storia. Nella “grande casa della donazione”
a Niguarda si è viaggiato a pieno ritmo e
i numeri fotografano un’attività intensa
anche per il 2012 appena trascorso. Sono
stati 89 i trapianti di fegato effettuati, 59
quelli di rene, 4 quelli combinati di fegatorene, 21 quelli cardiaci, 1 di pancreas e
2 di isole pancreatiche, 6 quelli di rene
e pancreas, 3 i trapianti di polmone. A
questi si aggiungono 126 innesti di cute,
51 trapianti di cornee e 103 di midollo.
Il 2012, inoltre, ha visto anche
un’importante novità che ha preso il via
nel nostro Ospedale: il trapianto di fegato
per i pazienti sieropositivi. “Sono stati
portati a termine i primi 3 casi all’interno
di un programma che coinvolge l’équipe
chirurgica dei trapianti, gli infettivologi,
lo staff dell’Epatologia, e i professionisti
dell’Anestesia e Rianimazione 2- ci
spiega Andrea De Gasperi, Direttore del
servizio che segue i trapianti addominali-.
È importante che anche per questi casi
oggi si possa ricorrere al trapianto, una
possibilità preclusa fino a qualche anno fa
e che testimonia come l’infezione da Hiv
sia curata sempre meglio”.
SEGUE DALLA PRIMA
La logica di navigazione e di ricerca è pensata per andare incontro alle esigenze del
paziente. Si può così selezionare direttamente il nome del medico, se si conosce,
o procedere in modo più generale all’inserimento della prestazione necessaria
(es. visita generale allergologica, elettrocardiogramma etc…).
In pochi istanti sarà possibile visualizzare l’elenco degli specialisti che ci
interessano. Insieme al nome e cognome compariranno anche i loro curricula, i
costi per le singole prestazioni offerte, la sede con gli orari e il rating, ovvero
il giudizio medio espresso dagli altri pazienti, visitati prima di noi dallo stesso
medico.
Una volta individuato il nostro dottore, per completare la prenotazione basterà
inserire i dati personali e la disponibilità richiesta in termini di tempo (si può
scegliere la prima data disponibile o specificare una finestra, “dal.. al…”, per il
periodo desiderato). La conferma dell’avvenuta prenotazione con data, ora e
luogo - non tutti gli specialisti, infatti, svolgono l’attività privata in Ospedale- sarà
inviata tramite mail. E se non voglio indicare un medico nello specifico?
Si chiama solvenza aziendale e il sistema contempla anche questa possibilità.
Si tratta di una modalità che permette di prenotare una prestazione privatamente,
senza dover indicare uno specialista in particolare, con la garanzia dei professionisti
del Niguarda e con a disposizione una maggiore flessibilità oraria.
Dal sito www.ospedaleniguarda.it o da www.areaprivata.ospedaleniguarda.it, la
prenotazione online affianca i canali già attivi come la linea telefonica dedicata,
il numero è 02 6444.2409 (lunedì-venerdì: 8.30-19-30 sabato: 8.30-13.30) e la
prenotazione presso gli sportelli del Blocco Sud (lunedì-venerdì: 8.30-19-30
sabato: 8.30-13.30).
Uno studio per trattare l’ictus
Centro Antiveleni
Si tratta di una ricerca multicentrica iniziata
oltre 4 anni fa e che ha visto il Niguarda
come ideatore e coordinatore del trial (ndr
il principal investigator è il neurologo
Alfonso Ciccone, responsabile nazionale
per Synthesis, che di recente si è trasferito
dal nostro Ospedale al Carlo Poma di
Mantova). In questi giorni sono arrivati i
risultati, pubblicati sulle pagine di una delle
riviste di maggior rilievo nell’ambito della
ricerca medico-scientifica: il New England
Journal of Medicine.
Una tecnica contro l’altra, ma di cosa
si tratta? “Le due tecniche- ci risponde
il neuroradiologo Luca Valvassoriutilizzano lo stesso farmaco scioglitrombo, l’ rt-PA, che in quella periferica
viene iniettato in una vena del braccio,
entro un massimo di 4-5 ore dall’ictus; nell’
altra (nella stessa finestra di tempo) viene
invece portato da uno speciale catetere,
introdotto dall’inguine o dal braccio,
direttamente nell’arteria cerebrale chiusa
dal trombo, individuata con l’angiografia.
L’operazione “apri-arteria locale” può
essere inoltre effettuata anche in modo
meccanico, utilizzando speciali device,
detti stentriever, dalla forma ad uncino, con
i quali si sfila via il trombo occludente”.
Ovviamente per questo secondo
trattamento le competenze e le risorse
da mettere in campo sono molte di più,
occorre infatti avere a disposizione una
sala angiografica con la presenza di un
anestesista e di un neuro-interventista.
SEGUE DALLA PRIMA
Per l’altra è sufficiente isolare una vena e
procedere con l’iniezione. Semplificando
al massimo si potrebbe dire che lo studio
intende rispondere alla domanda se vale la
pena o meno ricorrere al trattamento, “più
laborioso”, quello intra-arterioso, a fronte
di possibili vantaggi per il paziente, sia
in termini di sopravvivenza che di ridotte
disabilità a 3 mesi dal trattamento. Ebbene?
“I risultati- continua Valvassori- non hanno
evidenziato miglioramenti significativi né
in favore dell’una o dell’altra tecnica. E
questa è un’indicazione importante per
intervenire in modo appropriato contro
l’ictus ischemico. Si può così definire una
precisa priorità nelle opzioni terapeutiche
che devono avere come primo trattamento
quello endo-venoso e riservare l’intraarterioso, quello locale, come seconda
chance per i casi in cui la situazione non
migliora o in cui il farmaco iniettato per
via sistemica non può essere utilizzato per
possibili controindicazioni”.
I numeri
Con 52 pazienti arruolati Niguarda è il
centro con la casistica più ampia nello
studio Synthesis.
Contro l’ictus
La Stroke Unit del nostro Ospedale è tra le
prime ad aprire in Italia (1998) ed effettua
diagnosi e trattamenti ultraspecialistici,
compreso quelli neurointerventistici, di
chirurgia vascolare e neurochirurgici.
Pericolo caps, meglio prevenire
I
detersivi pre-dosati nelle capsule idrosolubili e trasparenti, le cosiddette
“monodosi, ecodosi, caps”, rappresentano un pericolo per i bambini. Il colore, la
forma, la consistenza e la confezione attraggono i più piccoli, che portandoli alla
bocca possono ingerirne il contenuto. L’allerta è stata lanciata più volte dal Centro
Antiveleni di Niguarda che negli ultimi anni ha registrato un incremento di casi
legati a questo tipo di incidente domestico. Finalmente più sicurezza: il Ministero
della Salute, sulla base delle segnalazioni dei diversi CAV italiani, ha deciso che
a partire dall’inizio del 2013 questo tipo di detersivi non possano essere venduti
senza l’apposita informativa (etichetta/volantino) che ricorda ai genitori le misure
di sicurezza necessarie per un utilizzo più consapevole. Le regole sono semplici, ma
fondamentali: non lasciare le caps a portata di bambino (il consiglio è quello di riporle
in alto su scaffali difficilmente accessibili ai più piccoli), ricordandosi di chiudere
bene la confezione. Coinvolte tutte le aziende produttrici che dovranno immettere sul
mercato contenitori non più trasparenti e dall’apertura “più impegnativa”.
NEWS DAL WEB
Per un uso sicuro dei detergenti
S
apete cosa c’è nel detersivo che state usando? Oppure quali sono i pericoli
legati ai prodotti usati per la pulizia domestica? Come scegliere il detergente
adatto ma senza trascurare l’ecologia? Tutte queste risposte si possono
trovare su cleanright.eu. il portale dedicato ad una pulizia domestica più sicura e
sostenibile.
www.cleanright.eu
Economia e Sanità
Risarcimento danni: la formula dell’auto-assicurazione
tre
Cosa cambia per medico e paziente
L
o scorso agosto c’era stato
l’annuncio
del
via:
una
Commissione
parlamentare
d’inchiesta per fare chiarezza sugli
errori in campo sanitario e sulle cause
dei disavanzi sanitari regionali. Oggi i
lavori si sono chiusi e sono finalmente
disponibili i risultati dell’indagine che
sono stati ripresi in un recente articolo
pubblicato sul Corriere della Sera del 27
febbraio.
Assicurazione o no?- Si parte dal
presupposto che le strutture sanitarie
non hanno l’obbligo di stipulare
assicurazioni per responsabilità civile nei
confronti dei loro assistiti e, comunque,
non possono assicurarsi per il danno
da colpa grave del medico o di altro
operatore sanitario. Secondo il rapporto
della Commissione parlamentare, però, il
26% delle strutture pubbliche censite,
ha ugualmente stipulato polizze di
questo tipo. In questa quota non rientra
il Niguarda. Dall’anno scorso, infatti,
la via intrapresa è quella dell’autoassicurazione, ovvero nessun accordo
con le compagnie assicurative. I fondi
dovuti ad eventuali risarcimenti sono presi
direttamente dal bilancio dell’azienda.
Una soluzione che garantisce i rimborsi
per i pazienti e che tutela i medici. Per
loro, infatti, sarà sempre l’ospedale a
provvedere in caso di risarcimento. Unica
eccezione: i casi di colpa grave per cui la
Corte dei Conti potrà rivalersi sul singolo
professionista chiedendo il rimborso
di tutto o di parte di quanto pagato
dall’azienda. “Si tratta di casi isolati e non
è una novità: la normativa in materia ha
da sempre previsto questa possibilità- ci
spiega l’avvocato Anna D’Andrea, che
si occupa di gestione delle problematiche
assicurative e del risk management per il
Niguarda”.
Ma quali sono i consigli per chi ritiene
di aver subito un danno? “Comunque, al
cittadino-paziente consiglierei di rivolgersi
con serenità agli uffici competenti della
struttura sanitaria, per metterli al corrente
della propria valutazione dell’esperienza
vissuta, — dice l’avvocato D’Andrea —
in modo che la struttura e il personale
possano condividere la sua personale
percezione degli eventi. Questo contatto
può consentire l’avvio di un percorso
di chiarimento, lasciando libero il
cittadino-paziente di attivare in qualsiasi
momento tutte le forme di tutela che
riterrà necessarie, qualora non si trovi un
punto d’incontro condiviso e laddove ne
sussistano i presupposti”.
Con il “Decreto Balduzzi”
I medici liberi professionisti o che esercitano in strutture private saranno
obbligati ad assicurarsi per la responsabilità civile derivante da colpa grave dal
prossimo 13 agosto (ai sensi del cosiddetto “Decreto Balduzzi”, 13 settembre
2012 n.158, e legge di conversione 8 novembre 2012, n. 189). Non lo sono,
invece, i medici dipendenti di strutture pubbliche. Dal canto loro, le compagnie
assicuratrici non sono obbligate ad assicurare le strutture sanitarie.
Ospedale e Performance
Le pagelle dei pazienti, quest’anno un po’ più “british”
C
onsigliereste ai vostri
parenti o amici di farsi
curare in quel determinato
ospedale? E’ questa la domanda
a cui gli Inglesi dovranno
rispondere a partire dal prossimo
aprile. Si tratta di un quesito voluto
dal premier David Cameron per
valutare la qualità delle strutture sanitarie d’oltre
Manica. Parola ai pazienti, dunque, il cui parere diventa
un indicatore strategico per un’assistenza sanitaria
di qualità, un termometro importante per mantenere
alto il livello delle cure e cercare di eliminare i casi di
malapratice, come quelli che di recente hanno afflitto
gli ospedali inglesi del Mid-Stafforshide.
Consigliare questo ospedale oppure no? E’ una
domanda che non giunge nuova alle orecchie dei
pazienti del Niguarda. Questo è, infatti, uno dei
quesiti chiave della customer
satisfaction, l’indagine sulla
qualità che la Ca’ Granda
ogni anno conduce insieme
all’Università IULM, sondando
il parere di oltre 3.000 utenti.
Attraverso i questionari il
paziente esprime il suo giudizio
sui diversi aspetti del percorso di cura, attribuendo
un punteggio che va da 1 a 7, dove il 5 significa
soddisfatto.
Ecco i dati relativi all’ultima indagine e che si riferiscono
all’attività del 2012. L’indice di raccomandabilità
generale (“consiglia o meno l’ospedale a parenti
o amici?”) si attesta a 6,11, mantenendo i livelli del
2011 (era 6,12). Esattamente lo stesso score dell’anno
precedente, 6,12, per l’indicatore del riutilizzo,
che risponde alla domanda: “ritornerebbe in questo
ospedale?”. Oltre quota 5 anche i “voti” per l’indice
di soddisfazione generale: 5,88.
Passando in rassegna gli indicatori per singola area, si
trovano punteggi alti anche per gli ambulatori: 5,67
per la soddisfazione, 5,95 per la raccomandabilità
e 6,00 per il riutilizzo; tutti in crescita rispetto
all’indagine dell’anno precedente. I pazienti
promuovono a pieni voti il Niguarda anche per quanto
riguarda l’ambito della degenza, sono, infatti, sopra il
6 sia l’indice per la soddisfazione, 6,07, che quello
della raccomandabilità, 6,27. Come dire: “Yes sir, I
reccomend it”.
Editoriale
Ovviamente vi parleremo di salute, sia
nelle pagine dedicate alle patologie,
“Malattie dalla A alla Z”, sia nella
rubrica in cui a parlare in prima
persona sono i nostri “camici bianchi”
(“Gli Specialisti Rispondono”). Per
farlo, in quest’ultima sezione, abbiamo
adottato, in quasi tutti i casi, la formula
dell’intervista cercando di immaginare
quali siano le richieste che un paziente
può fare ad un medico su questo o
su quell’altro tema. Le interviste le
potrete ascoltare anche su YouTube,
sul canale ospedaleniguardatv. Le
patologie “dei pochi”, poi, le cosiddette
“Malattie Rare”, continueranno a farci
compagnia sia con la descrizione del
clinico che con la testimonianza di chi
vive la malattia in prima persona.
Ma Niguarda non è solo un “luogo di
salute” è anche un luogo d’arte e di
storia e questo è un aspetto che non
può essere tralasciato e che ci sembra
importante continuare a raccontarvi
(“Arte e Storia”). 74 anni di tradizione,
di certo hanno lasciato segni importanti
SEGUE DALLA PRIMA
nella storia della medicina, ma anche
quello che si profila all’orizzonte,
quel “verso il Nuovo”- su cui sempre
vi abbiamo tenuti aggiornati- non
poteva essere lasciato fuori da questo
nuovo “impaginato”. Così il nostro
“reportage” dai cantieri (nella pagina
dedicata alle News dall’Ospedale), in
cui si sta costruendo il nuovo Blocco
Nord, non cesserà fino a quando
l’ultimo mattone non sarà posato
e anche quando la nuova struttura
sarà operativa, noi saremo qui per
tratteggiarvi quel futuro che diventerà
presente.
Ma come dicevamo in apertura
non si tratta solo di una nuova
veste grafica, si tratta anche di
contenuti: il “Volontariato” ci è parso
un’angolazione nuova a cui dare spazio
in una pagina dedicata. Sono, infatti,
oltre 40 le associazioni che operano alla
Ca’ Granda: un punto di riferimento
per i pazienti e sempre più un prezioso
alleato nell’attività dell’Ospedale.
Nuova forma, nuova “sostanza”:
questi due aspetti riflettono anche
il nuovo Piano di Organizzazione
Aziendale (POA), da poco approvato.
Niguarda è il più grande ospedale
metropolitano, generalista ma è anche
un riferimento per tante patologie.
Da qui l’idea e la spinta di creare
quattro centri: quello Oncologico
(Niguarda Cancer Center), quello
dell’Emergenza (Niguarda Trauma
Center),
quello
Cardiovascolare
(Niguarda Cardio Center) e quello
dei Trapianti (Niguarda Transplant
Center); questi centri, a differenza
di altre realtà ospedaliere, possono
intervenire sulla malattia da più
angolazioni proprio perché operano
in un ospedale generalista e possono
contare sulla presenza di tutte le
specialità. In questo numero parliamo
di tumore al colon-retto e delle nuove
frontiere mediche e chirurgiche, della
radioterapia ma anche dei trapianti
e del cuore sia con una storia a lieto
fine di un paziente trapiantato sia con
l’esperienza delle visite cardiologiche
a distanza. Infine ci è sembrato
opportuno salire su un “gradino più
in alto” per gettare un’occhiata a
quello che è il panorama sanitario
più in generale (“Sanità”). L’abbiamo
pensato come un contenitore in cui
raccogliere le novità in materia di
politica sanitaria ed economica, sia a
livello regionale sia a livello nazionale.
Riteniamo che proprio la voce di un
grande ospedale debba impegnarsi a
rendere tutti consapevoli che il sistema
sanitario ha meccanismi e regole che
cambiano nel tempo, e che si adattano
alla situazione sociale e contingente.
Già in questo numero l’argomento è
di attualità e riguarda le assicurazioni
ospedaliere.
Ci è parso che una visione complessiva
di quello di cui Niguarda è espressione
aiutasse a raccontarvi meglio e in
maniera più completa quello che
quotidianamente accade in questo
“Grande Ospedale”. Buona lettura.
La Redazione
Sanità
Consigli questo ospedale? Yes or no
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cinque
NIGUARDA CANCER CENTER
Passi avanti nel trattamento del tumore al colon retto
N
el mondo Occidentale si accertano ogni anno
1 milione di nuovi casi di tumori al colonretto, il terzo per diffusione nel mondo. Il
lavoro scientifico più recente pubblicato sul Clinical
Cancer Research presenta dati innovativi per tutti quei
pazienti con tumore al colon-retto in fase avanzata che
non hanno trovato risposte alle terapie comuni.
Lo studio, portato avanti dell’équipe dell’Oncologia,
ha consentito di identificare quei pazienti con specifiche
alterazioni molecolari che li rendono particolarmente
“responsive” a certi farmaci. Infatti con gli studi clinici
di fase 2 si è dimostrato che il trattamento, a base di
dacarbazina, è efficace in presenza di un enzima
alterato. Le evidenze qui menzionate rappresentano
complessivamente passi importanti nella terapia
personalizzata antitumorale in quanto consentono
risposte efficaci. I risultati pubblicati in questi giorni
dal Clinical Cancer Research sono incoraggianti
e spingono lo staff di Salvatore Siena, Direttore
dell’Oncologia, a sostenere questa linea di lavoro.
UNA NUOVA TECNICA
CHIRURGICA
Circa le metà delle persone che si ammalano di
tumore del colon-retto guariscono con la chirurgia,
talora associata alla radioterapia e alla terapia medica.
L’importanza della via chirurgica, nei casi in cui è
praticabile, è strategica. Per questo gli specialisti
della Chirurgia Oncologica Mininvasiva si stanno
esercitando nella pratica di un intervento che assicura
una maggiore precisione e sicurezza nell’asportazione
dei tumori del retto. “Intervenire su questo tipo
di neoplasie per via mininvasiva è difficoltoso e i
chirurghi che sono in grado di farlo sono pochi in tutto
il mondo- ci spiega Raffaele Pugliese, Direttore della
Chirurgia Oncologica-. La tecnica, ideata da Patricia
Sylla (del Massachusets General Hospital di Boston),
è stata pensata per semplificare l’intervento e renderlo
praticabile da un numero maggiore di specialisti.
Per farlo si utilizzano due accessi: uno è quello
laparoscopico l’altro è l’approccio endorettale che
utilizza come accesso privilegiato le cavità naturali
dell’organismo. Al momento stiamo facendo pratica
sui modelli animali nel nostro centro di formazione
AIMS Academy. Per fine marzo daremo il via ai primi
interventi”.
Niguarda sarà il terzo centro al mondo dopo Boston
e Barcellona ad utilizzare questa innovativa tecnica
chirurgica.
Terapie personalizzate: le tappe più significative
In Italia si ammalano di questo tumore 35.000 persone
ogni anno, 17.000 delle quali raggiungono la fase
metastatica. Negli ultimi anni 10 anni nel Niguarda
Cancer Center e nell’Istituto di Ricerca per la Cura del
Cancro di Candiolo più di 500 ammalati di tumore
del colon-retto hanno partecipato alle sperimentazioni
cliniche per la scoperta di nuove di terapie per questo
tipo di carcinoma, che hanno portato all’uso di routine
dei farmaci a bersaglio molecolare come cetuximab,
panitumumab e regorafenib. Inoltre più recentemente
è stato messo a punto un metodo di diagnosi che rileva
la presenza della resistenza del tumore nel sangue.
Prima dell’ideazione del test non si sapeva perché solo
alcuni pazienti affetti dal tumore al colon-retto con
sviluppo di metastasi rispondessero alle cure dei nuovi
farmaci. Il problema è stato studiato dai ricercatori
di Candiolo e di Milano, i quali hanno inizialmente
scoperto che la cura non dà risultati quando la cellula
tumorale presenta una mutazione del gene KRAS o
BRAF. Queste mutazioni sono presenti nel 40-50%
dei casi. Nel 2011 si è scoperto, grazie ad un importante
finanziamento A.I.R.C. (Associazione Italiana per la
Ricerca sul Cancro), in un trial condotto su modelli
preclinici, che anche l’amplificazione dell’oncogene
HER-2 recita un ruolo di primo piano nella resistenza
alle terapie. Sulla base di questa evidenza si è ideato e
condotto uno studio clinico.
I primi risultati, ottenuti sui sei pazienti finora trattati,
sono positivi e promettenti: non solo la malattia
si è fermata in tutti i casi tranne uno, ma si assiste
anche a una riduzione rilevante delle dimensioni
del tumore, in particolare delle metastasi epatiche e
polmonari. Nel 2012 sulle pagine di Nature, la più
autorevole pubblicazione in campo medico-scientifico,
è stata annunciata dall’asse Candiolo-Niguarda una
nuova importante scoperta: il gruppo di ricerca è,
infatti, riuscito ad identificare dei frammenti di DNA
rilasciati dal tumore nel sangue del paziente, una spia
genetica (il gene KRAS mutato) che si “accende” con
mesi di anticipo rispetto a quando l’esame radiografico
indica che il tumore ricomincia a crescere. Si tratta
di un indicatore dosabile con un semplice esame del
sangue per predire e impostare il trattamento più
efficace contro il tumore del colon-retto.
Il medico in video visita il paziente
Sono queste le caratteristiche principali delle studio
Health presence che ha coinvolto Niguarda e Cisco,
azienda leader nell’Information and Communication
Technology. La sperimentazione è stata possibile grazie
ad un innovativo sistema di telecomunicazioni in
remote che ha permesso ai cardiologi del Niguarda di
visitare i dipendenti della società, con sede a Vimercate,
senza muoversi dall’Ospedale.
Incredibile ma vero. I controlli cardiologici a scopo
preventivo sono stati, infatti, effettuati in Cisco dove è
stata allestita una sala visita. Qui il paziente alla presenza
di un infermiere - sempre del Niguarda, il progetto,
infatti, è stato possibile grazie alla collaborazione con
la Direzione Infermieristica - è stato messo in contatto
SEGUE DALLA PRIMA
video con il cardiologo che ha realizzato il controllo
a distanza grazie ad una tecnologia (telepresence)
di ultima generazione. Sulla rete telematica ad alta
velocità, oltre alla connessione audio-video, che ha
permesso al medico, infermiere e paziente di interagire,
hanno viaggiato i risultati degli esami eseguiti. Grazie
a questa “autostrada digitale” a banda larga è stato
persino possibile per il medico auscultare il battito
cardiaco del paziente a distanza. Sembra fantascienza,
si chiama telemedicina ed è una delle nuove frontiere
dell’assistenza sanitaria.
Veniamo ai risultati: quanto questo nuovo modello di
visite preventive a distanza si è dimostrato efficace?
“Allo studio- ci risponde la cardiologa Antonella
Moreo della Cardiologia 4- hanno partecipato 87
dipendenti di cui il 76% aveva una familiarità positiva
per eventi cardiovascolari. Il 26% dei soggetti ha
presentato dei valori elevati di pressione arteriosa.
Nel 33% dei pazienti è stato riscontrato un quadro di
ipercolesterolemia, mentre nel 19% si è scoperta una
condizione di iperglicemia. Tutti questi sono fattori
che aumentano il rischio di eventi cardiovascolari che
è bene tenere sotto controllo. La valenza preventiva
della visita è stata, inoltre, significativa, infatti, solo il
43% dei soggetti ipertesi era a conoscenza degli elevati
valori pressori. Per quanto riguarda la dislipidemia
e l’iperglicemia, si è trattato di una prima diagnosi
rispettivamente nel 55% e nel 30% dei casi”.
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20124 Milano
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20017 Rho (MI)
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Centri Specialistici
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sei
Algologia
Fibromialgia: quando il dolore è donna
Un disturbo cronico difficile da diagnosticare
U
Malattie dalla A alla Z
na sensazione di fastidio, di
bruciore, oppure una fitta
lancinante come una morsa che
serra, schiaccia e comprime: è così che
i pazienti che hanno avuto la sfortuna di
incontrarla descrivono la fibromialgia. Si
tratta di una sindrome da dolore cronico,
che colpisce le fibre muscolari, i tendini e
i legamenti in vari punti del corpo. Dolore
alla colonna vertebrale, alle spalle, alla
nuca, alle braccia, ai polsi, alle cosce,
ma anche un affaticamento (astenia)
che accompagna il paziente per tutta la
giornata, sono questi i tratti distintivi di
un disturbo di cui non si conoscono le
cause e che fino a 20 anni fa non aveva
alcun riconoscimento da parte della
medicina, tanto da essere classificato
come disturbo psico-somatico. “Il
dolore che non cessa, l’affaticamento,
ma anche la rigidità mattutina- spiega
Paolo Notaro, Responsabile della
Terapia del Dolore- sono tutti campanelli
che si sovrappongono al quadro di una
patologia reumatoide, con la differenza
che in questi casi i principali indicatori
d’infiammazione sono tutti negativi. Il
dolore c’è, ma in apparenza non deriva da
nessuna causa organica”.
I pazienti sono per la maggior parte donne
(il rapporto femmine/maschi è di 3 a 1) e
per loro il rischio di non centrare subito
la diagnosi o di vedersi “derubricati” alla
voce sindrome di affaticamento cronico,
un “sosia” con molti punti in comune, è
davvero alto.
Ammalati di dolore senza una causa
precisa: non è certo una condizione
incoraggiante, ma oggi gli strumenti
per diagnosticare e contrastare questa
sindrome ci sono. “Aiuta nella diagnosi-
ci dice Notaro- la presenza di un dolore
che si protrae per più di 3 mesi e la
refrattarietà alla terapia farmacologica
con i comuni antidolorifici. C’è inoltre
una precisa mappa di 18 punti, detti
tender points, del corpo: se almeno 11 di
questi sono interessati dal dolore con una
distribuzione simmetrica, la probabilità
che sia fibromialgia è molto alta. Un altro
indizio importante sono i disturbi del
sonno”.
Gli antidepressivi scendono in campo
per la cura. “Il loro effetto è duplice: da
un lato si utilizzano per migliorare il
tono dell’umore- aggiunge il terapista del
dolore-, messo a dura prova da un dolore
debilitante che impedisce di vivere una
vita normale. Dall’altro vengono utilizzati
per il loro effetto curativo, ovvero quello
di incidere sui meccanismi elettro-chimici
che modulano la sensazione di dolore.
Poi non mancano i farmaci analgesici:
dai derivati della codeina fino ai morfinici
per i casi più gravi”.
Nel centro di Niguarda si affiancano
alle terapie farmacologiche interventi
locali come le infiltrazioni e
l’elettrostimolazione. “Con questa
La mappa dei 18 tender points: se
almeno 11 di questi sono interessati
dal dolore con una distribuzione
simmetrica, la probabilità che sia
fibromialgia è molto alta
tecnica si introducono sotto-cute degli
elettrodi che generano una corrente a
bassa intensità, utile per interferire con
la trasmissione del dolore. Fondamentale
per una buon riuscita del trattamentoconclude Notaro- è anche il supporto
psicologico, garantito dalla presenza
dello psicologo che nel nostro centro
segue il paziente insieme al terapista del
dolore”.
Otorino
La sindrome di Meniere
Dallo specialista se…
Avete episodi ricorrenti di vertigini;
la difficoltà a mantenere l’equilibrio
può indicare la presenza di un
problema dell’orecchio interno. Se
avete difficoltà crescenti a sentire;
una perdita graduale dell’udito può
indicare un problema in una parte
qualsiasi dell’orecchio (interno,
medio, esterno) o del cervello.
Vertigini e deficit uditivo, nel “labirinto dell’orecchio”
U
n deficit uditivo, accompagnato
da un ronzio o da quella strana
sensazione di sentire tutto
ovattato, ma anche vertigini che posso
durare da pochi minuti a qualche ora,
sono i tratti distintivi di un disturbo, la
sindrome di Meniere, che colpisce
l’orecchio e che ci ricorda come questo
organo sia fondamentale per sentire i
suoni, ma anche per regolare il nostro
equilibrio.
“Solitamente colpisce un orecchio solospiega Alberto Dragonetti, Direttore
dell’Otorinolaringoiatria-, ma nel
30-50% dei casi può trasformarsi in
bilaterale, andando ad interessare anche
l’altro. La sindrome è la terza causa più
frequente di vertigine e l’incidenza varia
dai 30 ai 50 nuovi casi all’anno su 100.000
pazienti”.
Le vertigini, che spesso sono il sintomo
più debilitante della sindrome, di solito
provocano un forte capogiro che costringe
il paziente a sdraiarsi. Gli attacchi possono
provocare nausea, vomito e un’intensa
sudorazione, e spesso irrompono
all’improvviso senza alcun segno
premonitore. “Purtroppo- spiega l’otorino
Giovanni Rosa- tutti questi sintomi non
possono essere previsti in alcun modo:
di norma l’attacco è caratterizzato da
una combinazione di vertigini, acufene
(ronzio) e diminuzione dell’udito
e può protrarsi per diverse ore.
In alcuni casi gli episodi sono
così debilitanti che il paziente è
costretto a sdraiarsi finendo per
addormentarsi, stremato”.
La sindrome ha il suo
“epicentro” nel labirinto, una
struttura dell’orecchio interno,
che è il “sensore” dell’equilibrio
del nostro corpo e che in questi
pazienti non funziona a dovere.
Il tutto per colpa di un accumulo
eccessivo di un particolare
liquido, l’endolinfa, che per
cause sconosciute non viene riassorbita da
questa struttura dell’orecchio interno.
Per la diagnosi non esiste un esame
di riferimento e lo specialista si basa
soprattutto sulla storia del paziente
e su una serie di test strumentali e
audiometrici volti ad escludere altre
patologie che possono avere sintomi
comuni. Per quanto riguarda la cura si
possono usare farmaci specifici, come
le benzodiazepine, per sedare il sistema
nervoso centrale e che aiutano il paziente a
superare gli episodi di vertigine. La terapia
a lungo termine invece è condotta con lo
scopo di contenere la ritenzione idrica per
favorire il riassorbimento dei liquidi.
“Per questo- spiega Rosa- si consiglia
una dieta iposodica e si somministrano
diuretici per periodi prolungati, almeno 6
mesi. Assolutamente da evitare anche alcol
e caffè. Inoltre iniezioni intra-timpaniche di
cortisone o di un particolare antibiotico, la
gentamicina, possono aiutare il paziente a
ridurre i sintomi”.
26 MAGGIO - VISITE GRATUITE
CONTROLLI GRATUITI: 9/16/23/30 APRILE
XII Giornata Nazionale del Sollievo
Per “farsi le ossa”
D
omenica 26 maggio 2013 Niguarda aderisce alla Giornata
Nazionale del Sollievo e del Dolore con gli specialisti
in algologia che effettueranno visite gratuite e daranno
informazioni sulle sindromi dolorose e le tecniche di controllo.
PRENOTAZIONI
È possibile prenotare una visita gratuita (fino ad esaurimento
posti) per la giornata di domenica 26 maggio, attraverso:
Numero verde di Prenotazione Regionale 800.638.638
Lunedì - sabato: 8.00 - 20.00
Sportello Prenotazione di Niguarda
Area Sud, Blocco Sud
Lunedì - venerdì: 8.00 - 19.30, sabato: 8.00 - 13.00
C
i pensi mai alle tue ossa? Lo sai
che aprile è il mese dedicato alla
prevenzione di queste malattie? Si
tratta di un’iniziativa promossa da O.N.Da
(Osservatorio Nazionale sulla Salute della
Donna) per offrire visite gratuite negli
ospedali che fanno parte del “Network Bollini
Rosa”.
DOVE E QUANDO
Reumatologia
(Area Ingresso, padiglione 3)
per il 9/16/23/30 aprile.
PRENOTAZIONI
A partire dal 20 marzo
chiamando lo 02 6444.2168
(lun-ven dalle 11.00 alle 12.00)
Niguarda aderisce al network Bollini
Rosa promosso da O.N.Da (Osservatorio
Nazionale sulla Salute della Donna) per un
ospedale sempre più a misura di donna.
sette
Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare
La Malattia di Wilson
Un’anomalia nel metabolismo del rame che crea depositi pericolosi
nei movimenti (atassia) o difficoltà nell’articolazione
della parola (disartria).
Anche l’occhio è interessato e può essere un importante
indicatore per la malattia di Wilson. L’accumulo di
rame può, infatti, portare alla formazione di un anello
caratteristico (detto di Kayser- Fleischer) sulla cornea,
visibile da parte dell’oculista grazie ad un particolare
strumento chiamato lampada a fessurazione. “La presenzacontinua Vinci- è utile per diagnosticare la malattia, ma
è anche un fattore da tenere in considerazione per il buon
esito della terapia: l’anello, infatti, tende a scomparire
quando la malattia è ben controllata”.
La diagnosi viene fatta con il dosaggio della
ceruloplasmina e del rame nel sangue e nell’urine.
L’accumulo del metallo nei tessuti può essere, inoltre,
confermato da una biopsia epatica o da una risonanza
magnetica cerebrale, utile per evidenziare i depositi a
livello del cervello.
Le terapie farmacologiche si basano sulla
somministrazione di farmaci che come una “calamita”
si legano al rame, i cosiddetti chelanti, e che agiscono
favorendo l’eliminazione del metallo dal fegato e dagli altri
tessuti attraverso le urine. “I chelanti- spiega l’epatologacome la penicellamina o, in caso di scarsa tollerabilità,
il trientine, farmaco che però non è commercializzato in
Italia, vengono utilizzati, per il trattamento dei pazienti
con malattia conclamata. In soggetti asintomatici o
in terapia di mantenimento, può essere utilizzato lo
zinco acetato che agendo a livello intestinale, stimola
la produzione di metallotioneina, che lega il rame e ne
favorisce l’eliminazione attraverso le feci. E’ necessario
che il paziente segua la terapia per tutta la vita”.
La dieta
Per i pazienti è bene evitare tutti quegli alimenti ad alto
contenuto di rame, come il fegato di bovino, le frattaglie,
le ostriche, i crostacei, il cioccolato, la frutta secca e i
legumi. Inoltre sarebbe opportuno valutare dove possibile,
il quantitativo di rame presente nell’acqua che si beve,
perchè alcuni tipi di acqua minerale o proveniente dalla
rete idrica locale, potrebbero contenere tracce di questo
metallo in concentrazioni relativamente alte.
Test genetico
Esiste un test genetico per la malattia di Wilson. Viene
effettuato in centri altamente specializzati e l’esito può
non essere una diagnosi di certezza per la malattia. Infatti,
nonostante si siano mappate più di 400 varianti, non tutte
le mutazioni responsabili della patologia sono conosciute.
E’ importante l’adozione del test genetico per lo screening
dei parenti di primo grado per individuare precocemente
la malattia o lo stato di portatore sano: un soggetto affetto
da malattia di Wilson, infatti, può nascere unicamente
da due genitori entrambi portatori della mutazione
(trasmissione autosomica recessiva).
Intervista
Edoardo, 45 anni. La diagnosi è arrivata, così, quasi per
caso. Voleva donare il sangue e dagli esami si è visto che
al fegato c’era qualcosa di sospetto. La scoperta fortuita ha
consentito di controllare bene la malattia e di intervenire
precocemente. La sua è una storia legata a doppio filo con
il Niguarda: dalla donazione “rivelatrice” ai controlli, tutto
è avvenuto ed avviene tutt’ora qui.
Quando è iniziato il suo percorso di cura?
Sono seguito presso l’epatologia di quest’Ospedale dal
2001. Ho scoperto la malattia perché volevo donare il
sangue. Così mi sono rivolto al centro donazioni del
Niguarda e ho scoperto che avevo i valori delle transaminasi
alle stelle. Mi è stato spiegato che questi valori sballati
erano una spia indicatrice di un malfunzionamento del
fegato.
E poi?
Ci sono stati altri accertamenti, tra cui una biopsia epatica,
che è servita per fare la diagnosi.
Scoperto che si trattava della malattia di Wilson, come
si è intervenuto?
Devo fare con una certa periodicità gli esami del sangue,
gli esami delle urine, l’ecografia al fegato, la risonanza
magnetica al cervello e il controllo oculistico. Insomma
un check-up completo da fare una volta all’anno. Controlli
che ho appena fatto, a dicembre, e per fortuna va tutto
bene.
Per cui grazie alla diagnosi precoce ed occasionale la
malattia è ben controllata?
Sì, infatti, io sto bene e non mai avuto alcun sintomo.
Faccio una vita normale. Grazie a questa diagnosi casuale
mi è andata bene perché mi è stato spiegato che in certi
casi come il mio, il fegato rischia grosso: potevo andare
incontro a un’epatite o a una cirrosi fulminante.
Che terapie segue?
Ogni giorno devo prendere lo zinco acetato che mi aiuta
ad eliminare il rame. Adesso prendo 3 pastiglie al giorno,
appena diagnosticata la patologia ne prendevo 10, poi la
dose è stata aggiustata.
Segue anche una dieta particolare?
Sì, dovrei evitare crostacei, cioccolato, frutta secca,
legumi. Uso il condizionale perché alcune volte mi
concedo un’eccezione. Sa com’è… è difficile resistere ad
una buona pasta allo scoglio o ad un pezzetto di cioccolato.
Infatti, ripeto sempre ai medici, che mi seguono, che per
quanto riguarda le terapie, il mio punto forte sono le
pastiglie, la dieta è una materia in cui zoppico un po’.
Sa che esiste un test genetico per individuare la
possibile mutazione su figli o parenti?
Sì, dopo la mia diagnosi il test genetico è stato fatto (ndr
all’ospedale San Paolo di Milano, uno dei centri in cui
l’esame viene realizzato) sia a mio fratello, che non ha
la malattia, sia a mia figlia, che è risultata portatrice sana.
Un’informazione in più da tenere presente per il futuro.
LE ALTRE STORIE
Niguarda è uno dei 29 Presidi della Rete regionale
dedicata alle malattie rare ed è in grado di garantire
la diagnosi, la terapia e l’assistenza per più di 120
differenti patologie. Leggi le storie degli altri pazienti nella sezione dedicata sul sito:
www.ospedaleniguarda.it
Malattie Rare
“Cerulosplasmina”: una parola sconosciuta ai più ma
difficile da dimenticare per i pazienti affetti dalla malattia
di Wilson, una patologia rara causata da una mutazione
genetica. Il “colpevole” è, infatti, lì nel DNA e il gene
“difettoso”, localizzato sul cromosoma 13, è responsabile
della codifica di una proteina, la ceruloplasmina appunto,
che si lega al rame e che è presente soprattutto nel
fegato dove è indispensabile per l’escrezione biliare del
metallo. Il rame non viene così smaltito regolarmente e si
accumula nel fegato ma anche nel cervello e nell’occhio
(raramente anche nel cuore e nei reni) portando ai sintomi
della patologia.
La malattia colpisce un individuo su 30.000 e l’età
d’insorgenza è molto ampia e può andare da quella
pediatrica a quella adulta. “Il quadro può essere
molto variegato- ci spiega l’epatologa Maria Vinci-:
si può riscontrare un aumento di volume del fegato
(epatomegalia) con innalzamento delle transaminasi o
con alterazione della funzionalità epatica. In altri casi
la malattia esordisce con un’epatite acuta o con l’ittero
che conferisce alla pelle e alle mucose la caratteristica
colorazione giallastra. Ci sono casi, poi, in cui per
molto tempo la malattia può essere asintomatica per poi
improvvisamente manifestarsi come epatite fulminante o
con le manifestazioni di una cirrosi. In tali casi l’unica
alternativa è un trapianto d’organo tempestivo”.
Fegato, ma non solo: l’accumulo di rame può creare
disturbi a livello del cervello e del sistema nervoso
centrale. In alcuni casi si possono avere disordini di tipo
neuropsichiatrico come facile irritabilità, depressione
e alterazione del comportamento. In altri possono
comparire disturbi neurologici come tremori, difficoltà
otto
Malattie infettive
Meningite: batterla sul tempo
Vaccini, profilassi e un protocollo ospedaliero sono le armi per trattarla
O
Gli Specialisti Rispondono
gni anno i casi di meningite ritornano a farci
paura. Ma quali sono i rischi legati a questa
malattia e quali misure di prevenzione si
possono adottare. L’abbiamo chiesto a Massimo Puoti,
Direttore delle Malattie Infettive.
Che cos’è la meningite?
La meningite è un’infiammazione delle membrane, le
meningi, che avvolgono come una “fodera” il cervello e
il midollo spinale. E’ di origine infettiva e può essere di
tipo virale, batterica o causata da funghi o in casi molto
rari da parassiti. La forma virale è quella più comune
e meno preoccupante. La forma batterica, invece, è
meno comune, ma estremamente più seria, e può avere
conseguenze fatali se non curata tempestivamente.
Che cosa contribuisce a rendere così grave la
meningite?
Le meningi e il sistema nervoso sono molto vicini e
questo è molto pericoloso perché l’infiammazione
può provocare danni nervosi lievi o persistenti. Se
l’infiammazione o i germi raggiungono i centri nervosi
che controllano la respirazione o il battito cardiaco, si
può verificare anche il decesso del paziente. Ma ciò che
la rende subdola sono i sintomi, a volte non facili da
individuare.
A cosa si riferisce?
Il vero problema, con le meningiti, sono i sintomi iniziali
in quanto sono poco specifici: febbre alta, e mal di testa.
I sintomi specifici che fanno sospettare la diagnosi come
rigidità nucale, tendenza a piegare le gambe e a piegarsi
sul fianco per alleviare il dolore possono essere sfumati
oppure più tardivi. A volte, ma solo in alcuni casi, i
sintomi più gravi come convulsioni, sopore o coma
possono essere i sintomi con cui si presenta il malato.
Per questo la tempestività nel trattamento è
fondamentale?
Sì ed è importante intraprendere il trattamento con
l’antibiotico il più presto possibile: al minimo sospetto di
meningite bisogna trattare il paziente anche se non si ha
la certezza che si possa trattare di questa infiammazione.
Per questo a Niguarda c’è un percorso diagnosticoterapeutico che si attiva ogni volta che c’è il sospetto di
un caso di meningite.
Di cosa si tratta?
Di un protocollo interdisciplinare che coinvolge la
Medicina d’Urgenza, di solito il punto di ingresso
del paziente è in pronto soccorso, la Neurologia, le
Malattie Infettive, la Neuroradiologia, la Microbiologia
e la Pediatria. Una procedura codificata per seguire
al meglio il paziente dal triage del pronto soccorso
fino alla diagnosi, al ricovero e al trattamento, il tutto
tempestivamente senza perdere tempo.
Che cosa deve fare chi è stato a contatto con il malato?
E’ importante non creare allarmismi, soprattutto nelle
scuole e negli asili, per le quali ci sono delle regole ben
precise, come la profilassi antibiotica per i compagni di
classe e per chi è stato a stretto contatto con il malato,
come ad esempio i familiari.
E per prevenire la meningite che cosa si può fare?
La vaccinazione anti emofilo di tipo b è la migliore misura
di prevenzione nell’infanzia. La copertura vaccinale è
sicuramente consigliata; nel Piano Nazionale dei Vaccini
viene raccomandato anche il vaccino meningococcico
che copre dal ceppo C e l’antipneumococcico che copre
da diversi ceppi batterici. È importante prevenire le
meningiti, perché il vero problema non è la cura, perché
c’è ed è efficace, la vera difficoltà è nel riconoscerle
tempestivamente.
Nel nostro Ospedale
Dalle epatiti acute ai trattamenti per l’HIV,
dalle malattie tropicali importate come
la malaria, alle infezioni ospedaliere: la
“battaglia” contro i microrganismi patogeni
a Niguarda è portata avanti dall’équipe
delle Malattie Infettive, in collaborazione
multispecialistica con gli altri reparti.
Per info e prenotazioni
Numero verde
di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
IN ITALIA
Ogni anno in Italia si verificano mediamente
900 casi di meningite batterica.
Di questi, circa un terzo sono causati
dal meningococco, ed un altro terzo da
pneumococco, mentre gli altri casi sono
causati da altri batteri o restano senza causa
identificata.
Fino al 1999, una causa importante di
meningite batterica era l’emofilo di tipo b, la
cui frequenza è drasticamente diminuita grazie
alla diffusione della vaccinazione rivolta ai
bambini nel primo anno di vita (fonte: Centro
Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e
Promozione della Salute).
Allergologia
Echinacea, un alleato contro il raffreddore
Gli studi confermano l’efficacia, ma per i bambini è meglio evitare
C
i avete mai pensato? Per il raffreddore (quando è
di origine virale) non c’è cura che tenga: niente
da fare, la medicina si arrende e alza bandiera
bianca. Niente o quasi. Si moltiplica, infatti, il numero di
persone che per far fronte al naso chiuso e agli starnuti
ricorre all’echinacea, un’erba che fa parte della famiglia
delle Asteraceae, il cui uso officinale da parte di molte
popolazioni (soprattutto quelle indigene del NordAmerica) si perde nella notte dei tempi. Ma è davvero
utile? L’abbiamo chiesto a Elide Pastorello, Direttore
dell’Allergologia e Immunologia.
Possiamo contare su preparati a base di echinacea per
combattere il raffreddore?
Nel corso degli anni si sono portati avanti diversi studi che
hanno dato risultati anche contrastanti. Esiste comunque
A Niguarda
un importante lavoro di revisione, cioè di comparazione di
tutti questi studi, che ha concluso che esiste un’evidenza
in favore di questo trattamento. In particolare l’echinacea
purpurea, la variante più testata, può essere un valido aiuto
per alleggerire i sintomi del raffreddore e accorciarne
il decorso. Questo però si realizza se l’echinacea viene
presa entro 24 ore dall’esordio dei primi sintomi.
Quindi un effetto curativo e non preventivo?
Sì, non si sono riscontrati miglioramenti per assunzioni
prolungate nel tempo allo scopo di prevenire il raffreddore.
Anzi, oltre all’inutilità, gli studi sconsigliano assunzioni
che si protraggano per più di 8 settimane: primo perché
non è del tutto testata la sicurezza per periodi così
prolungati, secondo perché sopra questo limite, pare che
si innalzi il rischio di sviluppare reazioni avverse, come
L’Allergologia annualmente effettua più di 29.000
test. L’attività diagnostica è organizzata secondo
tre livelli: la prima visita, le prove allergologiche e
respiratorie di base sono effettuate negli ambulatori;
presso il reparto si eseguono i test di provocazioni
con agenti specifici; il ricovero in degenza ordinaria
si riserva esclusivamente per i casi più gravi.
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
allergie e tossicità. Effetti da non trascurare, che sono
comparsi soprattutto nei bambini, per cui l’echinacea
sembra essere anche meno efficace.
Dunque da sconsigliarne l’uso nei bambini?
Da evitare per possibili effetti avversi, ma anche per
una minore se non addirittura inesistente efficacia; ma
soprattutto da non utilizzare per mancanza d’indagini
che facciano luce sulla sicurezza dell’echinacea in età
pediatrica. Quindi come misura preventiva è meglio non
somministrarla ai bambini.
Segui la videointervista sul canale
OspedaleNiguardaTV
UN VACCINO CONTRO API E VESPE
L’1% della popolazione italiana soffre di shock anafilattico scatenato da punture di insetti quali api, vespe
o calabroni. Si tratta di una reazione allergica molto
pericolosa che nei casi più gravi può addirittura portare
alla morte. L’allergologia di Niguarda è uno dei pochi
centri a Milano ad effettuare il vaccino per la protezione contro questo tipo di reazione; inoltre questo tipo di
copertura è utile anche in casi di reazione da farmaci
o alimenti per soggetti con fattori di rischio (anziani,
bambini e pazienti con malattie croniche complesse).
Per quanto riguarda le allergie alimentari il centro di
Niguarda è uno dei pochi in Italia che effettua tutti i
test necessari con alimenti freschi.
Oculistica
Il trapianto autologo contro la degenerazione maculare
nove
Un intervento per salvare dalla cecità legata all’età
“La degenerazione maculare legata all’età è la 1° causa
di cecità legale nel mondo occidentale e consiste nella
perdita delle visione nella parte nevralgica dell’occhio
che è quella della visione centrale dove sono concentrati
i fotorecettori specializzati nella percezione dei dettagli
e dei colori. Colpisce entrambi i sessi dopo i 55 anni
comportando un notevole handicap funzionale nella
visione da lontano ma soprattutto nella visione da vicino
impedendo la lettura del giornale e dei testi scritti in genere.
Si distinguono 2 forme: a) forma secca, caratterizzata
da una atrofia centrale della retina e nella quale non è
possibile alcun trattamento terapeutico; b) forma umida
essudativa, caratterizzata dalla proliferazione di vasi
anomali al di sotto della retina che per effetto di una
essudazione siero-emorragica determinano una morte dei
fotorecettori retinici. Per quest’ultima forma sono possibili
varie opzioni terapeutiche che vanno dall’utilizzo del
laser (sempre meno utilizzato) alla iniezioni all’interno
dell’occhio di sostanze antiangiogeniche, che inibiscono
la proliferazione di questi vasi anomali. Nei casi in cui
questa terapia fallisca è possibile intervenire in casi
selezionati mediante una procedura chirurgica piuttosto
complessa consistente nel trapianto autologo di epitelio
pigmentato retinico al di sotto della retina nel punto
centrale di fissazione. L’epitelio pigmentato retinico è un
tessuto neuroepiteliale stratificato al di sotto della retina
ed è quello che provvede alla sua nutrizione metabolica.
In pratica si preleva al di sotto della retina periferica
dello stesso occhio da operare un quadratino di epitelio
pigmentato di circa 5 x 5 mm e lo si mette al di sotto della
retina centrale in modo da ricreare il supporto metabolico
che si è alterato in seguito alla malattia. I risultati
sembrano essere promettenti anche se è necessaria una
attenta selezione dei pazienti”.
Segui la videointervista sul canale OspedaleNiguardaTV
Nel nostro Ospedale
Da qualche anno questo intervento viene
effettuato presso l’Oculistica dall’équipe
guidata da Giuseppe Carlevaro.
L’intervento è in regime di ricovero ed è
coperto dal Sistema Sanitario Nazionale.
Per info e prenotazioni
Numero verde
di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
Nefrologia
Reni, impegnamoci per mantenerli in salute
Patologie “silenziose” in aumento
I
A Niguarda
A Niguarda la struttura è in grado di assicurare
tutti i livelli per la diagnosi e le terapie contro
le patologie renali: dalla diagnostica in ambito
di ricovero e in diversi ambulatori, alla dialisi
sia in ospedale che domiciliare, fino al
trapianto (eseguito dalla Chirurgia Generale
e dei Trapianti) che si avvale delle tecniche
più innovative come il prelievo d’organo (in
caso di donazione da vivente) effettuato con
il robot, molto meno invasivo per il donatore.
Per info e prenotazioni
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l 14 marzo è stata la Giornata Mondiale
contro le Patologie Renali. Spesso si
tratta di malattie silenziose, che non
danno segno di sé e che quando si scoprono
sono ormai in fase avanzata. I numeri ci
dicono che le malattie renali in Italia sono
in aumento e per capirlo basta ricordarci
un dato: ogni anno su un milione di Italiani
sono 180 quelli che entrano in dialisi.
Ma che cosa si può fare per mantenere in salute i nostri reni?
Ce lo spiega Giacomo Colussi, Direttore della Nefrologia.
alterati lo step successivo solitamente
è l’ecografia renale ed esami più
approfonditi, che possono includere una
biopsia renale. Da non sottovalutare,
poi, la familiarità: le persone che hanno
un parente con problemi renali sono
più a rischio di nefropatia, in modo
particolare per le malattie genetiche,
come la malattia policistica renale, ed è bene che si informino,
dal curante o dallo specialista che segue il loro congiunto,
sulla opportunità di fare uno screening.
Spesso non si avvertono ma come si posso intercettare
queste patologie?
Sono malattie perfide perché spesso non danno alcun
sintomo, ci sono però dei campanelli d’allarme da tenere in
considerazione. Uno di questi è l‘ipertensione: la pressione
alta potrebbe essere, infatti, un segno importante di patologia
renale. Da non trascurare anche il fenomeno della nicturia, cioè
quando ci si alza la notte per fare pipì, e la comparsa di edemi
(gonfiore della cute, che solitamente interessa inizialmente le
caviglie): anche questi potrebbero essere i primi segni da non
sottovalutare della malattia.
Qualche consiglio utile per mantenere i nostri reni in
buona salute?
Un dato su tutti: circa il 60% dei pazienti che sottoponiamo a
dialisi hanno patologie croniche come diabete, ipertensione o
grave compromissione dell’albero arterioso (arteriosclerosi)
in vari distretti (aorta, coronarie, cervello, arti inferiori). Per
questo il consiglio è quello di annullare i possibili fattori di
rischio del danno vascolare, e quindi smettere di fumare,
mantenere un’attività fisica regolare (basta camminare
alcuni km tutti i giorni), stare attenti al sovrappeso con una
dieta povera di grassi: più frutta, più verdura, e moderare il
consumo di sale.
Ci sono degli esami da tenere in considerazione?
Sì, per verificare la salute del rene bastano dei semplici esami
del sangue e delle urine. In particolare quello che si va a
valutare è il dosaggio della creatinina nel sangue e quello delle
proteine nelle urine. Ovviamente se si scoprono dei valori
ASL Milano
I
l servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica) opera negli orari in cui il
medico di medicina generale e il pediatra di famiglia non prestano la propria attività.
Si può richiedere l’assistenza per le situazioni cliniche non urgenti ma non rinviabili
al proprio curante. Il servizio è disponibile: dalle ore 20.00 alle ore 8.00 di tutte le notti e
dalle ore 8.00 alle ore 20.00 nei giorni prefestivi, festivi, sabato e domenica. Per richiedere
l’intervento della continuità assistenziale chiamare lo 02.34567.
Per i bambini - Il servizio di continuità assistenziale pediatrica nel territorio dell’ASL
di Milano, rivolto ai bambini di età compresa tra 0 e 6 anni, è attivo nelle seguenti fasce
orarie: dalle ore 20.00 alle ore 24.00 nei giorni feriali, dalle ore 8.00 alle ore 12.00 e dalle
ore 15.00 alle ore 19.00 nei giorni di sabato, domenica e festivi. Per contattare il servizio
chiamare il numero 02.34567.
www.asl.milano.it
Periodico d’informazione dell’A.O.
Stampa: Roto 2000 S.p.A.
Ospedale Niguarda Ca’ Granda
via L. Da Vinci 18/20
Direttore Responsabile:
20080 Cesarile (MI) - Tel. 02-900133.1
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In redazione: Giovanni Mauri,
Reg. Tribunale Milano:
Andrea Vicentini,
n. 326 del 17 maggio 2006
Maria Grazia Parrillo
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Il giornale di Niguarda
Ieri “guardia medica”, oggi “continuità assistenziale”
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OspedaleNiguardaTV
Gli Specialisti Rispondono
L
a degenerazione maculare senile è una malattia,
legata all’invecchiamento, che colpisce la macula,
la porzione centrale della retina. Alle terapie
convenzionali oggi si affianca una tecnica chirurgica
innovativa: il trapianto di epitelio pigmentato
retinico. Ce ne parla Giuseppe Carlevaro, Direttore
dell’Oculistica Adulti
dieci
NIGUARDA CANCER CENTER
La brachiterapia
N
ella battaglia contro il cancro spesso si ricorre
alla radioterapia: il tumore è colpito dall’esterno,
con radiazioni prodotte da un acceleratore lineare.
Ma ci sono casi in cui le cellule tumorali sono colpite
da radiazioni emesse da sorgenti interne , posizionate
all’interno del corpo: è la brachiterapia. Ci spiega di
cosa si tratta Mauro Palazzi, Direttore della Radioterapia,
insieme al radioterapista Diego Asnaghi.
Gli Specialisti Rispondono
Radioterapia interna
“La brachiterapia è una tecnica di radioterapia in cui una sorgente
di radiazioni è collocata all’interno del corpo del paziente, dentro
o a pochissima distanza dal tumore da trattare. Questo è possibile
grazie al posizionamento di preparati radioattivi variamente
conformati (aghi, fili, semi) direttamente nel tessuto tumorale
o nelle sue immediate vicinanze. La brachiterapia viene
comunemente utilizzata come trattamento efficace per i tumori
dell’utero, della prostata e della mammella, ma può essere
impiegata in casi selezionati di tumore in altre sedi anatomiche”.
Tecniche e vantaggi della brachiterapia
Il radioterapista Diego Asnaghi ci descrive più in dettaglio questo
tipo di modalità terapeutica. “La principale caratteristica della
brachiterapia è l’impiego di sorgenti miniaturizzate che emettono
Sorgenti radioattive
sotto forma di “semi”
usate per alcuni tipi di
brachiterapia
radiazione a breva distanza. Questi preparati radioattivi possono
essere disposti direttamente nel tumore (tecnica interstiziale),
posizionati in cavità anatomiche (tecnica endocavitaria/
endoluminale), oppure posti sulla superficie corporea (tecnica a
contatto). La tecnica interstiziale è comunemente utilizzata per
le neoplasie della prostata e della mammella, mentre la tecnica
endocavitaria viene utilizzata come trattamento indispensabile
per la cura del cancro della cervice uterina e dell’endometrio,
ma può anche essere utilizzata per trattare tumori situati in molte
altre sedi anatomiche come la trachea, i bronchi, l’esofago, le
vie biliari, il retto e l’uretra. La tecnica a contatto è riservata ai
tumori della pelle. Dato che le fonti di radiazioni possono essere
posizionate proprio nella sede della malattia o comunque molto
vicino ad essa, la brachiterapia consente di concentrare una dose
elevata di radiazioni in un piccolo volume del corpo. La quantità
e la distribuzione nei tessuti della dose somministrata al paziente
è comunque sempre accuratamente programmata grazie a sistemi
di pianificazione dedicati, utilizzati con la preziosa collaborazione
del fisico sanitario. Per l’esecuzione dei trattamenti il medico
radioterapista si avvale poi costantemente della collaborazione del
tecnico di radiologia e dell’infermiere.
Con questa tecnica sono stati trattati a Niguarda negli ultimi anni
più di 700 pazienti con ottimi risultati clinici”.
Nel nostro Ospedale
ANiguarda la radioterapia è presente fin dagli
anni 50 e, ad oggi, sono stati presi in carico
più di 50.000 pazienti. La struttura è in grado
di trattare tutte le patologie oncologiche, con
un livello tecnologico d’avanguardia.
Vengono effettuati routinariamente trattamenti con tecnica conformazionale 3D
e con intensità modulata (IMRT), e in casi
selezionati trattamenti di brachiterapia, di
stereotassi encefalica (in collaborazione con
la Neurochirurgia), di stereotassi corporea,
di irradiazione corporea totale (Total body
irradiation-TBI, in collaborazione con
l’Ematologia), nonché trattamenti integrati
con terapie mediche (chemioterapia o
terapie biologiche, in collaborazione con
l’Oncologia).
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione
regionale 800.638.638
(lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
NEWS DAL WEB
L’emergenza su facebook: “diventa un supereroe del 118”
C
osa devi fare se qualcuno sta male? Non tirarti
indietro, chiama subito il 118, riconosci un
arresto cardiaco, inizia le manovre salvavita.
È grazie a questi 4 step, contenuti in una applicazione
di facebook, che si potrà diventare un “supereroe
del 118”. Da oggi, grazie a un progetto di Regione
Lombardia e Azienda regionale emergenza urgenza
(Areu), realizzato in partnership con il portale www.
pazienti.it, tutte le informazioni sul primo soccorso
vengono messe a disposizione dei ragazzi, ma anche
degli adulti, in forma semplice, sul web e sui social
network.
Provalo
Sia l’applicazione di facebook,
sia le altre informazioni,
sono rintracciabili sul sito
www.pazienti.it/soccorso,
raggiungibile anche attraverso il sito di Areu
www.areu.lombardia.it
undici
Ginecologia
Hpv test o Pap test?
Quale scegliere per battere il tumore della cervice uterina
genitale da Hpv. Ha dimostrato la grande
diffusione del virus nelle sue differenti
varianti, i cosiddetti sierotipi, e riesce a
mettere in evidenza le infezioni provocate
dai ceppi ad alto rischio oncogeno. Ci
vorranno ancora però molti anni prima
che riesca a sostituire il vecchio Pap test
che, peraltro, ha un innegabile vantaggio:
oltre ai virus, evidenzia direttamente
infezioni fungine, batteriche, erpetiche,
protozoarie, stati infiammatori, lesioni
preneoplastiche e neoplastiche.
In cosa consiste l’Hpv test e quali sono
le principali differenze con il Pap test?
Il Pap test è un esame citologico classico
con preventiva colorazione del vetrino
e osservazione tramite microscopio.
Richiede una buona esperienza e
preparazione del citopatologo che legge
e interpreta il vetrino. Il test Hpv usa
delle sonde molecolari che evidenziano
l’infezione cellulare del virus riuscendo a
stabilire il sierotipo e la relativa pericolosità
oncogena. Non dipende dal fattore umano
e presenta criteri di standardizzazione
maggiore. I prossimi anni vedranno una
progressiva integrazione e sinergia dei
due test. per dare risposte più sicure e
interpretazioni più accurate nelle infezioni
genitali da Hpv.
Ma nella pratica clinica ci sono dei casi
in cui si preferisce l’Hpv test?
Il test Hpv risulta molto utile nel valutare
e indagare alcuni tipi di lesione, in
particolare quelle displastiche della
cervice uterina che possono presentare
prognosi peggiore se infettate da ceppi
virali Hpv ad alto rischio.
Prevenzione col vaccino
In Italia è disponibile un piano sanitario, contro
i ceppi potenzialmente tumorali di HPV,
che consente l’accesso gratuito alle 3 dosi di
vaccino per le bambine con meno di 12 anni.
Per conoscere le sedi dove poter effettuare
la vaccinazione è bene rivolgersi all’ASL di
appartenenza. A Niguarda presso l’Ostetricia e
Ginecologia la vaccinazione anti HPV è rivolta
alle giovani donne tra i 14-26 anni; per questa
fascia d’età la prestazione non è in regime di
esenzione.
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione regionale - 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it - areaprivata.ospedaleniguarda.it
Pneumologia
Sigaretta elettronica: meglio spegnerla
Dubbi su efficacia e sicurezza dall’Istituto Superiore di Sanità
Come “iniziare a smettere”
A Niguarda sono attivi due
centri “anti-fumo”: uno in
Ospedale, l’altro si trova nella
sede di Villa Marelli. Per
accedere ai centri occorre essere
in possesso della impegnativa
del medico.
Numero di Prenotazione
Regionale 800.638.638
(lun-sab: 8.00-20.00)
E
’ anche un oggetto piacevole da tenere in mano, spesso
dal design elegante e disponibile in svariate fragranze. I
negozi che la vendono ultimamente sbucano come funghi,
peccato che l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) l’abbia bocciata: è
la sigaretta elettronica e se pensante che diventare un “e-smokers”
possa aiutare in maniera sicura a redimersi dal vizio, è bene che vi
informiate. Sentiamo il parere dell’esperto, la pneumologa Luisa
Arcangeli, referente del Centro di disassuefazione dal fumo di
Niguarda.
Di recente l’Iss ha presentato un aggiornamento scientifico
per le sigarette elettroniche. In questo documento si legge che
Dove sono i Centri
CENTRO PER LA DISASSUEFAZIONE
E IL TRATTAMENTO
DEI DANNI DA FUMO - OSPEDALE NIGUARDA
Piazza Ospedale Maggiore 3, Milano - Area Nord, padiglione 15
(per info 02 6444.2222 dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 16.00, dal lunedì al venerdì)
CENTRO PER LA DISASSUEFAZIONE
E IL TRATTAMENTO DEI DANNI DA FUMO – VILLA MARELLI
Viale Zara 81, Milano - (per info 02 6444.5822 dalle 9.00 alle 12.00, dal lunedì al venerdì)
“presentano potenziali livelli di assunzione di nicotina per i quali
non si possono escludere effetti dannosi per la salute umana, in
particolare per i consumatori in giovane età”…
E’ una posizione assolutamente condivisibile. Perché infatti si tratta
di un’auto-somministrazione di nicotina senza alcuna valutazione
medica. E questo è un rischio perché non dimentichiamoci che questa
sostanza è una vera e propria droga che porta a una dipendenza molto
forte. Tanto è vero che la stessa sostanza, la nicotina, viene usata
sotto forma di sostituti, nei trattamenti di disassuefazione dal fumo,
ma solo per un periodo limitato e sotto stretto controllo clinico.
Questi dispositivi elettronici sono in dubbio anche sotto il
profilo dell’efficacia: “ad oggi- si legge nel rapporto- non esiste
evidenza scientifica sufficiente a stabilirne la sicurezza d’uso e
l’efficacia come metodo per la disassuefazione da fumo”. E’ così?
Sì, in assenza di studi a favore è bene non ricorrere alle sigarette
elettroniche per smettere di fumare ma ai metodi che hanno una
validazione dimostrata, come quelli che usiamo nei due centri
per la disassuefazione di Niguarda. Mi riferisco al trattamento
farmacologico, che può contare sui sostituti della nicotina, i ben
noti cerotti o gomme da masticare, e sui principi attivi come la
vareniclina, una sostanza che mimando l’effetto della nicotina aiuta
a liberarsi dalla dipendenza. Poi c’è il supporto psicologico: una
possibilità importante per il buon esito del percorso, che nei nostri
centri dura circa un anno ed è scandito da regolari visite, incontri e
controlli.
24 marzo - Giornata mondiale contro la tubercolosi
A Milano la maggior parte sono casi d’importazione
S
ono 9 milioni nel mondo le persone
che ogni anno contraggono la
tubercolosi. La maggior parte di queste
nelle aree più povere del pianeta, dove la
malattia rappresenta ancora un’emergenza.
Il 24 marzo è la Giornata Mondiale contro
questa patologia, che alle nostre latitudini
non ha i contorni dell’epidemia, ma che
per questo non va sottovalutata. Stop Tb
e Medici con l’Africa CUAMM (Collegio
Universitario Aspiranti Medici Missionari)
hanno organizzato per il 14 marzo un
incontro tra gli esperti del settore per fare il
punto della situazione e per discutere delle
prospettive future. Abbiamo fatto qualche
domanda a Luigi Codecasa, che parteciperà
al meeting in qualità di Responsabile del
Centro Regionale di Riferimento di Villa
Marelli per la tubercolosi.
L’attenzione per questa malattia In Italia
sembra essersi alzata negli ultimi tempi…
Sì, tanto che è proprio del dicembre scorso
la nuova delibera regionale in materia, la
precedente risaliva a sette anni fa. Si punta
ad avere una sorveglianza più stretta basata
su tre cardini: maggiore attenzione al livello
igienistico per i gruppi a rischio (stranieri,
immunodepressi, e chi sta a contatto con i
pazienti); più sorveglianza clinica dei soggetti
in cura; viene, inoltre, ribadita l’importanza
degli esami di laboratorio per prevenire le
resistenze farmacologiche e per individuare
i focolai di micro-epidemia, grazie a tecniche
d’indagine di recente introduzione.
Oltre all’aggiornamento dei protocolli di
cura, quali sono le novità più importanti?
E’ indubbio che per vincere la sfida contro
la tubercolosi non bisogna guardare solo in
“casa propria”, ma è necessario rafforzare
l’’intervento in quei Paesi in cui la malattia
è ancora un’emergenza. L’obiettivo di
CUAMM e Stop Tb è proprio quello di
andare nelle nazioni africane a più alta
incidenza per supportare sia l’attività sanitaria
sia la formazione delle persone locali, per
sensibilizzarle a riconoscere precocemente
i casi di possibile malattia, che se trattati
per tempo possono contrastare l’epidemia.
Se riusciremo a limitare l’emergenza,
abbasseremo di riflesso anche i contagi qui
in Italia. Solo a Milano, ad esempio, su 100
casi trattati 70 sono pazienti stranieri.
Qual è la casistica del Centro Regionale a
Villa Marelli?
L’anno scorso abbiamo trattato più di 330
casi con una percentuale di guarigione pari
al 95%.
Gli Specialisti Rispondono
D
opo diversi anni di studi sul
campo, il test Hpv si è dimostrato
un valido alleato per lo screening
del Papilloma virus. Gli esperti gli
riconoscono una maggiore sensibilità
rispetto al Pap test. Nonostante il vecchio
esame sia infatti un ottimo strumento
per la diagnosi, il test Hpv ha dimostrato
di essere in grado di identificare più
precocemente le lesioni della cervice
uterina che possono degenerare e, quindi,
dare origine a un tumore. Ma questo
potrebbe far pensare ad un pensionamento
per il Pap test? Per sciogliere ogni dubbio
abbiamo chiesto il parere dell’esperto: il
ginecologo Antonio Canino.
Dottore, è proprio così, si può pensare
a un avvicendamento del Pap test in
favore dell’Hpv test?
Il test Hpv costituisce un progresso
notevole nella diagnostica dell’infezione
dodici
Arte
La Città dell’Arte
A
ndiamo alla scoperta delle opere e degli artisti che fanno del Niguarda una grande “Città dell’arte”.
In questo numero il protagonista è Timo Bortolotti, ce ne parla il nostro esperto d’arte, il Primario
Emerito Enrico Magliano.
Timo Bortolotti: lo scultore del Passo del Tonale
Avvicinandosi alla Chiesa dell’Annunciata sulla facciata esterna ci accolgono tra gli archi quattro busti marmorei di Santi.
Diceva Vittorio Costantini, famoso critico d’arte degli anni quaranta: “Ecco sul fronte della Chiesa affacciarsi come dalle
mistiche finestrelle delle celle medioevali una serie di teste scultoree: il bonario San Galdino del Bortolotti …”
Timo (Timoteo Bortolotti) era nato a Darfo (Bs) nel 1884. Allievo di Cesare Tallone all’accademia di Brera era divenuto
celebre negli anni venti per aver realizzato sul Passo del Tonale un colossale “monumento ossario” per i caduti della guerra,
sovrastato da una bellissima figura alata (il monumento è ancora oggi ben conservato, seppure tra gli skilift). Nel 1920 iniziò
ad esporre alla Biennale di Venezia. Nel 1930 aveva fondato a Milano con Piero Marussig e Achille Funi una “libera scuola
d’arte”. Nel 1937 vince a pari merito con Marino Marini, non ancora affermato come uno dei più grandi scultori italiani del
secolo, il Grand Prix per la scultura all’Esposizione Internazionale di Parigi.
Era quindi molto famoso quando gli venne richiesto di scolpire il bassorilievo di San Galdino a Niguarda.
Mi piace ricordare che Timo Bortolotti era lo zio della famosa critica d’arte Claudia Gianferrari (di recente scomparsa) che
organizzò, con il sottoscritto, alla fine degli anni ottanta il restauro dei gruppi marmorei di Martini e Messina all’ingresso
dell’Ospedale Niguarda: ancora oggi testimoni silenziosi della storia della nostra “Ca’… veramente Granda”.
Enrico Magliano
Arteterapia
In Unità Spinale l’esperienza di 5 laboratori a confronto
A scuola di arteterapia
l recupero dei pazienti attraverso percorsi artistici: la parola è passata ai medici, agli psicologi e agli operatori del settore,
protagonisti di un progetto che ha coinvolto l’Unità Spinale di Niguarda, il Policlinico di San Donato, Il Federico II
di Napoli, l’Atelier di terapeutica artistica con persone con autismo di Cascina Rossago e l’ospedale di Lugano.
L’arte nei contesti terapeutici: è stato questo il filo conduttore del seminario “L’esperienza di 5 laboratori artistici a
confronto” tenutosi nel nostro Ospedale e nato da un progetto di interscambio promosso dalla Fondazione Alta Mane Italia,
che sostiene i laboratori artistici attivi presso l’Unità Spinale. “L’arteterapia è un’attività che si è consolidata
nel corso degli anni- ci spiega Jean Pierre Orrù, coordinatore del laboratorio-. Qui in Unità Spinale si
realizza 4 volte a settimana in un laboratorio dedicato. Si lavora sulla pittura, sulla manipolazione della
creta e sulla lavorazione del legno ed è rivolto sia ai pazienti ricoverati che agli ex-pazienti”. Che l’arte
sia un plus importante per la riabilitazione ce lo conferma anche Chiara Piroddi, psicologa che segue i
pazienti dell’Unità Spinale: “Il processo creativo ha senza dubbio effetti positivi sull’autostima. Questo
laboratorio è importante anche perché è spesso vissuto come un’attività che alleggerisce il percorso
impegnativo della riabilitazione. Inoltre è un’ottima opportunità di socializzazione per i pazienti”.
Le Botteghe d’Arte del MAPP
(Museo d’Arte Paolo Pini),
l’Associazione ARCA Onlus e
la Cooperativa Arti e Pensieri
hanno attivato la “Scuola di
Artiterapie MBA Modello Botteghe d’Arte”. Si
tratta dell’unica scuola di arteterapia in Italia ad essere
istituita all’interno di un ospedale. Le competenze
acquisite permetteranno ai diplomati di progettare
ed attuare, all’interno di equipe multidisciplinari,
interventi arteterapeutici nell’ambito di progetti di
cura integrati e in ambito preventivo e riabilitativo.
Arte e Storia
I
www.mapp-arca.it
tredici
Iniziative
“A casa lontani da casa”
5 Onlus insieme per dare 1000 alloggi a chi viene a Milano per curarsi
Cerchi una casa vicino
alla Ca’ Granda?
L’elenco degli alloggi disponibili
a Niguarda è consultabile sul sito
www.ospedaleniguarda.it
alla voce “servizi e alloggi”.
letto. “Oggi — spiegano da Prometeo
— questo patrimonio è gestito con il
passaparola”. Avere una casa virtuale
di mille letti sarebbe una possibilità
importante nell’offerta assistenziale.
Sono circa 40.000 i pazienti che arrivano
ogni anno da fuori regione (su un totale
di 100.000 “transitanti”) per affrontare
terapie e interventi negli ospedali milanesi
(e con loro almeno altrettanti parenti). Si
tratta di numeri importanti, ma difficili da
definire perché in continuo cambiamento.
Anche per questo Prometeo ha avviato
un questionario tra i degenti di sette
ospedali milanesi: Niguarda, Policlinico,
Besta, Istituto nazionale dei tumori,
San Paolo, Gaetano Pini e Cto. “Sono
stati distribuiti più di 1.500 questionarispiega Maria Saraceno, Presidente
AVO Milano- concentrando l’indagine
su quei reparti in cui è più facile trovare
una larga componente extra-regione.
Contemporaneamente è stata sondata la
disponibilità degli alloggi per verificare i
servizi messi a disposizione: un passaggio
necessario per mettere in contatto
adeguatamente la domanda con l’offerta”.
I risultati dicono che più del 25% dei
pazienti intervistati ha pernottato a
Milano nell’ultimo anno, di cui oltre
il 18% per circa un mese. Inoltre più
dell’80% vorrebbe informazioni sulla
disponibilità di alloggio direttamente da
Internet o dagli ospedali, così come si fa al
Niguarda: “Accogliamo ogni anno oltre 5
mila malati da altre regioni e i loro parenti
- ci spiega il Direttore Sanitario Giuseppe
Genduso-. Diamo a tutti gli indirizzi
di alberghi e case di accoglienza. Le
associazioni di volontariato propongono
stanze a 10 euro al giorno. A volte neppure
si paga ed è sufficiente una donazione.
L’elenco degli alloggi disponibili è visibile
sul sito dell’Ospedale”.
Materno-infantile
“Fiocchi in Ospedale”
E
Uno sportello per sostenere le neo-mamme in difficoltà
’ un progetto importante, quello che ha preso il via
lo scorso novembre a Niguarda. Si chiama “Fiocchi
in Ospedale” ed è un’iniziativa “firmata” Save the
Children per dare una mano alle neo-mamme e ai neo-papà.
La nascita di un figlio è, infatti, un evento che come tutti i
grandi cambiamenti può portare ad ansia, preoccupazione,
senso di inadeguatezza, soprattutto in quei contesti in cui la
genitorialità può essere più vulnerabile a causa di un disagio.
“Il progetto, reso possibile grazie a Gallerie Commerciali
Italia, ha preso il via al Niguarda e al Policlinico di Barici spiega Laura Anzideo, coordinatrice per Save the
Children dell’iniziativa nell’ospedale milanese- e intende
intervenire per supportare i servizi già attivi sul territorio
per sostenere le neo-mamme e i neo-papà, che affrontano
problemi quali la povertà, la solitudine, la depressione, la
scarsa conoscenza delle cure genitoriali”.
I fiocchi al Niguarda “hanno le sembianze” di una piccola
stanza, nel cuore del Dipartimento Materno-Infantile
(al piano terra del padiglione 16), di pochi metri per
altrettanti: uno spazio ristretto, ma confortevole in cui le
mamme possono trovare un punto di ascolto per le loro
difficoltà, uno sportello a cui chiedere informazioni,
oppure una semplice, ma altrettanto fondamentale, area
per allattare il piccolo. Ad accoglierle ci sono gli educatori
e gli operatori sociali dell’Associazione di Promozione
Sociale Mitades, che con Save the Children porta avanti il
progetto al Niguarda.
“L’idea- ci dice Silvia Baldini, Presidente Mitades- è
quella di uno sportello socio-educativo nell’ospedale
per favorire l’inserimento nel percorso-nascita. Spesso
ci troviamo davanti giovani coppie o giovani famiglie
e l’obiettivo è quello di fornire loro servizi che possano
sostenerli dal punto di vista psicologico e dal punto di vista
educativo. Spesso, poi, chi si rivolge a noi lo fa per avere
un sostegno materiale o una consulenza legale, come nel
caso delle donne immigrate, spaesate dalle numerose
pratiche burocratiche che le aspettano dopo la nascita del
bambino”.
Per aiutare è necessario creare un contatto, ascoltare e dare
una mano anche indirizzando e consigliando i servizi ad hoc
sul territorio, ma anche quelli già presenti in Ospedale
dedicati alle neo-mamme. “Conoscersi per fare rete”, ma
tra le parole d’ordine del progetto c’è anche “condividere
e partecipare”: sono diverse, infatti, le attività pensate per
News
Diventa volontario
L
’Unione
Samaritana
associazione di volontariato
nata nel 1947 e presente
anche a Niguarda- organizza una
serie di incontri formativi per
preparare i nuovi volontari che
opereranno in alcuni ospedali e centri geriatrici di
Milano. Perché per dare sollievo ad ammalati e ad
anziani, non basta solo la buona volontà ma occorre
anche essere formati e preparati.
PER INFORMAZIONI
E PER DIVENTARE
UN VOLONTARIO A NIGUARDA
Tel. 02 6444 2249
(lun- ven, 10.00-12.00 e 15.00-17.00)
[email protected]
ww.usamaritana.org
S
Milano capitale
del turismo sanitario
Secondo Prometeo ogni anno circa
un milione di persone si rivolge ad
ospedali al di fuori della propria
regione di residenza. La quota
maggiore di questo turismo sanitario,
si rivolge alle strutture ospedaliere
della Lombardia. Se consideriamo che
nella classifica dei primi 20 ospedali
italiani che forniscono prestazioni
fuori regione 6 sono milanesi, si può
stimare che più di 100.000 persone
all’anno si rechino a Milano, dal resto
d’Italia, per ricevere cure o sottoporsi
a interventi chirurgici.
LO TROVI QUI
Area Nord-padiglione 16-piano terra.
Dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 13.00
Pad.3 rampa vicina al parcheggio sud:
dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00
www.savethechildren.it
coinvolgere le mamme in prima persona. “Al pomeriggio ci
ritroviamo al padiglione 3- ci dice Valentina Affettuoso,
operatrice sociale del progetto-. Qui a seconda del giorno
sono in programma diverse attività, come l’introduzione
al massaggio infantile, ma anche letture ed esercizi per
imparare a vedere il mondo con gli occhi del bambino,
per immedesimarsi con il piccolo e i suoi bisogni già da
quando è nella pancia della mamma”. Il percorso in
gruppo è molto importante perché aiuta a far emergere
con più facilità i veri bisogni e le difficoltà con cui i neogenitori si scontrano ogni giorno.
“Inoltre aiuta a combattere contro quella solitudine che
tanto spesso ci sentiamo riferire dalle mamme, una volta
tornate a casa con il neonato- ci dice Baldini-. Sapere che
esiste un sostegno in ospedale, dove se vuoi puoi ritornare
per chiedere aiuto è il primo passo per non essere
spaventati da questa nuova esperienza”, ma per godersela
appieno: per poter avere, insomma, una maternità “coi
fiocchi”.
Appuntamenti
Iniziative
Musica
per stare meglio
C’è spazio per la
musica in Hospice?
i tratta di un progetto promosso
dalla “Fondazione per le neuroscienze
Massimo Collice Onlus” per portare la musica dentro l’ospedale.
Grazie ad una serie di
concerti gratuiti, che si tengono al Blocco Sud, si
vuole offrire ai degenti ed ai visitatori la possibilità
di incontrare la musica e di sperimentarne la sua capacità vivificante e rasserenante.
I prossimi appuntamenti
presso il Blocco Sud
23 marzo: Italia, Spagna.... e Tango!!
Inizio ore 16.00, ingresso gratuito
www.massimocolliceonlus.org
S
ì! Perché la musica ha la capacità di raggiungere
luoghi profondi che nemmeno le parole riescono
a toccare. La musica smuove, commuove,
trascina e solleva. Ogni singola nota suonata è una
porta aperta, una carezza, una mano che sostiene.
L’Hospice “Il Tulipano” apre le porte alla musica e
con la rassegna “Pomeriggi Musicali” regala ai suoi
ospiti, alle famiglie e agli amanti delle sette note
concerti di pianoforte e d’arpa, monologhi con
musica dal vivo, pomeriggi musicali con voci e
strumenti di vario tipo.
I prossimi appuntamenti- presso l’Hospice
“Il Tulipano”, via Ippocrate 45, Milano:
17 marzo - Antonio Branca
24 marzo - Andrea Parazzoli e Ivo Maghini
21 aprile - Antonio Branca
Per il calendario e la partecipazione agli eventi:
tel. 02 6444.5122 (lun-ven 9.00-17.00)
Volontariato
P
rende forma il progetto “A casa
lontani da casa” ideato da
Prometeo onlus con Lilt (Lega
Italiana per la Lotta contro i Tumori),
AVO (Associazione volontari ospedalieri),
CasAmica e Associazione Marta Nurizzo:
una cordata di solidarietà per dare
alloggio a chi deve sostenere lunghe
cure negli ospedali milanesi e ai loro
parenti. L’obiettivo è quello di formare
un database che colleghi un centinaio
di enti (quelli già in rete sono circa 40),
5.000 volontari e un migliaio di posti
TEATRO COMUNALE
DI
LIMBIATE
Via Valsugana, 1 - Limbiate (MB)
GIOVEDÌ 11 e VENERDÌ 12 Aprile 2013 - ORE 21,00
Ingresso: Platea € 25 - Poltronissima
sima € 30
IL RICAVATO SARÀ DEVOLUTO A:
INFO E PRENOTAZIONI: www.eventoavsi.it - e-mail: [email protected] - Tel. 02315532
Nuovo Niguarda
Per il nuovo ospedale in arrivo 4,5 milioni di euro
medica organizzata per intensità di cura e alla riabilitazione, sarà attivo nel 2014.
Infatti, i lavori stanno procedendo in linea sui tempi previsti, persino con leggero anticipo;
ad oggi è stato completato il 67% dei lavori e nel cantiere stanno operando circa 330 operai.
E’ confermato l’obiettivo della consegna del Nuovo Ospedale fissato per il 31
dicembre 2013: si avvieranno quindi le operazioni di collaudo, di installazione di
attrezzature e di arredi e di trasferimento delle attività, in modo da poter garantire la
piena operatività nell’estate del 2014.
Il nuovo finanziamento permetterà pertanto di garantire lo spostamento di tutta l’attività
dedicata all’assistenza dei pazienti in aree dell’ospedale accoglienti, dotate di tutte le
tecnologie necessarie e pienamente rispondenti alle norme di accreditamento.
Formazione
Corsi e Convegni di marzo e aprile e maggio
28 marzo
MUSICA E SALUTE
Dall’8 aprile al 24 aprile
AFTER (Advanced reFractory
hearT failurE couRse)
Questo evento di aggiornamento
interdisciplinare
in
ambito
di
promozione della salute per l’infanzia,
trova nella musica il suo filo conduttore.
E’ un’occasione unica per parlare con
chi la musica la crea, con chi l’insegna,
con chi la usa per allietare e con chi la
usa per educare. Un’occasione nuova
di formazione con tante idee pratiche
e coinvolgenti per insegnare ai più
piccoli corretti stili di vita fin dai
primi anni. Un’occasione innovativa
per scambiare esperienze e contenuti
in tema di educazione alla salute da
portare poi concretamente nella propria
scuola, nel proprio gruppo ricreativo o
sportivo.
Sede - Area Ingresso-Padiglione
1-Aula Magna
News
Emilio Brunati
Maria Gabriella
Gentile
Arcadio Erlicher
Roberto Vaccari
Ettore Corradi
Maria Nicoletta
Frova
Il corso ha l’obiettivo di fornire
le
conoscenze
teorico-pratiche
per l’acquisizione delle specifiche
competenze utili alla diagnosi e cura
dello scompenso cardiaco avanzato/
refrattario nelle sue varie eziologie;
il tutto secondo le linee guida
internazionali e le più innovative
modalità diagnostico – terapeutiche
suggerite dalla comunità scientifica
internazionale.
Sede - Area Sud - Blocco Sud-Settore
D- Cardiologia 2
Nuove nomine
e pensionamenti
D
i recente nel nostro Ospedale
ci sono stati dei pensionamenti
importanti.
Salutiamo
e
ringraziamo per i tanti anni passati al
Niguarda Emilio Brunati, Direttore
della Neuropsichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza, Arcadio Erlicher,
Direttore della Psichiatria 1, Maria
Gabriella Gentile, Direttore della
Dietetica e Nutrizione Clinica.
A ricoprire gli incarichi sono subentrati
rispettivamente, con qualifica di
Direttore-facente funzioni, Roberto
Vaccari, Maria Nicoletta Frova e
Ettore Corradi. Salutiamo con affetto
anche il pensionamento di Wilma
Calandri, Direttore della Gestione
Logistico-Alberghiera, le attività della
struttura sono state assegnate a Maria
Pia Fabi e Stefano Vitiello.
Dall’8 al 12 aprile (II edizione)- dal
20 al 24 maggio (III edizione)
TRAINING
ON
THE
JOB:
FORMAZIONE SUL CAMPO IN
ECOGRAFIA 2013
L’ecocardiografia ha assunto un ruolo
sempre più rilevante nella diagnostica
cardiologica ed è diventata uno
strumento diagnostico indispensabile
nella pratica clinica. Sempre maggiore
è il numero di cardiologi, internisti
ed anestesisti che si avvicinano alla
metodica con lo scopo di acquisire le
conoscenze necessarie alla corretta
esecuzione
ed
interpretazione
dell’esame ecocardiografico.
Sede - Area Sud- Blocco SudLaboratorio di Ecocardiografia
11-12 aprile
INTRODUZIONE PRATICA ALLA
BIOSTATISTICA
Il corso mira a dare le basi di
biostatistica a personale coinvolto nei
Clinical Trial in Ospedali e Istituti
di ricerca/Università e si rivolge a
laureati in materie scientifiche: biologi,
farmacisti,
medici,
biotecnologi,
infermieri di ricerca, coinvolti in studi
clinici sperimentali.
Sede - Area Sud- Blocco Sud- Aula A
7-8 maggio
CORSO BASE DI ECOGRAFIA
CLINICA
IN
EMERGENZA
URGENZA
Il percorso formativo di base è
nato per rispondere ad un’esigenza
specifica: fornire ai medici che
operano nell’urgenza le conoscenze
e le competenze per ottenere con
l’ecografia immediate risposte a quesiti
emersi nel corso della valutazione
clinica dei pazienti.
Sede - Area Nord- Blocco DEA- Aula
Marco Broggi
PER INFO
www.ospedaleniguarda.it
CRAL
Tesseramento e cena con delitto
Sono ancora aperte le iscrizioni per diventare socio-CRAL. Per chi avesse già
la tessera, da non perdere la cena con delitto nella storica fortezza di Sarzanello
(La Spezia) in programma per il 18 maggio, a cui seguirà la visita alle Cinque
Terre, in programma per il giorno successivo.
C.R.A.L. - Area Centro-Padiglione 10 - tel. 02.6444.3236
da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 16.00
www.cralniguarda.it
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B
asta mandarci una mail e specificare il tuo nome, cognome
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casa il nostro periodico.
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News dall’Ospedale
P
er il completamento del Blocco Nord, ultimo tassello nella realizzazione del
Nuovo Ospedale la Regione ha stanziato ulteriori 4,5 milioni di euro.
Con questo nuovo stanziamento, chiesto dall’ospedale, sarà possibile attivare
all’internodelnuovobloccoospedalieroancheiseguentiservizi:unServizioTrasfusionale
con aree ben organizzate; la nuova sede del reparto di Dietetica e Nutrizione Clinica,
che costituisce un’eccellenza riconosciuta nel trattamento delle patologie legate ai
disturbi alimentari; la nuova sede degli ambulatori di Oculistica Pediatrica, per i
quali l’azienda è centro di riferimento regionale; l’ampliamento dell’area riabilitativa,
che comprenderà ambulatori e palestre. Questi servizi completeranno l’offerta del nuovo
Blocco ospedaliero che, con i suoi 400 posti letto dedicati al materno infantile, all’area
quindici